Istruzione 2020 Il percorso dell'Italia e degli altri paesi membri verso gli obiettivi Ue sull'istruzione - Openpolis
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FOCUS EUROPA Istruzione 2020 Il percorso dell’Italia e degli altri paesi membri verso gli obiettivi Ue sull’istruzione
Introduzione 4 Istruzione in Italia e in Europa 4 Cos’è Europa 2020 e perché occuparsene 5 Abbandono scolastico 6 Nei paesi Ue 8 In Italia 11 Nel mercato del lavoro 14 Istruzione superiore 19 Nei paesi Ue 20 In Italia 23 Nel mercato del lavoro 25 2
I numeri 10% 14,5% 17,7 la soglia entro la quale il tasso di abbandono i punti percentuali di ridurre l’abbandono scolastico in Italia nel differenza tra il tasso di scolastico in Ue, entro il 2018. occupazione giovanile 2020. medio in Ue e quello italiano. Ne parliamo a pagina 6 Ne parliamo a pagina 10 Ne parliamo a pagina 15 +2 20% 3 su 4 i punti percentuali in più la quota di laureati in i laureati nei paesi Ue che della quota di laureati in Campania e Calabria nel lavorano nel 2018. Italia nel 2018 rispetto al 2018. target nazionale 2020. L’approfondimento nel Ne parliamo a pagina 21 Ne parliamo a pagina 23 capitolo 25 3
Introduzione Istruzione in Italia e in Europa Nel corso degli anni, le conoscenze richieste per accedere al mercato del lavoro sono aumentate in modo esponenziale, rendendolo sempre più competitivo. Per accedervi sono necessarie maggiori competenze, che solo un percorso di studi adeguato può offrire. Per chi ne rimane escluso diventa più difficile trovare una posizione stabile nel mercato del lavoro, con un aumento del rischio di esclusione sociale. Per i paesi diventa quindi determinante agire in due direzioni. Da un lato, favorire il raggiungimento di un elevato livello di istruzione per i propri cittadini, a prescindere dal contesto socio-economico di provenienza. Dall’altro, garantire che i percorsi di studio consentano l’ingresso nel mercato del lavoro. Questo può favorire la crescita economica e sociale di uno stato, oltre che migliorare la qualità della vita dei singoli individui. I quali, con un maggior livello di istruzione, possono aspirare a migliori posizioni lavorative. In questo contesto, il nostro paese presenta gravi carenze. Rispetto agli altri stati Ue, l’Italia ha uno dei più alti tassi di abbandono scolastico (14,5%) e una delle più basse percentuali di laureati (27,8%). Questa situazione si rispecchia nel tasso di occupazione dei giovani (17,7%) e, nello specifico, dei giovani laureati (78,4%). Percentuali che risultano inferiori a quelle di quasi tutti i paesi membri. Tali condizioni si aggravano ulteriormente se osservate a livello regionale, dove emerge una netta spaccatura. Le regioni del Mezzogiorno risultano infatti ampiamente svantaggiate rispetto al resto d’Italia, con i più alti livelli di abbandono scolastico e le più basse quote di laureati nel paese. Questo report approfondisce lo stato dell’istruzione in Europa e in Italia, prendendo come riferimento il percorso dei paesi Ue verso il conseguimento degli obiettivi indicati dalla strategia 2020. 4
Cos’è Europa 2020 e perché occuparsene Nel 2010 il consiglio europeo, su proposta della commissione, adottò la strategia Europa 2020. L’idea della strategia era stabilire alcuni obiettivi, da raggiungere nel corso del decennio: dall’aumento dell’occupazione alla lotta al cambiamento climatico, dalla promozione di istruzione e ricerca al contrasto della povertà e dell’esclusione sociale. Gli obiettivi di Europa 2020 Tema Obiettivo Occupazione 75% di occupati tra 20 e 64 anni Ricerca e sviluppo 3% del pil Ue in ricerca e sviluppo -20% emissioni gas serra rispetto al 1990 Cambiamenti climatici ed energia 20% energia da fonti rinnovabili +20% efficienza energetica Tasso di abbandono scolastico sotto il 10% Istruzione Almeno 40% di laureati tra 30 e 34 anni -20 mln di persone a rischio povertà o esclusione Povertà e esclusione sociale sociale A un anno dal termine stabilito quasi dieci anni fa, e alla vigilia delle elezioni europee, è interessante verificare a che punto sia l’Ue e se la strada verso una ripresa economica e sociale effettiva sia ugualmente condivisa da tutti i membri dell’Unione. 5
Abbandono scolastico Per abbandono scolastico si intende l’uscita dal percorso scuola, prima del conseguimento del titolo di istruzione secondaria superiore o dei suoi equivalenti nella formazione professionale. Questo fenomeno colpisce in gran parte giovani provenienti da contesti sociali ed economici difficili, che in seguito all’abbandono vedono aggravarsi le proprie condizioni di svantaggio. L’abbandono aggrava situazioni di disagio economico e sociale. Chi lascia la scuola precocemente incontra infatti maggiori difficoltà nella ricerca del lavoro e in molti casi si ritrova con un impiego sottopagato, precario e con scarse prospettive per il futuro. Nel tempo, situazioni occupazionali instabili aumentano il rischio di disagio economico e di esclusione sociale di questi individui, che non riescono a uscire da quelle stesse condizioni che hanno causato l’abbandono. “Ridurre drasticamente il numero di giovani che abbandonano la scuola è un investimento fondamentale non solo nei confronti di ciascuno di essi, ma anche nell’ottica della prosperità e della coesione sociale future dell’Ue in generale.” - Comunicazione della commissione europea su Europa 2020 Nell’ambito dell’Agenda 2020, l’Unione Europea si impegna a limitare l’abbandono scolastico sia per migliorare le condizioni di vita dei giovani coinvolti, sia in prospettiva di sviluppo complessivo per la società. Diminuire il fenomeno favorirebbe infatti l’aumento dell’occupazione giovanile, la riduzione del rischio di povertà e di esclusione sociale, favorendo quella crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, auspicata per gli stati membri dalla strategia Ue. 10% soglia entro la quale ridurre l’abbandono scolastico in Ue, entro il 2020. 6
Per ridurre l’abbandono, la commissione europea suggerisce agli stati membri di mettere in atto politiche basate su prevenzione, intervento, compensazione: • tra i modi per prevenire il fenomeno, viene sottolineata l’importanza delle politiche d’integrazione. Favorire la varietà sociale, etnica e culturale nelle scuole riduce quel rischio di esclusione che può portare gli studenti all’abbandono. • politiche di intervento consistono invece nel riconoscere le situazioni a rischio di abbandono e agire a supporto dello studente, attraverso percorsi personalizzati, tutoraggio, sostegno finanziario. • un sistema di compensazione serve invece ad offrire a chi è uscito precocemente dal sistema scolastico, la possibilità di rientrare in un percorso di istruzione e formazione. 7
Nei paesi Ue Per contrastare il fenomeno dell’abbandono, è necessario innanzitutto monitorarne la portata, calcolata come la percentuale di cittadini senza diploma, sul totale dei residenti tra i 18 e i 24 anni di età. 10,6% i cittadini Ue tra i 18-24 anni con la sola licenza media, nel 2018. Tale dato, che corrisponde alla media europea, varia da un paese membro all’altro evidenziando situazioni più critiche di altre. L’Italia è uno dei paesi Ue dove l’abbandono scolastico è più frequente Quota di giovani 18-24 anni che abbandonano prematuramente gli studi (2018) % abbandoni Spagna 17,9 Malta 17,5 Romania 16,4 Italia 14,5 Bulgaria 12,7 Ungheria 12,5 Portogallo 11,8 Estonia 11,3 Regno Unito 10,7 Germania 10,3 Danimarca 10,2 Svezia 9,3 Francia 8,9 Belgio 8,6 Slovacchia 8,6 Finlandia 8,3 Lettonia 8,3 Cipro 7,8 Austria 7,3 Olanda 7,3 Lussemburgo 6,3 Repubblica Ceca 6,2 Irlanda 5 Polonia 4,8 Media Ue Grecia 4,7 Lituania 4,6 Slovenia 4,2 Croazia 3,3 DA SAPERE: A livello europeo, per misurare gli abbandoni scolastici si considera la percentuale di giovani tra 18 e 24 anni che hanno solo la licenza media. FONTE: dati Eurostat elaborazione Agi-openpolis 8
I paesi al di sopra della media per abbandoni sono del sud e dell'est Ue. Con il 14,5% dei residenti 18-24 che non hanno conseguito il diploma, l'Italia è quarta per livello di abbandono, superata solo da Romania, Malta e Spagna, prima a quota 17,9%. L'obiettivo da raggiungere come Unione Europea è un tasso di abbandono che non superi il 10%. Sono dunque 0,6 i punti percentuali ancora da ridurre per non superare questa soglia. Vista la diversa entità che il fenomeno assume nei vari paesi, il target generale del 10% è stato tradotto da ogni stato in target nazionali, individuati in base alle rispettive situazioni di partenza. Tale passaggio è stato messo in atto per ognuno degli obiettivi di Europa 2020. L'Italia ha già raggiunto il target 2020 sulla riduzione degli abbandoni Punti di distanza tra il tasso di abbandono 2018 e i target nazionali 2020 nei paesi Ue punti percentuali di distanza dal target nazionale 2020 Malta 7,5 Romania 5,1 Spagna 2,9 Slovacchia 2,6 Ungheria 2,5 Svezia 2,3 Estonia 1,8 Portogallo 1,8 Bulgaria 1,7 Repubblica Ceca 0,7 Germania 0,3 Finlandia 0,3 Polonia 0,3 Danimarca 0,2 Francia -0,6 Croazia -0,7 Olanda -0,7 Slovenia -0,8 Belgio -0,9 Italia -1,5 Lettonia -1,7 Cipro -2,2 Austria -2,2 Irlanda -3 Lussemburgo -3,7 Lituania -4,4 Grecia -5,3 -8 -4 0 4 8 DA SAPERE: Distanza in punti percentuali tra il tasso di abbandono 2018 e i target nazionali 2020 sulla sua riduzione. I dati mostrano la percentuale di giovani tra i 18-24 anni con solo la licenza media. FONTE: dati Eurostat elaborazione Agi-openpolis 9
14,5% il tasso di abbandono in Italia nel 2018. Il nostro paese, come altri 12 stati membri, ha già raggiunto e superato il proprio target, con una riduzione di 1,5 punti percentuali in più rispetto a quanto previsto. L'obiettivo nazionale per l'Italia prevedeva infatti la riduzione del tasso di abbandono, fino a scendere a una quota che non superasse il 16%. Un dato positivo, anche se va sottolineato che tale soglia è la più alta tra tutti i target nazionali. Questo potrebbe avere in un certo senso influenzato il risultato italiano rispetto a quello di altri paesi. È importante in questo senso sottolineare che Malta, Romania e Spagna, che risultano ancora molto lontani dai rispettivi obiettivi, hanno un tasso di abbandono che nel 2018 supera solo di poco quello italiano. L'Italia ha raggiunto il target 2020 sull'abbandono, ma è ancora sopra la media Ue. 10
In Italia Il nostro paese risulta quindi tra i più colpiti in Europa dal fenomeno dell'uscita precoce dagli studi, nonostante i progressi compiuti nel corso degli anni e in relazione all'obiettivo 2020. 4,1 la riduzione in punti percentuali del tasso di abbandono in Italia, dal 2010 al 2018. Per avere una visione più chiara dell'effettiva evoluzione di questo fenomeno è utile osservare, anno per anno, la variazione della percentuale di abbandoni in Italia. Dopo anni di riduzione, il tasso di abbandono in Italia ha iniziato a crescere Andamento del tasso di abbandono in Italia (2010-2018) % abbandoni 25 20 18,6 17,8 17,3 16,8 obiettivo 2020 15 14,7 14,5 15 13,8 14 10 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 DA SAPERE: Per misurare gli abbandoni, si considera la percentuale di giovani tra i 18-24 anni che hanno solo la licenza media. Il target nazionale 2020 per l’Italia è una soglia massima del 16% di abbandoni. FONTE: dati Eurostat elaborazione Agi-openpolis La percentuale di abbandoni in Italia è diminuita in modo costante dal 2010, anno in cui è stata introdotta l'Agenda 2020, al 2016. Un buon risultato che ha portato il paese a raggiungere, già nel 2014, una soglia inferiore a quella prefissata dall'obiettivo 2020. Tuttavia, nel 2017 il fenomeno ha ricominciato a crescere, interrompendo questo trend positivo. 11
Il tasso di abbandono varia ampiamente da regione a regione. Considerando le storiche disparità che caratterizzano il nostro paese in ambito sociale ed economico, è interessante andare oltre il solo dato nazionale sull'abbandono scolastico e osservare il fenomeno a livello regionale. Il quadro che ne risulta è quello di una spaccatura, con alcune aree d'Italia che presentano percentuali di abbandono critiche, nettamente superiori alla media nazionale del 14,5%. Tasso di abbandono superiore al 20% in Sardegna, Sicilia e Calabria Quota di giovani 18-24 anni che abbandonano prematuramente gli studi (2018) % abbandoni Sardegna 23 Sicilia 22,1 Calabria 20,3 Campania 18,5 Puglia 17,5 Valle d'Aosta 15,2 Piemonte 13,6 Lombardia 13,3 Liguria 12,8 Lazio 11,3 Basilicata 11,1 Veneto 11 Emilia-Romagna 11 Molise 11 Toscana 10,6 Marche 10 Media Italia Trentino-Alto Adige 8,9 Friuli-Venezia Giulia 8,9 Abruzzo 8,8 Umbria 8,4 DA SAPERE: A livello europeo, per misurare gli abbandoni scolastici si considera la percentuale di giovani tra 18 e 24 anni che hanno solo la licenza media. FONTE: dati Istat Sdg 2019 elaborazione Agi-openpolis Le grandi regioni del sud Italia registrano le percentuali più elevate di abbandono. Al primo posto la Sardegna, con il 23% dei giovani tra i 18 e 24 anni che hanno solo la licenza media, seguita da Sicilia, Calabria e Campania. Tra la regioni del nord invece, è la Valle d'Aosta l'unica a superare la media nazionale. 12
Per capire meglio l'andamento del fenomeno nelle varie aree del paese, abbiamo visto in che misura è variato il tasso di abbandono nelle regioni italiane nel corso degli anni. Negli ultimi anni gli abbandoni sono diminuiti in tutte le regioni, eccetto la Calabria Variazione in punti percentuali del tasso di abbandono nelle regioni italiane (2010-2018) punti percentuali di variazione del tasso di abbandono 2008-18 Calabria 4,3 Sardegna -0,6 Lazio -1,7 Molise -2,4 Friuli-Venezia Giulia -3,2 Liguria -3,3 Sicilia -3,5 Emilia-Romagna -3,8 Basilicata -3,9 Piemonte -4 Abruzzo -4,3 Umbria -4,5 Veneto -4,5 Campania -4,6 Lombardia -4,7 Marche -4,8 Puglia -6,1 Valle d'Aosta -6,1 Toscana -6,9 Trentino-Alto Adige -8,4 -24 -16 -8 0 8 DA SAPERE: Differenza in punti percentuali tra il tasso di abbandono 2010 e quello 2008. A livello europeo, per misurare gli abbandoni scolastici si considera la percentuale di giovani tra 18 e 24 anni che hanno solo la licenza media. FONTE: dati Istat Sdg 2019 elaborazione Agi-openpolis La Calabria è l'unica regione dove gli abbandoni sono aumentati, circa 4 punti percentuali in più dal 2010 al 2018. Si registrano cali nel resto del paese, anche se in alcuni casi sono di lieve entità, come per la Sardegna (-0,6) e il Lazio (-1,7). Da notare che Campania, Puglia e Valle d'Aosta, nonostante la significativa riduzione, sono tra le regioni dove il fenomeno è ancora maggiormente presente, come abbiamo visto in precedenza. 13
Nel mercato del lavoro Per capire perché è così importante contrastare il fenomeno dell'abbandono scolastico, è necessario ampliare la nostra analisi a un ambito nel quale il fenomeno ha dirette conseguenze: l'accesso al mondo del lavoro. Chi lascia gli studi spesso fatica a trovare un impiego. L'uscita precoce dal percorso d'istruzione colpisce, in particolare, giovani provenienti da contesti di disagio economico e sociale. In questo senso, spesso chi abbandona gli studi lo fa con l'intento di cercare un lavoro, per contribuire economicamente al sostentamento della propria famiglia. Tuttavia, lasciare la scuola prima del tempo significa avere difficoltà nel trovare un'occupazione. E chi riesce a trovare un impiego, spesso si ritrova comunque in una situazione precaria, con uno stipendio insufficiente e con poche garanzie. Per prevenire la tendenza a lasciare precocemente gli studi per cercare un lavoro, la commissione invita gli stati membri a introdurre, nel sistema scolastico, percorsi di formazione professionale. In questo modo, sarebbe possibile dare agli studenti delle prospettive più chiare rispetto al loro futuro lavorativo, sottolineando il ruolo della scuola nell'aiutare i giovani ad accedere al mondo del lavoro. Nel tentativo di verificare le dinamiche descritte, può essere utile osservare il tasso di occupazione dei giovani compresi tra i 15 e i 24 anni di età. La scelta di tale indicatore deriva anche dalla mancanza di dati specifici sul tasso di occupazione della popolazione colpita dall'abbandono scolastico: giovani tra i 18-24 anni con la sola licenza media. 35,4% il tasso di occupazione dei giovani tra i 15-24 anni in Ue. 14
L'Italia è al penultimo posto per occupazione giovanile in Ue Percentuale di occupati tra i 15-24 anni nei paesi Ue (2018) % occupati Olanda 63,9 Danimarca 57,3 Austria 51,3 Regno Unito 50,6 Malta 50,4 Germania 47,2 Svezia 45,1 Finlandia 44 Estonia 41,7 Irlanda 40,3 Slovenia 35,2 Lettonia 33,1 Lituania 32,4 Cipro 31,3 Polonia 31 Francia 29,9 Ungheria 29 Repubblica Ceca 28,4 Lussemburgo 28,4 Slovacchia 27,5 Portogallo 27,2 Croazia 25,6 Belgio 25 Romania 24,7 Media Ue Spagna 21,7 Bulgaria 20,7 Italia 17,7 Grecia 14 DA SAPERE: Percentuale di occupati sul totale della popolazione tra i 15 e 24 anni. Sono considerate occupate le persone che nella settimana di osservazione hanno svolto almeno un’ora di lavoro retribuito o erano assenti solo temporaneamente dal lavoro. FONTE: dati Eurostat elaborazione Agi-openpolis Con soli 17,7 giovani occupati su 100 residenti tra i 15-24 anni, il nostro paese è penultimo per tasso di occupazione giovanile, seguito solo dalla Grecia a quota 14%. Al lato opposto della classifica, paesi dove invece più della metà dei giovani hanno un lavoro: l'Olanda a quota 63,9%, seguita da Danimarca, Austria, Regno Unito e Malta. 15
Nei paesi dove l'abbandono è più alto, i giovani sono meno occupati. Da notare che, rispetto a quanto visto prima, Romania, Spagna, Bulgaria e Italia sono sia tra i paesi con le più basse percentuali di giovani occupati, sia tra quelli con i livelli più alti di abbandono scolastico. Questo avvalora in un certo senso la correlazione tra uscita precoce dalla scuola e difficoltà nell'accedere al mondo del lavoro. Tuttavia, è importante sottolineare che tale risultato in termini di occupazione è legato anche alle condizioni complessive del mercato del lavoro nei vari paesi. Romania, Spagna, Bulgaria e Italia registrano infatti tassi di occupazione al di sotto della media Ue, anche se si considera la totalità della popolazione attiva, cioè quella compresa tra i 15-64 anni. La condizione dei giovani italiani risulta comunque critica e questo emerge anche osservando l'andamento nel corso del tempo del loro tasso di occupazione. In Italia i giovani occupati diminuiscono più che nei maggiori paesi Ue Percentuali di occupati tra i 15-24 anni nei paesi Ue membri del G7 (2010-2018) 2010 2018 75 50,6 50 46,8 46,2 47,2 30,1 29,9 25 20,2 17,7 0 Regno Unito Germania Francia Italia DA SAPERE: Percentuale di occupati sul totale della popolazione tra i 15 e 24 anni. FONTE: dati Eurostat elaborazione Agi-openpolis 16
2,5 la riduzione in punti percentuali del tasso di occupazione giovanile in Italia, dal 2010 al 2018. Tra i paesi considerati l'Italia presenta il calo più significativo degli occupati tra i 15-24 anni. Segue la Francia con una lieve diminuzione (-0,2), mentre in Germania e Regno Unito si registra un aumento, rispettivamente di 1 e 3,8 punti. Anche in questo caso, il nostro paese presenta al suo interno ampie disparità regionali, in termini di occupazione giovanile. Le grandi regioni del sud registrano i livelli più bassi di occupazione giovanile Percentuale di occupati tra i 15-24 anni nelle regioni italiane (2018) % occupati Trentino Alto Adige 31,1 Emilia-Romagna 23,7 Lombardia 23,2 Veneto 23,1 Valle d'Aosta 22,8 Piemonte 20,7 Marche 20,2 Toscana 19,9 Friuli-Venezia Giulia 19,6 Umbria 17,7 Abruzzo 17,4 Lazio 16,2 Liguria 16,1 Sardegna 15,9 Puglia 13,1 Molise 12,9 Media Italia Basilicata 12,7 Calabria 12,1 Campania 10,5 Sicilia 10 DA SAPERE: Percentuale di occupati sul totale della popolazione tra i 15 e 24 anni. FONTE: dati Eurostat elaborazione Agi-openpolis 17
Le regioni del centro e del nord superano il dato nazionale pari a 17,7%, guidate da Trentino Alto Adige (31,1%) e Emilia Romagna (23,7%). Al di sotto della media invece tutte le regioni del sud, con Campania e Sicilia che chiudono la classifica con solo il 10% di giovani occupati. 20 i punti percentuali di differenza tra il tasso di occupazione giovanile del Trentino e quello della Sicilia. Da notare che anche nel caso delle regioni si presenta una correlazione tra alti livelli di abbandono e basso tasso di occupazione giovanile. Sicilia, Calabria e Campania sono infatti tra le regioni dove l'abbandono è più frequente e la quota di giovani occupati è più bassa. 18
Istruzione superiore Abbiamo visto che l'abbandono scolastico ostacola i giovani nell'accesso al mondo del lavoro, aumentando il rischio di esclusione sociale. In questo senso, un maggiore livello di istruzione dovrebbe invece migliorare le prospettive lavorative dei cittadini. E il secondo obiettivo di Europa 2020 sull'istruzione segue proprio questa logica. 40% la percentuale di laureati tra 30-34 anni da raggiungere in Ue entro il 2020. L'invito della commissione agli stati membri è quindi quello di promuovere l'istruzione superiore. Da una parte, a vantaggio degli individui stessi e dall'altra, per gli effetti positivi che si verificherebbero sulla produttività e la competitività dell'Europa. “Tassi più elevati di completamento dell'istruzione terziaria, abbinati a una migliore qualità e pertinenza della stessa, possono attenuare le carenze di competenze che si riscontrano attualmente nei settori economici ad elevata intensità di conoscenze.” - Scheda tematica della commissione europea Per favorire il conseguimento di titoli di istruzione terziaria, la commissione suggerisce agli stati membri le seguenti linee guida: • ampliare la partecipazione ai percorsi di laurea, intervenendo con meccanismi di sostegno finanziario che rimuovano eventuali ostacoli economici. Questo permetterebbe l'inclusione di tutti gli studenti, al di là del contesto economico e sociale di provenienza. • supportare lo studente, sia con attività di orientamento per scegliere il corso adeguato, sia durante gli studi; • introdurre nei percorsi di laurea l'apprendimento di competenze adeguate per il mondo del lavoro. Da un ricorso più sistematico ai tirocini, al coinvolgimento nelle università di soggetti portatori di interessi. 19
Nei paesi Ue Facendo riferimento ai dati 2018, l'Unione Europea ha raggiunto il proprio obiettivo. Un risultato positivo, ma che nasconde ampie disparità tra gli stati membri. In Italia la quota più bassa di laureati dopo la Romania Percentuali di laureati sul totale della popolazione tra 30-34 anni nei paesi Ue (2018) % laureati Lituania 57,6 Cipro 57,1 Irlanda 56,3 Lussemburgo 56,2 Svezia 52 Olanda 49,4 Danimarca 49,1 Regno Unito 48,8 Belgio 47,6 Estonia 47,2 Francia 46,2 Polonia 45,7 Grecia 44,3 Finlandia 44,2 Lettonia 42,7 Slovenia 42,7 Spagna 42,4 Austria 40,7 Slovacchia 37,7 Germania 34,9 Malta 34,2 Croazia 34,1 Bulgaria 33,7 Repubblica Ceca 33,7 Media Ue Ungheria 33,7 Portogallo 33,5 Italia 27,8 Romania 24,6 DA SAPERE: Percentuale di laureati sul totale della popolazione tra i 30-34 anni. FONTE: dati Eurostat elaborazione Agi-openpolis 20
Nel nostro paese solo il 27,8% dei residenti tra i 30-34 anni hanno una laurea. Un dato ampiamente inferiore rispetto alla media Ue del 40,7% e che colloca l'Italia al penultimo posto, seguita solo dalla Romania (24,6%). Al lato opposto della classifica invece, la Lituania (57,6%) seguita da Cipro (57,1%) e Irlanda (56,3%). Per verificare i progressi dei paesi rispetto all'Agenda 2020, è utile osservare la distanza di ognuno dagli obiettivi nazionali in cui è stato tradotto quello generale del 40%. Sono 16 gli stati membri che hanno conseguito il proprio target. Istruzione terziaria: l’Italia ha raggiunto il target nazionale 2020 Punti di distanza tra la quota di laureati al 2018 e i target nazionali 2020 nei paesi Ue punti percentuali di distanza dal target nazionale 2020 Grecia 12,3 Cipro 11,1 Olanda 9,4 Danimarca 9,1 Lituania 8,9 Lettonia 8,7 Estonia 7,2 Svezia 7 Austria 2,7 Slovenia 2,7 Finlandia 2,2 Italia 1,8 Repubblica Ceca 1,7 Malta 1,2 Polonia 0,7 Belgio 0,6 Ungheria -0,3 Croazia -0,9 Spagna -1,6 Romania -2,1 Bulgaria -2,3 Slovacchia -2,3 Irlanda -3,7 Francia -3,8 Portogallo -6,5 Germania -7,1 Lussemburgo -9,8 -16 -8 0 8 16 DA SAPERE: Distanza in punti percentuali tra la percentuale di laureati tra 30-34 anni nei paesi Ue nel 2018 e gli obiettivi nazionali da raggiungere entro il 2020. FONTE: dati Eurostat elaborazione Agi-openpolis 21
Con circa 2 punti percentuali in più, l'Italia supera la quota del 26% di giovani tra i 30-34 anni con la laurea. Tuttavia, è da sottolineare che l'Italia aveva il target nazionale più basso tra tutti i paesi Ue, perché già nel 2010 era tra i peggiori per percentuale di laureati. La distanza dal target 2020 non basta per valutare i progressi dei paesi. Anche in questo caso, così come per l'abbandono scolastico, il nostro paese ha raggiunto il target ma risulta ancora in una situazione arretrata rispetto agli altri membri, riguardo la quota di laureati. Per avere un quadro più chiaro di come la situazione sia cambiata nel corso degli anni, è interessante confrontare la variazione della quota di laureati in Italia con quella di Francia, Regno Unito e Germania. In Italia aumenta la quota di laureati ma resta un ampio divario rispetto ai maggiori paesi Ue Percentuali dei laureati 30-34 nei paesi Ue membri del G7 (2010-2018) 2010 2018 60 48,8 46,2 43,1 43,2 40 34,9 29,7 27,8 19,9 20 0 Regno Unito Francia Germania Italia DA SAPERE: Percentuale di laureati sul totale della popolazione tra i 30-34 anni. FONTE: dati Eurostat elaborazione Agi-openpolis Tra i paesi considerati, l'Italia ha avuto il maggior aumento della quota di laureati. Circa 8 punti percentuali in più dal 2010 a oggi. Seguono Regno Unito (+5,7), Germania (+5,2) e Francia (+3). Tuttavia, va evidenziato che la percentuale di laureati raggiunta dal nostro paese nel 2018 risulta inferiore a quella che Germania, Regno Unito e Francia avevano già nel 2010, evidenziando una grande disparità. 22
In Italia Osservando il dato a livello regionale, la situazione risulta ancora più critica nelle 10 regioni italiane che presentano una quota di laureati inferiore alla media. Tra queste, tutte quelle del Mezzogiorno. Le regioni del sud hanno le percentuali più basse di laureati Percentuali di laureati sul totale della popolazione tra 30-34 anni nelle regioni italiane (2018) 2018 Friuli-Venezia Giulia 34,4 Emilia-Romagna 34,4 Lombardia 33 Trentino-Alto Adige 32,8 Veneto 32 Lazio 31,1 Piemonte 30,4 Liguria 29,6 Toscana 29,4 Umbria 27,8 Marche 27,6 Valle d'Aosta 27,4 Basilicata 25,4 Molise 24,3 Abruzzo 23,6 Puglia 21,8 Sardegna 21,5 Media Italia Sicilia 20,8 Campania 20,4 Calabria 20,3 DA SAPERE: Percentuale di laureati sul totale della popolazione tra i 30-34 anni. FONTE: dati Istat Sdg 2019 elaborazione Agi-openpolis Le regioni del nord presentano le percentuali più alte di laureati, guidate da Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna, entrambe a quota 34,4%. Quelle del sud invece chiudono la classifica, con Campania (20,4%) e Calabria (20,3%) rispettivamente al penultimo e ultimo posto. 23
Oltre al dato 2018, è interessante osservare in che modo la quota di laureati nelle regioni è variata nel corso degli anni. Il nord-est registra i maggiori aumenti nella percentuale di laureati Variazione in punti percentuali della percentuale di laureati tra i 30-34 anni nelle regioni italiane (2008-2018) punti percentuali di variazione della quota di laureati 2010-2018 Friuli-Venezia Giulia 14,8 Emilia-Romagna 13,5 Veneto 13,4 Valle d'Aosta 11,6 Trentino-Alto Adige 10,7 Piemonte 10,3 Lombardia 10,2 Toscana 8,6 Campania 7,4 Puglia 6,4 Sicilia 6,2 Basilicata 5,7 Liguria 4,9 Sardegna 4,8 Lazio 4,4 Abruzzo 2,7 Marche 2,4 Umbria 1,9 Calabria 1,2 Molise -0,3 -20 -10 0 10 20 DA SAPERE: Differenza in punti percentuali tra la percentuale di laureati nel 2018 e quella nel 2008. Viene considerata la percentuale di laureati sul totale della popolazione tra i 30-34 anni. FONTE: dati Istat Sdg 2019 elaborazione Agi-openpolis La quota di laureati è aumentata in quasi tutte le regioni italiane. Insieme alle regioni del nord-est, la Valle d'Aosta è tra le prime in classifica, con un aumento di 11,6 punti. Da notare tuttavia che, come visto prima dai dati 2018, la Valle d'Aosta è ultima tra le regioni del nord per quota di laureati. Al lato opposto della classifica Umbria, Calabria e Molise. Quest'ultima risulta l'unica regione ad aver registrato un calo, seppur lieve (-0,3) nella percentuale di laureati dal 2010 al 2018. 24
Nel mercato del lavoro Secondo le intenzioni della commissione europea, l'obiettivo 2020 sull'istruzione superiore dovrebbe promuovere l'accesso al mercato del lavoro, di un maggior numero di persone con elevato livello di competenze. Un processo che porterebbe effetti positivi sulla produttività e competitività delle economie degli stati membri. In questo senso, è interessante verificare quanti laureati hanno effettivamente un'occupazione. 87,4% il tasso di occupazione dei laureati Ue tra i 30-34 anni. In tutti i paesi Ue almeno 3 laureati su 4 lavorano Tasso di occupazione dei laureati tra i 30-34 anni nei paesi Ue (2018) % occupati Lituania 93,5 Olanda 93,3 Malta 92,7 Romania 92,6 Lettonia 91,9 Portogallo 91,6 Belgio 91 Lussemburgo 91 Regno Unito 91 Svezia 90,2 Germania 89,2 Polonia 89,2 Slovenia 88,6 Bulgaria 88,3 Croazia 87,8 Irlanda 87,7 Francia 87,6 Austria 87,3 Danimarca 87 Finlandia 84,6 Cipro 83,6 Spagna 82,5 Estonia 82,4 Ungheria 82,4 Media Ue Slovacchia 79,1 Repubblica Ceca 78,6 Italia 78,4 Grecia 74,7 DA SAPERE: Percentuale di occupati sul totale dei laureati tra i 30 e 34 anni. FONTE: dati Eurostat elaborazione Agi-openpolis 25
Italia e Grecia, agli ultimi posti in classifica, registrano il 78,4% e il 74,7% di laureati che lavorano. Dati che possono sembrare positivi ma che risultano inferiori a quelli di altri paesi come Lituania, Olanda e Malta, dove i laureati occupati sono oltre il 90%. “Bassi tassi di occupazione dei laureati sono dovuti all'insufficiente corrispondenza dell'istruzione superiore con le esigenze del mercato.” - Scheda tematica della commissione europea L'Italia risulta quindi indietro rispetto agli altri paesi Ue nella capacità di favorire l'accesso al mondo del lavoro per i laureati. Tuttavia, per avere un quadro più ampio della situazione del nostro paese, è utile osservare l'andamento di questo indicatore nel corso degli anni. Dal 2016 il tasso di occupazione dei laureati in Italia è in crescita Andamento del tasso di occupazione dei laureati in Italia (2010-2018) % occupati 85 80 78,6 79,1 78,5 78,4 77,3 76,2 74,8 75 75 73,7 70 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 DA SAPERE: Percentuale di occupati sul totale dei laureati tra i 30 e 34 anni. FONTE: dati Eurostat elaborazione Agi-openpolis Il tasso di occupazione dei laureati nel nostro paese è diminuito in modo costante dal 2010 al 2015, anche in seguito a un complessivo calo del tasso di occupazione dovuto alla crisi economica del 2008. A partire dal 2016, tuttavia, il livello a ricominciato a crescere fino a ritornare, nel 2018, allo stesso livello del 2010. 26
4,7 l'aumento in punti percentuali del tasso di occupazione dei laureati, dal 2016 al 2018. Questo conferma, in qualche modo, una correlazione tra elevato livello di istruzione e occupabilità. Un legame che sembra stia riacquistando una maggiore importanza proprio in anni più recenti. Anche in questo caso, tuttavia, è necessario analizzare il dato a livello regionale per individuare le diversità interne al paese. Tasso di occupazione dei laureati: tutte le regioni del sud sono al di sotto della media Percentuale di occupati sui laureati tra 15-64 anni (2018) % laureati occupati Trentino Alto Adige 85,8 Lombardia 85 Valle d'Aosta 84,6 Emilia-Romagna 84 Piemonte 83,4 Veneto 83,1 Toscana 82,4 Friuli-Venezia Giulia 81,3 Liguria 80,6 Lazio 80,5 Marche 78,5 Umbria 78,4 Sardegna 73,4 Abruzzo 72,7 Molise 72 Puglia 69,5 Media Italia Campania 66,9 Sicilia 66,6 Basilicata 63,6 Calabria 62,5 DA SAPERE: Percentuale di occupati sul totale dei laureati tra i 30 e 34 anni. FONTE: dati Istat elaborazione Agi-openpolis 27
Ancora una volta, è il Mezzogiorno a chiudere la classifica, con quote che superano di poco il 60%. Al lato opposto le regioni del nord Italia, guidate da Trentino Alto Adige (85,8%) e Lombardia (85%). 28
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