INFLUENZA DEI FATTORI COLTURALI NELL'ESPRESSIONE DEI CARATTERI VARIETALI DELLE UVE

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           INFLUENZA DEI FATTORI COLTURALI
           NELL’ESPRESSIONE
           DEI CARATTERI VARIETALI DELLE UVE
           Rosario DI LORENZO
           Dipartimento di Colture Arboree, Università degli Studi di Palermo, Viale delle Scienze,
           90128 Palermo, I. rdiloren@unipa.it

           Parole chiave: vite, uva da vino, interazione cultivar-ambiente, reattività varietale.
           Key words: grapevine, wine grapes, cv-environment interaction, varietal response.

           1. INTERAZIONE TRA FATTORI DELLA PRODUZIONE

               Da alcuni anni, nel comparto viticolo è in corso un serrato dibattito sul ruolo del
           vitigno nello sviluppo della viticoltura e dell’enologia italiana. Le ragioni di un’esaltazione
           del ruolo del vitigno, in particolare di quello autoctono, come elemento di tipicità e,
           quindi, di differenziazione, di promozione culturale e territoriale della produzione
           viticola ed enologica italiana, sono certamente da condividere. Meno corretta appare,
           però, la considerazione per la quale coltivare un vitigno soprattutto se autoctono è
           condizione sufficiente per garantire qualità, successo economico e commerciale.
               Come è noto, infatti, il risultato produttivo nel vigneto dipende da tre fattori:
           il genotipo, l’ambiente e le tecniche colturali (fig. 1). Essi non agiscono soltanto
           singolarmente nel determinare il risultato produttivo, ma interagiscono tra loro. Sono
           proprio le interazioni che si stabiliscono a determinare il risultato produttivo del vigneto
           in termini quantitativi e qualitativi.

           Fig. 1 - Triangolo delle interazioni dei fattori della produzione.
           QUAD. VITIC. ENOL. UNIV. TORINO, 28, 2005-2006
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               La valorizzazione della produzione viticola anzi sta proprio nella conoscenza e
           nella capacità di gestire ed ottimizzare queste interazioni. Questo concetto altro non è
           che la definizione di terroir, termine molto usato, peraltro non sempre in modo corretto,
           in viticoltura (Fregoni et al., 2003).
               Lo studio e l’analisi dei tre fattori della produzione non devono essere finalizzati ad
           una loro gerarchizzazione, né presi in esame in maniera singola e separata, ma sviluppati
           nel tempo, nello spazio, nei differenti contesti produttivi e in relazione ai diversi obiettivi
           enologici.
               L’intensità di queste interazioni e il loro ruolo nel determinare il risultato produttivo
           dipende dalla “forza” dei singoli fattori. Gli effetti di alcune interazioni ambiente-
           tecniche colturali sono stati presi in esame su alcune caratteristiche sensoriali di vini
           della cultivar ‘Inzolia’ (fig. 2).
               Il ruolo degli interventi in verde effettuati è diverso in relazione all’ambiente di
           coltivazione. Nel secondo ambiente, caratterizzato da parametri pedologici e climatici
           molto specifici e definiti, ci si trova in presenza di un fattore ambiente forte e l’influenza
           dei diversi interventi in verde sperimentati risulta limitata (come dimostrano le scarse
           differenze tra le linee) e comunque di molto inferiore rispetto a quella che gli stessi
           interventi in verde hanno avuto negli altri due ambienti studiati (1° e 3°), caratterizzati
           da minore forza e quindi da minor capacità di controllo sul comportamento produttivo
           delle viti. Il confronto fra i tre grafici sottolinea l’importanza dell’ambiente di coltivazione
           e la sua diversa reattività agli interventi di sfogliatura e/o diradamento.

           Fig. 2 - Interazioni ambiente - tecniche colturali su alcune caratteristiche sensoriali di vini
                    della cv Inzolia.
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           2. REGIME IDRICO E INTERVENTI IN VERDE

               Un intervento di tecnica colturale che soprattutto in ambienti a clima caldo-arido
           influenza in modo particolarmente significativo il risultato produttivo del vigneto è
           certamente l’irrigazione.
               Nel vigneto irriguo, a parità di genotipo e di ambiente di coltivazione (tab. 1), la
           produzione di uva è aumentata del 66 % circa, senza modifiche negli indici di equilibrio
           vegeto-produttivo.
               L’irrigazione, pertanto, realizzata con le strategie di deficit idrico controllato,
           consente di elevare il potenziale vegeto-produttivo, l’estrinsecazione delle potenzialità
           della componente genetica ed ambientale del vigneto e l’ottimizzazione dell’interazione
           fra i tre fattori principali.
               Prendendo in esame tre differenti regimi colturali (fig. 3), corrispondenti a due
           diverse condizioni irrigue, realizzate adottando differenti strategie della gestione dello
           stress idrico, ed in asciutto, si evince come vengano modificati non tanto i valori assoluti
           dei parametri della maturità tecnologica e fenolica dell’uva, quanto gli andamenti di
           sintesi, accumulo e degradazione di questi metaboliti.
               Anche il condizionamento della vegetazione influenza il comportamento vegeto-
           produttivo della cultivar (Di Lorenzo et al., 2002 a; Pisciotta et al., 2003 a; 2003 b;
           2004). In una cultivar come l’‘Inzolia’ a portamento decombente della vegetazione,
           con il condizionamento si è avuta una diminuzione dei parametri produttivi (del 6 %
           circa), un significativo incremento del vigore ( + 7,5 % nel legno di potatura) ed un

           Tab. 1 - Effetto del regime idrico su alcune variabili quanti-qualitative ed alcuni indici vegeto-
                    produttivi: differenze tra il regime colturale irriguo e quello asciutto.

             Parametri                                                           Differenza irriguo (%)

             Massa grappolo (g)                                                          + 55,4

             Massa acino (g)                                                             + 33,3

             Produzione (kg/ceppo)                                                       + 65,9

             Tenore zuccherino (°Brix)                                                    + 8,1

             Acidità titolabile (g/L acido tartarico)                                     + 3,8

             Uva/Sarmenti (kg kg-1)                                                       - 5,0

             Superficie fogliare/Uva (m2 g-1)                                              ns

             Superficie fogliare/Zuccheri (m2 g-1)                                         ns

             Espressione vegetativa                                                        ns

           ns = differenza non significativa
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           Fig. 3 - Andamento dei parametri della maturità tecnologica e fenolica dell’uva in viti sottoposte
                    a differenti regimi colturali: asciutto, stress tardivo, no stress.
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           conseguente effetto sui parametri della maturità tecnologica dell’uva (tab. 2), con
           incrementi sia del contenuto zuccherino (+ 5,7 % °Brix) che dell’acidità del mosto
           (+ 12,5%). È importante evidenziare questo risultato che è di particolare importanza in
           ambienti caldi dove la cultivar Inzolia, a maturazione delle uve, presenta valori di acidità
           del mosto molto bassi, non superiori a 4,5 g/L di acido tartarico.

           Tab. 2 - Effetto del condizionamento della vegetazione nella cv Inzolia: differenze tra viti con
                    vegetazione libera e condizionata.

                              Produzione    Grappolo     Sarmenti      Indice      Zuccheri      Acidità
            Vegetazione       (kg/ceppo)       (g)      (kg/ceppo)    di Ravaz      (°Brix)       (g/L)
                                 ∆%           ∆%           ∆%            ∆%           ∆%           ∆%

            Condizionata         - 6,1        - 6,6        + 7,5        - 46,9       + 5,7       + 12,5

           3. STABILITÀ GENETICA

               I vitigni autoctoni hanno limitata capacità di adattamento, intesa come minore
           plasticità a fronte di modificazioni ambientali e colturali e, quindi, il loro comportamento
           produttivo reagisce in termini quantitativi ma soprattutto qualitativi molto variabili alle
           suddette modificazioni.
               In uno stesso ambiente di coltivazione le variazioni annuali della quantità di uva
           prodotta, in un quinquennio di osservazioni, sono state sensibilmente maggiori nella
           cultivar autoctona ‘Nero d’Avola’, rispetto a quelle verificate in due vitigni dello standard
           internazionale quali il ‘Cabernet sauvignon’ ed il ‘Merlot’ (fig. 4 a). Peraltro, il diverso
           comportamento dei vitigni si accentua in maniera significativa in vigneti sottoposti a
           gestioni colturali particolari che “stressano” il comportamento delle viti, quali la potatura
           meccanica (figura 4 b) e la non potatura (figura 4 c) (Di Lorenzo et al., 2002 b; 2004).
               In un confronto quinquennale tra viti allevate a controspalliera e sottoposte a potatura
           mista o corta (tab. 3) nelle cultivar ‘Nero d’Avola’ e ‘Merlot’ la potatura mista ha
           determinato un aumento percentuale della produzione di uva (rispettivamente del 17,3 % e
           dell’8,4 %) e del peso medio del grappolo (rispettivamente dell’11,6 % e del 4,7 %) di
           valore diverso tra i due vitigni, mentre nel ‘Cabernet sauvignon’ con la potatura mista si ha
           una significativa diminuzione nei parametri produttivi considerati (riduzione del 28 % per la
           produzione a pianta e del 15 % per il peso medio del grappolo) (Barbagallo et al., 2004).
               Una conferma del diverso comportamento tra le cultivar e quindi del significato
           applicativo dell’interazione cultivar per tecnica colturale si ha dal confronto delle
           quantità medie di uva prodotta in viti allevate a cortina semplice e a controspalliera,
           potate in entrambe le forme con potatura corta.
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           Fig. 4 - Variazioni sulla quantità di uva prodotta nel quinquennio 2000-2004 in tre vitigni ad
                    uva da vino: ‘Nero d’Avola’, ‘Merlot’ e ‘Cabernet sauvignon’.
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           Tab. 3 - Differenze (%) nei valori medi dei parametri produttivi in tre cultivar al variare del tipo
                    di potatura (potatura mista rispetto alla potatura corta).

            Cultivar                               Uva (kg/ceppo) ∆ %                Grappolo (g) ∆ %

            Nero d’Avola                                 + 17,3                           + 11,6

            Merlot                                        + 8,4                            + 4,7

            Cabernet sauvignon                            - 28,0                           - 15,0

               L’allevamento a controspalliera ha determinato incrementi produttivi in tutti e tre i
           vitigni ma con differenze minime nel caso dei vitigni internazionali (rispettivamente 6 %
           e 3,5 % nel ‘Merlot’ e nel ‘Cabernet sauvignon’), mentre per il vitigno autoctono ‘Nero
           d’Avola’ le differenze sono state di oltre il 14 %.

           Fig. 5 - Effetto dell’anulazione sui parametri produttivi in due cultivar.
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              Un intervento di anulazione dei tralci, eseguito dopo l’invaiatura, ha effetti diversi
           sulla cultivar internazionale ‘Syrah’ rispetto alla cultivar autoctona ‘Nero d’Avola’
           (Barbagallo, dati non pubblicati). Nella ‘Syrah’ con l’anulazione si ha un evidente
           aumento del peso medio del grappolo (del 48 % rispetto alle piante non anulate) e
           conseguentemente della produzione (del 36 %), mentre nel vitigno autoctono si ha una
           leggera diminuzione di entrambi i parametri (rispettivamente dello 0,63 % e del 15 %
           per il peso medio del grappolo e per la produzione di uva (fig. 5).

           Fig. 6 - Effetto della defogliazione nella zona dei grappoli su ‘Pinot nero’ e ‘Nero d’Avola’
                    (da Barbagallo et al., 2005 dati non pubblicati).
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               Anche un intervento di defogliazione nella zona dei grappoli ha avuto effetto diverso
           in relazione alla cultivar ed all’epoca in cui si effettua (Barbagallo et al., 2005 dati non
           pubblicati; Poni et al., 2005). Nelle uve prodotte da piante parzialmente defogliate si
           registrano valori assoluti più alti dell’indice di antociani e di flavonoidi totali, con
           differenze più marcate quando la defogliazione viene effettuata all’invaiatura. Nel
           ‘Pinot nero’, però, l’effetto della defogliazione eseguita in epoca tardiva è molto più
           evidente di quello che si registra per il ‘Nero d’Avola’. In quest’ultima cultivar, la
           defogliazione all’invaiatura ha fatto registrare incrementi degli indici di flavonoidi ed
           antociani del 30 % circa rispetto ai valori delle piante non defogliate. Per il ‘Pinot
           nero’, invece, sono stati ottenuti incrementi rispettivamente del 98 % e del 49 % (fig. 6).

           4. CONCLUSIONI

               Quelli riportati costituiscono soltanto alcuni esempi dei numerosissimi risultati di
           studi e sperimentazioni effettuati in campo viticolo che dimostrano il ruolo delle
           interazioni tra i fattori della produzione. Affermare che tra questi le tecniche colturali
           rappresentano uno strumento fondamentale per la diversificazione e l’ottimizzazione
           delle produzioni viticole significa ribadire, peraltro, un concetto già acquisito e
           conosciuto al tempo dei Romani.
               Il più importante autore georgico latino, Columella, nella sua opera De re rustica
           riporta: “..che non può dirsi né albero né arbusto, quale è la vite. Questa specie ha
           diritto che noi ce ne occupiamo prima di ogni altra, non solo per la dolcezza del frut-
           to, ma soprattutto per la facilità con cui risponde alle cure dei mortali pressoché in ogni
           regione e sotto ogni cielo….”.
               La conoscenza dell’influenza dei fattori colturali nell’espressione dei caratteri
           varietali delle uve è di fondamentale importanza nella gestione di un vigneto. Questa
           considerazione è ancora più valida nel caso dei vitigni autoctoni caratterizzati da limitata
           capacità di adattamento alle modificazioni ambientali e colturali.
               Inoltre per la maggior parte di essi ancora si dispone soltanto di poche ed insufficienti
           conoscenze sulle caratteristiche bio-agronomiche e sulle potenzialità viticole ed
           enologiche.

           RIASSUNTO

               Il risultato produttivo del vigneto dipende dalla capacità di gestire nel modo migliore le
           interazioni tra i tre fattori della produzione: genotipo, ambiente e tecniche colturali. Alcuni
           risultati evidenziano l’influenza che i fattori colturali hanno nel determinare l’espressione dei
           caratteri varietali delle uve ed il diverso comportamento dei vitigni autoctoni e di quelli
           internazionali.
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           INFLUENCE OF MANAGEMENT PRACTICES ON CULTIVAR TRAITS IN
           WINEGRAPE

           Abstract

               The productive vineyard results depend on the management of interactions among capacity of
           genotype, environment and agricultural techniques. Some results about vineyard management
           influences on cultivar traits are reported as well as the different behavior between the
           autochthonous and the allochthonous vines.

           Bibliografia

               Barbagallo M. G., Costanza P., Gugliotta E., Pisciotta A., Di Lorenzo R.- 2004 - Cabernet
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           Vitic. Enol., 57, 4, 9-20.
               Di Lorenzo R., Pisciotta A., Costanza P., Gugliotta E., Barbagallo M. G. - 2002 a- Effetti
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           ambiente caldo-arido. Atti 6e Giornate scientifiche SOI, Spoleto, PG, I, 259-260.
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           Giornate scientifiche SOI, Spoleto, PG, I, 229-230.
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