LA LOTTA ALLE AVVERSITA' DELLE PIANTE CON GLI ANTAGONISTI ED ALTRI ORGANISMI UTILI - A cura di Edizione del Febbraio 2013
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LA LOTTA ALLE AVVERSITA’ DELLE PIANTE CON GLI ANTAGONISTI ED ALTRI ORGANISMI UTILI A cura di Edizione del Febbraio 2013
CIVIELLE Cantine della Valtènesi e della Lugana Presentazione Civielle - Cantine della Valtènesi e della Lugana, società agricola cooperativa fondata nel 1979, è ubicata a Moniga del Garda, sulla sponda occidentale del Lago di Garda, in una storica Cantina, al centro di una zona di antiche tradizioni vitivinicole. Finalità della Cooperativa, che non ha scopi di lucro, è lo sviluppo della viticoltura territoriale a difesa dell’integrità dell’ambiente tramandato nei millenni, del reddito delle imprese agricole nel cotesto di un’economia particolarmente orientata al turismo. L’attività si esplica nei vari segmenti della produzione, della trasformazione e nel confezionamento dei prodotti vitivinicoli, sia presso la sede aziendale che presso le oltre 150 aziende vitivinicole che ne utilizzano le tecnologie nel territorio regionale e nelle regioni limitrofe. I viticoltori soci della cooperativa - 80 le aziende rappresentate - condividono rigorosi protocolli volontari di coltivazione e di raccolta delle uve, e la cooperativa opera in ottemperanza alle norme per la certificazione di qualità UNI EN ISO 9001:2008 e la sicurezza alimentare UNI EN ISO 22000:2005. La cooperativa applica inoltre i metodi di produzione dell’agricoltura biologica secondo gli standard dell’Unione Europea e I.F.O.A.M. e N.O.P. del Nord America. I terreni coltivati, certificati per l’agricoltura biologica, ad oggi sono oggi l’80% del totale con l’obiettivo di giungere al più presto al 100%. Fin dal 1987 la cooperativa è accreditata dall’Amministrazione Provinciale di Brescia e dalla Regione Lombardia per l’attuazione di progetti di assistenza tecnica e organizza periodicamente importanti convegni, seminari, visite guidate, incontri tecnici, produce materiale come dispense, opuscoli e bollettini periodici per informare gli operatori del mondo vitivinicolo sulle tematiche tecniche, normative ed economiche riguardanti il settore. In trent’anni di esperienza Civielle ha accumulato un considerevole bagaglio di conoscenze che si estendono anche ad una problematica di rilevante interesse collettivo come quella della sicurezza sul lavoro. Per questo, grazie anche al contributo dell’Unione Europea e della Direzione Generale Agricoltura della Regione Lombardia, ha ritenuto utile riassumere in questa pubblicazione, il complesso delle informazioni necessarie alle imprese vitivinicole per porre nel giusto rilievo il tema della sicurezza alimentare nel settore vitivinicolo. 2
INDICE Pagina INTRODUZIONE 4 METODO PROTETTIVO 5 METODO INOCULATIVO 7 INSETTI AUSILIARI 8 ADALIA BIPUNCTATA 9 NEPHUS INCLUDENS 10 CRYPTOLAEMUS MONTROUZIERI 10 CHRYSOPERLA CARNEA 11 ANTHOCORIS NEMORALIS 12 ORIUS LAEVIGATUS 12 MACROLOPHUS PYGMAEUS 13 NESIDIOCORIS TENUIS 14 APHIDIUS COLEMANI 15 ENCARSIA FORMOSA 16 ERETMOCERUS MUNDUS 17 ERETMOCERUS EREMICUS 17 DIGLYPHUS ISAEA 18 NECREMNUS ARTYNES 19 ACARI AUSILIARI 20 AMBLYSEIUS CUCUMERIS 20 AMBLYSEIUS SWIRSKII 21 PHYTOSEIULUS PERSIMILIS 22 NEMATODI ENTOMOPATOGENI 23 HETERORHABDITIS BACTERIOPHORA 24 STEINERNEMA CARPOCAPSAE 25 STEINERNEMA FELTIAE 25 FITOFARMACI MICROBIOLOGICI 27 MICETI 31 TRICHODERMA HARZIANUM 31 CONIOTHYRIUM MINITANS 32 AMPELOMYCES QUISQUALIS 32 BEAUVERIA BASSIANA 33 ALTRI FUNGHI UTILI 33 BATTERI 34 BACILLUS THURINGIENSIS 34 BACILLUS SUBTILIS 35 STREPTOMYCES GRISEOVIRIDIS 35 BACILLUS AMYLOLIQUEFACIENS 36 SPINOSAD 37 VIRUS 38 CYDIA POMONELLA GRANULOSIS VIRUS 38 3
INTRODUZIONE Il rispetto di disciplinari di produzione sempre più restrittivi, degli accordi di fornitura con la GDO che limitano il numero di molecole chimiche riscontrabili sugli ortaggi e che spesso richiedono che i residui delle sostanze attive impiegate siano di molto al di sotto dei limiti di legge (es. minore del 30%), hanno portato ad un utilizzo sempre crescente dei metodi di difesa integrata, in cui trovano grande spazio insetti, acari ed altri organismi utili. Occorre rimarcare comunque che l’esperienza portata avanti negli ultimi anni ha rivelato che, molto spesso, l’uso di competitori naturali per il controllo degli infestanti si rivela più efficace, e di conseguenza economicamente più vantaggioso, rispetto alla sola lotta chimica (specialmente in caso di comparsa di popolazioni resistenti agli insetticidi chimici). Di conseguenza, l’utilizzo degli agenti di controllo biologico, che oggi non è prerogativa della sola agricoltura biologica, trova sempre maggiore spazio nelle tecniche di difesa per la produzione integrata, la quale, per definizione, utilizza in modo integrato i mezzi disponibili chimici, fisici, biologici, genetici ed agronomici. Va sottolineato come le strategie di difesa vadano analizzate in modo olistico, tenendo conto dell’importanza di tutti i componenti del sistema e di come essi interagiscano tra loro. L’esempio più immediato è l’interazione tra impiego di insetticidi e di insetti utili: appare evidente la necessità di impiegare agrofarmaci selettivi, in grado di colpire l’insetto bersaglio nocendo il meno possibile all’insetto utile e senza compromettere la sua capacità di riprodursi. Queste precauzioni vanno prese anche quando non si decide di inoculare nella coltura degli ausiliari acquistati dall’esterno, nel caso in cui si ritiene utile rispettare e valorizzare l’entomofauna utile autoctona. Nella sua concezione più classica la lotta biologica consiste nella conservazione e nell’uso degli antagonisti naturali esistenti nell’ambiente, con l’obiettivo di controllare i parassiti per mantenerli entro limiti inferiori alle soglie di danno. In linea di principio la protezione delle piante deve prioritariamente essere basata sulla prevenzione che è sempre importante: la corretta gestione del sistema evita a priori che i parassiti si manifestino o ne rende più facile il controllo qualora comunque compaiano. Ciò equivale anche a dire che prioritariamente occorre proteggere e potenziare gli organismi utili se presenti nel nostro ecosistema mettendoli nelle condizioni ideali per il loro sviluppo e conservazione naturale, ad esempio lasciando ricoveri naturali, siepi, muri a secco o zone marginali di campagna per la loro riproduzione, evitando trattamenti che possano abbatterli o comprometterli (metodo protettivo). Qualora gli organismi utili per qualunque motivo non si trovino in quantità sufficiente nel nostro ecosistema occorre ricorrere a metodi inoculativi che consistono nell’introdurre nell’agroambiente insetti utili o altri organismi utili che, inserendosi nell’ecosistema, ne divengono forza regolatrice di controllo, in molti casi durevole nel tempo. Sono detti insetti ausiliari quegli organismi appartenenti all'ordine degli Insecta che predano o parassitizzano insetti o altri artropodi fitofagi e permettono di evitare o limitare l'uso degli insetticidi. Sono utilizzati direttamente nella lotta biologica e nella lotta integrata, sia in agricoltura convenzionale, sia in varie forme di agricoltura sostenibile come l'agricoltura biologica e l'agricoltura integrata. Troviamo altri organismi utili impiegati in agricoltura, oltre agli insetti, anche fra gli acari, i nematodi, i funghi, i batteri ed i virus. 4
METODO PROTETTIVO Le siepi Le siepi contribuiscono all’aumento della biodiversità e rappresentano, in un ambiente antropizzato e frammentato quale è ad esempio quello urbano, ma anche quello agricolo, importanti corridoi di spostamento per gli insetti utili, mettendo in comunicazione parchi e giardini anche molto distanti tra loro. I vari microhabitat presenti all’interno delle siepi costituiscono inoltre un prezioso rifugio per insetti e acari utili in qualsiasi momento dell’anno, sia d’inverno sia durante la bella stagione. Durante lo svernamento, ad esempio, alcune coccinelle predatrici di afidi, come ad esempio Adalia 2-punctata, scelgono le fenditure della corteccia di vecchi alberi, mentre altre, come Coccinella 7-punctata o Propylaea 14-punctata, preferiscono rifugiarsi nella lettiera di foglie o nel terreno non disturbato. Nel corso della bella stagione, invece, le siepi rappresentano anche un luogo di moltiplicazione per molti entomofagi. Tra le specie arbustive e arboree presenti nelle siepi delle nostre campagne o dei parchi cittadini di maggiori dimensioni, pioppo bianco, prugnolo, acero campestre, evonimo, sanguinello e nocciolo sono particolarmente ricche di predatori di afidi, quindi di fondamentale importanza nel contenimento delle infestazioni su moltissime piante ornamentali. Tra i nemici naturali degli afidi, le coccinelle svolgono un ruolo di primo piano. Sono specie tendenzialmente arboricole Adalia 2-punctata e Oenopia conglobata, mentre sono più frequenti sulle piante erbacee Hippodamia variegata e Coccinella 7 -punctata. All’inizio della primavera le coccinelle adulte, che hanno trascorso l’inverno all’interno di siepi e macchie di vegetazione spontanea, si spostano sulle piante coltivate od ornamentali in cerca di prede, seguendo le infestazioni di afidi durante tutto il periodo primaverile-estivo. All’inizio dell’autunno le coccinelle ritornano presso le siepi e non è difficile osservare gruppi di decine di individui nascosti fra le foglie o nel punto d’inserzione dei rametti di diverse piante arboree, tra cui olmo e pioppo bianco. Col sopraggiungere dell’inverno le coccinelle iniziano lo svernamento vero e proprio, riparandosi sotto la corteccia degli alberi, nella lettiera, nel terreno o sotto le pietre. Anche le larve di molte specie di Ditteri Sirfidi contribuiscono al contenimento degli afidi, mentre gli adulti, che si nutrono principalmente di nettare, polline e melata, favoriscono l’impollinazione di molte piante fiorite. Le larve dei sirfidi afidifagi, di colore verde-trasparente, sono attive soprattutto di notte e durante il giorno tendono spesso a nascondersi fra le foglie accartocciate. Questi predatori sono quindi poco visibili e il loro effetto benefico risulta quasi sempre sottostimato. Anche gli Imenotteri parassitoidi di afidi e psille traggono un grande vantaggio dalla presenza di siepi. Aphidius matricariae, ad esempio, si sviluppa a spese dell’afide verde del pesco e degli afidi presenti su prugnolo, salice, sambuco e numerose piante da fiore. Le piante erbacee spontanee Anche le piante erbacee spontanee, se non sono sottoposte a tagli troppo frequenti, svolgono un ruolo importante nel contenimento di alcuni insetti dannosi al verde urbano. I loro effetti positivi possono, in particolare, essere così riassunti. • Fonti di prede e ospiti alternativi per predatori o parassitoidi. Molte piante erbacee spontanee vengono infestate da afidi e altri fitomizi innocui alle piante ornamentali, agendo in questo modo da substrato di moltiplicazione per insetti utili, in grado di svolgere in seguito la loro azione benefica nei confronti di fitofagi dannosi. Ad esempio alcune specie, ritenute per lo più infestanti, come l’ortica (Urtica dioica), lo stoppione (Cirsium arvense), il farinaccio 5
(Chenopodium album), il romice (Rumex crispus) e il cardo dei lanaioli (Dipsacus sylvestris) offrono cibo a un gran numero di predatori durante tutto il periodo primaverile-estivo. Fra gli insetti utili che beneficiano delle specie erbacee, vi sono numerose categorie di insetti predatori, quali Coccinellidi, Antocoridi, Miridi, Nabidi, Crisopidi, Sirfidi, oltre a diverse specie di parassitoidi, quali Braconidi e Mimaridi (questi ultimi parassitoidi di cicaline). • Fonti di polline e nettare. Per adulti di parassitoidi (Imenotteri Braconidi e Afelinidi e Ditteri Tachinidi) o predatori, come ad esempio i Ditteri Sirfidi. Gli adulti di Coccinellidi, quali Hippodamia variegata e Propylaea 14-punctata sono fortemente attirati dalle infiorescenze di carota selvatica (Daucus carota), sulle quali, nei periodi di scarsità di prede, possono nutrirsi di polline come cibo secondario. Anche gli Acari Fitoseidi, predatori di acari dannosi (es. Tetranychus urticae), possono sopravvivere in assenza di prede, sfruttando i pollini. • Siti di rifugio e svernamento per molti insetti utili. Molte piante, per le loro particolari strutture vegetative o fiorali, possono fungere da veri e propri siti di svernamento oppure da rifugi temporanei per svariate specie di insetti utili. Le coccinelle, ad esempio, possono svernare su amaranto (Amaranthus retroflexus) e bardana (Arctium minus), mentre i capolini spinosi del cardo dei lanaioli (Dipsacus sylvestris) possono rappresentare, a fine estate, rifugi temporanei particolarmente apprezzati. Negli orti e nel verde urbano può essere utile coltivare essenze che attirano insetti utili ad esempio: Timo: può essere usato in cucina e come pianta strategica per la lotta biologica. Tra le sue foglie troveranno il loro habitat ideale i sirfidi. Tarassaco: può attirare le preziosissime coccinelle. Salvia: attira api che danno il loro contributo nella lotta biologica. Potentilla: Le coccinelle adorano i fiori gialli di questa pianta! Basterà un solo cespuglio per circondarvi dei graziosi insetti. Ortica: non solo è un antiparassitario naturale, ma riesce anche ad attirare le coccinelle, uno degli insetti più utili per la lotta biologica. Calendula: i petali dei suoi fiori attirano i sirfidi, insetti che si nutrono di fitofagi. La corretta gestione dei trattamenti fitosanitari I trattamenti fitosanitari, al fine di proteggere le popolazioni di insetti ed altri organismi utili quali gli acari fitoseidi, devono essere opportunamente ed oculatamente gestiti. Ad esempio i trattamenti acaricidi ed insetticidi devono essere effettuati solo in caso di reale necessità, quando cioè le soglie di danno per l’insetto o acaro bersaglio sono state superate: trattamenti effettuati con la logica del “tanto male non fa” sono deleteri perché gli acaricidi e gli insetticidi colpiscono anche gli organismi utili oltre agli organismi bersaglio, determinando un abbattimento delle loro popolazioni che spesso conducono ad un aggravio delle infestazioni, non più controllate dagli organismi utili, anziché una riduzione. Occorre inoltre tenere conto che alcuni fitofarmaci fungicidi hanno effetti secondari negativi sulle popolazioni di organismi utili: ad esempio lo zolfo ha un effetto acaricida che può portare ad un deperimento delle popolazioni di acari utili con conseguente comparsa o aggravio di acariosi nei vigneti. Nei disciplinari di lotta integrata sono sempre indicate le soglie di danno e spesso i servizi fitosanitari regionali effettuano monitoraggi sulle popolazioni di insetti e acari dannosi al fine di indirizzare correttamente gli agricoltori nella scelta del momento più opportuno per i trattamenti. 6
METODO INOCULATIVO Gli interventi di lotta biologica, qualora per qualche motivo le popolazioni di organismi utili risultino non sufficientemente abbondanti da controllare le infestazioni di organismi dannosi, prevedono l’introduzione di organismi ausiliari, accompagnati da osservazioni in campo che consentano di agire in maniera tempestiva, prima che le infestazioni divengano fuori controllo. L’obiettivo è quello di innescare nell’ambiente lo sviluppo di una consistente popolazione di organismi ausiliari fin dalle prime comparse dell’insetto o acaro dannoso. Questo tipo di lotta che viene più propriamente definita lotta biotecnica, s'identifica con l'impiego diretto di organismi viventi o di prodotti da essi derivati per combattere un organismo dannoso, anche con il ricorso a processi industriali che riproducono artificialmente questi strumenti attraverso: - l’impiego di predatori allevati artificialmente e lanciati, - l’impiego di parassitoidi allevati artificialmente e lanciati, - l’impiego di organismi entomopatogeni e antagonisti (Virus, Batteri, Funghi, Nematodi). Organismi predatori. Sono insetti e acari che divorano le loro prede ad esempio la Coccinella e la Crisopa che si nutrono di Afidi, i pidocchi delle piante. Organismi parassiti. Generalmente si tratta di parassitoidi, che si differenziano dai parassiti propriamente detti per l’evoluzione del rapporto trofico. Il parassitismo s'identifica in una forma particolare di simbiosi in cui uno solo degli organismi trae vantaggio; il parassita infatti sfrutta funzioni vitali dell'ospite sottraendogli risorse e, per questo, danneggiandolo, ma senza provocarne la morte. Il parassitoide instaura con l'ospite un rapporto trofico del tutto indipendente dalla fisiologia dell'ospite, nutrendosi indifferentemente dei suoi tessuti. Questo rapporto ha analogie con la predazione e si esaurisce di fatto con la morte della vittima, quasi sempre prima che questa abbia raggiunto il completo sviluppo. Sono insetti parassitoidi quelli che depongono un uovo all’interno della larva, questo viene poi divorata dall’interno. Per esempio l’Encarsia Formosa parassitizza le larve della Mosca Bianca. Organismi entomopatogeni. Sono entomopatogeni quegli organismi che instaurano con l'insetto un rapporto di parassitismo vero e proprio che si manifesta con una patologia a carattere infettivo. L'agente eziologico della patologia è in genere un microrganismo, ma in questa categoria vengono fatti rientrare anche i Nematodi, in quanto i meccanismi e l'eziologia s'identificano più con il parassitismo che con il parassitoidismo. Attualmente il campo d'impiego della lotta microbiologica si è esteso notevolmente e in commercio esistono formulati di insetticidi e anticrittogamici biologici a base di Virus (virus della granulosi), Batteri (selezioni genetiche del B. thuringiensis), Funghi antagonisti (specie dei generi Beauveria, Trichoderma, Verticillium, ecc.), impiegati contro le crittogame, e entomopatogeni (specie dei generi Beauveria, Aschersonia, Metarhizium, Verticillium, ecc.), usati contro gli insetti, Nematodi entomopatogeni (Steinernema, Heterorhabditis) o fitopatogeni (Phasmarhabditis hermaphrodita, ecc.) usati, questi ultimi, contro le piante infestanti. Organismi antagonisti. Sono funghi o batteri che antagonizzano generalmente malattie fungine (Es. Bacillus subtilis, Ampelomyces quisqualis e Bacillu amyloliquefaciens) 7
INSETTI AUSILIARI Gli insetti ausiliari più noti e diffusi, alcuni dei quali vengono descritti più diffusamente in seguti, sono i seguenti: Coleotteri • Coccinellidi, predatori allo stadio larvale e adulto: o Adalia bipunctata; o Chilocorus bipustulatus; o Coccinella septempunctata;Coccinella decempunctata; o Exochomus; o Rodolia cardinalis; o Scymnus; o Stethorus punctillum; o Nephus includens o Cryptolaemus montrouzieri Neurotteri • Crisopidi, predatori allo stadio larvale: o Chrysoperla carnea; Rincoti • Antocoridi, predatori in tutti gli stadi: o Anthocoris: specialmente Anthocoris nemoralis; o Orius insidiosus, Orius laevigatus; Orius majusculus e Orius niger. Ditteri • Sirfidi, alcuni generi predatori allo stadio larvale: o Syrphus o Scaeva o Episyrphus • Cecidomyiidae, alcune specie predatrici allo stadio larvale: o Aphydoletes; Eterotteri • Miridae (sottofamiglie: Deraeocorinae, Mirinae, Orthotylinae e Phylinae), specialmente: o Cyrtopeltis tenuis; o Dicyphus errans; Dicyphus hesperus; Dicyphus tamaninii; o Macrolophus caliginosus; Macrolophus nubilis; Macrolophus pygmaeus; o Nesidiocoris tenuis; Imenotteri • Aphididae o Aphidius colemani; • Aphelinidae o Aphelinus mali; o Aphytis chrysomphali;Aphytis coheni;Aphytis holoxanthus;Aphytis melinus; o Prospaltella berlesei; o Encarsia formosa;Encarsia tricolor; o Eretmocerus mundus; Eretmocerus eremicus • Eulophidae: o Diglyphus begini; Diglyphus isaea; o Necremnus artynes • Trichogrammatidae; Tisanotteri o Aeolothrips intermedius; 8
ADALIA BIPUNCTATA predatore di afidi Adalia bipunctata è una coccinella tipica dei nostri habitat, che si nutre attivamente delle principali specie di afidi presenti sulle piante arboree, arbustive ed erbacee. Lo sviluppo da uovo ad adulto passa attraverso 4 età larvali e richiede poco più di tre settimane con temperature attorno ai 20-25 °C. La 3a e la 4a età larvale, insieme agli adulti, sono gli stadi più voraci in grado di divorare fino a 100 afidi al giorno. Le femmine adulte depongono le uova in piccoli gruppi nei pressi delle colonie di afidi. Le larve neonate iniziano a nutrirsi di prede, inizialmente ricercando quelle più vicine e di più ridotte dimensioni. Successivamente acquistano grande mobilità ed estendono la loro azione in un raggio più ampio. Questo predatore è impiegato soprattutto allo stadio di larva, su piante ornamentali, frutticole ed ortaggi, con interventi localizzati nei focolai di infestazione, ed anche in combinazione con altri ausiliari (es. parassitoidi). Molte specie di coccinellidi sono predatori di afidi attivi soprattutto con infestazioni medio- alte e possono raggiungere in alcuni periodi dell’anno densità elevate, tali da determinare una drastica riduzione delle popolazioni afidiche. Nella protezione del verde cittadino conviene puntare sulle specie che più frequentemente si ritrovano spontaneamente nella vegetazione come Adalia 2- punctata, diffusa soprattutto su piante arboree e arbustive. I lanci di questo predatore vanno effettuati in presenza di afidi. In commercio sono presenti larve o adulti: questi ultimi garantiscono una maggior dispersione spontanea del predatore nel contesto ambientale ma anche una minor efficacia nel caso di focolai localizzati. In questo caso sono più utili le larve, che consentono applicazioni mirate e particolarmente efficaci, in quanto le forme giovanili hanno meno possibilità di spostamento. Le dosi vanno valutate a seconda delle situazioni; orientativamente si possono introdurre 2-3 coccinelle per ogni rametto infestato. Come tutte le coccinelle predatrici, Adalia richiede un elevato numero di prede per svilupparsi, per cui non è adatta per lanci preventivi in assenza di prede. adulto di Adalia larva di Adalia 9
NEPHUS INCLUDENS predatore di cocciniglie cotonose Nephus includens è una piccola coccinella efficace predatrice di cocciniglie cotonose ed appartenente alla famiglia degli Scymninae come il più noto Cryptolaemus rispetto al quale è più piccola, essendo lunga appena un paio di millimetri allo stadio adulto. Le larve sono rivestite dalla tipica cera bianca in fiocchi irregolari che le consente di mimetizzarsi tra le sue prede. Nephus è una specie tipica dell’europa meridionale ed è in grado di predare la maggioranza delle specie di cocciniglie cotonose presenti nei nostri habitat in un range termico molto ampio che copre l’intero periodo da aprile a novembre. Al contrario del Cryptolaemus il Nephus è attivo anche a densità molto basse così che può essere introdotto precocemente, inoltre per le sue ridotte dimensioni può predare le cocciniglie anche nei ripari della corteccia come ad esempio su vite. La dose va dai 5 ai 20 individui per pianta a seconda delle dimensioni, da aumentare se vi è già presenza di focolai. Cocciniglia con adulto e larva di Nephus CRYPTOLAEMUS MONTROUZIERI predatore di cocciniglie cotonose Cryptolaemus montrouzieri è un coccinellide predatore di numerose specie di cocciniglie cotonose (pseuducoccidi), utilizzato da molto tempo in tutto il mondo nei programmi di difesa integrata degli agrumi e di piante ornamentali. L'adulto, che misura circa 6 mm, ha le elitre di colore nerastro mentre il resto del corpo si presenta più chiaro con colorazione marrone-arancio. Le larve, anche esse attive predatrici, sono più grandi (sino a 14-15 mm) e ricoperte di cera bianca disposta in tipici fiocchi irregolari. L'adulto può vivere oltre due mesi, ed una femmina in condizioni ottimali (intorno ai 25°C) depone sino a 120 uova. Le uova sono deposte in vicinanza delle prede così che le larve possano trovare facilmente cibo in grande quantità. In poco più di un mese si compie il ciclo da uovo ad adulto che passa attraverso lo sviluppo di 4 stadi larvali. Gli adulti devono essere distribuiti il più possibile vicino ai punti di infestazione delle cocciniglie, così da avere un rapido contatto con le prede. La capacità di predazione è molto elevata e porta fino ad una completa eliminazione del fitofago, per questo motivo l'applicazione è indicata anche nei focolai di infestazione. adulto di Cryptolaemus 10
CHRYSOPERLA CARNEA predatore di afidi Si tratta di un Neurottero predatore di varie specie di afidi, assai comune in natura. La predazione avviene solamente da parte delle larve, in quanto gli adulti si nutrono di polline, nettare e altre sostanze zuccherine. Le larve, caratterizzate da elevata polifagia, possono nutrirsi anche di acari, tripidi, uova di lepidotteri, metcalfa, cocciniglie, psille. Chrysoperla carnea viene commercializzata sotto forma di larve disperse in materiale inerte. Può essere impiegata attraverso lanci localizzati sui focolai di infestazione, tenendo conto dei brevi spostamenti delle forme giovanili. Dal punto di vista pratico, i lanci sono consigliati solo in situazioni particolari, facilmente controllabili e dietro supporto di un tecnico esperto. Come dose di riferimento si possono considerare 10-20 larve/mq, curando accuratamente la distribuzione in prossimità delle colonie di afidi. Chrysoperla carnea è un predatore molto comune di numerose specie di afidi. L'applicazione più frequente è rivolta al controllo di afidi come Macrosiphum spp. e Myzus spp., su colture di peperone, fragola, melanzana, piante ornamentali ed altre. Solo i tre stadi larvali di Chrysoperla carnea, con il caratteristico apparato boccale a forcipe, sono attivi predatori, mentre gli adulti si nutrono di polline, nettare ed altre sostanze zuccherine. Le femmine depongono le uova, con il tipico peduncolo, in prossimità delle colonie di afidi. Le larve sono immediatamente in grado di nutrirsi di prede ed, oltre agli afidi, anche altre fonti di cibo tra cui acari, uova di lepidotteri, tripidi, cocciniglie, e piccoli insetti sono utilizzate. A circa 25°C occorrono 2-3 settimane per completare lo sviluppo da uovo ad adulto ma Chrysoperla carnea è molto adattabile anche a condizioni ambientali sfavorevoli e con ampie fluttuazioni termiche. Le larve vanno distribuite in maniera accurata sulla vegetazione, anche in più riprese, curando maggiormente le zone più infestate. Il quantitativo di riferimento è di 10-20 larve per mq; quantitativi inferiori sono comunque efficaci per inoculare questo versatile predatore negli ambienti colturali. larva di Chrysoperla adulto di Chrysoperla afidi 11
ANTHOCORIS NEMORALIS predatore di spille Anthocoris nemoralis è il più noto ed efficace fattore di controllo naturale della psilla del pero (Cacopsylla pyri) in Europa. Si tratta di un predatore polifago che vive anche su altre specie coltivate o spontanee oltre che sul pero. Sverna da adulto in luoghi riparati come fessure nella corteccia, legno o foglie secche. In primavera quando le temperature minime iniziano a superare i 10°C la femmina inizia a deporre le uova sulla prima vegetazione verde (foglie o gemme). Le uova vengono inserite nei tessuti al di sotto dell'epidermide. Le prime forme giovanili iniziano a svilupparsi predando piccoli individui (uova e giovani psille). Vi sono 5 stadi giovanili prima dell'adulto per tre generazioni annue. Vengono portati in campo in primavera. Si tratta di un predatore molto mobile ed attivo volatore che viene introdotto in 2-3 tempi per un totale di 1.000-2.000 individui per ettaro. Lo scopo dei programmi di lancio è anticipare l'insediamento di una buona popolazione del predatore nel pereto, prima di quando non occorra naturalmente e limitare così al massimo lo sviluppo della psilla. Anthocoris nemoralis è un attivo e rustico predatore anche di altre specie di psille che può essere utilizzato con esito anche contro la psilla dell'eucalipto (Glycaspis brimblecombei), la psilla dell'albizzia (Acizzia jamatonica) ed anche la psilla del bosso (Psylla buxi) e quella dell'alloro (Trioza alacris). antocoride adulto ORIUS LAEVIGATUS predatore di tripidi Orius laevigatus è un antocoride predatore che viene largamente utilizzato per il controllo dei tripidi (in particolare Frankliniella occidentalis). La sua principale applicazione di successo riguarda le colture orticole in serra ed in pieno campo, con particolare interesse per peperone, fragola, melanzana ed alcune ornamentali. Tutti gli stadi del predatore si nutrono attivamente di tripidi, anche se possono utilizzare come fonte di cibo alternativo polline ed altri fitofagi, tra cui acari, afidi ed altri piccoli insetti. L'adulto, lungo circa 3 mm e di colore nerastro, è molto mobile e vorace. Gli stadi giovanili più chiari, sono privi di ali ma comunque mobili ed attivi predatori. A circa 25°C, lo sviluppo da uovo ad adulto richiede un paio di settimane. Occorre eseguire lanci ripetuti, di una o poche unità per mq, a partire dalle prime osservazioni di tripidi od anche prima, in presenza dei fiori, in modo da anticipare il più possibile l'insediamento del predatore nella coltura. Orius laevigatus adulto 12
MACROLOPHUS PYGMAEUS predatore di aleurodidi Macrolophus pygmaeus è un miride predatore di aleurodidi molto diffuso nel bacino del Mediterraneo. Tutti gli stadi sono molto mobili e possono predare entrambe le specie di mosche bianche: Trialeurodes vaporariorum e Bemisia tabaci; tutte le forme degli aleurodidi (uova, neanidi, adulti), costituiscono una buona fonte di cibo per questo predatore. Gli adulti hanno una colorazione verde chiara con il primo segmento dell'antenna nero, mentre le forme giovanili sono di colore verde omogeneo e con caratteristici occhi rossi. Il ciclo da uovo ad adulto in condizioni ideali, circa 25°C, dura anche meno di un mese, ma si allunga abbastanza in condizioni climatiche più sfavorevoli. Durante il ciclo, si succedono 5 stadi giovanili tutti attivi predatori come gli adulti. Macrolophus pygmaeus è in grado di sfruttare anche altre fonti di cibo come afidi, acari, larve di agromizidi ed uova di lepidotteri, tutte di grande importanza per un buon insediamento sulla coltura anche in assenza di mosca bianca. Macrolophus pygmaeus deve essere introdotto precocemente, anche se la presenza di aleurodidi è minima, in modo da anticipare il più possibile il suo sviluppo nella coltura. Per questo scopo, lanci ripetuti con piccole quantità a partire dall'inizio della coltivazione sono i più indicati. Le quantità totali utilizzate variano generalmente da 1 a 3 individui per mq. adulto di Macrolophus ninfa di Macrolophus aleurodidi 13
NESIDIOCORIS TENUIS predatore di aleurodidi Nesidiocoris tenuis è un predatore molto comune nelle aree e nelle stagioni più calde, tipiche del mediterraneo. Tutti i suoi stadi sono attivi predatori di piccoli insetti ed in particolare di mosche bianche (Trialeurodes vaporariorum e Bemisia tabaci), delle quali uova, neanidi ed adulti vengono predati con il tipico apparato boccale a stiletto. Anche le uova di Tuta absoluta costituiscono una preda importante, pertanto N.tenuis riveste un ruolo decisivo nei programmi di controllo di questo pericoloso lepidottero del pomodoro e melanzana. L'adulto misura circa 4 mm ed è di colore verde chiaro con macchie più scure sulle ali ed il pronoto, mentre l'antenna mostra i primi articoli neri ed i successivi grigiastri. Le forme giovanili sono di colore verde più omogeneo ma con arti ed antenne comunque grigiastre. L'intero ciclo di sviluppo è molto rapido soprattutto nelle stagioni più calde quando può durare anche solo 3 settimane. La grande attitudine agli habitat caldi e la sua preferenza per solanacee e cucurbitacee, lo rendono uno strumento di lotta biologica in aree e cicli, con grande presenza di aleurodidi. Tuttavia, al contrario di specie affini, Nesidiocoris mantiene un comportamento fitofago non trascurabile. Sia adulti che giovani possono infatti nutrirsi anche di linfa e possono provocare sintomi quali anellature brune su steli e piccioli, cascola fiorale, sino a decolorazioni e deformazioni dei frutti. Questa azione dannosa diventa significativa solo però in presenza di popolazioni abbondanti ed assenza di prede, pertanto questo predatore può avere un ruolo importante solo nelle situazioni più a rischio dove le infestazioni di mosche bianche sono gravi e vi è quindi sempre presenza di prede. In ogni caso il suo utilizzo deve essere valutato prima e dopo del lancio da tecnici specializzati. Nesidiocoris tenuis va introdotto precocemente, così da anticipare il suo sviluppo nella coltura. Le quantità utilizzate variano generalmente da 1 a 2 individui per mq. Nesidiocoris tenuis Nesidiocoris tenuis Nesidiocoris tenuis 14
APHIDIUS COLEMANI parassitoide di afidi Aphidius colemani (imenottero braconide) è un importante parassitoide impiegato per la lotta biologica a diversi generi di afidi, tra cui in prevalenza Aphis e Myzus in colture orticole e floricole. Gli adulti misurano 2-3 mm ed hanno un corpo nerastro con le antenne lunghe tipiche dei braconidi. Aphidius colemani è un parassitoide solitario, che svolge il ciclo larvale all'interno del corpo dell'afide. Le femmine, dotate di una elevata capacità di ricerca, frequentano i siti di insediamento degli afidi ed una volta individuato l'afide depongono un uovo al suo interno. L'afide parassitizzato non muore subito, ma viene lentamente svuotato dall'interno sino a che si rigonfia, trasformandosi nella cosiddetta "mummia" di colore bruno-nocciola. Il buon livello di parassitizzazione e la specificità nei confronti dell'ospite rendono l'impiego di Aphidius molto interessante nei programmi di lotta biologica-integrata. La distribuzione dell'insetto avviene in più lanci da 0,5-2 individui/mq in modo da ottenere da subito un buon equilibrio tra l'afide ed il suo antagonista. Interventi precoci con una serie di lanci anche a dosi minime, a partire dal periodo in cui se ne prevedono le prime comparse, ostacolano lo sviluppo degli afidi anche nelle condizioni più difficili. Aphidius colemani Aphidius colemani mummie di afidi 15
ENCARSIA FORMOSA parassitoide di aleurodidi Encarsia formosa è un parassitoide di aleurodidi utilizzato da decenni per il controllo della mosca bianca (Trialeurodes vaporariorum) nelle colture orticole ed ornamentali. Anche l'altro comune aleurodide (Bemisia spp.) viene attaccato. Gli adulti, tutte femmine, sono di dimensioni ridottissime (alcuni decimi di mm), con il torace scuro e l'addome giallo brillante. Esse depongono un uovo all'interno di una neanide. La larva che nasce, sviluppa all'interno dell'aleurodide sino al termine del ciclo, quando, un nuovo adulto esce dal pupario dell'ospite praticandovi un caratteristico foro circolare. I pupari parassitizzati, assumono dopo circa 1-2 settimane una colorazione più scura: del tutto nera se si tratta di T. vaporariorum e bruno-nocciola se si tratta di Bemisia spp.. Encarsia formosa è estremamente efficace nella ricerca dei suoi ospiti. Anche l'attività di 'host feeding' ha grande significato ai fini del controllo biologico, molte neanidi infatti vengono uccise dalle femmine, al solo scopo di ricavarne nutrimento. Poiché sotto i 15°C, così come oltre i 30°C, l'attività è ridotta, le stagioni intermedie o le serre climatizzate costituiscono i migliori contesti di impiego. I programmi di difesa biologica prevedono lanci ripetuti dell'insetto, a cadenza settimanale, con quantitativi di 2-4 individui/mq per ogni lancio, sino ad un totale di 15-25 individui per mq. Encarsia formosa è fornita anche in mix con Eretmocerus adulto Encarsia pupario parassitizzato (a destra) aleurodidi adulti 16
ERETMOCERUS MUNDUS parassitoide di bemisia Eretmocerus mundus è un imenottero parassitoide specifico delle diverse popolazioni di Bemisia spp., utilizzato su colture orticole ed ornamentali. E' completamente giallo con occhi verdastri e 3 piccoli ocelli rossi sul capo. A 25-30°C una femmina adulta vive circa 10 giorni deponendo una cinquantina di uova. Alle stesse temperature il ciclo da uovo ad adulto dura poco più di 2 settimane mentre in serre non riscaldate durante l'inverno può superare il mese. A differenza di Encarsia formosa, l'uovo non viene deposto all'interno del corpo dell'ospite ma esternamente, al di sotto della neanide; la larvetta neosgusciata penetra comunque immediatamente dentro il corpo del giovane aleurodide. Una neanide parassitizzata non assume colorazioni o modifiche appariscenti, per cui il riconoscimento in campo non è immediato. Tuttavia si trasforma, diventa più rigonfia e lucida mentre il colore appare leggermente più marcato. In ogni caso, dopo lo sfarfallamento dell'adulto di Eretmocerus mundus, è il foro di uscita tipicamente circolare, che indica la parassitizzazione avvenuta. I programmi di lancio prevedono più introduzioni con quantitativi totali tra i 15 ed i 20 individui per mq che consentono un progressivo insediamento del parassitoide e l'efficace contenimento dell'aleurodide. Eretmocerus mundus ERETMOCERUS EREMICUS parassitoide di aleurodidi Eretmocerus eremicus è un imenottero in grado di parassitizzare le neanidi di Trialeurodes vaporariorum e Bemisia tabaci. Rispetto ad Encarsia formosa la popolazione è composta di maschi e femmine e l’host-feeding è meno pronunciato, ma questa specie è molto più adatta a temperature più calde ed in genere ai periodi con più ampia escursione termica. Le femmine adulte in condizioni ottimali a circa 25°C possono vivere sino ad una dozzina di giorni durante i quali sino a 50 e più uova possono essere deposte. L’ovideposizione avviene al di sotto della neanide e la larvetta penetra poi nel corpo dell’ospite sino ad ucciderlo quando raggiunge lo stadio di pupa. I programmi di lancio prevedono più introduzioni ripetute con quantitativi totali tra i 12 ed i 20 individui per mq o più a seconda delle situazioni, in modo da consentire un progressivo insediamento del parassitoide ed il contenimento degli aleurodidi. adulto di Eretmocerus eremicus 17
DIGLYPHUS ISAEA parassitoide di liriomyza Diglyphus isaea è un imenottero parassitoide tipico degli ambienti mediterranei, molto efficiente nel controllo di minatori fogliari del genere Liriomyza spp. (ditteri, agromizidi). Per la sua rusticità e la facilità di impiego è ampiamente utilizzato nei programmi di difesa di pomodoro, melanzana, ortaggi, piante ornamentali ed altre colture, anche in pieno campo. L'adulto, nero con riflessi metallici verdi, è lungo un paio di millimetri, le antenne sono corte. Le femmine, esplorando la superficie delle foglie, ricercano le larve minatrici che, paralizzate con un colpo di ovopositore, costituiscono poi il cibo per lo sviluppo delle larve di Diglyphus. Queste, a maturità, costruiscono una camera pupale nella mina ed, al termine della metamorfosi un nuovo adulto fuoriesce dalla foglia praticando un foro circolare nell'epidermide. Ogni femmina depone dalle 60 alle 100 uova, ma ciò che rende questo parassitoide ancora più valido è l'elevata capacità di ricerca dell'ospite, che ne consente l'impiego preventivo, e l'intensa attività di predazione da parte delle femmine (host-feeding), che causa un ulteriore mortalità nelle popolazioni di larve minatrici. L'introduzione precoce è sempre raccomandata anche se Diglyphus è in grado di ostacolare anche infestazioni già in atto. Lanci ripetuti, con minime quantità dell'ausiliare, sino ad un totale di 0,5-2 individui al mq, costituiscono il migliore modo per introdurlo negli ambienti colturali. adulto di Dglyphus isaea pupa Liriomyza 18
NECREMNUS ARTYNES parassitoide di tuta absoluta Necremnus artynes è un eulofide parassitoide di minatori fogliari nativo degli habitat mediterranei, che ha mostrato un rapido apprendimento nell'’utilizzare come ospite il lepidottero Tuta absoluta, il pericoloso minatore del pomodoro di origine sudamericana, che ha invaso negli ultimi anni il continente europeo ed il bacino del Mediterraneo. Necremnus artynes si comporta da parassitoide ectofago di larve di prima e seconda età di Tuta. La femmina esplora la superficie della foglia e quando trova una larva di Tuta, la paralizza iniettandole con l’ovipositore una tossina, quindi depone un uovo dentro la mina all’esterno del corpo della larva. La larva di Necremnus si nutre dall’esterno della tuta consumandola sino a che muta in pupa all’interno della mina dalla quale esce poi come adulto. L'adulto di Necremnus è nero con riflessi metallici ed è lungo un paio di millimetri, le antenne sono corte nella femmina mentre nel maschio sono sviluppate con una tipica ramificazione. Oltre all'’azione diretta di parassitizzazione che genera ulteriori parassitoidi all’interno della cultura, il valore di Necremnus come agente di controllo biologico è aumentato dalla pronunciata attivita di predazione da parte delle femmine (host-feeding), che causa un ulteriore forte mortalita nelle popolazioni di Tuta giungendo ad una riduzione che può superare il 70% delle larve presenti. L'utilizzo di Necremnus si integra perfettamente con l’utilizzo dei miridi predatori (Macrolophus o Nesidiocoris) che oltre a contenere gli aleurodidi sono anche grandi predatori di uova di Tuta. mina di tuta absoluta Necremnus artynes Larva di tuta con Necremnus 19
ACARI AUSILIARI Nella lotta biologica vengono impiegati acari di tutte le specie appartenenti ai generi Amblyseius e Phytoseiulus; • Amblyseius cucumeris; • Amblyseius swirskii; • Phytoseiulus persimilis; AMBLYSEIUS CUCUMERIS predatore di tripidi È un acaro fitoseide, predatore generalista, la cui attività trofica è particolarmente orientata verso varie specie di tripidi (es. Thrips tabaci, Frankliniella occidentalis). L’elevata polifagia consente un suo utilizzo di tipo preventivo, con introduzioni alla primissima presenza di tripide sulla vegetazione. Questo fitoseide garantisce un equilibrio a medio-lungo termine. Si consiglia di eseguire introduzioni precoci, meglio se frazionate in più lanci, con quantitativi che possono andare dai 20-50 fino a 200-500 individui/mq. Se ne consiglia l’impiego soprattutto in siepi e aiuole fiorite. Amblyseius cucumeris è un fitoseide predatore utilizzato per il controllo dei tripidi (Frankliniella occidentalis, Thrips tabaci ed altri) su varie colture orticole ed ornamentali. Questo predatore, con il corpo piriforme e di colore ialino, è piccolo ma molto mobile ed è in grado di utilizzare anche altre fonti di cibo, compreso il polline, che ricerca esplorando attivamente la pianta. Il suo sviluppo è molto rapido poiché un ciclo completo si compie in 1-2 settimane al massimo. Le condizioni ottimali sono date da temperature intorno ai 18-20°C ed elevata umidità relativa. Nelle situazioni più difficili, occorre adottare un programma di introduzione precoce, anche prima della presenza visibile dei tripidi puntando sulla capacità di insediamento del predatore anche in assenza di prede. I quantitativi totali di lancio possono variare nelle diverse situazioni da un minimo di 20-30 sino a 100 ed oltre per mq, introdotti in una o più soluzioni. Amblyseius cucumeris Amblyseius cucumeris che attacca un tripide 20
AMBLYSEIUS SWIRSKII predatore di aleurodidi e tripidi Amblyseius swirskii è un acaro fitoseide originario del mediterraneo orientale, e molto adatto alle condizioni climatiche calde. Si tratta di un predatore generico che si nutre di polline ma anche di diversi piccoli organismi, in particolare uova e forme giovanili di mosche bianche, e piccole larve di tripidi. Come altri fitoseidi dello stesso genere, dai quali non è possibile distinguerlo ad occhio nudo, il suo corpo è piriforme e di colore bianco ialino e può cambiare a seconda dell’alimentazione. Grazie alla sua rusticità ed alla sua versatilità alimentare, Amblyseius swirskii è in grado di insediarsi facilmente in diverse colture quali peperone, melanzana, cucurbitacee ed altre, soprattutto nelle stagioni più calde e luminose. Al contrario le sue performance decadono nei periodi invernali. Il ciclo di sviluppo è piuttosto rapido ed è nota una sua forte risposta demografica in presenza di maggiore disponibilità di polline o prede vive. Il suo utilizzo principale è quello in programmi di lotta biologica contro mosche bianche e tripidi, ove nelle condizioni di maggior rischio è consigliato in abbinamento ad altri insetti antagonisti ad azione più specifica (in particolare Orius laevigatus ed Eretmocerus). Amblyseius swirskii deve essere introdotto precocemente, per anticipare il suo sviluppo nella coltura. Le quantità utilizzate variano generalmente dai 50 ai 100 individui per mq a seconda delle condizioni. Amblyseius swirskii Amblyseius swirskii che attacca una larva Colonia di Amblyseius swirskii 21
PHYTOSEIULUS PERSIMILIS predatore di ragnetto rosso È un acaro fitoseide particolarmente vorace ed efficace; svolge però un’azione molto specifica nei confronti del solo ragnetto rosso ossia Tetranychus urticae, per cui va utilizzato esclusivamente in presenza di questo fitofago. Viene distribuito sotto forma di adulti (in un materiale disperdente) all’interno di confezioni con 2.000 individui. Può essere utilizzato in modo localizzato, spargendo il materiale disperdente direttamente sulla vegetazione o mediante contenitori (es. bicchierini di carta) appesi sulle piante. Il suo impiego è particolarmente indicato nelle rose e nelle aiuole fiorite in genere, al dosaggio variabile da 5 a 10 fino a 20-50 individui per mq a seconda dell’epoca in viene effettuato il lancio delle piante infestate. Occorre arrivare ad almeno 20-25 individui per pianta nel caso di lanci su piante isolate. Si consiglia di effettuare le introduzioni fin dalle prime comparse di ragnetto rosso, concentrando i lanci sui focolai. Laddove possibile, è bene mantenere una certa umidità attraverso irrigazioni sopra chioma: in questo modo si favorisce l’azione del predatore a scapito di quella del ragnetto rosso. Phytoseiulus persimilis è un fitoseide predatore utilizzato con successo in tutto il mondo, per la lotta biologica al ragnetto rosso (Tetranychus urticae), su varie colture orticole ed ornamentali, sia protette che in pieno campo, come fragola, peperone, melanzana, cucurbitacee e tante altre. Le femmine, con il corpo piriforme di colore arancio brillante, sono leggermente più grandi di un ragnetto rosso e molto mobili. P. persimilis è caratterizzato da una elevata capacità di ricerca ed è in grado di esplorare ampie superfici. Lo sviluppo in condizioni ottimali è anche più rapido di quello della sua preda. Molto importante è la cura nell'uniformità della distribuzione all'interno dell'appezzamento. Per il miglior risultato, è importante iniziare il programma di lancio precocemente, già alla presenza dei primi ragnetti isolati, e mantenere un buon livello di umidità relativa nell'habitat. I quantitativi totali di lancio variano da un minimo di 5-6 fino a 20-25 per mq. Phytoseiulus persimilis ragnetto rosso ragnetto rosso e fitoseide 22
NEMATODI ENTOMOPATOGENI I nematodi entomopatogeni sono piccoli organismi vermiformi (0,4 -1 mm), che vivono nel terreno a spese di larve di insetti. Le specie più importanti appartengono ai generi Steinernema ed Heterorhabditis che penetrano le loro vittime attraverso le aperture del corpo od anche attivamente attraverso l'esoscheletro. Una volta dentro l'ospite, il nematode rilascia dei microrganismi simbionti che moltiplicandosi provocano la morte dell'insetto in 24- 72 ore. Gli insetti uccisi diventano giallo-marroni, o rossastri a seconda della specie. L'attività dei microrganismi trasforma l'interno dell'insetto in un substrato ideale per la riproduzione del nematode il quale compie uno o due cicli riproduttivi, sino a produrre altre migliaia di larve infettive che abbandonano il cadavere ormai putrefatto dell'insetto, in cerca di nuovi ospiti. Le larve infettive dei nematodi si disperdono sia in orizzontale che in verticale, e sia attivamente che passivamente. La diffusione attiva richiede la presenza di un film liquido ed è limitata ad alcuni centimetri mentre quella passiva, ad opera di pioggia, vento, parti di suolo o insetti, può essere molto maggiore. La durata della sopravvivenza nel suolo in assenza di ospiti dipende anche dalla temperatura, dall'umidità, dall'azione dei nemici naturali e dal tipo di suolo. I nematodi oltre ad essere molto efficaci nel controllo di diverse importanti specie di insetti dannosi alle colture, sono del tutto innocui per le specie non target e per gli animali superiori, costituendo così un importante gruppo di agenti di controllo biologico, molto utili, versatili ed in grande sviluppo applicativo. La loro applicazione è semplice e si effettua previa dispersione in acqua, che viene poi distribuita al suolo con attrezzature convenzionali nei pressi della piante. I più noti ed impiegati nematodi entomopatogeni sono: • Heterorhabditis bacteriophora: Nematodi entomopatogeni di larve di coleotteri • Steinernema carpocapsae: Nematodi entomopatogeni di coleotteri e lepidotteri • Steinernema feltiae: Nematodi entomopatogeni di larve di ditteri Insetto attaccato da nematode entomopatogeno Nematodi entomopatogeni 23
HETERORHABDITIS BACTERIOPHORA (nematode entomopatogeno di larve di coleotteri) Heterorhabditis bacteriophora è un nematode entomopatogeno utilizzato per la lotta biologico alle larve di oziorrinco, ed altri coleotteri ed insetti terricoli, che essi penetrano attivamente portandoli a morte in 24-72 ore. Questi nematodi si muovono attivamente nel terreno in cerca delle larve ospiti. Il comportamento entomopatogeno è dato dalla simbiosi con un batterio del genere Xenorhabdus che viene trasportato all'interno dell'ospite e la cui azione rende il substrato favorevole allo sviluppo del nematode. Al termine dell'infezione migliaia di nuove larve infettive del nematode abbandonano il cadavere in cerca di nuovi ospiti. L'impiego dei nematodi entomopatogeni permette un azione rapida e duratura nel tempo. L'applicazione è estremamente facile ed assolutamente sicura per l'uomo e l'ambiente. Il preparato commerciale è costituito da larve mobili del nematode, mescolate in una pasta di argilla inerte che deve essere diluita in acqua e somministrata al terreno come un’irrigazione. I nematodi si muovono nel terreno in presenza di un velo d’acqua e penetrano nelle larve del fitofago attraverso la bocca, l’ano o le aperture stigmatiche. Una volta all’interno dell’ospite, le larve di Heterorhabditis liberano dei batteri simbionti che infettano la larva di oziorrinco determinandone la morte. La larva morta rappresenta il substrato ideale per la riproduzione del nematode, che compie 2-3 generazioni all’interno del cadavere prima di fuoriuscire come stadio infettivo alla ricerca di altre larve di oziorrinco. Per raggiungere la piena efficacia del trattamento occorre rispettare due condizioni fondamentali: la scelta del giusto momento di intervento, corrispondente alla presenza di giovani larve di oziorrinco nel suolo, e il mantenimento per le giornate successive al trattamento di un’alta umidità del terreno, in modo che le larve dei nematodi si possano agevolmente muovere in un film d’acqua alla ricerca del fitofago. Le dosi indicative di impiego sono le seguenti: Per metro quadro: 200-400.000 Per pianta: 25-40.000 Gli interventi migliori sono quelli contro le giovani larve, più sensibili ed all'inizio della loro azione fitofaga. Le temperature del substrato ideali per una maggiore efficacia sono di 18- 22°C (min.13-max 30°C). oziorrinco adulto larva colpita e sana 24
STEINERNEMA CARPOCAPSAE (nematode entomopatogeno per il controllo dei parassiti delle palme) Steinernema carpocapsae è un nematode entomopatogeno che dimostra un eccellente attività nel controllo biologico dei due nuovi parassiti delle palme: il punteruolo rosso, Rhynchophorus ferrugineus, e la Paysandisia archon. I nematodi sono tipicamente terricoli, e la loro vitalità è compromessa dalla disidratazione e dalle radiazioni solari al di fuori del suolo. L'utilizzo di un particole ceppo di Steinernema carpocapsae con un liquido applicatore a base di chitosano (polisaccaride ottenuto dalla chitina dei crostacei), consente l'efficace applicazione anche al di fuori del suolo, così i nematodi riescono ad essere attivi per alcune settimane, colpendo sia gli adulti del rincoforo, sia le larve di esso e della Paysandisia. 50 milioni di nematodi è sufficiente per trattare 2-3 palme di grandi dimensioni. Le piante devono essere trattate con un mezzo a doccia od attrezzature simili, raggiungendo il centro della corona, l'inserzione delle foglie, e gli stipiti. In caso di piante già affette, l'applicazione deve essere ripetuta almeno 2-3 volte per coprire le parti attaccate con una rapida efficacia. In caso di trattamenti preventivi su piante asintomatiche od in aree a rischio, l'applicazione può effettuarsi a maggiore cadenza, sempre però ripetendosi per l'intero corso della stagione primaverile-estiva. Punteruolo rosso Paysandia STEINERNEMA FELTIAE (nematode entomopatogeno di larve di sciaridi ed altri insetti) Steinernema feltiae è un nematode entomopatogeno utilizzato per il controllo biologico di larve di ditteri (sciaridi, phoridi, agromizidi, muscidi) e lepidotteri (nottuidi, agrotidi, cossidi, sesidi). Questo nematode attende nel terreno il passaggio delle vittime che vengono penetrate attivamente. Una volta dentro l'ospite viene rilasciato un microrganismo simbionte (genere Xenorhabdus) la cui azione determina la morte della larva in 24-72 ore. L'attività del batterio crea un substrato ideale per lo sviluppo di migliaia di nuovi nematodi che poi abbandonano il cadavere in cerca di nuovi ospiti. L'applicazione viene fatta con attrezzature convenzionali ed è del tutto sicura per l'uomo e le piante. E' particolarmente impiegato nel florovivaismo per il controllo delle larve di sciaridi nelle coltivazioni in vaso, in substrato o nei bancali. Steinernema feltiae è molto attivo a temperature di 15-20°C, mentre sotto i 10°C e sopra i 30°C perde efficacia. Le dosi di impiego vanno dai 300.000 ai 600.000/mq, oppure 25.000-100.000 per vaso o circa 10-20.000 per litro di terriccio. larva parassitizzata 25
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