LE NOTE DELL'ANIMA! #UNMUSEOTANTESTORIE - Museo del Territorio Biellese
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DIDATTICA #UNMUSEOTANTESTORIE AL MUSEO LE NOTE DELL’ANIMA! Se in questi giorni ti chiedessimo di pensare a dei luoghi che ti mancano, siamo sicuri che nella tua lista comparirebbe una montagna o un fitto bosco, l'ampia distesa della Baraggia o un lago con le sue acque tranquille; luoghi in cui ritrovare te stesso o che, per qualche misterioso e magico motivo, di fanno sentire felice. Ebbene, se è così, anche tu in quei luoghi coltivi la tua spiritualità, cioè ciò che ti fa stare bene senza che tu possa toccarlo, un miscuglio di emozioni, insomma. D'altronde è un bisogno che l'uomo ha avuto già dalla preistoria, quando "sentiva" che nel mondo e nella Natura c'era qualcosa di magico... forse proprio quello che hai provato tu la prima volta che hai toccato la neve, udito un tuono o visto uno sco- iattolo correre su per un albero. Ed ecco allora che l'uomo, forse per rubare un po' di quella magia, iniziò a incidere o dipingere la pietra per dare una forma agli incantesimi della natura e congelare dei messaggi. Iniziò a danzare o a ricavare suoni trasformando in strumenti musicali ciò che trovava intorno a se, utili a far vibra- re il suo cuore e quello di Madre Natura. Adesso ti facciamo una domanda: ti è mai capitato di avere un miscuglio di emozioni dentro di te? Crediamo di sì e ti confidiamo che anche a noi è capitato... e sai cosa abbiamo fatto? Abbiamo preso un bel foglio e dei colori e abbiamo dato una forma alle nostre emozioni. Non abbiamo fatto nulla che l’uomo non avesse già fatto, basti pensare alle pitture presenti sulle pareti di alcune grotte. D'altronde, prova a immaginarti nei panni dell'uomo preistorico: sei nelle profondità di una silenziosa caverna, illuminata solo da un piccolo fuoco, magari hai lì vicino a te conchiglie piene di polveri colorate e inizi a disegniare ciò che ti piacerebbe riuscire a cacciare: orsi, renne e mammut. Non ti senti già un po' incantato da questa scena? E se provassimo a pensare a un’opera d’arte che ci riporti a una dimensione spiri- tuale, cosa ci verrebbe in mente? E’ molto probabile che questo concetto venga immediatamente associato a tutti quei “personaggi” religiosi presenti nelle chiese. Qualche celebre esempio? Gli affreschi di Giotto dipinti ad Assisi o a Padova nella Cappella degli Scrovegni, oppure le opere di Leonardo o di Raffaello che hanno in sé una forte carica spirituale. Banale dirai, la spiritualità di cui stiamo parlando vuole essere ben lontana rispetto a questa. Bravissimo, giusta osservazione! Da sempre l’arte è legata alla sfera delle emozioni. Non possiamo restare indifferenti davanti a un dipinto, esattamente come non possiamo accorgerci di stare bene di fronte a un bel panorama. Hai mai sentito parlare della “sindrome di Stendhal”? Se un giorno dovessi avvertire tachicardia, capogiri, vertigini, confusione e allucinazioni davanti a un’opera di straordinaria bellezza… ecco, ne sarai stato anche tu vittima!
DIDATTICA AL MUSEO Proprio per questo legame tra arte e spiri- tualità, con il passare del tempo gli artisti non solo sperimenteranno nuove tecniche, ma modificheranno anche il modo di rappresentare la realtà, fino ad arrivare a creare opere che oggi definiamo “astratte”. Il primo pittore a dipingere un quadro che non rappresenta dei soggetti chiari (l’astrattismo è proprio questo) è stato Vasi- lij Kandinskij, nel 1913. Voleva arrivare a dar vita ad un’arte di pura “spiritualità”, e lo spiega scrivendo un intero libro intitolato “Lo spirituale nell’arte”: l’arte non doveva più imitare la natura, ma nascere dal “suono interiore” delle forme e dei colori. i L’associazione disegno e musica, come hai potuto leggere fin ora, hanno accompagnato e accompagnano l’uomo alla ricerca della sua dimensione spirituale. Quando oggi entriamo in un museo e ammiria- mo le opere dipinte nel Cinquecento, dobbiamo – con uno sforzo di immaginazione – immagi- narcele originariamente in angoli bui di chiese in cui la luce naturale filtrava dalle finestre e l’ambi- ente era reso spesso fumoso dalla accensione di candele e incensi. Cosa avrebbe potuto dare una bella carica di spiritualità a questi dipinti? Ma la musica, ovvio! Spesso anche i pittori erano abili musicisti, conoscevano le note e gli stru- menti, che dipingevano con grande realismo. Qualche esempio vicino a noi? Nella Chiesa di San Sebastiano, Bernardino Lanino ha dipinto h Tra le sale del Museo del Territorio Biellese, sono diversi i simboli legati alla spiritualità: monete d’argento, spade e pugnali, statuette alcuni angeli musicanti: uno, in particolare, suona un violino… che uno studioso americano ha provato a ricostruire con le stesse dimensioni con cui è stato dipinto, per scoprire che funzio- di divintà. Nella piccolissima sala dedicata nava perfettamente! alle montagne biellesi, c’è un masso inciso, trovato a Castelletto Cervo e risalente alla preistoria, che racconta di riti, sentimenti e fedeltà. Sul masso si può osservare, partendo dall’alto, una figura umana, molto stilizzata, con le braccia alzate al cielo. Questa posizio- ne ci ricorda due possibili azioni: la danza o la preghiera. Allo stesso periodo risale un’altra figura, incisa sulla stessa pietra; parrebbe un animale, un cane. Quale miglior soggetto per rappresentare amicizia e lealtà? Al centro, un’ultima immagine, un viso sorridente, potremmo dire la moderna emoticon dello SMILE. Immagini semplici che ci raccontano di quanto fosse importante incidere sulla pietra dei concetti che si voleva far resistere nel tempo.
DIDATTICA #UNMUSEOTANTESTORIE AL MUSEO LE NOTE DELL’ANIMA! o ORA TOCCA A TE! Prova a fare come Kandinsky. Ascolta la tua musica interiore, tieni un foglio, una matita e dei colori a portata di mano e componi la tua opera. BUON DIVERTIMENTO!!!
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