La previdenza pubblica e privata e la riforma delle pensioni - INSIEME JUNTOS Associazione ROSARIO - Argentina - Antonio Bruzzese
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Associazione INSIEME JUNTOS ROSARIO - Argentina La previdenza pubblica e privata e la riforma delle pensioni A cura del Presidente: Antonio Bruzzese
©2006 Antonio Bruzzese 2
La previdenza pubblica e privata e la riforma delle pensioni CLASSIFICAZIONE DEI PIANI E DEI FONDI PREVIDENZIALI ..................................................... 4 PIANO PENSIONE ................................................................................................................................ 4 PIANO PENSIONE PUBBLICO E PRIVATO ............................................................................................... 4 PIANI PENSIONE PERSONALI E OCCUPAZIONALI .................................................................................... 5 PRESTAZIONI DEFINITE E CONTRIBUTI DEFINITI ..................................................................................... 6 PIANI PENSIONE PROTETTI E NON PROTETTI ......................................................................................... 6 FINANZIAMENTO DEI PIANI PENSIONE ................................................................................................... 6 FONDI PENSIONE E CONTRATTI ASSICURATIVI PENSIONISTICI ................................................................ 7 FONDI PENSIONE APERTI E CHIUSI ....................................................................................................... 9 TIPOLOGIE DI FONDI PENSIONE CHIUSI ................................................................................................. 9 FONDI PENSIONE PUBBLICI E PRIVATI................................................................................................... 9 CARATTERISTICHE DEI SISTEMI PREVIDENZIALI ................................................................... 10 SISTEMA CONTRIBUTIVO O RETRIBUTIVO ........................................................................................... 11 GESTIONE PUBBLICA O PRIVATA ....................................................................................................... 13 CONTRIBUTI DEFINITI O PRESTAZIONI DEFINITE ................................................................................... 14 MODELLI DI GESTIONE PRIVATA ......................................................................................................... 16 MODELLI DI GESTIONE E CONFRONTI ................................................................................................. 20 LE RIFORME IN CORSO ............................................................................................................... 24 APPENDICE A CLASSIFICAZIONE DEI SISTEMI PREVIDENZIALI DEI PAESI OCSE ............. 28 APPENDICE B LA PREVIDENZA PRIVATA IN ITALIA ............................................................... 32 QUADRO REGOLATORE .................................................................................................................... 32 QUADRO ISTITUZIONALE ................................................................................................................... 32 COPERTURA ..................................................................................................................................... 33 SPONSOR DEL PIANO ........................................................................................................................ 33 GESTIONE DEI FONDI......................................................................................................................... 33 FONTI DI FINANZIAMENTO .................................................................................................................. 34 PORTABILITÀ DEL FONDO .................................................................................................................. 34 BENEFICI DI ANZIANITÀ (PENSIONI) .................................................................................................... 35 AUTORITÀ PER LA SUPERVISIONE DEI FONDI ...................................................................................... 36 ©2006 Antonio Bruzzese 3
Classificazione dei piani e dei fondi previdenziali Piano pensione Un piano pensionistico è un contratto che ha la finalità di garantire la pensione ovvero una rendita vitalizia i cui sussidi o indennità non possono essere versati al lavoratore senza un’ingente penale fino al raggiungimento di un’età, detta età pensionabile. Questo contratto può essere parte integrante del contratto collettivo di lavoro, stabilito dalle regole dei piani pensione o obbligatorio per legge. Le regole e il funzionamento di un piano pensionistico, possono essere stabilite per legge o sulla base di uno statuto o stabilite come pre-requisiti in un sistema fiscale che preveda un’imposizione fiscale per raccogliere i risparmi dei lavoratori e garantire loro un reddito in età pensionabile. I piani pensionistici possono offrire ulteriore benefici o prestazioni in casi come disabilità, malattia e reversibilità. Piano pensione pubblico e privato Pubblico: programmi pensionistici o di sicurezza sociale amministrati da enti governativi (Stato, enti locali o istituti di sicurezza sociale). I piani pensionistici pubblici sono solitamente finanziati col metodo PAYG1 o contributivo, anche se più recentemente molte nazioni hanno adottato un sistema PAYE2 o retributivo per finanziare i debiti dei fondi pensione o li hanno sostituiti con piani privati. Privato: un piano pensione amministrato da istituzione diversa da un ente governativo. I Piani pensione privati possono essere amministrati dal datore di lavoro che opera come uno sponsor del piano. pensione, da un fornitore privato di piani pensione (assicurazione o banca) o essere istituito a livello di gruppi di imprese o industrie e incorporato nel contratto di lavoro. I Piani pensionistici privati possono essere complementari o in sostituzione di un piano pensionistico pubblico. In alcuni Stati possono riguardare anche i lavoratori dei settore pubblico. 1 Payg: espressione con la quale si indica un sistema pensionistico gestito mediante i contributi versati dai lavoratori in servizio effettivo anziché mediante l’accumulazione dei contributi, versati dai lavoratori che ora percepiscono la pensione, nell’arco della loro vita lavorativa. 2 Paye: espressione con la quale si indica un sistema di pagamento delle pensioni finanziato con i contributi versati dai lavoratori nel corso della loro carriera lavorativa. ©2006 Antonio Bruzzese 4
Piani pensione personali e occupazionali Piani pensione occupazionali: l’ammissione è legata allo svolgimento di un’attività professionale o d’impiego tra l’aderente al piano e l’entità che istituisce il piano (sponsor). I Piani occupazionali possono essere gestiti dai datori di lavoro o da gruppi come associazioni industriali e di lavoratori o associazioni professionali, insieme o separatamente. Il piano può essere amministrato direttamente dallo sponsor o da un’entità indipendente (un fondo pensione o un’istituzione finanziaria). Nel secondo caso, lo sponsor può avere responsabilità di supervisione sulle operazioni del piano. I piani occupazionali possono essere: • Obbligatori: La registrazione e l’inserimento della forza lavoro in questi piani è a carico dei datori di lavoro e l’adesione è obbligatoria e regolata a noma di legge. I datori di lavoro si devono attrezzare per l’implementazione di piani pensione occupazionali e solitamente vi aderiscono. Nel caso in cui i datori di lavoro sono obbligati per legge ad offrire un piano pensione occupazionale, ma l’adesione dei lavoratori è volontaria, si considera comunque il piano come obbligatorio. • Volontari: la creazione di questi piani (compresi i casi in cui firmando un contratto di lavoro si entra a far parte del piano o i casi in cui la legge richieda ai lavoratori di aderire a piani costituiti volontariamente) è su base volontaria per i datori di lavoro. in alcuni stati i datori di lavoro possono volontariamente costituire piani che siano da complemento alle prestazioni erogate dallo stato sociale allegerendone il carico. I piani volontari consentono al datore di lavoro l’esenzione dal pagamento di una parte o di tutti i contributi a suo carico, da versare al sistema previdenziale pubblico. Piani pensione individuali: l’adesione a questi piani non è legata ad un rapporto di lavoro. Sono costituiti e amministrati direttamente da un fondo pensione o da un ‘istituzione finanziaria che erogano la pensione senza alcun intervento dei datori di lavoro. Il datore di lavoro può anche versare i contributi ad un pianio pensione individuale piuttosto che ad uno occupazionale. Alcuni piani pensione individuali sono a numero chiuso. • Obbligatori: sono piani a cui un individuo deve aderire per legge a cui sono versati i contributi previdenziali a carico di lavoratori e datori di lavoro in genere. Il singolo può scegliere il piano pensione – solitamente tra un insieme ristretto di alternative – o essere obbligato a versare contributi ad un piano specifico. • Volontari : la partecipazione a questi piani è volontaria per gli individui. Per legge non sono obbligati a versare i contributi ad un piano pensione. Includono anche quei piani cui le persone possono aderire se scelgono di sostituire parte dei benefici erogati dal sistema di sicurezza sociale con gli intrioti dei piani pensione volontari. ©2006 Antonio Bruzzese 5
prestazioni definite e contributi definiti Piani pensione a contributi definiti (DC): sono piani in cui lo sponsor ed il lavoratore pagano dei contributi fissi e non hanno vincoli legali sul pagare contributi successivi aggiuntivi nel caso in cui aderiscano ad un piano previdenziale differente. Piani pensione a prestazioni definite (DB): sono piani senza un livello contributivo predefinito. Sono classificati come tradizionali, misti e ibridi. • Tradizionali: un piano dove gli introiti sono legati da una formula, ai salari dei membri, alla durata dell’impiego o ad altri fattori. • Ibridi: un piano dove gli introiti dipendono da un tasso di rendimento dei contributi versati. La redditività del fondo – l’interesse annuo che fruttano i contributi versati – può essere stabilitò in base alla sottoscrizione di un contratto o agganciato all’andamento di un indice di mercato (ad esempio il rendimento delle azioni in Europa o ancora il rendimento dei titoli di stato americani a 10 anni) • Misti: quei piani che sono in parte a contributi definiti ed in parte a prestazioni definite, specificate separatamente ma contemplate entrambe nello stesso contratto. Piani pensione protetti e non protetti Tale classificazione si applica ai piani pensione personali e ai piani occupazionali. Non protetti: un piano dove ne il fondo ne il gestore o lo sponsor del piano offrono un ritorno garantito dell’investimento e il livello delle pensioni (anche quello minimo) non è garantito, al punto che la pensione potrà anche essere inferiore ai contributi versati. Protetti: sono quei piani non classificabili come non protetti, le garanzie possono essere a carico del fondo, dell’istituzione finanziaria che lo gestisce o in ultima istanza dello Stato. Finanziamento dei piani pensione Piano pensione finanziato: Piano occupazionale o individuale che accumula i contributi versati e li investe in determinate tipologie di strumenti finanziari (azioni e obbligazioni) per far fronte al pagamento periodico delle pensioni. Gli strumenti che possono costituire il portafoglio di un piano pensione sono stabiliti per legge (almeno le percentuali da detenere in portafogli di ciascuno strumento) ed il loro uso è subordinato all’erogazione dei benefits previdenziali. piani pensione finanziati con riserve3: si tratta di una modalità di finanziamento del fondo attraverso flussi cospicui (periodici, in soluzione unica, una tantum) di entrate nel bilancio dello sponsor come riserve o provvigioni per il pagamento delle prestazioni previste dai piani pensionistici occupazionali. Alcune strumenti finanziari che costituiscono l’attivo del bilancio possono essere contabilizzati in conti separati allo scopo di finanziare i benefits previdenziali, ma non sono legalmente o contrattualmente attività legate al piano 3 ad esempio il trattamento di fine rapporto. ©2006 Antonio Bruzzese 6
pensione. Molti paesi dell’OECD non consentono questo metodo di finanziamento. Per i paesi per cui è ammesso solitamente è necessaria un’assicurazione contro i rischi di bancarotta del piano. Piani pensione contributivi: piani finanziati direttamente attraverso i contributi provenienti dallo sponsor del piano e/o dal partecipante al piano (solitamente lo Stato in qualità di sponsor insieme al lavoratore). I pagamenti sono erogati tramite un sistema contributivo in cui la forza lavoro in essere paga le pensioni degli ex lavoratori che si sono qualificati al godimento dei benefici pensionistici. I piani contributivi possono avere l’obbligo di mantenere delle riserve per coprire le spese immediate. Molti paesi non consentono ai privati di gestire queste forme di finanziamento. Fondi pensione e contratti assicurativi pensionistici Fondo pensione: è un insieme di attività gestite da un’entità legalmente indipendente che sono comprate con i contributi versati ad un piano pensione allo scopo di finanziare il pagamento delle pensioni e dei benefits previdenziali. I membri del piano che gestiscono il fondo hanno diritti regolati in base condizioni contrattuali sulle attività detenute nel fondo pensione; diritti che di solito esercitano sotto forma di commissione sui profitti e sulle spese di gestione del portafoglio. I fondi pensione prendono la forma o di un’ entità con fini speciali con una propria personalità giuridica (una fondazione, un gruppo di industrie o una singola impresa) o di un fondo legalmente separato senza personalità giuridica amministrato da un’azienda appositamente creata o da un’istituzione finanziaria che agisce per conto dei membri del fondo che aderiscono ad un determinato piano pensionistico. Contratto d’assicurazione previdenziale: E’ un contratto assicurativo che prevede il versamento di una pensione da parte di una società di assicurazione che raccoglie i contributi versati dal lavoratore, la cui erogazione avviene al raggiungimento di un’età fissata nel contratto o in soluzione unica nel caso in cui l’assicurato recede dal contratto. Molti paesi consentono dei piani pensione gestiti con fondi pensione, quale veicolo finanziario unico per la realizzazione del piano. Altri paesi consentono anche contratti assicurativi con fini pensionistici. ©2006 Antonio Bruzzese 7
Piani pensione privati: quadro funzionale Piano pensione privato Occupazionale Individuale Obbligatorio Volontario Obbligatorio Volontario DB DC DB DC P UP P UP P UP P UP Legenda: DC: contributi definiti DB: prestazioni definite P: protetto UP: non protetto Piani pensione privati: quadro istituzionale Piano pensione privato Finanziato finanziato Non con riserve Finanziato Contratto Fondi pensione d’assicurazione previdenziale Con Senza personalità personalità giuridica giuridica Fondazioni Imprese ©2006 Antonio Bruzzese 8
Fondi pensione aperti e chiusi Fondo pensione aperto: è un fondo in cui è presente almeno un piano senza restrizioni all’ingresso. Fondo pensione chiuso: è un fondo in cui l’accesso ai piani pensione è riservato solo a determinate categorie di lavoratori. Tipologie di fondi pensione chiusi Fondo di un datore di lavoro: è un fondo che raccoglie i contributi dei piani pensione gestiti da un unico sponsor Fondo di più datori di lavoro: è un fondo che raccoglie i contributi dei piani pensione gestiti da più sponsors (ad esempio, il caso in cui ciascun datore di lavoro raccoglie i contributi dei lavoratori e li trasferisce ad un fondo collettivo per la gestione dei fondi). Possono essere di tre tipi: • Per datori di lavoro nella stessa holding4 o compagnie collegate finanziariamente (ad esempio i gruppi bancari). • Per datori di lavoro che svolgono la loro attività nello stesso settore industriale • Per datori di lavoro indipendentemente dal tipo di attività che svolgono (fondi pensione collettivi). Fondo di membri: è un fondo cui possono contribuire solo persone che gestiscono il fondo stesso. Fondo individuale: Fondo che raccoglie i contributi individuali dei singoli membri solitamente sotto forma di depositi individuali. Fondi pensione pubblici e privati Pubblici: un fondo gestito dallo Stato e regolati dalle leggi del settore pubblico. Privati: fondi gestiti da privati regolati dalle leggi del settore privato. 4 gruppo di imprese in cui la casa madre ha partecipazioni azionarie nelle controllate che sono gestite da un consiglio di amministrazione in cui ciascuno ha una quantità di voti in funzione del numero di azioni in suo possesso ©2006 Antonio Bruzzese 9
CARATTERISTICHE DEI SISTEMI PREVIDENZIALI In quasi tutti i paesi è presente un sistema di sicurezza sociale fondato su tre pilastri: • La garanzia di un reddito minimo per anziani e indigenti • Un sistema previdenziale obbligatorio basato sui reddito che garantisce il pagamento di una pensione dopo un certo numero di anni di versamenti • Un sistema previdenziale integrativo su base volontaria. L’ampiezza, la copertura e le funzioni di ciascun pilastro variano da paese a paese, ma la il far riferimento a tre pilastri concettualmente distinti è una convenzione affermata. Le strategie finanziarie e la gestione del primo e del terzo pilastro non risultano particolarmente controverse, più complesse sono le questioni legate al secondo. I programmi che garantiscono un reddito minimo garantito sono per lo più finanziati e gestiti dal settore pubblico; si basano sul sistema contributivo (Payg). I piani pensione individuali, per garantirsi una rendita vitalizia oltre una certa età, si basano sul sistema retributivo e sono gestiti da aziende per lo più private. Il sistema previdenziale obbligatorio in alcuni casi è gestito dal settore pubblico in altri da compagnie private e può essere basato sul sistema retributivo o contributivo. Il dibattito è più vivo soprattutto per quel che riguarda il secondo pilastro, recentemente si parla in molti paesi di riforma del sistema previdenziale, in forte deficit in alcuni paesi o del tutto inesistente in altri. Il tema più che mai attuale della riforma della previdenza prevede quasi ovunque il passaggio da un sistema statale di tipo contributivo ad uno privato retributivo5. Un’analisi degli approcci utilizzati nel mondo per la gestione delle pensioni, mostra che il settore pubblico e privato possono interagire a diversi livelli; ognuno riflette differenti filosofie sul ruolo dello stato, delle parti sociali e l’importanza attribuita al far scegliere al lavoratore. Ogni modello adottato comporta differenti costi di gestione e la possibilità o meno di prevedere il livello della pensione (in termini di percentuale del salario percepito nell’ultimo anno). Attualmente molte nazioni sono stanno attuando la riforma dei propri sistemi previdenziali. Le motivazioni e le vie intraprese hanno assunto le più disparate direzioni. In Asia il dibattito sulle riforme è dominato da due elementi, l’aumento del numero di anziani e come sostenere le spese crescenti. Nell’economie delle repubbliche ex socialiste il problema è di adeguare il sistema previdenziale all’economia di mercato. In America Latina le riforme sono motivate dalla necessità di limitare l’intromissione dello stato nel sistema previdenziale e garantire migliori servizi ai partecipanti. In America, Giappone ed Europa Orientale il problema sono i costi quasi insostenibili, di una società che invecchia. Si parla per lo più di due tipologie di riforme: parametriche e sistemiche. Le prime riguardano la modifica di alcuni parametri di base che regolano la previdenza6. Le seconde si concentrano su cambiamenti all’intero quadro previdenziale, l’attenzione è posta in genere, sui seguenti temi: 5 Il divario che si è creato tra numero di persone che versano i contributi (i lavoratori) e le persone che percepiscono la pensione, ha reso insostenibile il sistema contributivo. 6 Ad esempio i requisiti per il diritto alla pensione, l’età pensionabile, l’ammontare delle pensioni e dei contributi da versare. ©2006 Antonio Bruzzese 10
• sistema contributivo o retributivo • gestione pubblica o privata • contributi definiti o prestazioni definite Sistema contributivo o retributivo Il sistema retributivo è tipico dei piani pensione privati, perché consente una migliore gestione dei costi e assicura che il contratto sottoscritto dal lavoratore gli garantirà la pensione indipendentemente dal fatto che fallisca o meno l’impresa per cui lavora. il sistema retributivo è compatibile anche con la gestione pubblica. Può condurre ad un miglioramento del quadro macroeconomico e garantisce migliori rendimenti dei fondi investiti. In alcuni casi il sistema retributivo può portare i seguenti miglioramenti: I piani pensione possono essere finanziati con un livello di contributi inferiori rispetto a quelli necessari per mantenere il sistema contributivo. Tale circostanza è valida se il rendimento netto dei fondi pensione sia superiore al tasso di crescita del salario. Se il rendimento netto è inferiore il sistema contributivo costa meno. L’analisi delineata dei benefici del sistema retributivo, sottostima i rischi finanziari in cui incorrono i lavoratori e non tiene conto dei costi gestione che dovrebbero quanto meno essere ridotti al minimo. Aumenta le fonti di finanziamento per la previdenza. In genere un sistema contributivo trae i capitali per gli investimenti dei fondi pensione dalle tasse dei lavoratori, nel sistema retributivo una parte dei fondi amministrati proviene anche dai risparmi di lavoratori e imprenditori. Aumenta il tasso di risparmio di una nazione. Se il sistema retributivo spinge i lavoratori a risparmiare più di quanto farebbero altrimenti, i risparmi personali aumentano. l’aumento riguarda soprattutto le classi medie e medio basse. Le classi con reddito alto saranno sempre in grado di modificare il proprio portafoglio per far fronte alle maggiori richieste del sistema retributivo lasciando invariato nel complesso l’ammontare dei risparmi. Tale crescita inoltre farà aumentare il saggio di risparmio nazionale se si tengono sotto controllo i costi di gestione e gli eventuali costi di transizione (da sistema contributivo a retributivo). La presenza di mercati dei capitali adeguati e sviluppati è un prerequisito indispensabile. I fondi dovrebbero finanziare gli investimenti infatti e non il credito al consumo. Rende i mercati dei capitali più efficienti. In una nazione in cui i mercati finanziari non sono completamente sviluppati, la presenza di fondi pensione può aiutare a velocizzare il processo di sviluppo e a far crescere l’economia. La crescita è possibile se lo sviluppo e la diffusione dei fondi pensione è incoraggiata da riforme istituzionali che prevedano anche la creazione di mercati dei capitali più ampi. Per i piccoli paesi o nazioni che fanno parte di un area economica e commerciale comune (UE, Mercosur) il legame tra sviluppo dei fondi pensione e crescita dei mercati finanziari non è sempre vero. ©2006 Antonio Bruzzese 11
Il dibattito sulle caratteristiche del sistema retributivo che si è scatenato per mezzo della stampa negli ultimi tempi ha del resto messo in luce che con tale sistema è improbabile che si sia possibile: Ridurre i costi di una popolazione che invecchia. Ogni anno i lavoratori che vanno in pensione sono pagati con una parte del reddito nazionale; di conseguenza si riduce l’ammontare di risorse che potrebbero essere utilizzate per altri scopi. Una saggia gestione economica di un paese può far aumentare il reddito nazionale, se i pensionati fruiscono del miglioramento del tenore di vita, allora la porzione di reddito nazionale che spetta loro rimarrà invariata indipendentemente da come è finanziata. Se i fondi sono investiti all’estero la nazione può consumare più di quello che produce7 per un periodo indefinito ma quando i fondi serviranno per i consumi dei pensionati tale quota sarà sottratta dagli altri usi cui era nel frattempo destinata. Per ridurre i costi di una popolazione che invecchia sono necessarie soprattutto riforme parametriche. Aumentare i rendimenti dei contributi versati. Se il sistema retributivo può funzionare con un livello di contributi inferiori rispetto a quelli necessari per mantenere il sistema contributivo, i lavoratori riceveranno maggiori rendimenti dai fondi versati. A livello aggregato (di intera nazione) il miglioramento è minimo, i rendimenti maggiori infatti porteranno ad un aumento dei costi di altre attività. Per esempio il passaggio da sistema contributivo a retributivo comporta di costi molto superiori ai maggiori risparmi resi possibili dal sistema retributivo. In generale il sistema retributivo ha due principali controindicazione che hanno gia scoraggiato alcune nazioni a riformare i loro sistemi contributivi. Questi sono: Lenta fase di avvio. Una riforma per il passaggio dal sistema contributivo a quello retributivo, in risposta al deficit accumulato dal sistema previdenziale di una nazione, non è in grado di fornire benefici poiché i tempi necessari affinché il sistema prenda piede e coinvolga la maggioranza dei lavoratori, sono estremamente lunghi. Si stima che sono necessarie 3 o 4 decadi tra l’inaugurazione del sistema retributivo e il miglioramento dello status economico dei pensionati. Alti costi di transizione. Dove è gia operativo un sistema contributivo la riforma verso il sistema retributivo può comportare dei costi di transizione sostanziosi. I fondi necessari sono per lo più raccolti attraverso un aumento delle tasse, la riduzione della spesa pubblica e l’indebitamento sui mercati finanziari. I fondi accumulati nei fondi pensione serviranno per finanziare la transizione, peggiorando il livello del reddito nazionale di un ammontare pari ai costi sostenuti. Il ministro delle finanze cileno ha stimato che dal 1981 al 1996 i costi della riforma previdenziale sono stati pari a circa il 5,7% del prodotto interno lordo annuo, i capitali accumulati nei fondi pensione sono stai invece pari al 2,7% del prodotto interno lordo, risulta un peggioramento del tasso di risparmio nazionale pari al 3% del prodotto interno lordo. 7 può gestire un deficit di bilancia commerciale finanziato appunto con i fondi pensione ©2006 Antonio Bruzzese 12
Gestione pubblica o privata Molti sono convinti che il sistema retributivo sia gestito meglio se i contributi sono raccolti in fondi pensione privati. Ad essi si associano promesse di maggiori rendimenti e servizi migliori. Più in dettaglio i vantaggi della gestione privata sono i seguenti: Isolamento dalla politica nella scelta degli investimenti dei fondi pensione. Alcune ricerche hanno dimostrato che i fondi pensione privati hanno registrato una performance migliore, in termini di rendimenti lordi, rispetto ai fondi pubblici. L’evidenza empirica è riconducibile al fatto che molti fondi pubblici hanno a disposizione una gamma maggiore di possibilità di investimento. I fondi potrebbero essere utilizzati per fini politici, per acquistare obbligazioni statali che rendono poco per facilitare il Governo nel finanziamento di progetti, con rendimenti soprattutto in termini di apprezzamento politico. Proprio per evitare interferenze politiche nelle scelte dei fondi pensione pubblici e della loro dirigenza sono stati emanati molti provvedimenti, per ridurre le scelte di investimento. Per esempio un fondo pensione può avere l’obbligo di tenere i fondi in depositi bancari o obbligazioni statali. Tali restrizioni provocano minori rendimenti rispetto a quelli che si otterrebbero potendo sfruttare a pieno tutti i mercati finanziari. Il Canada ha recentemente modificato le norme che regolano gli investimenti del fondo pensione pubblico. In passato i risparmi accumulati nel fondo potevano essere investiti esclusivamente in bond governativi, ora sarà possibile diversificare gli investimenti come accade per i fondi privati. Resta da vedere se tale manovra consentirà di ottenere rendimenti analoghi a quelli dei fondi privati, senza incorrere in costi elevati. Migliori servizi. Laddove le agenzie pubbliche hanno fallito nel fornire servizi decenti, un cambio verso la gestione privata è un’alternativa attraente. La qualità relativa dei servizi pubblici o privati varia molto da posto a posto così come l’applicabilità di questo argomento parlando di gestione privata. Basti pensare ad esempio, che nel 1995 la sicurezza sociale americana pubblica è stata premiata come la compagnia che forniva i migliori servizi telefonici. Maggiore efficienza operativa. Si ritiene che un’azienda privata sia un operatore più efficiente poiché ha maggiori incentivi nel ridurre i costi, adottare i miglioramenti tecnologici e le più efficienti procedure lavorative. L’impatto della riduzione dei costi legata ad una maggiore efficienza ha la sua contropartita nelle spese per il marketing, necessario ai fondi privati. La gestione dei fondi pensione inoltre comporta economie di scala8, di conseguenza nelle nazioni relativamente piccole il monopolio sulla previdenza può ridurre i costi, al punto di eccedere i guadagni di efficienza che si hanno con i fondi privati. Possibilità per i lavoratori di scegliere i fornitori. Molte riforme previdenziali sistemiche consentono ai lavoratori di scegliere tra gestori di fondi in concorrenza tra loro. La possibilità di scegliere è una caratteristica attraente, è possibile solo se la competizione è garantita tra una varietà di gestori privati e fornisce un’ulteriore garanzia contro le interferenze politiche sulle strategie dei fondi pensione. 8 sarebbe a dire che più il fondo pensione è grande tanto minori sono i costi. ©2006 Antonio Bruzzese 13
Le esperienze di alcune nazioni del resto suggeriscono che la gestione privata ha alcune controindicazioni. Le due più rilevanti sono: Eccessivi costi pubblicitari. Molte nazioni che hanno implementato la gestione privata delle contribuzioni individuali, hanno rilevato che la competizione per acquisire clienti genera costi pubblicitari eccessivi. Maggiori costi fanno aumentare le commissioni sui rendimenti dei fondi e riducono a livello aggregato il guadagno sociale e l’ammontare delle pensioni di ciascun individuo, in ultima istanza. Le commissioni per spese amministrative ammontano al 18% del capitale gestito in molti paesi dell’America Latina, al 25% nel Regno Unito. Le commissioni per trasformare i contributi in rendite (pensioni) ammontano ad un altro 10% del bilancio delle compagnie. In sostanza il costo totale della gestione privata è pari al 25% dei contributi totali che corrisponde ad una riduzione del tasso di rendimento netto dei fondi del 2-3% annuo. Solitamente le pensioni ammontano a circa il 6% del prodotto interno lordo in un sistema previdenziale pubblico; se ad esso aggiungiamo i costi amministrativi la percentuale salirebbe di un altro 2% circa. Necessità di regole chiare. La riforma delle pensioni in America Latina si basa su un’attenta regolamentazione di un limitato numero di fondi pensione autorizzati dal governo. In Argentina e Cile ad esempio il legislatore sulla previdenza ha circa 10 impiegati per ogni fondo pensione autorizzato. Leggi e regolamenti specificano il tipo di investimenti praticabili, le condizioni che consentono di migrare da un gestore all’altro e molte procedure operative dei fondi privati. Un’attenta regolamentazione è vista come una protezione necessaria per lavoratori e governo. Il Regno Unito invece ha dato il via al programma di decentralizzazione dei fondi pensione senza garantire una regolamentazione effettiva a tutela dei consumatori; ne sono derivati costi maggiori e vari scandali di cui i lavoratori ancora ne pagano le conseguenze. contributi definiti o prestazioni definite Quasi tutti i fondi pensione (pubblici e privati) riformati di recente prevedono un sistema basato su contributi fissi. È previsto che la pensione sia calcolata utilizzando una formula che tenga conto dei salario mensile medio dei lavoratori oppure che cambia al variare dei redditi percepiti prima del pensionamento e dell’esperienza lavorativa . In un sistema del genere sono specificati i contributi ma non le prestazioni cui daranno diritto. La pensione mensile sarà pari alla rendita garantita dall’ammontare dei fondi versati più il loro tasso di rendimento netto. Un sistema che si basa su uno schema retributivo gestito da privati gode di molti vantaggi qualora adotti un sistema a contributi definiti: Aumenta la portabilità. È possibile cambiare fondo pensione solo se il sistema è a contributi definiti, nell’altro caso sarebbe praticamente impossibile migrare da un gestore all’altro. Sviluppa la competizione tra i manager e aumenta le possibili strategie di investimento. Ogni sistema previdenziale che preveda la libera scelta dei lavoratori, in termini di gestori o di strategie di investimento è possibile grazie al sistema a contributi definiti. ©2006 Antonio Bruzzese 14
Rinforza l’isolamento dalla politica. I lavoratori sono i più riluttanti ad accettare interferenze politiche nella gestione dei loro fondi, anche perché minori rendimenti indotti da scelte politiche sbagliate corrispondono ad una pensione peggiore. Il sistema basato sui contributi definiti d’altronde ha delle controindicazioni tra cui: I lavoratori si assumono rischi maggiori. Il fatto che l’ammontare della pensione non sia prevedibile in un sistema a contributi definiti fa aumentare l’incertezza a carico del lavoratore. L’ammontare della pensione dipenderà dalla relazione di lungo periodo tra tasso di crescita del salario medio e rendimento degli investimenti, e dal legame tra livello del salario e rendimento degli investimenti lungo tutta la vita lavorativa di un individuo. Se si potessero prevedere le grandezze descritte, rimarrebbe comunque l’incertezza legata ai cambiamenti dei tassi di crescita di ciascun aggregato che introduce un ulteriore fonte di rischio. Passività contingenti a carico del Governo. Se il governo garantisse una pensione sociale minima, le variazioni nell’ammontare della pensione privata può causare passività improvvise, dovute alla necessità di colmare il divario tra pensione minima e privata. Può accadere ad esempio, che un gruppo di lavoratori che raggiunge l’età pensionabile abbia diritto alla pensione minima poiché i rendimenti sui contributi versati non sono sufficienti a garantire uno standard dignitoso di vita, a cui lo Stato ha il dovere di provvedere. Difficoltà nei pagamenti delle rendite. I contributi devono essere convertiti in rendite vitalizie, per assicurare al neo pensionato che i soldi versati gli basteranno per tutta la vita. La conversione solleva problemi sia politici sia tecnici. Un problema politico ad esempio è se la conversione in rendite vitalizie debba essere volontaria o obbligatoria. In Europa le riforme prevedono che la conversione sia obbligatoria mentre è opzionale in America Latina. Un'altra tematica aperta è se i gestori dei fondi debbano indicizzare o meno le rendite vitalizie ad un indice come i prezzi al consumo o il tasso di aumento dei salari. Nel caso in cui sia prevista un indicizzazione all’indice dei prezzi al consumo, sarà necessario che il governo emetta dei titoli di stato indicizzati all’inflazione per misurare l’indice di aumento delle rendite. Anche il sistema previdenziale retributivo deve fare affidamento a forme di finanziamento contributive per proteggere le rendite dall’inflazione. ©2006 Antonio Bruzzese 15
Modelli di gestione privata Un’ampia varietà di modelli si è affermata ed evoluta nell’ultimo quarto di secolo, mostrando che esistono diversi modi per ripartire le responsabilità tra settore pubblico e privato, tra gestori di fondi e lavoratori. America Latina Il modello latino americano (adottato con alcune variazioni anche in Ungheria, Kazakhistan e Polonia) consente ai lavoratori di scegliere il gestore dei fondi pensione che sono liberi di spostare i contributi versati da un gestore all’altro. Per tutta una serie di motivi tutti i fondi pensione possiedono portafogli molto simili tra loro; i lavoratori di conseguenza scelgono il gestore più che la filosofia di investimento. In molti casi il governo raccoglie i contributi e li ridistribuisce tra i gestori dei fondi in pochi altri (tra cui il Cile) anche la raccolta è decentralizzata. I fondi pensione sono responsabili di registrare tutti i contributi ricevuti e quando un lavoratore raggiunge l’età pensionabile i fondi pagano i benefici consentendo prelievi periodici o trasferendo il saldo accumulato sino a quel momento ad una compagnia di assicurazione che trasforma il capitale in una rendita vitalizia. L’approccio cileno della prima metà degli anni ‘80 si è diffuso a molti altri paesi del continente negli anni ’90 ed ha rappresentato il modello di riferimento. Ogni nazione ha poi introdotto variazioni, per adattarlo alle diverse caratteristiche istituzionali, politiche e fiscali. Una delle modifiche più comuni all’approccio cileno è stata di centralizzare il processo di raccolta dei contributi, fatto per altro verificatosi anche in Cile per mezzo dell’istituzione di agenzie di raccolta che fungano da tramite tra il datore di lavoro e i fondi pensione prescelti dai lavoratori. Centralizzare il processo di raccolta dei contributi presenta qualche problema nella misura in cui la corruzione del governo rischi di disperdere parte dei soldi versati per fini contributivi, d’altronde la decentralizzazione presenta svantaggi ancora maggiori. In particolare casi di conflitto tra datore di lavoro e dipendente possono indurre il primo a non versare i contributi; risulta infatti estremamente complesso verificare se il versamento sia avvenuto o meno poiché nessuna istituzione è in grado di tracciare con regolarità la totalità dei flussi finanziari. L’identificazione di un mancato versamento al fondo pensione, di contributi comunque prelevati dal datore di lavoro è possibile solo se gestore del fondo e lavoratori si coordinano e condividono le informazioni a disposizione. L’alto numero di cause in Cile per motivi contributivi è indice dei problemi legati alla decentralizzazione. In America Latina la centralizzazione della raccolta non è stata seguita da un processo di alleggerimento delle responsabilità dei datori di lavoro in termini di contabilizzazione dei contributi versati dai lavoratori; la segnalazione dei versamenti richiede al governo di predisporre un sistema per la rapida acquisizione ed elaborazione delle informazioni raccolte. Nei paesi dell’Europa dell’est si è fatto in modo invece, di alleggerire la mole di lavoro a carico dei datori di lavoro lasciando maggior spazio al ruolo dello stato. Argentina ed Uruguay hanno recentemente adottato un modello previdenziale simile a quello cileno. Il sistema previdenziale è suddiviso in due parti; una gestita a mezzo di fondi pensione privati e l’altra dallo stato che adotta il sistema contributivo a prestazioni fisse. La parte a carico dello stato è in diminuzione e l’obiettivo è di rimpiazzarla con la gestione privata. La raccolta dei contributi per i fondi pensione è per la previdenza statale è effettuata dallo stato. In Argentina la raccolta è di responsabilità delle autorità fiscali mentre in Uruguay è a carico dell’istituto per la sicurezza sociale. I fondi pensione ©2006 Antonio Bruzzese 16
individuali sono gestiti come avviene in Cile. I lavoratori scelgono il fondo pensione e possono spostare i propri contributi versati da un gestore all’altro, in Uruguay è anche possibile scegliere un fondo gestito dalla banca centrale. L’Argentina come il Cile permette al lavoratore che va in pensione di scegliere se ritirare un po’ alla volta i contributi versati oppure acquistare una rendita vitalizia, in Uruguay i contributi sono convertiti in rendite vitalizie da una delle 4 compagnie di assicurazione autorizzate, una delle quali è pubblica. Regno Unito Nel Regno Unito i lavoratori hanno la possibilità di scegliere un fondo privato o aziendale piuttosto che il sistema previdenziale statale (possono anche ritornare al fondo pubblico dopo aver dato la preferenza ad un gestore privato). Hanno in genere la possibilità di scegliere tra un’ampia offerta di fondi pensione che offrono le più disparate possibilità di investimento e possono migrare ad un altro fondo ogni anno, lasciando i contributi gia versati presso il gestore iniziale. Il governo raccoglie i contributi e li distribuisce ai fondi pensione privati che i lavoratori hanno scelto. I fondi sono responsabili di mantenere un registro dei contributi versati e ricevuti che poi dovranno essere trasformati in rendite vitalizie dal fondo stesso o da compagnie assicurative scelte. Svezia Il sistema svedese consente al lavoratore di scegliere tra un ampia gamma di strumenti d’investimento mantenendo i costi per l’amministrazione dei fondi più bassi rispetto all’America Latina e al Regno Unito. I fondi pensione individuali raccolgono contributi pari al 2,5% del salario e sono complementari al sistema pubblico, finanziato dallo stato mediante uno schema contributivo. Ogni società autorizzata a vendere fondi d’investimento può partecipare al piano previdenziale obbligatorio a patto che mantenga costi e commissioni al di sotto di una certa soglia. I lavoratori scelgono tra circa 400 fondi, il governo raccoglie i contributi e gestisce la contabilità dei conti individuali. I manager dei fondi che partecipano allo schema previdenziale sono ha conoscenza del volume e del valore aggregato dei fondi provenienti dal sistema previdenziale statale ma non dell’identità dei lavoratori che vi aderiscono e di cui gestiscono i fondi per fini pensionistici. Si cerca mediante tale strategia di ridurre i costi legati al marketing tipici di altri modelli previdenziali esistenti. Quando l’individuo raggiunge l’età pensionabile i fondi versati e maturati sino a quel momento sono trasformati in rendite vitalizie da una o due compagnie assicurative scelte dallo stato con concorso pubblico. Svizzera Nel paese ai lavoratori è chiesto di contribuire, con tassi specificati, a fondi pensione industriali, gestite dai lavoratori e dai rappresentanti dei datori di lavoro. Quando il lavoratore va in pensione i soldi versati sono convertiti in rendite vitalizie. I lavoratori non possono scegliere direttamente il fondo pensione o le filosofie d’investimento. L’approccio svizzero è quello di un sistema totalmente privatizzato, in cui lo Stato interviene solo per gli aspetti legislativi mentre al privato è demandato tutto il resto incluso la raccolta dei contributi, la contabilità dei fondi individuali, la gestione del portafogli e il pagamento delle pensioni. In Danimarca esiste un sistema simile. ©2006 Antonio Bruzzese 17
Stati Uniti Il modello istituzionale statunitense ha recentemente attirato l’attenzione di molti paesi in procinto di realizzare riforme della previdenza sociale, per le caratteristiche e la performance realizzata. Lo schema prevede che il governo scelga degli indici di mercato calcolati da imprese private; si tratta di indici che evolvono in base alla performance delle azione domestiche o internazionali e delle obbligazioni di imprese o del governo. Il governo contratta con delle imprese private la gestione del portafoglio – con l’obiettivo di replicare l’andamento dell’indice – e consente ai lavoratori di indicizzare il rendimento dei contributi versati ad uno di questi indici. I lavoratori possono scegliere la filosofia di investimento ma non il gestore dei fondi, l’opposto di quanto avviene in America Latina. Nel modello statunitense il governo è responsabile di tutte le funzioni eccetto la gestione del portafoglio e il pagamento delle rendite vitalizie. La caratteristiche più attraente sta neii bassi costi di gestione, pari ad una piccola frazione delle spese supportate nel modello latino americano. Australia A partire dal 1992 i datori di lavori hanno richiesto al governo australiano di istituire dei fondi pensione individuali per gli impiegati, a cui contribuiscono con una percentuale minima del salario del lavoratore. I fondi individuali sono portabili e i datori di lavoro possono scegliere tra differenti possibilità per gestire il mandato. I lavoratori non hanno alcun ruolo formale nell’amministrazione dei fondi o nella definizione dei parametri eccetto quelli che riescono a modificare grazie all’azione sindacale. Il datore di lavoro può istituire un fondo a prestazioni o a contributi definiti, anche se il secondo modello è il più popolare per via dell’obbligo per legge, di un minimo contributivo. Il fondo può essere aziendale, a livello di industria o di gruppo di datori di lavoro. I datori di lavoro che non garantiscono la creazione di fondi per la previdenza sono soggetti a multe di entità ben superiore ai contributi che dovrebbero versare. I fondi pensione sono istituzioni legali e sono 8000 in tutto il Paese. Più della metà sono sponsorizzati da una singola impresa o da un gruppo di imprese; in genere si tratta di grandi compagnie. Un altro largo gruppo consiste di fondi pubblicamente offerti sponsorizzati da istituti finanziari, studiati appositamente per consentire alle piccole imprese di soddisfare i requisiti di legge senza dover investire fondi nella creazione di fondi d’impresa. Un centinaio sono invece fondi di industri della stessa tipologia creati sulla base degli accordi sindacali raggiunti; sono gestiti dai rappresentanti dei lavoratori e rappresentano il ramo dell’”industria previdenziale” che sta crescendo di più. In base alla legge i lavoratori dopo i 55 anni possono ritirare in soluzione unica i fondi versati o trasformarli in rendite vitalizie. Solo il 10% dei benefici è pagato sotto forma di rendite nonostante la legge incoraggi tale mezzo di pagamento. La minoranza che trasforma il fondo in rendita può accordarsi con il gestore del fondo oppure trasferire il saldo ad una compagnia assicurativa o banca che provveda al versamento della rendita. Data la struttura del sistema previdenziale australiano (che per altro prevede il pagamento di una pensione minima a tutte le persone oltre una certa età) non è possibile ottenere una stima dei costi di gestione trattandosi di una parte del sistema non regolamentata. Alcuni studi sostengono che le spese da sostenere per commissioni sono di poco inferiori a quelle del sistema cileno. La tabella nella pagina seguente mostra un’analisi comparativa di alcuni modelli al fine di fornire un quadro riassuntivo di alcune considerazioni sin qui delineate. ©2006 Antonio Bruzzese 18
Schema riassuntivo dei piani pensione individuali America America Piano Latina Latina Australia Regno Unito Svezia (Cile) (Uruguay) Caratteristiche Generali È obbligatorio? Si Si Si No Si a b Tasso dei contributi (% del salario) 13% 7.50% 9% 3.4–9.0% 2.50% Per la Finanziamento statale No No Parziale No transizione Gestore del Gestore del Chi raccoglie i contributi? Governo Governo Governo fondo fondo Datore di Datore di Datore di Datore di Datore di Chi versa i fondi? lavoro lavoro lavoro lavoro lavoro Gestore del Gestore del Gestore del Gestore del Chi mantiene la contabilità? Governo fondo fondo fondo fondo Periodicità di informativa Mensile Mensile Mensile Annuale Annuale sull’andamento del fondo Gestione degli investimenti Datore di Chi sceglie il gestore? Lavoratore Lavoratore Lavoratore Lavoratore lavoro Chi sceglie le strategie di Gestore del Gestore del Gestore del Lavoratore Lavoratore investimento? fondo fondo fondo Quante strategie alternative sono Nessuna Nessuna Da 0 a 5 Illimitate Illimitate possibili per i lavoratori? Prelievo dei fondi Consentito il prelievo di parte dei No No Si Fino al 25% No contributi versati? È obbligatorio trasformare i contributi No Si No Sic Si in rendite vitalizie? Le rendite sono indicizzate ai prezzi? Si No No al 3% Nod Chi sceglie il fornitore del vitalizio? Lavoratore Lavoratore Lavoratore Lavoratore Governo Garanzie Sul tasso di rendimento assoluto? No Si No No No Sul tasso di rendimento relativo? Si Si No No No Minimo garantito? Si No No No No È possibile liquidare il fondo Si Si No No No pensione? fonte: Urban Institute, 1999. a Effettivo al 2002. b Il tasso dipende dall’età dell’individuo ed è maggiore per i lavoratori più anziani c a 75 anni. d Può essere indicizzato al valore del portafogli ©2006 Antonio Bruzzese 19
Modelli di gestione e confronti Come gia visto il sistema retributivo potrebbe garantire la pensione con un basso livello di contributi. Una regola del pollice è la seguente: il sistema retributivo è sostenibile con contributi minori fin tanto che il tasso netto di rendimento del portafoglio è superiore al tasso di crescita del salario. Siccome i modelli di gestione possibili differiscono tra loro soprattutto per i costi amministrativi la possibilità di abbassare i tassi contributivi sarà soprattutto funzione del modello prescelto. La tavola seguente mostra il rendimento reale di obbligazioni e azioni e il tasso di crescita del salario tra il 1953 ed il 1995 per le 4 nazioni più industrializzate. Rendimento reale degli investimenti e tassi di crescita del salario per 4 nazioni industrializzate- 1953 – 1995 Differenziale Crescita Rendimento Rendimento Portafoglio tra salario e Nazione del azionario obbligazionario misto portafoglio salario misto Giappone 8.1 3.8 6.6 5.0 1.6 Germania 7.4 3.9 6.3 4.8 1.5 Regno Unito 7.8 1.8 5.6 3.6 2.0 Stati Uniti 8.2 2.2 5.6 1.0 4.6 I dati nella tabella lasciano intuire quale sia lo spazio per i costi amministrativi in un sistema retributivo. Sono i valori nell’ultima colonna. Se i costi superano tali percentuali il sistema retributivo risulterà più costoso in termini di contributi a carico dei lavoratori. I risultati assumono un’occupazione costante nel periodo, quindi per avere una stima più realistica andrebbe sottratto al valore nell’ultima colonna il tasso di crescita dell’occupazione. Si può osservare come l’esperienza americana sia stata significativamente differente rispetto a quella degli altri paesi grazie alla più lenta crescita dei salari negli USA, il risultato è stato uno spazio di manovra raddoppiato rispetto a quello degli altri paesi. La tabella successiva mostra una stima approssimata dei costi di gestione dei fondi sulla base del tipo di approccio adottato per alcuni paesi. Costi di gestione dei fondi per approccio (percentuale del valore dei fondi accumulati) Approccio centralizzato Costi Danimarca 0.3 Svizzera 0.5 Stati Uniti Assicurazione per gli insegnanti 0.3 Previdenza pubblica USA 0.4 Approccio decentralizzato Australia 1.0 - 2.4 America Latina 1.1 - 1.9 USA piano 401k 1.3 - 2.5 I modelli basati su un approccio decentralizzato, hanno costi maggiori anche superiori ai differenziali tra salario e portafoglio misto della tabella precedente. Il risultato è che i lavoratori che partecipano al sistema previdenziale secondo schemi retributivi probabilmente otterranno una pensione più bassa rispetto ai lavoratori per cui la ©2006 Antonio Bruzzese 20
previdenza è regolata da una schema contributivo. Le nazioni in procinto di riformare il sistema previdenziale devono prestare molta attenzione alla struttura economica e alle caratteristiche istituzionali del paese, se uno degli obiettivi è quello di ridurre le tasse sui contributi da versare. L’ammontare della pensione è un altro aggregato soggetto a variazioni a seconda del modello prescelto. In un sistema a contributi definiti non è possibile prevedere con esattezza l’ammontare della pensione, l’incertezza può essere divisa in due componenti. Una è l’incertezza associata con il non poter preveder il tasso di crescita del salario reale e dei rendimenti medi degli investimenti nel futuro; l’altra è relativa all’impatto su ciascun gruppo della situazione socio economica in cui vivono e di come si riflette sul tasso di crescita dei salari. La tabella seguente mostra il tasso di contribuzione necessario per ottenere una pensione pari al 50% dell’ultimo stipendio date differenti ipotesi circa l’evoluzione del saggio di crescita di salari e investimenti. Tassi di contribuzione necessari per avere una pensione pari al 50% dell’ultimo salario date diverse ipotesi su rendimenti di investimenti e salari (35 anni di lavoro) Rendimento Tasso di crescita del salario netto medio degli 1% 2% 3% 4% 5% investimenti 3% 12 14 17 20 4% 9 11 13 16 18 5% 7 8 10 12 14 6% 7 8 10 11 7% 6 7 9 Con un divario tra salari ed investimenti simile a quello americano e con un modello di gestione della previdenza sociale a costi ridotti è sufficiente una contribuzione mensile del 7% per ottenere una pensione pari al 50% dell’ultimo salario. Con un modello più costoso (decentralizzato) e con un divario tra salario e rendimento simile a quello di Germania o Giappone sarà necessario un tasso di contribuzione pari almeno all’ 11% del salario. La domanda che ci si può porre è se un lavoratore che inizia la sua attività lavorativa ed è tutelato da un sistema di previdenza sociale in grado di contenere i costi, debba contribuire ad un tasso pari al 7% o all’11%?. Recenti studi indicano che dipenderà essenzialmente dalle caratteristiche strutturali del modello previdenziale adottato, in particolare dalla presenza o meno di fondi pensione in competizione e dal modo in cui è organizzato il pagamento delle pensioni. Modelli centralizzati risultano migliori anche se si possono ottenere buoni risultati con il modello svizzero e svedese, un po’ meno con il modello cileno, poiché a differenza dei primi due introduce competizione su ogni aspetto del sistema previdenziale, facendo aumentare i costi ,rendendo ancor più incerte le variazioni future del valore dei fondi9. Una classificazione dei vari approcci possibili si possono distinguere i sistemi privati in base a 4 elementi: grado di isolamento dalla politica, possibilità per il lavoratore di scegliere, bassi costi di gestione, possibilità di prevedere la pensione. 9 Tanto maggiore è l’incertezza sugli andamenti futuri, tanto più alto è il rischio che si corre. Il giusto bilanciamento tra rendimenti accettabili e rischio richiede una gestione accurata. ©2006 Antonio Bruzzese 21
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