La bohème - Teatro Alighieri
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La bohème di Giacomo Puccini
Comune di Ravenna Fondazione Ravenna Manifestazioni Teatro di Tradizione Dante Alighieri Stagione d’Opera 2007-2008 lA bOhèMe Regione emilia Romagna Ministero per i beni e le Attività Culturali
Fondazione Ravenna Manifestazioni Consiglio di Amministrazione Assemblea dei Soci Presidente Fabrizio Matteucci Comune di Ravenna Vicepresidente Vicario Mario Salvagiani Regione emilia Romagna Vicepresidente lanfranco Gualtieri Provincia di Ravenna Camera di Commercio di Ravenna Sovrintendente Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna Antonio De Rosa Fondazione del Monte di bologna e Ravenna Consiglieri Associazione Industriali di Ravenna Gianfranco bessi Ascom Confcommercio Antonio Carile Confesercenti Ravenna Alberto Cassani CNA Ravenna Valter Fabbri Confartigianato Ravenna Francesco Giangrandi Archidiocesi di Ravenna e Cervia Natalino Gigante Fondazione Arturo Toscanini Roberto Manzoni Maurizio Marangolo Revisori dei Conti Pietro Minghetti Giovanni Nonni Antonio Panaino Mario bacigalupo Gian Paolo Pasini Angelo lo Rizzo Roberto Petri lorenzo Tarroni Segretario generale Marcello Natali Responsabile amministrativo Roberto Cimatti
Fondazione Ravenna Manifestazioni Sovrintendente Antonio De Rosa Direttore Artistico Angelo Nicastro Segretario generale Marcello Natali Responsabile amministrativo Roberto Cimatti SPAzI TeATRAlI SeRVIzI TeCNICI Responsabile Romano brandolini Responsabile Roberto Mazzavillani Servizi di sala Alfonso Cacciari Capo macchinisti enrico Ricchi Macchinisti Matteo Gambi, Massimo lai, MARkeTING e uFFICIO STAMPA Francesco Orefice, Marco Stabellini Responsabile Fabio Ricci Capo elettricisti luca Ruiba Editing e ufficio stampa Giovanni Trabalza Elettricisti Christian Cantagalli, uria Comandini, Sistemi informativi, archivio fotografico Stefano bondi Marco Rabiti Impaginazione e grafica Antonella la Rosa Portineria Giuseppe benedetti, Marco De Matteis Promozione Federica bozzo Segreteria Ivan Merlo Coordinamento biglietteria Daniela Calderoni Biglietteria e promozione bruna berardi, Antonella Gambi, Fiorella Morelli, Paola Notturni, Mariarosaria Valente uFFICIO PRODuzIONe Responsabile emilio Vita Stefania Catalano, Giuseppe Rosa SeGReTeRIA e CONTRATTuAlISTICA Responsabile lilia lorenzi Amministrazione e contabilità Cinzia benedetti Segreteria Maria Giulia Saporetti, Michela Vitali
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LA BOHÈME (Scene da La vie de bohème di henry Murger) 4 quadri di Giuseppe Giacosa e luigi Illica Musica di Giacomo Puccini PeRSONAGGI Rodolfo, poeta tenore Marcello, pittore baritono Schaunard, musicista baritono Colline, filosofo basso Benoît, padrone di casa basso Alcindoro, Consigliere di Stato basso Mimì soprano Musetta soprano Parpignol tenore Sergente dei doganieri basso Studenti - Sartine - Borghesi - Bottegai e Bottegaie - Venditori ambulanti - Soldati - Camerieri da caffè - Ragazzi - Ragazze, ecc., ecc. epoca: 1830 circa - a Parigi.
… pioggia o polvere, freddo o solleone, nulla arresta questi arditi avven- turieri… la loro esistenza è un’opera di genio di ogni giorno, un problema quo- tidiano, che essi pervengono sempre a risolvere con l’aiuto di audaci matematiche… Quando il bisogno ve li costringe, astinenti come anacoreti – ma se nelle loro mani cade un po’ di fortuna, eccoli cavalcare in groppa alle più fantasiose matterìe, amando le più belle donne e le più giovani, bevendo i vini migliori ed i più vecchi e non trovando mai abbastanza aperte le finestre onde gittar quattrini; poi – l’ultimo scudo morto e sepolto – eccoli ancora desinare alla tavola rotonda del caso ove la loro posata è sempre pronta; contrabbandieri di tutte le industrie che derivano dal- l’arte, a caccia da mattina a sera di quell’animale feroce che si chiama: lo scudo. la Bohème ha un parlare suo speciale, un gergo… Il suo vocabolario è l’inferno de la retorica e il paradiso del neologismo… Vita gaia e terribile!… (h. Murger, prefazione alla Vie de bohème) (*). (*) Gli autori del presente libretto, meglio che seguire a passo a passo il libro di Murger – (anche per ragioni di opportunità teatrali e soprattutto musicali) – hanno voluto ispirarsi alla sua essenza racchiusa in questa mirabile prefazione. Se stettero fedeli ai caratteri dei personaggi, se furono a volte quasi meticolosi nel riprodurre certi particolari di ambiente, se nello svolgimento scenico si atten- nero al fare del Murger suddividendo il libretto in “quadri ben distinti”, negli epi- sodi drammatici e comici essi vollero procedere con quell’ampia libertà che – a torto o a ragione – stimarono necessaria alla interpretazione scenica del libro più libero forse della moderna letteratura. Però, in questo bizzarro libro, se de’ diversi personaggi sono e balzano fuori vivi, veri e nettissimi i singoli caratteri, s’incontra spesso che uno stesso carattere prenda diversi nomi, s’incarni quasi in due persone diverse. Chi puo non confondere nel delicato profilo di una sola donna quelli di Mimì e di Francine? Chi quando legge delle “manine” di Mimì più “bianche di quelle della dea dell’ozio”, non pensa al manicotto di Francine? Gli autori stimarono di dover rilevare una tale identità di caratteri. Parve ad essi che quelle due gaie, delicate ed infelici creature rappresentassero nella commedia della bohème un solo personaggio cui si potrebbe benissimo, in luogo dei nomi di Mimì e Francine, dare quello di: Ideale. G.G. – l.I. 13
La bohème Il libretto
“… Mimì era una graziosa ragazza che doveva particolarmente simpatizzare e combinare cogli ideali plastici e poetici di Rodolfo. Ventidue anni: piccola; delicata… Il suo volto pareva un abbozzo di figura aristocratica; i suoi lineamenti erano d’una finezza mirabile… “Il sangue della gioventù scorreva caldo e vivace nelle sue vene e coloriva di tinte rosse la sua pelle tra- sparente dal candore vellutato della camelia… “Questa beltà malaticcia sedusse Rodolfo… Ma quello che più lo rese innamorato pazzo di madami- gella Mimì furono le sue manine che essa sapeva, anche tra le faccende domestiche, serbare più bianche di quelle della dea dell’ozio.” 16
QuAdRO i – in SOffittA che non credo al sudore della fronte. Ampia finestra dalla quale si scorge una distesa di Marcello tetti coperti di neve. A sinistra, un camino. Una ho diacciate tavola, un letto, un armadio, quattro sedie, un caval- le dita quasi ancora le tenessi immollate letto da pittore con una tela sbozzata ed uno sgabello: giù in quella gran ghiacciaia che è il cuore di libri sparsi, molti fasci di carte, due candelieri. Uscio [ Musetta… nel mezzo, altro a sinistra. (Lascia sfuggire un lungo sospirone, e tralascia di dipingere, deponendo tavolozza e pennelli.) Rodolfo e Marcello. (Rodolfo guarda meditabondo fuori della finestra. Rodolfo Marcello lavora al suo quadro: “Il passaggio del l’amore è un caminetto che sciupa troppo… Mar Rosso”, colle mani intirizzite dal freddo e che egli riscalda alitandovi su di quando in quando, Marcello mutando, pel gran gelo, spesso posizione.) …e in fretta! Marcello Rodolfo Questo Mar Rosso – mi ammollisce e assidera dove l’uomo è fascina come se addosso – mi piovesse in stille. (Si allontana dal cavalletto per guardare il suo qua- Marcello dro.) e la donna è l’alare… Per vendicarmi, affogo un Faraone! (Torna al lavoro – A Rodolfo.) Rodolfo Che fai? l’una brucia in un soffio… Rodolfo Marcello Nei cieli bigi …e l’altro sta a guardare. guardo fumar dai mille comignoli Parigi, Rodolfo (Additando il camino senza fuoco.) Ma intanto qui si gela… e penso a quel poltrone di un vecchio caminetto ingannatore Marcello che vive in ozio come un gran signore. …e si muore d’inedia!… Marcello Rodolfo le sue rendite oneste Fuoco ci vuole… da un pezzo non riceve. Marcello Rodolfo (Afferrando una sedia e facendo atto di spezzarla.) Quelle sciocche foreste che fan sotto la neve? Aspetta… sacrifichiam la sedia! (Rodolfo impedisce con energia l’atto di Marcello.) Marcello (Ad un tratto Rodolfo esce in un grido di gioia ad Rodolfo, io voglio dirti un mio pensier profondo: un’idea che gli è balenata.) ho un freddo cane. Rodolfo Rodolfo eureka! (Avvicinandosi a Marcello.) (Corre alla tavola e ne leva un voluminoso scartafac- ed io, Marcel, non ti nascondo cio.) 17
Marcello Rodolfo e Marcello Trovasti? Che lieto baglior. (Si apre con fracasso la porta in fondo ed entra Col- Rodolfo line gelato, intirizzito, battendo i piedi, gettando con Sì. Aguzza ira sulla tavola un pacco di libri legato con un fazzo- l’ingegno. l’idea vampi in fiamma. letto.) Marcello *** (Additando il suo quadro.) bruciamo il Mar Rosso? Rodolfo, Marcello, Colline. Rodolfo Colline No. Puzza Già dell’Apocalisse appariscono i segni. la tela dipinta. Il mio dramma, In giorno di vigilia non si accettano pegni!… l’ardente mio dramma ci scaldi. (Si interrompe sorpreso.) una fiammata! Marcello (Con comico spavento.) Rodolfo Vuoi leggerlo forse? Mi geli. (A Colline.) zitto, si dà il mio dramma… Rodolfo No, in cener la carta si sfaldi Marcello e l’estro rivoli ai suoi cieli. …al fuoco. (Con enfasi tragica.) Al secol gran danno minaccia… Colline Ma Roma è in periglio… lo trovo scintillante. Marcello Rodolfo Gran cor! Vivo. (Il fuoco diminuisce.) Rodolfo (Dà a Marcello una parte dello scartafaccio.) Colline A te l’atto primo. Ma dura poco. Marcello Rodolfo Qua. la brevità, gran pregio. Rodolfo Colline Straccia. (Levandogli la sedia.) Autore, a me la sedia. Marcello Accendi. Marcello (Rodolfo batte un acciarino, accende una candela e Presto. Questi intermezzi fan morire d’inedia. va al camino con Marcello: insieme danno fuoco a quella parte dello scartafaccio buttato sul focolare, Rodolfo poi entrambi prendono delle sedie e seggono, riscal- (Prende un’altra parte dello scartafaccio.) dandosi voluttuosamente.) Atto secondo. 18
Marcello e l’altro un fascio di legna. Al rumore, i tre innanzi (A Colline.) al camino si volgono e con grida di meraviglia si Non far sussurro. slanciano sulle provviste portate dal garzone e le (Rodolfo straccia parte dello scartafaccio e lo getta depongono sul tavolo; Colline prende la legna e la sul camino: il fuoco si ravviva. Colline avvicina porta presso il caminetto: comincia a far sera.) ancora più la sedia e si riscalda le mani: Rodolfo è in piedi, presso ai due, col rimanente dello scartafaccio.) Rodolfo legna! Colline Pensier profondo! Marcello Sigari! Marcello Giusto color! Colline bordò! Rodolfo In quell’azzurro – guizzo languente tutti e tre sfuma un’ardente – scena d’amor. le dovizie d’una fiera il destin ci destinò. Colline (I garzoni partono.) Scoppietta un foglio. *** Marcello là c’eran baci! Rodolfo, Colline, Marcello, Schaunard. Rodolfo Schaunard Tre atti or voglio – d’un colpo udir. (Entra dalla porta di mezzo con aria di trionfo, get- (Getta al fuoco il rimanente dello scartafaccio.) tando a terra alcuni scudi.) la banca di Francia Colline Tal degli audaci – l’idea s’integra. per voi si sbilancia. tutti Colline bello in allegra – vampa svanir. (Raccattando gli scudi insieme a Rodolfo e Mar- (Applaudono entusiasticamente: la fiamma dopo un cello.) momento diminuisce.) Raccatta, raccatta! Marcello Marcello Oh! Dio… già s’abbassa la fiamma. (Incredulo.) Son pezzi di latta!… Colline Che vano, che fragile dramma! Schaunard (Mostrandogli uno scudo.) Marcello Sei sordo?… Sei lippo? Già scricchiola, increspasi, muore. Quest’uomo chi è? Colline e Marcello Rodolfo Abbasso, sì abbasso l’autore. (Inchinandosi.) (Dalla porta di mezzo entrano due garzoni, por- luigi Filippo! tando l’uno provviste di cibi, bottiglie di vino, sigari, M’inchino al mio Re! 19
tutti Marcello Sta luigi Filippo ai nostri piè! (Accende le candele e le mette sulla tavola.) (Schaunard vorrebbe raccontare la sua fortuna; ma Or le candele! gli altri non lo ascoltano: dispongono ogni cosa sulla tavola e la legna nel camino.) Schaunard Risponde: “Incominciam!…” Schaunard Or vi dirò: quest’oro, o meglio, argento Colline ha la sua brava storia… Pasticcio dolce! Schaunard Marcello “Guardare!” (e un pappagallo al primo piano (Ponendo la legna nel camino.) m’addita) poi soggiunge: “Voi suonare Riscaldiamo finché quello morire!” il camino! e fu così: Colline Suonai tre lunghi dì… Sofferto ho tanto freddo! Allora usai l’incanto di mia presenza bella… Schaunard Affascinai l’ancella… un inglese… un signor… lord o milord Gli propinai prezzemolo!… che sia, voleva un musicista… lorito allargò l’ali, lorito il becco aprì, Marcello da Socrate morì! (Gettando via il pacco di libri di Colline dalla tavola.) Via! Rodolfo Prepariamo la tavola! Fulgida folgori la sala splendida. Schaunard Marcello Io? volo! Mangiar senza tovaglia? Rodolfo Rodolfo No; un’idea!… l’esca dov’è? (Leva un giornale di tasca.) Colline Marcello e Colline là. Il Costituzionale! Marcello Rodolfo Prendi. (Spiegando.) Ottima carta… Schaunard Si mangia e si divora un’appendice! e mi presento. (Vedendo che nessuno gli bada, [Schaunard] afferra M’accetta – gli domando… Colline che gli passa vicino con un piatto.) Colline Colline (Mettendo a posto le vivande.) Chi?!… Arrosto freddo! Schaunard Schaunard (Urlando indispettito.) A quando le lezioni?… Il diavolo vi porti tutti quanti! 20
(Poi vedendoli in atto di mettersi a mangiare il Benoît pasticcio freddo.) una parola. ed or che fate? (Con gesto solenne stende la mano sul pasticcio.) Schaunard No! Queste cibarie (Dopo essersi consultato cogli altri, va ad aprire.) sono la salmeria Sola! pei dì futuri tenebrosi, oscuri. Benoît (E nel parlare sgombra la tavola.) (Entra sorridente: vede Marcello e mostrandogli una Come?… Pranzare in casa? carta dice:) oggi ch’è la vigilia di Natale! Affitto! Mentre il Quartier latino le sue vie addobba di salsicce e leccornie? Marcello Mentre un olezzo di frittelle imbalsama (Con esagerata premura.) le vecchie strade? è il dì della Vigilia! Olà ! là le ragazze cantano contente ed han per eco ognuna uno studente! Date una sedia. un po’ di religione, o miei signori: si beva in casa, ma si pranzi fuori. Rodolfo (Rodolfo chiude la porta a chiave, poi tutti vanno Presto. intorno al tavolo e versano il vino; bussano alla porta: s’arrestano stupefatti.) Benoît (Schermendosi.) *** Non occorre. Vorrei… Rodolfo, Marcello, Colline, Schaunard, poi Benoît. Schaunard (Insistendo con dolce violenza lo fa sedere.) Benoît Segga. (Di fuori.) Si può? Marcello Vuol bere? Marcello (Gli versa del vino.) Chi è là? Benoît Benoît Grazie. benoît! Rodolfo e Colline Marcello Tocchiamo. Il padrone di casa! (Tutti bevono. Benoît depone il bicchiere e si rivolge Schaunard a Marcello mostrandogli la carta.) uscio sul muso. Benoît Colline Questo (Grida.) è l’ultimo trimestre. Non c’è nessuno. Marcello Schaunard (Con ingenuità.) è chiuso. Ne ho piacere. 21
Benoît Benoît e quindi… (Protestando.) Di più, molto di più. Schaunard (Mentre fanno chiacchierare Benoît, gli riempiono il (Interrompendolo.) bicchiere appena egli l’ha vuotato.) Ancora un sorso. (Riempie i bicchieri.) Colline ha detto su e giù. Benoît Marcello Grazie. (Abbassando la voce e con tono di furberia.) l’altra sera al Mabil… i quattro (Toccando con Benoît.) Benoît Alla sua salute! (Inquieto.) (Tutti bevono.) eh?!… Benoît Marcello (Riprendendo con Marcello.) l’hanno colto A lei ne vengo in peccato d’amore. perché il trimestre scorso mi promise… Benoît Io? Marcello Marcello Promisi ed or mantengo. Neghi. (Mostrando a Benoît gli scudi che sono sulla tavola.) Guardi. Benoît un caso. Rodolfo (Piano a Marcello.) Marcello Che fai?… (Lusingandolo.) bella donna! Schaunard (Come sopra.) Benoît Sei pazzo? (Mezzo brillo, con subito moto.) Ah! molto. Marcello (A Benoît, senza badare ai due.) Schaunard ha visto? Or via, (Gli batte una mano sulla spalla.) briccone! resti un momento in nostra compagnia. Dica: quanti anni ha Colline caro signor benoît? Seduttore! (Fa lo stesso sull’altra spalla.) Benoît Gli anni?… Per carità! Marcello (Magnificando.) Rodolfo una quercia!… un cannone! il crin ricciuto, Su e giù la nostra età. fulvo. 22
Rodolfo Gli altri l’uomo ha buon gusto. Fuor! Marcello Schaunard ei gongolava arzillo, pettoruto. (Maestoso.) è la morale offesa che vi scaccia! Benoît (Ringalluzzito.) Marcello Son vecchio, ma robusto. Si abbruci dello zucchero. Marcello Colline A lui cedea, punta dal dolce assillo, Si discacci il reprobo. a femminil virtù. Benoît Colline, Schaunard, Rodolfo (Allibito, tenta inutilmente di parlare.) (Con gravità ironica.) Io di… ei gongolava arzuto e pettorillo. Schaunard Benoît Faccia silenzio! (In piena confidenza.) Timido in gioventù, tutti ora me ne ripago… è un dolce svago (Circondando Benoît e spingendolo verso la porta.) qualche donnetta vispa… allegra… e… un po’… Via, signore! (Accenna a forme accentuate.) Non dico una balena, Benoît o un mappamondo, Discacciarmi!?… o un Viso tondo da luna piena, Colline ma magra, proprio magra, no e poi no! Silenzio!… le donne magre sono grattacapi e spesso… sopraccapi… tutti e son piene di doglie – Via di qua! per esempio mia moglie… (Marcello dà un pugno sulla tavola e si alza: gli altri Benoît lo imitano: Benoît li guarda sbalordito.) (Sbuffando.) Tale oltraggio!… un momento… Marcello (Con forza.) tutti Quest’uomo ha moglie Vada via e sconce voglie e buona sera a vostra signoria. nutrisce! (Benoît è cacciato fuori.) Gli altri *** Orror ! Rodolfo, Marcello, Colline, Schaunard. Rodolfo e ammorba, e appesta Marcello la nostra onesta (Chiudendo l’uscio.) dimora! ho pagato il trimestre. 23
tutti (Rodolfo prende un lume ed apre l’uscio: Marcello, (Ridono.) Schaunard, Colline escono e scendono la scala.) Ah! Ah! Ah! Ah! Marcello Schaunard (Di fuori.) Momus ci attende. Al Quartiere latino. Occhio alla scala. Tienti alla ringhiera. Marcello Viva chi spende. Rodolfo (Sempre sull’uscio, alzando il lume.) Schaunard Adagio. Spartiamo il bottino! (Si dividono gli scudi rimasti sulla tavola.) Colline (Di fuori.) Marcello è buio pesto. (Presentando uno specchio rotto a Colline.) là ci sono beltà scese dal cielo. Schaunard Or che sei ricco, bada alla decenza! Maledetto portier! Orso, ravviati il pelo. Marcello Colline bada. Farò la conoscenza (Rumore d’uno che ruzzola.). la prima volta d’un barbitonsore. Guidatemi al ridicolo Colline oltraggio d’un rasoio. Accidenti! Schaunard Rodolfo Andiamo. (Sull’uscio.) Rodolfo Colline, sei morto? Io resto per terminar l’articolo Colline del mio giornale: Il Castoro. (Dal basso.) Non ancor! Marcello Fa’ presto. Marcello (Dal basso.) Rodolfo Vien presto. Cinque minuti. Conosco il mestiere. *** Colline Ti aspetterem dabbasso dal portiere. Rodolfo, poi Mimì. Marcello (Rodolfo chiude l’uscio, depone il lume, sgombra un Se tardi, udrai che coro! po’ la tavola, prende calamaio e carta, poi siede e si mette a scrivere dopo aver spento l’altro lume rimasto Schaunard acceso: ma non trovando alcuna idea, s’inquieta, (Uscendo.) straccia il foglio e getta via la penna.) Taglia corta la coda al tuo Castoro! (Bussano timidamente all’uscio.) 24
Rodolfo ed adagiarla su di una sedia, mentre dalle mani di Chi è là? Mimì cadono e candeliere e chiave.) Mimì Rodolfo (Di fuori.) (Imbarazzato.) Scusi. ed ora come faccio?… come faccio?… (Va a prendere dell’acqua e ne spruzza il viso di Rodolfo Mimì.) una donna! Così! (Guardandola con grande interesse.) Mimì Che viso da malata! Di grazia, mi si è spento (Mimì rinviene.) il lume. Si sente meglio? Rodolfo Mimì (Corre ad aprire.) (Con un filo di voce.) ecco. Sì. Mimì Rodolfo (Sull’uscio, con un lume spento in mano ed una Ma qui c’è tanto freddo. Segga vicino al fuoco. chiave.) (Fa alzare Mimì e la conduce a sedere presso al Vorrebbe…? camino.) Rodolfo Aspetti… un po’ di vino. S’accomodi un momento. (Corre alla tavola e vi prende bottiglia e bicchiere.) Mimì Mimì Non occorre. Grazie. Rodolfo Rodolfo (Insistendo.) (Le dà il bicchiere e le versa da bere.) la prego, entri. A lei. Mimì Mimì (Entra: è presa da soffocazione.) Poco, poco. Ah! Rodolfo Rodolfo Così? (Premuroso.) Si sente male? Mimì Grazie. Mimì (Beve.) No… nulla. Rodolfo Rodolfo (Ammirandola.) Impallidisce! (Che bella bambina!) Mimì Mimì (Presa da tosse.) (Levandosi, cerca il suo candeliere.) è il respir… Quelle scale… Ora permetta (Sviene, e Rodolfo è appena a tempo di sorreggerla che accenda il lume. è tutto passato. 25
Rodolfo Rodolfo Tanta fretta? Ove sarà? (Si trova presso la porta e la chiude.) Mimì Sì. Mimì Cerchi. Rodolfo (Cerca la chiave sul pavimento strisciando i piedi: (Accende il lume di Mimì e glielo consegna senza far Rodolfo fa lo stesso e trovata la tavola vi depone egli parola.) pure il candeliere, poi torna a cercare la chiave tastando colle mani il pavimento.) Mimì Grazie. buona sera. Rodolfo Cerco. Ah!… Rodolfo (La trova e la intasca.) (L’accompagna fino sull’uscio, poi ritorna subito al lavoro.) Mimì buona sera. l’ha trovata? Mimì Rodolfo (Esce, poi riappare sull’uscio.) No… Oh! sventata! la chiave della stanza! Rodolfo Mi parve… Rodolfo eh?… Rodolfo …in verità! Mimì dove l’ho lasciata? Mimì (Confusa.) Rodolfo Importuna è la vicina… Non stia sull’uscio; il lume, vede, vacilla al vento. (Il lume di Mimì si spegne.) Rodolfo Cosa dice, ma le par! Mimì (Guidato dalla voce di Mimì, Rodolfo finge di cer- Oh Dio! Torni ad accenderlo. care mentre si avvicina ad essa: Mimì si china a terra e cerca a tastoni; Rodolfo colla sua mano incontra Rodolfo quella di Mimì, e l’afferra.) (Accorre colla sua candela per riaccendere quella di Mimì, ma avvicinandosi alla porta anche il suo lume Mimì si spegne e la camera rimane buia.) (Sorpresa, rizzandosi.) ecco… anche il mio s’è spento. Ah! buio pesto! Rodolfo (Tenendo la mano di Mimì.) Mimì Che gelida manina, Ah! disgraziata! se la lasci riscaldar. e la chiave? Cercar che giova? – Al buio non si trova. (Avanzandosi a tentoni incontra la tavola e vi Ma per fortuna – è una notte di luna, depone il suo candeliere.) e qui la luna l’abbiamo vicina. 26
Aspetti, signorina, Sola, mi fo e intanto le dirò con due parole il pranzo da me stessa. chi son, che faccio e come vivo. Vuole? Non vado sempre a messa, (Mimì tace.) ma assai prego il Signore. Vivo sola, soletta Chi son? – Sono un poeta. Che cosa faccio? – Scrivo. nella mia cameretta e come vivo? – Vivo. che guarda i tetti e il cielo, In mia povertà lieta ma quando vien lo sgelo scialo da gran signore il primo sole è mio. Col novo aprile rime ed inni d’amore. una rosa germoglia Per sogni, per chimere sul davanzal; ne aspiro a foglia a foglia e per castelli in aria l’olezzo… è sì gentile l’anima ho milionaria. il profumo d’un fiore! Talor dal mio forziere Quelli ch’io fingo, ahimè! non hanno odore. ruban tutti i gioielli Altro di me non le saprei narrare. due ladri: gli occhi belli. Sono la sua vicina V’entrar con voi pur ora, che la vien fuori d’ora a importunare. ed i miei sogni usati tosto son dileguati. Schaunard Ma il furto non m’accora, (Dal cortile.) poiché vi ha preso stanza ehi! Rodolfo! una dolce speranza! Or che mi conoscete Colline parlate voi. Chi siete? Rodolfo! Vi piace dirlo? Marcello Mimì Olà. Non senti? Sì. (Alle grida degli amici, Rodolfo s’impazienta.) Mi chiamano Mimì lumaca! ma il mio nome è lucia. la storia mia Colline è breve. A tela o a seta Poetucolo! ricamo in casa e fuori, sono tranquilla e lieta Schaunard ed è mio svago Accidenti far gigli e rose. al pigro! Mi piaccion quelle cose (Sempre più impaziente, Rodolfo a tentoni si avvia che han sì dolce malìa, alla finestra e l’apre spingendosi un poco fuori per che parlano d’amor, di primavere, rispondere agli amici che sono giù nel cortile: dalla di sogni e di chimere, finestra aperta entrano i raggi lunari, rischiarando quelle cose che han nome poesia… così la camera.) lei m’intende? Rodolfo Rodolfo (Alla finestra.) Sì, sì. Scrivo ancor tre righe a volo. Mimì Mimì Mi chiamano Mimì, (Avvicinandosi un poco alla finestra.) ed il perché non so. Chi sono? 27
Rodolfo Mimì Amici. Gli amici aspettan… Schaunard Rodolfo Sentirai le tue. Già mi mandi via? Marcello Mimì Che te ne fai lì solo? Vorrei dir… ma non oso… Rodolfo Rodolfo Non son solo. Siam due. Di’. Andate da Momus, tenete il posto, Mimì ci saremo tosto. (Con graziosa furberia.) (Rimane alla finestra, onde assicurarsi che gli amici Se venissi con voi? se ne vanno.) Rodolfo Marcello, Schaunard, Colline Che?… Mimì! (Allontanandosi.) (Con intenzione tentatrice.) Momus, Momus, Momus, Sarebbe così dolce restar qui. zitti e discreti andiamocene via. C’è freddo fuori. Momus, Momus, Momus, il poeta trovò la poesia. Mimì (Mimì si è avvicinata ancor più alla finestra per Vi starò vicina!… modo che i raggi lunari la illuminano: Rodolfo vol- gendosi scorge Mimì avvolta come da un nimbo di Rodolfo luce, e la contempla, quasi estatico.) e al ritorno? Mimì Rodolfo (Maliziosa.) O soave fanciulla, o dolce viso Curioso! di mite circonfuso alba lunar, in te, vivo ravviso Rodolfo il sogno ch’io vorrei sempre sognar! Andiamo. Dammi il braccio o mia piccina… Fremono dentro l’anima già le ebbrezze supreme, Mimì amor, nel bacio freme! (Dà il braccio a Rodolfo.) (La bacia.) Obbedisco, signor! (S’avviano.) Mimì (Oh! come dolci scendono Rodolfo le sue lusinghe al core… Dimmi che m’ami… tu sol comandi, amore!…) Mimì (Rodolfo la bacia.) (Con abbandono.) Mimì Tamo! (Svincolandosi.) Rodolfo No, per pietà! Amore! Rodolfo Mimì Sei mia! Amor! 28
Alfred Hohenstein, figurino per il costume di Mimì nel Quadro I della Bohème.
“… Gustavo Colline, il grande filosofo; Marcello, “Madamigella Musetta era una bella ragazza di il grande pittore; Rodolfo, il grande poeta; e Schau- venti anni… nard, il grande musicista – come essi si chiamavano a “Molta civetteria, un pochino di ambizione e nes- vicenda – frequentavano regolarmente il Caffè suna ortografia… Momus dove erano soprannominati: I quattro “Delizia delle cene del Quartiere Latino… Moschettieri, perché indivisibili. “Una perpetua alternativa di brougham bleu e di “Essi giungevano infatti e giuocavano e se ne omnibus, di via Breda e di Quartiere Latino. andavano sempre insieme e spesso senza pagare il “ – O che volete? – Di tanto in tanto ho bisogno di conto e sempre con un “accordo” degno dell’orchestra respirare l’aria di questa vita. La mia folle esistenza del Conservatorio.” è come una canzone; ciascuno de’ miei amori è una strofa, – ma Marcello ne è il ritornello. –” 30
QuAdRO ii – AL QuARtiERE LAtinO Mimì Per la cuffietta? La vigilia di Natale. Un crocicchio di vie che al largo prende forma di Rodolfo piazzale: botteghe, venditori di ogni genere; da un Tienti al mio braccio stretta… lato, il Caffè Momus. (Entrano dalla modista.) Nella folla si aggirano Rodolfo e Mimì. Colline presso alla botte di una rappezzatrice, Schaunard ad i Venditori una bottega di ferravecchi sta comperando una pipa e (Sul limitare delle loro botteghe.) un corno, Marcello è spinto qua e là dal capriccio – Aranci, datteri! della gente. – Caldi i marroni. Gran folla diversa; Borghesi, Soldati, Fantesche, – Spillette, ninnoli, croci. Ragazzi, Bambine, Studenti, Sartine, Gendarmi, – Torroni e caramelle. ecc. – Fiori alle belle. È sera. Le botteghe sono adorne di lampioncini e – Oh! la crostata. fanali accesi; un grande fanale illumina l’ingresso – Panna montata! del Caffè Momus. Il Caffè è affollatissimo così che – Fringuelli, passeri. alcuni Borghesi sono costretti a sedere ad una tavola – Datteri! fuori all’aperto. – Trote! – latte di cocco! Schaunard – Giubbe! (Soffia nel corno e ne cava fuori note strane.) – Carote! Re! Re! Re!… Falso questo re!… (Tratta col ferravecchi.) La folla Pipa e corno quant’è?… Borghesi Colline Quanta folla! (Alla botte della rappezzatrice che gli sta cucendo la falda di uno zimarrone usato che egli ha appena donne comperato.) Che chiasso! è un poco usato ma è serio e a buon mercato… Studenti e sartine (Paga e distribuisce con giusto equilibrio i libri dei Stringiti a me, corriamo. quali è carico nelle tasche del zimarrone.) una mamma Marcello (Chiamando le sue figliuole.) (Tutto solo in mezzo alla folla, con un involto sotto il lisa! emma!… braccio, occhieggiando le donnine che la calca gli Borghesi getta quasi fra le braccia.) Date il passo. Io pur mi sento in vena di gridare: Chi vuol, donnine allegre, un po’ d’amore? La mamma Facciamo insieme a vendere e comprare. emma, quando ti chiamo! Io do a un soldo il vergine mio cuore. (Rodolfo e Mimì, a braccio, attraversano la folla Sartine avviati al negozio della modista.) Ancora un altro giro… Rodolfo Studenti Andiam. Pigliam via Mazzarino. 31
donne Rodolfo Qui mi manca il respiro!… (A Mimì.) Vieni, gli amici aspettano. Borghesi Vedi? Il Caffè è vicino. Mimì è da un pezzo Sartine che mi struggevo d’una (Ammirando una bacheca.) cuffietta rosa. Mi sta ben? Oh! stupendi gioielli! Rodolfo Studenti Sei bruna (Abbracciandole.) e quel color ti dona. Son gli occhi assai più belli! Mimì Alcuni borghesi O che bel vezzo (Scandolezzati.) di corallo. Pericolosi esempi la folla oggi ci dà! Rodolfo ho uno zio Altri borghesi quasi nonagenario – e milionario. era meglio ai miei tempi! Se fa senno il buon Dio voglio comprarti un vezzo assai più bello. Monelli (A un tratto, vedendo Mimì guardare, si volge egli Viva la libertà! pure sospettoso.) Che guardi?… Al caffè Mimì – Andiam, qua, camerier! Sei geloso? – Presto! Rodolfo – Corri! un vice Otello. – Vien qua! All’uom felice sta il sospetto accanto. – A me! – birra! Schaunard – un bicchier! (Viene a gironzolare avanti al caffè Momus aspet- – Vaniglia!… tandovi gli amici; intanto armato della enorme pipa – Ratafià! e del corno da caccia guarda curiosamente la folla.) – Dunque? Presto!… Fra spintoni e testate ansando affretta – Da ber! la folla e si diletta – un caffè!… nel provar gioie matte – insoddisfatte. – Presto, olà!… Se la spassa così con poche spese (La folla si espande per le vie adiacenti. Le botteghe il buon ceto borghese. sono piene di compratori che vanno e vengono. Nel Caffè pur sempre movimento di persone che entrano, Colline escono e si avviano chi per una strada, chi per un’al- (Se ne viene al ritrovo nel zimarrone troppo lungo tra. Passato il primo momento di confusione, il cro- per lui e che gli fa intorno delle pieghe da toga cicchio diventa luogo di passaggio, animatissimo romana, agitando trionfalmente un vecchio libro.) sempre.) Copia rara, anzi unica: (Rodolfo e Mimì escono dalla bottega.) la grammatica Runica! 32
Schaunard Marcello (Che giunge in quella alle spalle di Colline, compas- (Al cameriere.) sionandolo.) lesto. Che uomo onesto!… Schaunard Marcello Per molti. (Arriva al caffè Momus e vi trova Schaunard e Col- line.) Marcello A cena, presto. e subito! Vuol essere una cena prelibata. Schaunard e Colline e Rodolfo? Rodolfo (Giunge con Mimì.) Marcello Due posti. Pur ora, nella trista compagnia di quel tirchio creditore Colline che si chiama: l’amore, Finalmente! entrò da una modista. Rodolfo (Marcello, Schaunard e Colline entrano nel Caffè eccoci qui. Momus, ma ne escono quasi subito, sdegnati di quella (Presenta.) gran folla che dentro si stipa chiassosa. Essi portano fuori una tavola e li segue un cameriere per nulla Questa è Mimì meravigliato di quella loro stramberia di voler che a me s’appaia cenare fuori: i borghesi alla tavola vicina, infastiditi gaia – fioraia. dal baccano che fanno i tre amici, dopo un po’ di Il suo venir completa tempo s’alzano e se ne vanno.) la bella compagnia, perch’io sono il poeta Mimì essa la poesia. Sei felice? Dal mio cervel sbocciano i canti dalle sue dita sbocciano i fior, Rodolfo dall’anime esultanti (Stringendola sotto braccio.) sboccia l’amor. Sì, tanto. e tu? una voce Mimì (Da lontano, avvicinandosi.) Sì, tanto. ecco i giocattoli di Parpignol! (Mimì e Rodolfo raggiungono gli amici.) (Dalle botteghe e dalle strade sbucano fanciulli e fan- ciulle.) (Nel fondo, da via Vecchia Commedia, attraverso il crocicchio, passa un venditore di frutta secca, urlando Ragazzi e ragazze a tutta gola.) – Parpignol! Vere ed autentiche – prugne di Tours. – Parpignol! (Da via Delfino sbocca un carretto tutto a fronzoli e Colline fiori, illuminato a palloncini; chi lo spinge è Parpi- Odio il profano volgo al par d’Orazio. gnol.) Schaunard Parpignol ed io quando mi sazio (Gridando.) vo’ abbondanza di spazio. ecco i giocattoli di Parpignol! 33
Ragazzi e bambine Marcello (Circondano il carro, saltellando.) No. un tacchino. Parpignol! Parpignol! Che bel carretto tutto lumi e fior! Rodolfo (Ammirando i giocattoli.) (Piano a Mimì.) – Voglio la tromba, il cavallin!… e tu Mimì, che vuoi? – Dei soldati il drappel!… – Voglio il cannon – voglio il frustin! Mimì – Tamburo e tamburel! Voglio la crema. Mamme Marcello Ah! razza di furfanti indemoniati, (Con galanteria a Mimì.) che ci venite a fare in questo loco? Signorina Mimì, che dono raro Gli scappellotti vi parranno poco!… le ha fatto il suo Rodolfo? A casa! – A letto! – Via, brutti sguaiati. (I fanciulli non vogliono andarsene: uno di essi scop- pia in pianto: la mamma lo prende per un orecchio ed Mimì esso si mette a gridare che vuole i giocattoli di Parpi- una cuffietta gnol: le mamme, intenerite, comprano. Parpignol a pizzi, tutta rosa, ricamata; prende giù per via Vecchia Commedia, seguito dai coi miei capelli bruni ben si fonde. ragazzi che fanno gran baccano con tamburi, tambu- Da tanto tempo tal cuffietta è cosa desïata!… relli e trombette.) ed egli ha letto quel che il core asconde… Ora colui che legge dentro a un cuore Parpignol sa l’amore ed è… lettore. (Da lontano.) ecco i giocattoli di Parpignol! Schaunard ed esperto professore… Marcello (Ironico.) Colline Dio, che concetti rari! (Seguitando l’idea di Schaunard.) che ha già diplomi e non son armi prime Colline le sue rime… Digna est intrari. Schaunard Schaunard (Interrompendo.) Ingrediat si necessit. tanto che sembra ver ciò ch’egli esprime! Colline Io non dò che un: accessit! Marcello (Rodolfo fa sedere Mimì; seggono tutti: il cameriere (Guardando Mimì.) ritorna presentando la lista delle vivande.) O bella età d’inganni e d’utopie! (Con enfasi romantica al cameriere.) si crede, spera, e tutto bello appare! Salame… (Il cameriere presenta ai quattro amici la carta: questa Rodolfo passa girando nelle mani di tutti guardata con una la più divina delle poesie specie di ammirazione ed analizzata profondamente.) è quella, amico, che c’insegna amare! Schaunard Mimì Cervo arrosto! Amare è dolce ancora più del miele… 34
Marcello – Sì. (Stizzito.) – Sì. e secondo il palato è miele, o fiele!… – è Musetta ! – Siamo in auge! Mimì – Che toeletta! (Sorpresa a Rodolfo.) (Entrano nelle loro botteghe.) O Dio!… l’ho offeso! Studenti e sartine Rodolfo (Attraversando la scena.) è in lutto, mia Mimì… – Guarda, guarda chi si vede! – Con quel vecchio che sgambetta! Schaunard e Colline – Proprio lei! (Per cambiare discorso.) – Proprio! Allegri, o un toast!… – è Musetta! Mimì, Rodolfo, Marcello Alcindoro de Mitonneaux (Mentre si alzano tutti.) (Raggiunge trafelato Musetta.) e via i pensier! Come un facchino Alti i bicchier! correr di qua… di là… di su… di giù tutti pel Quartier latino… beviam!… beviam!… no! Non ci sta… Io non ne posso più! Marcello Ragazza benedetta, (Che da lontano ha veduto Musetta, interrompe gri- tal foga m’affoga! dando:) Mi sloga e sbarretta e ch’io beva del tossico! tal furia scorretta. (Si lascia cadere sulla sedia.) (La bella signora senza curarsi di lui si avvia verso il Caffè Momus e prende posto alla tavola lasciata Schaunard, Colline e Rodolfo libera.) (Alla esclamazione di Marcello si volgono ed escla- Qui fuori!? Qui!? mano.) Oh! Musetta. Musetta (All’angolo di via Mazzarino appare una bellissima (Senza punto curarsi delle proteste di Alcindoro, signora, dal fare civettuolo ed allegro, dal sorriso atterrito di stare fuori al freddo.) provocante. Le vien dietro un signore pomposo e Siedi lulù. lezioso. La signora alla vista della tavolata degli Vien, lulù! amici frena la corsa; si direbbe che ella sia arrivata (Alcindoro siede irritato, rialzando il bavero del alla meta del suo viaggio.) pastrano.) Le mamme bottegaie Alcindoro (Nel ritirarsi a un tratto si soffermano dalla parte Tali nomignoli delle loro botteghe a riguardare una bella signora: prego serbateli meravigliate nel riconoscere in lei Musetta, sussur- al tu per tu! rando fra di loro additandosela:) la convenienza… – To’, è Musetta! …il grado. – lei! …la virtù. – Tornata! (Un cameriere s’è avvicinato premuroso e prepara la – Proprio lei! tavola.) 35
(Gli amici guardano con gli occhi pieni di compas- (Il cameriere accorre: Musetta prende un piatto e lo sione Marcello che si è fatto pallido.) fiuta.) (Il cameriere comincia a servire; Schaunard e Colline (Passa attraverso il crocicchio, sboccando dalla via guardano sempre di sott’occhi dalla parte di musetta e della Vecchia Commedia, un picchetto di militi della parlano di lei; Marcello finge la massima indifferenza. Guardia Nazionale. Sono bottegai di servizio che Rodolfo solo non ha occhi e pensieri che per Mimì.) rincasano.) Cameriere! Questo piatto Marcello ha una puzza di rifritto! essa! (Getta il piatto a terra; il cameriere si affretta a rac- cogliere i cocci.) Schaunard (Alla vista del vecchio signore decorato.) Alcindoro Quel brutto coso (Cerca acquetarla.) che ai fianchi le si affanna… No, Musetta… zitto, zitto! Colline Musetta (Esaminando il vecchio.) (Rabbiosa, sempre guardando Marcello.) è il vizio contegnoso… (Non si volta. Ora lo batto!) Marcello Alcindoro (Con disprezzo.) A chi parli?… Colla casta Susanna. (Sull’angolo di Via Delfino il Venditore di “Cocco fresco” fa ottimi affari – i suoi bicchieri di ottone Colline passano di mano in mano rapidamente a rinfrescare Mi sembra un troglodita. ugole asciutte dal troppo vociare.) Schaunard Musetta Guarda!… Mi par che sudi! (Seccata.) Al cameriere! Mimì (A Rodolfo.) Alcindoro essa è pur ben vestita. Modi, garbo! (Prende la nota del cameriere e si mette a ordinare la Rodolfo cena.) Gli angeli vanno nudi. Musetta Musetta (Stizzita.) (Colpita nel vedere gli amici che non la guardano.) Non seccar! (Marcello è là… mi vide… Voglio fare il mio piacere, e non mi guarda il vile! voglio dir quel che mi par! e quel Schaunard che ride! (Guardando Marcello, a voce alta.) Mi fan tutti una bile! Tu non mi guardi! (Inquietandosi.) Se potessi picchiare, Alcindoro se potessi graffiare! (Credendo rivolte a lui queste parole.) Ma non ho sotto mano Vedi bene che ordino! che questo pellicano! Aspetta!) Musetta (Chiama il cameriere che si è allontanato.) (Come sopra.) ehi! Camerier! Ma il tuo cuore martella! 36
(La Rappezzatrice esce fuori dal guscio della sua Mimì botte e infilatene le bretelle se ne va colla sua botte a (A Rodolfo.) spalle giù per via Vecchia Commedia.) Io t’amo, io t’amo, io sono tutta tua!… Ché mi parli di perdono. Alcindoro (Mangiano.) (Come sopra.) Parla piano. Colline Questo pollo è un poema! Musetta (Fra sé.) Schaunard (Ma che sia proprio geloso di questa Il vino è prelibato. mummia?… di questo rudere?… Vediamo se mi resta Rodolfo tanto poter su lui da farlo cedere.) (A Mimì.) Ancor di questo intingolo? Mimì (Si rivolge curiosa a Rodolfo.) Mimì la conosci! Chi è? Sì, non ne ho mai gustato. Marcello Musetta Domandatelo a me. (Civettuola, volgendosi con intenzione a Marcello, il è di nome: Musetta; quale comincia ad agitarsi.) cognome: Tentazione! Quando me’n vo soletta per la via Per sua vocazione la gente sosta e mira, fa la Rosa dei venti; e la bellezza mia – ricerca in me gira e muta soventi tutta da capo a piè. e d’amanti e d’amore. ed assaporo allor la bramosia Al par della civetta sottil, che dai vogliosi occhi traspira è uccello sanguinario; e dai palesi vezzi intender sa il suo cibo ordinario alle occulte beltà. è il cuore… Mangia il cuore!… Così l’effluvio del desìo m’aggira, Per questo io non ne ho più… e delirar mi fa. (Agli amici nascondendo la commozione che lo vince.) e tu che sai, che memori e ti struggi Passatemi il ragù! com’io d’amor, da me tanto rifuggi? So ben: le angoscie tue non le vuoi dir Schaunard ma ti senti morir. (A Colline.) la commedia è stupenda! Alcindoro essa all’un parla perché l’altro intenda. (Quel canto scurrile mi muove alla bile!) Colline (A Schaunard.) Mimì e l’altro invan crudele (A Rodolfo.) finge di non capir, ma sugge miele. Io vedo ben che quella poveretta è di Marcello tuo tutta invaghita! Rodolfo (A Mimì.) Rodolfo Sappi per tuo governo Marcello un dì l’amò – ma la fraschetta ch’io non darei perdono in sempiterno. l’abbandonò per correr miglior vita. 37
Mimì Alcindoro l’amore ingeneroso, è tristo amore! Dove? Quell’infelice mi muove a pietà! Musetta Rodolfo Al piè. Spento amor non risorge. è fiacco amore, Sciogli, slaccia – rompi, straccia quel che le offese vendicar non sa! te ne imploro – Alcindoro! Marcello Alcindoro legatemi alla seggiola. (Abbassandosi per slacciare la scarpa a Musetta.) zitta, zitta… Colline (ella prega, egli castiga, Musetta chissà mai quel che avverrà! Dio che fitta! Santi numi, in simil briga mai Colline intopperà. Alcindoro essa è bella – non son cieco –, (Tastando il piede a Musetta.) e di calda gioventù; Qui? ma mi piaccion assai più una pipa e un testo greco.) Musetta Più in giù… Schaunard (Quel Marcel che fa il bravaccio Alcindoro a momenti cederà; Qui? trovan dolce al pari il laccio chi lo tende e chi ci dà. Musetta (A Colline.) Più in su… Se una tal vaga persona maledetta scarpa stretta. ti trattasse a tu per tu, manderesti a belzebù Alcindoro la tua scienza brontolona.) (Scandolezzato.) Marcello Quella gente che dirà? (Grandemente commosso.) (la giovinezza mia non è ancor morta, Musetta né di te morto è il sovvenir… Or la levo – per sollievo. se tu battessi alla mia porta t’andrebbe il mio core ad aprir!) Alcindoro (Cercando trattenere Musetta.) Musetta Imprudente! (Marcello smania. è vinto. Ora conviene liberarsi del vecchio.) Musetta (Fingendo provare un vivo dolore.) (Si leva la scarpa e la mette sulla tavola.) Ahi! eccola qua. laggiù c’è un calzolaio, Alcindoro comprane un altro paio. Che c’è? Alcindoro Musetta (Disperato, prende la scarpa e rapidamente se la cac- Qual dolore, qual bruciore. cia nel panciotto, e si abbottona maestoso l’abito.) 38
Come! Vuoi che io comprometta Colline il mio grado?… Chi l’ha richiesto? Musetta Schaunard Perché no? Vediamo! Via! (Si fa dare il conto, che fa il giro degli amici.) Alcindoro Colline e Rodolfo Mio Dio! Caro! Musetta Rodolfo, Schaunard e Colline (Impazientandosi.) Fuori il danaro! Corri! Schaunard Alcindoro Colline, Rodolfo e tu Musetta! Marcel? Musetta Marcello Presto! Sono all’asciutto! Alcindoro Rodolfo Aspetta!… ho trenta soldi in tutto! Musetta Marcello, Schaunard e Colline Strillo!… Come? Non ce n’è più? Alcindoro Schaunard Vo. (Terribile.) (Per timor di maggior scandalo, Alcindoro corre Ma il mio tesoro ov’è? frettolosamente verso la bottega del calzolaio.) (Portano le mani alle tasche: sono vuote: nessuno sa (Appena partito Alcindoro, Musetta si alza e si getta nelle braccia di Marcello, che non sa più resistere.) spiegarsi la rapida scomparsa degli scudi di Schau- nard: sorpresi si guardano l’un l’altro.) Musetta (Lontanissima si ode la ritirata militare, che poco a Oh Marcello! poco va avvicinandosi: la gente accorre da ogni parte, guardando e correndo di qua, di là onde vedere Marcello da quale parte giunge.) Sirena! Borghesi Schaunard la Ritirata. – Vien la ritirata. Siamo all’ultima scena! Oh, largo – largo – abbasso! (Un cameriere porta il conto.) Monelli tutti Come sarà arrivata (Meno Marcello.) la seguiremo al passo. Il conto! Borghesi Schaunard In quel rullìo tu senti Così presto? la patria maestà. 39
Monelli e dove s’è seduto S’avvicinano – attenti ritrovi il mio saluto! in fila. eccoli qua. (Mamme e fanciulle alle finestre ed ai balconi guar- Schaunard, Colline, Marcello e Rodolfo dando la ritirata che arriva.) Giunge la ritirata, che il vecchio non ci veda fanciulle fuggir colla sua preda. Mammà voglio vedere. Quella folla serrata il nascondiglio appresti!… fanciulli Via lesti, lesti, lesti!… Papà voglio sentire. La folla Mamme ecco il tamburo maggior più fiero lisetta vuoi tacere? d’un antico guerriero! Tonio la vuoi finire? – Al gesto trionfale somiglia un generale. fanciulli la canna è tutta d’or! Prendimi in braccio. e lui tutto splendor! Di Francia è il più bell’uom Mamme il bel tambur maggior!… Sì. (Musetta non potendo camminare perché ha un solo piede calzato, è alzata a braccia da Marcello e Col- fanciulle line; la folla vedendo Musetta portata trionfalmente, Vedere! ne prende pretesto per farle clamorose ovazioni: Mar- cello e Colline con Musetta si mettono in coda alla tutti ritirata: li seguono Rodolfo e Mimì a braccetto e eccoli qui! Schaunard col suo corno imboccato; poi studenti e (La ritirata militare attraversa la scena.) sartine saltellando allegramente, poi ragazzi, bor- ghesi, donne che prendono il passo di marcia: tutta Musetta questa folla si allontana dal fondo seguendo la riti- (Al cameriere.) rata militare. – Alcindoro con un paio di scarpe bene Date il mio conto. – è pronto? incartocciate ritorna verso il Caffè Momus, cerca (Al cameriere che lo consegna.) inutilmente Musetta e s’avvicina alla tavola: il bene! Sommate presto cameriere che è lì presso, prende i conti lasciati da quello con questo… Musetta e cerimoniosamente li presenta ad Alcin- Paga il signor che stava qui con me! doro, il quale vedendo la somma, non trovando più (Ponendo i due conti riuniti al posto di Alcindoro.) alcuno, cade su di una sedia, stupefatto, allibito.) 40
Alfred Hohenstein, figurino per il costume di Musetta.
“La voce di Mimì aveva una sonorità che pene- “Musetta, per originaria malattia di famiglia e trava nel cuore di Rodolfo come i rintocchi di un’ago- per materiale istinto, possedeva il genio dell’ele- nia… ganza.” “Egli però aveva per lei un amore geloso, fanta- … stico, bizzarro, isterico… “Questa curiosa creatura dovette appena nata “Venti volte furono sul punto di dividersi. domandare uno specchio.” “Convien confessare che la loro esistenza era un … vero inferno. “Intelligente ed arguta, ribelle soprattutto a quanto “Nondimeno, in mezzo alle tempeste delle loro liti, sapesse di tirannia, non aveva che una regola: il di comune accordo si soffermavano a riprender lena capriccio.” nella fresca oasi di una notte d’amore… ma all’alba … del domani una improvvisa battaglia faceva fuggire “Certo il solo uomo da lei veramente amato era spaventato l’amore. Marcello – forse perché egli solo sapeva farla soffrire “Così – se fu vita – vissero giorni lieti alternati a – ma il lusso era per lei una condizione di salute.” molti pessimi nella continua attesa del divorzio…” … 42
QuAdRO iii – LA BARRiERA d’EnfER Voci interne Chi trovò forte piacer – nel suo bicchier, Al di là della barriera il boulevard esterno e, nell’e- di due labbra sul bel fior – trovò l’amor. stremo fondo, la strada d’Orleans che si perde lon- Trallerallè tana fra le alte case e la nebbia del febbraio; al di qua, eva e Noè. a sinistra, un Cabaret ed il piccolo largo della bar- riera, a destra, il boulevard d’Enfer; a sinistra, quello Musetta di S.t Jacques. (Nell’interno.) A destra pure la imboccatura della via d’Enfer che Ai vegliardi il bicchier! mette in pieno Quartiere Latino. la giovin bocca è fatta per l’amor, Il Cabaret ha per insegna il quadro di Marcello “Il (Suoni di campanello dallo stradale d’Orleans: sono passaggio del Mar Rosso”, ma sotto invece, a larghi carri tirati da muli. Schioccare di fruste e grida di caratteri, vi è dipinto “Al porto di Marsiglia”. Ai lati carrettieri: hanno fra le ruote lanterne accese rico- della porta sono pure dipinti a fresco un turco e uno perte di tela. Passano e si allontanano pel boulevard zuavo con una enorme corona d’alloro intorno al fez. d’Enfer.) Alla parete del Cabaret, che guarda verso la barriera, una finestra a pianterreno donde esce un chiarore Voci rossiccio. (Dal boulevard esterno; dal fondo.) I platani che costeggiano il largo della barriera, hopp-là! hopp-là! grigi, alti e in lunghi filari dal largo si ripartono diagonalmente verso i due boulevards. Fra platano e doganiere platano sedili di marmo. È il febbraio; la neve è dap- Son già le lattivendole! pertutto. (Dal Corpo di Guardia esce il Sergente dei Doga- All’alzarsi della tela c’è nel cielo e sulle case il bian- nieri, il quale ordina d’aprire la barriera.) cheggiare incerto della primissima alba. Seduti davanti ad un braciere stanno sonnecchiando i Lattivendole Doganieri. Dal Cabaret, ad intervalli, grida, cozzi (Passano per la barriera a dorso di asinelli e si allon- di bicchieri, risate. Un Doganiere esce dal Cabaret tanano per diverse strade dicendo ai Doganieri:) con vino. La cancellata della barriera è chiusa. buon giorno! (Dietro la cancellata chiusa, battendo i piedi dal freddo e soffiandosi su le mani intirizzite, stanno Contadine alcuni Spazzini.) (Con ceste a braccio.) – burro e cacio! Spazzini – Polli ed ova! Ohè, là, le guardie!… Aprite!… Siamo noi! (Pagano e i Doganieri le lasciano passare.) Quelli di Gentilly!… Siam gli spazzini!… (Giunte al crocicchio.) (I Doganieri rimangono immobili; gli Spazzini pic- – Voi da che parte andate? chiano colle loro scope e badili sulla cancellata, – A San Michele! urlando.) – Ci troverem più tardi? Fiocca la neve!… Qui s’agghiaccia! – A mezzodì! (Si allontanano per diverse strade.) un doganiere (I Doganieri ritirano le panche e il braciere.) (Sbadigliando e stirandosi le braccia, brontola.) Vengo! *** (Va ad aprire; gli Spazzini entrano e si allontanano per la via d’Enfer. Il Doganiere richiude la cancel- Mimì dalla via d’Enfer, entra guardando attenta- lata.) mente intorno cercando di riconoscere i luoghi, ma (Dal cabaret voci allegre e tintinnii di bicchieri che giunta al primo platano la coglie un violento accesso accompagnano il lieto cantare.) di tosse: riavutasi e veduto il Sergente, gli si avvicina. 43
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