LA LOTTA ALLE AVVERSITA' DELLE PIANTE CON GLI ANTAGONISTI ED ALTRI ORGANISMI UTILI - A cura di Edizione del Febbraio 2013

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LA LOTTA ALLE AVVERSITA' DELLE PIANTE CON GLI ANTAGONISTI ED ALTRI ORGANISMI UTILI - A cura di Edizione del Febbraio 2013
LA LOTTA ALLE AVVERSITA’ DELLE PIANTE
        CON GLI ANTAGONISTI
      ED ALTRI ORGANISMI UTILI

                    A cura di

            Edizione del Febbraio 2013
LA LOTTA ALLE AVVERSITA' DELLE PIANTE CON GLI ANTAGONISTI ED ALTRI ORGANISMI UTILI - A cura di Edizione del Febbraio 2013
CIVIELLE
                             Cantine della Valtènesi e della Lugana

                                          Presentazione

Civielle - Cantine della Valtènesi e della Lugana, società agricola cooperativa fondata nel 1979,
    è ubicata a Moniga del Garda, sulla sponda occidentale del Lago di Garda, in una storica
                  Cantina, al centro di una zona di antiche tradizioni vitivinicole.

Finalità della Cooperativa, che non ha scopi di lucro, è lo sviluppo della viticoltura territoriale a
 difesa dell’integrità dell’ambiente tramandato nei millenni, del reddito delle imprese agricole
                 nel cotesto di un’economia particolarmente orientata al turismo.

       L’attività si esplica nei vari segmenti della produzione, della trasformazione e nel
 confezionamento dei prodotti vitivinicoli, sia presso la sede aziendale che presso le oltre 150
   aziende vitivinicole che ne utilizzano le tecnologie nel territorio regionale e nelle regioni
                                             limitrofe.

     I viticoltori soci della cooperativa - 80 le aziende rappresentate - condividono rigorosi
       protocolli volontari di coltivazione e di raccolta delle uve, e la cooperativa opera in
ottemperanza alle norme per la certificazione di qualità UNI EN ISO 9001:2008 e la sicurezza
  alimentare UNI EN ISO 22000:2005. La cooperativa applica inoltre i metodi di produzione
  dell’agricoltura biologica secondo gli standard dell’Unione Europea e I.F.O.A.M. e N.O.P. del
Nord America. I terreni coltivati, certificati per l’agricoltura biologica, ad oggi sono oggi l’80%
                     del totale con l’obiettivo di giungere al più presto al 100%.

  Fin dal 1987 la cooperativa è accreditata dall’Amministrazione Provinciale di Brescia e dalla
        Regione Lombardia per l’attuazione di progetti di assistenza tecnica e organizza
     periodicamente importanti convegni, seminari, visite guidate, incontri tecnici, produce
 materiale come dispense, opuscoli e bollettini periodici per informare gli operatori del mondo
     vitivinicolo sulle tematiche tecniche, normative ed economiche riguardanti il settore.

In trent’anni di esperienza Civielle ha accumulato un considerevole bagaglio di conoscenze che
  si estendono anche ad una problematica di rilevante interesse collettivo come quella della
                                      sicurezza sul lavoro.

     Per questo, grazie anche al contributo dell’Unione Europea e della Direzione Generale
  Agricoltura della Regione Lombardia, ha ritenuto utile riassumere in questa pubblicazione, il
 complesso delle informazioni necessarie alle imprese vitivinicole per porre nel giusto rilievo il
                    tema della sicurezza alimentare nel settore vitivinicolo.

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LA LOTTA ALLE AVVERSITA' DELLE PIANTE CON GLI ANTAGONISTI ED ALTRI ORGANISMI UTILI - A cura di Edizione del Febbraio 2013
INDICE
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INTRODUZIONE                                    4
     METODO PROTETTIVO                          5
     METODO INOCULATIVO                         7
INSETTI AUSILIARI                               8
     ADALIA BIPUNCTATA                          9
     NEPHUS INCLUDENS                           10
     CRYPTOLAEMUS MONTROUZIERI                  10
     CHRYSOPERLA CARNEA                         11
     ANTHOCORIS NEMORALIS                       12
     ORIUS LAEVIGATUS                           12
     MACROLOPHUS PYGMAEUS                       13
     NESIDIOCORIS TENUIS                        14
     APHIDIUS COLEMANI                          15
     ENCARSIA FORMOSA                           16
     ERETMOCERUS MUNDUS                         17
     ERETMOCERUS EREMICUS                       17
     DIGLYPHUS ISAEA                            18
     NECREMNUS ARTYNES                          19
ACARI AUSILIARI                                 20
     AMBLYSEIUS CUCUMERIS                       20
     AMBLYSEIUS SWIRSKII                        21
     PHYTOSEIULUS PERSIMILIS                    22
NEMATODI ENTOMOPATOGENI                         23
     HETERORHABDITIS BACTERIOPHORA              24
     STEINERNEMA CARPOCAPSAE                    25
     STEINERNEMA FELTIAE                        25
FITOFARMACI MICROBIOLOGICI                      27
     MICETI                                     31
          TRICHODERMA HARZIANUM                 31
          CONIOTHYRIUM MINITANS                 32
          AMPELOMYCES QUISQUALIS                32
          BEAUVERIA BASSIANA                    33
          ALTRI FUNGHI UTILI                    33
     BATTERI                                    34
          BACILLUS THURINGIENSIS                34
          BACILLUS SUBTILIS                     35
          STREPTOMYCES GRISEOVIRIDIS            35
          BACILLUS AMYLOLIQUEFACIENS            36
          SPINOSAD                              37
     VIRUS                                      38
          CYDIA POMONELLA GRANULOSIS VIRUS      38

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INTRODUZIONE

Il rispetto di disciplinari di produzione sempre più restrittivi, degli accordi di fornitura con la
GDO che limitano il numero di molecole chimiche riscontrabili sugli ortaggi e che spesso
richiedono che i residui delle sostanze attive impiegate siano di molto al di sotto dei limiti di
legge (es. minore del 30%), hanno portato ad un utilizzo sempre crescente dei metodi di
difesa integrata, in cui trovano grande spazio insetti, acari ed altri organismi utili.
Occorre rimarcare comunque che l’esperienza portata avanti negli ultimi anni ha rivelato che,
molto spesso, l’uso di competitori naturali per il controllo degli infestanti si rivela più
efficace, e di conseguenza economicamente più vantaggioso, rispetto alla sola lotta chimica
(specialmente in caso di comparsa di popolazioni resistenti agli insetticidi chimici).
Di conseguenza, l’utilizzo degli agenti di controllo biologico, che oggi non è prerogativa della
sola agricoltura biologica, trova sempre maggiore spazio nelle tecniche di difesa per la
produzione integrata, la quale, per definizione, utilizza in modo integrato i mezzi disponibili
chimici, fisici, biologici, genetici ed agronomici.
Va sottolineato come le strategie di difesa vadano analizzate in modo olistico, tenendo conto
dell’importanza di tutti i componenti del sistema e di come essi interagiscano tra loro.
L’esempio più immediato è l’interazione tra impiego di insetticidi e di insetti utili: appare
evidente la necessità di impiegare agrofarmaci selettivi, in grado di colpire l’insetto bersaglio
nocendo il meno possibile all’insetto utile e senza compromettere la sua capacità di riprodursi.
Queste precauzioni vanno prese anche quando non si decide di inoculare nella coltura degli
ausiliari acquistati dall’esterno, nel caso in cui si ritiene utile rispettare e valorizzare
l’entomofauna utile autoctona.
Nella sua concezione più classica la lotta biologica consiste nella conservazione e nell’uso degli
antagonisti naturali esistenti nell’ambiente, con l’obiettivo di controllare i parassiti per
mantenerli entro limiti inferiori alle soglie di danno.
In linea di principio la protezione delle piante deve prioritariamente essere basata sulla
prevenzione che è sempre importante: la corretta gestione del sistema evita a priori che i
parassiti si manifestino o ne rende più facile il controllo qualora comunque compaiano.
Ciò equivale anche a dire che prioritariamente occorre proteggere e potenziare gli organismi
utili se presenti nel nostro ecosistema mettendoli nelle condizioni ideali per il loro sviluppo e
conservazione naturale, ad esempio lasciando ricoveri naturali, siepi, muri a secco o zone
marginali di campagna per la loro riproduzione, evitando trattamenti che possano abbatterli o
comprometterli (metodo protettivo).
Qualora gli organismi utili per qualunque motivo non si trovino in quantità sufficiente nel
nostro ecosistema occorre ricorrere a metodi inoculativi che consistono nell’introdurre
nell’agroambiente insetti utili o altri organismi utili che, inserendosi nell’ecosistema, ne
divengono forza regolatrice di controllo, in molti casi durevole nel tempo.
Sono detti insetti ausiliari quegli organismi appartenenti all'ordine degli Insecta che predano
o parassitizzano insetti o altri artropodi fitofagi e permettono di evitare o limitare l'uso degli
insetticidi. Sono utilizzati direttamente nella lotta biologica e nella lotta integrata, sia in
agricoltura convenzionale, sia in varie forme di agricoltura sostenibile come l'agricoltura
biologica e l'agricoltura integrata.
Troviamo altri organismi utili impiegati in agricoltura, oltre agli insetti, anche fra gli acari, i
nematodi, i funghi, i batteri ed i virus.

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METODO PROTETTIVO

Le siepi
Le siepi contribuiscono all’aumento della biodiversità e rappresentano, in un ambiente
antropizzato e frammentato quale è ad esempio quello urbano, ma anche quello agricolo,
importanti corridoi di spostamento per gli insetti utili, mettendo in comunicazione parchi e
giardini anche molto distanti tra loro. I vari microhabitat presenti all’interno delle siepi
costituiscono inoltre un prezioso rifugio per insetti e acari utili in qualsiasi momento dell’anno,
sia d’inverno sia durante la bella stagione. Durante lo svernamento, ad esempio, alcune
coccinelle predatrici di afidi, come ad esempio Adalia 2-punctata, scelgono le fenditure della
corteccia di vecchi alberi, mentre altre, come Coccinella 7-punctata o Propylaea 14-punctata,
preferiscono rifugiarsi nella lettiera di foglie o nel terreno non disturbato. Nel corso della
bella stagione, invece, le siepi rappresentano anche un luogo di moltiplicazione per molti
entomofagi. Tra le specie arbustive e arboree presenti nelle siepi delle nostre campagne o dei
parchi cittadini di maggiori dimensioni, pioppo bianco, prugnolo, acero campestre, evonimo,
sanguinello e nocciolo sono particolarmente ricche di predatori di afidi, quindi di fondamentale
importanza nel contenimento delle infestazioni su moltissime piante ornamentali. Tra i nemici
naturali degli afidi, le coccinelle svolgono un ruolo di primo piano. Sono specie tendenzialmente
arboricole Adalia 2-punctata e Oenopia conglobata, mentre sono più frequenti sulle piante
erbacee Hippodamia variegata e Coccinella 7 -punctata.
All’inizio della primavera le coccinelle adulte, che hanno trascorso l’inverno all’interno di siepi
e macchie di vegetazione spontanea, si spostano sulle piante coltivate od ornamentali in cerca
di prede, seguendo le infestazioni di afidi durante tutto il periodo primaverile-estivo. All’inizio
dell’autunno le coccinelle ritornano presso le siepi e non è difficile osservare gruppi di decine
di individui nascosti fra le foglie o nel punto d’inserzione dei rametti di diverse piante
arboree, tra cui olmo e pioppo bianco. Col sopraggiungere dell’inverno le coccinelle iniziano lo
svernamento vero e proprio, riparandosi sotto la corteccia degli alberi, nella lettiera, nel
terreno o sotto le pietre. Anche le larve di molte specie di Ditteri Sirfidi contribuiscono al
contenimento degli afidi, mentre gli adulti, che si nutrono principalmente di nettare, polline e
melata, favoriscono l’impollinazione di molte piante fiorite.
Le larve dei sirfidi afidifagi, di colore verde-trasparente, sono attive soprattutto di notte e
durante il giorno tendono spesso a nascondersi fra le foglie accartocciate. Questi predatori
sono quindi poco visibili e il loro effetto benefico risulta quasi sempre sottostimato. Anche gli
Imenotteri parassitoidi di afidi e psille traggono un grande vantaggio dalla presenza di siepi.
Aphidius matricariae, ad esempio, si sviluppa a spese dell’afide verde del pesco e degli afidi
presenti su prugnolo, salice, sambuco e numerose piante da fiore.

Le piante erbacee spontanee
Anche le piante erbacee spontanee, se non sono sottoposte a tagli troppo frequenti, svolgono
un ruolo importante nel contenimento di alcuni insetti dannosi al verde urbano. I loro effetti
positivi possono, in particolare, essere così riassunti.
• Fonti di prede e ospiti alternativi per predatori o parassitoidi. Molte piante erbacee
spontanee vengono infestate da afidi e altri fitomizi innocui alle piante ornamentali, agendo in
questo modo da substrato di moltiplicazione per insetti utili, in grado di svolgere in seguito la
loro azione benefica nei confronti di fitofagi dannosi. Ad esempio alcune specie, ritenute per
lo più infestanti, come l’ortica (Urtica dioica), lo stoppione (Cirsium arvense), il farinaccio

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(Chenopodium album), il romice (Rumex crispus) e il cardo dei lanaioli (Dipsacus sylvestris)
offrono cibo a un gran numero di predatori durante tutto il periodo primaverile-estivo.
Fra gli insetti utili che beneficiano delle specie erbacee, vi sono numerose categorie di insetti
predatori, quali Coccinellidi, Antocoridi, Miridi, Nabidi, Crisopidi, Sirfidi, oltre a diverse
specie di parassitoidi, quali Braconidi e Mimaridi (questi ultimi parassitoidi di cicaline).
• Fonti di polline e nettare. Per adulti di parassitoidi (Imenotteri Braconidi e Afelinidi e
Ditteri Tachinidi) o predatori, come ad esempio i Ditteri Sirfidi. Gli adulti di Coccinellidi, quali
Hippodamia variegata e Propylaea 14-punctata sono fortemente attirati dalle infiorescenze di
carota selvatica (Daucus carota), sulle quali, nei periodi di scarsità di prede, possono nutrirsi
di polline come cibo secondario. Anche gli Acari Fitoseidi, predatori di acari dannosi (es.
Tetranychus urticae), possono sopravvivere in assenza di prede, sfruttando i pollini.
• Siti di rifugio e svernamento per molti insetti utili. Molte piante, per le loro particolari
strutture vegetative o fiorali, possono fungere da veri e propri siti di svernamento oppure da
rifugi temporanei per svariate specie di insetti utili. Le coccinelle, ad esempio, possono
svernare su amaranto (Amaranthus retroflexus) e bardana (Arctium minus), mentre i capolini
spinosi del cardo dei lanaioli (Dipsacus sylvestris) possono rappresentare, a fine estate, rifugi
temporanei particolarmente apprezzati.
Negli orti e nel verde urbano può essere utile coltivare essenze che attirano insetti utili ad
esempio:
Timo: può essere usato in cucina e come pianta strategica per la lotta biologica. Tra le sue
foglie troveranno il loro habitat ideale i sirfidi.
Tarassaco: può attirare le preziosissime coccinelle.
Salvia: attira api che danno il loro contributo nella lotta biologica.
Potentilla: Le coccinelle adorano i fiori gialli di questa pianta! Basterà un solo cespuglio per
circondarvi dei graziosi insetti.
Ortica: non solo è un antiparassitario naturale, ma riesce anche ad attirare le coccinelle, uno
degli insetti più utili per la lotta biologica.
Calendula: i petali dei suoi fiori attirano i sirfidi, insetti che si nutrono di fitofagi.

La corretta gestione dei trattamenti fitosanitari
I trattamenti fitosanitari, al fine di proteggere le popolazioni di insetti ed altri organismi utili
quali gli acari fitoseidi, devono essere opportunamente ed oculatamente gestiti.
Ad esempio i trattamenti acaricidi ed insetticidi devono essere effettuati solo in caso di
reale necessità, quando cioè le soglie di danno per l’insetto o acaro bersaglio sono state
superate: trattamenti effettuati con la logica del “tanto male non fa” sono deleteri perché gli
acaricidi e gli insetticidi colpiscono anche gli organismi utili oltre agli organismi bersaglio,
determinando un abbattimento delle loro popolazioni che spesso conducono ad un aggravio
delle infestazioni, non più controllate dagli organismi utili, anziché una riduzione.
Occorre inoltre tenere conto che alcuni fitofarmaci fungicidi hanno effetti secondari negativi
sulle popolazioni di organismi utili: ad esempio lo zolfo ha un effetto acaricida che può portare
ad un deperimento delle popolazioni di acari utili con conseguente comparsa o aggravio di
acariosi nei vigneti.
Nei disciplinari di lotta integrata sono sempre indicate le soglie di danno e spesso i servizi
fitosanitari regionali effettuano monitoraggi sulle popolazioni di insetti e acari dannosi al fine
di indirizzare correttamente gli agricoltori nella scelta del momento più opportuno per i
trattamenti.

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METODO INOCULATIVO

Gli interventi di lotta biologica, qualora per qualche motivo le popolazioni di organismi utili
risultino non sufficientemente abbondanti da controllare le infestazioni di organismi dannosi,
prevedono l’introduzione di organismi ausiliari, accompagnati da osservazioni in campo che
consentano di agire in maniera tempestiva, prima che le infestazioni divengano fuori controllo.
L’obiettivo è quello di innescare nell’ambiente lo sviluppo di una consistente popolazione di
organismi ausiliari fin dalle prime comparse dell’insetto o acaro dannoso.
Questo tipo di lotta che viene più propriamente definita lotta biotecnica, s'identifica con
l'impiego diretto di organismi viventi o di prodotti da essi derivati per combattere un
organismo dannoso, anche con il ricorso a processi industriali che riproducono artificialmente
questi strumenti attraverso:
- l’impiego di predatori allevati artificialmente e lanciati,
- l’impiego di parassitoidi allevati artificialmente e lanciati,
- l’impiego di organismi entomopatogeni e antagonisti (Virus, Batteri, Funghi, Nematodi).

Organismi predatori. Sono insetti e acari che divorano le loro prede ad esempio la Coccinella
e la Crisopa che si nutrono di Afidi, i pidocchi delle piante.

Organismi parassiti. Generalmente si tratta di parassitoidi, che si differenziano dai parassiti
propriamente detti per l’evoluzione del rapporto trofico. Il parassitismo s'identifica in una
forma particolare di simbiosi in cui uno solo degli organismi trae vantaggio; il parassita infatti
sfrutta funzioni vitali dell'ospite sottraendogli risorse e, per questo, danneggiandolo, ma
senza provocarne la morte. Il parassitoide instaura con l'ospite un rapporto trofico del tutto
indipendente dalla fisiologia dell'ospite, nutrendosi indifferentemente dei suoi tessuti.
Questo rapporto ha analogie con la predazione e si esaurisce di fatto con la morte della
vittima, quasi sempre prima che questa abbia raggiunto il completo sviluppo. Sono insetti
parassitoidi quelli che depongono un uovo all’interno della larva, questo viene poi divorata
dall’interno. Per esempio l’Encarsia Formosa parassitizza le larve della Mosca Bianca.

Organismi entomopatogeni. Sono entomopatogeni quegli organismi che instaurano con
l'insetto un rapporto di parassitismo vero e proprio che si manifesta con una patologia a
carattere infettivo. L'agente eziologico della patologia è in genere un microrganismo, ma in
questa categoria vengono fatti rientrare anche i Nematodi, in quanto i meccanismi e
l'eziologia s'identificano più con il parassitismo che con il parassitoidismo. Attualmente il
campo d'impiego della lotta microbiologica si è esteso notevolmente e in commercio esistono
formulati di insetticidi e anticrittogamici biologici a base di Virus (virus della granulosi),
Batteri (selezioni genetiche del B. thuringiensis), Funghi antagonisti (specie dei generi
Beauveria, Trichoderma, Verticillium, ecc.), impiegati contro le crittogame, e entomopatogeni
(specie dei generi Beauveria, Aschersonia, Metarhizium, Verticillium, ecc.), usati contro gli
insetti, Nematodi entomopatogeni (Steinernema, Heterorhabditis) o fitopatogeni
(Phasmarhabditis hermaphrodita, ecc.) usati, questi ultimi, contro le piante infestanti.

Organismi antagonisti. Sono funghi o batteri che antagonizzano generalmente malattie
fungine (Es. Bacillus subtilis, Ampelomyces quisqualis e Bacillu amyloliquefaciens)

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INSETTI AUSILIARI

Gli insetti ausiliari più noti e diffusi, alcuni dei quali vengono descritti più diffusamente in
seguti, sono i seguenti:

Coleotteri
    • Coccinellidi, predatori allo stadio larvale e adulto:
           o Adalia bipunctata;
           o Chilocorus bipustulatus;
           o Coccinella septempunctata;Coccinella decempunctata;
           o Exochomus;
           o Rodolia cardinalis;
           o Scymnus;
           o Stethorus punctillum;
           o Nephus includens
           o Cryptolaemus montrouzieri

Neurotteri
    • Crisopidi, predatori allo stadio larvale:
           o Chrysoperla carnea;
Rincoti
    • Antocoridi, predatori in tutti gli stadi:
           o Anthocoris: specialmente Anthocoris nemoralis;
           o Orius insidiosus, Orius laevigatus; Orius majusculus e Orius niger.
Ditteri
    • Sirfidi, alcuni generi predatori allo stadio larvale:
           o Syrphus
           o Scaeva
           o Episyrphus
    • Cecidomyiidae, alcune specie predatrici allo stadio larvale:
           o Aphydoletes;

Eterotteri
    • Miridae (sottofamiglie: Deraeocorinae, Mirinae, Orthotylinae e Phylinae), specialmente:
           o Cyrtopeltis tenuis;
           o Dicyphus errans; Dicyphus hesperus; Dicyphus tamaninii;
           o Macrolophus caliginosus; Macrolophus nubilis; Macrolophus pygmaeus;
           o Nesidiocoris tenuis;

Imenotteri
   • Aphididae
           o Aphidius colemani;
   • Aphelinidae
           o Aphelinus mali;
           o Aphytis chrysomphali;Aphytis coheni;Aphytis holoxanthus;Aphytis melinus;
           o Prospaltella berlesei;
           o Encarsia formosa;Encarsia tricolor;
           o Eretmocerus mundus; Eretmocerus eremicus
   • Eulophidae:
           o Diglyphus begini; Diglyphus isaea;
           o Necremnus artynes
   • Trichogrammatidae;

Tisanotteri
              o   Aeolothrips intermedius;

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ADALIA BIPUNCTATA
predatore di afidi

Adalia bipunctata è una coccinella tipica dei nostri habitat, che si nutre attivamente delle
principali specie di afidi presenti sulle piante arboree, arbustive ed erbacee.
Lo sviluppo da uovo ad adulto passa attraverso 4 età larvali e richiede poco più di tre
settimane con temperature attorno ai 20-25 °C. La 3a e la 4a età larvale, insieme agli adulti,
sono gli stadi più voraci in grado di divorare fino a 100 afidi al giorno.
Le femmine adulte depongono le uova in piccoli gruppi nei pressi delle colonie di afidi. Le larve
neonate iniziano a nutrirsi di prede, inizialmente ricercando quelle più vicine e di più ridotte
dimensioni. Successivamente acquistano grande mobilità ed estendono la loro azione in un
raggio più ampio.
Questo predatore è impiegato soprattutto allo stadio di larva, su piante ornamentali,
frutticole ed ortaggi, con interventi localizzati nei focolai di infestazione, ed anche in
combinazione con altri ausiliari (es. parassitoidi).
Molte specie di coccinellidi sono predatori di afidi attivi soprattutto con infestazioni medio-
alte e possono raggiungere in alcuni periodi dell’anno densità elevate, tali da determinare una
drastica riduzione delle popolazioni afidiche. Nella protezione del verde cittadino conviene
puntare sulle specie che più frequentemente si ritrovano spontaneamente nella vegetazione
come Adalia 2- punctata, diffusa soprattutto su piante arboree e arbustive. I lanci di questo
predatore vanno effettuati in presenza di afidi. In commercio sono presenti larve o adulti:
questi ultimi garantiscono una maggior dispersione spontanea del predatore nel contesto
ambientale ma anche una minor efficacia nel caso di focolai localizzati.
In questo caso sono più utili le larve, che consentono applicazioni mirate e particolarmente
efficaci, in quanto le forme giovanili hanno meno possibilità di spostamento.
Le dosi vanno valutate a seconda delle situazioni; orientativamente si possono introdurre 2-3
coccinelle per ogni rametto infestato.
Come tutte le coccinelle predatrici, Adalia richiede un elevato numero di prede per
svilupparsi, per cui non è adatta per lanci preventivi in assenza di prede.

                              adulto di Adalia

                              larva di Adalia

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NEPHUS INCLUDENS
predatore di cocciniglie cotonose

Nephus includens è una piccola coccinella efficace predatrice di cocciniglie cotonose ed
appartenente alla famiglia degli Scymninae come il più noto Cryptolaemus rispetto al quale è
più piccola, essendo lunga appena un paio di millimetri allo stadio adulto.
Le larve sono rivestite dalla tipica cera bianca in fiocchi irregolari che le consente di
mimetizzarsi tra le sue prede. Nephus è una specie tipica dell’europa meridionale ed è in grado
di predare la maggioranza delle specie di cocciniglie cotonose presenti nei nostri habitat in un
range termico molto ampio che copre l’intero periodo da aprile a novembre.
Al contrario del Cryptolaemus il Nephus è attivo anche a densità molto basse così che può
essere introdotto precocemente, inoltre per le sue ridotte dimensioni può predare le
cocciniglie anche nei ripari della corteccia come ad esempio su vite. La dose va dai 5 ai 20
individui per pianta a seconda delle dimensioni, da aumentare se vi è già presenza di focolai.

                              Cocciniglia con adulto e larva di Nephus

CRYPTOLAEMUS MONTROUZIERI
predatore di cocciniglie cotonose

Cryptolaemus montrouzieri è un coccinellide predatore di numerose specie di cocciniglie
cotonose (pseuducoccidi), utilizzato da molto tempo in tutto il mondo nei programmi di difesa
integrata degli agrumi e di piante ornamentali.
L'adulto, che misura circa 6 mm, ha le elitre di colore nerastro mentre il resto del corpo si
presenta più chiaro con colorazione marrone-arancio. Le larve, anche esse attive predatrici,
sono più grandi (sino a 14-15 mm) e ricoperte di cera bianca disposta in tipici fiocchi
irregolari.
L'adulto può vivere oltre due mesi, ed una femmina in condizioni ottimali (intorno ai 25°C)
depone sino a 120 uova. Le uova sono deposte in vicinanza delle prede così che le larve possano
trovare facilmente cibo in grande quantità. In poco più di un mese si compie il ciclo da uovo ad
adulto che passa attraverso lo sviluppo di 4 stadi larvali.
Gli adulti devono essere distribuiti il più possibile vicino ai punti di infestazione delle
cocciniglie,    così     da     avere      un     rapido     contatto       con     le    prede.
La capacità di predazione è molto elevata e porta fino ad una completa eliminazione del
fitofago, per questo motivo l'applicazione è indicata anche nei focolai di infestazione.

                                 adulto di Cryptolaemus

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CHRYSOPERLA CARNEA
predatore di afidi

Si tratta di un Neurottero predatore di varie specie di afidi, assai comune in natura. La
predazione avviene solamente da parte delle larve, in quanto gli adulti si nutrono di polline,
nettare e altre sostanze zuccherine. Le larve, caratterizzate da elevata polifagia, possono
nutrirsi anche di acari, tripidi, uova di lepidotteri, metcalfa, cocciniglie, psille.
Chrysoperla carnea viene commercializzata sotto forma di larve disperse in materiale inerte.
Può essere impiegata attraverso lanci localizzati sui focolai di infestazione, tenendo conto dei
brevi spostamenti delle forme giovanili. Dal punto di vista pratico, i lanci sono consigliati solo
in situazioni particolari, facilmente controllabili e dietro supporto di un tecnico esperto.
Come dose di riferimento si possono considerare 10-20 larve/mq, curando accuratamente la
distribuzione in prossimità delle colonie di afidi.
Chrysoperla carnea è un predatore molto comune di numerose specie di afidi. L'applicazione
più frequente è rivolta al controllo di afidi come Macrosiphum spp. e Myzus spp., su colture di
peperone, fragola, melanzana, piante ornamentali ed altre.
Solo i tre stadi larvali di Chrysoperla carnea, con il caratteristico apparato boccale a forcipe,
sono attivi predatori, mentre gli adulti si nutrono di polline, nettare ed altre sostanze
zuccherine. Le femmine depongono le uova, con il tipico peduncolo, in prossimità delle colonie
di afidi. Le larve sono immediatamente in grado di nutrirsi di prede ed, oltre agli afidi, anche
altre fonti di cibo tra cui acari, uova di lepidotteri, tripidi, cocciniglie, e piccoli insetti sono
utilizzate. A circa 25°C occorrono 2-3 settimane per completare lo sviluppo da uovo ad adulto
ma Chrysoperla carnea è molto adattabile anche a condizioni ambientali sfavorevoli e con
ampie fluttuazioni termiche.
Le larve vanno distribuite in maniera accurata sulla vegetazione, anche in più riprese, curando
maggiormente le zone più infestate. Il quantitativo di riferimento è di 10-20 larve per mq;
quantitativi inferiori sono comunque efficaci per inoculare questo versatile predatore negli
ambienti colturali.

                               larva di Chrysoperla

                               adulto di Chrysoperla

                               afidi

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ANTHOCORIS NEMORALIS
predatore di spille

Anthocoris nemoralis è il più noto ed efficace fattore di controllo naturale della psilla del
pero (Cacopsylla pyri) in Europa. Si tratta di un predatore polifago che vive anche su altre
specie coltivate o spontanee oltre che sul pero.
Sverna da adulto in luoghi riparati come fessure nella corteccia, legno o foglie secche. In
primavera quando le temperature minime iniziano a superare i 10°C la femmina inizia a deporre
le uova sulla prima vegetazione verde (foglie o gemme). Le uova vengono inserite nei tessuti al
di sotto dell'epidermide. Le prime forme giovanili iniziano a svilupparsi predando piccoli
individui (uova e giovani psille). Vi sono 5 stadi giovanili prima dell'adulto per tre generazioni
annue.
Vengono portati in campo in primavera. Si tratta di un predatore molto mobile ed attivo
volatore che viene introdotto in 2-3 tempi per un totale di 1.000-2.000 individui per ettaro.
Lo scopo dei programmi di lancio è anticipare l'insediamento di una buona popolazione del
predatore nel pereto, prima di quando non occorra naturalmente e limitare così al massimo lo
sviluppo della psilla.
Anthocoris nemoralis è un attivo e rustico predatore anche di altre specie di psille che può
essere utilizzato con esito anche contro la psilla dell'eucalipto (Glycaspis brimblecombei), la
psilla dell'albizzia (Acizzia jamatonica) ed anche la psilla del bosso (Psylla buxi) e quella
dell'alloro (Trioza alacris).

                                antocoride adulto

ORIUS LAEVIGATUS
predatore di tripidi

Orius laevigatus è un antocoride predatore che viene largamente utilizzato per il controllo dei
tripidi (in particolare Frankliniella occidentalis). La sua principale applicazione di successo
riguarda le colture orticole in serra ed in pieno campo, con particolare interesse per
peperone, fragola, melanzana ed alcune ornamentali. Tutti gli stadi del predatore si nutrono
attivamente di tripidi, anche se possono utilizzare come fonte di cibo alternativo polline ed
altri fitofagi, tra cui acari, afidi ed altri piccoli insetti. L'adulto, lungo circa 3 mm e di colore
nerastro, è molto mobile e vorace. Gli stadi giovanili più chiari, sono privi di ali ma comunque
mobili ed attivi predatori. A circa 25°C, lo sviluppo da uovo ad adulto richiede un paio di
settimane. Occorre eseguire lanci ripetuti, di una o poche unità per mq, a partire dalle prime
osservazioni di tripidi od anche prima, in presenza dei fiori, in modo da anticipare il più
possibile l'insediamento del predatore nella coltura.

                                Orius laevigatus adulto
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MACROLOPHUS PYGMAEUS
predatore di aleurodidi

Macrolophus pygmaeus è un miride predatore di aleurodidi molto diffuso nel bacino del
Mediterraneo. Tutti gli stadi sono molto mobili e possono predare entrambe le specie di
mosche bianche: Trialeurodes vaporariorum e Bemisia tabaci; tutte le forme degli aleurodidi
(uova, neanidi, adulti), costituiscono una buona fonte di cibo per questo predatore.
Gli adulti hanno una colorazione verde chiara con il primo segmento dell'antenna nero, mentre
le forme giovanili sono di colore verde omogeneo e con caratteristici occhi rossi.
Il ciclo da uovo ad adulto in condizioni ideali, circa 25°C, dura anche meno di un mese, ma si
allunga abbastanza in condizioni climatiche più sfavorevoli. Durante il ciclo, si succedono 5
stadi giovanili tutti attivi predatori come gli adulti.
Macrolophus pygmaeus è in grado di sfruttare anche altre fonti di cibo come afidi, acari,
larve di agromizidi ed uova di lepidotteri, tutte di grande importanza per un buon
insediamento sulla coltura anche in assenza di mosca bianca.
Macrolophus pygmaeus deve essere introdotto precocemente, anche se la presenza di
aleurodidi è minima, in modo da anticipare il più possibile il suo sviluppo nella coltura. Per
questo scopo, lanci ripetuti con piccole quantità a partire dall'inizio della coltivazione sono i
più indicati. Le quantità totali utilizzate variano generalmente da 1 a 3 individui per mq.

                                 adulto di Macrolophus

                                 ninfa di Macrolophus

                                  aleurodidi

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NESIDIOCORIS TENUIS
predatore di aleurodidi

Nesidiocoris tenuis è un predatore molto comune nelle aree e nelle stagioni più calde, tipiche
del mediterraneo. Tutti i suoi stadi sono attivi predatori di piccoli insetti ed in particolare di
mosche bianche (Trialeurodes vaporariorum e Bemisia tabaci), delle quali uova, neanidi ed
adulti vengono predati con il tipico apparato boccale a stiletto.
Anche le uova di Tuta absoluta costituiscono una preda importante, pertanto N.tenuis riveste
un ruolo decisivo nei programmi di controllo di questo pericoloso lepidottero del pomodoro e
melanzana.
L'adulto misura circa 4 mm ed è di colore verde chiaro con macchie più scure sulle ali ed il
pronoto, mentre l'antenna mostra i primi articoli neri ed i successivi grigiastri. Le forme
giovanili sono di colore verde più omogeneo ma con arti ed antenne comunque grigiastre.
L'intero ciclo di sviluppo è molto rapido soprattutto nelle stagioni più calde quando può durare
anche solo 3 settimane.
La grande attitudine agli habitat caldi e la sua preferenza per solanacee e cucurbitacee, lo
rendono uno strumento di lotta biologica in aree e cicli, con grande presenza di aleurodidi.
Tuttavia, al contrario di specie affini, Nesidiocoris mantiene un comportamento fitofago non
trascurabile. Sia adulti che giovani possono infatti nutrirsi anche di linfa e possono provocare
sintomi quali anellature brune su steli e piccioli, cascola fiorale, sino a decolorazioni e
deformazioni dei frutti. Questa azione dannosa diventa significativa solo però in presenza di
popolazioni abbondanti ed assenza di prede, pertanto questo predatore può avere un ruolo
importante solo nelle situazioni più a rischio dove le infestazioni di mosche bianche sono gravi
e vi è quindi sempre presenza di prede. In ogni caso il suo utilizzo deve essere valutato prima
e dopo del lancio da tecnici specializzati.
Nesidiocoris tenuis va introdotto precocemente, così da anticipare il suo sviluppo nella
coltura. Le quantità utilizzate variano generalmente da 1 a 2 individui per mq.

                               Nesidiocoris tenuis

                               Nesidiocoris tenuis

                              Nesidiocoris tenuis

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APHIDIUS COLEMANI
parassitoide di afidi

Aphidius colemani (imenottero braconide) è un importante parassitoide impiegato per la lotta
biologica a diversi generi di afidi, tra cui in prevalenza Aphis e Myzus in colture orticole e
floricole.
Gli adulti misurano 2-3 mm ed hanno un corpo nerastro con le antenne lunghe tipiche dei
braconidi.
Aphidius colemani è un parassitoide solitario, che svolge il ciclo larvale all'interno del corpo
dell'afide. Le femmine, dotate di una elevata capacità di ricerca, frequentano i siti di
insediamento degli afidi ed una volta individuato l'afide depongono un uovo al suo interno.
L'afide parassitizzato non muore subito, ma viene lentamente svuotato dall'interno sino a che
si rigonfia, trasformandosi nella cosiddetta "mummia" di colore bruno-nocciola.
Il buon livello di parassitizzazione e la specificità nei confronti dell'ospite rendono l'impiego
di Aphidius molto interessante nei programmi di lotta biologica-integrata. La distribuzione
dell'insetto avviene in più lanci da 0,5-2 individui/mq in modo da ottenere da subito un buon
equilibrio tra l'afide ed il suo antagonista.
Interventi precoci con una serie di lanci anche a dosi minime, a partire dal periodo in cui se ne
prevedono le prime comparse, ostacolano lo sviluppo degli afidi anche nelle condizioni più
difficili.

                                Aphidius colemani

                              Aphidius colemani

                              mummie di afidi

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ENCARSIA FORMOSA
parassitoide di aleurodidi

Encarsia formosa è un parassitoide di aleurodidi utilizzato da decenni per il controllo della
mosca bianca (Trialeurodes vaporariorum) nelle colture orticole ed ornamentali. Anche l'altro
comune aleurodide (Bemisia spp.) viene attaccato.
Gli adulti, tutte femmine, sono di dimensioni ridottissime (alcuni decimi di mm), con il torace
scuro e l'addome giallo brillante. Esse depongono un uovo all'interno di una neanide. La larva
che nasce, sviluppa all'interno dell'aleurodide sino al termine del ciclo, quando, un nuovo adulto
esce dal pupario dell'ospite praticandovi un caratteristico foro circolare. I pupari
parassitizzati, assumono dopo circa 1-2 settimane una colorazione più scura: del tutto nera se
si tratta di T. vaporariorum e bruno-nocciola se si tratta di Bemisia spp..
Encarsia formosa è estremamente efficace nella ricerca dei suoi ospiti. Anche l'attività di
'host feeding' ha grande significato ai fini del controllo biologico, molte neanidi infatti
vengono uccise dalle femmine, al solo scopo di ricavarne nutrimento.
Poiché sotto i 15°C, così come oltre i 30°C, l'attività è ridotta, le stagioni intermedie o le
serre climatizzate costituiscono i migliori contesti di impiego. I programmi di difesa biologica
prevedono lanci ripetuti dell'insetto, a cadenza settimanale, con quantitativi di 2-4
individui/mq per ogni lancio, sino ad un totale di 15-25 individui per mq. Encarsia formosa è
fornita anche in mix con Eretmocerus

                                  adulto Encarsia

                                  pupario parassitizzato (a destra)

                                  aleurodidi adulti

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ERETMOCERUS MUNDUS
parassitoide di bemisia

Eretmocerus mundus è un imenottero parassitoide specifico delle diverse popolazioni di
Bemisia spp., utilizzato su colture orticole ed ornamentali.
E' completamente giallo con occhi verdastri e 3 piccoli ocelli rossi sul capo.
A 25-30°C una femmina adulta vive circa 10 giorni deponendo una cinquantina di uova. Alle
stesse temperature il ciclo da uovo ad adulto dura poco più di 2 settimane mentre in serre non
riscaldate durante l'inverno può superare il mese. A differenza di Encarsia formosa, l'uovo
non viene deposto all'interno del corpo dell'ospite ma esternamente, al di sotto della neanide;
la larvetta neosgusciata penetra comunque immediatamente dentro il corpo del giovane
aleurodide. Una neanide parassitizzata non assume colorazioni o modifiche appariscenti, per
cui il riconoscimento in campo non è immediato. Tuttavia si trasforma, diventa più rigonfia e
lucida mentre il colore appare leggermente più marcato. In ogni caso, dopo lo sfarfallamento
dell'adulto di Eretmocerus mundus, è il foro di uscita tipicamente circolare, che indica la
parassitizzazione avvenuta.
I programmi di lancio prevedono più introduzioni con quantitativi totali tra i 15 ed i 20
individui per mq che consentono un progressivo insediamento del parassitoide e l'efficace
contenimento dell'aleurodide.

                              Eretmocerus mundus

ERETMOCERUS EREMICUS
parassitoide di aleurodidi

Eretmocerus eremicus è un imenottero in grado di parassitizzare le neanidi di Trialeurodes
vaporariorum e Bemisia tabaci.
Rispetto ad Encarsia formosa la popolazione è composta di maschi e femmine e l’host-feeding
è meno pronunciato, ma questa specie è molto più adatta a temperature più calde ed in genere
ai periodi con più ampia escursione termica.
Le femmine adulte in condizioni ottimali a circa 25°C possono vivere sino ad una dozzina di
giorni durante i quali sino a 50 e più uova possono essere deposte. L’ovideposizione avviene al
di sotto della neanide e la larvetta penetra poi nel corpo dell’ospite sino ad ucciderlo quando
raggiunge lo stadio di pupa.
I programmi di lancio prevedono più introduzioni ripetute con quantitativi totali tra i 12 ed i
20 individui per mq o più a seconda delle situazioni, in modo da consentire un progressivo
insediamento del parassitoide ed il contenimento degli aleurodidi.

                                 adulto di Eretmocerus eremicus

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DIGLYPHUS ISAEA
parassitoide di liriomyza

Diglyphus isaea è un imenottero parassitoide tipico degli ambienti mediterranei, molto
efficiente nel controllo di minatori fogliari del genere Liriomyza spp. (ditteri, agromizidi). Per
la sua rusticità e la facilità di impiego è ampiamente utilizzato nei programmi di difesa di
pomodoro, melanzana, ortaggi, piante ornamentali ed altre colture, anche in pieno campo.
L'adulto, nero con riflessi metallici verdi, è lungo un paio di millimetri, le antenne sono corte.
Le femmine, esplorando la superficie delle foglie, ricercano le larve minatrici che, paralizzate
con un colpo di ovopositore, costituiscono poi il cibo per lo sviluppo delle larve di Diglyphus.
Queste, a maturità, costruiscono una camera pupale nella mina ed, al termine della
metamorfosi un nuovo adulto fuoriesce dalla foglia praticando un foro circolare
nell'epidermide.
Ogni femmina depone dalle 60 alle 100 uova, ma ciò che rende questo parassitoide ancora più
valido è l'elevata capacità di ricerca dell'ospite, che ne consente l'impiego preventivo, e
l'intensa attività di predazione da parte delle femmine (host-feeding), che causa un ulteriore
mortalità nelle popolazioni di larve minatrici.
L'introduzione precoce è sempre raccomandata anche se Diglyphus è in grado di ostacolare
anche infestazioni già in atto. Lanci ripetuti, con minime quantità dell'ausiliare, sino ad un
totale di 0,5-2 individui al mq, costituiscono il migliore modo per introdurlo negli ambienti
colturali.

                                  adulto di Dglyphus isaea

                                  pupa

                                  Liriomyza

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NECREMNUS ARTYNES
parassitoide di tuta absoluta

Necremnus artynes è un eulofide parassitoide di minatori fogliari nativo degli habitat
mediterranei, che ha mostrato un rapido apprendimento nell'’utilizzare come ospite il
lepidottero Tuta absoluta, il pericoloso minatore del pomodoro di origine sudamericana, che ha
invaso negli ultimi anni il continente europeo ed il bacino del Mediterraneo.
Necremnus artynes si comporta da parassitoide ectofago di larve di prima e seconda età di
Tuta. La femmina esplora la superficie della foglia e quando trova una larva di Tuta, la
paralizza iniettandole con l’ovipositore una tossina, quindi depone un uovo dentro la mina
all’esterno del corpo della larva. La larva di Necremnus si nutre dall’esterno della tuta
consumandola sino a che muta in pupa all’interno della mina dalla quale esce poi come adulto.
L'adulto di Necremnus è nero con riflessi metallici ed è lungo un paio di millimetri, le antenne
sono corte nella femmina mentre nel maschio sono sviluppate con una tipica ramificazione.
Oltre all'’azione diretta di parassitizzazione che genera ulteriori parassitoidi all’interno della
cultura, il valore di Necremnus come agente di controllo biologico è aumentato dalla
pronunciata attivita di predazione da parte delle femmine (host-feeding), che causa un
ulteriore forte mortalita nelle popolazioni di Tuta giungendo ad una riduzione che può
superare il 70% delle larve presenti.
L'utilizzo di Necremnus si integra perfettamente con l’utilizzo dei miridi predatori
(Macrolophus o Nesidiocoris) che oltre a contenere gli aleurodidi sono anche grandi predatori
di uova di Tuta.

                                  mina di tuta absoluta

                                  Necremnus artynes

                                  Larva di tuta con Necremnus

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ACARI AUSILIARI

Nella lotta biologica vengono impiegati acari di tutte le specie appartenenti ai generi
Amblyseius e Phytoseiulus;
• Amblyseius cucumeris;
• Amblyseius swirskii;
• Phytoseiulus persimilis;

AMBLYSEIUS CUCUMERIS
predatore di tripidi

È un acaro fitoseide, predatore generalista, la cui attività trofica è particolarmente orientata
verso varie specie di tripidi (es. Thrips tabaci, Frankliniella occidentalis). L’elevata polifagia
consente un suo utilizzo di tipo preventivo, con introduzioni alla primissima presenza di tripide
sulla vegetazione. Questo fitoseide garantisce un equilibrio a medio-lungo termine.
Si consiglia di eseguire introduzioni precoci, meglio se frazionate in più lanci, con quantitativi
che possono andare dai 20-50 fino a 200-500 individui/mq. Se ne consiglia l’impiego
soprattutto in siepi e aiuole fiorite.
Amblyseius cucumeris è un fitoseide predatore utilizzato per il controllo dei tripidi
(Frankliniella occidentalis, Thrips tabaci ed altri) su varie colture orticole ed ornamentali.
Questo predatore, con il corpo piriforme e di colore ialino, è piccolo ma molto mobile ed è in
grado di utilizzare anche altre fonti di cibo, compreso il polline, che ricerca esplorando
attivamente la pianta. Il suo sviluppo è molto rapido poiché un ciclo completo si compie in 1-2
settimane al massimo. Le condizioni ottimali sono date da temperature intorno ai 18-20°C ed
elevata umidità relativa.
Nelle situazioni più difficili, occorre adottare un programma di introduzione precoce, anche
prima della presenza visibile dei tripidi puntando sulla capacità di insediamento del predatore
anche in assenza di prede.
I quantitativi totali di lancio possono variare nelle diverse situazioni da un minimo di 20-30
sino a 100 ed oltre per mq, introdotti in una o più soluzioni.

                               Amblyseius cucumeris

                              Amblyseius cucumeris che attacca un tripide

                                               20
AMBLYSEIUS SWIRSKII
predatore di aleurodidi e tripidi

Amblyseius swirskii è un acaro fitoseide originario del mediterraneo orientale, e molto adatto
alle condizioni climatiche calde. Si tratta di un predatore generico che si nutre di polline ma
anche di diversi piccoli organismi, in particolare uova e forme giovanili di mosche bianche, e
piccole larve di tripidi.
Come altri fitoseidi dello stesso genere, dai quali non è possibile distinguerlo ad occhio nudo, il
suo corpo è piriforme e di colore bianco ialino e può cambiare a seconda dell’alimentazione.
Grazie alla sua rusticità ed alla sua versatilità alimentare, Amblyseius swirskii è in grado di
insediarsi facilmente in diverse colture quali peperone, melanzana, cucurbitacee ed altre,
soprattutto nelle stagioni più calde e luminose. Al contrario le sue performance decadono nei
periodi invernali.
Il ciclo di sviluppo è piuttosto rapido ed è nota una sua forte risposta demografica in
presenza di maggiore disponibilità di polline o prede vive. Il suo utilizzo principale è quello in
programmi di lotta biologica contro mosche bianche e tripidi, ove nelle condizioni di maggior
rischio è consigliato in abbinamento ad altri insetti antagonisti ad azione più specifica (in
particolare Orius laevigatus ed Eretmocerus).
Amblyseius swirskii deve essere introdotto precocemente, per anticipare il suo sviluppo nella
coltura. Le quantità utilizzate variano generalmente dai 50 ai 100 individui per mq a seconda
delle condizioni.

                               Amblyseius swirskii

                               Amblyseius swirskii che attacca una larva

                               Colonia di Amblyseius swirskii

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PHYTOSEIULUS PERSIMILIS
predatore di ragnetto rosso

È un acaro fitoseide particolarmente vorace ed efficace; svolge però un’azione molto specifica
nei confronti del solo ragnetto rosso ossia Tetranychus urticae, per cui va utilizzato
esclusivamente in presenza di questo fitofago. Viene distribuito sotto forma di adulti (in un
materiale disperdente) all’interno di confezioni con 2.000 individui. Può essere utilizzato in
modo localizzato, spargendo il materiale disperdente direttamente sulla vegetazione o
mediante contenitori (es. bicchierini di carta) appesi sulle piante. Il suo impiego è
particolarmente indicato nelle rose e nelle aiuole fiorite in genere, al dosaggio variabile da 5 a
10 fino a 20-50 individui per mq a seconda dell’epoca in viene effettuato il lancio delle piante
infestate. Occorre arrivare ad almeno 20-25 individui per pianta nel caso di lanci su piante
isolate. Si consiglia di effettuare le introduzioni fin dalle prime comparse di ragnetto rosso,
concentrando i lanci sui focolai. Laddove possibile, è bene mantenere una certa umidità
attraverso irrigazioni sopra chioma: in questo modo si favorisce l’azione del predatore a
scapito di quella del ragnetto rosso.
Phytoseiulus persimilis è un fitoseide predatore utilizzato con successo in tutto il mondo, per
la lotta biologica al ragnetto rosso (Tetranychus urticae), su varie colture orticole ed
ornamentali, sia protette che in pieno campo, come fragola, peperone, melanzana,
cucurbitacee e tante altre.
Le femmine, con il corpo piriforme di colore arancio brillante, sono leggermente più grandi di
un ragnetto rosso e molto mobili.
P. persimilis è caratterizzato da una elevata capacità di ricerca ed è in grado di esplorare
ampie superfici. Lo sviluppo in condizioni ottimali è anche più rapido di quello della sua preda.
Molto importante è la cura nell'uniformità della distribuzione all'interno dell'appezzamento.
Per il miglior risultato, è importante iniziare il programma di lancio precocemente, già alla
presenza dei primi ragnetti isolati, e mantenere un buon livello di umidità relativa nell'habitat.
I quantitativi totali di lancio variano da un minimo di 5-6 fino a 20-25 per mq.

                               Phytoseiulus persimilis

                               ragnetto rosso

                               ragnetto rosso e fitoseide

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NEMATODI ENTOMOPATOGENI

I nematodi entomopatogeni sono piccoli organismi vermiformi (0,4 -1 mm), che vivono nel
terreno a spese di larve di insetti. Le specie più importanti appartengono ai generi
Steinernema ed Heterorhabditis che penetrano le loro vittime attraverso le aperture del
corpo od anche attivamente attraverso l'esoscheletro. Una volta dentro l'ospite, il nematode
rilascia dei microrganismi simbionti che moltiplicandosi provocano la morte dell'insetto in 24-
72 ore. Gli insetti uccisi diventano giallo-marroni, o rossastri a seconda della specie. L'attività
dei microrganismi trasforma l'interno dell'insetto in un substrato ideale per la riproduzione
del nematode il quale compie uno o due cicli riproduttivi, sino a produrre altre migliaia di larve
infettive che abbandonano il cadavere ormai putrefatto dell'insetto, in cerca di nuovi ospiti.
Le larve infettive dei nematodi si disperdono sia in orizzontale che in verticale, e sia
attivamente che passivamente. La diffusione attiva richiede la presenza di un film liquido ed è
limitata ad alcuni centimetri mentre quella passiva, ad opera di pioggia, vento, parti di suolo o
insetti, può essere molto maggiore. La durata della sopravvivenza nel suolo in assenza di ospiti
dipende anche dalla temperatura, dall'umidità, dall'azione dei nemici naturali e dal tipo di
suolo.
I nematodi oltre ad essere molto efficaci nel controllo di diverse importanti specie di insetti
dannosi alle colture, sono del tutto innocui per le specie non target e per gli animali superiori,
costituendo così un importante gruppo di agenti di controllo biologico, molto utili, versatili ed
in grande sviluppo applicativo.
La loro applicazione è semplice e si effettua previa dispersione in acqua, che viene poi
distribuita al suolo con attrezzature convenzionali nei pressi della piante.
I più noti ed impiegati nematodi entomopatogeni sono:
    • Heterorhabditis bacteriophora: Nematodi entomopatogeni di larve di coleotteri
    • Steinernema carpocapsae: Nematodi entomopatogeni di coleotteri e lepidotteri
    • Steinernema feltiae: Nematodi entomopatogeni di larve di ditteri

                               Insetto attaccato da nematode entomopatogeno

                               Nematodi entomopatogeni

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HETERORHABDITIS BACTERIOPHORA
(nematode entomopatogeno di larve di coleotteri)

Heterorhabditis bacteriophora è un nematode entomopatogeno utilizzato per la lotta
biologico alle larve di oziorrinco, ed altri coleotteri ed insetti terricoli, che essi penetrano
attivamente portandoli a morte in 24-72 ore.
Questi nematodi si muovono attivamente nel terreno in cerca delle larve ospiti. Il
comportamento entomopatogeno è dato dalla simbiosi con un batterio del genere Xenorhabdus
che viene trasportato all'interno dell'ospite e la cui azione rende il substrato favorevole allo
sviluppo del nematode. Al termine dell'infezione migliaia di nuove larve infettive del nematode
abbandonano il cadavere in cerca di nuovi ospiti.
L'impiego dei nematodi entomopatogeni permette un azione rapida e duratura nel tempo.
L'applicazione è estremamente facile ed assolutamente sicura per l'uomo e l'ambiente.
Il preparato commerciale è costituito da larve mobili del nematode, mescolate in una pasta di
argilla inerte che deve essere diluita in acqua e somministrata al terreno come un’irrigazione.
I nematodi si muovono nel terreno in presenza di un velo d’acqua e penetrano nelle larve del
fitofago attraverso la bocca, l’ano o le aperture stigmatiche. Una volta all’interno dell’ospite,
le larve di Heterorhabditis liberano dei batteri simbionti che infettano la larva di oziorrinco
determinandone la morte. La larva morta rappresenta il substrato ideale per la riproduzione
del nematode, che compie 2-3 generazioni all’interno del cadavere prima di fuoriuscire come
stadio infettivo alla ricerca di altre larve di oziorrinco.
Per raggiungere la piena efficacia del trattamento occorre rispettare due condizioni
fondamentali: la scelta del giusto momento di intervento, corrispondente alla presenza di
giovani larve di oziorrinco nel suolo, e il mantenimento per le giornate successive al
trattamento di un’alta umidità del terreno, in modo che le larve dei nematodi si possano
agevolmente muovere in un film d’acqua alla ricerca del fitofago.
Le dosi indicative di impiego sono le seguenti:
Per metro quadro: 200-400.000
Per pianta: 25-40.000
Gli interventi migliori sono quelli contro le giovani larve, più sensibili ed all'inizio della loro
azione fitofaga. Le temperature del substrato ideali per una maggiore efficacia sono di 18-
22°C (min.13-max 30°C).

                              oziorrinco adulto

                              larva colpita e sana

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STEINERNEMA CARPOCAPSAE
(nematode entomopatogeno per il controllo dei parassiti delle palme)

Steinernema carpocapsae è un nematode entomopatogeno che dimostra un eccellente attività
nel controllo biologico dei due nuovi parassiti delle palme: il punteruolo rosso, Rhynchophorus
ferrugineus, e la Paysandisia archon.
I nematodi sono tipicamente terricoli, e la loro vitalità è compromessa dalla disidratazione e
dalle radiazioni solari al di fuori del suolo. L'utilizzo di un particole ceppo di Steinernema
carpocapsae con un liquido applicatore a base di chitosano (polisaccaride ottenuto dalla chitina
dei crostacei), consente l'efficace applicazione anche al di fuori del suolo, così i nematodi
riescono ad essere attivi per alcune settimane, colpendo sia gli adulti del rincoforo, sia le
larve di esso e della Paysandisia.
50 milioni di nematodi è sufficiente per trattare 2-3 palme di grandi dimensioni. Le piante
devono essere trattate con un mezzo a doccia od attrezzature simili, raggiungendo il centro
della corona, l'inserzione delle foglie, e gli stipiti.
In caso di piante già affette, l'applicazione deve essere ripetuta almeno 2-3 volte per coprire
le parti attaccate con una rapida efficacia. In caso di trattamenti preventivi su piante
asintomatiche od in aree a rischio, l'applicazione può effettuarsi a maggiore cadenza, sempre
però ripetendosi per l'intero corso della stagione primaverile-estiva.

                               Punteruolo rosso                                 Paysandia

STEINERNEMA FELTIAE
(nematode entomopatogeno di larve di sciaridi ed altri insetti)

Steinernema feltiae è un nematode entomopatogeno utilizzato per il controllo biologico di
larve di ditteri (sciaridi, phoridi, agromizidi, muscidi) e lepidotteri (nottuidi, agrotidi, cossidi,
sesidi). Questo nematode attende nel terreno il passaggio delle vittime che vengono
penetrate attivamente. Una volta dentro l'ospite viene rilasciato un microrganismo simbionte
(genere Xenorhabdus) la cui azione determina la morte della larva in 24-72 ore. L'attività del
batterio crea un substrato ideale per lo sviluppo di migliaia di nuovi nematodi che poi
abbandonano il cadavere in cerca di nuovi ospiti. L'applicazione viene fatta con attrezzature
convenzionali ed è del tutto sicura per l'uomo e le piante. E' particolarmente impiegato nel
florovivaismo per il controllo delle larve di sciaridi nelle coltivazioni in vaso, in substrato o nei
bancali. Steinernema feltiae è molto attivo a temperature di 15-20°C, mentre sotto i 10°C e
sopra i 30°C perde efficacia. Le dosi di impiego vanno dai 300.000 ai 600.000/mq, oppure
25.000-100.000 per vaso o circa 10-20.000 per litro di terriccio.

                                larva parassitizzata

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