MOBILITÀ CICLABILE: ANALISI DELLO SVILUPPO ITALIANO E DELLA SITUAZIONE PAVESE1 - UniPV
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MOBILITÀ CICLABILE: ANALISI DELLO SVILUPPO ITALIANO E DELLA SITUAZIONE PAVESE1 Lorenzo Minetti Università di Pavia, Collaboratore Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali 1. Introduzione L'uso quotidiano della bicicletta come mezzo di trasporto non è ancora rientrato nelle abitudini degli italiani, vuoi per cultura, vuoi per pigrizia, o per la presenza di vincoli ed elementi ostativi. Ciò determina un’importante esigenza di intervento al fine di garantire migliori e più concrete condizioni di sviluppo per una modalità a cui sono ricollegabili rilevanti benefici, sia privati, sia sociali. I vantaggi dell’uso di questo mezzo sono in primis per il singolo utente : - La bicicletta è veloce: per i percorsi urbani fino a 6 Km è più veloce dell’automobile, come mostrato dal Grafico 12, ove è tenuto in considerazione anche il tempo necessario per uscire da casa e per parcheggiare. 1 Documento prodotto dall’Università degli Studi di Pavia (Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali) nell’ambito del progetto “Pavia Mobility Manager”, co-finanziato dalla Fondazione Cariplo nell’ambito del Bando 2010 “Promuovere forme di mobilità sostenibile alternative all’auto privata”. 2 http://www.comune.torino.it/ambiente/bici/perche_bici/note-pratiche.shtml 1
Grafico 1: Rapporto Km percorsi/Tempo impiegato dei differenti mezzi di trasporto - La bicicletta fa bene alla salute: studi scientifici dimostrano che l’uso della bicicletta giova al sistema cardio-vascolare, al sistema respiratorio e al sistema scheletrico- muscolare. Due percorsi di 15 minuti in bicicletta al giorno bastano per avere un cuore sano. La bicicletta migliora la circolazione del sangue, aiutando a prevenire l’insorgenza di infarti e gonfiori agli arti inferiori. La capacità respiratoria aumenta migliorando le funzionalità di bronchi e polmoni. I muscoli si tonificano e le articolazioni si mantengono efficienti e sane nel tempo. E’ dimostrato che andare in bicicletta tutti i giorni aiuta a prevenire: l'infarto, l'ipertensione, le vene varicose alle estremità inferiori, l'obesità, l'astenia muscolare, l’asma, la bronchite cronica, i problemi ortopedici, le malattie alle ghiandole, i disturbi del sonno. Inoltre la bicicletta rende “felici”. L’attività fisica infatti rilascia le endorfine (“ormoni del benessere”) che aiutano a sconfiggere la depressione, la stanchezza e lo stress quotidiano. - Si è meno esposti ai gas di scarico: Si è portati erroneamente a pensare che in un ambiente inquinato ciclisti e pedoni siano maggiormente esposti rispetto agli automobilisti ai gas di scarico. Gli studi riportati nella Tabella 1 dimostrano esattamente il contrario. Un automobilista inala più ossido di carbonio, ossido d’azoto e benzene di un ciclista. Uno studio condotto nei Paesi Bassi nel 1995, rivela che gli automobilisti subiscono livelli di inquinamento elevati. In certi casi il volume di gas 2
tossico respirato in un ora da un automobilista è più del doppio rispetto a quello inalato da un ciclista. Tabella 1: Confronto Ciclisti/automobilisti rispetto ai gas di scarico inalati Fonte: VanWijnen/Verhoeff/Henk/Van Bruggen , “The exposure of cyclist, car drivers and pedestrians to traffic- related air pollutants, International Archives of Occupational and Environmental Health 1995, Volume 67, Issue 3, pp. 187-193. Un’altra ricerca condotta nella città di Sidney nel 2004 dimostra che l’automobile è, tra tutti i mezzi di trasporto, quello che espone alla massima concentrazione di inquinanti e che i ciclisti sono esposti a livelli molto inferiori di benzene rispetto a chi viaggia in auto e a livelli decisamente inferiori di biossido d’azoto rispetto agli occupanti dei bus. La Tabella 2 riassume i risultati della ricerca: Tabella 2: Confronto Ciclisti/automobilisti rispetto ai gas di scarico inalati Fonte: Chertok M. et al, Comparison of air pollution exposure for five commuting modes in Sidney – car, train, bus, bicycle and walking, Health Promotion Journal of Australia, 2004; 15: 63-67. 3
- La bicicletta è economica: La bicicletta non comporta costi per carburante e altre spese ricorrenti (assicurazione, bollo, etc.). La manutenzione è semplice ed economica. Usando una bicicletta al posto di un’auto si risparmiano circa 2000 € all’anno. - La bicicletta è stimolante e divertente: permette un contatto diretto con le persone, le località, i paesaggi, i suoni e gli elementi naturali. Ma i vantaggi conseguenti a un diffuso uso delle biciclette si riflettono su tutta la collettività: - La bicicletta è ecologica: non produce gas di scarico e rumore, mentre risparmia energia. Un’auto che percorre 500 km brucia invece quasi 100.000 litri di ossigeno - il fabbisogno annuo di un adulto. In definitiva i vantaggi della bicicletta per l’ambiente sono: Riduzione dell’inquinamento acustico; Riduzione del traffico e della congestione; Risparmio di risorse non rinnovabili: la bicicletta non ha bisogno di carburante. Con 500 calorie - che corrispondono a 100 grammi di zucchero oppure 55 grammi di grasso o di benzina - un ciclista pedala per ben 37 km. Con la stessa quantità di energia un escursionista percorre 14 km e un fondista 7. Invece, con 55 grammi di benzina il motore di un’auto di media cilindrata si spegne già dopo 700 m circa3. Grafico 2: Consumo specifico di energia dei diversi mezzi di trasporto nel traffico locale 3 http://www.comune.torino.it/ambiente/bici/perche_bici/in-bici-si-respirano-meno-inquinanti.shtml 4
- La bicicletta occupa poco spazio: un solo parcheggio per auto con accesso necessita di 25 metri quadrati di terreno; una persona ha bisogno mediamente di 30 metri quadrati per lavorare e di 50 per abitare; ma per circolare gliene occorrono ben 140. Se invece dell’auto si prende in considerazione la bici, si giunge ad un rapporto di 1 a 10, cioè occorre, per circolare, uno spazio 10 volte inferiore a quello richiesto da un’auto. Nel posteggio di un’auto possono essere collocate ben 10 biciclette. - La bicicletta è un mezzo facilmente integrabile con i mezzi di trasporto pubblici e privati, in questo modo si moltiplicano le possibilità di spostamento. - La bicicletta fa risparmiare: riduzione degli investimenti e dei costi per la costruzione e la manutenzione delle carreggiate e delle aree destinate al parcheggio, minor deterioramento della rete stradale. La bicicletta non costa molto alla collettività: la realizzazione e la manutenzione di piste ciclabili richiedono costi minimi. - La bicicletta non è pericolosa per gli altri utenti della strada: una percentuale bassissima degli incidenti registrati dalla Polizia Municipale negli ultimi anni riguarda collisioni di bici con pedoni. In Italia le piste ciclabili non mancano. Basti pensare all’Area 24 che, partendo da San Remo, si snoda per oltre 20 km lungo il tracciato costiero della vecchia ferrovia, offrendo lo splendido panorama e il clima temperato del ponente ligure. Per chi al mare preferisce la montagna ci sono le proposte del Trentino Alto-Adige, la più famosa delle quali è forse quella che collega San Candido all’Austria con un percorso in mezzo ai boschi suggestivo e ricco di discese. Infine il cicloturismo fluviale intorno al territorio del Po è ricco di offerte, strutture e soprattutto piste ciclabili di ogni tipo: lungo gli argini, nei paesi e nelle città del fiume si trovano percorsi più facili per i principianti e impegnativi per gli sportivi. Complessivamente ci sono circa 2.376 km di piste ciclabili in sede promiscua e 939 km di piste in sede propria. I turisti che viaggiano con la loro bicicletta possono contare sui servizi speciali di accoglienza delle 200 strutture ricettive Albergabici della FIAB. In particolare la Lombardia conta una serie di piste ciclabili che vanno da Pavia, Lodi, Mantova e Cremona: nell’ambito del progetto Lombardia in Bicicletta, la Regione ha realizzato una mappa che comprende oltre 1.800 km di percorsi ciclabili con l'iniziativa 'Un Po di Bicicletta'. Il Parco del Ticino, in particolare nella zona del pavese, può essere esplorato attraverso 122 km di piste. Ma queste sono piste con prevalenti finalità ludico-ricreative. In ambito urbano e quotidiano le cose si complicano. Nella classifica mondiale stilata dall’Università di Copenaghen dedicata alle 80 città dove l’uso della bici viene maggiormente valorizzato e incentivato, 5
l’Italia non compare. Il primo posto se lo contendono Amsterdam e Copenaghen. La prima è la città delle biciclette per antonomasia. La seconda si è aggiudicata il premio European Green Capital, edizione 2014, proprio grazie alle politiche virtuose in materia di trasporto pubblico e mobilità ciclabile 4. Nella capitale danese più di un terzo dei cittadini va al lavoro in bicicletta, cosa che anche molti milanesi e romani vorrebbero fare senza per questo rischiare la vita. L’obiettivo ambizioso di Copenaghen è portare la percentuale degli spostamenti casa- lavoro e casa-scuola in bicicletta dall’attuale 35% al 50% nel 2015, rendendo la città “Carbon neutral” entro il 2025. Al terzo posto della classifica si piazza Utrecht, cittadina dalla vocazione artistica situata nei Paesi Bassi. Se il podio se lo aggiudica il Nord Europa e il nostro Paese latita, c’è comunque qualcuno a rappresentare il Sud: è la città andalusa di Siviglia che in un solo anno ha costruito 80 chilometri di piste ciclabili e guadagna per questo il quarto posto. Al quinto si piazza la francese Bordeaux con 200 chilometri di piste in città e poi Berlino dove ormai il 25% della popolazione usa soltanto la bicicletta per spostarsi in città, mentre gli investimenti per le ciclabili dell’amministrazione locale sfiorano i tre milioni di euro l’anno. Non bastano le belle chiacchiere e i km di pista ciclabile per essere bike-friendly. Non a caso le posizioni in classifica sono state decise valutando altri criteri quali le politiche di promozione e le agevolazioni fiscali, le politiche per il traffico, i parcheggi per le bici e la protezione dai furti, il servizio urbano di bike sharing. 2. La situazione italiana Diversi segnali emersi da sondaggi, indagini sulle intenzioni dei cittadini, statistiche sull’acquisto e sull’uso delle auto o sulla diffusione delle biciclette sembrerebbero far ipotizzare che gli italiani, in tempi di crisi, con meno soldi in tasca e costretti ad organizzare la personale spending review dei consumi, abbiano lasciato l’auto in garage tutte le volte che hanno potuto e siano saliti di più sull’autobus o sul treno, oppure abbiano fatto più tragitti a piedi o in bicicletta. Se si passa però dalle dichiarazioni su cosa si vorrebbe fare (quali mezzi di trasporto si vogliono utilizzare) alle dichiarazioni su cosa si è fatto (quali mezzi di trasporto sono stati 4 http://wisesociety.it/piaceri-e-societa/le-citta-piu-ciclabili-sono-in-nord-europa/ 6
utilizzati), il quadro dei comportamenti mostra uno scenario di riequilibrio modale molto meno avanzato rispetto alle “buone intenzioni”. I dati Isfort5, infatti, mostrano come in Italia nel 2012 le abitudini siano in linea con quelle del 2011, mentre rispetto al 2007 i tragitti effettuati a piedi o in bicicletta nelle aree urbane siano diminuiti di circa 8 milioni nel giorno medio feriale, con un peso progressivamente calante (oltre 4 punti in meno di share modale). Il tempo della crisi, dunque, non sembra aver giocato a favore dei mezzi di spostamento meno inquinanti, più economici e più salutari, come è mostrato dalla Tabella 3. Tabella 3: La dinamica della mobilità ecologica (spostamenti a piedi o in bicicletta) (valori assoluti e %) Fonte: Isfort, Osservatorio “Audimob” sulla mobilità degli italiani. Questa apparente situazione di paradosso può essere spiegata da alcuni processi di matrice molto diversa tra di loro, che possono aver contribuito congiuntamente a frenare, o addirittura a far arretrare, lo sviluppo della mobilità ecologica. Un primo processo ha un carattere strutturale almeno di medio periodo, ma sembra aver intensificato i suoi effetti perversi in questi ultimi anni, e chiama in causa l’allungamento delle distanze medie degli spostamenti, puntualmente registrato dall’Osservatorio “Audimob”, per effetto dell’allontanamento di molte fasce di popolazione dal cuore della aree urbane e quindi dai luoghi di concentrazione delle opportunità di lavoro e di consumo di beni e di servizi. Distanze maggiori significano, come si intuisce facilmente, meno possibilità oggettiva di effettuare lo spostamento a piedi o in bicicletta. Un secondo processo riguarda un certo indebolimento delle politiche urbane per la mobilità sostenibile in gran parte d’Italia. Questo indebolimento non riguarda solo la scarsa incisività delle misure dissuasive della circolazione privata motorizzata o delle misure che promuovono la mobilità più ecologica permettendo di camminare o di pedalare in sicurezza, ma rispecchia un’attitudine di politici ed amministratori a non investire energie e risorse rispetto al tema generale della mobilità sostenibile. 5 http://www.isfortopmus.it/Archivio/Arch_IS/Ricerche/R_mob_2012.pdf 7
A questo si aggiunge che nell’ultimo triennio è crollato in generale il tasso di mobilità, è questo coinvolge tutti gli spostamenti, che siano in automobile o in bicicletta. In generale, infatti, gli italiani si muovono solo per le ragioni basic : studio, lavoro e gestione familiare; in questo caso la crisi ha portato non solo riduzioni per motivi di costi, ma anche “ripiegamenti psicologici” (che spiegherebbero la riduzione degli spostamenti non motorizzati). E questo ultimo aspetto ha forti ripercussioni in particolare sulle modalità di trasporto non motorizzate (a piedi o in bicicletta) : esse sono infatti utilizzate soprattutto per le motivazioni di spostamento collegate al tempo libero o alla gestione familiare (attorno al 35% del totale, il doppio del peso rispetto alle motivazioni di lavoro e di studio), tendenzialmente quindi dove prevalgono le caratteristiche di occasionalità e di corto raggio delle percorrenze; tra il 2007 e il 2012, la mobilità ecologica perde comunque peso in tutte le motivazioni (Tab. 4). Tabella 4: Ripartizione degli spostamenti urbani per motivazione degli spostamenti e mezzi di trasporto utilizzati (val. %) Fonte: Isfort, Osservatorio “Audimob” sulla mobilità degli italiani. Rispetto alla dimensione delle aree urbane, la mobilità non motorizzata è più incidente nei centri minori, dove l’accessibilità ai luoghi di lavoro e di servizio richiede di norma distanze minori da coprire, rispetto alle medie e grandi città (Grafico 3). Da sottolineare che nei centri di medie dimensioni si è registrato nel 2012 un decremento del peso della mobilità ecologica di oltre un punto percentuale; la quota modale si è fermata appena sopra il 25%, il valore più basso dal 2007 (con una punta del 32,6% nel 2008). Anche nelle grandi città, la percentuale del 26% raggiunta nel 2012 è un po’ più alta rispetto al 2011, ma decisamente più bassa rispetto al 32,5% di soli 3 anni prima. Tendenzialmente stabile invece il peso della mobilità ecologica nelle città con meno di 100mila abitanti. 8
Grafico 3: Il peso della mobilità urbana non motorizzata per ampiezza demografica del comune di residenza (% spostamenti) Fonte: Isfort, Osservatorio “Audimob” sulla mobilità degli italiani. Questo trend è confermato anche dall’indice sulla soddisfazione dei cittadini rispetto ai diversi mezzi di trasporto (Tab. 5): per la bicicletta si registra una differenza tra il totale con 8,4 e le grandi aree urbane (7,9) nelle quali evidentemente il pedale garantisce livelli progressivamente minori di sicurezza e salubrità. Emerge comunque un elevato grado di gradimento della bici, che compete con le due ruote motorizzate al vertice degli indici di soddisfazione. Tabella 5: Indici di soddisfazione per i diversi mezzi di trasporto (punteggi medi 1-10)(*) Fonte: Isfort, Osservatorio “Audimob” sulla mobilità degli italiani. 9
Quanto alle circoscrizioni geografiche, i divari sono più netti, in particolare tra le regioni del Nord-Ovest dove nel 2012 si registra il peso più alto degli spostamenti non motorizzati (32,4%, come nel 2011 ma ben al di sotto del 40% abbondante segnato nel 2007) e le regioni del Centro Italia dove i mezzi “muscolari” conquistano appena il 20% delle percorrenze (oltre il 25% nel 2010) (Grafico 4). In posizione intermedia si collocano il Nord-Est, dove tuttavia è sensibile il calo della quota modale tra il 2007 e il 2012 (oltre 7 punti percentuali), e il Sud, dove invece la curva del peso della mobilità ecologica appare più stabile attorno al 30% degli spostamenti. Grafico 4: Il peso della mobilità urbana non motorizzata per circoscrizioni territoriali Fonte: Isfort, Osservatorio “Audimob” sulla mobilità degli italiani. Infine, per quanto riguarda il rapporto km percorsi/mezzi di trasporto scelti, i tragitti a piedi o in bicicletta sono preminenti (e in larga misura) nella mobilità di cortissimo raggio fino a 2 km, assorbendo il 60% del totale degli spostamenti, come evidenziato nella Tabella 6. Tabella 6: Ripartizione degli spostamenti urbani per lunghezza e mezzi di trasporto utilizzati (val. %) Fonte: Isfort, Osservatorio “Audimob” sulla mobilità degli italiani. 10
Per quanto riguarda la diffusione italiana delle piste ciclabili, i dati pubblicati dall’Istat relativi al 2010 e riassunti nel Grafico 5, evidenziano le vistose differenze di dotazione tra le diverse macro-aree del Paese. Nel Centro-Sud c’è un forte ritardo nel definire spazi dedicati al solo transito delle biciclette; di contro c’è un’ottima offerta di piste ciclabili in Emilia Romagna e nel Veneto, che sancisce un ulteriore allargamento della forbice tra le città più dotate e quelle meno attente alle due ruote non motorizzate. Grafico 5: Km di piste ciclabili ogni 100 kmq di superficie comunale per comune capoluogo di provincia Fonte: elaborazione Isfort dati Istat. Per valutare, invece, la situazione delle singole città vale la pena analizzare degli indicatori presenti nel Rapporto Ecosistema 20136. Per costruire un indicatore in grado di valutare l’offerta ciclabile di una città sono stati considerati i km di piste ciclabili in sede propria, i km di piste ciclabili in corsia riservata, i km di piste su marciapiede, i km di piste promiscue bici/pedoni e le zone con moderazione di velocità a 20 e 30 km/h. 6 http://www.legambiente.it/sites/default/files/docs/rapporto_eu2013_web.pdf 11
Dal 2011, sono state richieste anche le piste nel verde (ovvero quei percorsi che non corrono lungo la carreggiata stradale, ma, ad esempio, nei parchi, lungo i fiumi, strade bianche, etc.) al fine di poter meglio distinguere le piste con un uso urbano e quotidiano da quelle ricreative. Queste informazioni, opportunamente pesate, hanno concorso a formare l’indice di “metri equivalenti” di percorsi ciclabili ogni 100 abitanti. Prima di procedere alla presentazione e al commento dei dati e opportuno fare tre precisazioni: i dati disponibili sono solamente in grado di misurare l’estensione dei percorsi ciclabili e non il grado di sicurezza, la funzionalità e la distribuzione all'interno della città; alcuni Comuni, a causa della conformazione territoriale ed urbanistica, hanno maggiori difficoltà a realizzare piste ciclabili; le piste ciclabili non rappresentano l’unico strumento per favorire la mobilita ciclabile (per questo successivamente discuteremo dell’indice sulla ciclabilità), ma è difficilmente obiettabile che l’assenza di piste ciclabili non favorisce certo l’uso della bicicletta Come emerge dalla Tabella 7, tra le grandi città Padova, Venezia e, dal 2012, Verona superano i 10 metri equivalenti ogni 100 abitanti mentre cinque (una in meno rispetto all’anno precedente) non raggiungono il valore di 1 m_eq/100 abitanti. Reggio Emilia registra il valore più alto tra le città di medie dimensioni, 38,02 m_eq/100 ab, incrementando l’indice di 4 mq_eq/100 ab. In generale sono 16 i capoluoghi di medie dimensioni che superano la soglia di 10 m_eq/100 ab (fra queste solo Alessandria si avvicina a quasi 20 m_eq/100 ab). Si registrano invece cinque Comuni che non raggiungono 1 m_eq/100 ab (Salerno, Sassari, Cagliari, Reggio Calabria e Siracusa). Per quanto riguarda le città piccole, Mantova e Lodi si posizionano in cima alla classifica, con valori che sfiorano i 27 m_eq e al di sopra dei 20 m_eq si trovano anche Verbania (24,41 m_eq), Vercelli (21,84 m_eq) e Cremona (21,20 m_eq). Al contrario, le città che si collocano al di sotto della soglia di 10 m_eq/100 ab sono 33, fra cui 10 non raggiungono il valore di 1 m_eq/100 ab. I capoluoghi in cui sono state segnalate strade con moderazione di velocità (30 o 20 km/h) sono 48; mentre la lunghezza media di queste strade è di circa 10 km, con un valore massimo di 155 registrato a Verona, seguita da 116 a Ravenna. Nonostante i miglioramenti degli ultimi anni, che esprimono un trend di crescita, le città italiane rimangono ancora indietro rispetto alle capitali europee: basti pensare che tre sole città europee (Helsinki con 1.500 km, Stoccolma e Hannover con 750 ciascuna) eguagliano i 104 capoluoghi italiani. 12
Tabella 7: Piste ciclabili : Indice ciclabilità, misura i metri equivalenti di piste ciclabili ogni 100 abitanti (m_eq/100 ab) Fonte: Legambiente, Ecosistema Urbano (Comuni, dati 2012) N.B.: * dato 2011 (Ecosistema Urbano XIX edizione) per le città di: Napoli, Salerno, Cagliari, Sondrio, Massa, Savona, Cosenza, Benevento, Caserta, Chieti, Ascoli P., Viterbo, Potenza. ** dato 2010 (Ecosistema Urbano XVIII edizione) per le città di: Rimini, Foggia, Siracusa, Trapani, Isernia, Nuoro, Vibo Valentia. Come anticipato sopra, le piste ciclabili da sole non sono sufficienti a rendere una città “amica delle biciclette”. Per questo è stato introdotto l'indice sintetico di ciclabilità (con valori che vanno da 0 a 100), che misura la capacita delle amministrazioni comunali di predisporre una serie di strumenti che favoriscano la mobilita ciclabile. 13
I parametri considerati sono: ufficio biciclette; presenza di Biciplan – Piano per la mobilita ciclabile; ciclo-parcheggi di interscambio; bici-stazioni; sensi unici “eccetto bici”; bike- sharing.In base alla presenza o assenza dei parametri considerati (e ai differenti pesi ad essi attribuiti) ogni città ottiene un punteggio normalizzato variabile da 0 a 100 (si veda la Tabella 8). Per il bike-sharing, inoltre, è considerata non solo l’attivazione del servizio, ma si è anche cercato di misurarne l’efficacia attraverso il numero di prelievi (in rapporto al numero di residenti). Anche per i ciclo-parcheggi di interscambio vengono valutati non solo la presenza di questo servizio ma anche il numero di posti bici disponibili (sempre in rapporto al numero di residenti). Fra le città grandi, raggiunge un punteggio maggiore di 70 solo Venezia (con 77,46), seguita da Bologna (69,73), Milano e Padova (entrambe con 67,75), mentre quattro città non raggiungono quota 30 (Genova, Palermo, Trieste e Catania). Per quanto riguarda le città di medie dimensioni, Treviso e Reggio Emilia ottengono 82 punti, a seguire troviamo Ferrara, Brescia, Bolzano e Udine con punteggi superori a 70. In fondo alla classifica, troviamo cinque comuni (Catanzaro, Lucca, Reggio Calabria, Salerno e Sassari) con 0 punti. Pordenone, Cremona e Lodi sono le sole, tra i piccoli capoluoghi, a superare i 50 punti, mentre12 città sono ferme a 0 punti. Considerando, i diversi parametri che compongono l’indicatore di ciclabilità, si evince che 27 città si sono dotate di biciplan; in 33 è presente un ufficio biciclette; in 40 ci sono dei ciclo-parcheggi di interscambio; in 12 sono presenti bici-stazioni; in 12 ci sono dei sensi unici “eccetto bici”, in particolare si segnala Reggio Emilia, che vanta 194 strade di questo genere. Infine il bike-sharing, che negli ultimi anni si è caratterizzato come un servizio in rapida diffusione, si riconferma tale anche in questa edizione: è infatti presente in 52 capoluoghi di provincia. Per il bike-sharing la principale differenza è rappresentata dal sistema di prelievo: il sistema meccanico è utilizzato in 21 città, quello elettronico in 32 (Vercelli possiede entrambi i sistemi). Il numero di prelievi delle biciclette rappresenta l’indicatore migliore per verificare l’utilizzo di questo servizio: dai dati emerge che le città con il maggior numero di prelievi sono Milano con 1.426.724 (un dato molto rilevante e pari a più di 1.130 prelievi ogni 1.000 abitanti) e Torino con 1.387.633 prelievi, che in rapporto al numero di abitanti supera addirittura Milano (sono infatti 1.591 prelievi ogni 1.000 abitanti). Terza è Brescia con 370.000 prelievi che però - in rapporto al numero di abitanti - è largamente prima con quasi 2.000 prelievi ogni 1.000 abitanti. Interessante anche notare il forte incremento di prelievi che fanno registrare queste città: rispetto al 2011, Brescia cresce addirittura del 118% (da 170.000 14
prelievi a 370.000), Torino del 57% (da circa 880.000 a quasi 1.390.000) e Milano del 32% (da poco meno di 1.100.000 a oltre 1.400.000). Rispetto agli iscritti, sempre nel 2012 Torino contava 18.000 iscrizioni, contro le 16.658 di Milano e le 8.500 di Brescia; con un rapporto iscritti/10.000 abitanti di 451 per Brescia, 206 per Torino e 131 per Milano. Infine analizzando il numero di biciclette Milano guida la classifica con 2.800, seguita da Torino con 640 e Brescia con 300; mentre nel rapporto biciclette/10.000 abitanti Milano ne 22,19, contro le 15,91 di Brescia e le 7,34 di Torino. Tabella 8: Indice di ciclabilità: composto da: biciplan, ufficio biciclette, ciclo-parcheggi di interscambio, bici-stazioni, sensi unici “eccetto bici”, bike-sharing. Indice 0-100 Fonte: Legambiente, Ecosistema Urbano (Comuni, dati 2012). 15
3. La ciclabilità pavese In tema di mezzi non motorizzati, Pavia rappresenta per dimensioni, clima e morfologia un luogo ideale per lo sviluppo e lo sfruttamento della mobilità ciclabile.7 Gli sforzi condotti per favorire l’uso delle biciclette hanno portato ad avere nel 2012 - come esposto dei paragrafi precedenti - un indicatore dell’estensione della rete di piste ciclabili di circa 9,99 metri equivalenti ogni 100 abitanti: un valore che posiziona Pavia al 9° posto tra i capoluoghi italiani di piccole dimensioni. Il risultato, di per sé più che soddisfacente, non deve sviare da un confronto più significativo e pregnante con le altre realtà simili, inserite nel medesimo contesto territoriale ed economico-sociale. Guardando, ad esempio, ai centri di medio piccole dimensioni appartenenti alla porzione centrale della Pianura Padana (Asti, Vercelli, Alessandria, Novara, Lodi, Piacenza, Parma, Cremona, Brescia, Mantova, Reggio Emilia, Modena), solo Asti e Novara registrano una dotazione inferiore a Pavia, rendendo quindi il giudizio molto meno lusinghiero. L’indice di ciclabilità, pari a 32,76, che ricordiamo misura la capacita delle amministrazioni comunali di predisporre una serie di strumenti che favoriscano la mobilita ciclabile, colloca invece Pavia al 8° posto tra i capoluoghi italiani di piccole dimensioni e all’11° su 13 nello specifico gruppo di città identificato in precedenza. Negli ultimi anni l’impegno per la realizzazione di piste ciclabili è stato sicuramente in crescita, portando alla finalizzazione d’interventi che hanno permesso di fruire di angoli di particolare suggestione paesaggistica (le conche dei navigli, i bastioni meridionali, Borgo Calvenzano e la via dell’Alzaia)8, ma sembra essersi focalizzato prevalentemente su interventi di valenza ludico-ricreativa piuttosto che su nodi nevralgici della mobilità urbana. Osservando la struttura della rete ciclistica (Figura 1), emergono in particolare ancora le seguenti criticità9 : - Mancanza totale o parziale di piste ciclabili in alcune delle direttrici principali del traffico. Le direttrici sono le vie di collegamento a raggiera tra centro e periferia, di 7 http://mobility.unipv.it/mobility/wp-content/uploads/2012/04/Rapporto-3-La-mobilit%C3%A0-a-Pavia- Analisi-criticit%C3%A0-e-prospettive1.pdf di Sabrina Spaghi 8 Si sottolinea in particolare il forte impegno economico e la lungimiranza di alcuni interventi relativi alla mobilità ciclistica quale fattore di promozione del territorio, tra cui in particolare la Green way della Battaglia 9 Per una rassegna completa delle criticità inerenti le piste ciclabili via per via sull’intero territorio della città di Pavia si veda: - M. Anselmetti, Contributo alla riduzione delle emissioni atmosferiche da traffico tramite incentivazione dell’uso della bicicletta – proposta operativa, 2010, pp. 105-472. - Legambiente, Ciclopi, Salvaiciclisti, Segnaliamo la segnaletica da segnalare, 2013 http://mobility.unipv.it/mobility/wp-content/uploads/2013/01/Salvaiciclisti-Criticit%C3%A0-piste-ciclabili- Pavia-2013.pdf 16
solito strade molto trafficate e pericolose. Sono solitamente vie lunghe, larghe e diritte, che si prestano bene alla mobilità ciclabile: permettono infatti, attraverso un percorso lineare e continuo, di raggiungere in bicicletta il centro dalla periferia in poco tempo e, se ben disegnate, in tutta sicurezza. Sono le prime vie su cui impostare tragitti ciclabili. Si dovrebbe intervenire in particolare lungo le direttrici di Viale Cremona- Partigiani a est, a sud da San Martino, a ovest in Via Riviera-Manzoni e Via Aselli, a nord in Via Torretta; - Discontinuità dei percorsi, soprattutto nella zona semi-centrale. Le connessioni tra i quartieri residenziali limitrofi al centro storico e quest’ultimo sono precarie, in genere assenti nei tratti più vicini al centro. Le strade nella zona semi-centrale della città sono in genere poco lineari: si incontrano spesso semafori, rotonde, incroci, ecc., che possono rendere pericoloso l’andare in bicicletta in assenza di piste ciclabili ad hoc. Si tratta infatti di zone soggette alla congestione del traffico, senza alcuna limitazione alla circolazione. Data la vicinanza al centro storico, da queste zone è possibile in meno di 5-10 minuti raggiungere il centro in bicicletta. E’ importante quindi creare percorsi ciclabili sicuri per soddisfare una elevata domanda di mobilità ciclabile proveniente da questi quartieri. Un esempio è la fine della pista ciclabile di Viale Campari una volta raggiunta Piazza E.Filiberto; - Assenza di percorsi di collegamento fra quartieri. Le connessioni interquartiere sono incomplete o assenti. Manca quindi una rete strutturata di piste ciclabili secondarie in città; - Mancanza di percorsi fra la Stazione e i punti chiave della città. Non esiste, ad oggi, alcun collegamento ciclistico completamente strutturato (pista ciclabile, attraversamenti protetti, ecc.) che consenta di partire dalla Stazione ferroviaria e raggiungere Policlinico, Fondazione Maugeri, Istituto Mondino, facoltà scientifiche dell’Università e residenze universitarie: i principali attrattori di mobilità a livello cittadino sono dunque privi di collegamenti che consentano l’uso sicuro della bicicletta10 (Figura 2); vista la centralità dei percorsi urbani sulla direttrice est-ovest,11 tale mancanza appare come uno dei principali campi ove concentrare le attenzioni future; - Mancanza di percorsi ad hoc per studenti universitari. Non esistono collegamenti tra 10 Per collegamento completo e sicuro ci si riferisce ad una pista ciclabile rispondente ai requisiti di legge. 11 Cfr. Anghinelli e al. 2014, “Elaborazione e restituzione cartografica in ambiente GIS dei dati del questionario spostamenti casa-lavoro dei Dipendenti dell’Università di Pavia”, Rapporto 9, Progetto Pavia Mobility Manager, http://mobility.unipv.it/mobility/ 17
residenze universitarie periferiche, poste nel settore occidentale, e le destinazioni caratteristiche della mobilità studentesca (Facoltà del centro storico, ma anche della zona Cravino e Polo Scientifico). Considerando che gli studenti sono fra i maggiori utilizzatori della bicicletta (sia per la giovane età, sia per la non disponibilità dell’auto, sia per l’economicità della bici), è chiaro che l’offerta dovrebbe in tal senso adeguarsi alla domanda; - Mancanza di percorsi ad hoc per studenti delle scuole superiori. I plessi scolastici limitrofi al centro storico non sono, se non marginalmente, raggiunti da piste ciclabili (es. Istituto Copernico e Liceo Cardano, per i quali il collegamento ciclistico oggi esistente insiste su via Boschetti, senza continuità con la restante viabilità cittadina); - L’effetto barriera esercitato dalla rete ferroviaria. Nella zona a est della città per la presenza di molti passaggi a livello, a ovest per la presenza del percorso ferrato; - La limitata e talvolta inadeguata definizione, protezione e manutenzione della rete, che può significativamente inficiarne la funzionalità e fruibilità12; - La vulnerabilità rispetto ai furti, che potrebbe essere limitata da una maggiore disponibilità di rastrelliere ad hoc in tutti i punti della città o da sistemi avanzati di targatura e catalogazione dei mezzi. Figura 1: Mappa delle piste ciclabili e ciclo-pedonali a Pavia Fonte: Sito internet Comune di Pavia: http://www.comune.pv.it/site/home/dai-settori-e-servizi/servizio-mobilita/articolo12611.html 12 Per una rassegna di tali criticità è possibile consultare il seguente documento di Salvaiciclisti sulla situazione a Pavia: http://mobility.unipv.it/mobility/wp-content/uploads/2013/01/Salvaiciclisti-Criticit%C3%A0-piste- ciclabili-Pavia-2013.pdf. 18
Figura 2: Relazione fra le piste ciclabili e il sistema delle eccellenze Fonte: Comune di Pavia, PGT – Documento di Piano, 2010, p. 28. In sostanza non appare ancora presente in città, nonostante gli indubbi miglioramenti avuti negli anni scorsi, una struttura di rete che sia in grado di supportare adeguatamente la domanda di spostamento interna al comune, né quella di raccordo con aree poste a distanza compatibile con l’uso quotidiano della bicicletta. L’obiettivo prefissato dal Comune di Pavia nel Piano urbano della mobilità (PUM) per il 2016 era di raggiungere una estensione delle piste ciclabili pari a 278 km per 10.000 abitanti13. Il fabbisogno economico era stimato complessivamente pari a 8 milioni di €, di cui 4,5 milioni € destinati alla realizzazione di 54 km di piste e percorsi ciclabili e pedonali a servizio delle funzioni urbane, 3,5 milioni € per la realizzazione dei 114 km di piste ciclabili con funzioni turistico-ricreative, di interesse sovra comunale e all’interno dei diversi progetti di green way (Figure 3 e 4). E’ importante quindi agire su ambedue i livelli: da un lato, piste ciclabili sul territorio urbano per chi vive la città, dall’altro piste ciclabili ricreative per chi desidera usare la bicicletta nei momenti di relax e tempo libero. Secondo la Proposta di Documento di Piano inerente il PGT della città di Pavia, sul fronte delle piste ciclabili esiste già l’obiettivo di migliorare l’offerta, colmando le discontinuità delle piste ciclabili esistenti e creandone di nuove, soprattutto lungo le direttrici principali del traffico cittadino (Figura 5). 13 Comune di Pavia, PUM 2007. 19
Figura 3: Rete della mobilità ciclabile urbana ed extraurbana al 2016 Fonte: M. Anselmetti, Contributo alla riduzione delle emissioni atmosferiche da traffico tramite incentivazione dell’uso della bicicletta – proposta operativa, 2010, p. 3. 20
Figura 4: Relazione tra aree verdi, corsi d’acqua e piste ciclabili Fonte: Comune di Pavia, PGT – Documento di Piano, 2010, p. 21. Figura 5: Rete delle piste ciclabili esistenti e di progetto Fonte: Comune di Pavia, PGT – Documento di Piano, 2010, p. 64. 21
La Figura 5, in particolare, ben chiarisce la consapevolezza di dover intervenire in maniera prioritaria sugli assi a raggiera rispetto al centro storico, completando percorsi ad oggi ancora frammentari e parziali. Di rilevo appare, come emerso dall’analisi delle origini-destinazioni in ambito universitario,14 il potenziamento dell’asse est-centro-nord/ovest, lungo il quale si muove una parte assolutamente preponderante dei flussi legati all’Ateneo. Rispetto a tale consapevolezza diviene quindi centrale la volontà politica di destinare risorse economiche e di allocare spazi a questa rilevante componente della sostenibilità dei sistemi urbani, sinora non sempre adeguatamente considerata. 3.1 Il sistema di bike sharing La città di Pavia ha recentemente creato un servizio di bike sharing cittadino, chiamato “Pavia in Bici”. E’ un servizio di bici condivisa che l’amministrazione comunale mette a disposizione dei cittadini, lavoratori pendolari, studenti e turisti, quale strumento di mobilità sostenibile, al fine di offrire un’alternativa concreta all’utilizzo dei mezzi di proprietà e un’integrazione efficiente dell’offerta dei servizi di trasporto pubblico tradizionali. Il servizio (Fig. 6) prevede, al momento, l’attivazione di tre stazioni dislocate in tre punti strategici della città : 1) Stazione FFSS-Piazzale della Stazione; 2) Policlinico-Viale Golgi; 3) Centro storico-Piazza della Vittoria. È già in programma un ampliamento del servizio (Fig. 6 e 7) con l’aggiunta di 4 ciclo- postazioni: 4) Piazza Castello-V.le XI Febbraio; 5) Piazzale L. Da Vinci; 6) Piazza Municipio; 7) Borgo Ticino-Via dei Mille. In questo modo il servizio totale prevederà un totale di sette ciclo-postazioni situate nei punto nevralgici del Comune. Rimane tuttavia ancora non coperta tutta la componente universitaria che ruota attorno agli Istituti scientifici e al polo Cravino che potrebbe/dovrebbe costituire un’importante opportunità di sviluppo futuro. Ogni stazione è dotata di 10 ciclo-posteggi15. Il servizio è attivo 24 ore su 24. Per accedere al servizio è necessario munirsi di tessera elettronica identificativa, che può essere ritirata presso il Servizio Mobilità-Ufficio Permessi in Viale Resistenza 3 negli orari di apertura dell’ufficio. Per iscriversi occorre presentare un documento d’identità e firmare un modulo per l’adesione. 14 Cfr. Anghinelli e al. 2014, “Elaborazione e restituzione cartografica in ambiente GIS dei dati del questionario spostamenti casa-lavoro dei Dipendenti dell’Università di Pavia”, Rapporto 9, Progetto Pavia Mobility Manager, http://mobility.unipv.it/mobility/. 15 http://bicincitta.tobike.it/frmLeStazioni.aspx?ID=45 22
A ogni iscritto viene fornito un lucchetto personale per chiudere la bici a noleggio. Per registrarsi al servizio è necessario un versamento di abbonamento annuo di 13 euro (Iva compresa). Il costo di utilizzo delle biciclette è gratuito per la prima ora, pari a 1,20 euro per la seconda ora, 2 euro dalla terza ora e successive. La tessera personale elettronica per accedere al servizio e ritirare/deporre la bicicletta nei punti indicati è ricaricabile (ricarica minima 5 euro). L’eventuale importo da pagare per l’utilizzo del mezzo viene automaticamente decurtato dalla tessera16. Attraverso la tessera elettronica, il singolo utente può prelevare la bicicletta in qualunque ciclo-posteggio presente sul territorio e riconsegnarla ovunque trovi un ciclo posteggio libero, anche in un luogo diverso da quello di origine. Questo consente una fruizione molto rapida e flessibile: l’utente può adoperare il mezzo solo per il periodo del quale effettivamente necessita, utilizzando la bicicletta in modo analogo all’uso della propria automobile, non inquinando l’aria e contribuendo alla diffusione di una logica di spostamento che, specie nei brevi tragitti, è dimostrato essere più rapida ed efficace. In tal modo, inoltre, la bicicletta che viene riconsegnata diviene subito disponibile per un altro utente, che potrà spostarsi in città riconsegnandola in qualsiasi colonnina libera. Ogni bicicletta è ancorata solidamente ad una colonnina di ciclo-posteggio, che l’assicura contro eventuali furti. Il ciclo-posteggio, dotato di un’elettroserratura, viene attivato all’utente semplicemente avvicinando la tessera elettronica, sia per il prelievo della bici sia per la riconsegna. Ogni stazione è presidiata da un pannello informativo sul quale vengono riportate la cartografica del territorio, con la dislocazione delle postazioni di distribuzione, le regole di utilizzo, gli indirizzi utili, ecc. Ogni azione di presa e riconsegna delle biciclette viene trasmessa ad un server che aggiorna in tempo reale la disponibilità effettiva di biciclette sul territorio. Dalla data della sua attivazione ad oggi, il servizio di bike sharing a Pavia registra il seguente utilizzo: Tabella 9: Evoluzione Bike Sharing a Pavia Fonte: Elaborazioni Comune di Pavia. 16 Per maggiori informazioni: http://www.comune.pv.it/site 23
Figura 6: Servizio Bike sharing(e Car sharing) Fonte: Comune di Pavia. 24
Figura 7: Ampliamento Servizio Bike sharing Fonte: Comune di Pavia. 3.2 Risultati sulla mobilità ciclabile pavese inerente agli spostamenti casa- lavoro/Università Le risposte al Questionario Spostamenti Casa-Lavoro forniscono ulteriori elementi di analisi e approfondimento in tema di ciclabilità a Pavia. Si procederà con una duplice analisi: da una parte una valutazione aggregata delle risposte dei dipendenti di Università, Comune, Provincia e Policlinico; dall’altra un’analisi della situazione degli studenti dell’Università. Come prima cosa è necessario capire in che misura lavoratori e studenti utilizzano la bicicletta.17 I Grafici 6 e 7 evidenziano come, valutando le quote modali, l’11% degli spostamenti lavorativi ed il 10% di quelli per studio sono coperti dalla bicicletta. Valutando il numero dei rispondenti si evince che la percentuale totale di coloro che utilizzano la bicicletta (in maniera 17 La domanda n°44 del QSCL chiedeva quali mezzi venissero utilizzati per recarsi al lavoro. Essendo possibile indicare più di un mezzo (es. Signor Rossi utilizza treno e bicicletta per recarsi al lavoro), il numero di risposte finali è superiore al numero dei rispondenti. 25
esclusiva o complementare) si attesta al 13% dei dipendenti ed al 16,6% di studenti (Tab.10). Grafico 6: Mezzi utilizzati nel tragitto casa-lavoro Auto come Passeggero 5% Piedi 13% Bicicletta Moto & 11% Motociclio 3% Auto come Conducente Bus Urbano 53% Treno 8% 5% Bus Extraurbano 2% Dati in % sul totale degli spostamenti casa-lavoro dei dipendenti di Università, Policlinico, Comune e Provincia Fonte: nostri rilevamenti all’interno del progetto Pavia Mobility Manager Grafico 7: Mezzi utilizzati nel tragitto casa-Università Auto come Auto come Passeggero Conducente 6% 15% Piedi 23% Treno Bicicletta 13% 10% Bus Urbano 25% Moto&Motociclo 1% Bus Extraurbano 7% Dati in % sul totale degli spostamenti casa-Università degli studenti dell’Università di Pavia Fonte: nostri rilevamenti all’interno del progetto Pavia Mobility Manager Sorprende abbastanza di trovare che, ragionando in termini di quote modali, la bici copra la stessa % di spostamenti tra i dipendenti e gli studenti. Questi ultimi, in particolare, non sembrano attribuire un ruolo centrale alle due ruote non motorizzate, mentre suppliscono al 26
minor uso dell’auto con un maggior ricorso al trasporto collettivo e agli spostamenti a piedi. Ciò trova giustificazione in almeno tre ordini di motivi: - Gli studenti beneficiano di un abbonamento quasi gratuito al trasporto collettivo urbano,18 che rende quest’ultimo particolarmente appetibile; - Gli studenti, anche grazie alla residenzialità offerta dai Collegi Universitari, tendono ad avere spostamenti più brevi, che rendono maggiormente competitivo lo spostamento a piedi; - L’utilizzo della bici può risultare frenato dalla disponibilità del mezzo (per i fuori sede) e dalla carenza di spazi e luoghi di ricovero non solo presso l’università, ma anche presso l’abitazione/residenza. In questi casi il ricorso alla bicicletta può rivelarsi problematico, a maggior ragione se la frequenza dei furti/danneggiamenti ne rende ulteriormente oneroso il mantenimento e la fruizione continuativa. Tabella 10: Dipendenti/studenti che utilizzano la bicicletta in proporzione ai rispondenti totali Guardando la Tabella 10, si può osservare come, nell’ambito del campione dei rispondenti, siano gli uomini ad utilizzare con maggior frequenza la bici, sia tra i dipendenti (16,8% rispetto al 10,7% delle donne), sia tra gli studenti (19,1% rispetto al 15,1%). Se guardiamo alla suddivisione di genere del totale degli spostamenti coperti dalle due ruote (Graf. 8), vi è invece una prevalenza di donne, 19 in entrambi in casi, con percentuali simili tra dipendenti e studenti. Un risultato chiaramente dovuto alla maggiore numerosità delle risposte femminili al questionario rispetto a quelle maschili (Tab.10). 18 Cfr. Minetti L.. (2014), “Aggiornamento convenzioni Line-Università di Pavia”, Nota breve 25, Progetto Pavia Mobility Manager, http://mobility.unipv.it/mobility/ 19 Valore dovuto al maggior numero di rispondenti donne al questionario. 27
Grafico 8: Suddivisione per genere degli spostamenti in bici di dipendenti (sinistra) e studenti (destra) Uomini Uomini 41% 42% Donne Donne 59% 58% Dati in % sul totale degli spostamenti casa-lavoro dei dipendenti di Università, Policlinico, Comune e Provincia (Grafico a sinistra) e Dati in % sul totale degli spostamenti casa-Università degli studenti dell’Università di Pavia (Grafico a destra) - Fonte: nostri rilevamenti all’interno del progetto Pavia Mobility Manager Guardando alle differenze per fasce d’età, si può innanzitutto considerare la composizione complessiva degli spostamenti. Per quanto concerne i dipendenti (Graf. 9) c’è un sostanziale equilibrio tra le diverse fasce d’età, con una predominanza della fascia d’età 45-54 anni (32%). Questo dato, unito al fatto che la fascia dei più anziani, tra i 55-64 anni, raggiunge ben il 21%, non deve stupire: la conformazione pianeggiante di Pavia, le migliorate condizioni fisiche della popolazione, nonchè lo sviluppo di mezzi sempre più performanti, tra cui anche quelli a pedalata assistita,20 favoriscono l’uso di questo mezzo di trasporto a tutte le età. Molto più definita, per ovvi motivi, è invece la situazione tra gli studenti (Grafico 10): tra di essi infatti prevale con l’87% la fascia d’età 18-24 anni, seguita col 12% dalla fascia 25-34 anni. Grafico 9: Divisione per fasce d’età degli spostamenti in bicicletta dei dipendenti 18-24 3% 55-64 25-34 21% 15% 35-44 45-54 29% 32% Dati in % sul totale degli spostamenti casa-lavoro dei dipendenti di Università, Policlinico, Comune e Provincia Fonte: nostri rilevamenti all’interno del progetto Pavia Mobility Manager 20 Chiamata anche Pedelec – è una bicicletta che ha “un motore ausiliario elettrico avente potenza nominale continua massima di 0,25 KW la cui alimentazione è progressivamente ridotta ed infine interrotta quando il veicolo raggiunge i 25 km/h o prima se il ciclista smette di pedalare.” Fonte: Codice della Strada. 28
Grafico 10: Divisione per fasce d’età degli spostamenti in bici degli studenti 35-44 45-54 55-64 1% 0% 0% 25-34 12% 18-24 87% Dati in % sul totale degli spostamenti casa-Università degli studenti dell’Università di Pavia Fonte: nostri rilevamenti all’interno del progetto Pavia Mobility Manager. In termini di incidenza d’uso per classi d’età, la Tabella 11 evidenzia, tra i dipendenti, un valore più elevato per la fascia 18-24, con un numero però limitato di osservazioni; per le altre fasce i valori sono abbastanza simili, con percentuali più elevate per la fascia 24-35 (15,5% di utilizzatori) e per l’ultima 55-64 (14,3%) e più contenute per quelle intermedie. Sembra quindi emergere una minore propensione all’uso delle due ruote non motorizzate per individui delle classi 35-44 e 45-54 anni, spesso appartenenti a famiglie con figli piccoli ed esigenze di gestione familiare che accentuano il ricorso a spostamenti compositi (intermedi) e la collegata dipendenza dall’auto. Tabella 11: Dipendenti/studenti che utilizzano la bicicletta per fasce d’età rispetto ai rispondenti totali Una terza caratteristica che può influenzare la propensione ad utilizzare la bicicletta riguarda i titoli di studio posseduti (Graf.11).21 Tra chi usa abitualmente la bicicletta negli spostamenti casa-lavoro emerge come il titolo di studio più diffuso sia la Laurea (39%), seguito da chi possiede un Diploma che permette l’accesso all’Università (23%) e da chi ha conseguito un Dottorato di ricerca o Specializzazione post-laurea (22%). 21 Questa analisi, per ovvi motivi, non è stata condotta tra gli studenti. 29
Grafico 11: Titolo di Studio dei dipendenti che utilizzano la bicicletta Qualifica, licenza che Licenza media Dottorato di ricerca o non permette 4% specializzazione post- l'accesso laurea all'università 22% 4% Diploma che permette l'accesso all'università 23% Laurea Diploma 39% universitario o laurea breve 8% Fonte: nostri rilevamenti all’interno del progetto Pavia Mobility Manager. Valutando l’incidenza d’uso della bici a seconda del titolo di studio (Tab. 12)22, notiamo che le due categorie con le % più elevate sono quelle con Dottorato di ricerca o specializzazione post-laurea (17,2%) o Laurea (17%). Viene quindi confermata un’evidenza, già emersa in altri studi, che vede una maggiore propensione alla mobilità ecologica nelle categorie più istruite, ricollegabile sia ad una maggiore sensibilità/consapevolezza verso temi come la mobilità sostenibile, l’inquinamento urbano o la salubrità degli stili di vita, sia a più complesse differenziazioni socio-economiche (reddito, distribuzione territoriale delle abitazioni, età, etc.). Un altro fattore che potenzialmente può incidere sulla scelta di utilizzare la bicicletta come mezzo quotidiano di spostamento è il possesso o meno di automobili all’interno del nucleo familiare. Per questo è interessante capire se le risposte – sia per studenti che per dipendenti – siano collegate alla disponibilità delle quattroruote. A tal riguardo, è opportuno per prima cosa indagare il possesso d’auto tra gli utilizzatori abituali della bicicletta, evidenziando le differenze tra la situazione dei dipendenti (Graf. 12) e degli studenti (Graf. 13). 22 Si sono considerate le risposte complete dei soli dipendenti alla domanda n°4 sul Titolo di Studio posseduto. 30
Tabella 12: Utilizzo della bicicletta rispetto ai titoli di studio posseduti Grafico 12: Automobili possedute dai dipendenti che utilizzano la bicicletta 4 1% 0 3 6% 7% 2 33% 1 53% Fonte: nostri rilevamenti all’interno del progetto Pavia Mobility Manager 31
Grafico 13: Automobili possedute dagli studenti che utilizzano la bicicletta 4 2% 3 0 17% 14% 1 20% 2 47% Fonte: nostri rilevamenti all’interno del progetto Pavia Mobility Manager. Tra i dipendenti il 53% di chi si sposta con la bici possiede solo un’auto in famiglia, mentre tra gli studenti il 47% ne possiede due. In entrambi i casi se sommiamo le quote dei possessori di zero, una o due automobili si raggiungono quote molto significative: 92% tra i dipendenti ed 81% tra gli studenti. Differenti sono le indicazioni che si possono trarre dall’analisi della % di utilizzo della bici a seconda della classe di possesso di auto nel nucleo familiare23, come evidenziato nello specifico nella Tab. 13. A livello generale emerge come circa 1/5 dei dipendenti che non possiedono un’automobile o ne possiedono solo una utilizzino la bicicletta per recarsi al lavoro, mentre tra gli studenti quasi 1/3 di chi non possiede neanche un’automobile decide di utilizzare la bici per andare all’Università. Di particolare interesse sono le percentuali relative alla situazione opposta: nelle famiglie dove c’è la disponibilità di utilizzare 4 automobili le percentuali di utilizzo della bicicletta calano vertiginosamente: 3% tra tutti i dipendenti e 1,3% tra tutti gli studenti. Percentuali intermedie si riscontrano nelle famiglie con 2 o 3 auto. 23 Si sono considerate le risposte complete alla domanda n°43 sui Mezzi di trasporto posseduti. 32
Tabella 13: Automobili possedute dal nucleo familiare dei dipendenti e degli studenti che utilizzano la bicicletta rispetto a quelle possedute dai rispondenti totali Infine, un ulteriore fattore che può incidere sulla scelta di scegliere la bicicletta tra i dipendenti, in particolare alle luce del peso che ha l’economicità nelle scelte modali dei dipendenti, è il diverso reddito familiare annuo. Partendo dalla suddivisione per fasce di reddito solo tra coloro che utilizzano abitualmente la bicicletta per gli spostamenti lavorativi, notiamo come quasi la metà degli utilizzatori abbia un reddito compreso tra 13.000 e 39.000 € (Graf. 14). Tale concentrazione è tuttavia determinata in principal modo dalla diversa numerosità dei rispondenti nelle diverse classi di reddito. Grafico 14: Reddito dei dipendenti che utilizzano la bicicletta Non Fino a so/non 13.000€ rispondo 2% oltre 14% 93.000€ 3% 66.000- 93.000€ 13.000- 11% 39.000€ 39.001- 47% 66.000€ 23% Fonte: nostri rilevamenti all’interno del progetto Pavia Mobility Manager 33
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