LA PROSPETTIVA SOCIOLOGICA NELLE RELAZIONI DI GENERE

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LA PROSPETTIVA SOCIOLOGICA NELLE RELAZIONI DI GENERE
Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali

        LA PROSPETTIVA SOCIOLOGICA
         NELLE RELAZIONI DI GENERE

                            Elisa Rossi
           Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali
              Università di Modena e Reggio Emilia
                     elisa.rossi@unimore.it

                 «Discriminazione e violenza di genere.
Le eredità del passato e la necessità di un moderno approccio culturale»
                            Milano, 29.09.2022
Studi sociali su differenze e diseguaglianze

Teorie essenzialiste (prima metà del Novecento):

• differenze uomo-donna come congenite e naturali

• complementarietà tra caratteristiche maschile e femminili

• superiorità dell’uomo funzionale all’ordine sociale
Studi sociali su differenze e diseguaglianze

Struttural-funzionalismo (anni ‘50 del Novecento):

• interiorizzazione (passiva) di norme, valori, aspettative di
  genere attraverso la socializzazione in famiglia

• differenziazione e complementarietà di funzioni e ruoli in
  famiglia e nella società: madre-moglie-casalinga (ruolo
  espressivo) e uomo breadwinner (ruolo strumentale)
Studi sociali su differenze e diseguaglianze

Teorie costruzioniste (gender studies e correnti femministe,
dagli anni ’60-’70 del Novecento):

• sono primariamente frutto di costruzione sociale

• sono apprese e «plasmate» dai modelli culturali

• eguaglianza di diritti, ma specificità di ciascun genere
Goffman «Il rapporto tra i sessi» (1977)

«In tutte le società, il posizionamento originario nella classe
sessuale sta all’inizio di un processo durevole di smistamento
attraverso cui i membri delle due classi sono sottoposti a una
socializzazione differenziale: maschi e femmine sono trattati in
modo diverso, acquisiscono esperienze diverse, godono e
soffrono di aspettative differenti. Questo complesso può
essere chiamato genere. Sebbene il genere sia quasi
totalmente la conseguenza sociale e non biologica dell’operare
sociale, queste conseguenze sono oggettive»
Lorber «L’invenzione dei sessi» (1994)

«Il genere è un’istituzione sociale che determina i tipi di
aspettative presenti negli individui, che ordina i processi sociali
della vita quotidiana ed è incorporato nelle principali strutture
organizzative della società come l’economia, l’ideologia, la
famiglia e la politica»

«Il genere è così radicato nella nostra società che lo consideriamo
impresso nel nostro codice genetico. Per molti è difficile credere
che il genere sia frutto di una costruzione sociale costantemente
ricreata attraverso l’interazione tra gli individui […] per osservarne
la costruzione, è richiesta l’eliminazione delle nostre aspettative
sul comportamento delle donne e degli uomini»
Piccone Stella e Saraceno «Genere» (1996)

«Il concetto di genere, a differenza di quello di condizione
femminile, non si limita a segnalare un’esperienza di
subordinazione, ma pone in modo radicale la questione della
costruzione sociale dell’appartenenza di sesso. L’attiva
influenza dei due sessi l’uno sull’altro, i loro legami, i loro
contrasti creano la condizione femminile e maschile. Genere
dunque è anche un codice che implica reciprocità. Uomini e
donne, maschile e femminile, relazioni e interazioni»
Bourdieu «Il dominio maschile» (1998)

«L’ordine del dominio maschile, che fonda e legittima
la violenza sulle donne, è una costruzione sociale e
culturale, non un ordine naturale»
Connell «Questioni di genere» (2011)

«Molte persone pensano che uomini e donne siano opposti
tra loro da un punto di vista psicologico, che gli uomini siano
più intelligenti delle donne, che siano per natura violenti, o
che i modelli di genere siano immutabili. Si tratta di credenze
che si rivelano sbagliate alla luce dei fatti. Molti pensano alla
maschilità, alla femminilità e alle relazioni di genere solo nei
termini del loro specifico sistema di genere, e così facendo
perdono di vista la grandissima varietà dei modelli di genere
tra diverse culture e in diversi periodi storici»
Connell «Questioni di genere» (2011)

«Essere «uomo» o «donna» non è quindi una
condizione predeterminata, bensì il risultato di un
divenire, un essere che è sempre, attivamente, in
costruzione […] non dovremmo nemmeno considerarla
una condizione che viene imposta dall’esterno, dalle
norme sociali o dalla pressione delle autorità. Sono le
persone stesse a costruirsi come maschili o femminili»
Connell «Questioni di genere» (2011)

«Dalla differenza alle relazioni: il genere riguarda soprattutto
relazioni sociali, all’interno delle quali agiscono gli individui e i
gruppi. Modelli duraturi e ampiamenti diffusi di relazioni sociali
rappresentano ciò che la teoria sociale chiama «strutture». In
questo senso il genere deve essere concepito come una struttura
sociale: esso non è un’espressione della biologia, né rappresenta
una dicotomia immutabile della vita umana, bensì una particolare
configurazione della nostra organizzazione sociale, e di tutte
quelle attività e pratiche quotidiane da essa governate. È
altrettanto vero però che il genere è una struttura sociale di tipo
particolare: implica una specifica relazione con il corpo»
Connell «Questioni di genere» (2011)

«Non esiste alcuna «base biologica» fissa nei processi sociali
che riguardano il genere. Esiste piuttosto un’arena in cui i corpi
sono coinvolti nei processi sociali, un’arena in cui la nostra
condotta ha a che fare con la differenza riproduttiva […]. Il
genere è quella struttura delle relazioni sociali che è
incentrata sull’arena riproduttiva, e quell’insieme di pratiche
che fanno rientrare le differenze riproduttive dei corpi nei
processi sociali»
Connell «Questioni di genere» (2011)

«Le relazioni di genere sono in continua costruzione nella
nostra vita quotidiana. Se non le mettiamo in pratica, il
genere non esiste […] Noi creiamo il nostro stesso genere, ma
non siamo liberi di modellarlo a nostro piacimento. La nostra
pratica di genere è fortemente influenzata dall’ordine di
genere in cui ci troviamo […] Una struttura di relazioni non
determina meccanicamente il modo in cui le persone o i gruppi
si comporteranno […] Ma una struttura di relazioni di certo
definisce possibilità e conseguenze dell’azione»
La costruzione sociale del genere

Riguarda soprattutto:

• i significati dell’essere maschio e dell’essere femmina, del
  maschile e del femminile, dell’essere uomo e dell’essere
  donna

• i modelli culturali per le identità, per i ruoli (impersonali e
  standardizzati) e per le relazioni

• i valori e le aspettative (normative)
La costruzione sociale del genere

La cultura di genere, gli stereotipi, i pregiudizi, le
 discriminazioni e le disuguaglianze che essa può implicare,
 sono frutto di una costruzione sociale (visibile) che avviene
 quotidianamente nei vari sistemi sociali:

- nelle comunicazioni
- nelle interazioni
- nelle narrazioni
Stereotipi di genere

Credenze socialmente condivise su ciò che «deve essere» una
 donna e ciò che «deve essere» un uomo, su come «deve
 essere» una coppia, un amore

Percezioni rigide che hanno a che fare con il comportamento
 atteso da bambine e bambine, donne e uomini

Risultato di procedure cognitive che portano al processo di
 categorizzazione, al fine di organizzare le conoscenze e di
 ridurre la complessità del reale
Stereotipi di genere

Tuttavia:

categorizzazione -> generalizzazione -> semplificazione
 eccessiva

visione distorta delle differenze individuali e delle relazioni
  uomo-donna

stereotipi -> pregiudizi -> discriminazioni -> violenza
Narrazioni

Storie, descrizioni, spiegazioni, commenti, valutazioni personali,
  collettive e pubbliche, del presente, passato e futuro, che
  creano e costruiscono la realtà

Possono presentare e riprodurre l’ordine di genere patriarcale
 come incontestabile ma possono anche descrivere relazioni più
 paritarie e proporsi come narrazioni alternative o contro-
 narrazioni a quelle dominanti

Influenzano i nostri comportamenti ma possono essere
  cambiate a partire da nuove forme di comunicazione
Héritier «Maschile/Femminile II» (2004)

Ordine di genere         tradizionale,   patriarcale   e   ancora
dominante:

a) rappresentazioni del femminile come diverso, impuro,
   pericoloso, inferiore al maschile
b) aspettative di sottomissione femminile e dominio maschile
c) socializzazione a un maschile forte, virile, razionale, attivo,
   autonomo e a un femminile dolce, sensibile, passivo,
   dipendente, sensuale, a ruoli di genere differenziati,
   complementari e gerarchizzati
Héritier «Maschile/Femminile II» (2004)

d) appropriazione, possesso e controllo del corpo delle donne
(oggetti sessuali e «di proprietà») come diritto «naturale» degli
uomini
e) accettazione dello stupro e del soddisfacimento del
desiderio sessuale maschile, presunto irrefrenabile e
incontenibile
f) legittimazione e normalizzazione della violenza come
strumento per esercitare il dominio, gestire conflitti e disagi
Socializzazione di genere

La costruzione sociale delle differenze di genere passa anche
dalla socializzazione alle identità di genere in famiglia, a
scuola, attraverso i media, nel gruppo dei pari, al lavoro, ecc.

Differenze tra uomini e donne che sembrano naturali
 (atteggiamenti, comportamenti, ruoli), sono invece
 «apprese» fin dalla nascita, attraverso la partecipazione alla
 comunicazione, in cui si è esposti ad una struttura di
 aspettative e si fanno determinate scelte (riproduzione o
 negoziazione dei modelli di genere)
Violenza nella comunicazione
Non innata: nasce nella comunicazione (problematica) e al
contempo le pone fine o la sostituisce (surrogato)

Quando non si comprende o non si accetta la diversità dell’altr*,
quando si vuole condividere/imporre una prospettiva (la propria) e
trovare una soluzione al conflitto in corso

Forma di gestione distruttiva del conflitto, che controlla l’altr* e
chiude la comunicazione

Negazione del corpo e dell’autonomia personale, massima
espressione del monologo e del potere
Violenza nella coppia

Intimate Partner Violence (IPV) o violenza domestica

Dai dati nazionali e internazionali, è la forma più diffusa di
 «violenza di genere», perpetrata «sulle donne in quanto
 donne» e in prevalenza agita da parte maschile (ex, mariti,
 compagni)

Stanno iniziando ad emergere studi su altre forme di IPV e di
violenza di genere: violenza femminile sugli uomini, violenza
nelle coppie omosessuali, omofobia, bifobia, transfobia
Violenza maschile nella coppia

Carattere: globale, trasversale, strutturale, culturale

Diverse forme: verbale, emotiva, psicologica, gaslighting, fisica,
sessuale, economica, culturale, stalking, revenge porn, slut
shaming, «femminicidio»

Femminicidio: «punta di un iceberg» o evento finale di un
continuum di violenze, non solo dunque come evento estremo
improvviso e inatteso
Ciclo della violenza maschile nella coppia

1) Tensione: vari pretesti per denigrare, sminuire, annullare, incolpare la
donna (violenza psicologica), che cerca comunque un dialogo o si mostra
disponibile

2) Attacco: violenza fisica

3) Scuse: pentimento, richieste di perdono, promesse di cambiamento

4) Riconciliazione: l’uomo fa regali e collabora, la donna lo idealizza
nuovamente, si fida di lui e il ciclo riparte

-> Ripresa del ciclo, eventuale stalking, eventuale femmicidio
Dati

       ISTAT:

      2019:
 111 donne uccise

      2020:
 116 donne uccise
  60 da partner
      6 da ex
  30 da familiare
10 da amici/colleghi
Dati
               Polizia:

               2021:
         118 donne uccise
         70 da partner o ex

       Ministero dell’Interno:

        1.8.2021-31.7.2022:
          125 donne uccise
          68 da partner o ex
In media, 1 femminicidio ogni 3 giorni
Che cos’è un femminicidio?

Diana E.H. Russell (1992):
Femicide come omicidio di una donna ‘in quanto donna’, per
mano maschile, con forte componente misogina e di possesso

Campbell e Runyian (1998):
Tutti gli omicidi con vittime donne, al di là delle motivazioni
sottostanti
Che cos’è un femminicidio?

Marcela Lagarde (2005):
Feminicidio come ogni forma di violenza (non solo omicidio) su
una donna ‘in quanto donna’

Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere (EIGE, 2017):
1) definizione che richiama quella di Russell
2) definizione a fini statistici, che considera come femminicidi
    tutti gli omicidi di donne commessi da un partner o da un
    ex, a prescindere dal movente
Che cos’è un femminicidio?

ISTAT:
Omicidio di una donna in ambito familiare, (ex) partner o
parente

Eures:
Tutti gli omicidi di una donna da parte di un uomo, a
prescindere da contesto e motivazioni

‘Casa delle donne per non subire violenza’ di Bologna:
Tutte le donne uccise da uomini a causa del loro genere
Che cos’è un femminicidio?

Todesco (in Lalli 2020):
Casi con vittima donna e autore uomo, con le seguenti relazioni, a
prescindere dal movente e dal contesto, ma in cui la struttura
sociale del genere (Connell 2011) sia rilevante: coniuge, partner, ex,
spasimante, molestatore, cliente-prostituta, aguzzino-schiava

Nella maggior parte dei casi, delitti ‘intimi’: contesto, autore,
legame (commessi da partner o ex partner, quindi)

-> mancanza di una definizione univoca del ‘femminicidio’, in
quanto frutto di una costruzione sociale
Paradigmi interpretativi su cause della violenza

1) esito di patologie psichiche dell’aggressore (malato,
   deviante), in preda a «raptus di follia», o anche
   «eccesso/delirio di gelosia», «amore folle», «depresso
   perché è stato lasciato», «incapace di intendere e di volere»

2) frutto della diversa biologia del corpo maschile
   (cromosomi, ormoni), «stimolata anche dall’atteggiamento
   provocante della donna», che «se l’è andata a cercare»
Paradigmi interpretativi su cause della violenza

3) fenomeno che ha radici nei sistemi sociali e culturali di tipo
   patriarcale (approccio femminista):

• riguarda le relazioni di genere e le identità: è espressione del
  modo di osservare le donne e le relazioni uomo-donna
• indica una asimmetria di potere, storicamente determinata:
  è esercizio del potere maschile e suo ripristino, per
  controllare l’autonomia femminile
• «si apprende» nel corso dei processi di socializzazione di
  genere
Convenzione di Istanbul (2011)

Violenza contro le donne:

«manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali
tra i sessi, che hanno portato alla dominazione sulle donne e
alla discriminazione nei loro confronti da parte degli uomini e
impedito la loro piena emancipazione»

«natura strutturale della violenza contro le donne, in quanto
basata sul genere», ossia «ruoli, comportamenti, attività e
attributi socialmente costruiti, che una determinata società
considera appropriati per donne e uomini»
Narrazioni ricorrenti e intrecciate

1) Amore romantico (‘eterno’ ed esclusivo, lui il Principe
   Azzurro, lei servizievole e devota) (Giddens 1995)
“L’ideologia dell'amore romantico ha incorporato queste inquietudini
promuovendo l’idea che la violenza sia cifra della passione e misura
dell’intensità dell’attaccamento di lui, mentre l’accettazione della
violenza sarebbe segno della devozione di lei”. (Giomi, Magaraggia, 2017,
p.38)
- confusione amore-violenza e amore-possesso-controllo
- romanticizzazione della violenza e dell’autore
- ‘delitti passionali’ legittimati in quanto ritenuti causati da
  amori ‘malati’, tormentati, da gelosia e incapacità maschile di
  accettare la decisione della partner di porre fine alla relazione
Narrazioni ricorrenti e intrecciate

2) Perdita di controllo:

- quando la vittima è l’uomo, la donna viene demonizzata, non
  considerata ‘vera donna’ ma creatura mostruosa, soprattutto se ha
  anche figli -> stigmatizzazione donna

- quando la vittima è la donna, l’uomo viene giustificato con
  attenuanti legati alla perdita del controllo (raptus improvviso
  legato a rabbia o testosterone, uso di alcol o droghe, malattie
  mentali, problemi economici) ma anche al fatto di essere un buon
  padre e un gran lavoratore e infine all’estetizzazione-erotizzazione-
  provocazione della vittima -> deresponsabilizzazione uomo
Narrazioni ricorrenti e intrecciate

2) Violenza come conflitto intimo/familiare o come reazione
frequente al conflitto:

- fatto privato, familiare, e non sociale
- mitiga la gravità del femminicidio
- invisibilizza il continuum delle violenze precedenti
- normalizza la gestione del conflitto negativa e la violenza
  nell’amore
- deresponsabilizza l’autore delle violenza
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