Le pandemie - Farmacia Simondi

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Le pandemie - Farmacia Simondi
CHIUSO AL POMERIGGIO

                     Le pandemie
La maggior parte delle pandemie hanno un’ origine ani-
male. Sono, cioè, delle zoonosi. In alcuni casi nascono dalla
stretta convivenza tra persone e animali da allevamento e           CHIUSO AL POMERIGGIO
sono poi favorite dai grandi agglomerati urbani con alta
densità abitativa. Altre epidemie, invece, sono state deter-
minate dalla colonizzazione e dalla conquista di nuovi ter-
ritori: virus e batteri sconosciuti ai sistemi immunitari
delle popolazioni autoctone hanno causato vere e proprie
stragi. Ne è un esempio il periodo della conquista spagnola
in America del Cinquecento, quando il vaiolo uccise quasi
tre milioni di indigeni mesoamericani. In tempi più re-
centi: un esempio riguarda il 2009 con l’influenza A/H1N1
(suina) e il Sars-CoV-2, causa della pandemia di Covid-19.
Ma cosa significa esattamente pandemia? Vale la
pena di provare a fare chiarezza su questo termine.
Un’ epidemia diventa pandemia quando, oltre a trasmettersi
da persona a persona e provocare un numero significativo
di morti, si diffonde a livello globale. Per dichiarare un virus
come pandemico, questo deve rispettare una classificazione
con sei criteri progressivi sviluppata dall’ Organizzazione
Mondiale della Sanità: il punto finale è la capacità di sostenere
focolai epidemici crescenti in due o più regioni mondiali.

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                   La Spagnola
L’ influenza spagnola, conosciuta come “la spagnola” o la
“grande influenza”, fu una pandemia influenzale, insoli-
tamente mortale, arrivò a infettare circa 500 milioni di
persone in tutto il mondo, inclusi alcuni abitanti di remo-
te isole dell’Oceano Pacifico e del Mar Glaciale Artico.
Studi recenti, basati principalmente su referti medici
originali del periodo della pandemia, hanno rilevato che
l’ infezione virale stessa non era molto più aggressiva di
altre influenze precedenti, ma che le circostanze speciali
(guerra, malnutrizione, campi medici e ospedali sovraf-
follati, scarsa igiene) contribuirono ad una superinfezio-
ne batterica che uccise la maggior parte degli ammalati.
Anche i dati sul termine della pandemia sono incerti.
Dopo la seconda ondata della fine del 1918, il numero
di nuovi casi diminuì bruscamente, fino a quasi annul-
larsi. A Filadelfia, per esempio, ci furono 4.597 morti
nella settimana che terminò il 16 ottobre, ma già l’ 11
novembre l’influenza era pressoché scomparsa. Il rapi-
do declino della letalità della malattia potrebbe dipen-          CHIUSO AL POMERIGGIO
dere dal fatto che i medici erano riusciti a migliorare la
prevenzione e la cura della polmonite sviluppata dopo
che le vittime avevano contratto il virus; altra ipotesi è
che il virus del 1918 abbia subito una mutazione rapida
verso una forma meno letale, evento comune nei virus
patogeni, poiché gli ospiti dei ceppi più pericolosi ten-
dono a estinguersi.

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              Influenza Asiatica
L’ Asiatica è una pandemia influenzale che è stata de-
nominata così in base alla presunta area di origine. Si
sviluppò nei mesi invernali compresi tra il 1957 e il
1958 su una popolazione praticamente senza difese.
Il virus, studiato dai Laboratori di Melbourne, Londra
e New York, fu identificato come il sottotipo H2N2
del virus dell’influenza A e si differenziava in modo
notevole dai ceppi precedenti di virus influenzale. I
sintomi dell’ Asiatica erano quelli di una normale in-
fluenza, con la differenza che per guarire non basta-
vano pochi giorni; inoltre provocava complicazioni
polmonari, mortali soprattutto per individui affetti da
patologie croniche. Nonostante il virus avesse colpito
il 20% circa della popolazione mondiale, la mortalità
fu contenuta , attestandosi su un tasso dello 0,4% gra-
zie alla tempestiva produzione di un vaccino che ne          CHIUSO AL POMERIGGIO
ridusse gli effetti anche se non riuscì a debellarlo. Alla
fine del 1958 si registrarono circa 26 milioni di Italia-
ni contagiati di cui circa 30 mila deceduti. Il virus si
ripresentò stagionalmente fino al 1968, quando mutò
nel ceppo H3N2, causando una nuova pandemia detta
“influenza di Hong Kong”.

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                 Influenza suina
Influenza suina è il termine con cui ci si riferisce ai casi
di influenza provocati da contagio di Orthomyxovirus
nei suini con riferimento in particolare al ceppo H1N1.
Il virus si trasmette difficilmente dal suino all’uomo.
Quando questo avviene può subire una mutazione di-
ventando specifico per l’uomo.                                 CHIUSO AL POMERIGGIO
Nel giugno 2009, l’Organizzazione Mondiale del-
la Sanità ha dichiarato pandemica l’influenza su-
ina H1N1. Si è diffusa in più di 70 paesi e a tut-
ti i 50 Stati degli Stati Uniti. La maggior parte dei
decessi si è verificata inizialmente in Messico.
Alla pandemia è seguito un periodo post-pandemico
nel mese di agosto 2010. Successivamente, il nome
del virus è stato standardizzato in influenza A(H1N1)
pdm09 per indicare la pandemia e distinguere il virus
dai ceppi H1N1 stagionali e dalla pandemia del 1918 an-
che essa sostenuta dal ceppo H1N1. Dal 2009, l’influen-
za A(H1N1)pdm09 circola come influenza stagionale.
Gli attuali vaccini contro l’influenza stagionale sono ef-
ficaci contro l’A(H1N1)pdm09.
Condotte basate sul buon senso (p. es., stare a casa se si
sviluppano sintomi simil-influenzali; lavarsi spesso le
mani con acqua e sapone o con un disinfettante a base
alcolica) sono raccomandate per ridurre la diffusione
di tali infezioni.

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Pertosse
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È una malattia infettiva di origine batterica molto
contagiosa, causata dal batterio Bordetella pertussis.
La pertosse viene annoverata fra le malattie infanti-
li, come la rosolia, il morbillo, la varicella e la paroti-
te, e colpisce prevalentemente bambini sotto i 5 anni.
L’uomo è l’unico serbatoio noto del batterio; di
conseguenza la trasmissione della malattia avvie-
ne solo fra esseri umani. Un adeguato trattamen-
to antibiotico permette la guarigione in una quin-
dicina di giorni. A differenza delle altre malattie
infantili, l’immunità conferita da una prima in-
fezione non è definitiva, ma declina col tempo.
La pertosse è diffusa in tutto il mondo, ma è diventa-
ta assai rara, specialmente nei Paesi in cui è stata in-
trodotta la vaccinazione generalizzata nell’ infanzia.
Oggi il 90% dei casi di pertosse si registrano proprio
nelle popolazioni in cui non viene effettuata la vac-
cinazione, e in questi casi la mortalità nei bambini
è elevata L’immunizzazione iniziale è raccoman-
data tra le sei e otto settimane di età, con quattro
dosi da somministrare nei primi due anni di vita.
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A seguito delle vaccinazioni introdotte a parti-
re dagli anni 1940, l’incidenza è scesa drastica-
mente a meno di 1.000 casi registrati nel 1976,
per tornare ad aumentare a partire dal 1980.

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                   Poliomielite
La poliomielite, spesso chiamata polio o para-
lisi infantile, è una malattia acuta, virale, alta-
mente contagiosa che si diffonde da individuo
a individuo principalmente per via oro-fecale.
La poliomielite è stata riconosciuta come malattia da
Jakob Heine nel 1840, mentre il suo agente eziologico,
il poliovirus, è stato identificato nel 1908 da Karl Lan-
dsteiner.
Intorno al 1900 iniziarono ad apparire, in Europa e
negli Stati Uniti, piccole epidemie localizzate di polio-
mielite paralitica. Durante la prima metà del XX secolo,
i focolai in Europa, Nord America, Australia e Nuova
Zelanda fecero raggiungere alla malattia proporzioni
pandemiche, soprattutto nelle grandi città e durante i        CHIUSO AL POMERIGGIO
mesi estivi. Questa escalation ha fornito l’impulso per
una “grande corsa” verso lo sviluppo di un vaccino.
Esso fu realizzato nel 1950 e, grazie alla sua diffusio-
ne, i casi globali di poliomielite si sono ridotti in breve
tempo da centinaia di migliaia a meno di mille. Grazie
alle campagne di vaccinazione condotte dal Rotary In-
ternational, dall’Organizzazione mondiale della sanità
e dall’UNICEF si dovrebbe arrivare all’eradicazione
globale della malattia.
Sebbene nel XXI secolo sia rara nel mondo occidenta-
le, la poliomielite è ancora endemica in alcuni Stati del
mondo, come nel sud dell’Asia e in Nigeria.

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                       Colera
Anche definito “morbo asiatico” a motivo del-
la sua provenienza, il colera è causato da un ba-
cillo (Vibrio cholerae), che si introduce nell’or-
ganismo moltiplicandosi nell’apparato digerente.
Sette pandemie di colera si                sono verifi-
cate negli ultimi duecento anni, dalla pri-
ma pandemia originatasi in India nel 1817.
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Nel corso dell’Ottocento, a causa di movimenti militari
e commerciali dell’Inghilterra nel continente indiano,
e dei sempre più numerosi i viaggi conseguenza della
rivoluzione industriale, il colera cominciò a diffonder-
si su quasi tutto il globo, anche a causa dell’aumento
demografico e dell’accrescimento delle maggiori città
che videro moltiplicare al loro interno rifiuti e germi,
condizioni favorevoli per lo sviluppo di tale epidemia.
Negli anni trenta dell’Ottocento, quando il colera iniziò
ad aggirarsi per l’Europa, le autorità sanitarie e i go-
verni degli Stati italiani cominciarono a tutelarsi. Isti-
tuirono cordoni sanitari marittimi e definirono i gior-
ni di quarantena per le imbarcazioni provenienti da
zone infette. Furono adottate leggi che punivano con
la morte tutti coloro che violavano i cordoni maritti-
mi e terrestri e che aggiravano le disposizioni sanitarie.
La prima ondata epidemica di colera terminò verso la
fine del 1837 con gli ultimi casi a Catania, Palermo e in
qualche paese calabrese. L’ultima epidemia in Italia fu
quella del 1973 che provocò 24 decessi.
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                         Peste
La peste è una malattia infettiva causata dal batterio
Yersinia pestis trasmesso all’uomo dalle pulci. La prima
epidemia accertata storicamente fu la Peste di Giusti-
niano che scoppiò a Costantinopoli verso la metà del
VI secolo d.C. e si diffuse a ondate in Europa, causando
50-100 milioni di morti. La pandemia più celebre fu
quella che devastò l’Europa intorno alla metà del 1300,
nota come peste nera, poiché la malattia provoca mac-
chie emorragiche scure sulla cute. Importata dalla Cina
si diffuse in Turchia e poi in Grecia e in tutta Italia,
dove in particolare fu colpita Firenze, come testimonia
Giovanni Boccaccio nel Decamerone; dilagò in tutta
Europa, uccidendo almeno un terzo della popolazione
che da 45 milioni scese a 35 milioni circa. La malattia
continuò a ripresentarsi a intervalli di circa 6-12 anni
colpendo soprattutto le fasce più povere della popola-
zione. Una terza pandemia iniziò in Cina nel 1855 e
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si diffuse globalmente; il batteriologo Alexandre Yersin
riuscì ad isolare il batterio patogeno, comprendendo
che veniva trasmesso all’uomo dal morso delle pulci.
Al giorno d’oggi la malattia è ancora presente in alcune
regioni del mondo, ma con tassi di mortalità molto in-
feriori grazie alle misure di sanità pubblica e, a partire
dagli anni cinquanta, all’avvento degli antibiotici.

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                        Vaiolo
Il vaiolo è stata una malattia infettiva che nei secoli ha
causato epidemie drammatiche e disastrose; è di origi-
ne virale e nel 30 % dei casi risulta fatale.
Si ritiene che il vaiolo si sia diffuso nella popolazione
umana nel II millennio a.C.; la prima testimonianza di
infezione vaiolosa si può far risalire al rash pustoloso ri-
levato sulla mummia del faraone Ramses V. Si è stimato
che la malattia abbia ucciso circa 400.000 europei ogni
anno durante il XVIII secolo e sia stato responsabile          CHIUSO AL POMERIGGIO
di un terzo di tutti i casi di cecità. Di tutte le persone
infettate morirono circa il 20-60% degli adulti e l’80%
dei bambini. Si ritiene che il vaiolo sia stata la causa di
circa 300 milioni di decessi durante il XX secolo. Solo
nel 1967, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale
della sanità, 15 milioni di persone contrassero la ma-
lattia e di questi 2 milioni morirono. In seguito ad una
massiccia campagna di vaccinazione portata avanti dal
XX secolo e condotta con un imponente sforzo con-
giunto delle nazioni mondiali operato tra il 1958 e il
1977, l’OMS ha dichiarato nel 1979 la malattia eradica-
ta, dopo che l’ultimo caso di vaiolo contratto in natura,
causato da Variola minor, era stato diagnosticato in So-
malia il 26 ottobre 1977.

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                      Difterite
La difterite è una malattia infettiva provocata dal batte-
rio Corynebacterius diphteriae che può provocare gra-         CHIUSO AL POMERIGGIO
vi lesioni a cuore, reni, sistema nervoso; la formazione
di membrane nel naso, in gola, nella laringe e la paralisi
del velo pendulo possono portare al soffocamento.
In Italia, agli inizi del 1900, si registravano ogni anno
nella popolazione infantile 20-30 mila casi di difterite
e circa 1600 decessi. Dopo l’introduzione della vacci-
nazione contro la difterite, stabilita per legge in Italia
nel 1939, i casi di malattia diminuirono fino a diven-
tare, negli ultimi anni, sporadici. In Italia tra il 1990 e
il 2009 si sono verificati 5 casi, di cui uno importato
dall’estero e nel 1991 un caso mortale in una bambina
non vaccinata.
La difterite è ancora presente nella regione dell’Est Eu-
ropa: Armenia, Estonia, Lituania, Uzbekistan, Russia,
Tajikistan, Ucraina, Moldova, Kazakistan, Georgia e
Turkmenistan. Negli anni 1990-1997, nei Paesi dell’Eu-
ropa Orientale, per motivi ideologici (rifiuto della vac-
cinazione) ed economici si è verificata una vasta epide-
mia con oltre 200.000 malati e quasi 6000 morti. Nel
2011 sono stati confermati in Europa 20 casi di difte-
rite. E’ ancora presente in molti paesi dell’Africa, Sud      CHIUSO AL POMERIGGIO
America, Asia, Sud Pacifico e Medio Oriente.

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                         Rosolia
La rosolia è presente in tutto il mondo e l’uomo è l’unico
ospite noto. Grazie alla vaccinazione estesa, la sua incidenza
è notevolmente diminuita in molti Paesi. Dal 2011, in Italia
esiste un obiettivo di eliminazione della rosolia e della rosolia
congenita, in accordo con gli obiettivi della Regione europea
dell’Oms.
La rosolia è una malattia virale contagiosa, provocata dal Ru-
bella virus (i cui sintomi principali sono il gonfiore delle lin-
foghiandole alla base della nuca e del retro del collo e le pic-
cole chiazze che partono dal viso-collo e possono estendersi a
tutto il corpo), prevenibile con la vaccinazione, pericolosa se
contratta durante la gravidanza perché può provocare aborto             CHIUSO AL POMERIGGIO
spontaneo, morte intrauterina o gravi malformazioni fetali
(sindrome della rosolia congenita). Se l’infezione avviene nel
primo trimestre di gravidanza, il rischio stimato di conse-
guenze al feto è fino al 90%.
In Italia l’incidenza della rosolia postnatale è rimasta presoc-
ché stabile dal 1971 al 1996, con epidemie cicliche che si ve-
rificavano ogni 4-6 anni, in cui venivano registrati da 30.000
a 60.000 casi annui. L’incidenza è diminuita notevolmente a
partire dalla fine degli anni Novanta, dopo l’introduzione del-
la vaccinazione universale.
In Europa, le ultime epidemie di rosolia si sono registrate in
Romania e in Russia, tra il 2002 e il 2004.

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                      Covid-19
La malattia da Coronavirus 19 è una malattia infettiva
respiratoria causata dal ceppo SARS-Coronavirus-2; è
stata segnalata per la prima volta a dicembre 2019 nella
città di Wuhan in Cina. Nel marzo 2020 l’Organizzazio-
ne Mondiale della Sanità (OMS) ha definito la diffusio-
ne del Covid-19 una pandemia globale. I Coronavirus
sono virus che circolano tra gli animali e alcuni di essi
infettano anche l’uomo; la modalità di trasmissione del       CHIUSO AL POMERIGGIO
SARS-CoV-2 avviene anche da uomo a uomo, general-
mente attraverso goccioline respiratorie (droplets) che
vengono emesse tossendo o starnutendo. Le persone
che sono ad una distanza inferiore a un metro con una
persona infetta possono contagiarsi inspirando le goc-
cioline. La prevenzione quindi consiste nello stare ad
almeno un metro di distanza dagli altri, lavare frequen-
temente le mani e indossare una mascherina quando il
distanziamento fisico non è possibile. La maggior parte
delle persone colpite presenta sintomi simili all’influen-
za quali febbre, tosse secca e spossatezza in forma lieve
o moderata e guarisce senza necessità di ricovero ospe-
daliero. Nei casi più gravi può verificarsi una polmonite
fino ad arrivare al decesso del paziente. Dal 2020 sono
in fase di sperimentazione numerosi vaccini specifici,
in attesa dei quali il trattamento consiste nell’isolare il
paziente e nel curarne i sintomi.

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