MATTEO MANDALÀ1 L'Albansk Samling della Biblioteca Reale di Copenaghen

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         M ATTEO M ANDALÀ: L’Albansk Samling della Biblioteca Reale di Copenaghen

      M ATTEO MANDALÀ 1
      L’Albansk Samling della Biblioteca Reale di Copenaghen
       Numerosi e, talora, poco noti sono i fondi archivistici che custodi-
scono le preziose “reliquie” del patrimonio culturale degli Albanesi di
Sicilia. Uno di questi è l’Albansk Samling della Biblioteca Reale di Cope-
naghen, costituito grazie alla incessante attività di ricerca di Giuseppe
Gangale, uno studioso di origini calabresi, che dedicò gran parte della
sua vita allo studio delle comunità arbëreshe.
       In seguito alla programmazione delle iniziative previste nell’ambito
del progetto Brinjat, elaborato dal comitato tecnico-scientifico di cui
fanno parte i Sindaci e i loro delegati dei cinque Comuni albanesi di Sici-
lia (Piana degli Albanesi, Contessa Entellina, Palazzo Adriano, Santa
Cristina Gela, Mezzojuso), la Cattedra di lingua e letteratura albanese
della Facoltà di Scienze della Formazione e i rappresentanti l’Assessore
alle politiche sociali della Provincia Regionale di Palermo, si è ritenuto
di procedere ad una ricognizione prelimina re del materiale custodito
presso l’Albansk Samling allo scopo di predisporne l’eventuale riprodu-
zione e, qualora si rendesse opportuno, di avviare una rigorosa e gradua-
le pubblicazione.
       Questo lavoro preparatorio è stato eseguito e i risultati, direi bril-
lanti, vengono di seguito illustrati sommariamente, in attesa che
un’imminente pubblicazione specifica possa ospitarli per esteso. Il pe-
riodo di soggiorno e di studio a Copenaghen, pur breve, è stato il con-
creto risultato di una intesa culturale e scientifica fra i diversi enti che
partecipano attivamente alla realizzazione del progetto, e rappresenta,
senza ombra di dubbio, un valido modello che è già stato replicato da
altre realtà minoritarie (albanofone e non).
       La precisazione non è superflua giacché, dopo la generale (e giusti-
ficata) euforia suscitata dall’approvazione della legge di tutela della mi-
noranze linguistiche, è parso indispensabile agli enti e alle istituzioni,

1 Professore ordinario e titolare della Cattedra di Lingua e letteratura albanese pres-
so la Facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Palermo.
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(Comuni, Università, Provincia e, auspicabilmente, Regione) più vicini
alle realtà territoriali, predisporre interventi senza troppo contare sugli
aiuti nazionali.
       È di pochi giorni fa, infatti, la notizia della bocciatura ingiustificata
del progetto Rrenjat tona, presentata dal consorzio formato dagli Istituti
comprensivi di Contessa Entellina – capofila – Palazzo Adriano e Piana
degli Albanesi-Santa Cristina Gela. Tale atto è stato consumato da un
comitato tecnico nazionale evidentemente troppo sbilanciato a favore
delle minoranze del nord Italia – la friulana in particolare –, le stesse che
hanno goduto della maggior parte dei finanziamenti.
       Per l’anno scolastico 2002-2003 gli alunni arbëreshë di Sicilia e di
Calabria non potranno seguire i corsi di albanese se non si interverranno
gli EELL.

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       Giuseppe Gangale iniziò la raccolta dei manoscritti e delle opere a
stampa italo-albanesi verso la fine degli anni ’50 del Novecento, inco-
raggiato dai glottologi danesi Holger Pedersen e Louis Hjemslev e so-
stenuto finanziariamente dalla Biblioteca Reale e dall’Istituto di Glotto-
logia dell’Università di Copenaghen.
       La ricerca si dispiegò in quattro “viaggi” (rejse) compiuti negli an-
ni 1956-58, 1968, 1969, 1971. A tutt’oggi soltanto del primo è stato pos-
sibile ricostruire le fasi e di ognuna individuare il materiale reperito in
Calabria e in Sicilia grazie ad una relazione, presentata da Gangale e con-
trofirmata da Hjemslev, consultabile nel Dipartimento dei manoscritti,
dov’è materialmente custodito l’Albansk Samling. Tra il 1956 e il 1958
Gangale recuperò e acquisì i seguenti materiali manoscritti:
 Viaggi       Periodo                           Materiali
                                               manoscritti
Rejse I   Maggio           Macchia albanese
          1956
Rejse II 2.12.1956         De Rada
          4.1.1957
Rejse III 4.4.1957         store dele af G. Dara’s
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             16.5.1957      originalmanuskript til digtet “Bala”
                            1)s. 1-14; 2) bl. 1-18 (undragen bl. 6); 3) bl. 1-35
                            + brev fra G. Dara 4.2.1903;
                            4) bl. 1-15

rejse IV     3.9.1957
                    mappe 1-5: Håndskrifter købt i Palermo og hi-
             26.9.1957
                    drørende fra den albanske lærde Dimitri Camar-
                    da (1821-1882)
 Viaggi    Periodo                 Materiali manoscritti
Rejse    22.12.1957 Mappe 1-3: texter i Hora dialekt; mappe 4: Di-
V        14.1.1958 mitri Camardas grammatik; mappe 5: Afskrift af
                    begyndelsen af Ketta’s ordbog; mappe 7-10: Bi-
                    dhera Opingari;
Rejse    24.4.1958 Håndskrifter købt i Palermo i Palazzo Adriano
VI       11.5.1958
Rejse    5.8.1958   Håndskrifter erhvervet i Palazzo Adriano (Sici-
VII      12.8.1958 lien) og i Palermo. Chetta, Dara, Schirò
Rejse    23.12.1958 Dara fundet II: Håndskrifter hidrørende fra
VIII     14.1.1959 Ndriz Dara og hans familie. Tuz Kjara: Hån-
                    dskrifter hidrørende fra Tuz Kjara en neve af
                    Ndriz Dara.
Rejse IX Som. 1959 Chetta
Rejse X 2.1.1960    Cristina Gentile-Mandalà, Crispi Glaviano (Sul
         17.1.1960 monte delle rose).
      A questo primo gruppo di manoscritti, se ne aggiunsero i molti al-
tri che Gangale acquistò dalle famiglie degli eredi oppure da coloro che,
avendo libero accesso alle biblioteche pubbliche locali, si impossessaro-
no dei materiali lasciati incustoditi, cedendoli per poche lire al caparbio
studioso calabro-danese: grande fu il suo merito giacché una fine ancora
meno esaltante avrebbe duramente condannato all’oblio quei preziosi
documenti se non fosse occorsa la straordinaria fama di cui essi godeva-
no nelle lontane e fredde terre dello Yutland e se non fosse stata scon-
giurata la sciagurata indifferenza che li circondava nelle loro terre natìe!
Gangale, Pedersen e Hjemslev sono stati degli autent ici benefattori del
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patrimonio culturale arbëresh e di ciò gli arbëreshë devono essere eter-
namente riconoscenti.
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       Sarebbe lungo riportare, in questa sede, un elenco completo dei
materiali reperiti da Gangale. Suddividendoli per paese d’appartenenza,
di seguito se ne offre un saggio per illustrare l’importanza dell’Albansk
Samling:
− Palazzo Adriano: quasi tutte le opere manoscritte della famiglia Dara
(Gabriele senior, Andrea, Gabriele junior): lezioni manoscritte di alcune
famose canzoni, oggi divenute patrimonio orale anonimo (la variante del
Lazzaro di Gabriele senior, la versione cogli abbozzi e le prove di penna
del notissimo canto Si të pash e para herë, finora considerata anonima e
composta dal menzionato Gabriele senior), le diverse redazioni di un di-
zionario italiano -albanese elaborate prima da Andrea e poi proseguite
da Gabriele junior, le menzionate redazione della celeberrima opera epi-
co-lirica di Gabriele junior L’ultimo canto di Bala, gli epistolari, i cenni
storici sulle costumanze di Palazzo Adriano, le opere manoscritte e al-
cuni acquarelli di Francesco Crispi Glaviano, il dizionario della signora
Bidera Opingari, alcune pagine manoscritte di mons. Giuseppe Crispi,
documenti notarili e vari altri manoscritti che necessitano ancora uno
studio e una catalogazione.
− Mezzojuso: pochi ma importantissimi i documenti del papas Nicolò
Figlia, del quale Gangale riuscì a riprodurre fotostaticamente il Codice
chieutino, oggi conservato anche nella Biblioteca dell’Area Umanistica
dell’Università della Calabria (BAU).
− Contessa Entellina: è certamente la parte più cospicua del fondo. Con-
serva un gran numero di manoscritti di Nicolò Chetta, alcuni già noti (le
varie redazioni del Tesoro di notizie su de’ Macedoni che in ho già potuto de-
scrivere nell’Introduzione alla edizione del manoscritto a conservato nella
Biblioteca Regionale di Palermo, il frammento di grammatica, il pond e-
roso Lessico italiano e macedone, le opere filosofiche – l’ontologia e la meta-
fisica -, le opere esoteriche dedicate all’interpretazione degli oracoli sibil-
lini e della Kabala, parte dell’epistolario, alcune composizioni poetiche
in greco, latino, italiano e albanese), altre del tutto sconosciute alla co-
munità scientifica giacché, come si dirà oltre, Gangale non riuscì a stu-
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diare e catalogare. Degne di menzione sono quei manoscritti con i testi
sacri in albanese e greco (inni, traduzioni della liturgia, composizioni po-
etiche, raccolte di proverbi, espressioni fraseologiche tipiche
dell’Albania settentrionale, ecc.) che certamente attireranno l’attenzione
di quanti si occupano di storia della lingua e della cultura albanesi. Infine
sono da ricordare alcuni scritti di carattere storico relativo alla contro-
versia fra i due riti in Contessa scoppiata subito dopo l’emanazione della
bolla pontificia Etsi pastoralis di Benedetto XIV.
− Piana degli Albanesi: Cospicuo è anche la parte del fondo proveniente
da Piana: un gran numero di documenti apparteneva ai fratelli Camarda,
soprattutto ai papàs Demetrio – il celebre glottologo – e Giuseppe. Del
primo sono stati rinvenuti i saggi ancora oggi inediti e sconosciuti, tra i
quali la recensione, giunta in varie redazioni abbozzate, dell’opera fol-
cloristica di Girolamo De Rada – Rapsodie di un poema nazionale albanese
del 1866 -, la grammatica dell’albanese, parte dell’epistolario familiare,
ecc.). Del secondo sono state rinvenute le versioni manoscritte della tra-
duzione nella parlata di Piana del Vangelo di San Matteo, pubblicato a
Londra dalla Società Biblica della capitale inglese. Numerosissimi i do-
cumenti del XVIII secolo, tra i quali quelli di Nicolò Brancato, alcuni au-
tografi, già noti perché una loro riproduzione fotostatica si conserva nel-
la BAU, del XIX secolo (i canti di Carlo Dolce, dei quali ho eseguito una
edizione critica apparsa nei Quaderni di Biblos), e soprattutto quelli del
mons. Paolo Schirò, il celebre albanologo che diede un serio e fecondo
impulso – a partire dai primi del Novecento – ad una disciplina poco
coltivata nell’ambito dell’albanologia internazionale: la filologia. Oltre
alla riproduzione integrale del Meshari di Buzuku, sono stati rinvenuti in
fogli sciolti le riproduzioni delle più antiche composizioni arbëreshe che
costituiscono un contributo eccezionale per la ricostruzione dei mecca-
nismi di diffusione di una cultura letteraria “alta” divenuta nel tempo pa-
trimonio anonimo e popolare: gli stessi canti oggi si eseguono nelle no-
stre Chiese, anche se ignoti rimang ono ai più i nomi degli autori, il pe-
riodo di composizione e, soprattutto, le ragioni ultime di questa singola-
re e fecondissima produzione letteraria.
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         Sarebbe davvero dispendioso continuare l’elenco o anche la sem-
plice menzione dei documenti. La difficoltà riguarda anche lo stato at-
tuale dell’Albansk Samling. Nel corso degli anni ’70, Gangale tentò di da-
re un ordinamento al materiale secondo un criterio storico, disponendoli
cioè secondo l’ordine di acquisizione in sezioni denominate “Theca” e
apponendo un numero progressivo arabo ai singoli fascicoli e, quando il
caso, una successiva numerazione alle buste (di volta in volta una nume-
razione araba oppure le lettere dell’alfabeto).
         Un primo parziale resoconto dei materiali così ordinati apparve a
firma di Gangale nel 1973 col titolo Verzeichnis zur zlbanischen Handschrif-
tensammlung Kopenhagen Zusammengestelltvon G. T. Gangale, Crotone
und Kopenhagen (5.11.1973); un più ampio resoconto e una più artico-
lata descrizione sono contenuti nei Kommentare zur zlbanischen Handschrif-
tensammlung Kopenhagen (5.XI.1973), di cui esistono due copie dattiloscrit-
te, l’una conservata nella BAU, dove esiste un secondo fondo di materia-
li, l’altro presso la DKB.
         Gangale riuscì a costituire sei sezioni che ospitarono gran parte dei
manoscritti. La morte improvvisa gli impedì tuttavia di completare
l’ordinamento e, soprattutto, la descrizione di quei materiali che, tolti in
prestito da Pedersen e da Hjemslev, oggi si trovano nei rispettivi archivi
personali, anch’essi successivamente confluiti nel Dipartimento dei Ma-
noscritti della DKB.
         Allo stato attuale l’Albansk Samling presenta due tipi di limiti:
         a) la mancanza di un ordinamento archivistico più funzionale (de-
scrizione fisica dei mss.; raggruppamento per aree, autori e periodi; at-
tribuzione dei mss.; descrizione di almeno 105 pezzi che Gangale inten-
deva includere nella Theca VII);
         b) la descrizione di almeno 105 pezzi archivistici che Gangale in-
tendeva includere nella Theca VII, ma che ancora oggi risultano non
classificati e quindi ufficialmente “sconosciuti”.
         Un apposito documento, redatto dopo il breve soggiorno danese
e consultabile presso la Cattedra di Lingua e Letteratura Albanese della
Facoltà di Scienze della Formazione, contiene un resoconto dettagliato
della consistenza, della qualità e del tipo di mss. siculo-albanesi. In esso
si noterà l’assenza di riferimenti ad alcuni mss., attualmente non disponi-
bili perché in restauro.
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        Nei cinque giorni di lavoro, anche grazie alla collaborazione assi-
curata dalla struttura dipartimentale danese e alla intelligente operosità
della giovane studiosa Paola Guzzetta, si è potuto soltanto prendere vi-
sione dei materiali e predisporre il menzionato inventario: tali e tanti e-
rano infatti i documenti, spesso fogli sciolti e in molti casi raggruppati in
modo confuso, che la semplice individuazione della loro origine e pater-
nità, nonché dei contenuti, richiedeva un tempo tanto lungo da sconsi-
gliare ogni ulteriore approfondimento. Anche se i due citati lavori di
Gangale, costantemente tenuti in consultazione, e il lavoro preparatorio
preliminarmente effettuato nella settimana precedente la partenza per
Copenaghen, si sono rivelati utili, l’indagine non si è potuta estendere a
tutti i materiali (in particolare a quelli non ancora “ufficialmente” sched a-
ti).

      *****

       Durante la permanenza a Copenaghen sono stati avviati contatti
con la direzione del Dipartimento dei Manoscritti. Nel corso dei collo-
qui con il direttore, il dr. Ivan Bosserup, sono state disegnate alcune ipo-
tesi di collaborazione. In particolare è stata sostenuta l’idea di completa-
re la catalogazione di quei documenti ancora oggi non studiati, di orga-
nizzare successivamente una esposizione in Sicilia dei manoscritti danesi,
di pubblicare un catalogo dei medesimi, di creare un’apposita “finestra”
sul sito ufficiale della DKB dedicata al fondo Albansk Samling.
       La realizzazione di questa ipotesi sarà oggetto della seconda fase
prevista dal progetto Brinjat: si tratta del viaggio che compirà una dele-
gazione formata dai rappresentanti delle cinque comunità albanesi di Si-
cilia e della Provincia Regionale di Palermo. Ad esse è affidata il delicato
compito di avviare rapporti di scambio culturale e di partenariato con la
DKB. Dal successo di questa improrogabile e indispensabile “missio-
ne”, dipenderà l’occasione unica e irripetibile della comunità arbëreshe
di poter ammirare le sue preziose “reliquie”.
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