La Collaborazione Uomo-Robot nella Fabbrica del futuro: nuove metodologie ed applicazioni - A&T
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Premio Innovazione 4.0 -Tematica Interazione uomo-robot., A&T 2017, Torino. La Collaborazione Uomo–Robot nella Fabbrica del futuro: nuove metodologie ed applicazioni Alessandro Zanellaa, Giorgio Pasquettaza, Fabio Torbazzib, Gian Paolo Geriob a Centro Ricerche FIAT SCpA, WCM Research and Innovation, Orbassano (TO) - Italy; b Comau S.p.A, Robotics and Automation Products, Grugliasco (TO) - Italy Riassunto breve max 700 caratteri (ITA and ENG) Le attuali postazioni di produzione sono concepite con criteri tradizionali; i nuovi robot collaborativi cambiano i criteri di progettazione di postazioni e applicazioni. Si è studiata una metodologia per identificare le postazioni in cui l’uso dei criteri di collaborazione uomo-robot è vantaggioso verso molteplici Parametri Chiave. Durante l’applicazione di tale metodologia sono definiti ricorsivamente dettagli sempre maggiori fino a un concept design della cella. L’analisi, in cui è stato usato il robot Comau AURA, ha portato alla selezione e al concept design di varie postazioni. Si presentano la metodologia ed il robot AURA. Current production workcells are designed on a traditional approach; nevertheless new collaborative robots modify design criteria both of the application and the workcell. A methodology was studied to identify workcells in which Human Robot Collaboration’s criteria can furnish advantages considering various Key Parameters. During the application of such a methodology the application is detailed more and more recursively toward a simplified concept design. The analysis, in which the new Robot AURA from COMAU was used, brought to the selection and concept design of various workcells. The methodology and the AURA robot are introduced. Versione più estesa dell’abstract (max 8.000 caratteri, spazi inclusi, e max 4 figure/tabelle: La Collaborazione Uomo Robot (HRC: Human Robot Collaboration) prospetta un importante impatto sulle future modalità di produzione. Questo grazie a diversi fattori tra cui la possibilità di: - integrare la forza, precisione e ripetibilità del robot con le doti cognitive (flessibilità, capacità d’improvvisazione e di problem-solving) e fisiche (destrezza e manipolazione) dell’operatore umano; - ridurre l’impatto ergonomico sull’operatore tramite l’utilizzo del robot per i lavori più pesanti - migliorare la qualità sfruttando la ripetibilità del robot - migliorare la produttività assegnando al robot le operazioni prive di valore aggiunto (ad esempio il trasporto) - abilitare gli operatori a ridotte capacità lavorative, e così via. Però si deve considerare che sia le normative di riferimento che le tecnologie sono recenti. Lo standard tecnico di riferimento (ISO 10218-2:2011) è del 2011, ma esso stesso indica che “informazioni addizionali e linee guida sulle operazioni con robot collaborativi saranno contenuti nella ISO/TS 15066”. La specifica tecnica ISO/TS 15066 è stata pubblicata ad inizio 2016 e definisce i modi collaborativi permessi con i relativi limiti di forza e velocità permessi al robot laddove applicabili. A seguito della pubblicazione di tali norme la commercializzazione dei primi robot collaborativi è iniziata nel 2011 a partire da robot per bassi carichi (UR5, UR10, Kuka LWR IIWA…) fino ai più nuovi e più forti Fanuc CR-35iA e COMAU Aura che è ad oggi il robot collaborativo col più alto playload.
A oggi il quadro normativo è completo e i robot disponibili per ogni carico utile. Molte applicazioni sono continuamente lanciate e il mercato dei robot collaborativi è in crescita continua. Ciononostante la conoscenza della tecnologia e dei relativi standard di sicurezza non è ancora diffusa e si tende spesso a pensare alla progettazione delle postazioni nei termini tradizionali di automazione. Il Centro Ricerche FIAT e COMAU hanno lavorato allo sviluppo di strumenti per l’analisi e integrazione delle applicazioni collaborative e allo sviluppo di nuovi robot collaborativi in sinergia con diversi progetti europei tra i quali il progetto ROBO- PARTNER. La metodologia sviluppata ha lo scopo di individuare oggettivamente le applicazioni in cui l’utilizzo della HRC è più fattibile e vantaggioso. La struttura della metodologia è suddivisa in due fasi principali: A-analisi delle celle che potrebbero trarre vantaggio dal HRC B-analisi delle celle in cui la HRC si applica meglio e con maggiori benefici. Nella prima fase sono raccolti dati descrittivi che sono quindi pesati secondo dei criteri di punteggio prestabiliti. La raccolta dati è basata su parametri di performance delle postazioni normalmente monitorati e può essere svolta senza la specifica conoscenza sulle applicazioni HRC. Le tipologie di parametri sono scelte in modo da rispondere a due domande: a) quale caratteristica dell’applicazione può trarre vantaggio dal HRC b) quale può inficiare l’applicazione della funzionalità HRC. I parametri derivano da: - ergonomia e strumenti usati per migliorarla (l’HRC ha ottime possibilità di migliorare l’ergonomia degli operatori) - posizione dell’operatore e spazi operativi (ingombri, spazi di fuga, sicurezza…) - tipo di trasporto di linea (indicatore di complessità e potenziali criticità nell’automazione e nella sicurezza a causa di riferimenti spaziali variabili)
- analisi tempi (tempo ciclo, operazioni a non valore aggiunto…) - logistica (dimensione, peso e forma delle parti, possibilità di trasporto dei contenitori...) Ai parametri sono assegnati dei valori e ne è fatta una prima selezione. Nella fase B è richiesta la conoscenza del HRC in generale perché è necessario ipotizzare la cella cooperativa e quantificarne caratteristiche, requisiti tecnologici e prestazionali; inoltre molti parametri sono quantificati a fronte d’ipotesi precise di lavoro. I parametri analizzati sono raggruppati in KP (Key Parameters) con un punteggio assegnato: - Complessità tecnologica comporta costi, affidabilità e complessità manutentiva oltre alla difficoltà di realizzazione e certificazione del risk assessment richiesto dalla normativa; analizza parametri tipo sensoristica, attuazioni accessorie, architettura e complessità software… - Rilevanza del HRC basata sulla normativa ISO e indica quanto l’applicazione ne sfrutta appieno i metodi: ad esempio un’applicazione che svolge solo fasi di Hand Guiding può essere realizzata con un manipolatore, ma insieme a fasi automatiche in SSM (Speed Separation Monitoring) è realizzabile solo con robot collaborativi. - Ergonomia e Safety considerazioni su ergonomia e sicurezza - Interfaccia logistica completa la valutazione della difficoltà d’integrazione nel processo di linea. - Indicatore di costi/benefici fa sia una valutazione forfettaria di costi e benefici economici sia di parametri produttivi che sono valutati soprattutto sulla base dell’applicazione di un’analisi MTM (Method Time Measurement) modificata in modo da considerare l’interazione tra il robot e l’operatore. Da quest’analisi si valutano aspetti come le attività a non valore aggiunto, i modi d’interazione tra uomo e robot, la necessità di scambi d’informazione tra il robot e l’operatore, la relativa tipologia d’interfaccia uomo-macchina e molte altre. Da questi KP si ha una classifica delle applicazioni. L’analisi è reiterata approfondendo sempre di più alcuni aspetti di volta in volta su un numero sempre minore di celle candidate. L’applicazione di tale metodologia ha portato a identificare diverse celle adatte all’utilizzo della HRC. In molte applicazioni, sono stati ipotizzati i nuovi robot collaborativi AURA di COMAU che, a oggi, presentano due caratteristiche specifiche e uniche: 1. la più alta capacità di carico disponibile sul mercato (110-170 kg) 2. la pelle sensibile adattabile ad un robot industriale standard rendendolo collaborativo
Il concetto di base di AURA è quello di unire il beneficio di un robot industriale standard (velocità, ripetibilità e accuratezza) a una pelle sensibile che permette la collaborazione uomo macchina. Nella modalità standard di funzionamento, AURA svolge le operazioni ad esso impartite alla sua massima velocità per minimizzare il tempo ciclo; nel momento in cui l’operatore entra nello spazio operativo del robot per effettuare verifiche, oppure utilizzarlo per svolgere attività di collaborazione (es. montaggio), questo cambia modalità operativa diminuendo la sua velocità e iniziando la fase collaborativa. Nella fase collaborativa AURA è sensibile all’uomo grazie a due sensori differenti: uno capacitivo, l’altro piezoelettrico. AURA è in grado di collaborare con l’uomo: • portandogli dei pezzi, • montando con lui degli oggetti meccanici/elettrici • smontando delle parti, ecc… Il robot collaborativo sentirà la presenza dell’uomo già a pochi centimetri dalla sua pelle, diminuendo ulteriormente la sua velocità oppure arrestandosi in modo gentile per alcuni istanti. Al tocco della pelle il robot collaborativo si fermerà per poi riprendere automaticamente il suo lavoro. Qualora il tocco dell’utente sia più forte allora AURA si arresta immediatamente ed aspette un segnale di RESET per ripartire. Sono molteplici le combinazioni di fermata e collaborazione che si possono definire con AURA, questo introduce un concetto fondamentale quando si parla di robot collaborativi: l’applicazione collaborativa. Con la collaborazione Uomo Robot diventa, infatti, sempre più importante la visione d’insieme della cella: • il robot collaborativo • il gripper collaborativo • le operazioni Uomo macchina condivise • gli spazi della cella Ed è per questo quindi che nella valutazione dell’ergonomia della cella collaborativa si vanno definendo opportuni KPI per permettere di valutarne la sicurezza d’insieme. In AURA sono ben definite le modalità operative ossia gli stati della medesima macchina in modo che l’operatore, con sicurezza e chiarezza, possa passare da uno stato di collaborazione all’altro.
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