TRA FORMAZIONE E TRASCENDENZA DEI CONFINI - Integrazione europea e stato-nazione

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TRA FORMAZIONE E TRASCENDENZA DEI
CONFINI
Integrazione europea e stato-nazione
di Stefano Bartolini

1. Introduzione

Il presente contributo si propone di fornire un quadro storico ed analitico
per l’interpretazione del processo di integrazione europea. Si tratta di una
sintesi, necessariamente condotta a grandi tratti, di un più ampio progetto di
ricerca in corso1. Questo lavoro non discute le variazioni empiricamente ri-
scontrabili tra casi nazionali, politiche e istituzioni specifiche, né si concen-
tra su singoli aspetti esemplari. Piuttosto, esso cerca di connettere l’integra-
zione europea al processo di formazione e consolidamento degli stati nazio-
nali. Quest’ultimo ha portato a pieno compimento la differenziazione terri-
toriale intra-europea a partire dalla comune eredità medievale basata sull’iden-
tità culturale cristiana, il latino come lingua e cultura erudita, il diritto pubbli-
co romano, il diritto comune germanico ed il diritto canonico ecclesiastico. Il
processo di integrazione è interpretato come una nuova fase di sviluppo carat-
terizzata da un processo non lineare di de-differenziazione territoriale. Tale
de-differenziazione genera tensioni dovute allo scollamento tra ciò che era
storicamente sovrapposto e coincidente nell’esperienza dello stato-nazione:
il mercato e le fonti di produzione normativa da un lato, i principi di identi-
tà, solidarietà e legittimità delle regole decisionali dall’altro.
       Nella prima parte l’articolo discute le origini storiche della tensione
crescente implicita nel progetto di rimuovere alcuni confini funzionali dello
stato-nazione, ridefinendoli in ambito territorialmente più allargato, lascian-
do invece al suo interno i fondamentali processi di legittimazione nazionale,
sociale e politica. Nella seconda parte, questa tensione è definita in chiave
analitica, considerando le sue conseguenze per gli attori e gli scambi politici

       1
         In questo pezzo riecheggiano temi brevemente accennati nel mio discorso d’aper-
tura al Convegno annuale della Società Italiana di Scienza Politica, Genova, settembre
2002, poi pubblicato nella sua forma integrale in Bartolini (2002).

RIVISTA ITALIANA DI SCIENZA POLITICA - Anno XXXIV, n. 2, agosto 2004
168         Stefano Bartolini

nazionali. Poiché le nuove opportunità di travalicare i confini economici e
giuridici dello stato-nazione sono distribuite in modo diseguale per gli attori e
le risorse più importanti, ne risulta una capacità declinante dello stato-nazione
di imporre ordini negoziali interni. La produzione nazionale di politiche pub-
bliche ne è condizionata in modo fondamentale. Nella sua terza sezione l’arti-
colo avanza una serie di ipotesi concernenti l’impatto indiretto di questa situa-
zione sulle forme tradizionali di strutturazione politica dello stato-nazione con
riferimento particolare alla struttura dei rapporti territoriali tra centro e peri-
feria, a quella della intermediazione degli interessi ed a quella dei cleavages
politici. Vi sostengo che l’integrazione europea ha un effetto indiretto di «ri-
strutturazione» delle forme e dei canali principali di rappresentanza politica.
Infine, la conclusione dell’articolo analizza diverse prospettive interpretative
dello stato attuale del processo integrativo e mostra la loro rilevanza in quanto
progetti politici diversi. L’attuale stato dell’Unione sembra imporre scelte che
riguardano direttamente la capacità delle élite politiche europee di mantene-
re la divisione del lavoro tra le istituzioni (europee) di problem-solving e le
basi (nazionali) di mobilitazione del sostegno.

2. L’integrazione in chiave storica: processi di de-differenzia-
   zione territoriale

In un’ampia prospettiva storica, l’integrazione europea rappresenta una se-
sta cruciale fase di sviluppo nella storia europea a partire dal sedicesimo
secolo2. Si possono, infatti, distinguere cinque principali macro-sviluppi nel-
la storia dello sviluppo degli stati nazionali in Europa. Il primo è identificato
con la formazione dello stato in senso stretto, con il suo progressivo coincide-
re di ordinamenti regolatori nelle sfere amministrativa e militare sotto la su-
premazia di un unico insieme di istituzioni territoriali gerarchicamente orga-
nizzate. Il secondo processo costitutivo è lo sviluppo del capitalismo, il quale,
nonostante la sua iniziale natura potenzialmente senza confini, è storicamen-
te incapsulato all’interno dello stato attraverso la formazione di un mercato,
di una moneta, di schemi regolativi e di diritti di proprietà nazionali. La
terza fase di sviluppo che è utile distinguere è quella della formazione della
nazione, con il suo rafforzamento dei confini culturali e la creazione di iden-
tità «civili»3, all’interno delle quali si costituiscono aree di eguaglianza e di

       2
         Il riferimento fondamentale è l’opera di Stein Rokkan. Se ne veda la sintesi in
Rokkan (1999).
       3
         Per la definizione dell’identità nazionale come codice «civile» distinto dai codici
identitari localistici e «primordiali» e da quelli universalistici e «culturali» mi rifaccio a
Eisenstadt e Giesen (1995).
Tra formazione e trascendenza dei confini         169

solidarietà. La quarta fondamentale fase di sviluppo è definita dalla demo-
cratizzazione, con la progressiva articolazione, riconoscimento e legittima-
zione dei canali istituzionali e delle organizzazioni politiche per la struttura-
zione delle rivendicazioni interne4. La quinta e finale fase di sviluppo degli
stati nazionali europei è caratterizzata dall’affermarsi dei sistemi di welfare,
con la crescita dei diritti di cittadinanza sociale all’interno di comunità na-
zionali culturalmente omogenee, che forniscono un supporto sostantivo allo
sviluppo della democrazia politica.
       La formazione dello stato e della nazione hanno creato l’involucro den-
tro il quale il capitalismo si è sviluppato ed è stato nutrito. Il sistema dei
partiti ed il welfare costituiscono processi di identificazione e legittimazione
politica che stabilizzano società caratterizzate da alti tassi di cambiamento
economico-sociale. L’opera di Rokkan ha tracciato gli stretti rapporti e le
influenze reciproche tra queste fasi di sviluppo. In sintesi estrema, la sua
«teoria» genera ipotesi su come il consolidamento territoriale degli stati, la
formazione delle nazioni e la penetrazione del capitalismo producono esiti
diversi dei processi di democratizzazione e di sviluppo del welfare5, e più in
generale esiti diversi di strutturazione politica.
       L’integrazione europea6 è qui interpretata come un sesto processo di
sviluppo del sistema europeo di stati, economie, nazioni, democrazie e wel-
fare. Tale interpretazione deve quindi legarla alle altre fasi di sviluppo dello
stato-nazione. Si sostiene sovente che la storia dello stato-nazione non è molto
rilevante quando si tratta di integrazione europea. Dato che questo processo
è «speciale», è un caso unico, ha caratteri sui generis, non molto può essere
appreso dai suoi antecedenti storici. Ritengo invece che la storia dello for-
mazione dello stato-nazione offra una serie di utili strumenti analitici per la
teoria dell’integrazione regionale. Gli elementi dello stato-nazione che man-
cano alla nuova entità europea, non erano certo «dati» come precondizioni
degli stati europei, ma furono piuttosto «costruiti» da essi. Inoltre, mi pare
indubbio che i problemi ed il destino dello sforzo di unificazione non possa-
no essere studiati e compresi senza considerare il legato storico dei suoi in-
gredienti principali: gli stati nazionali.
       La figura 1 rappresenta la relazione tra l’integrazione ed i precedenti
cinque processi di sviluppo storico. La spinta verso l’integrazione europea

      4
          Per brevità, uso qui il termine «democratizzazione» per indicare insieme la libe-
ralizzazione dei regimi e l’allargamento dei diritti di partecipazione. Dahl (1971) giusta-
mente distingue le due dimensioni. Una dettagliata ricostruzione storica dei due proces-
si nei casi europei si trova in Bartolini (2000, capitoli 5, 6 e 7).
        5
          Lo sviluppo del welfare state non rientra pienamente negli interessi di Rokkan,
ma è stato sviluppato in una prospettiva «rokkaniana» da Peter Flora. Cfr. Flora (1986).
        6
           Cui Rokkan non ha dedicato grande attenzione. I suoi modelli storici fanno
sempre riferimento al sistema degli stati. Su questo punto, cfr. Flora (2000).
170             Stefano Bartolini

risulta da due tipi di pressioni operanti nel secondo dopoguerra. La prima è
data dall’insopportabile costo delle rivalità tra gli stati in un’epoca in cui il
potere distruttivo delle tecnologie di guerra è assolutamente sproporzionato
rispetto alle rivalità stesse. La seconda è data dalla progressiva perifericità
dell’Europa nell’economia mondiale del secondo dopoguerra e la relativa
percezione dell’inadeguatezza dello stato e dei suoi confini come base di
gestione efficiente dell’economia nel contesto della competizione mondiale.
In altre parole, l’integrazione è interpretabile come una risposta all’indeboli-
mento del sistema degli stati europei come capsule militari ed alle nuove
pressioni dello sviluppo capitalistico mondiale.

            16°-18°
                      19°              20°
                      16º-18º                          19º                         20º

                                          III                      IV                 V
            I                                                Democratizzazione   Sviluppo del
                                    Formazione della
  Formazione dello                                                                 welfare
                                        nazione
       stato

           II
     Sviluppo
    capitalistico

                                                                                            VI
                                                                                   Integrazione europea

            .

FIG. 1. Sei fasi di sviluppo della storia politica europea dal sedicesimo secolo.

       I dibattiti intellettuali e politici che hanno preceduto la sua nascita –
come i piani e le proposte di Aristide Briand in Francia, di Brailsford in
Gran Bretagna, dei gruppi intorno al Manifesto di Ventotene o delle molte
altre iniziative dello stesso tipo tra la fine della Prima guerra mondiale ed il
1951-1957 – non spiegano la storia dell’integrazione europea7. Rimane es-

       7
           Documentati ampiamente da Lipgens (1982).
Tra formazione e trascendenza dei confini       171

senziale un’analisi attenta degli specifici interessi nazionali quali si compose-
ro nei vari processi negoziali fondatori, e si compongono tuttora nella loro
continua revisione. Tuttavia, un’eccessiva contrapposizione tra «interessi»
ed «idee» nella classe politica europea è altrettanto irrealistica, se non inge-
nua. Senza il clima di fallimento storico e di inadeguatezza del sistema degli
stati europei – che i sopra citati intellettuali, politici e (marginali) movimenti
di opinione vissero e testimoniarono con sensibilità particolare – era difficile
superare le profonde differenze di interessi materiali e geopolitici. Il succes-
so dei negoziati fondatori deve molto alla nuova costellazione del secondo
dopoguerra nella quale l’integrazione militare ed economica dell’Europa
occidentale era garantita su scala atlantica ad ovest e su scala sovietica ad est.
La «razionalità» degli stati che si impegnavano nella cooperazione integrati-
va nei settori del commercio e del mercato non si definisce storicamente
senza la diffusa percezione del fallimento del precedente sistema di stati eu-
ropei da una parte, e senza la rimozione delle questioni monetarie e di sicu-
rezza garantite dall’integrazione atlantica dall’altra8. Quindi, sostenere che
l’integrazione è una reazione delle élite politiche europee all’inadeguatezza
storica dello stato-nazione come capsula di competizione economica e mili-
tare non è in contraddizione con l’idea che gli esiti concreti del progetto
derivarono da negoziati condizionati dagli interessi economici di attori in
rapporti di potere asimmetrici9.
       Tuttavia, il processo integrativo, una volta iniziato, deve fare i conti e
venire alle prese con gli altri elementi dello sviluppo statale inizialmente esclusi
dal progetto: quello nazionale, democratico e di welfare. Questi processi sto-
rici hanno contribuito alla chiusura di vari tipi di confini funzionali dello
stato. Essi hanno favorito la costituzione di un sistema di lealtà e di identità
all’interno del quale si realizzano i diritti di partecipazione, la legittimità del-
le decisioni collettive e le politiche di condivisione sociale. All’interno dello
stato-nazione, grazie alla sovrapposizione e coincidenza territoriale dei suoi
diversi confini funzionali (politico-amministrativi, economici, culturali e
militari) i processi di strutturazione politica si svilupparono su tutti i fronti.
L’impegno dello stato nella nazionalizzazione delle masse e nella standardiz-
zazione ed omogeneizzazione culturale interna generava opposizioni e resi-
stenze da parte di gruppi con caratteristiche culturali distintive. Allo stesso

      8
         Questa tesi permette anche di interpretare l’iniziale partnership riluttante di
Francia e Gran Bretagna nei processi integrativi economico-militari del secondo do-
poguerra. Si tratta di due potenze «vincitrici», che conservano importanti interessi
coloniali e che condividono un record storico di precoce e solido consolidamento sta-
tale e nazionale. Per una sintetica ricostruzione delle opposizioni franco-britanniche
vedi Gilbert (2002).
       9
         Milward (1992) e Moravcsik (1998) difendono con forza questa tesi.
172          Stefano Bartolini

modo, i conflitti economici del mercato erano politicizzati e ricondotti alle
arene decisionali centralizzate. Le resistenze e le opposizioni politico-ammi-
nistrative, quando non riguardavano la definizione territoriale dello stato,
concernevano spesso la penetrazione e l’ambito delle sue competenze e delle
sue capacità estrattive e regolative. Le linee di conflitto culturali, economi-
che e politiche si sovrapposero e qualche volta si rafforzarono l’una con l’al-
tra, contribuendo in generale alla strutturazione politica del sistema, gene-
rando pressioni per l’accomodamento di interessi diversi all’interno dello
stato attraverso la loro incorporazione e rappresentanza.
      La relazione tra l’integrazione e le caratteristiche della nazione, della
democrazia e dei sistemi di sicurezza sociale è quindi problematica ed a trat-
ti contraddittoria poiché questi processi sono storicamente e strettamente
legati allo stato come territorio dai confini ben definiti ed alla sua omogenei-
tà culturale interna. I meccanismi della decisione democratica e di ridistri-
buzione di risorse materiali riposano su forti identità collettive e vincoli di
solidarietà, nonché sull’impossibilità o difficoltà fisica di sottrarre risorse
agli obblighi sociali contratti su base territoriale. Essi presuppongono quin-
di elevati costi di exit sia culturali sia materiali10. D’altra parte, il superamen-
to delle rivalità interstatali e l’ulteriore sviluppo capitalistico impongono di
trascendere i confini del vecchio sistema europeo degli stati in vista del rag-
giungimento della «scala» sufficiente a superare la loro inadeguatezza. Le
democrazie nazionali di welfare richiedono il controllo dello stato sulle ca-
pacità ridistributive, sui simboli culturali e sull’autorità politica. Mentre l’in-
tegrazione si basa su una costante attività di rimozione di vari tipi di confini
funzionali, il mantenimento e l’alimentazione delle democrazie nazionali di
welfare riposano sulla possibilità di «chiudere» le risorse economiche e cul-
turali all’interno dei processi decisionali dello stato territoriale. Per questi
motivi, il processo d’integrazione economica europea costituisce una sfida ai
sistemi culturali, ai processi decisionali ed alle politiche ridistributive nazio-
nali. La tensione che si crea tra il progetto di un mercato senza stato e le
capacità culturali, ridistributive e politiche nazionali non costituisce uno squi-
librio di crescita, né può essere vista come una semplice «divisione del lavo-
ro».

3. L’integrazione in chiave analitica: la trascendenza dei confini

In chiave analitica, l’integrazione europea è un processo di trascendenza dei
confini statal-nazionali che risulta nella de-differenziazione delle compagini

      10
           Il concetto di exit è qui usato nel senso di Hirschman (1970).
Tra formazione e trascendenza dei confini       173

politiche europee dopo cinque secoli di progressiva differenziazione a livello
dei sistemi legali ed amministrativi, delle pratiche sociali e dei codici lingui-
stico-culturali, delle transazioni economiche e degli ordinamenti di mercato
e delle istituzioni sociali e politiche. «Integrazione» indica quindi un proces-
so di crescente permeabilità e/o abbassamento dei confini funzionali esterni
dei sistemi territoriali.
       Tale definizione lascia aperto il problema della distinzione tra l’inte-
grazione e ciò che è comunemente indicato con il termine di «globalizzazio-
ne». Infatti anche quest’ultimo può essere definito in termini di «trascen-
denza dei confini», per cui, a livello analitico, non pare esservi tra i due nes-
suna differenza, se si esclude l’aspetto della mera connotazione geografica.
D’altra parte, la trascendenza dei confini è senza dubbio assai più intensa ed
istituzionalmente significativa a livello europeo che non a livello globale. La
differenza tra l’integrazione europea e la globalizzazione è più chiara in ter-
mini storici, anziché analitici. In tal caso l’argomento si applica chiaramente
solo a quelle aree, come l’Europa, dove lo sviluppo della forma specifica
dello stato-nazione ha creato una convergenza e sovrapposizione di diversi
tipi di confini funzionali: culturali, economici, politico-amministrativi e co-
ercitivi. L’integrazione regionale europea perciò può in generale essere di-
stinta dalla globalizzazione non solo per l’intensità e la più significativa cifra
istituzionale del processo di trascendenza dei confini funzionali, ma anche
per le conseguenze di quest’ultima in relazione alla specifica eredità storica
del processo europeo di costruzione coincidente di tali confini.
       La tabella 1 presenta uno schema analitico che riassume il modo in cui
i tipi di confini funzionali definiscono l’appartenenza secondo differenti cri-
teri. La tabella identifica quattro dimensioni del processo di costruzione dei
confini tra unità nelle sfere economica, culturale, politico-amministrativa e
di coercizione/estrazione. In questo testo uso il termine di «confine funzio-
nale» per tradurre il termine inglese di boundary di difficile resa in italiano.
L’aggettivo «funzionale» è aggiunto per sottolineare che in questo caso con
«confine» non si vuole indicare una frontiera fisica, ma i punti focali di deli-
mitazione di un territorio. Il processo di costruzione del mercato e la forma-
zione dei confini funzionali economici hanno il loro punto focale nell’aper-
tura delle transazioni in una data area geografica e nei necessari correlati di
diritti economici e di proprietà, possibilità di scambio e di mobilità dei fatto-
ri produttivi, moneta. I confini funzionali culturali definiscono uno spazio
d’appartenenza caratterizzato dai tratti comuni agli abitanti (lingua, religio-
ne, razza, etnia, identità nazionale, ecc.)11. I confini funzionali politico-am-

      11
        In principio, com’è noto, le identità culturali non sono necessariamente concen-
trate geograficamente. Tuttavia, qui si è soprattutto interessati a quei casi in cui una
174           Stefano Bartolini

ministrativi definiscono il territorio in termini di regimi regolativi, come i
diritti politici, i sistemi educativi, i regimi di welfare, i mercati del lavoro, le
giurisdizioni delle corti, ecc. Infine, i confini funzionali di coercizione/estra-
zione definiscono quello spazio territoriale all’interno del quale una singola
autorità centralizzata esercita il suo diritto supremo di coercizione fisica su
una certa popolazione.

TAB. 1. Tipi di confini funzionali del territorio.

                                                 Il confine è definito in termini di

                             Forza e            Transazioni di              Tratti             Rivendicazioni
                           coercizione             mercato                 culturali              politico-
                                                                                               amministrative

 Il confine è
                        formazione dello       formazione del         formazione della           sviluppo dei
 consolidato dal
                             stato            mercato nazionale           nazione              regimi regolativi
 processo di

                                              diritti di proprietà,          spazi di          diritti politici e
 Il centro focale di                            opportunità di           appartenenza           sociali, sistemi
                        agenzie centrali di
 operazionalizzazione                         scambio, mobilità        caratterizzati dai          regolativi
                          repressione ed
 del territorio è                                  dei fattori        tratti degli abitanti   dell’istruzione, dei
                            estrazione
 costituito da                                produttivi, moneta         (lingua, etnia,      mercati del lavoro,
                                                    comune              religione, ecc.)       del welfare, ecc.

      Sfortunatamente non disponiamo di nomi specifici per questi tipi di-
versi di confini funzionali. Al fine di conservare il termine «confine funzio-
nale» per il più astratto concetto di «regole e codici di chiusura» territoriale
delle relazioni sociali, siamo costretti a fastidiose ripetizioni di espressioni
quali «confine funzionale culturale», «confine funzionale coercitivo», ecc.12.
Ma l’insistenza sulla questione terminologica vuole sottolineare il fatto che è
necessario tenere questi diversi tipi di confini funzionali distinti a livello con-

qualche sorta di concentrazione territoriale della identità culturale degli individui è de-
finita e rinforzata attraverso inculcamento e familiarizzazione dalla continua interazione
con i simili.
        12
           La lingua e la cultura latina disponevano di un apparato concettuale per la defi-
nizione del concetto di confine assai più ricco della maggior parte delle lingue attuali, il
che testimonia della loro «nazionalità». Varrebbe la pena di esplorare la filologia classica
per ricostruire il significato dei diversi termini quali confinium, civitas, finis, limes e ter-
minus.
Tra formazione e trascendenza dei confini        175

cettuale. La separazione tra il concetto classico e giuridico di «frontiera» (o
di «confine») e quello di «confine funzionale» ci permette di chiarire una
distinzione fondamentale per l’analisi delle formazioni politiche. Una fron-
tiera può delimitare un territorio caratterizzato dalla coincidenza e sovrap-
posizione dei confini funzionali economico, culturale, politico-amministra-
tivo e coercitivo. Ma, in situazioni diverse, una frontiera può definire un
territorio i cui confini funzionali sono sfumati, sovrapposti a quelli di altri
territori e disgiunti l’uno dall’altro.
       Per diverse ragioni, è difficile concepire questi confini funzionali come
analiticamente distinti. In primo luogo la nostra esperienza quotidiana e la
nostra memoria storica fanno continuamente riferimento ad una situazione
di larga, se non totale, sovrapposizione di questi diversi confini funzionali. Il
moderno stato-nazione ha integrato con successo questi diversi processi di
formazione dei confini. L’idealtipo dello stato-nazione è caratterizzato da
frontiere che sono simultaneamente confini funzionali coercitivi e militari,
economici, culturali e politico-amministrativi. Attraversando la frontiera tra
due stati si passa allo stesso tempo nell’imperium di altre agenzie di coerci-
zione/estrazione, in diversi mercati economici, in una diversa comunità cul-
turale ed in un diverso insieme di regimi regolativi educativi, di welfare sta-
te, del mercato del lavoro e così via.
       Tale coincidenza territoriale tra diversi tipi di confini funzionali è, a
mio giudizio, il tratto distintivo dello stato-nazione, ciò che lo distingue da
tipi precedenti o diversi di formazione politica13, nonché il suo specifico prin-
cipio di legittimazione. Il moderno stato-nazione è basato su un criterio col-
lettivistico d’esclusione, teso a monopolizzare certi vantaggi per i membri
della compagine statale, in cui i diritti e gli obblighi dei cittadini sono netta-
mente distinti da quelli degli «stranieri» in molteplici e coincidenti aree fun-
zionali.
       La seconda ragione per cui è difficile concepire questi confini funzio-
nali come separati è che, mentre si può facilmente immaginare la loro ideal-
tipica coincidenza nello stato sovrano, unitario, autarchico e culturalmente
omogeneo, è difficile trovare casi puri di combinazioni diverse dei confini
funzionali. Le comunità primitive di cacciatori-raccoglitori avevano confini
funzionali primari di tipo culturale, nella misura in cui i vincoli comunitari
rappresentavano barriere per lo più insormontabili per gli esterni ed estra-
nei; allo stesso tempo, tali comunità non possedevano un territorio ben deli-

      13
        Uso il termine «formazione politica» nel preciso significato che Weber attribuisce
al termine politische Verbände. La traduzione inglese ed italiana di questo concetto con
«gruppo politico» mi pare inadeguata ed anche fuorviante. Vedi Weber (1922, vol. 1,
29-30).
176        Stefano Bartolini

mitato e distinto. Le gerarchie territoriali a carattere imperiale che compren-
devano diversi gruppi culturali ed includevano aree di mercato sostanzial-
mente chiuse, rappresentano un tipo di confine funzionale quasi esclusiva-
mente coercitivo/estrattivo. L’impero romano aveva una chiara percezione
di dove si trovava il suo limes, ossia il suo confine militare, e di dove finiva la
sua civitas, ossia la cittadinanza romana. Inoltre, tra limes e civitas vi erano
diversi confini intermedi, come ad esempio quelli politico-amministrativi delle
popolazioni militarmente assoggettate, le quali però erano lasciate libere di
gestire i propri affari interni secondo le loro regole e tradizioni. Puri confini
funzionali economici esistevano in quelle aree di libero commercio che, come
la Lega anseatica, comprendevano una rete di città all’interno della quale era
garantito il rispetto di alcuni diritti economici di base, al di là dei confini
culturali, militari e politico-amministrativi14.
       La terza ragione per cui è difficile vedere i diversi confini funzionali
come separati e separabili è che non disponiamo di nomi per designare le
situazioni territoriali in cui essi non coincidono né si sovrappongono. Ad
esempio, ci sono familiari situazioni in cui rivendicazioni territoriali basate
sulla forza/coercizione e su regimi politico-amministrativi non coincidono
con le identità culturali, determinando così diversi tipi di periferie cultura-
li15. È più difficile trovare un termine per quelle altre situazioni territoriali in
cui, ad esempio, i confini economici non coincidono con quelli politico-am-
ministrativi; oppure i casi in cui le identità culturali e lo spazio d’apparte-
nenza alla comunità non coincidono con i diritti economici e le transazioni
di mercato16.
       Per ogni tipo di sfera funzionale, lo sviluppo di nuove regole e codici di
chiusura può irrigidire la permeabilità dei confini funzionali. Allo stesso tem-
po, nuove tecnologie e/o diritti di trascendenza possono in effetti abbassare
o rimuovere completamente i confini funzionali esistenti. La storia offre con-

        14
           La Lega van der duedeschen hanse, che tra la metà del quattordicesimo e l’inizio
del quindicesimo secolo si trovò ad includere circa 200 città, era basata su specifici ac-
cordi economici e reciproci vantaggi commerciali tra i membri. Per quanto vi fosse una
sorta di supremazia del quarter regionale capeggiato da Lubecca, non vi fu mai una vera
e propria costituzione formale. Vi erano tuttavia regole di chiusura, che discriminavano
gli esterni attraverso il principio del boicottaggio economico dei loro porti.
        15
           Tali «periferie culturali» possono essere distinte in «esterne», «interfaccia» ed
«enclave», a seconda che i criteri culturali di definizione dell’area o del gruppo trovino
supporto al di là del confine politico-amministrativo o meno, e se esse siano circondate
o no dalla comunità culturale dominate. Per una discussione dei diversi tipi di periferia
culturale, si veda Rokkan e Urwin (1983).
        16
           Chiaramente il pensiero medioevale era più flessibile in termini di confini fun-
zionali sub-sistemici. Per una ricca ricostruzione di esempi di «non coincidenza» in sen-
so moderno, si vedano i saggi di Hintze (1962 e 1964) e Gierke (1988).
Tra formazione e trascendenza dei confini               177

tinui esempi di invenzione di meccanismi di consolidamento dei confini e di
nuove tecniche di trascendenza degli stessi. In breve, per ciascuna dimensio-
ne, culturale, economica, amministrativa o coercitiva, possibilità di trascen-
denza e costruzione di confini funzionali interagiscono tra loro. Al fine di
chiarire tale interazione, la tabella 2 riassume per ogni sottosistema le unità
di trascendenza ed i meccanismi di costruzione dei confini funzionali17. In
ogni sfera funzionale si definiscono insiemi di transazioni attraverso il confi-
ne funzionale e insiemi di misure di controllo. Le unità (potenziali) di queste
transazioni e controlli nei diversi sottosistemi sono beni e servizi, imprese,
persone fisiche, messaggi, territori e persino «ruoli».

TAB. 2. Trascendenza e costruzione dei confini funzionali.

 Sfere funzionali         Unità di trascendenza             Meccanismi di costruzione dei confini

 coercizione/       - soldati ed eserciti                - territorializzazione della difesa
 estrazione         - polizia                            - territorializzazione della protezione
                    - spie                               - controlli di frontiera
                    - movimenti clandestini              - sistema di estrazione territoriale
                    - crimine organizzato                - restrizioni di residenza
                    - tasse                              - restrizioni della mobilità
                    - secessione territoriale
 economia           - beni                               - embarghi
                    - servizi                            - tariffe
                    - turisti                            - controlli del mercato del lavoro
                    - imprese                            - controlli su credito e capitale
                    - investimenti                       - nazionalizzazione dell’economia
                    - consumatori
 cultura            - messaggi e notizie                 - proibizioni
                    - stili e idee                       - censure
                    - mode                               - riti e simboli
                    - intellettuali e scienziati         - costruzione delle identità/lealtà
                    - ideologie e ordini religiosi       - controllo agenzie di socializzazione
                    - missionari                         - nazionalizzazione della cultura
 regimi politico-   - elettori, candidati                - protezione della cittadinanza
 amministrativi     - rivendicazioni legali              - diritti sociali nazionali
                    - casi e giudici                     - credenziali professionali
                    - governi sub-nazionali              - giurisdizioni nazionali
                    - studenti                           - sistema dei titoli di istruzione
                    - clienti di welfare

       17
          Questa tabella è ripresa e adattata da Rokkan (1974, 43). Ho aggiunto la riga
corrispondente al sottosistema politico-amministrativo, che Rokkan mette insieme con
quello «forza-coercizione» ed ho inoltre aggiunto e modificato le unità di trascendenza e
i meccanismi di formazione dei confini.
178         Stefano Bartolini

      Una volta chiarito l’uso che qui è fatto del concetto di costruzione e di
trascendenza dei confini funzionali, è possibile fornire una definizione più
precisa e operativa del significato analitico dell’integrazione europea. L’inte-
grazione è un processo che presenta i seguenti caratteri chiave:
      1) L’integrazione espande considerevolmente le capacità di attori isti-
tuzionali (governi locali e regionali, giudici), di attori collettivi (gruppi di
interesse) e di attori individuali (imprese, individui) di aver accesso a risorse
esterne allo stato-nazione e perciò di sottrarsi non solo alla produzione, ma
anche in parte al consumo di un certo numero di beni pubblici nazionali18.
Le risorse esterne che divengono più accessibili sono di tre tipi: risorse rego-
lative, giurisdizionali e materiali. Ciò significa che contro gli ordini regolativi
delle gerarchie statali territoriali, i vari attori possono invocare ed appellarsi
a regole emanate da gerarchie extra-statuali e trans-nazionali. Contro la giu-
risdizione del loro stato territoriale, gli attori possono invocare quella di re-
gimi giuridici (e di corti) sovranazionali. Contro il controllo monopolistico
dello stato all’accesso alle risorse materiali, certi attori possono avere accesso
autonomo ai mercati finanziari ed alle agenzie di rating internazionali, non-
ché alla risorse distribuite dal nuovo centro sovranazionale.
      2) Di conseguenza, l’integrazione riduce considerevolmente la capaci-
tà dello stato e delle gerarchie territoriali di porre e di modulare autonoma-
mente il livello di trascendenza dei confini nelle sfere economica, culturale,
amministrativa e coercitiva. Come risultato della crescente accessibilità di
risorse esterne regolative, giurisdizionali e materiali, le politiche delle gerar-
chie territoriali tendono ad essere sempre più spesso basate sul principio
delle reazioni anticipate verso le possibilità di attori/risorse potenzialmente
mobili. Ciò vale in particolare per il campo della regolazione (definizione
delle regole del gioco) e della giurisdizione (garanzie circa il rispetto degli
impegni presi da attori sociali ovvero dei servizi e prestazioni promesse e
dovute). Vale in parte minore nel campo dell’allocazione diretta di beni, ser-
vizi e doveri e dell’arbitrato (controllo e limitazione del conflitto tra attori
qualificati). Vale, infine, poco o punto nel campo della protezione (difesa
dall’insicurezza sociale e dall’offesa altrui). Il livello di trascendenza dei con-
fini ammesso nelle diverse sfere funzionali è sempre meno il risultato di de-
cisioni politiche interne relative alla lotta tra i poteri e/o al negoziato all’in-
terno del governo territoriale. In principio, quanto maggiore è il controllo
delle transazioni attraverso i confine, tanto più estesa ed efficace risulta la

       18
           Le possibilità di exit qui discusse non sono limitate all’exit totale della secessio-
ne e dell’emigrazione di Hirschman. La peculiarità dell’europeizzazione consiste pro-
prio nel fatto che essa consente exit parziali che non richiedono necessariamente la mo-
bilità fisica o uno spostamento delle infrastrutture. Sulla mia rielaborazione del concetto
di exit e per lo sviluppo dell’idea di «exit parziale» rimando a Bartolini (1998).
Tra formazione e trascendenza dei confini     179

capacità di produzione di beni pubblici e tanto più alta è la possibilità per la
gerarchia interna di stabilizzare e legittimare la propria posizione dominan-
te. Quindi, nei contesti più aperti all’accesso esterno, la capacità, l’ambito e
l’efficacia della produzione politica di beni pubblici e della legittimità politi-
ca risultano indebolite.
       3) Il terzo carattere fondamentale è che il processo di integrazione ter-
ritoriale distribuisce in modo disuguale e diversificato le possibilità di acces-
so alle risorse extra-territoriali e quindi la possibilità di sottrarsi agli impegni
ed agli obblighi territorialmente definiti. Non tutti gli attori (istituzionali,
collettivi e individuali) sono dotati delle stesse capacità strutturali o orienta-
menti di interesse alla trascendenza dei confini. Per questo, è molto probabi-
le che all’interno dello stato si producano considerevoli ridistribuzioni del
potere economico, politico e istituzionale.
       4) Come risultato dei punti 1, 2, e 3, il processo di integrazione territo-
riale su scala europea tende a modificare la configurazione e i termini degli
«scambi politici» interni. La disponibilità degli attori a partecipare agli scambi
politici centralizzati concernenti le politiche pubbliche – sotto l’egida di un
attore governativo formalmente dotato del potere di coercizione (legislativa,
in questo caso) – dipende soprattutto dalla mancanza di alternative unilate-
rali (nello status quo o attraverso il consumo di beni pubblici alternativi). Se
esiste la possibilità di sottrarsi unilateralmente alla cooperazione, questo è
un potere negoziale fondamentale e forse la condizione stessa della negozia-
bilità. Gli attori con alternative unilaterali povere hanno debole potere ne-
goziale e devono fare concessioni ed accettare compromessi. Il processo di
costruzione dei confini funzionali definisce la disponibilità delle alternative
unilaterali. In un contesto di crescente trascendenza dei confini, gli scambi
politici si basano in misura sempre minore sulla chiusura e sul confinamento
territoriale di alcuni attori o risorse rilevanti e sono quindi sempre meno il
risultato dell’effettiva capacità di produrre conformità comportamentale da
parte della gerarchia territoriale. In questo caso, tipi differenti di risorse in-
terne (che includono voti, capacità organizzativa e di mobilitazione, investi-
menti e controllo dei capitali, autorità istituzionale, credenziali professiona-
li, capacità di implementazione) perdono la loro convertibilità centralizzata;
la probabilità che siano «scambiati» al centro del sistema territoriale sulla
base del raggiungimento di ordini o compromessi negoziati risulta così ridi-
mensionata. Alcuni attori/risorse sono in grado di sottrarsi ai costi connessi
agli scambi politici a livello nazionale uscendo, trascendendo i confini e ab-
bandonando i «giochi» domestici. Altri attori/risorse – più confinati territo-
rialmente – vedono la loro possibilità di negoziazione ridotta e svalutata dal-
l’effettiva capacità di trascendenza dei confini propria di altri attori/risorse.
180         Stefano Bartolini

4. L’integrazione europea e la strutturazione politica dello sta-
   to-nazione

Nella figura 2 rappresento il processo di formazione e consolidamento dello
stato-nazione attraverso tre triangoli fondamentali. Lo schema consente di iden-
tificare più chiaramente le potenziali implicazioni del processo d’europeizza-
zione sulla strutturazione politica dello stato-nazione. Lo schema non deve
essere letto come una sequenza temporale. Differenti stati nazionali, infatti,
hanno seguito traiettorie temporali diverse, aspetto che non è oggetto del pre-
sente contributo. In questa sede vale sottolineare che ci sono continue intera-
zioni tra i tre processi di formazione del centro, costruzione del sistema e struttu-
razione politica e all’interno di ognuno di essi. Nella sfera di costruzione del
sistema, la produzione e riproduzione dei simboli dell’identità nazionale, lo
sviluppo di istituzioni di welfare e l’istituzionalizzazione di diritti alla parteci-
pazione politica hanno rafforzato la formazione del centro dal punto di vista
culturale quanto amministrativo. Tali fattori hanno altresì legittimato regole
decisionali volte ad allargare o restringere la trascendenza dei confini per gli
attori/risorse rilevanti. In modo analogo, la costruzione di estese aree di egua-
glianza culturale, sociale e politica, ha rafforzato la fedeltà e solidarietà territo-
riale. Quest’ultima ha reso possibile la strutturazione politica democratica del-
lo stato-nazione attraverso la differenziazione interna della popolazione lungo
linee ideologiche, corporative e territoriali, senza che queste divisioni mettes-
sero in pericolo la sopravvivenza dello stato-nazione stesso.
       Complesse interazioni sono evidenti anche all’interno dei processi di forma-
zione del centro, di costruzione del sistema e di strutturazione politica. Nel proces-
so di formazione del centro la gerarchia interna poteva ampliare il raggio e il cam-
po d’azione della sua produzione monopolistica di conformità in ambiti crescenti
attraverso continui sforzi volti al controllo dei confini esterni e alla progressiva
identificazione dei gruppi di appartenenza con il gruppo territoriale. All’interno
del processo di costruzione del sistema si sviluppa un circolo auto-rinforzante tra
le identità nazionali che si vanno consolidando e i principi di partecipazione poli-
tica al processo decisionale, e tra questi due e le istituzioni di welfare deputate alla
ridistribuzione sociale. Nella sfera della strutturazione politica interna, gli esiti con-
creti costituiscono equilibri diversi tra le strutture dei cleavages (allineamenti poli-
tici, movimenti sociali e sistema dei partiti), il sistema di intermediazione degli
interessi e il sistema dei rapporti territoriali tra centro-periferia. All’interno di ogni
stato, il processo dà luogo a diverse configurazioni della rappresentanza politica
come combinazione di canali corporativi, territoriali e politico-elettorali19.

      19
          La rappresentanza elettorale è spesso definita «territoriale» poiché è incontestabil-
mente basata sul territorio. Nella rappresentanza moderna, tuttavia, la competizione eletto-
rale è volta a rappresentare la diversità politica interna di ogni singola unità territoriale.
Tra formazione e trascendenza dei confini                    181

          FORMAZIONE DEL CENTRO
          (Confini)

              Ordine gerarchico
                   interno

Costruzione delle          Costruzione dei
      exits                confini esterni

                                             COSTRUZIONE DEL SISTEMA
                                             (Lealtà e solidarietà)

                                   Identità nazionale
                                  Area di eguaglianza
                                       culturale

              Solidarietà sociale               Partecipazione politica          STRUTTURAZIONE
              Area di eguaglianza                Area di eguaglianza             POLITICA INTERNA
                    sociale                             politica                 (Strutture politiche)

                                                                     Sistema dei cleavages

                                                                  Differenziazione dei sistemi
                                                                       ideologici interni

                                             Sistema di intermediazione            Relazioni centro-periferia
                                                   degli interessi
                                                                                      Differenziazione dei
                                               Differenziazione degli                   territori interni
                                                  interessi interni

FIG. 2. I triangoli della strutturazione politica dello stato-nazione.

       In generale, i legami localistici sui quali poggiavano le rappresentanze
territoriali risultarono progressivamente disfunzionali rispetto all’effettiva strut-
turazione delle rivendicazioni. La rappresentanza territoriale era insufficiente
a soddisfare la progressiva differenziazione degli interessi che la modernizza-
zione socio-economica determinava all’interno di ogni territorio. L’effettiva
182        Stefano Bartolini

strutturazione della partecipazione sul territorio nazionale richiedeva collega-
menti tra i contesti locali basati su altri tipi di affinità rispetto a quelle di natura
puramente territoriale. Tuttavia, all’interno dei sistemi più decentralizzati, le
relazioni centro-periferia si erano istituzionalizzate in forme di federalismo
che in qualche modo limitavano l’organizzazione centralizzata di strutture di
intermediazione degli interessi e le strutture dei cleavages. In certi casi le strut-
ture di intermediazione degli interessi acquisivano un ruolo e un’importanza
maggiore rispetto a quelli nei quali le strutture dei cleavages e gli schieramenti
ideologico-elettorali rappresentavano il modello di strutturazione prevalente.
      Il processo di democratizzazione del diciannovesimo secolo e lo svi-
luppo di opposizioni politiche interne hanno contribuito alla differenziazio-
ne interna di formazioni politiche consolidate dal punto di vista territoriale.
In altre parole, un certo livello di consolidamento territoriale del centro e di
costruzione del sistema risultano prerequisiti essenziali per la strutturazione
interna di alternative politiche. L’istituzionalizzazione della partecipazione
politica interna, a sua volta, si fonda su decrescenti opportunità di trascen-
denza dei confini determinata dal consolidamento dello stato-nazione mo-
derno e burocratico. Quest’ultimo, infatti, rivendicava il controllo non solo
sui confini coercitivi, ma anche su quelli economici, culturali e politico-am-
ministrativi. La centralizzazione dei processi politico-amministrativi, econo-
mici e culturali significava che i conflitti potevano essere espressi e risolti
solamente seguendo la medesima logica: attraverso la centralizzazione delle
domande e delle divisioni politiche.
      Sia che consideriamo l’integrazione europea dal punto di vista storico,
come fase evolutiva – come abbiamo fatto nella prima sezione – o dal punto
di vista analitico, come un insieme di conseguenze logiche – discusse nella
seconda sezione – è probabile che la tensione intrinseca tra transazioni so-
cio-economiche aperte e de-confinate e principi e pratiche proprie della le-
gittimazione culturale e politica nazionale, ancora confinate territorialmen-
te, domini il futuro di tale processo.
      Il processo istituzionale di integrazione europea incide più chiaramen-
te e direttamente sul primo triangolo, quello della formazione del centro. La
creazione di un nuovo centro inter- e sovra-nazionale, con i suoi obiettivi
«costituzionalizzati»20 di abbattimento dei confini economici nazionali, toc-

      20
         Non utilizzo il termine «costituzionalizzati» nel senso soffice per cui ormai ogni
trattato è chiamato la «costituzione» dell’Europa. Mi riferisco invece a quelle decisioni
della Corte di giustizia europea che hanno trasformato il trattato della Comunità euro-
pea da un insieme di norme orizzontali vincolanti gli stati contraenti in un regime giuri-
dico integrato verticalmente che conferisce diritti ed obblighi a tutte le personalità giu-
ridiche sul territorio della Comunità. Il passaggio dall’iniziale dimensione orizzontale a
quella verticale indica la trasformazione di molti aspetti della Comunità europea (non
Tra formazione e trascendenza dei confini         183

ca le autorità politiche nazionali nella direzione indicata dai quattro punti
presentati nella seconda sezione di questo lavoro. In larga misura tale risul-
tato era previsto e auspicato sin dall’inizio del processo; esso rappresentava
il progetto centrale dell’integrazione.
       Tuttavia, allo stesso tempo, l’integrazione europea ha effetti sulla sfera
della costruzione del sistema dello stato-nazione. Questo impatto è più evi-
dente nella sfera dell’uguaglianza sociale e delle istituzioni preposte alla ridi-
stribuzione sociale. Da una parte vi è l’assoggettamento di alcuni servizi pub-
blici e beni collettivi alla logica del mercato (regole della concorrenza, anti-
trust, controllo degli aiuti statali, ecc.) attraverso la loro ridefinizione come
servizi, merci oppure come barriere alle fondamentali libertà di movimento
difese dalla Commissione e dalla Corte21. Ma più in generale, le crescenti
opportunità di trascendenza dei confini nella sfera delle transazioni e dei
diritti economici riducono considerevolmente la possibilità per le autorità
politiche nazionali di trasferire sui consumatori di un dato territorio il costo
della regolazione politica del mercato entro quel dato territorio. Lo scarso
controllo dei confini e delle risorse racchiuse nel territorio può avere come
effetto l’abbassamento del livello di produzione politica di beni comuni nel-
l’ambito della cittadinanza sociale.
       Per quanto concerne la sfera culturale, i fenomeni di deconfinamento
sono meno evidenti. I legami culturali, come il sentimento di fedeltà che un
individuo prova nei confronti del gruppo al quale appartiene, sono normal-
mente elementi che aumentano i costi delle opportunità di trascendenza. Si
potrebbe addirittura configurare l’ipotesi che sia proprio l’enorme comples-
sità della infrastruttura culturale europea ciò che ha finora limitato i feno-
meni di trascendenza dei confini impliciti nelle attuali possibilità22. In ef-
fetti, alcuni studiosi lamentano addirittura che le identità nazionali si dimo-
strano troppo rigide e sostengono iniziative favorevoli agli sforzi di costru-
zione del sistema a livello europeo: la creazione, in pratica, di un certo livello
o di una sfera di identità europea. Esiste, tuttavia, un altro aspetto da tenere
in considerazione riguardo all’impatto del processo di integrazione nella sfe-
ra dell’identità culturale. Talvolta le solidarietà culturali sono più forti a un
livello sub-nazionale che a quello nazionale, e possono esistere, o essere esi-
stite, attraverso i confini nazionali. Nelle condizioni sopra menzionate di
declino dei costi di trascendenza dei confini economici e amministrativi, tali

dell’Unione) da un’organizzazione inter-governativa regolata dal diritto internazionale
ad un sistema di aggiudicazione fondato sul principio della gerarchia delle fonti. Su
questa trasformazione vedi Weiler (1991) e Slaughter et al. (1998).
      21
         Per la migliore analisi dell’effetto sui welfare nazionali si veda Ferrera (2003).
      22
         Questa ipotesi meriterebbe ben altro approfondimento di quello effettuabile in
questa sede.
184         Stefano Bartolini

tradizioni di identificazione sub-nazionale o trans-nazionale possono rivita-
lizzarsi, rafforzarsi e ri-mobilitarsi.
       Infine, il processo di integrazione influisce indirettamente anche sul-
la sfera dell’uguaglianza politica e dei diritti di partecipazione politica con-
solidatisi a livello nazionale. La «democrazia nazionale» risulta in parte
ridimensionata dal rafforzamento degli esecutivi rispetto agli organi rap-
presentativi nazionali23; dalla debolissima responsabilità politica delle isti-
tuzioni europee; dalla considerevole riduzione di fatto della possibilità di
formulare scelte politiche «nazionali» nell’ambito di numerosi e crescenti
campi. Tuttavia i processi nazionali di legittimazione democratica sono
condizionati dall’integrazione in un senso più importante e pervasivo. Il
processo integrativo ridistribuisce le risorse e le possibilità di partecipazio-
ne e di influenza politica, producendo nuove forme di disuguaglianza poli-
tica attraverso il rafforzamento o l’indebolimento di differenti tipi di atto-
ri. Esso, infine, modifica i meccanismi e gli accessi nazionali alla rappre-
sentanza politica.
       Quest’ultimo punto merita qualche approfondimento. In termini ana-
litici l’impatto dell’integrazione sulla rappresentanza politica a livello na-
zionale può essere considerato da tre differenti prospettive. La prima ri-
guarda l’equilibrio tra le tre forme principali di rappresentanza politica:
territoriale, degli interessi ed elettorale; la seconda prospettiva fa riferi-
mento alla struttura24 di ogni sottosistema di rappresentanza; la terza, infi-
ne, concerne i problemi delle organizzazioni individuali prevalenti in ogni
sottosistema.
       Data la potenziale incompatibilità delle forme di rappresentanza terri-
toriale, di interessi ed elettorale in assenza di un fattore unificante di armo-
nizzazione25, è probabile che le modalità dell’integrazione europea produca-
no cambiamenti degli equilibri nazionali che favoriscono uno di questi cana-
li avendo, di conseguenza, effetti sugli altri. Le tesi secondo cui l’integrazio-
ne europea favorisce i gruppi di interesse a svantaggio dei partiti politici, o
quelle che colgono la rilevanza crescente di una nuova politica territoriale
all’interno dell’UE, evidenziano tali cambiamenti di equilibrio.

       23
          Su questo punto si veda Chiti (1993), che conia il termine di «comunitarizzazio-
ne» degli esecutivi.
       24
          Utilizzo il termine struttura non per identificare oggetti o istituzioni fisiche, ma
la proprietà delle relazioni tra le parti in un sistema o sottosistema. Si veda Easton (1990,
14).
       25
          Con il termine incompatibilità intendo che nessun sistema politico può struttu-
rarsi solo nei termini territoriali centro-periferia, o solamente in termini di rappresen-
tanza corporativa degli interessi, o solo nei termini plebiscitari di maggioranze elettorali.
Nella sua forma pura, nessuno di tali principi di rappresentanza è accettabile. Nei casi
reali avviene una differente combinazione dei tre principi.
Tra formazione e trascendenza dei confini   185

       La struttura di ogni canale della rappresentanza – cioè il modello na-
zionale predominante di interazione sistemica tra l’insieme stabile di attori
chiave – può essere influenzata dalla incompatibilità e contraddittorietà tra
il singolo modello europeo di interazione e la varietà dei modelli nazionali.
Le politiche territoriali europee e gli incentivi istituzionali alla rappresentan-
za dei territori sub-nazionali favoriscono le spinte al decentramento ed alla
distintività territoriale e modificano in parte il modello prevalente delle rela-
zioni centro-periferia negli stati nazionali, che varia dalla unitarietà accen-
trata alla forte istituzionalizzazione delle autonomie territoriali. Il tipo di
intermediazione degli interessi a livello europeo è prevalentemente «plurali-
sta» ed ha un impatto differenziato sui diversi modelli nazionali secondo le
loro caratteristiche più o meno «neo-corporative», «statiste» o, appunto, «plu-
raliste». Infine, le divisioni programmatico-ideologiche e gli allineamenti
politici trovano un ostacolo nelle dinamiche dell’Unione Europea, siano esse
quelle intergovernative del Consiglio, quelle tecno-burocratiche e sovrana-
zionali della Commissione (o della Corte di giustizia), o quelle di ricerca
unitaria di aumento delle prerogative tipiche del Parlamento europeo. Tali
dinamiche contribuiscono alla riduzione della competizione tra i partiti na-
zionali sul disegno costituzionale dell’Unione, sulle sue finalità e sulle politi-
che di sua diretta competenza, spingendo, piuttosto, verso forme di «demo-
crazia collusiva» (Bartolini 1996). Le istituzioni e le pratiche dell’Unione
Europea aprono o chiudono i canali a disposizione degli attori nazionali per
influenzare le politiche, spostano l’equilibrio del potere politico interno e
ridistribuiscono il controllo sulle iniziative legate alle varie politiche. Avanzo
l’ipotesi generale che in tal modo il processo integrativo influenza le intera-
zioni sistemiche tra l’insieme stabile di attori chiave nei tre canali della rap-
presentanza, rendendo le relazioni centro-periferia (e in generale i rapporti
territoriali interni) più competitivi, rendendo le relazioni tra gruppi di inte-
resse più pluralistiche e le relazioni tra organizzazioni politiche più collusive.
       La terza prospettiva chiama in causa i cambiamenti che riguardano gli
attori individuali e le specifiche organizzazioni che operano in ogni sottosi-
stema. Questo tipo di questioni attengono soprattutto al modo in cui diversi
territori o tipi di governo locale sono influenzati dalle nuove strutture di
opportunità; al modo come le singole organizzazioni politiche o di interesse
affrontano le tensioni legate alla differenziazione degli interessi generate dal-
l’integrazione; al modo ed al grado in cui tali organizzazioni riescono a man-
tenere la loro coesione ed unità interna.
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