LA MARCIA IN PIÙ DI ATM? LE PERSONE: INTERVISTA A MARIA EMANUELA SALATI.
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LA MARCIA IN PIÙ DI ATM? LE PERSONE: INTERVISTA A MARIA EMANUELA SALATI. A cura di Francesco Calò, Erminia Girardi, Marco Levanti e Luana Melis (partecipanti alla XVII edizione del Master in Risorse Umane e Organizzazione) Intervistiamo Maria Emanuela Salati e con lei veniamo a contatto con la storia di una delle più importanti aziende del paese, con un pezzo di storia di Milano e con l’immagine di una donna che ha saputo conciliare vita lavorativa e familiare. L’incontro avviene nella sede di ATM, in una tiepida giornata di Febbraio. L’Azienda Trasporti Milanesi è una Società per Azioni di proprietà del Comune di Milano, nata nel 1931 e composta da 9484 dipendenti. ATM gestisce il trasporto pubblico del capoluogo lombardo e in 56 Comuni della Provincia. La sua mission è essere il punto di riferimento e fattore decisivo nel sistema della mobilità integrata per qualità, sicurezza e competitività nel pieno rispetto dell’ambiente e al passo con i continui cambiamenti socio-territoriali. Maria Emanuela Salati è Direttore della Formazione, Selezione e Comunicazione Interna di ATM e Direttore Editoriale della rivista AIDP (Associazione Italiana Direttori del Personale). Una Laurea in Lettere e Filologia, un Master negli Stati Uniti ed un’esperienza professionale di tutto rilievo nel campo della Formazione. Da ambienti di comunicazione come l’Istituto Europeo del Design e il Sole 24 Ore, fino ad arrivare in ATM, passando per Vodafone e Telecom. Iniziamo la nostra chiacchierata con una riflessione: Gentile Dottoressa Salati leggiamo dal suo profilo Linkedin che la sua formazione è prettamente di stampo umanistico, proprio come molti di noi al Master Risorse Umane e Organizzazione ci può spiegare quale è il filo conduttore che lega la sua formazione al mondo delle risorse umane e quale per lei è stato un momento o un incontro significativo? Dopo essermi laureata avevo il desiderio di trovare un lavoro all’interno di una realtà aziendale che potesse soddisfare la mia voglia di stare tra la gente e fare cose concrete e utili. Un incontro fondativo in questa direzione è stato per me quello con il Prof. Varchetta, allora responsabile dello sviluppo e formazione di Unilever, che, ironia della sorte, avvenne proprio come il nostro. Ero giovane, curiosa, con tanta voglia di apprendere e con un briciolo di incoscienza. Volevo capire cosa facesse un responsabile di risorse umane all’interno di una azienda. Cercai di ottenere da lui un’intervista. Da quella chiacchierata trassi un insegnamento importante: la funzione risorse umane ha un ruolo cruciale all’interno dell’azienda perché ha il compito di fare da collante tra le strategie di business e gli obiettivi delle singole persone in contesti che già allora Varchetta definì caratterizzati dal “cambiamento del cambiamento”. E da li in poi decisi di cercare di trasformare la mia passione per le persone in una scelta professionale.
Quali sono state le tappe più significative della sua esperienza professionale? La mia prima esperienza lavorativa è stata presso lo IED (Istituto Europeo di Design) nel ruolo di tutor del master “Comunicazione e Relazione Pubbliche”. L’ambiente dello IED era molto proattivo composto da giovani che si volevano mettere in gioco. Iniziai così nel campo della formazione e dopo qualche anno arrivai a ricoprire il ruolo di vice direttore dell’Istituto. Presi sei mesi di aspettativa dallo IED e mi trasferii a New York con una borsa di studio dove trascorrevo l’intera giornata lavorando in un centro di Formazione e alla sera frequentavo un master di Risorse Umane alla New York University - Leonard N. Stern School of Business. Successivamente, rientrata in Italia, incominciai a collaborare con AIDP (Associazione Italiana Direttori del Personale) in quanto sponsor del Master IED di Risorse Umane. Esperienza per me importantissima di solidarietà professionale che ancora oggi mi vede attiva come direttore della rivista associativa. Conclusa l’esperienza IED entro al Sole 24 Ore ricoprendo il ruolo di Training manager e responsabile della Business school, apprendendo molto sull’importanza del ruolo istituzionale e della “dimensione politica” della formazione. Dopo l’esperienza al Sole 24 Ore passo in Vodafone, multinazionale che crede e investe molte risorse nella formazione e nello sviluppo dei propri dipendenti. In Vodafone incomincio a conoscere la realtà aziendale, imparando a capire cosa significa lavorare con la linea e intuendo il significato delle parole di Giuseppe Varchetta sul ruolo chiave delle risorse umane. Un evento importante della mia vita è la nascita di mio figlio che mi porta a ridefinire la mia scala di priorità e mi spinge a ricercare nuove opportunità meno internazionali per conciliare gli impegni familiari con la carriera professionale. Accetto quindi la proposta di Telecom, sempre occupandomi di formazione, che mi garantisce un minor numero di trasferte, dal momento che l’azienda è più radicata nel territorio nazionale. Nel 2008 inizia la mia storia in ATM. Potrebbe raccontarci la realtà aziendale di ATM, le leve di risorse umane presenti all’intero dell’organizzazione e il suo personale contributo nella gestione delle risorse umane? ATM è un’azienda speciale. Il momento di entrata in ATM è di forte discontinuità. Il mandato dell’azionista unico (Comune di Milano) di portare un cambiamento culturale all’interno di ATM trasformandola da azienda pubblica a società privata non è semplice. In quei tempi ATM, infatti, era caratterizzata da una cultura organizzativa ancora un po’ burocratica e non ancora orientata all’innovazione. Da qui nasce l’esigenza di rivedere la governance e di diffondere i nuovi valori aziendali: meritocrazia, leadership e orientamento al risultato come elemento chiave di guida della gestione, integrazione organizzativa e lavoro di squadra. Dal punto di vista della formazione l’obiettivo principale era quello di implementare percorsi formativi a 360°, comprendendo non solo l’aspetto tecnico ma ampliandolo allo sviluppo delle competenze comportamentali e relazionali per tutta la popolazione aziendale a supporto del cambiamento. La formazione è stata un catalizzatore di questo cambiamento ma l’obiettivo si è potuto raggiungere solo attraverso più leve integrate e un ripensamento generale di tutti i sistemi di risorse umane, dall’introduzione della valutazione delle prestazioni, ai sistemi di compensation basati sul merito, alla diminuzione dei livelli gerarchici decisionali. Il fattore di successo è stato coinvolgere tutti i capi fattivamente verso un unico obiettivo con azioni rapide e massive. Come viene svolto il processo di selezione in ATM? Negli ultimi tre anni abbiamo assunto 1600 persone tra conducenti, operai e ingegneri. Questo processo di selezione è stato svolto dal team di psicologi e selezionatori del Campus ATM
che ha lavorato sodo, senza ricorrere all’aiuto di società di consulenza esterne. Questo testimonia che siamo una squadra compatta e affiatata che lavora per il raggiungimento degli obiettivi: per assumere 1600 persone abbiamo dovuto intervistare all’incirca 5000 candidati, con una procedura di selezione molto ferrea. Il nostro processo di selezione è formato da: colloquio motivazionale, somministrazione del test di personalità “Big Five”, test più specifici legati alla professione (test di attenzione DAT e test di manualità Mandex). A queste prove segue il colloquio con uno HR manager e uno con il capo di riferimento o il direttore della funzione. Superati questi steps, bisogna anche ottenere l’idoneità medica. Come è articolata la sua giornata tipo? Spendo buona parte del mio tempo ad ascoltare le persone proprio perché quella del responsabile della formazione è una funzione di servizio e di relazione. La relazione è la fonte di tutta l’eccellenza e di tutta la complessità. Allinearsi al business aziendale significa mantenere contatti continui con la linea, ascoltare in maniera autentica i loro bisogni e partecipare attivamente alla strategia, solo così si possono far combaciare l’obiettivo dei singoli con quelli dell’organizzazione. La mia giornata incomincia la sera prima quando, lasciando l’ufficio ho già predisposto una lista delle cose da fare la mattina successiva. Al mio ingresso in azienda, dopo aver passato in rassegna la mail aziendale, incrocio le nuove incombenze con la lista delle attività giornaliere da svolgere. Le attività a cui mi dedico principalmente sono: gestione del mio team di 20 persone, riunioni di lavoro nelle quali sono coinvolta, incontri con clienti interni e collaboratori e impostazioni di lavoro nei gruppi di progetto, rappresentanza dell’azienda presso le scuole e le università. Dato l’interesse suscitato in noi dalle lezioni di Comunicazione Interna ci chiediamo: come una realtà come quella di ATM sviluppa questo tema e con che finalità? L’attività di comunicazione interna in ATM è senza dubbio lo strumento che ha maggiormente contribuito a non perdere il senso forte di appartenenza che ha sempre caratterizzato i dipendenti di questa azienda. Attraverso l’House Organ, intranet e ad una serie di campagne ed eventi (sicurezza, salute, famiglie, diversity management) si è riuscito a coinvolgere in primis i dipendenti e successivamente la popolazione milanese creando una nuova immagine di ATM come un’azienda all’avanguardia nella mobilità sostenibile volta a migliorare la qualità della vita di chi vive e si muove all’interno del territorio. L’ House Organ NoiATM, rivista interna indirizzata ai dipendenti e ai pensionati per un totale di 18000 copie al numero con cadenza trimestrale, racconta la vita di ATM con un occhio di riguardo verso le persone e le loro storie. Un altro esempio significativo è stata la realizzazione di un libro e di una mostra fotografica per festeggiare gli 80 anni di ATM focalizzata sulle storie dei dipendenti. Esistono inoltre attività celebrative dove si premiano i lavoratori senior o si festeggia la riqualificazione dei dipendenti che hanno ottenuto il patentino ECDL o si aprono i depositi alle famiglie. Il filo conduttore è lo storytelling, cioè raccontare le storie delle persone in cui ognuno di noi ritrova una parte di sé. Tutti amiamo far parte di una storia di successo e per questo è cosi importante promuovere la narrazione nelle organizzazioni. Sembrerebbe quindi che ci sia un forte engagement… Assolutamente si! Un aneddoto che da conferma dell’attaccamento dei dipendenti all’azienda risale all’ultima nevicata quando questi si sono presentati al lavoro in anticipo per far “muovere” Milano.
Quale metafora assocerebbe ad ATM? Un’immagine evocativa con la quale rappresenterei ATM è quella dell’albero con radici molto profonde, che indicano la solidità dell’azienda e il senso di attaccamento e identità, lo conferma il bassissimo turnover. Allo stesso tempo è un albero che cresce continuamente ed è sempre un po’ in cambiamento dove le foglie rappresentano le persone e i progetti rigogliosi e innovativi. Albero che cresce e fa bene all’ambiente circostante. ATM costituisce uno dei simboli di Milano e si può dire che senza di noi Milano non c’è. “Al termine di queste parole, un collaboratore entra per ricordarle del suo impegno successivo. Abbiamo ancora molte domande ma otteniamo solamente una risposta al volo all’ultimissima curiosità” Come vede il suo futuro lavorativo? Ripensando alla mio percorso professionale sono soddisfatta. Credo molto nel potenziale delle persone e, in un mercato del lavoro ipercompetitivo, penso che ciò che differenzia realmente un’azienda dall’altra siano le sue risorse umane e lo sforzo nel riconoscere sempre le competenze di ciascuno. In ATM il lavoro compiuto insieme al mio team ha portato a consolidare un’azienda dove motivazione e senso di appartenenza sono diffusi in tutta la popolazione aziendale, dall’autista fino alla prima linea manageriale. A questa azienda sono particolarmente legata e sento che c’è ancora molto da fare qui. La mia sfida è allargare il mio orizzonte nel saper utilizzare sempre più strumenti, anche gestionali e giuridici, per valorizzare le donne e gli uomini che vivono nelle organizzazioni. Ora è giunto il momento di lasciare la dottoressa Salati ai suoi impegni. Le nostre strade si dividono, per noi è arrivato già il momento di fare il bilancio della giornata. Sicuramente questa testimonianza ha arricchito la nostra “cassetta degli strumenti”. Ognuno di noi ha una frase o un ricordo che lo ha colpito e che probabilmente si porterà dietro nella sua futura carriera professionale: la metafora dell’albero, la manifestazione dell’attaccamento dei dipendenti all’azienda nei momenti di difficoltà e il concetto della relazione come fonte di eccellenza e allo stesso tempo di complessità. Vogliamo concludere con una poesia scritta da una dipendente ATM in occasione delle evento “9000 idee x 80 anni” che racconta la storia di ATM tra passato e futuro, un’azienda che punta alla crescita e all’innovazione. È sera, un ultimo fischio, si chiudono le porte, si spengono le luci. Ora il silenzio. Non si sentono più urlare quei binari stanchi. Rimangono i ricordi, i volti, le abitudini. Rimangono i racconti, le leggende e le parodie, rimane il gallo che canta alle quattro del mattino. Poi ancora silenzio. La città si risveglia pian piano...
In silenzio. È arrivato il momento di salutare il passato. È arrivato il momento di iniziare un nuovo giorno. (Arrivederci Desio, 30 settembre 2011 Silvia Angela Campagnani, 30 anni)
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