La bohème - Teatro Alighieri

Pagina creata da Valerio Giordano
 
CONTINUA A LEGGERE
La bohème
di Giacomo Puccini
Comune di Ravenna                 Fondazione Ravenna Manifestazioni

  Teatro di Tradizione Dante Alighieri
      Stagione d’Opera 2007-2008

               lA bOhèMe

                 Regione emilia Romagna
         Ministero per i beni e le Attività Culturali
Fondazione Ravenna Manifestazioni

Consiglio di Amministrazione              Assemblea dei Soci
Presidente Fabrizio Matteucci             Comune di Ravenna
Vicepresidente Vicario Mario Salvagiani   Regione emilia Romagna
Vicepresidente lanfranco Gualtieri        Provincia di Ravenna
                                          Camera di Commercio di Ravenna
Sovrintendente                            Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna
Antonio De Rosa                           Fondazione del Monte di bologna e
                                          Ravenna
Consiglieri                               Associazione Industriali di Ravenna
Gianfranco bessi                          Ascom Confcommercio
Antonio Carile                            Confesercenti Ravenna
Alberto Cassani                           CNA Ravenna
Valter Fabbri                             Confartigianato Ravenna
Francesco Giangrandi                      Archidiocesi di Ravenna e Cervia
Natalino Gigante                          Fondazione Arturo Toscanini
Roberto Manzoni
Maurizio Marangolo                        Revisori dei Conti
Pietro Minghetti                          Giovanni Nonni
Antonio Panaino                           Mario bacigalupo
Gian Paolo Pasini                         Angelo lo Rizzo
Roberto Petri
lorenzo Tarroni

Segretario generale
Marcello Natali

Responsabile amministrativo
Roberto Cimatti
Fondazione Ravenna Manifestazioni

                                              Sovrintendente
                                             Antonio De Rosa

                                             Direttore Artistico
                                             Angelo Nicastro

                                             Segretario generale
                                              Marcello Natali

                                       Responsabile amministrativo
                                            Roberto Cimatti

SPAzI TeATRAlI                                            SeRVIzI TeCNICI
Responsabile Romano brandolini                            Responsabile Roberto Mazzavillani
Servizi di sala Alfonso Cacciari                          Capo macchinisti enrico Ricchi
                                                          Macchinisti Matteo Gambi, Massimo lai,
MARkeTING e uFFICIO STAMPA                                Francesco Orefice, Marco Stabellini
Responsabile Fabio Ricci                                  Capo elettricisti luca Ruiba
Editing e ufficio stampa Giovanni Trabalza                Elettricisti Christian Cantagalli, uria Comandini,
Sistemi informativi, archivio fotografico Stefano bondi   Marco Rabiti
Impaginazione e grafica Antonella la Rosa                 Portineria Giuseppe benedetti, Marco De Matteis
Promozione Federica bozzo
Segreteria Ivan Merlo
Coordinamento biglietteria Daniela Calderoni
Biglietteria e promozione bruna berardi,
Antonella Gambi, Fiorella Morelli, Paola Notturni,
Mariarosaria Valente

uFFICIO PRODuzIONe
Responsabile emilio Vita
Stefania Catalano, Giuseppe Rosa

SeGReTeRIA e CONTRATTuAlISTICA
Responsabile lilia lorenzi
Amministrazione e contabilità Cinzia benedetti
Segreteria Maria Giulia Saporetti, Michela Vitali
M   OLINETT     O
    RISTORANTE PIZZERIA

  Cucina tipica di
       mare

                 Chiuso il Martedì
       Via Sinistra Canale Molinetto, 139/B
      Punta Marina Terme - 48100 Ravenna
       Tel. 0544.430248 - Fax 0544.435106
www.molinetto.com • E-mail: molinetto@molinetto.com
assicurazioni
                 e investimenti

     AndreA triossi
                    Agente Generale
                  Viale della Lirica 49
                   tel. 0544 278272

        AutometricA

         Paghi solo per i chilometri che percorri
Autometrica la polizza pay per use più innovativa che c’è
LA BOHÈME
             (Scene da La vie de bohème di henry Murger)

                              4 quadri
                                 di
                    Giuseppe Giacosa e luigi Illica

                       Musica di Giacomo Puccini

                              PeRSONAGGI

Rodolfo, poeta                                                         tenore
Marcello, pittore                                                   baritono
Schaunard, musicista                                                baritono
Colline, filosofo                                                       basso
Benoît, padrone di casa                                                 basso
Alcindoro, Consigliere di Stato                                         basso
Mimì                                                                 soprano
Musetta                                                              soprano
Parpignol                                                              tenore
Sergente dei doganieri                                                  basso

Studenti - Sartine - Borghesi - Bottegai e Bottegaie - Venditori ambulanti -
        Soldati - Camerieri da caffè - Ragazzi - Ragazze, ecc., ecc.

                      epoca: 1830 circa - a Parigi.
… pioggia o polvere, freddo o solleone, nulla arresta questi arditi avven-
turieri…
   la loro esistenza è un’opera di genio di ogni giorno, un problema quo-
tidiano, che essi pervengono sempre a risolvere con l’aiuto di audaci
matematiche…
   Quando il bisogno ve li costringe, astinenti come anacoreti – ma se
nelle loro mani cade un po’ di fortuna, eccoli cavalcare in groppa alle più
fantasiose matterìe, amando le più belle donne e le più giovani, bevendo
i vini migliori ed i più vecchi e non trovando mai abbastanza aperte le
finestre onde gittar quattrini; poi – l’ultimo scudo morto e sepolto –
eccoli ancora desinare alla tavola rotonda del caso ove la loro posata è
sempre pronta; contrabbandieri di tutte le industrie che derivano dal-
l’arte, a caccia da mattina a sera di quell’animale feroce che si chiama: lo
scudo.
   la Bohème ha un parlare suo speciale, un gergo… Il suo vocabolario è
l’inferno de la retorica e il paradiso del neologismo…
   Vita gaia e terribile!…
                              (h. Murger, prefazione alla Vie de bohème) (*).

  (*) Gli autori del presente libretto, meglio che seguire a passo a passo il libro di
Murger – (anche per ragioni di opportunità teatrali e soprattutto musicali) –
hanno voluto ispirarsi alla sua essenza racchiusa in questa mirabile prefazione.
  Se stettero fedeli ai caratteri dei personaggi, se furono a volte quasi meticolosi
nel riprodurre certi particolari di ambiente, se nello svolgimento scenico si atten-
nero al fare del Murger suddividendo il libretto in “quadri ben distinti”, negli epi-
sodi drammatici e comici essi vollero procedere con quell’ampia libertà che – a
torto o a ragione – stimarono necessaria alla interpretazione scenica del libro più
libero forse della moderna letteratura.
  Però, in questo bizzarro libro, se de’ diversi personaggi sono e balzano fuori vivi,
veri e nettissimi i singoli caratteri, s’incontra spesso che uno stesso carattere
prenda diversi nomi, s’incarni quasi in due persone diverse.
  Chi puo non confondere nel delicato profilo di una sola donna quelli di Mimì e di
Francine? Chi quando legge delle “manine” di Mimì più “bianche di quelle della
dea dell’ozio”, non pensa al manicotto di Francine?
  Gli autori stimarono di dover rilevare una tale identità di caratteri. Parve ad essi
che quelle due gaie, delicate ed infelici creature rappresentassero nella commedia
della bohème un solo personaggio cui si potrebbe benissimo, in luogo dei nomi di
Mimì e Francine, dare quello di: Ideale.
                                                                           G.G. – l.I.

                                         13
La bohème

Il libretto
“… Mimì era una graziosa ragazza che doveva
     particolarmente simpatizzare e combinare cogli
     ideali plastici e poetici di Rodolfo. Ventidue anni:
     piccola; delicata… Il suo volto pareva un abbozzo di
     figura aristocratica; i suoi lineamenti erano d’una
     finezza mirabile…
        “Il sangue della gioventù scorreva caldo e vivace
     nelle sue vene e coloriva di tinte rosse la sua pelle tra-
     sparente dal candore vellutato della camelia…
        “Questa beltà malaticcia sedusse Rodolfo… Ma
     quello che più lo rese innamorato pazzo di madami-
     gella Mimì furono le sue manine che essa sapeva,
     anche tra le faccende domestiche, serbare più bianche
     di quelle della dea dell’ozio.”

16
QuAdRO i – in SOffittA                                 che non credo al sudore della fronte.

Ampia finestra dalla quale si scorge una distesa di              Marcello
tetti coperti di neve. A sinistra, un camino. Una                                                      ho diacciate
tavola, un letto, un armadio, quattro sedie, un caval-           le dita quasi ancora le tenessi immollate
letto da pittore con una tela sbozzata ed uno sgabello:          giù in quella gran ghiacciaia che è il cuore di
libri sparsi, molti fasci di carte, due candelieri. Uscio                                             [ Musetta…
nel mezzo, altro a sinistra.                                     (Lascia sfuggire un lungo sospirone, e tralascia di
                                                                 dipingere, deponendo tavolozza e pennelli.)
                 Rodolfo e Marcello.

(Rodolfo guarda meditabondo fuori della finestra.                Rodolfo
Marcello lavora al suo quadro: “Il passaggio del                 l’amore è un caminetto che sciupa troppo…
Mar Rosso”, colle mani intirizzite dal freddo e che
egli riscalda alitandovi su di quando in quando,                 Marcello
mutando, pel gran gelo, spesso posizione.)                                                             …e in fretta!

Marcello                                                         Rodolfo
Questo Mar Rosso – mi ammollisce e assidera                      dove l’uomo è fascina
come se addosso – mi piovesse in stille.
(Si allontana dal cavalletto per guardare il suo qua-            Marcello
dro.)                                                                                    e la donna è l’alare…
Per vendicarmi, affogo un Faraone!
(Torna al lavoro – A Rodolfo.)                                   Rodolfo
Che fai?                                                         l’una brucia in un soffio…

Rodolfo                                                          Marcello
        Nei cieli bigi                                                                    …e l’altro sta a guardare.
guardo fumar dai mille
comignoli Parigi,                                                Rodolfo
(Additando il camino senza fuoco.)                               Ma intanto qui si gela…
e penso a quel poltrone
di un vecchio caminetto ingannatore                              Marcello
che vive in ozio come un gran signore.                                                     …e si muore d’inedia!…
Marcello                                                         Rodolfo
 le sue rendite oneste                                           Fuoco ci vuole…
 da un pezzo non riceve.
                                                                 Marcello
Rodolfo
                                                                 (Afferrando una sedia e facendo atto di spezzarla.)
 Quelle sciocche foreste
 che fan sotto la neve?                                                             Aspetta… sacrifichiam la sedia!
                                                                 (Rodolfo impedisce con energia l’atto di Marcello.)
Marcello                                                         (Ad un tratto Rodolfo esce in un grido di gioia ad
Rodolfo, io voglio dirti un mio pensier profondo:                un’idea che gli è balenata.)
ho un freddo cane.
                                                                 Rodolfo
Rodolfo                                                             eureka!
(Avvicinandosi a Marcello.)                                      (Corre alla tavola e ne leva un voluminoso scartafac-
                  ed io, Marcel, non ti nascondo                 cio.)

                                                            17
Marcello                                                     Rodolfo e Marcello
           Trovasti?                                                      Che lieto baglior.
                                                             (Si apre con fracasso la porta in fondo ed entra Col-
Rodolfo                                                      line gelato, intirizzito, battendo i piedi, gettando con
                    Sì. Aguzza                               ira sulla tavola un pacco di libri legato con un fazzo-
  l’ingegno. l’idea vampi in fiamma.                         letto.)

Marcello                                                                              ***
(Additando il suo quadro.)
  bruciamo il Mar Rosso?                                                    Rodolfo, Marcello, Colline.

Rodolfo                                                      Colline
                            No. Puzza                        Già dell’Apocalisse appariscono i segni.
  la tela dipinta. Il mio dramma,                            In giorno di vigilia non si accettano pegni!…
  l’ardente mio dramma ci scaldi.                            (Si interrompe sorpreso.)
                                                             una fiammata!
Marcello
(Con comico spavento.)                                       Rodolfo
  Vuoi leggerlo forse? Mi geli.                              (A Colline.)
                                                                            zitto, si dà il mio dramma…
Rodolfo
  No, in cener la carta si sfaldi                            Marcello
  e l’estro rivoli ai suoi cieli.                                                                         …al fuoco.
(Con enfasi tragica.)
  Al secol gran danno minaccia…                              Colline
  Ma Roma è in periglio…                                     lo trovo scintillante.

Marcello                                                     Rodolfo
                              Gran cor!                                               Vivo.
                                                             (Il fuoco diminuisce.)
Rodolfo
(Dà a Marcello una parte dello scartafaccio.)                Colline
  A te l’atto primo.                                                                       Ma dura poco.

Marcello                                                     Rodolfo
                    Qua.                                     la brevità, gran pregio.

Rodolfo                                                      Colline
                           Straccia.                         (Levandogli la sedia.)
                                                                                         Autore, a me la sedia.
Marcello
  Accendi.                                                   Marcello
(Rodolfo batte un acciarino, accende una candela e           Presto. Questi intermezzi fan morire d’inedia.
va al camino con Marcello: insieme danno fuoco a
quella parte dello scartafaccio buttato sul focolare,        Rodolfo
poi entrambi prendono delle sedie e seggono, riscal-         (Prende un’altra parte dello scartafaccio.)
dandosi voluttuosamente.)                                      Atto secondo.

                                                        18
Marcello                                                         e l’altro un fascio di legna. Al rumore, i tre innanzi
(A Colline.)                                                     al camino si volgono e con grida di meraviglia si
                   Non far sussurro.                             slanciano sulle provviste portate dal garzone e le
(Rodolfo straccia parte dello scartafaccio e lo getta            depongono sul tavolo; Colline prende la legna e la
sul camino: il fuoco si ravviva. Colline avvicina                porta presso il caminetto: comincia a far sera.)
ancora più la sedia e si riscalda le mani: Rodolfo è in
piedi, presso ai due, col rimanente dello scartafaccio.)         Rodolfo
                                                                  legna!
Colline
 Pensier profondo!                                               Marcello
                                                                         Sigari!
Marcello
                       Giusto color!                             Colline
                                                                                   bordò!
Rodolfo
 In quell’azzurro – guizzo languente                             tutti e tre
 sfuma un’ardente – scena d’amor.                                   le dovizie d’una fiera
                                                                    il destin ci destinò.
Colline                                                          (I garzoni partono.)
 Scoppietta un foglio.
                                                                                         ***
Marcello
                          là c’eran baci!                              Rodolfo, Colline, Marcello, Schaunard.
Rodolfo                                                          Schaunard
  Tre atti or voglio – d’un colpo udir.
                                                                 (Entra dalla porta di mezzo con aria di trionfo, get-
(Getta al fuoco il rimanente dello scartafaccio.)
                                                                 tando a terra alcuni scudi.)
                                                                   la banca di Francia
Colline
 Tal degli audaci – l’idea s’integra.                              per voi si sbilancia.

tutti                                                            Colline
  bello in allegra – vampa svanir.                               (Raccattando gli scudi insieme a Rodolfo e Mar-
(Applaudono entusiasticamente: la fiamma dopo un                 cello.)
momento diminuisce.)                                                Raccatta, raccatta!

Marcello                                                         Marcello
 Oh! Dio… già s’abbassa la fiamma.                               (Incredulo.)
                                                                   Son pezzi di latta!…
Colline
 Che vano, che fragile dramma!                                   Schaunard
                                                                 (Mostrandogli uno scudo.)
Marcello                                                           Sei sordo?… Sei lippo?
 Già scricchiola, increspasi, muore.                               Quest’uomo chi è?

Colline e Marcello                                               Rodolfo
  Abbasso, sì abbasso l’autore.                                  (Inchinandosi.)
(Dalla porta di mezzo entrano due garzoni, por-                    luigi Filippo!
tando l’uno provviste di cibi, bottiglie di vino, sigari,          M’inchino al mio Re!

                                                            19
tutti                                                            Marcello
Sta luigi Filippo ai nostri piè!                                 (Accende le candele e le mette sulla tavola.)
(Schaunard vorrebbe raccontare la sua fortuna; ma                                          Or le candele!
gli altri non lo ascoltano: dispongono ogni cosa sulla
tavola e la legna nel camino.)                                   Schaunard
                                                                 Risponde: “Incominciam!…”
Schaunard
Or vi dirò: quest’oro, o meglio, argento                         Colline
ha la sua brava storia…                                                                         Pasticcio dolce!

                                                                 Schaunard
Marcello
                                                                 “Guardare!” (e un pappagallo al primo piano
(Ponendo la legna nel camino.)
                                                                 m’addita) poi soggiunge: “Voi suonare
                         Riscaldiamo
                                                                 finché quello morire!”
il camino!
                                                                                       e fu così:
Colline                                                            Suonai tre lunghi dì…
           Sofferto ho tanto freddo!                               Allora usai l’incanto
                                                                   di mia presenza bella…
Schaunard                                                          Affascinai l’ancella…
un inglese… un signor… lord o milord                               Gli propinai prezzemolo!…
che sia, voleva un musicista…                                      lorito allargò l’ali,
                                                                   lorito il becco aprì,
Marcello                                                           da Socrate morì!
(Gettando via il pacco di libri di Colline dalla tavola.)
                                   Via!                          Rodolfo
Prepariamo la tavola!                                            Fulgida folgori la sala splendida.

Schaunard                                                        Marcello
                         Io? volo!                               Mangiar senza tovaglia?

                                                                 Rodolfo
Rodolfo
                                                                                           No; un’idea!…
l’esca dov’è?
                                                                 (Leva un giornale di tasca.)
Colline                                                          Marcello e Colline
                là.                                              Il Costituzionale!
Marcello                                                         Rodolfo
                   Prendi.                                       (Spiegando.)
                                                                                    Ottima carta…
Schaunard                                                        Si mangia e si divora un’appendice!
                      e mi presento.                             (Vedendo che nessuno gli bada, [Schaunard] afferra
M’accetta – gli domando…                                         Colline che gli passa vicino con un piatto.)
Colline                                                          Colline
(Mettendo a posto le vivande.)                                   Chi?!…
                              Arrosto freddo!
                                                                 Schaunard
Schaunard                                                        (Urlando indispettito.)
A quando le lezioni?…                                                   Il diavolo vi porti tutti quanti!

                                                            20
(Poi vedendoli in atto di mettersi a mangiare il           Benoît
pasticcio freddo.)                                         una parola.
ed or che fate?
(Con gesto solenne stende la mano sul pasticcio.)          Schaunard
                 No! Queste cibarie                        (Dopo essersi consultato cogli altri, va ad aprire.)
sono la salmeria                                                       Sola!
pei dì futuri
tenebrosi, oscuri.                                         Benoît
(E nel parlare sgombra la tavola.)                         (Entra sorridente: vede Marcello e mostrandogli una
Come?… Pranzare in casa?                                   carta dice:)
oggi ch’è la vigilia di Natale!                                              Affitto!
Mentre il Quartier latino le sue vie
addobba di salsicce e leccornie?
                                                           Marcello
Mentre un olezzo di frittelle imbalsama
                                                           (Con esagerata premura.)
le vecchie strade? è il dì della Vigilia!
                                                                                        Olà !
là le ragazze cantano contente
ed han per eco ognuna uno studente!                        Date una sedia.
un po’ di religione, o miei signori:
si beva in casa, ma si pranzi fuori.                       Rodolfo
(Rodolfo chiude la porta a chiave, poi tutti vanno                            Presto.
intorno al tavolo e versano il vino; bussano alla
porta: s’arrestano stupefatti.)                            Benoît
                                                           (Schermendosi.)
                       ***                                 Non occorre. Vorrei…

 Rodolfo, Marcello, Colline, Schaunard, poi Benoît.        Schaunard
                                                           (Insistendo con dolce violenza lo fa sedere.)
Benoît                                                                              Segga.
(Di fuori.)
Si può?                                                    Marcello
                                                                                                Vuol bere?
Marcello                                                   (Gli versa del vino.)
      Chi è là?
                                                           Benoît
Benoît                                                     Grazie.
                  benoît!
                                                           Rodolfo e Colline
Marcello
                                                                   Tocchiamo.
Il padrone di casa!
                                                           (Tutti bevono. Benoît depone il bicchiere e si rivolge
Schaunard                                                  a Marcello mostrandogli la carta.)
                    uscio sul muso.
                                                           Benoît
Colline                                                                       Questo
(Grida.)                                                   è l’ultimo trimestre.
Non c’è nessuno.
                                                           Marcello
Schaunard                                                  (Con ingenuità.)
                   è chiuso.                                                       Ne ho piacere.

                                                      21
Benoît                                                       Benoît
e quindi…                                                    (Protestando.)
                                                             Di più, molto di più.
Schaunard                                                    (Mentre fanno chiacchierare Benoît, gli riempiono il
(Interrompendolo.)                                           bicchiere appena egli l’ha vuotato.)
            Ancora un sorso.
(Riempie i bicchieri.)                                       Colline
                                                             ha detto su e giù.
Benoît
                                                             Marcello
Grazie.                                                      (Abbassando la voce e con tono di furberia.)
                                                             l’altra sera al Mabil…
i quattro
(Toccando con Benoît.)                                       Benoît
        Alla sua salute!                                     (Inquieto.)
(Tutti bevono.)                                                                          eh?!…

Benoît                                                       Marcello
(Riprendendo con Marcello.)                                                                      l’hanno colto
                       A lei ne vengo                        in peccato d’amore.
perché il trimestre scorso
mi promise…                                                  Benoît
                                                             Io?
Marcello
                                                             Marcello
             Promisi ed or mantengo.
                                                               Neghi.
(Mostrando a Benoît gli scudi che sono sulla tavola.)
Guardi.                                                      Benoît
                                                                           un caso.
Rodolfo
(Piano a Marcello.)                                          Marcello
       Che fai?…                                             (Lusingandolo.)
                                                                                   bella donna!
Schaunard
(Come sopra.)                                                Benoît
                      Sei pazzo?                             (Mezzo brillo, con subito moto.)
                                                                                                 Ah! molto.
Marcello
(A Benoît, senza badare ai due.)                             Schaunard
                               ha visto? Or via,             (Gli batte una mano sulla spalla.)
                                                             briccone!
resti un momento in nostra compagnia.
Dica: quanti anni ha                                         Colline
caro signor benoît?                                                     Seduttore!
                                                             (Fa lo stesso sull’altra spalla.)
Benoît
Gli anni?… Per carità!                                       Marcello
                                                             (Magnificando.)
Rodolfo                                                      una quercia!… un cannone! il crin ricciuto,
Su e giù la nostra età.                                      fulvo.

                                                        22
Rodolfo                                                        Gli altri
    l’uomo ha buon gusto.                                                  Fuor!

Marcello                                                       Schaunard
ei gongolava arzillo, pettoruto.                               (Maestoso.)
                                                               è la morale offesa che vi scaccia!
Benoît
(Ringalluzzito.)                                               Marcello
Son vecchio, ma robusto.                                       Si abbruci dello zucchero.

Marcello                                                       Colline
A lui cedea, punta dal dolce assillo,                          Si discacci il reprobo.
a femminil virtù.
                                                               Benoît
Colline, Schaunard, Rodolfo                                    (Allibito, tenta inutilmente di parlare.)
(Con gravità ironica.)                                         Io di…
ei gongolava arzuto e pettorillo.
                                                               Schaunard
Benoît                                                              Faccia silenzio!
(In piena confidenza.)
Timido in gioventù,                                            tutti
ora me ne ripago… è un dolce svago                             (Circondando Benoît e spingendolo verso la porta.)
qualche donnetta vispa… allegra… e… un po’…                                           Via, signore!
(Accenna a forme accentuate.)
   Non dico una balena,                                        Benoît
   o un mappamondo,                                            Discacciarmi!?…
   o un Viso tondo
   da luna piena,                                              Colline
   ma magra, proprio magra, no e poi no!                                           Silenzio!…
   le donne magre sono grattacapi
   e spesso… sopraccapi…                                       tutti
   e son piene di doglie –                                                                     Via di qua!
   per esempio mia moglie…
(Marcello dà un pugno sulla tavola e si alza: gli altri        Benoît
lo imitano: Benoît li guarda sbalordito.)                      (Sbuffando.)
                                                               Tale oltraggio!… un momento…
Marcello
(Con forza.)                                                   tutti
  Quest’uomo ha moglie                                                                                Vada via
  e sconce voglie                                              e buona sera a vostra signoria.
  nutrisce!                                                    (Benoît è cacciato fuori.)

Gli altri                                                                                ***
            Orror !
                                                                       Rodolfo, Marcello, Colline, Schaunard.
Rodolfo
 e ammorba, e appesta                                          Marcello
 la nostra onesta                                              (Chiudendo l’uscio.)
 dimora!                                                       ho pagato il trimestre.

                                                          23
tutti                                                (Rodolfo prende un lume ed apre l’uscio: Marcello,
(Ridono.)                                            Schaunard, Colline escono e scendono la scala.)
                         Ah! Ah! Ah! Ah!
                                                     Marcello
Schaunard                                            (Di fuori.)
Momus ci attende. Al Quartiere latino.               Occhio alla scala. Tienti
                                                     alla ringhiera.
Marcello
Viva chi spende.                                     Rodolfo
                                                     (Sempre sull’uscio, alzando il lume.)
Schaunard                                                           Adagio.
                  Spartiamo il bottino!
(Si dividono gli scudi rimasti sulla tavola.)        Colline
                                                     (Di fuori.)
Marcello                                                                    è buio pesto.
(Presentando uno specchio rotto a Colline.)
là ci sono beltà scese dal cielo.                    Schaunard
Or che sei ricco, bada alla decenza!                 Maledetto portier!
Orso, ravviati il pelo.
                                                     Marcello
Colline                                                                bada.
Farò la conoscenza
                                                     (Rumore d’uno che ruzzola.).
la prima volta d’un barbitonsore.
Guidatemi al ridicolo
                                                     Colline
oltraggio d’un rasoio.
                                                                               Accidenti!
Schaunard
                                                     Rodolfo
                        Andiamo.
                                                     (Sull’uscio.)
Rodolfo                                              Colline, sei morto?
                                   Io resto
per terminar l’articolo                              Colline
del mio giornale: Il Castoro.                        (Dal basso.)
                                                                          Non ancor!
Marcello
                              Fa’ presto.            Marcello
                                                     (Dal basso.)
Rodolfo                                                                               Vien presto.
Cinque minuti. Conosco il mestiere.
                                                                             ***
Colline
Ti aspetterem dabbasso dal portiere.                                  Rodolfo, poi Mimì.

Marcello                                             (Rodolfo chiude l’uscio, depone il lume, sgombra un
Se tardi, udrai che coro!                            po’ la tavola, prende calamaio e carta, poi siede e si
                                                     mette a scrivere dopo aver spento l’altro lume rimasto
Schaunard                                            acceso: ma non trovando alcuna idea, s’inquieta,
(Uscendo.)                                           straccia il foglio e getta via la penna.)
Taglia corta la coda al tuo Castoro!                 (Bussano timidamente all’uscio.)

                                                24
Rodolfo                                                      ed adagiarla su di una sedia, mentre dalle mani di
Chi è là?                                                    Mimì cadono e candeliere e chiave.)

Mimì                                                         Rodolfo
(Di fuori.)                                                  (Imbarazzato.)
        Scusi.                                               ed ora come faccio?… come faccio?…
                                                             (Va a prendere dell’acqua e ne spruzza il viso di
Rodolfo                                                      Mimì.)
                una donna!                                                                         Così!
                                                             (Guardandola con grande interesse.)
Mimì                                                         Che viso da malata!
                            Di grazia, mi si è spento        (Mimì rinviene.)
il lume.                                                                         Si sente meglio?
Rodolfo                                                      Mimì
(Corre ad aprire.)                                           (Con un filo di voce.)
        ecco.                                                                                         Sì.
Mimì
                                                             Rodolfo
(Sull’uscio, con un lume spento in mano ed una
                                                             Ma qui c’è tanto freddo. Segga vicino al fuoco.
chiave.)
                                                             (Fa alzare Mimì e la conduce a sedere presso al
              Vorrebbe…?
                                                             camino.)
Rodolfo                                                      Aspetti… un po’ di vino.
                            S’accomodi un momento.           (Corre alla tavola e vi prende bottiglia e bicchiere.)

Mimì                                                         Mimì
Non occorre.                                                                             Grazie.

Rodolfo                                                      Rodolfo
(Insistendo.)                                                (Le dà il bicchiere e le versa da bere.)
                la prego, entri.                                                                  A lei.

Mimì                                                         Mimì
(Entra: è presa da soffocazione.)                                                                          Poco, poco.
                                Ah!
                                                             Rodolfo
Rodolfo                                                      Così?
(Premuroso.)
                                    Si sente male?           Mimì
                                                                   Grazie.
Mimì                                                         (Beve.)
No… nulla.
                                                             Rodolfo
Rodolfo                                                      (Ammirandola.)
            Impallidisce!                                               (Che bella bambina!)

Mimì                                                         Mimì
(Presa da tosse.)                                            (Levandosi, cerca il suo candeliere.)
                      è il respir… Quelle scale…                                               Ora permetta
(Sviene, e Rodolfo è appena a tempo di sorreggerla           che accenda il lume. è tutto passato.

                                                        25
Rodolfo                                                       Rodolfo
                                         Tanta fretta?                        Ove sarà?
                                                              (Si trova presso la porta e la chiude.)
Mimì
Sì.                                                           Mimì
                                                                Cerchi.
Rodolfo                                                       (Cerca la chiave sul pavimento strisciando i piedi:
(Accende il lume di Mimì e glielo consegna senza far          Rodolfo fa lo stesso e trovata la tavola vi depone egli
parola.)                                                      pure il candeliere, poi torna a cercare la chiave
                                                              tastando colle mani il pavimento.)
Mimì
 Grazie. buona sera.                                          Rodolfo
                                                                       Cerco. Ah!…
Rodolfo                                                       (La trova e la intasca.)
(L’accompagna fino sull’uscio, poi ritorna subito al
lavoro.)                                                      Mimì
                      buona sera.                                                       l’ha trovata?

Mimì                                                          Rodolfo
(Esce, poi riappare sull’uscio.)                               No…
                                        Oh! sventata!
la chiave della stanza!                                       Rodolfo
                                                                    Mi parve…
Rodolfo
                          eh?…                                Rodolfo
                                                                                   …in verità!
Mimì
                                   dove l’ho lasciata?        Mimì
                                                              (Confusa.)
Rodolfo                                                         Importuna è la vicina…
Non stia sull’uscio; il lume, vede, vacilla al vento.
(Il lume di Mimì si spegne.)                                  Rodolfo
                                                                Cosa dice, ma le par!
Mimì                                                          (Guidato dalla voce di Mimì, Rodolfo finge di cer-
Oh Dio! Torni ad accenderlo.                                  care mentre si avvicina ad essa: Mimì si china a terra
                                                              e cerca a tastoni; Rodolfo colla sua mano incontra
Rodolfo                                                       quella di Mimì, e l’afferra.)
(Accorre colla sua candela per riaccendere quella di
Mimì, ma avvicinandosi alla porta anche il suo lume           Mimì
si spegne e la camera rimane buia.)                           (Sorpresa, rizzandosi.)
                   ecco… anche il mio s’è spento.             Ah!

  buio pesto!                                                 Rodolfo
                                                              (Tenendo la mano di Mimì.)
Mimì                                                              Che gelida manina,
              Ah! disgraziata!                                se la lasci riscaldar.
  e la chiave?                                                Cercar che giova? – Al buio non si trova.
(Avanzandosi a tentoni incontra la tavola e vi                Ma per fortuna – è una notte di luna,
depone il suo candeliere.)                                    e qui la luna l’abbiamo vicina.

                                                         26
Aspetti, signorina,                              Sola, mi fo
e intanto le dirò con due parole                 il pranzo da me stessa.
chi son, che faccio e come vivo. Vuole?          Non vado sempre a messa,
(Mimì tace.)                                     ma assai prego il Signore.
                                                 Vivo sola, soletta
  Chi son? – Sono un poeta.
    Che cosa faccio? – Scrivo.                   nella mia cameretta
    e come vivo? – Vivo.                         che guarda i tetti e il cielo,
  In mia povertà lieta                           ma quando vien lo sgelo
    scialo da gran signore                       il primo sole è mio. Col novo aprile
    rime ed inni d’amore.                        una rosa germoglia
  Per sogni, per chimere                         sul davanzal; ne aspiro a foglia a foglia
    e per castelli in aria                       l’olezzo… è sì gentile
    l’anima ho milionaria.                       il profumo d’un fiore!
  Talor dal mio forziere                         Quelli ch’io fingo, ahimè! non hanno odore.
    ruban tutti i gioielli                     Altro di me non le saprei narrare.
    due ladri: gli occhi belli.                Sono la sua vicina
  V’entrar con voi pur ora,                    che la vien fuori d’ora a importunare.
    ed i miei sogni usati
    tosto son dileguati.                       Schaunard
  Ma il furto non m’accora,                    (Dal cortile.)
    poiché vi ha preso stanza                  ehi! Rodolfo!
    una dolce speranza!
  Or che mi conoscete                          Colline
    parlate voi. Chi siete?                                  Rodolfo!
    Vi piace dirlo?
                                               Marcello
Mimì                                                                   Olà. Non senti?
                    Sì.                        (Alle grida degli amici, Rodolfo s’impazienta.)
  Mi chiamano Mimì                             lumaca!
  ma il mio nome è lucia.
  la storia mia                                Colline
  è breve. A tela o a seta                               Poetucolo!
  ricamo in casa e fuori,
  sono tranquilla e lieta                      Schaunard
  ed è mio svago                                                    Accidenti
  far gigli e rose.                            al pigro!
  Mi piaccion quelle cose                      (Sempre più impaziente, Rodolfo a tentoni si avvia
  che han sì dolce malìa,                      alla finestra e l’apre spingendosi un poco fuori per
  che parlano d’amor, di primavere,            rispondere agli amici che sono giù nel cortile: dalla
  di sogni e di chimere,                       finestra aperta entrano i raggi lunari, rischiarando
  quelle cose che han nome poesia…             così la camera.)
  lei m’intende?
                                               Rodolfo
Rodolfo                                        (Alla finestra.)
                 Sì, sì.                                 Scrivo ancor tre righe a volo.

Mimì                                           Mimì
 Mi chiamano Mimì,                             (Avvicinandosi un poco alla finestra.)
 ed il perché non so.                          Chi sono?

                                          27
Rodolfo                                                      Mimì
          Amici.                                             Gli amici aspettan…

Schaunard                                                    Rodolfo
                   Sentirai le tue.                                                Già mi mandi via?

Marcello                                                     Mimì
Che te ne fai lì solo?                                       Vorrei dir… ma non oso…

Rodolfo                                                      Rodolfo
Non son solo. Siam due.                                      Di’.
Andate da Momus, tenete il posto,                            Mimì
ci saremo tosto.                                             (Con graziosa furberia.)
(Rimane alla finestra, onde assicurarsi che gli amici           Se venissi con voi?
se ne vanno.)
                                                             Rodolfo
Marcello, Schaunard, Colline                                                         Che?… Mimì!
(Allontanandosi.)                                            (Con intenzione tentatrice.)
  Momus, Momus, Momus,                                       Sarebbe così dolce restar qui.
  zitti e discreti andiamocene via.                          C’è freddo fuori.
  Momus, Momus, Momus,
  il poeta trovò la poesia.                                  Mimì
(Mimì si è avvicinata ancor più alla finestra per                             Vi starò vicina!…
modo che i raggi lunari la illuminano: Rodolfo vol-
gendosi scorge Mimì avvolta come da un nimbo di              Rodolfo
luce, e la contempla, quasi estatico.)                       e al ritorno?

                                                             Mimì
Rodolfo
                                                             (Maliziosa.)
O soave fanciulla, o dolce viso                                             Curioso!
di mite circonfuso alba lunar,
in te, vivo ravviso                                          Rodolfo
il sogno ch’io vorrei sempre sognar!                         Andiamo. Dammi il braccio o mia piccina…
Fremono dentro l’anima
già le ebbrezze supreme,                                     Mimì
amor, nel bacio freme!                                       (Dà il braccio a Rodolfo.)
(La bacia.)                                                  Obbedisco, signor!
                                                             (S’avviano.)
Mimì
(Oh! come dolci scendono                                     Rodolfo
le sue lusinghe al core…                                     Dimmi che m’ami…
tu sol comandi, amore!…)
                                                             Mimì
(Rodolfo la bacia.)
                                                             (Con abbandono.)
Mimì                                                                               Tamo!
(Svincolandosi.)                                             Rodolfo
No, per pietà!                                                                             Amore!
Rodolfo                                                      Mimì
              Sei mia!                                                                            Amor!

                                                        28
Alfred Hohenstein, figurino per il costume di Mimì nel Quadro I della Bohème.
“… Gustavo Colline, il grande filosofo; Marcello,            “Madamigella Musetta era una bella ragazza di
il grande pittore; Rodolfo, il grande poeta; e Schau-        venti anni…
nard, il grande musicista – come essi si chiamavano a           “Molta civetteria, un pochino di ambizione e nes-
vicenda – frequentavano regolarmente il Caffè                suna ortografia…
Momus dove erano soprannominati: I quattro                      “Delizia delle cene del Quartiere Latino…
Moschettieri, perché indivisibili.                              “Una perpetua alternativa di brougham bleu e di
   “Essi giungevano infatti e giuocavano e se ne             omnibus, di via Breda e di Quartiere Latino.
andavano sempre insieme e spesso senza pagare il                “ – O che volete? – Di tanto in tanto ho bisogno di
conto e sempre con un “accordo” degno dell’orchestra         respirare l’aria di questa vita. La mia folle esistenza
del Conservatorio.”                                          è come una canzone; ciascuno de’ miei amori è una
                                                             strofa, – ma Marcello ne è il ritornello. –”

                                                        30
QuAdRO ii – AL QuARtiERE LAtinO                                Mimì
                                                                         Per la cuffietta?
La vigilia di Natale.
Un crocicchio di vie che al largo prende forma di               Rodolfo
piazzale: botteghe, venditori di ogni genere; da un             Tienti al mio braccio stretta…
lato, il Caffè Momus.                                           (Entrano dalla modista.)
Nella folla si aggirano Rodolfo e Mimì. Colline
presso alla botte di una rappezzatrice, Schaunard ad            i Venditori
una bottega di ferravecchi sta comperando una pipa e            (Sul limitare delle loro botteghe.)
un corno, Marcello è spinto qua e là dal capriccio              – Aranci, datteri!
della gente.                                                                        – Caldi i marroni.
Gran folla diversa; Borghesi, Soldati, Fantesche,               – Spillette, ninnoli, croci.
Ragazzi, Bambine, Studenti, Sartine, Gendarmi,                                               – Torroni
                                                                e caramelle.
ecc.
                                                                             – Fiori alle belle.
È sera. Le botteghe sono adorne di lampioncini e
                                                                – Oh! la crostata.
fanali accesi; un grande fanale illumina l’ingresso
                                                                                    – Panna montata!
del Caffè Momus. Il Caffè è affollatissimo così che
                                                                – Fringuelli, passeri.
alcuni Borghesi sono costretti a sedere ad una tavola                                   – Datteri!
fuori all’aperto.                                                                                   – Trote!
                                                                – latte di cocco!
Schaunard                                                                          – Giubbe!
(Soffia nel corno e ne cava fuori note strane.)                                                – Carote!
Re! Re! Re!… Falso questo re!…
(Tratta col ferravecchi.)                                                              La folla
Pipa e corno quant’è?…
                                                                Borghesi
Colline                                                         Quanta folla!
(Alla botte della rappezzatrice che gli sta cucendo la
falda di uno zimarrone usato che egli ha appena                 donne
comperato.)                                                                   Che chiasso!
  è un poco usato
  ma è serio e a buon mercato…                                  Studenti e sartine
(Paga e distribuisce con giusto equilibrio i libri dei          Stringiti a me, corriamo.
quali è carico nelle tasche del zimarrone.)
                                                                una mamma
Marcello                                                        (Chiamando le sue figliuole.)
(Tutto solo in mezzo alla folla, con un involto sotto il        lisa! emma!…
braccio, occhieggiando le donnine che la calca gli
                                                                Borghesi
getta quasi fra le braccia.)
                                                                                 Date il passo.
Io pur mi sento in vena di gridare:
Chi vuol, donnine allegre, un po’ d’amore?                      La mamma
Facciamo insieme a vendere e comprare.                          emma, quando ti chiamo!
Io do a un soldo il vergine mio cuore.
(Rodolfo e Mimì, a braccio, attraversano la folla               Sartine
avviati al negozio della modista.)                              Ancora un altro giro…

Rodolfo                                                         Studenti
Andiam.                                                         Pigliam via Mazzarino.

                                                           31
donne                                                         Rodolfo
Qui mi manca il respiro!…                                     (A Mimì.)
                                                              Vieni, gli amici aspettano.
Borghesi
Vedi? Il Caffè è vicino.                                      Mimì
                                                                                            è da un pezzo
Sartine                                                       che mi struggevo d’una
(Ammirando una bacheca.)                                      cuffietta rosa. Mi sta ben?
Oh! stupendi gioielli!
                                                              Rodolfo
Studenti                                                                                    Sei bruna
(Abbracciandole.)                                             e quel color ti dona.
Son gli occhi assai più belli!
                                                              Mimì
Alcuni borghesi                                                                       O che bel vezzo
(Scandolezzati.)                                              di corallo.
Pericolosi esempi
la folla oggi ci dà!                                          Rodolfo
                                                                         ho uno zio
Altri borghesi                                                quasi nonagenario – e milionario.
era meglio ai miei tempi!                                     Se fa senno il buon Dio
                                                              voglio comprarti un vezzo assai più bello.
Monelli                                                       (A un tratto, vedendo Mimì guardare, si volge egli
Viva la libertà!                                              pure sospettoso.)
                                                              Che guardi?…
                       Al caffè
                                                              Mimì
– Andiam, qua, camerier!                                                     Sei geloso?
– Presto!
                                                              Rodolfo
           – Corri!
                                                                                          un vice Otello.
                    – Vien qua!
                                                              All’uom felice sta il sospetto accanto.
– A me!
         – birra!                                             Schaunard
                 – un bicchier!                               (Viene a gironzolare avanti al caffè Momus aspet-
– Vaniglia!…                                                  tandovi gli amici; intanto armato della enorme pipa
               – Ratafià!                                     e del corno da caccia guarda curiosamente la folla.)
– Dunque? Presto!…                                            Fra spintoni e testate ansando affretta
                        – Da ber!                             la folla e si diletta
– un caffè!…                                                  nel provar gioie matte – insoddisfatte.
               – Presto, olà!…                                Se la spassa così con poche spese
(La folla si espande per le vie adiacenti. Le botteghe        il buon ceto borghese.
sono piene di compratori che vanno e vengono. Nel
Caffè pur sempre movimento di persone che entrano,            Colline
escono e si avviano chi per una strada, chi per un’al-        (Se ne viene al ritrovo nel zimarrone troppo lungo
tra. Passato il primo momento di confusione, il cro-          per lui e che gli fa intorno delle pieghe da toga
cicchio diventa luogo di passaggio, animatissimo              romana, agitando trionfalmente un vecchio libro.)
sempre.)                                                      Copia rara, anzi unica:
(Rodolfo e Mimì escono dalla bottega.)                        la grammatica Runica!

                                                         32
Schaunard                                                       Marcello
(Che giunge in quella alle spalle di Colline, compas-           (Al cameriere.)
sionandolo.)                                                    lesto.
Che uomo onesto!…
                                                                Schaunard
Marcello                                                             Per molti.
(Arriva al caffè Momus e vi trova Schaunard e Col-
line.)                                                          Marcello
                    A cena, presto.                                            e subito!
                                                                Vuol essere una cena prelibata.
Schaunard e Colline
e Rodolfo?                                                      Rodolfo
                                                                (Giunge con Mimì.)
Marcello                                                        Due posti.
            Pur ora, nella trista
compagnia di quel tirchio creditore                             Colline
che si chiama: l’amore,                                                       Finalmente!
entrò da una modista.
                                                                Rodolfo
(Marcello, Schaunard e Colline entrano nel Caffè
                                                                                         eccoci qui.
Momus, ma ne escono quasi subito, sdegnati di quella
                                                                (Presenta.)
gran folla che dentro si stipa chiassosa. Essi portano
fuori una tavola e li segue un cameriere per nulla                   Questa è Mimì
meravigliato di quella loro stramberia di voler                      che a me s’appaia
cenare fuori: i borghesi alla tavola vicina, infastiditi             gaia – fioraia.
dal baccano che fanno i tre amici, dopo un po’ di                 Il suo venir completa
tempo s’alzano e se ne vanno.)                                       la bella compagnia,
                                                                     perch’io sono il poeta
Mimì                                                                 essa la poesia.
Sei felice?                                                       Dal mio cervel sbocciano i canti
                                                                     dalle sue dita sbocciano i fior,
Rodolfo                                                              dall’anime esultanti
(Stringendola sotto braccio.)                                        sboccia l’amor.
          Sì, tanto. e tu?
                                                                una voce
Mimì                                                            (Da lontano, avvicinandosi.)
                        Sì, tanto.                              ecco i giocattoli di Parpignol!
(Mimì e Rodolfo raggiungono gli amici.)                         (Dalle botteghe e dalle strade sbucano fanciulli e fan-
                                                                ciulle.)
(Nel fondo, da via Vecchia Commedia, attraverso il
crocicchio, passa un venditore di frutta secca, urlando         Ragazzi e ragazze
a tutta gola.)                                                  – Parpignol!
Vere ed autentiche – prugne di Tours.                                         – Parpignol!
                                                                (Da via Delfino sbocca un carretto tutto a fronzoli e
Colline                                                         fiori, illuminato a palloncini; chi lo spinge è Parpi-
Odio il profano volgo al par d’Orazio.                          gnol.)

Schaunard                                                       Parpignol
ed io quando mi sazio                                           (Gridando.)
vo’ abbondanza di spazio.                                       ecco i giocattoli di Parpignol!

                                                           33
Ragazzi e bambine                                               Marcello
(Circondano il carro, saltellando.)                                                       No. un tacchino.
Parpignol! Parpignol!
Che bel carretto tutto lumi e fior!                             Rodolfo
(Ammirando i giocattoli.)                                       (Piano a Mimì.)
– Voglio la tromba, il cavallin!…                               e tu Mimì, che vuoi?
– Dei soldati il drappel!…
– Voglio il cannon – voglio il frustin!                         Mimì
– Tamburo e tamburel!                                                                  Voglio la crema.
Mamme                                                           Marcello
Ah! razza di furfanti indemoniati,                              (Con galanteria a Mimì.)
che ci venite a fare in questo loco?
                                                                Signorina Mimì, che dono raro
Gli scappellotti vi parranno poco!…
                                                                le ha fatto il suo Rodolfo?
A casa! – A letto! – Via, brutti sguaiati.
(I fanciulli non vogliono andarsene: uno di essi scop-
pia in pianto: la mamma lo prende per un orecchio ed            Mimì
esso si mette a gridare che vuole i giocattoli di Parpi-                                   una cuffietta
gnol: le mamme, intenerite, comprano. Parpignol                 a pizzi, tutta rosa, ricamata;
prende giù per via Vecchia Commedia, seguito dai                coi miei capelli bruni ben si fonde.
ragazzi che fanno gran baccano con tamburi, tambu-              Da tanto tempo tal cuffietta è cosa desïata!…
relli e trombette.)                                             ed egli ha letto quel che il core asconde…
                                                                Ora colui che legge dentro a un cuore
Parpignol                                                       sa l’amore ed è… lettore.
(Da lontano.)
ecco i giocattoli di Parpignol!                                 Schaunard
                                                                ed esperto professore…
Marcello
(Ironico.)                                                      Colline
Dio, che concetti rari!                                         (Seguitando l’idea di Schaunard.)
                                                                che ha già diplomi e non son armi prime
Colline                                                         le sue rime…
                         Digna est intrari.
                                                                Schaunard
Schaunard                                                       (Interrompendo.)
Ingrediat si necessit.
                                                                tanto che sembra ver ciò ch’egli esprime!
Colline
                      Io non dò che un: accessit!               Marcello
(Rodolfo fa sedere Mimì; seggono tutti: il cameriere            (Guardando Mimì.)
ritorna presentando la lista delle vivande.)                    O bella età d’inganni e d’utopie!
(Con enfasi romantica al cameriere.)                            si crede, spera, e tutto bello appare!
Salame…
(Il cameriere presenta ai quattro amici la carta: questa        Rodolfo
passa girando nelle mani di tutti guardata con una              la più divina delle poesie
specie di ammirazione ed analizzata profondamente.)             è quella, amico, che c’insegna amare!

Schaunard                                                       Mimì
        Cervo arrosto!                                          Amare è dolce ancora più del miele…

                                                           34
Marcello                                                                       – Sì.
(Stizzito.)                                                                         – Sì.
e secondo il palato è miele, o fiele!…                                                   – è Musetta !
                                                                – Siamo in auge!
Mimì                                                                               – Che toeletta!
(Sorpresa a Rodolfo.)                                         (Entrano nelle loro botteghe.)
O Dio!… l’ho offeso!
                                                              Studenti e sartine
Rodolfo                                                       (Attraversando la scena.)
                        è in lutto, mia Mimì…                   – Guarda, guarda chi si vede!
                                                                – Con quel vecchio che sgambetta!
Schaunard e Colline                                             – Proprio lei!
(Per cambiare discorso.)                                                       – Proprio!
  Allegri, o un toast!…                                                                  – è Musetta!

Mimì, Rodolfo, Marcello                                       Alcindoro de Mitonneaux
(Mentre si alzano tutti.)                                     (Raggiunge trafelato Musetta.)
  e via i pensier!                                               Come un facchino
  Alti i bicchier!                                               correr di qua… di là…
                                                                 di su… di giù
tutti                                                            pel Quartier latino…
 beviam!… beviam!…                                               no! Non ci sta…
                                                                 Io non ne posso più!
Marcello                                                         Ragazza benedetta,
(Che da lontano ha veduto Musetta, interrompe gri-               tal foga m’affoga!
dando:)                                                          Mi sloga e sbarretta
e ch’io beva del tossico!                                        tal furia scorretta.
(Si lascia cadere sulla sedia.)                               (La bella signora senza curarsi di lui si avvia verso
                                                              il Caffè Momus e prende posto alla tavola lasciata
Schaunard, Colline e Rodolfo                                  libera.)
(Alla esclamazione di Marcello si volgono ed escla-           Qui fuori!? Qui!?
mano.)
                           Oh! Musetta.                       Musetta
(All’angolo di via Mazzarino appare una bellissima            (Senza punto curarsi delle proteste di Alcindoro,
signora, dal fare civettuolo ed allegro, dal sorriso          atterrito di stare fuori al freddo.)
provocante. Le vien dietro un signore pomposo e                                   Siedi lulù.
lezioso. La signora alla vista della tavolata degli           Vien, lulù!
amici frena la corsa; si direbbe che ella sia arrivata        (Alcindoro siede irritato, rialzando il bavero del
alla meta del suo viaggio.)                                   pastrano.)

Le mamme bottegaie                                            Alcindoro
(Nel ritirarsi a un tratto si soffermano dalla parte           Tali nomignoli
delle loro botteghe a riguardare una bella signora:            prego serbateli
meravigliate nel riconoscere in lei Musetta, sussur-           al tu per tu!
rando fra di loro additandosela:)                              la convenienza…
  – To’, è Musetta!                                                                 …il grado.
                     – lei!                                                                    …la virtù.
                           – Tornata!                         (Un cameriere s’è avvicinato premuroso e prepara la
  – Proprio lei!                                              tavola.)

                                                         35
(Gli amici guardano con gli occhi pieni di compas-             (Il cameriere accorre: Musetta prende un piatto e lo
sione Marcello che si è fatto pallido.)                        fiuta.)
(Il cameriere comincia a servire; Schaunard e Colline          (Passa attraverso il crocicchio, sboccando dalla via
guardano sempre di sott’occhi dalla parte di musetta e         della Vecchia Commedia, un picchetto di militi della
parlano di lei; Marcello finge la massima indifferenza.        Guardia Nazionale. Sono bottegai di servizio che
Rodolfo solo non ha occhi e pensieri che per Mimì.)            rincasano.)
                                                                  Cameriere! Questo piatto
Marcello                                                          ha una puzza di rifritto!
 essa!                                                         (Getta il piatto a terra; il cameriere si affretta a rac-
                                                               cogliere i cocci.)
Schaunard
(Alla vista del vecchio signore decorato.)                     Alcindoro
        Quel brutto coso                                       (Cerca acquetarla.)
  che ai fianchi le si affanna…                                  No, Musetta… zitto, zitto!

Colline                                                        Musetta
(Esaminando il vecchio.)                                       (Rabbiosa, sempre guardando Marcello.)
  è il vizio contegnoso…                                         (Non si volta. Ora lo batto!)

Marcello                                                       Alcindoro
(Con disprezzo.)                                                 A chi parli?…
  Colla casta Susanna.                                         (Sull’angolo di Via Delfino il Venditore di “Cocco
                                                               fresco” fa ottimi affari – i suoi bicchieri di ottone
Colline                                                        passano di mano in mano rapidamente a rinfrescare
 Mi sembra un troglodita.                                      ugole asciutte dal troppo vociare.)
Schaunard                                                      Musetta
  Guarda!… Mi par che sudi!                                    (Seccata.)
                                                                                 Al cameriere!
Mimì
(A Rodolfo.)                                                   Alcindoro
  essa è pur ben vestita.                                        Modi, garbo!
                                                               (Prende la nota del cameriere e si mette a ordinare la
Rodolfo                                                        cena.)
 Gli angeli vanno nudi.
                                                               Musetta
Musetta                                                        (Stizzita.)
(Colpita nel vedere gli amici che non la guardano.)                            Non seccar!
  (Marcello è là… mi vide…                                       Voglio fare il mio piacere,
  e non mi guarda il vile!                                       voglio dir quel che mi par!
  e quel Schaunard che ride!                                   (Guardando Marcello, a voce alta.)
  Mi fan tutti una bile!                                         Tu non mi guardi!
(Inquietandosi.)
  Se potessi picchiare,                                        Alcindoro
  se potessi graffiare!                                        (Credendo rivolte a lui queste parole.)
  Ma non ho sotto mano                                                               Vedi bene che ordino!
  che questo pellicano!
  Aspetta!)                                                    Musetta
(Chiama il cameriere che si è allontanato.)                    (Come sopra.)
            ehi! Camerier!                                       Ma il tuo cuore martella!

                                                          36
(La Rappezzatrice esce fuori dal guscio della sua                Mimì
botte e infilatene le bretelle se ne va colla sua botte a        (A Rodolfo.)
spalle giù per via Vecchia Commedia.)                            Io t’amo, io t’amo, io sono
                                                                 tutta tua!… Ché mi parli di perdono.
Alcindoro                                                        (Mangiano.)
(Come sopra.)
                               Parla piano.                      Colline
                                                                 Questo pollo è un poema!
Musetta
(Fra sé.)                                                        Schaunard
(Ma che sia proprio geloso di questa                             Il vino è prelibato.
mummia?… di questo rudere?…
Vediamo se mi resta                                              Rodolfo
tanto poter su lui da farlo cedere.)                             (A Mimì.)
                                                                 Ancor di questo intingolo?
Mimì
(Si rivolge curiosa a Rodolfo.)                                  Mimì
la conosci! Chi è?                                               Sì, non ne ho mai gustato.
Marcello                                                         Musetta
Domandatelo a me.                                                (Civettuola, volgendosi con intenzione a Marcello, il
  è di nome: Musetta;                                            quale comincia ad agitarsi.)
  cognome: Tentazione!                                             Quando me’n vo soletta per la via
  Per sua vocazione                                                la gente sosta e mira,
  fa la Rosa dei venti;                                            e la bellezza mia – ricerca in me
  gira e muta soventi                                              tutta da capo a piè.
  e d’amanti e d’amore.                                            ed assaporo allor la bramosia
  Al par della civetta                                             sottil, che dai vogliosi occhi traspira
  è uccello sanguinario;                                           e dai palesi vezzi intender sa
  il suo cibo ordinario                                            alle occulte beltà.
  è il cuore… Mangia il cuore!…                                    Così l’effluvio del desìo m’aggira,
  Per questo io non ne ho più…                                     e delirar mi fa.
(Agli amici nascondendo la commozione che lo vince.)               e tu che sai, che memori e ti struggi
Passatemi il ragù!                                                 com’io d’amor, da me tanto rifuggi?
                                                                   So ben: le angoscie tue non le vuoi dir
Schaunard                                                          ma ti senti morir.
(A Colline.)
la commedia è stupenda!                                          Alcindoro
essa all’un parla perché l’altro intenda.                         (Quel canto scurrile
                                                                  mi muove alla bile!)
Colline
(A Schaunard.)                                                   Mimì
e l’altro invan crudele                                          (A Rodolfo.)
finge di non capir, ma sugge miele.                              Io vedo ben che quella poveretta
                                                                 è di Marcello tuo tutta invaghita!
Rodolfo
(A Mimì.)                                                        Rodolfo
Sappi per tuo governo                                            Marcello un dì l’amò – ma la fraschetta
ch’io non darei perdono in sempiterno.                           l’abbandonò per correr miglior vita.

                                                            37
Mimì                                            Alcindoro
l’amore ingeneroso, è tristo amore!              Dove?
Quell’infelice mi muove a pietà!
                                                Musetta
Rodolfo                                                 Al piè.
Spento amor non risorge. è fiacco amore,         Sciogli, slaccia – rompi, straccia
quel che le offese vendicar non sa!              te ne imploro – Alcindoro!
Marcello                                        Alcindoro
legatemi alla seggiola.                         (Abbassandosi per slacciare la scarpa a Musetta.)
                                                  zitta, zitta…
Colline
 (ella prega, egli castiga,                     Musetta
 chissà mai quel che avverrà!                                    Dio che fitta!
 Santi numi, in simil briga
 mai Colline intopperà.                         Alcindoro
 essa è bella – non son cieco –,                (Tastando il piede a Musetta.)
 e di calda gioventù;                             Qui?
 ma mi piaccion assai più
 una pipa e un testo greco.)                    Musetta
                                                     Più in giù…
Schaunard
  (Quel Marcel che fa il bravaccio
                                                Alcindoro
  a momenti cederà;
                                                 Qui?
  trovan dolce al pari il laccio
  chi lo tende e chi ci dà.
                                                Musetta
(A Colline.)
                                                     Più in su…
  Se una tal vaga persona
                                                 maledetta scarpa stretta.
  ti trattasse a tu per tu,
  manderesti a belzebù
                                                Alcindoro
  la tua scienza brontolona.)
                                                (Scandolezzato.)
Marcello                                          Quella gente che dirà?
(Grandemente commosso.)
  (la giovinezza mia non è ancor morta,         Musetta
  né di te morto è il sovvenir…                  Or la levo – per sollievo.
  se tu battessi alla mia porta
  t’andrebbe il mio core ad aprir!)             Alcindoro
                                                (Cercando trattenere Musetta.)
Musetta                                           Imprudente!
(Marcello smania. è vinto. Ora conviene
liberarsi del vecchio.)                         Musetta
(Fingendo provare un vivo dolore.)              (Si leva la scarpa e la mette sulla tavola.)
   Ahi!                                                          eccola qua.
                                                  laggiù c’è un calzolaio,
Alcindoro                                         comprane un altro paio.
     Che c’è?
                                                Alcindoro
Musetta                                         (Disperato, prende la scarpa e rapidamente se la cac-
 Qual dolore, qual bruciore.                    cia nel panciotto, e si abbottona maestoso l’abito.)

                                           38
Come! Vuoi che io comprometta                              Colline
  il mio grado?…                                             Chi l’ha richiesto?

Musetta                                                      Schaunard
                   Perché no?                                Vediamo!
  Via!                                                       (Si fa dare il conto, che fa il giro degli amici.)

Alcindoro                                                    Colline e Rodolfo
     Mio Dio!                                                         Caro!

Musetta                                                      Rodolfo, Schaunard e Colline
(Impazientandosi.)                                           Fuori il danaro!
              Corri!
                                                             Schaunard
Alcindoro                                                    Colline, Rodolfo e tu
                         Musetta!                            Marcel?
Musetta                                                      Marcello
 Presto!                                                            Sono all’asciutto!
Alcindoro                                                    Rodolfo
        Aspetta!…                                            ho trenta soldi in tutto!
Musetta                                                      Marcello, Schaunard e Colline
                      Strillo!…                              Come? Non ce n’è più?
Alcindoro
                                                             Schaunard
                                 Vo.
                                                             (Terribile.)
(Per timor di maggior scandalo, Alcindoro corre
                                                             Ma il mio tesoro ov’è?
frettolosamente verso la bottega del calzolaio.)
                                                             (Portano le mani alle tasche: sono vuote: nessuno sa
(Appena partito Alcindoro, Musetta si alza e si getta
nelle braccia di Marcello, che non sa più resistere.)        spiegarsi la rapida scomparsa degli scudi di Schau-
                                                             nard: sorpresi si guardano l’un l’altro.)
Musetta                                                      (Lontanissima si ode la ritirata militare, che poco a
Oh Marcello!                                                 poco va avvicinandosi: la gente accorre da ogni
                                                             parte, guardando e correndo di qua, di là onde vedere
Marcello                                                     da quale parte giunge.)
               Sirena!
                                                             Borghesi
Schaunard                                                     la Ritirata. – Vien la ritirata.
Siamo all’ultima scena!                                       Oh, largo – largo – abbasso!
(Un cameriere porta il conto.)
                                                             Monelli
tutti                                                         Come sarà arrivata
(Meno Marcello.)                                              la seguiremo al passo.
Il conto!
                                                             Borghesi
Schaunard                                                     In quel rullìo tu senti
       Così presto?                                           la patria maestà.

                                                        39
Monelli                                                     e dove s’è seduto
  S’avvicinano – attenti                                    ritrovi il mio saluto!
  in fila. eccoli qua.
(Mamme e fanciulle alle finestre ed ai balconi guar-        Schaunard, Colline, Marcello e Rodolfo
dando la ritirata che arriva.)                              Giunge la ritirata,
                                                            che il vecchio non ci veda
fanciulle                                                   fuggir colla sua preda.
  Mammà voglio vedere.                                      Quella folla serrata
                                                            il nascondiglio appresti!…
fanciulli                                                   Via lesti, lesti, lesti!…
  Papà voglio sentire.
                                                            La folla
Mamme                                                          ecco il tamburo maggior più fiero
 lisetta vuoi tacere?                                          d’un antico guerriero!
 Tonio la vuoi finire?                                         – Al gesto trionfale
                                                               somiglia un generale.
fanciulli                                                      la canna è tutta d’or!
  Prendimi in braccio.                                         e lui tutto splendor!
                                                               Di Francia è il più bell’uom
Mamme                                                          il bel tambur maggior!…
                         Sì.                                (Musetta non potendo camminare perché ha un solo
                                                            piede calzato, è alzata a braccia da Marcello e Col-
fanciulle                                                   line; la folla vedendo Musetta portata trionfalmente,
  Vedere!                                                   ne prende pretesto per farle clamorose ovazioni: Mar-
                                                            cello e Colline con Musetta si mettono in coda alla
tutti                                                       ritirata: li seguono Rodolfo e Mimì a braccetto e
           eccoli qui!                                      Schaunard col suo corno imboccato; poi studenti e
(La ritirata militare attraversa la scena.)                 sartine saltellando allegramente, poi ragazzi, bor-
                                                            ghesi, donne che prendono il passo di marcia: tutta
Musetta                                                     questa folla si allontana dal fondo seguendo la riti-
(Al cameriere.)                                             rata militare. – Alcindoro con un paio di scarpe bene
Date il mio conto. – è pronto?                              incartocciate ritorna verso il Caffè Momus, cerca
(Al cameriere che lo consegna.)                             inutilmente Musetta e s’avvicina alla tavola: il
bene! Sommate presto                                        cameriere che è lì presso, prende i conti lasciati da
quello con questo…                                          Musetta e cerimoniosamente li presenta ad Alcin-
Paga il signor che stava qui con me!                        doro, il quale vedendo la somma, non trovando più
(Ponendo i due conti riuniti al posto di Alcindoro.)        alcuno, cade su di una sedia, stupefatto, allibito.)

                                                       40
Alfred Hohenstein, figurino per il costume di Musetta.
“La voce di Mimì aveva una sonorità che pene-                  “Musetta, per originaria malattia di famiglia e
trava nel cuore di Rodolfo come i rintocchi di un’ago-          per materiale istinto, possedeva il genio dell’ele-
nia…                                                            ganza.”
   “Egli però aveva per lei un amore geloso, fanta-               …
stico, bizzarro, isterico…                                        “Questa curiosa creatura dovette appena nata
   “Venti volte furono sul punto di dividersi.                  domandare uno specchio.”
   “Convien confessare che la loro esistenza era un               …
vero inferno.                                                     “Intelligente ed arguta, ribelle soprattutto a quanto
   “Nondimeno, in mezzo alle tempeste delle loro liti,          sapesse di tirannia, non aveva che una regola: il
di comune accordo si soffermavano a riprender lena              capriccio.”
nella fresca oasi di una notte d’amore… ma all’alba               …
del domani una improvvisa battaglia faceva fuggire                “Certo il solo uomo da lei veramente amato era
spaventato l’amore.                                             Marcello – forse perché egli solo sapeva farla soffrire
   “Così – se fu vita – vissero giorni lieti alternati a        – ma il lusso era per lei una condizione di salute.”
molti pessimi nella continua attesa del divorzio…”                …

                                                           42
QuAdRO iii – LA BARRiERA d’EnfER                                 Voci interne
                                                                  Chi trovò forte piacer – nel suo bicchier,
Al di là della barriera il boulevard esterno e, nell’e-           di due labbra sul bel fior – trovò l’amor.
stremo fondo, la strada d’Orleans che si perde lon-                 Trallerallè
tana fra le alte case e la nebbia del febbraio; al di qua,          eva e Noè.
a sinistra, un Cabaret ed il piccolo largo della bar-
riera, a destra, il boulevard d’Enfer; a sinistra, quello         Musetta
di S.t Jacques.                                                   (Nell’interno.)
A destra pure la imboccatura della via d’Enfer che                Ai vegliardi il bicchier!
mette in pieno Quartiere Latino.                                  la giovin bocca è fatta per l’amor,
Il Cabaret ha per insegna il quadro di Marcello “Il               (Suoni di campanello dallo stradale d’Orleans: sono
passaggio del Mar Rosso”, ma sotto invece, a larghi               carri tirati da muli. Schioccare di fruste e grida di
caratteri, vi è dipinto “Al porto di Marsiglia”. Ai lati          carrettieri: hanno fra le ruote lanterne accese rico-
della porta sono pure dipinti a fresco un turco e uno             perte di tela. Passano e si allontanano pel boulevard
zuavo con una enorme corona d’alloro intorno al fez.              d’Enfer.)
Alla parete del Cabaret, che guarda verso la barriera,
una finestra a pianterreno donde esce un chiarore                 Voci
rossiccio.                                                        (Dal boulevard esterno; dal fondo.)
I platani che costeggiano il largo della barriera,                hopp-là! hopp-là!
grigi, alti e in lunghi filari dal largo si ripartono
diagonalmente verso i due boulevards. Fra platano e               doganiere
platano sedili di marmo. È il febbraio; la neve è dap-                                 Son già le lattivendole!
pertutto.                                                         (Dal Corpo di Guardia esce il Sergente dei Doga-
All’alzarsi della tela c’è nel cielo e sulle case il bian-        nieri, il quale ordina d’aprire la barriera.)
cheggiare incerto della primissima alba. Seduti
davanti ad un braciere stanno sonnecchiando i                     Lattivendole
Doganieri. Dal Cabaret, ad intervalli, grida, cozzi               (Passano per la barriera a dorso di asinelli e si allon-
di bicchieri, risate. Un Doganiere esce dal Cabaret               tanano per diverse strade dicendo ai Doganieri:)
con vino. La cancellata della barriera è chiusa.                  buon giorno!
(Dietro la cancellata chiusa, battendo i piedi dal
freddo e soffiandosi su le mani intirizzite, stanno               Contadine
alcuni Spazzini.)                                                 (Con ceste a braccio.)
                                                                                 – burro e cacio!
Spazzini                                                                                          – Polli ed ova!
Ohè, là, le guardie!… Aprite!… Siamo noi!                         (Pagano e i Doganieri le lasciano passare.)
Quelli di Gentilly!… Siam gli spazzini!…                          (Giunte al crocicchio.)
(I Doganieri rimangono immobili; gli Spazzini pic-                – Voi da che parte andate?
chiano colle loro scope e badili sulla cancellata,                                             – A San Michele!
urlando.)                                                         – Ci troverem più tardi?
Fiocca la neve!… Qui s’agghiaccia!                                                           – A mezzodì!
                                                                  (Si allontanano per diverse strade.)
un doganiere                                                      (I Doganieri ritirano le panche e il braciere.)
(Sbadigliando e stirandosi le braccia, brontola.)
                                       Vengo!                                               ***
(Va ad aprire; gli Spazzini entrano e si allontanano
per la via d’Enfer. Il Doganiere richiude la cancel-              Mimì dalla via d’Enfer, entra guardando attenta-
lata.)                                                            mente intorno cercando di riconoscere i luoghi, ma
(Dal cabaret voci allegre e tintinnii di bicchieri che            giunta al primo platano la coglie un violento accesso
accompagnano il lieto cantare.)                                   di tosse: riavutasi e veduto il Sergente, gli si avvicina.

                                                             43
Puoi anche leggere