Disavanzo e Debito pubblico - CORSO DI POLITICA ECONOMICA AA 2017-2018 - DOCENTE PIERLUIGI MONTALBANO - Sapienza
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CORSO DI POLITICA ECONOMICA AA 2017-2018 Disavanzo e Debito pubblico DOCENTE PIERLUIGI MONTALBANO pierluigi.montalbano@uniroma1.it © P. Montalbano e U. Triulzi 2009
Disavanzo vs Debito pubblico Il disavanzo pubblico: situazione economica in cui le spese pubbliche eccedono le entrate totali (se invece le entrate superano le spese si ha «surplus»). Nell’UEM Il PSC fissa limiti per il disavanzo pubblico al fine di garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche. Un disavanzo superiore al 3% del PIL è considerato eccessivo e richiede azioni correttive. Il debito pubblico: debito accumulato nel tempo dal paese che finanzia i propri disavanzi mediante l'emissione di titoli di Stato. Nell’UEM il PSC fissa il limite del 60% del PIL per il debito pubblico. © P. Montalbano
Il Fiscal Compact e la Golden Rule Nel Gennaio 2012 l’Ue ha approvato il c.d. «fiscal compact» 2 regole: Golden Rule: pareggio di bilancio (i.e., il divieto per il deficit strutturale di superare lo 0.5 % del Pil nel corso di un ciclo economico) Obbligo riduzione del rapporto debito/PIL: dovrà scendere ogni anno di 1/20 della distanza tra il suo livello effettivo e la soglia del 60%. © P. Montalbano
Cos’è il disavanzo strutturale? Premessa: Disavanzi (e avanzi) di bilancio servono a stabilizzare l’attività economica redistribuendo nel tempo l’onere della tassazione (generalmente in relazione a momenti di crisi e/o eventi eccezionali) Il “disavanzo strutturale” (=disavanzo corretto per il ciclo) rappresenta il disavanzo che si avrebbe se la produzione fosse al suo livello naturale (o potenziale) – va stimata! Più alto è il prodotto potenziale rispetto a quello effettivamente realizzato (output gap), maggiore è l'impatto della recessione sull'economia e, quindi, minore la componente strutturale del disavanzo. Output Gap: misura la deviazione del PIL reale da quello potenziale (-6% in media nell’Eurozona nel periodo 2014-15); • Se il disavanzo effettivo è positivo, ma il disavanzo strutturale è nullo, la PF è compatibile con l’ob. di non aumentare indebitamento (la PF non è in disavanzo nel LP). Viceversa, l’esistenza di disavanzo strutturale positivo evidenzia il rischio di un aumento strutturale dell’indebitamento; Si ottiene correggendo il deficit effettivo (G-T) con il corrispondente deficit di PO tenendo conto cioè della reazione automatica delle entrate fiscali e della spesa pubblica al ciclo economico In pratica, lo Stato dovrà in futuro produrre avanzi strutturali (=corretti per il ciclo) se non vuole far crescere l’indebitamento © P. Montalbano
Misure alternative dei valori di trend del GDP reale nell’UEM (log scale) Jarocinski and Lenza, 2016 © P. Montalbano
Aumento del gap o stagnazione secolare? • Secondo l’ipotesi della “stagnazione secolare” (Gordon, 2014; Piketty, 2015) il prodotto potenziale diminuisce nel tempo; • In base a tale ipotesi, la recessione sperimentata in questi anni (anche dai paesi UE) non sarebbe legata ad un incremento dell’output gap bensì alla riduzione del prodotto potenziale (modello 4 vs modello 6); • Ciò ha ripercussioni rilevanti per le politiche nazionali di spesa pubblica che sono legate a parametri riferiti all’output gap (ossia in ultima analisi alla stima del prodotto potenziale), su cui c’è divergenza di opinioni essendo una grandezza non osservabile in natura © P. Montalbano
Bruxelles ha concesso all’Italia di ridurre dello 0,1% il deficit strutturale nel 2016, rispetto alle regole europee che chiederebbero, alla luce dell’elevato debito, un taglio del disavanzo di almeno lo 0,5% del Pil. Il pareggio di bilancio è stato rinviato di un anno al 2018. Il deficit strutturale è -0,7% nel 2016, mentre avrebbe dovuto essere +0,1%. Per l’Eurogruppo c’è perciò «il rischio di deviazione significativa rimane anche se venisse accordato il massimo potenziale di flessibilità». © P. Montalbano
© P. Montalbano
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Dinamica del rapporto debito/PIL in Italia (stime ufficiali) NB per rispettare la regola di 1/20, con un debito al 120% del Pil e il pareggio di bilancio è necessario che il Pil nominale cresca del 2,5%; con un debito al 100% del Pil è sufficiente una crescita nominale del 2%; con un debito all’80% è sufficiente l’1,25%. © P. Montalbano
Avanzo primario ed indebitamento netto in Italia (stime ufficiali) NB stime basate su ipotesi di crescita reale del PIL all’1%, nominale 2,7%, costo medio del debito al 5,5%). Rigorose o Ottimistiche? © P. Montalbano
Fonte: S. Nisticò «Il Debito sovrano e la politica monetaria della BCE, Seminario Oss. Europeo Sapienza – Aprile 2013 © P. Montalbano
Descrizione Valore Max Min Spread BTP-BUND 10Y 191,70 196,60 188,20 Rendimento BTP 10Y 2,3800 2,4590 2,3650 Rendimento BUND 10Y 0,4630 0,5080 0,4630 © P. Montalbano
Saldo di bilancio pubblico, 2014-2015 (% del Pil) © P. Montalbano
Debito pubblico, 2014 e 2015 (debito lordo consolidato delle amministrazioni pubbliche, % del Pil) © P. Montalbano
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Perché PSC lega debito e PIL? La capacità produttiva indica l’abilità dello Stato di ripagare il debito (nb. Il patrimonio pubblico netto è generalmente prossimo a zero). Un’evoluzione temporale del debito pubblico oltre i livelli di sostenibilità è considerata una patologia Come si valuta la sostenibilità del debito pubblico? Affrontando analiticamente l’andamento nel tempo del rapporto debito/PIL © P. Montalbano
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Il debito pubblico britannico ha raggiunto il 200% del PIL dopo le guerre napoleoniche e dopo le GM © P. Montalbano
La Francia ha scelto una strada completamente diversa imponendo (dopo il 1789) maggiori tasse sui Patrimoni privati (nel 1815 il debito è inferiore al 20% del reddito) © P. Montalbano
Disavanzo USA Misura ufficiale e Misura corretta per l’inflazione (πDt) NB La misura corretta indica l’alternarsi di disavanzi/avanzi laddove la misura ufficiale è fino al 1999 stabilmente in disavanzo. Negli ultimi anni la riduzione dell’ π rende le due misure più © P. Montalbano simili
L’evoluzione temporale del rapporto debito/PIL vincolo di bilancio del settore pubblico: In pratica, la variazione dello stock del debito dipende dalla spesa per interessi (rDt-1) e dal disavanzo primario (l’eccesso di spesa pubblica rispetto alle imposte). Tutte le variabili sono in termini reali Riordinando i termini: In pratica, il debito all’anno t è pari al debito dell’anno precedente, comprensivo della spesa per interessi in termini reali, più il disavanzo primario al medesimo anno t. Rapportando al PIL all’anno t (Yt) entrambi i lati dell’equazione, si ottiene: © P. Montalbano
L’evoluzione temporale del rapporto debito/PIL (2) Se ora moltiplichiamo e dividiamo Dt 1 per Yt-1, otteniamo: Yt Dato che allora Quindi ottengo: Dt Dt 1 1 (Gt Tt ) (1 r ) Yt Yt 1 1 g Yt Dato che: Possiamo riscrivere: © P. Montalbano
L’evoluzione temporale del rapporto debito/PIL (3) Spostando a Sx dell’equazione, otteniamo: La variazione del rapporto debito/PIL è pari alla somma di due termini: • la differenza fra tasso di interesse reale e tasso di crescita del PIL (moltiplicato per il rapporto debito/PIL dell’anno precedente) • il rapporto fra disavanzo (avanzo) primario e PIL. © P. Montalbano
L’evoluzione temporale del rapporto debito/PIL nel LP • Caso standard: tasso crescita PIL < tasso interesse reale Se il debito ereditato è positivo, il paese ha bisogno di avanzi primari, altrimenti il paese dovrebbe pagare gli interessi sul debito emettendo nuovo debito. In presenza di disavanzi primari il rapporto debito/PIL cresce nel tempo; • Caso esotico: tasso crescita PIL > tasso interesse reale Anche se il debito ereditato è positivo, il paese è in grado di affrontare la spesa per interessi senza emettere nuovo debito: • Se il bilancio primario è in pareggio, il rapporto debito/PIL converge a zero; • Se il bilancio primario è in disavanzo, il rapporto debito/PIL converge al valore del debito in cui la riduzione del debito si compensa con l’aumento dei disavanzi (stato stazionario) © P. Montalbano
La natura evolutiva del debito pubblico (da Piketty 2014) Tra il 1815 ed il 1848 il debito pubblico francese torna a crescere (raggiungendo circa l’80% del reddito nazionale) All’epoca il governo francese paga circa il 4-5% di interessi annuali (più della spesa annuale per l’istruzione) ai detentori di titoli (senza inflazione). Ciò determina effetti redistributivi a vantaggio dei creditori nazionali (appartenenti alle classi agiate) che beneficiano sia delle minori imposte, sia degli interessi sui crediti (fa crescere i patrimoni privati) Nel XX secolo il debito pubblico cambia natura e diventa strumento di redistribuzione della ricchezza a vantaggio delle classi svantaggiate. Ciò perché: • nel dopoguerra l’investimento in titoli non riguarda più esclusivamente le classi svantaggiate (conflitto redistributivo) • il parallelo aumento dell’inflazione erode il potere d’acquisto dei creditori (nel 1950 il potere d’acquisto delle rendite si è ridotto in Francia di circa 100 volte). Grazie all’inflazione, si mantiene basso il valore reale del debito. Ciò alimenta però aspettative inflazionistiche, aprendo le porte alla stagflazione ed alla disoccupazione. © P. Montalbano
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