La gestione degli ungulati in Toscana nel periodo 2016-2019: il Cinghiale

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La gestione degli ungulati in Toscana nel periodo 2016-2019: il Cinghiale
La gestione degli ungulati in Toscana nel
periodo 2016-2019: il Cinghiale
written by Rivista di Agraria.org | 2 ottobre 2020
di Paolo Banti, Vito Mazzarone, Luca Mattioli, Marco Ferretti

                                               Cinghiale femmina e piccoli

Premessa
La Legge Regionale 10/2016 (comunemente conosciuta come “Legge obiettivo”) ha portato un sensibile
cambiamento nell’impostazione tradizionale della gestione degli Ungulati in Toscana. Questa norma ha avuto lo
scopo di ridurre, nel giro di tre anni, i conflitti generati tra gli Ungulati selvatici, gli habitat che li ospitano, e alcune
attività antropiche, prima fra tutte l’agricoltura. E’ bene ricordare le condizioni iniziali (nel 2015) e le problematiche
sulle quali la legge cercava di incidere, che possono essere così riassunte:

           in Toscana, dai dati ricavabili dai censimenti effettuati nelle sole aree cacciabili (quindi sottostimando le
           consistenze relative alle aree protette) si deduceva che la densità degli Ungulati selvatici era circa 4,5
           volte superiore a quella media italiana (1);
           gli importi liquidati agli agricoltori, sulla base dei danni periziati da professionisti abilitati, assommavano
           ad oltre 2 milioni di euro/anno. A questo si doveva aggiungere che il malessere dei coltivatori, tra cui
           rientrano anche coloro che non svolgendo l’attività come imprenditori agricoli principali non vengono
           indennizzati, non è valutabile solo nel danno economico risarcito;
           gli sforzi economici attuati per la prevenzione dei danni all’agricoltura produttiva, che è concentrata nel
           30% del territorio regionale, assommavano ad oltre 500 mila euro/anno, escludendo i costi relativi alla
           messa in opera degli impianti di recinzione da parte dei cacciatori volontari. Come effetto negativo della
           prevenzione si è avuta una estesa frammentazione di habitat e una modifica del “paesaggio
           toscano”dovuta alle recinzioni in alcuni casi alte oltrfe due metri , senza peraltro ottenere, in molti casi,
           la soluzione del problema;
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ogni anno in Toscana avvenivano 690 incidenti stradali in cui erano coinvolti Ungulati (media
           2012-2015 dei sinistri denunciati), con conseguenti danni materiali, a persone ferite e, in certi casi,
           decessi;
           il controllo degli Ungulati (ai sensi dell’art. 19 della L. 157/92) era divenuto negli ultimi anni da
           intervento straordinario, una pratica ordinaria e generalizzata, con l’attivazione, come media annuale
           degli ultimi anni, di oltre 9.000 autorizzazioni e l’esecuzione di oltre 40.000 uscite di prelievo. Il numero
           di capi prelevati in regime di controllo rappresentava una parte considerevole dell’abbattuto: oltre il
           10% dei prelievi complessivi per la specie Cinghiale;
           il mancato trasferimento dei corpi di Polizia provinciale alla Regione, a seguito della Legge “Delrio”,
           metteva a rischio il normale svolgimento delle attività di controllo faunistico, da sempre coordinate da
           tali soggetti;
           la diminuzione del numero di cacciatori, evidente in Toscana come nella maggioranza delle regioni
           italiane, annunciava una progressiva futura riduzione della pressione di prelievo venatorio sulle
           popolazioni di Ungulati, con conseguente impossibilità a realizzare i prelievi programmati, a regole
           invariate di caccia e controllo.

Che fare in questa situazione nella quale la tradizionale prassi gestionale si mostrava inadeguata a risolvere i
problemi sopra esposti? Quali cambiamenti adottare in un quadro nel quale gli Ungulati aumentavano e le risorse
economiche ed umane (cacciatori, ma anche operatori pubblici) diminuivano? Quali nuovi assetti organizzativi
adottare, considerando le mutazioni conseguenti alla riforma delle Province ed alla nuova “centralizzazione” delle
competenze in capo alla Regione? Le risposte che la Legge Ungulati della Regione Toscana proponeva sono state
relativamente semplici, in accordo con le buone pratiche di gestione faunistica contenute nelle Linee Guida Ispra
(2) (3) (4) ed attuabili nel rispetto del quadro normativo nazionale che regola la materia. Eccone una sintesi.

1) Effettiva differenziazione gestionale fra aree vocate e aree non vocate (problematiche).

La Legge indicava le modalità per definire le “aree non vocate” (equivalenti a quelle “problematiche” delle Linee
Guida ISPRA, caratterizzate da colture agricole e/o aree antropizzate) in cui la gestione deve tendere ad una forte
riduzione delle consistenze e, di conseguenza, le “aree vocate” (per lo più boscate e/o cespugliate) nelle quali la
gestione rimane di tipo conservativo. La divisione del territorio (giunta a termine solo per il cinghiale) è stata
effettuata attraverso l’analisi, differenziata per ciascuna specie, dell’impatto attuale (danni) e potenziale (presenza
di colture di pregio, presenza di aree fortemente urbanizzate). Nel processo di individuazione dei confini delle aree,
si è partiti da quelle già esistenti nei rispettivi Piani Faunistico-Venatori provinciali, tuttora vigenti. Da notare che
in Toscana, risulta attualmente non vocato al Cinghiale quasi il 50% del territorio agro-forestale, e per il Capriolo, è
considerato “non vocato” l’11,7% costituito dalle zone di vivaio e di maggiore attività viti-vinicola (aree di
produzione del Chianti, del Brunello e del Nobile di Montepulciano). Per il Cervo, rimane certamente vocato il
territorio compreso nelle attuali aree ACATER appenniniche, mentre non lo è quello occupato dalle nuove
popolazioni originatesi da fughe di animali allevati (p.e. Chianti, aree livornesi e pisane, ecc.). Per Daino e Muflone
la Regione, di norma, si attiene alle indicazioni ISPRA, che per tali specie “para-autoctone”, prevedono la graduale
eradicazione della maggioranza delle popolazioni esistenti.

Nelle aree non vocate la gestione non conservativa è stata effettuata per buona parte               dell’anno, in periodi
differenziati per specie, unicamente attraverso il prelievo selettivo (ed in girata/forma singola per il Cinghiale nei
mesi ottobre-dicembre), attuato da cacciatori regolarmente abilitati ed iscritti alle singole unità di gestione. Il
prelievo è stato comunque programmato sulla base di specifici piani, ripartiti per classi di sesso ed età, applicati a
scalare e sui quali è richiesto sempre il parere dell’ISPRA. Il prelievo in queste aree sui cervidi si è potuto spingere
fino al 100% del censito, più l’incremento atteso. La legge si proponeva di ridurre il conflitto Ungulati/agricoltura
nelle aree con forte vocazione agricola e conseguente scarsa tollerabilità per queste specie attraverso un
incremento della pressione di caccia, in termini sia di entità dei prelievi, ma soprattutto di prolungamento dei
tempi della caccia di selezione. Tutto questo adottando la strategia coniata da Cromsigt (5) con il termine “hunting
for fear” ovvero indurre nel selvatico un comportamento di paura nel frequentare zone dove sperimenta una
maggiore predazione umana. Poco o nulla la legge cambiava nelle restanti aree classificate come vocate agli
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Ungulati nei rispettivi piani faunistici venatori, ove la gestione mantiene l’obiettivo della conservazione delle
popolazioni sui livelli di densità ottimale di cui all’art. 10 della L. 157/92, introducendo il prelievo selettivo a scalare
sui Cervidi e coordinando a livello di Comprensorio i piani sul Cinghiale.

2) Sostituire progressivamente, nelle aree non vocate, gli interventi di “controllo” (attuati ai sensi
dell’art. 19 delle L. 157/92) con il prelievo venatorio selettivo. Una delle più importanti novità della legge è
stata quella di aver promosso nelle aree non vocate l’aumento dei tempi di prelievo della caccia di selezione, in
attuazione dell’articolo 11-quaterdecies della L. 248/2005. Il prelievo selettivo, infatti, esercitando un limitato
impatto sulle specie non target, può essere attuato in periodi più estesi di quelli previsti dall’art. 18 della L.
157/92, in modo da ridurre il ricorso ad abbattimenti “in controllo”. Rappresenta difatti l’unica modalità di caccia
sugli Ungulati che può essere permessa anche in periodi critici sia per le colture agricole che per il ciclo biologico di
altre specie. La possibilità di ricorrere ad interventi di “controllo” nelle aree e tempi di divieto di caccia, è stata
comunque prevista con piani specifici, anch’essi soggetti al parere ISPRA tornando all’originaria funzione di
intervento “straordinario” previsto dal Legislatore. I piani di controllo, rispetto al prelievo selettivo, necessitano di
una prassi complessa (richiesta di intervento a causa del danno, messa in atto di metodi ecologici, atto
autorizzativo singolo, coordinamento della Polizia Provinciale) e spesso sono soggetti a ricorsi al TAR.

3) Programmare la gestione delle popolazioni di Ungulati in ambiti adeguati (Comprensori) Rispetto al
passato, la Legge introduceva il concetto di gestione Comprensoriale (tipo quello ormai da anni utilizzato per
l’ACATER), ovvero attuata in maniera coordinata, sin dalle fasi di monitoraggio annuale, su unità di popolazione,
mediante il coordinamento dei diversi attori (distretti di caccia, istituti privati e pubblici, aree protette) presenti nel
Comprensorio. La finalità è stata quella di superare la passata frammentazione delle competenze tra istituti ed
ATC nella realizzazione dei censimenti e piani di prelievo, oltre che di spingere le aree protette ad assolvere ai
compiti di monitoraggio, destinando la quota parte del piano di prelievo relativo alle aree limitrofe cacciabili. Le
oltre 800 Unità di Gestione (UdG) che compongono i Comprensori sono state codificate attraverso una portale web
(Toscaccia) dove i tecnici faunistici hanno inserito i dati di censimento e di prelievo, oltre che su un portale
cartografico ad accesso libero, Geoscopio (6).

4) Valorizzare la carne dei capi abbattuti. Nella Legge, forse per la prima volta in una legge regionale
riguardante l’attività faunistico-venatoria, veniva trattato questo argomento. La gestione della carne dei capi
abbattuti rappresenta un argomento strategico della gestione della risorsa rappresentata dagli Ungulati selvatici.
La diminuzione delle popolazioni ungulate, specialmente nelle aree non vocate, si favorisce con la creazione di
percorsi di gestione dei capi prelevati che diano soddisfazione anche economica agli operatori coinvolti (cacciatori,
agricoltori, aziende di lavorazione della carne, ristoratori, distributori) e ai consumatori finali. Ciò, nella logica di
trasformare effettivamente il “problema Ungulati” attraverso il razionale sfruttamento venatorio, in gestione di
una “risorsa naturale rinnovabile” costituita dalle carni degli Ungulati cacciabili. Oltre all’aspetto della
valorizzazione economica delle carni, la Legge promuoveva la sicurezza alimentare connessa con il consumo delle
carni prevista in ambito comunitario. Si prevedevano infatti obblighi per gli ATC relativi alla costituzione ed
attivazione dei Centri di Sosta (CdS) a disposizione dei cacciatori di Ungulati, la compartecipazione alle spese di
formazione dei cacciatori in materia di igiene e sanità, nonché la stipula di convenzioni con i Centri di Lavorazione
(CdL). Tali misure andavano a colmare una grave lacuna che portava al consumo delle carni senza le necessarie
garanzie igienico-sanitarie.

La 10/2016 legge ha avuto una durata triennale, decadendo nel febbraio 2019. Ovviamente i suoi effetti, anche
grazie alla modifica dei regolamenti regionali nel 2017 (7), hanno avuto ricadute su tutto l’anno solare 2019. Dal
2020 è iniziata una nuova fase, con nuove scelte politico/gestionali che si sono discostate in parte da quanto
previsto dalla Legge Obiettivo. Di seguito i dati relativi al triennio di vigenza della norma, in particolare per quanto
riguarda la specie cinghiale.
La gestione degli ungulati in Toscana nel periodo 2016-2019: il Cinghiale
Il Cinghiale
Il cinghiale è la specie che causa la maggioranza dei problemi relativi ai danni agricoli ed ai sinistri stradali in
Toscana. Relativamente a questa specie sono state incrementate le possibilità di prelievo soprattutto nelle aree
agricole incluse entro le aree non vocate alla specie. In esse difatti è stata permessa la caccia di selezione in tutto
l’arco annuale e una fondamentale concorrenza positiva fra i vari cacciatori, in modo che non vi siano intenzioni
conservative in zone dove non è tollerabile la presenza di questo ungulato. Tale metodologia gestionale è andata a
sommarsi con le altre forme di prelievo preesistenti: caccia in girata, in forma singola e controllo attuato ai sensi
dell’art. 37 della L.R. 3/94 (art. 19 L. 157/92). Ai fini della gestione complessiva della specie, l’insieme dei prelievi
effettuati con tali modalità nelle aree non vocate, è andato pertanto a sommarsi con il prelievo “ordinario”
effettuato (per tre mesi) dalle squadre di caccia nelle aree vocate nel periodo ottobre gennaio. Pertanto, le
modalità di abbattimento poste in campo sulla specie si riassumono nello schema seguente:

           caccia di selezione, effettuata nelle aree non vocate (ATC e Istituti faunistici privati) nel periodo
           gennaio- dicembre (salvo interruzioni in talune aree limitrofe a quelle vocate, durante il periodo di
           caccia in braccata eventualmente disposte dagli ATC);
           caccia in girata e in forma singola (attuato nelle aree non vocate nel periodo ottobre-dicembre) nei
           territori cacciabili (gestione ATC e Istituti faunistici privati);
           caccia in braccata (esercitata nelle aree vocate per tre mesi consecutivi, scelti dagli ATC nel periodo
           ottobre-gennaio);
           controllo faunistico (ai sensi dell’art. 37 della L.R. 3/94 edell’art. 19 della L. 157/92), attuato con il
           coordinamento delle Polizie Provinciali.

Da notare che il prelievo selettivo in area vocata, ancora non attivato in quanto non richiesto dagli ATC, è una
possibilità prevista dalla Regione Toscana all’interno del D.P.G.R. 48/R/2017 all’art. 73, Regolamento di attuazione
della legge regionale 12 gennaio 1994, n. 3 (Recepimento della legge 11 febbraio 1992, n. 157 “Norme per la
protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio) e della legge regionale 9 febbraio 2016, n.
10 (Legge obiettivo per la gestione degli ungulati in Toscana. Modifiche alla l.r. 3/1994).

Figura n° 1: Aree vocate vigenti per il cinghiale
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Risultati di prelievo selettivo
La caccia di selezione al cinghiale rappresenta uno degli aspetti di maggiore novità introdotti dalla legge 10/2016. I
prelievi sono iniziati nel 2016 in modo disomogeneo nei diversi ATC regionali. Queste le date di partenza ufficiali
del prelievo per ilprimo anno, il 2016:

– per l’ATC Firenze (ad esclusione della porzione di Prato) dal 15 giugno 2016;

– per l’ATC Lucca dal 7 luglio 2016;

– per l’ATC Massa dal 11 luglio 2016;

– per l’ATC Siena dal 15 luglio 2016;
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– per l’ATC Pistoia dal 22 luglio 2016;

– per l’ATC Pisa dal 28 luglio 2016;

– per l’ATC Livorno dal 11 agosto 2016;

– per l’ATC Arezzo dal 15 agosto 2016;

– per l’ATC Grosseto dal 17 settembre 2016.

Durante i periodi previsti per la caccia al cinghiale in braccata (ottobre-gennaio) gli ATC hanno avuto facoltà (ai
sensi delle rispettive deliberazioni di approvazione del calendario venatorio annuale) di poter sospendere la caccia
di selezione nel territorio non vocato a caccia programmata di propria competenza, o in porzioni di esso. In alcuni
casi (ATC di Livorno e Grosseto) la caccia di selezione è stata riservata completamente o nelle aree limitrofe a
quelle vocate, ai soli componenti delle squadre di caccia anche negli altri periodi, in difformità con quanto previsto
dalla legge regionale.

Rispetto all’epoca di inizio della caccia di selezione al cinghiale gli abbattimenti complessivi per provincia a partire
dal giugno 2016 sono riassunti nella figura successiva , cumulando i dati fino al 2019

  Figura n° 2: Cinghiali abbattuti in selezione per mese e provincia – dati giugno 2016/dicembre 2019

 Il trend di prelievo negli anni è apprezzabile dalla figura successiva. Da notare che nel 2015 già alcune province
(Pistoia e Siena) avevano iniziato ad attuare questa tecnica venatoria.

                     Figura n° 3: Cinghiali abbattuti in selezione per anno (2015-2019)
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Nel triennio 2016-2019 sono stati abbattuti quasi 26.000 cinghiali. Il numero appare inferiore a quanto fatto di
norma con la tecnica della braccata sul territorio regionale, ma bisogna sottolineare che questi capi sono stati tolti
nelle aree agricole, più a rischio di danni. Anche sulla tempistica, come vedremo più avanti, ci sono delle
importanti differenze. Le differenze fra i vari territori sono apprezzabili nella figura seguente.

      Figura n° 4: Cinghiali abbattuti in selezione per provincia – dati giugno 2016/dicembre 2019

E’ possibile notare un apporto assai diverso in capi abbattuti dato da ciascuna provincia: nel periodo di
applicazione della legge il maggior contributo al prelievo in selezione è venuto da Firenze, Siena e Arezzo.

L’andamento degli abbattimenti selettivi per mese è meglio evidenziato nella figura successiva, anch’essa relativa
a tutto il periodo di applicazione della caccia di selezione sulla specie in Toscana. Da essa emerge che la maggior
parte del prelievo si concentra nei mesi di aprile-settembre.

  Figura n° 5: Cinghiali abbattuti in selezione per provincia e per mese – dati giugno 2016/dicembre
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2019

Relativamente alla struttura del prelievo la prevalenza dei maschi adulti è stata una costante durante i tre anni
esaminati.

                  Figura n° 6: struttura dei Cinghiali abbattuti- dati cumulati 2016/2019

Come evidenziato bene dalla figura, il prelievo selettivo ha maggiore impatto quando le altre forme di caccia sono
chiude e, soprattutto, nel periodo di maggiore danno alle coltivazioni.

Anche gli interventi di controllo ai sensi dell’art. 19 L. 157/92, prima svolti in netta maggioranza in braccata nei
mesi autunnali e invernali, si sono col tempo meglio distribuiti durante l’anno.
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Figura n° 7: Cinghiali abbattuti in controllo art. 19 L. 157/92 per provincia e per mese – dati giugno
                                          2016/dicembre 2019

Nella figure successiva, si può anche vedere anche l’interazione sicuramente positiva in un’ottica di gestione
generale del territorio (aree aperte alla caccia ed aree a divieto) fra prelievo selettivo e controllo, che assicurano
un prelievo ben commisurato durante le fasi più critiche per l’agricoltura nell’anno solare.

 Figura n° 8: Cinghiali abbattuti in selezione ed in controllo art. 19 L. 157/92 per mese – dati giugno
                                               2016/dicembre 2019

Nonostante i tentativi di porre ostacolo all’attuazione del prelievo selettivo, in generale si è assistito ad un grande
interesse per la caccia di selezione al cinghiale. In tre anni sono stati abilitati quasi 15.000 selettori alla specie
cinghiale in Toscana, tramite prove di esame presso le dieci Sedi Territoriali Regionali.
Questa maggiore pressione nelle aree non vocate, oltre ad aver determinato un impatto sulla specie grazie ai
tempi e ai luoghi di prelievo, ha avuto come effetto indiretto l’instaurarsi di un meccanismo virtuoso, non presente
in precedenza, che ha portato ad una maggiore pressione e prelievo anche nelle (confinanti) aree vocate, da parte
delle squadre. Nella figura successiva i risultati del prelievo in area vocata, con i classico metodo della braccata.

                        Figura n° 9: Cinghiali abbattuti in braccata – dati 1999/2019
La gestione degli ungulati in Toscana nel periodo 2016-2019: il Cinghiale
E’ innegabile che nel 2016, anno di approvazione della Legge 10, si è avuto il maggior numero di abbattimenti
degli ultimi venti anni.

Rispetto alle altre specie ungulate, la stima numerica del cinghiale appare molto complicata e di diffciile attuazione
su larga scala. In questo caso ci vengono in aiuto le statistiche venatorie o “hunting bags” (8).

Dai dati in nostro possesso, riassunti nella tabella seguente, essendoci una diminuzione generalizzata dei carnieri
nelle varie forme di caccia e controllo, si può dire che vi è stata una diminuzione della popolazione presente.
Ovviamente non abbiamo la pretesa che essa sia stata dovuto in modo esclusivo alle scelte gestionali fatte nel
2016, ma sicuramente, anche in presenza di altri fattori (cambiamento climatici, diminuzione risorse trofiche,
predatori), ha dato un contributo determinante a questo trend.

                              Tabella n° 1: Cinghiali abbattuti dal 2015 al 2019

Danni alle coltivazioni e sinistri stradali
Il prelievo del cinghiale nelle aree non vocate si inserisce tra le attività poste in essere per limitare alcune delle
situazioni di maggior disagio alle attività antropiche dovute alla presenza della specie. Come mostrato in
precedenza negli ultimi anni si assiste ad una diminuzione dei prelievi nelle aree vocate e di quelli effettuati in
controllo. Senza esprimere certezze sulla diretta correlazione tra gli abbattimenti effettuati e trend di alcuni dei
danni provocati dalla specie si riportano di seguito, a titolo informativo i dati sinora raccolti sulle variazioni
accertate dei danni all’agricoltura (danni periziati da tecnici abilitati e successivamente liquidati).

               Tabella n° 2: danni all’agricoltura da Ungulati in Toscana (in euro, liquidati)
I risultati riportati nella tabella sono resi ancora più evidenti dalle figure seguenti, dove si può notare come nel
biennio 2018-2019 i danni siano diminuiti in maniera consistente. Si puoò inoltre analizzare come i danni da
ungulato sono oltre il 90% dei danni totali da fauna e che il cinghiale è sicuramente l’ungulato che provoca più
danni all’agricoltura

                       Figura n° 10: Danni da fauna selvatica all’agricoltura (euro)

 Figura n° 11: variazioni dei danni all’agricoltura causati da Ungulati e da fauna selvatica in Toscana
                                                 (in euro)
Figura n° 12: ripartizione dei danni da Ungulati all’agricoltura tra le diverse specie (euro)

Si riporta altresì di seguito il trend dei sinistri stradali in cui sono coinvolti gli Ungulati (con evidenziati quelli in cui
è coinvolto il cinghiale). Si specifica a riguardo che sono riportati i sinistri denunciati alla regione/province, in
relazione a richieste di indennizzo ad oggi presentate.

   Figura n° 13: variazione delle richieste di indennizzo per danni in cui sono coinvolti Ungulati, per
                                                  specie

Commercializzazione della carne
Attualmente risultano attive in Toscana 17 strutture di Centri di Sosta (CdS) di cui 14 gestite da ATC, 1 da un Ente
Parco e 2 da privati. Sono concentrati nelle Provincie di Pistoia, Pisa e Siena. Come Centri di Lavorazione
attualmente risultano in Toscana 12 strutture e sono gestiti da privati/cooperative. Sono distribuite su 7 provincie.

           Figura n° 14: conferimento degli ungulati abbattuti in caccia e controllo in Toscana

I dati aggiornati per il 2019 sono i seguenti.

                        Tabella n° 3: Totale carcasse commercializzate Toscana 2019

Per il cinghiale siamo ancora al di sotto del 10% fra i capi conferiti e i capi abbattuti (sommando le varie forme di
prelievo e controllo). Questo è dovuto sia problemi logistico/strutturali, sia alla tipologia di abbattimento (gli
animali abbattuti in braccata non sempre sono adatti alla commercializzazione).
In attesa dell’evoluzione del quadro normativo nazionale (le Linee Guida Nazionali, più volte annunciate,
dovrebbero uscire nei prossimi mesi) a livello regionale e territoriale esistono gli strumenti normativi per un
coordinamento ed integrazione delle attività faunistiche e sanitarie per rendere operativa la filiera della
selvaggina. Non e’ necessario derogare alle norme sanitarie, ma è necessario semplificare passando da un’eterna
fase progettuale a una fase operativa, mettendo in conto errori e polemiche. È importante trovare la sintesi tra
soddisfazione e tutela del consumatore, passando per il soddisfacimento delle legittime aspettative del mercato da
un lato e il riconoscimento del ruolo del mondo venatorio dall’altro. È quindi necessaria una gestione adattativa
capace di capire i cambiamenti dello scenario futuro in tempi rapidi, adottando azioni correttive e innovative.

Sitografia
(1) Apollonio M. – L’evoluzione della distribuzione e consistenza degli ungulati in Europa. I Georgofili
Quaderni 2017-II

http://www.georgofili.net/File/Get?c=70e8a277-cd17-49f5-b720-bd52dee3778c

(2) ISPRA – Linee guida per la gestione degli Ungulati. Cervidi e Bovidi
http://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/manuali-e-linee-guida/linee-guida-per-la-gestione-degli-ungulati.-cer
vidi-e-bovidi

(3) ISPRA – Impatto degli Ungulati sulle colture agricole e forestali: proposta per linee guida nazionali

http://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/manuali-e-linee-guida/impatto-degli-ungulati-sulle-colture-agricole-e

(4) ISPRA – Linee guida per la gestione del cinghiale

https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/manuali-e-linee-guida/linee-guida-per-la-gestione-del-cinghiale

(5) Cromsigt JPGM, Kuijper DPJ, Adam M, Beschta RL, Churski M, Eycott A, et al. – Hunting for fear:
Innovating management of human-wildlife conflicts. J Appl Ecol. 2013; 50(3):544–9.

https://besjournals.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/1365-2664.12076

(6) Regione Toscana – Geoscopio: portale Piano faunistico-venatorio

http://www502.regione.toscana.it/geoscopio/cacciapesca.html

(7) Regione Toscana – Regolamento di attuazione della legge regionale 12 gennaio 1994, n. 3 D.P.G.R.
48/R/2017 – Testo unico regionale dei regolamenti in materia faunistico-venatoria

http://www.regione.toscana.it/documents/10180/14766749/TU+dpgr+48-R-2017.pdf/43ee7132-b696-4386-b206-3
956e944b498

(8) ENETWILD – Guidance on estimation of wild boar population abundance and density: methods,
challenges, possibilities

https://efsa.onlinelibrary.wiley.com/doi/pdf/10.2903/sp.efsa.2018.EN-1449

Un ringraziamento ai colleghi delle Sedi Territoriali Regionali, ai componenti del Gruppo di Lavoro (GdL) Ungulati,
agli ATC, agli istituti faunistici privati e a tutti i tecnici che collaborano per la compilazione del portale Toscaccia. Si
ringraziano le Polizie Provinciali e la Polizia della Città Metropolitana di Firenze per i dati sul controllo art. 37 L.R.
3/94. . I dati presenti nel paragrafo “Commercializzazione della carne” sono stati gentilmente forniti dal dott.
Alessio Capecci – Prevenzione collettiva – Regione Toscana.
Paolo Banti, Vito Mazzarone, Luca Mattioli, Marco Ferretti

Direzione Agricoltura e Sviluppo Rurale

Settore Attività Faunistico Venatoria, Pesca Dilettantistica, Pesca in Mare – Regione Toscana

Contatti: marco.ferretti@regione.toscana.it – 055/4386059
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