LA NASCITA DELLA SOCIETA' DI MASSA - Maturansia
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LA NASCITA DELLA SOCIETA’ DI MASSA. L’INCREMENT DEMOGRAFICO E URBANO: Alla fine del XIX secolo il pianeta aveva una percentuale di Europei più alta che al suo inizio. Il loro numero era più che raddoppiato. La loro emigrazione massiccia aveva determinato lo spettacoloso incremento della popolazione delle Americhe e il corrispondente declino dell’Asia e soprattutto dell’Africa. I CARATTERI DELLA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE: Come la popolazione, anche la ricchezza tendeva a concentrarsi nel mondo europeo e americano. Nel 1980 il reddito pro-capite dei paesi sviluppati era circa il doppio di quello degli altri. A determinare la crescita Europea contribuì certamente la spettacolare rivoluzione tecnologica che registrò la nascita di una serie di invenzioni come il telefono, la lampadina, la bicicletta, l’automobile, l’aeroplano, la radio, il cinema, l’industria pubblicitaria. (II RIVOLUZIONE INDUSTRIALE). Il carbone risultava essere ancora la fonte di energia più utilizzata,l’elettricità e il petrolio non avevano ancora l’importanza odierna. Decisiva fu l’invenzione del motore a scoppio che utilizzava come carburante la benzina e permise la realizzazione delle prime automobili e dei primi aerei. Negli stessi anni nacque l’industria chimica, fondata sulla ricerca scientifica e vennero realizzati macchinari più efficienti costruiti in acciaio, che divenne il materiale più utilizzato. Nuove fonti di energia, nuove invenzioni e nuovi settori produttivi furono quindi gli elementi caratterizzanti della seconda rivoluzione industriale. IN FABBRICA: LA PRODUZIONE DI MASSA: La fabbrica fu il cuore della seconda rivoluzione industriale. All’interno delle stesse i macchinari a vapore furono sostituiti da macchinari molto più precisi e perfezionati così da rendere inutile le capacità degli operai di mestiere. Queste innovazioni si tradussero in un nuovo sistema di organizzazione del lavoro, il taylorismo, secondo il quale la lavorazione di un prodotto fu suddivisa in tante fasi e ogni operaio eseguiva solo i compiti relativi a quel segmento di lavorazione. Questo principio fu applicato nella catena di montaggio introdotta da Henry Ford per produrre automobili. MERCATO DI MASSSA E CONCENTRAZIONI CAPITALISTICHE: Il nuovo modo di produrre rimbalzò della fabbrica al mercato rendendo possibile un consumo di massa. I ceti più ricchi potevano ora accedere anche al consumo di beni durevoli. Contemporaneamente cominciarono ad affermarsi vaste catene commerciali e grandi magazzini. La produzione industriale fu affidata a fabbriche e ad aziende sempre più grandi, quelle più grandi assorbirono le più deboli all’interno di vaste concentrazioni industriali (trust) e imprese che operavano nello stesso settore strinsero accordi (i cartelli) per eliminare gli effetti negativi della concorrenza. Le industrie maggiori che controllavano interi settori produttivi furono dette monopoli.
COLONIALISMO E IMPERIALISMO: La spartizione dell’Africa e dell’Asia. Per quanto riguarda l’organizzazione del sistema politico internazionale, al vecchio gruppo di paesi che avevano costituito il nucleo della prima rivoluzione industriale si aggiunsero nuove potenze economiche come i paesi scandinavi, l’Italia, il Giappone ecc. Forti di una schiacciante supremazia militare e grazie alle risorse tecnologiche questi stati conquistarono immensi territori in Africa e Asia. Nel 1914 gli imperi delle potenze coloniali sfioravano complessivamente i 30 milioni di chilometri quadrati e soltanto sotto il dominio inglese venivano più di 450 milioni di uomini e donne, un quarto dell’intera popolazione mondiale. L’IMPERIALISMO: Nel 1877 la regina Vittoria si proclamò “imperatrice delle Indie”. Da questo evento deriva il termine imperialismo che consisteva nella totale annessione giuridica e amministrativa dei territori dominati. Alla conquista e al dominio politico si aggiunse uno sfruttamento economico sistematico e capillare. Un flusso continuo di materie prime fu convogliate dalle miniere verso le fabbriche europee. Si diede avvio quindi alla creazione di un'unica economia globale. GUERRE ASIMMETRICHE: L’aspetto militare della conquista rinvia a quelle che furono definite guerre asimmetriche, sia per quanto riguarda la sproporzione della quantità dei mezzi bellici impiegati, sia per il numero di morti e delle perdite accusate da uno solo dei contendenti. GUERRE SIMMETRICHE: Solo in due casi gli scontri si svolsero su un piano di relativa parità configurandosi quindi come guerre simmetriche. Il primo fu la guerra che si svolse in Sud Africa tra inglesi e boeri alla fine della quale i boeri furono sconfitti e con la pace di Pretoria, il Transvaal e l’Orange furono annessi agli altri possedimenti in una Unione Sudafricana posta sotto la sovranità britannica ma dotata di una larga autonomia amministrativa. Il secondo conflitto simmetrico si svolse in Asia dove si scontrarono i piani espansionistici del Giappone e della Russia,poiché entrambi avevano come obbiettivo il dominio della Manciuria e della Corea. Nel conflitto che ne scaturì i russi ebbero la peggio. Inaspettata e rovinosa fu la prima sconfitta di una potenza europea in uno scontro con uno stato Asiatico.
IL MONDO DELLE POTENZE IMPERIALISTE: L’esportazione dello stato nazionale. Una delle differenze più significative tra il vecchio colonialismo ottocentesco e il nuovo imperialismo fu l’ invenzione di Stati Nazionali in territori come quelli africani in cui questa organizzazione era totalmente estranea. Lo stato liberale ottocentesco era definito dalle seguenti caratteristiche: un territorio omogeneo, racchiuso all’interno di confini naturali; una sovranità accettata da tutti gli altri paesi della comunità internazionale; una dimensione abbastanza vasta da permettere uno sviluppo economico autonomo: un’unica costituzione e norme giuridiche valevoli per tutti. Tra il 1880 e il 1900 con l’eccezione degli stati uniti,stati di questo genere esistevano solo in Europa. SVILUPPO CRISI ED EMIGRAZIONE: Il modello dello stato liberale era il più adatto a promuovere lo sviluppo del capitalismo industriale. La crescita del capitalismo procedeva attraverso grandi balzi in avanti seguiti periodicamente da crisi rovinose causate dallo squilibri tra la quantità dei beni prodotto e la capacità del mercato di assorbirli. La crisi più grave fu la “grande depressione”, che ebbe inizio nel 1873. Alle difficoltà del settore industriale si aggiunsero i devastanti effetti della crisi che investì l’agricoltura europea. Grazie ai bassi costi delle quantità ingenti di grano invasero i mercati del vecchio continente che portarono ad un eccesso di offerta che provocò un catastrofico ribasso dei prezzi. I contadini alle volte non riuscivano neanche a ricavare lo stretto necessario per vivere e per alcuni l’unica scelta possibile fu quella dell’emigrazione. IL PROTEZIONISMO: Per fronteggiare gli effetti della crisi molti stati addottarono tariffe doganali altissime cosi da impedire l’afflusso di merci straniere sul mercato interno e proteggere cosi i prodotti nazionali. Queste misure furono la base di quello che gli economisti definiscono protezionismo. Con l’intervento dello stato si cominciò a guardare all’attività economica anche per i benefici che potevano derivarne alla collettività. Fu cosi che per alcune industrie e per alcune attività di servizio pubblico si iniziarono esperimenti di gestione diretta da parte dello stato. LA MASSIFICAZIONE DELLA POLITICA: Il secolo che era alle porte si annunciava come “il secolo delle masse” e anche la partecipazione politica non poteva più essere riservata alle ristrette elite sociali del vecchio stato liberale. Dopo il 1870 diventò sempre più chiaro che la democratizzazione della vita politica era inevitabile e che i milioni di produttori erano pronti a diventare altrettanti elettori: si parla quindi di massificazione della politica.
PARTITI E PARTECIPAZIONE: Nei decenni successivi nuove leggi elettorali finalizzate ad ampliare il diritto di voto furono introdotte nei principali paesi europei. Nacquero i partiti politici di massa che erano portatori di un’unica ideologia, di un progetto generale per il governo della società, di un programma politico esplicito. Del processo di allargamento del suffragio elettorale furono protagoniste anche le donne del movimento suffragista. LE NAZIONI E IL NAZIONALISMO: La “costruzione della nazione”. Lungo questo percorso per lo stato diventava indispensabile costruire la nazione,divenne necessaria la creazione di nuovi strumenti di controllo e di integrazione al posto di quelli vecchi e non più efficaci. Fu la nazione la nuova religione civica degli stati. Costruire la nazione significava in pratica avviare un processo reso all’integrazione delle masse popolari in una forma politica comune: di qui l’importanza decisiva di istituzioni come l’esercito o la scuola, ma anche di feste e rituali collettivi in grado di sollecitare il senso di una comune appartenenza. IL NAZIONALISMO: Dopo il 1870 il patriottismo tra i cittadini lasciò il posto a una sua variante molto diversa:il nazionalismo, in cui l’amore per la propria patria era strettamente unito all’avversione per la patria degli altri, assumendo aspetti di aperta intolleranza collegandosi spetto con movimenti xenofobi. A determinare questo cambiamento contribuì sicuramente la competizione imperialista, si trattò quindi di un ideologia aggressiva che tendeva a rompere ogni rapporto di collaborazione tra le nazioni. Il nazionalismo ebbe dunque un forte sviluppo e divenne un ingrediente fondamentale dell’ideologia delle destre che utilizzarono valori come quelli della patria o della bandiera nazionale come armi da brandire contro i rivali politici o contro gli stranieri. Il programma del nuovo nazionalismo era quello di conquistare lo straniero o di eliminarlo dal proprio territorio; quest’ideologia trovò un consenso diffuso in particolare tra gli stati medi della società, ossia commercianti e artigiani che dopo la grande depressioni temevano di restare fuori dal progresso e dalla ricchezza. L’avvento del capitalismo fu percepito da questi strati sociali come un netto ridimensionamento del proprio ruolo e del proprio prestigio sociale, determinando una frustrazione che trovava nello straniero il suo simbolico capro espiatorio. Tipico fu il diffondersi di un forte movimento antisemita. Non era in se la religione a indicare negli ebrei un bersaglio da colpire, quanto il loro status sociale, il loro essere banchieri o commercianti. Emblematico di questo clima fu il cosiddetto affaire Dreyfus: il capitano dell’esercito francese Alfred Dreyfus fu accusato di spionaggio a favore dei tedeschi. Egli era ebreo e dopo un processo sommario e senza prove egli fu degradato e deportato.
SOCIALISMO E RIVOLUZIONE: Gli operai. Dopo la grande depressione molti contadini e artigiani trovarono nuove occupazioni nelle acciaierie,nelle miniere e nelle costruzioni edili, diventando cioè operai. L’essere proletario divenne una condizione sociale comune a milioni di uomini. Gli operai erano una classe sociale e le condizioni di lavoro erano uguali per tutti. Tutti insieme gli operai si autorappresentavano come un mondo a parte, separato e opposto rispetto a quello borghese. IL MOVIMENTO OPERAIO: I SINDACATI: Fra gli anni settanta dell’ottocento e la prima guerra mondiale, la mobilitazione degli operai sfociò nella formazione e nella diffusione di sindacati, partiti, cooperative di produzione e di consumo, società ricreative e culturali, un imponente complesso organizzativo che fece del movimento operaio uno dei principali protagonisti della vita sociale, economica e politica del tempo. I sindacati furono riconosciuti per legge in diversi paesi europei; la culla del sindacalismo moderno fu l’Inghilterra dove i sindacati avevano ottenuto uno status giuridico e privilegi eccezionali. Nel decennio successivo l’arma dello sciopero si rivelò decisiva per la crescita della forza delle organizzazioni sindacali. IL MOVIMENTO OPERAIO: I PARTITI: I primi partiti operai apparvero a partire dagli anni Settanta dell’ottocento ma erano strutture ancora deboli e precarie, fatta eccezione per il partito socialdemocratico tedesco. Intorno al 1890 anche gli altri partiti ebbero una fase di grande sviluppo. Con l’intento di fissare gli obbiettivi generali del movimento operaio nel 1889 fu costruita la seconda internazionale socialista. SOCIALISMO E MARXISMO: Tranne in Inghilterra i partiti operai si chiamarono dunque socialisti o socialdemocratici e di fatto il socialismo fu per la classe operaio un ideologia in cui riconoscersi collettivamente. Milioni di lavoratori fecero propri gli ideali teorizzati da Marx secondo cui lo stesso socialismo avrebbe prodotto le contraddizioni da cui sarebbe nata una nuova e più giusta società egualitaria, fondata sulla collettivizzazione della proprietà dei mezzi di produzione. L’ANARCHISMO: Il marxismo si differenziava dall’anarchismo poiché anche gli anarchici credevano che una società di eguali e di liberi, priva di sfruttamento e di ingiustizia fosse a portata di mano, ma rifiutavano ogni forma di organizzazione;per loro si doveva e si poteva arrivare all’abolizione pure e semplice dello stato, di ogni partito, di qualunque istituzione politica. Queste posizione furono più diffuse nel movimento contadine che in quello operaio, più nei paesi scarsamente industrializzati.
RIFORME E RIVOLUZIONE: Anche all’interno dello stesso socialismo si verificò una grande frattura tra riformisti e rivoluzionari; da un lato chi teorizzava un percorso segnato da tante piccole conquiste, concentrato sula difesa dei diritti e delle condizioni dei lavoratori; dall’altro lato un progetto dichiaratamente rivoluzionario, non solo più finalizzato ad ottenere solo le libertà costituzionali ma la fine dello sfruttamento. A sostegno dei riformisti c’era la consapevolezza che un crollo del capitalismo era improbabile; per i rivoluzionari la rottura dell’ordine capitalistico invece era una necessità sociale. RELIGIONE E SICENZA: Il MODERNISMO. Oltre agli operai e ai ceti intermedi anche le classi rurali furono coinvolte nel processo di massificazione della politica,dando vita a movimenti sociali e politici: partiti cattolici di massa. Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo fu significativa la nascita del modernismo, una contestazione teologica, filosofica e politica dell’ortodossia cattolica a cui parteciparono personalità ecclesiastiche e laiche accomunate da una sentita esigenza di rinnovamento religioso ed ecclesiale. Il movimento fu condannato da Pio X. LE RERUM NOVARUM: Su un altro versante era stata soprattutto l’enciclica “Rerum novarum” dedicata alla questione operaia ovvero ai problemi posti dalle dure condizioni di vita degli operai e dalle loro aspirazioni di riscatto. Nel documento, voluto da Papa Leone XII, si indicava nella composizione pacifica dei conflitti di lavoro la strada per evitare la lotta di classe. Si criticavano sia il capitalismo (per la sua egoistica ricerca del profitto e della ricchezza) sia il socialismo ( per la sua avversione alla proprietà privata di cui si ribadiva l’intangibilità): ne scaturiva una sorta di terza linea fondata sulla condivisione tra operai e padroni dei problemi e delle responsabilità legate al processo di produzione. IL PROCESSO DI SECOLARIZZAZIONE: Nonostante queste caute aperture modernizzanti, i grandi movimenti politici e ideologici dell’età dell’imperialismo si mossero prevalentemente contro o al di fuori dell’ambito della Chiesa e più in generale della religione. Nei paesi industrializzati il vero grande fenomeno culturale di quegli anni fu lo sviluppo dell’istruzione popolare, la spinta delle classi subalterne verso un profondo rinnovamento della propria cultura. I maestri elementari aumentarono di circa un terzo e la scuola era intrisa di razionalismo e fede nel progresso che nella scienza indicava la strada maestra per emanciparsi dalla chiesa, identificata con il mondo della superstizione e dell’oscurantismo. Mai come allora il progresso e il benessere economico furono collegati con lo sviluppo scientifico.
LA SCIENZA E IL POSITIVISMO: Ad alimentare la fiducia nelle possibilità della scienza contribuirono i successi riportati nella lotto contro le malattie; nel campo della medicina e della microbiologia furono scoperte il bacillo del colera e della tubercolosi. L’espressione simbolicamente più efficace di questo particolarissimo clima culturale fu il positivismo, un movimento filosofico fondato sull’assunto che la scienza potesse essere applicata anche alla filosofia, storia e a tutte le altre discipline che avevano come oggetto lo studio dell’uomo e della società. Proprio in quel periodo nacquero altre discipline come l’economia, la sociologia o la demografia. Il positivismo si diffuse in tutta Europa condizionando anche l’evoluzionismo di Charles Darwin. DAL DARWINISMO SOCIALE AL RAZZISMO: La visione positivista aveva però un risvolto inquietante;il nocciolo centrale delle nuove scienze sociali era basato sull’idea che l’uomo negli anni aveva subito un progresso evolutivo per stadi; progresso che non tutti gli uomini avevano però percorso, motivo per il quale anche su questo versante fu declinato il darwinismo sociale, con tutte le implicazioni razziste che vi erano racchiuse. LA BELLE EPOQUE: UN LUNGO PERIODO DI PACE Le scoperte scientifiche, gli sviluppi della seconda rivoluzione industriale, l’allargamento dei mercati e dei consumi, l’espansione della democrazia: sembrava davvero che nei paesi occidentali ci fossero tutte le condizioni per quel progresso inevitabile e inarrestabile in cui credevano tutti i positivisti e socialisti. A rafforzare questo ottimismo contribuì anche un lungo periodo di pace, non a caso ricordato come Belle èpoque. Un accordo di grandi potenze regolava pacificamente le questioni internazionali: era stato il capolavoro diplomatico di Bismarck. LA QUESTIONE D’ORIENTE E IL SISTEMA BISMERCKIANO: In Europa l’unico vero focolaio di tensione fu la cosiddetta questione d’Oriente il cui oggetto era il declino dell’Impero Ottomano e dei Balcani. Bismarck, nel preservare l’equilibrio Europeo, agì secondo i criteri tradizionali della geopolitica ottocentesca:il suo capolavoro fu il congresso di Berlino che ridimensionò le pretese espansionistiche della Russia riuscendo anche a contenere le ambizioni indipendentistiche dei popoli balcanici.
ALLEANZE CONTRAPPOSTE E SPINTE DISGREGATRICI: Nel 1882 fu varata la Triplice Alleanza tra Italia, Germania e Impero austro-ungarico. Fortemente voluto da Bismarck, il trattato aveva un carattere nettamente ostile con la Francia. La risposta Francese fu la Duplice Alleanza, un’alleanza che la Francia sottoscrisse con la Russia nel 1894. L’Inghilterra che fino ad allora si era tenuta lontana dalle trame diplomatiche continentali, si decise a stringere un’intesa prima con la Francia (entente cordiale) poi con la stessa Francia e Russia (triplice intesa): gli schieramenti poi protagonisti della prima guerra mondiale erano strutturati. Ad appagare i progetti espansionistici dei vari Stati non bastavano più le conquiste territoriali,era vitale per tutti acquisire nuove risorse materiali e nuovi mercati per smaltire i prodotti sfornati da apparati industriali sempre più giganteschi. Ero lo sviluppo stesso del capitalismo a spingere inevitabilmente il mondo nella direzione di un’accentuazione delle rivalità statali,dell’espansione imperialistica,del conflitto e della guerra.
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