Comune di Cadoneghe martedì, 08 gennaio 2019

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Comune di Cadoneghe martedì, 08 gennaio 2019
Comune di Cadoneghe
martedì, 08 gennaio 2019
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Comune di Cadoneghe
                                                     martedì, 08 gennaio 2019

Dicono di noi

 08/01/2019   Il Gazzettino Pagina 9                                                                                      CRISTINA ANTONUTTI
 Coop Work, operai sfruttati e fatture false                                                                                                         3

 08/01/2019   Il Mattino di Padova Pagina 26
 Coop, premi e stipendi d' oro ai vertici paghe basse e contributi evasi ai soci                                                                     5

 08/01/2019   La Tribuna di Treviso Pagina 13
 Maxi frode fiscale e operai sfruttati Coop nei guai otto gli indagati                                                                               7

 08/01/2019   Corriere delle Alpi Pagina 11
 Maxi frode fiscale e operai sfruttati Coop nei guai otto gli indagati                                                                               9

 08/01/2019   La Nuova di Venezia e Mestre Pagina 16
 Maxi frode fiscale e operai sfruttati Coop nei guai otto gli indagati                                                                               11

 08/01/2019   Il Gazzettino (ed. Padova) Pagina 29
 Nababbi con la coop del lavoro nero                                                                                                              13

 08/01/2019   Corriere del Veneto (ed. Padova) Pagina 11                                                                         Andrea Pistore
 PADOVA Lavoratori irregolari, fatturazioni per operazioni inesistenti, redditi sottratti a ...                                                   14

 07/01/2019   mattinopadova.it                                                                                            CLAUDIO MALFITANO
 Rincaro del 2,2% per l' assicurazione auto: ogni padovano paga in media 498 euro                                                                 15

 08/01/2019   Il Gazzettino (ed. Padova) Pagina 31                                                                        CRISTINA ANTONUTTI
 Rolex e cinque ville, maxi sequestro per due dei 6 indagati padovani                                                                             16

 08/01/2019   Il Gazzettino Pagina 9
 Sono tutti veneti i 6 sotto inchiesta                                                                                                            17

 07/01/2019   Padova Oggi
 Spettacolo "Gran Casinò - A teatro contro la ludopatia" all' Auditorium Ramin                                                                    18

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Comune di Cadoneghe martedì, 08 gennaio 2019
[ § 1 8 9 5 0 1 5 1 § ]

                          martedì 08 gennaio 2019
                          Pagina 9

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                                                                                          Dicono di noi

                          Coop Work, operai sfruttati e fatture false
                          `Una frode fiscale milionaria attribuita a un consorzio che tra Veneto e Friuli utilizzava manodopera
                          sottopagataSequestrati 4 milioni e orologi di lusso: 50mila euro erano nascosti in una scarpiera. Ma le casse della
                          società sono vuote

                                                                                                                                                  CRISTINA ANTONUTTI
                          L' INCHIESTA PORDENONE Appalti viziati da fatture false, operai
                          sottopagati e una frode fiscale milionaria. La Procura di Pordenone
                          presenta un conto salato alla Work Ambiente, cooperativa che ruota
                          attorno al consorzio Work Service Group di Padova, una sorta di agenzia
                          interinale che da un paio d' anni ha trasferito la sede in un piccolo paese
                          del Friuli Occidentale. Precisamente a Fanna, via Montelieto 36/A. Il
                          numero di telefono rimanda ancora a Padova. A Fanna non c' è alcun
                          responsabile, ma una sorta di foresteria dove alcuni operai stranieri
                          attendono la chiamata al lavoro nei cementifici o negli impianti
                          specializzati nel trattamento di rifiuti e servizi ambientali, come la Sesa di
                          Este, dove nel 2017 i lavoratori di Work Ambiente si ribellarono
                          contestando retribuzioni, irregolarità e mancato pagamento degli
                          straordinari.
                          Che gli operai della coop, soprattutto stranieri, siano sottopagati e privi di
                          tutela, ieri lo ha rimarcato anche il colonnello Stefano Commentucci,
                          comandante provinciale della Guardia di finanza di Pordenone. È il punto
                          più amaro della vicenda, eppure dal punto di vista penale conta poco o
                          nulla. È sui reati tributari che si è concentrata la Procura di Pordenone
                          ottenendo un sequestro ai fini della confisca per 4.053.000 euro.
                          CASSE VUOTE I sequestri risalgono alle scorse settimane, ma nei conti
                          della Work Ambiente il Nucleo di polizia economico finanziaria non ha
                          trovato nulla. La società è incapiente. Un' ipotesi che il gip Rodolfo
                          Piccin, quando ha accolto la richiesta di sequestro presentata dal pm
                          Federico Baldo, aveva considerato, disponendo così la confisca di 3,4
                          milioni nei confronti di Raffaello Ercolini, di Cadoneghe, legale rappresentante della coop (dal quale si pretendono
                          ulteriori 636 mila euro) e di Stefano Pecorari di Albignasego, amministratore di fatto. Sono i beni di questi due
                          amministratori che sono stati bloccati. I sigilli sono stati posti a cinque immobili, compresa una villa. E due
                          costosissimi orologi: un Rolex e un Panerai. Congelati, inoltre, conti correnti per 450mila euro. In contanti sono stati
                          recuperati altri 50mila euro, gran parte in banconote da 500, che erano nascosti in una scarpiera che si trovava in un
                          garage.
                          Le difese - gli avvocati Ernesto De Toni e Marta De Manincor - hanno già tentato di contestare una prima volta il
                          provvedimento, ma poco prima di Natale il Tribunale del Riesame ha dichiarato il ricorso in parte inammissibile e in
                          parte lo ha respinto. Al momento otto sono le iscrizioni sul registro degli indagati e altrettante le cooperative coinvolte
                          tra Pordenone, Padova, Bari e La Spezia. I finanzieri hanno contato 311 lavoratori irregolari. «Work Ambiente - ha
                          spiegato Commentucci - è considerata una coop spuria, un mero serbatoio di manodopera, dove il socio non è
                          considerato come tale e non gode dei diritti dei soci delle cooperative. Premi e incentivi venivano elargiti a un gruppo
                          ristretto di soci, che arrivavano a integrare lo stipendio di 1.500 euro al mese con somme fino a 70mila euro l' anno.
                          Ho già chiesto alla Regione Fvg che Work Ambiente venga cancellata dal registro delle cooperative».
                          FINTE CRISI n questo contesto, facendo figurare che coop era in crisi, venivano decurtati gli stipendi, indicate
                          indennità di trasferta inesistenti, contributi e ritenute non venivano versati. La Finanza non ha documentato una
                          situazione di crisi, ma un incremento del fatturato da 3 a 7,6 milioni tra il 2014 e il 2016.
                          In quei tre anni si concentrerebbe la frode fiscale. Dall' inchiesta emergono redditi sottratti alla tassazione per 5,4
                          milioni, fatture per operazioni inesistenti per 5,1 milioni, contributi e ritenute non versati per 625 mila euro. Le indagini
                          stanno ancora ricostruendo i flussi finanziari. All' esame c' è anche l' attività di 26 società appaltatrici, comprese quelle

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sott' inchiesta, che hanno sede a Padova (11), a Pordenone (3), Vicenza (2), Venezia (2), Verona (1), Rovigo (1),
Bologna (1), nonchè Russia (5) e Serbia (1). Dagli accertamenti coordinati dal tenente colonnello Stefano Izzo e dal
capitano Andrea Gobbi è emerso che Work Ambiente si sarebbe avvalsa di fatture emesse per operazioni inesistenti
emesse da coop che hanno sede nelle province di Padova, La Spezia, Bari e Pordenone. Fatture che si riferivano a
pagamenti per lavori mai eseguiti in cantieri che si troverebbero in Serbia e in Russia. Ma anche per l' acquisto di pale
meccaniche gommate che la Caterpillar e la Volvo hanno assicurato di non aver mai venduto alla coop di Fanna. Anzi,
in alcuni casi erano state commercializzate negli Stati Uniti.
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[ § 1 8 9 5 0 1 5 3 § ]

                          martedì 08 gennaio 2019
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                                                                                          Dicono di noi

                          Coop, premi e stipendi d' oro ai vertici paghe basse e contributi evasi ai soci
                          Sei degli otto indagati sono padovani. Coinvolta la Work Ambiente: sequestrate ville, orologi e soldi. 311 lavoratori
                          irregolari

                          Ilaria PurassantaPORDENONE. Premi e incentivi fino a 70 mila euro l'
                          anno a una rosa ristretta di soci (fra i quali gli amministratori di fatto) e gli
                          altri lavoratori sottopagati rispetto al contratto nazionale. È una delle
                          sfaccettature del quadro che ha tracciato la Finanza di Pordenone della
                          cooperativa Work ambiente di Fanna, paese del Pordenonese, finita al
                          centro di un maxisequestro preventivo per equivalente da 4 milioni di
                          euro, pari all' imposta evasa.
                          I numeriGli inquirenti hanno ipotizzato una frode fiscale con fatture per
                          operazioni inesistenti per 5,1 milioni di euro, redditi sottratti a tassazione
                          per 5,4 milioni e contributi e ritenute non versate per 625 mila euro.
                          I risultati dell' operazione "Clepe et labora", coordinata dal sostituto
                          procuratore della Repubblica Federico Baldo, sono stati illustrati ieri dal
                          comandante provinciale della Guardia di finanza di Pordenone, il
                          colonnello Stefano Commentucci. Al suo fianco il tenente colonnello
                          Stefano Izzo e il capitano Andrea Gobbi del nucleo di polizia economico
                          finanziaria. IVA ABBATTUTALa Finanza ritiene la Work ambiente,
                          collegata al Work group di Padova (dove è stata effettuata una
                          perquisizione), una «cooperativa spuria», in cui sono state disattese le
                          finalità mutualistiche. «Accanto», ha approfondito il colonnello
                          Commentucci, « alle cooperative oneste, che con i loro soci lavoratori
                          operano rispettando le regole, vi sono anche ulteriori cooperative spurie,
                          che hanno ben poco di legale e che per questo sono in grado di applicare
                          prezzi ridotti estromettendo dal mercato i concorrenti».
                          Il comandante ha spiegato come la Work ambiente fosse «un mero serbatoio di forza lavoro, privo di strutture
                          aziendali» e operasse «per tramite di appalti "girati" da un altro soggetto giuridico a seguito dei quali emetteva fatture
                          con Iva che invece di essere versata allo Stato veniva "abbattuta" tramite falsi costi».
                          Lavoratori sfruttati«In tale scenario», ha specificato Commentucci, «non vi era alcun rispetto delle disposizioni che
                          dovevano qualificare una cooperativa di lavoro, come un reale scopo mutualistico e il corretto svolgimento delle
                          assemblee, con il fattuale coinvolgimento dei soci per l' elezione degli organismi dirigenti e l' approvazione dei
                          bilanci». Gli inquirenti hanno accertato che la coop di Fanna ha tagliato le buste paga dei lavoratori giustificandosi con
                          la «crisi del settore della logistica». Contrasta con questa versione dei fatti l' andamento del fatturato di Work
                          ambiente, balzato da 3 a 7,6 milioni di euro in tre anni, dal 2014 al 2016. Lo stato di crisi impone tagli uguali per tutti,
                          qui invece per la Finanza pochi soci ricevevano lauti stipendi e gli altri in media 1.500 euro al mese. Sulla stampa
                          sono state riportate le iniziative di protesta messe in atto in passato da alcuni dipendenti del gruppo contro le
                          condizioni di lavoro: 311 i lavoratori irregolari.
                          Trasferte fittizieUna parte dei salari figurava come indennità di trasferte, non soggette a dichiarazione fiscale. «I soci
                          lavoratori, in aggiunta allo Stato», ha sottolineato Commentucci, «risultano le principali vittime delle condotte illecite
                          individuate, sottopagati in violazione delle norme contrattuali nazionali e privati dei contributi anche tramite il ricorso a
                          fittizie trasferte». Le Fiamme gialle ne hanno chiesto conto ai dipendenti, scoprendo che le trasferte erano in tutto o in
                          parte inesistenti. La Procura ipotizza stipendi oggetto di evasione contributiva e fiscale.
                          Il giro d' affariSono nove le società coinvolte nell' inchiesta: 5 a Padova, 2 a Bari, 1 a La Spezia. La coop di Fanna,
                          specializzata in servizi di movimentazione merci, autotrasporto per conto terzi e facchinaggio, secondo la Finanza
                          era il principale utilizzatore di manodopera. Le altre sono ritenute società cartiere, che hanno emesso le fatture per
                          operazioni inesistenti. Ventisei i subappalti: 11 a Padova, 2 a Vicenza, 2 a Venezia, 1 a Verona, 1 a Rovigo), 3 a
                          Pordenone, uno a Bologna, 5 Russia e un subappalto in Serbia.
                          Gli indagatiLa Procura ha contestato la dichiarazione fraudolenta mediante l' uso di fatture per operazioni inesistenti a
                          Raffaello Ercolini, 68 anni, di Cadoneghe, in qualità di rappresentante legale di Work ambiente (a lui viene contestata

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l' omessa dichiarazione per il 2015) e Stefano Pecorari, 44 anni, di Albignasego, indicato come il gestore dell' attività
amministrativo contabile e lavorativa della coop di Fanna. Specularmente sono stati indagati per l' emissione di
fatture false gli amministratori delle sei aziende che le hanno emesse: Pecorari perché ritenuto amministratore di
Cristallo società cooperativa, Meccano società cooperativa, Obiettivo uno società cooperativa; Marco Coda, 42
anni, di Casalserugo (Cooperativa Valpadana servizi a responsabilità limitata); Elena Facci, 41 anni, di Grantorto
(Effeci società cooperativa a responsabilità limitata); Fabrizio Antonio Amatori, 50 anni, di Padova, e Gianfranco
Tirreno, 76 anni, di Montegrotto Terme (Lend service srl).
Soldi nella scarpieraIl gip Rodolfo Piccin ha emesso un sequestro per equivalente che ha aggredito anche i beni dei
due indagati ritenuti dalla Finanza gli amministratori della cooperativa di Fanna (e non solo nei confronti della Work
ambiente). Sigilli sulle ville (5 gli immobili sotto sequestro in provincia di Padova) e congelati 500 mila euro fra conti
correnti e contanti. In una scarpiera nel garage di un indagato un maresciallo della Finanza ha trovato 50 mila euro, la
maggior parte in banconote da 500 euro. Sono stati sequestrati anche orologi di lusso: Rolex e Panerai (nati come
cronografi per gli incursori della Marina). Grazie al sequestro per equivalente nei confronti dei beni degli
amministratori è stato possibile «recuperare risorse per lo Stato» che altrimenti sarebbero andate perdute.
La prassi, svelata da Commentucci, prevede la messa in liquidazione delle coop spurie in caso di accertamenti, in
modo che risultino incapienti alle richieste risarcitorie dello Stato.
-- BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

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Comune di Cadoneghe martedì, 08 gennaio 2019
[ § 1 8 9 5 0 1 5 4 § ]

                          martedì 08 gennaio 2019
                          Pagina 13

                                                                            La Tribuna di Treviso
                                                                                          Dicono di noi

                          Maxi frode fiscale e operai sfruttati Coop nei guai otto gli indagati
                          Indagine della Finanza di Pordenone sulla Work di Fanna Nove le società coinvolte, tra le quali cinque nel Padovano

                          PORDENONE. Premi e incentivi fino a 70 mila euro all' anno a una rosa
                          ristretta di soci (fra i quali gli amministratori di fatto) e gli altri lavoratori
                          sottopagati rispetto al contratto nazionale. È una delle sfaccettature del
                          quadro che ha tracciato la Finanza di Pordenone della cooperativa Work
                          ambiente di Fanna, finita al centro di un maxisequestro preventivo per
                          equivalente da 4 milioni di euro, pari all' imposta evasa.
                          I numeriGli inquirenti hanno ipotizzato una frode fiscale con fatture per
                          operazioni inesistenti per 5,1 milioni di euro, redditi sottratti a tassazione
                          per 5,4 milioni e contributi e ritenute non versate per 625 mila euro.
                          I risultati dell' operazione "Clepe et labora", coordinata dal pm Federico
                          Baldo, sono stati illustrati ieri dal comandante provinciale della Guardia di
                          finanza di Pordenone, il colonnello Stefano Commentucci.
                          IVA ABBATTUTALa Finanza ritiene la Work ambiente, collegata al Work
                          group di Padova (dove è stata effettuata una perquisizione), una
                          «cooperativa spuria», in cui sono state disattese le finalità mutualistiche.
                          «Accanto - ha approfondito il colonnello Commentucci - alle cooperative
                          oneste, che con i loro soci lavoratori operano rispettando le regole, vi
                          sono anche ulteriori cooperative spurie, che hanno ben poco di legale e
                          che per questo sono in grado di applicare prezzi ridotti estromettendo dal
                          mercato i concorrenti».
                          Il comandante ha spiegato come la Work ambiente fosse «un mero
                          serbatoio di forza lavoro, privo di strutture aziendali» e operasse «per
                          tramite di appalti "girati" da un altro soggetto giuridico a seguito dei quali
                          emetteva fatture con Iva che invece di essere versata allo Stato veniva "abbattuta" tramite falsi costi».
                          Lavoratori sfruttati«In tale scenario - ha specificato il colonnello della Finanza Commentucci - non vi era alcun rispetto
                          delle disposizioni che dovevano qualificare una cooperativa di lavoro, come un reale scopo mutualistico e il corretto
                          svolgimento delle assemblee». Gli inquirenti hanno accertato che la coop di Fanna ha tagliato le buste paga dei
                          lavoratori giustificando il taglio con la «crisi del settore della logistica». Contrasta questa versione dei fatti l'
                          andamento del fatturato di Work ambiente, balzato da 3 a 7,6 milioni di euro in tre anni, dal 2014 al 2016. Lo stato di
                          crisi impone tagli uguali per tutti, qui invece per la Finanza pochi soci ricevevano lauti stipendi e gli altri in media 1.500
                          euro al mese. 311 i lavoratori irregolari.
                          Trasferte fittizieUna parte dei salari figurava come indennità di trasferte, non soggette a dichiarazione fiscale. «I soci
                          lavoratori, in aggiunta allo Stato - ha sottolineato Commentucci - risultano le principali vittime delle condotte illecite
                          individuate, tenuto conto che risultavano sottopagati in violazione delle norme contrattuali nazionali nonché privati dei
                          contributi anche tramite il ricorso a fittizie trasferte». La Finanza ha scoperto che le trasferte erano in tutto o in parte
                          inesistenti.
                          Il giro d' affariSono nove le società coinvolte nell' inchiesta: altre 5 a Padova, 2 a Bari, 1 a La Spezia). La coop di
                          Fanna, specializzata in servizi di movimentazione merci, autotrasporto per conto terzi e facchinaggio, secondo la
                          Finanza era il principale utilizzatore di manodopera.
                          Le altre sono ritenute società cartiere. La Finanza ha contato 26 subappalti: 11 a Padova, 2 a Vicenza, 2 a Venezia, 1
                          a Verona, 1 a Rovigo), 3 a Pordenone, uno a Bologna, 5 Russia e un subappalto in Serbia.
                          Gli indagatiLa Procura ha contestato la dichiarazione fraudolenta mediante l' uso di fatture per operazioni inesistenti
                          a: Raffaello Ercolini, 68 anni, di Cadoneghe, in qualità di rappresentante legale di Work ambiente (a lui viene
                          contestata l' omessa dichiarazione per il 2015) e Stefano Pecorari, 44 anni, di Albignasego, indicato come il gestore
                          dell' attività amministrativo contabile e lavorativa della coop di Fanna.
                          Specularmente sono stati indagati per l' emissione di fatture false gli amministratori delle sei aziende che le hanno
                          emesse: Pecorari perché ritenuto amministratore di Cristallo società cooperativa, Meccano società cooperativa,
                          Obiettivo uno società cooperativa; Marco Coda, 42 anni, di Casalserugo (Cooperativa Valpadana servizi a

                                                          Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013-2018 ..: powered by Volo.com :..   Pagina 7
Comune di Cadoneghe martedì, 08 gennaio 2019
responsabilità limitata); Elena Facci, 41 anni, di Grantorto (Effeci società cooperativa a responsabilità limitata);
Fabrizio Antonio Amatori, 50 anni, di Padova, e Gianfranco Tirreno, 76 anni, di Montegrotto Terme (Lend service srl).
Soldi nella scarpieraIl gip Rodolfo Piccin ha emesso un sequestro per equivalente che ha aggredito anche i beni dei
due indagati ritenuti dalla Finanza gli amministratori della cooperativa di Fanna (e non solo eni confronti della Work
ambiente). Sigilli sulle ville (cinque gli immobili sotto sequestro in provincia di Padova) e congelati 500 mila euro fra
conti correnti e contanti. In una scarpiera nel garage di un indagato trovati 50 mila euro.
I.C.
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Comune di Cadoneghe martedì, 08 gennaio 2019
[ § 1 8 9 5 0 1 5 5 § ]

                          martedì 08 gennaio 2019
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                                                                                          Dicono di noi

                          Maxi frode fiscale e operai sfruttati Coop nei guai otto gli indagati
                          Indagine della Finanza di Pordenone sulla Work di Fanna Nove le società coinvolte, tra le quali cinque nel Padovano

                          PORDENONE. Premi e incentivi fino a 70 mila euro all' anno a una rosa
                          ristretta di soci (fra i quali gli amministratori di fatto) e gli altri lavoratori
                          sottopagati rispetto al contratto nazionale. È una delle sfaccettature del
                          quadro che ha tracciato la Finanza di Pordenone della cooperativa Work
                          ambiente di Fanna, finita al centro di un maxisequestro preventivo per
                          equivalente da 4 milioni di euro, pari all' imposta evasa.
                          I numeriGli inquirenti hanno ipotizzato una frode fiscale con fatture per
                          operazioni inesistenti per 5,1 milioni di euro, redditi sottratti a tassazione
                          per 5,4 milioni e contributi e ritenute non versate per 625 mila euro.
                          I risultati dell' operazione "Clepe et labora", coordinata dal pm Federico
                          Baldo, sono stati illustrati ieri dal comandante provinciale della Guardia di
                          finanza di Pordenone, il colonnello Stefano Commentucci.
                          IVA ABBATTUTALa Finanza ritiene la Work ambiente, collegata al Work
                          group di Padova (dove è stata effettuata una perquisizione), una
                          «cooperativa spuria», in cui sono state disattese le finalità mutualistiche.
                          «Accanto - ha approfondito il colonnello Commentucci - alle cooperative
                          oneste, che con i loro soci lavoratori operano rispettando le regole, vi
                          sono anche ulteriori cooperative spurie, che hanno ben poco di legale e
                          che per questo sono in grado di applicare prezzi ridotti estromettendo dal
                          mercato i concorrenti».
                          Il comandante ha spiegato come la Work ambiente fosse «un mero
                          serbatoio di forza lavoro, privo di strutture aziendali» e operasse «per
                          tramite di appalti "girati" da un altro soggetto giuridico a seguito dei quali
                          emetteva fatture con Iva che invece di essere versata allo Stato veniva "abbattuta" tramite falsi costi».
                          Lavoratori sfruttati«In tale scenario - ha specificato il colonnello della Finanza Commentucci - non vi era alcun rispetto
                          delle disposizioni che dovevano qualificare una cooperativa di lavoro, come un reale scopo mutualistico e il corretto
                          svolgimento delle assemblee». Gli inquirenti hanno accertato che la coop di Fanna ha tagliato le buste paga dei
                          lavoratori giustificando il taglio con la «crisi del settore della logistica». Contrasta questa versione dei fatti l'
                          andamento del fatturato di Work ambiente, balzato da 3 a 7,6 milioni di euro in tre anni, dal 2014 al 2016. Lo stato di
                          crisi impone tagli uguali per tutti, qui invece per la Finanza pochi soci ricevevano lauti stipendi e gli altri in media 1.500
                          euro al mese. 311 i lavoratori irregolari.
                          Trasferte fittizieUna parte dei salari figurava come indennità di trasferte, non soggette a dichiarazione fiscale. «I soci
                          lavoratori, in aggiunta allo Stato - ha sottolineato Commentucci - risultano le principali vittime delle condotte illecite
                          individuate, tenuto conto che risultavano sottopagati in violazione delle norme contrattuali nazionali nonché privati dei
                          contributi anche tramite il ricorso a fittizie trasferte». La Finanza ha scoperto che le trasferte erano in tutto o in parte
                          inesistenti.
                          Il giro d' affariSono nove le società coinvolte nell' inchiesta: altre 5 a Padova, 2 a Bari, 1 a La Spezia). La coop di
                          Fanna, specializzata in servizi di movimentazione merci, autotrasporto per conto terzi e facchinaggio, secondo la
                          Finanza era il principale utilizzatore di manodopera.
                          Le altre sono ritenute società cartiere. La Finanza ha contato 26 subappalti: 11 a Padova, 2 a Vicenza, 2 a Venezia, 1
                          a Verona, 1 a Rovigo), 3 a Pordenone, uno a Bologna, 5 Russia e un subappalto in Serbia.
                          Gli indagatiLa Procura ha contestato la dichiarazione fraudolenta mediante l' uso di fatture per operazioni inesistenti
                          a: Raffaello Ercolini, 68 anni, di Cadoneghe, in qualità di rappresentante legale di Work ambiente (a lui viene
                          contestata l' omessa dichiarazione per il 2015) e Stefano Pecorari, 44 anni, di Albignasego, indicato come il gestore
                          dell' attività amministrativo contabile e lavorativa della coop di Fanna.
                          Specularmente sono stati indagati per l' emissione di fatture false gli amministratori delle sei aziende che le hanno
                          emesse: Pecorari perché ritenuto amministratore di Cristallo società cooperativa, Meccano società cooperativa,
                          Obiettivo uno società cooperativa; Marco Coda, 42 anni, di Casalserugo (Cooperativa Valpadana servizi a

                                                          Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013-2018 ..: powered by Volo.com :..   Pagina 9
Comune di Cadoneghe martedì, 08 gennaio 2019
responsabilità limitata); Elena Facci, 41 anni, di Grantorto (Effeci società cooperativa a responsabilità limitata);
Fabrizio Antonio Amatori, 50 anni, di Padova, e Gianfranco Tirreno, 76 anni, di Montegrotto Terme (Lend service srl).
Soldi nella scarpieraIl gip Rodolfo Piccin ha emesso un sequestro per equivalente che ha aggredito anche i beni dei
due indagati ritenuti dalla Finanza gli amministratori della cooperativa di Fanna (e non solo eni confronti della Work
ambiente). Sigilli sulle ville (cinque gli immobili sotto sequestro in provincia di Padova) e congelati 500 mila euro fra
conti correnti e contanti. In una scarpiera nel garage di un indagato trovati 50 mila euro.
I.C.
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[ § 1 8 9 5 0 1 5 6 § ]

                          martedì 08 gennaio 2019
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                                                                   La Nuova di Venezia e Mestre
                                                                                          Dicono di noi

                          Maxi frode fiscale e operai sfruttati Coop nei guai otto gli indagati
                          Indagine della Finanza di Pordenone sulla Work di Fanna Nove le società coinvolte, tra le quali cinque nel Padovano

                          PORDENONE. Premi e incentivi fino a 70 mila euro all' anno a una rosa
                          ristretta di soci (fra i quali gli amministratori di fatto) e gli altri lavoratori
                          sottopagati rispetto al contratto nazionale. È una delle sfaccettature del
                          quadro che ha tracciato la Finanza di Pordenone della cooperativa Work
                          ambiente di Fanna, finita al centro di un maxisequestro preventivo per
                          equivalente da 4 milioni di euro, pari all' imposta evasa.
                          I numeriGli inquirenti hanno ipotizzato una frode fiscale con fatture per
                          operazioni inesistenti per 5,1 milioni di euro, redditi sottratti a tassazione
                          per 5,4 milioni e contributi e ritenute non versate per 625 mila euro.
                          I risultati dell' operazione "Clepe et labora", coordinata dal pm Federico
                          Baldo, sono stati illustrati ieri dal comandante provinciale della Guardia di
                          finanza di Pordenone, il colonnello Stefano Commentucci.
                          IVA ABBATTUTALa Finanza ritiene la Work ambiente, collegata al Work
                          group di Padova (dove è stata effettuata una perquisizione), una
                          «cooperativa spuria», in cui sono state disattese le finalità mutualistiche.
                          «Accanto - ha approfondito il colonnello Commentucci - alle cooperative
                          oneste, che con i loro soci lavoratori operano rispettando le regole, vi
                          sono anche ulteriori cooperative spurie, che hanno ben poco di legale e
                          che per questo sono in grado di applicare prezzi ridotti estromettendo dal
                          mercato i concorrenti».
                          Il comandante ha spiegato come la Work ambiente fosse «un mero
                          serbatoio di forza lavoro, privo di strutture aziendali» e operasse «per
                          tramite di appalti "girati" da un altro soggetto giuridico a seguito dei quali
                          emetteva fatture con Iva che invece di essere versata allo Stato veniva "abbattuta" tramite falsi costi».
                          Lavoratori sfruttati«In tale scenario - ha specificato il colonnello della Finanza Commentucci - non vi era alcun rispetto
                          delle disposizioni che dovevano qualificare una cooperativa di lavoro, come un reale scopo mutualistico e il corretto
                          svolgimento delle assemblee». Gli inquirenti hanno accertato che la coop di Fanna ha tagliato le buste paga dei
                          lavoratori giustificando il taglio con la «crisi del settore della logistica». Contrasta questa versione dei fatti l'
                          andamento del fatturato di Work ambiente, balzato da 3 a 7,6 milioni di euro in tre anni, dal 2014 al 2016. Lo stato di
                          crisi impone tagli uguali per tutti, qui invece per la Finanza pochi soci ricevevano lauti stipendi e gli altri in media 1.500
                          euro al mese. 311 i lavoratori irregolari.
                          Trasferte fittizieUna parte dei salari figurava come indennità di trasferte, non soggette a dichiarazione fiscale. «I soci
                          lavoratori, in aggiunta allo Stato - ha sottolineato Commentucci - risultano le principali vittime delle condotte illecite
                          individuate, tenuto conto che risultavano sottopagati in violazione delle norme contrattuali nazionali nonché privati dei
                          contributi anche tramite il ricorso a fittizie trasferte». La Finanza ha scoperto che le trasferte erano in tutto o in parte
                          inesistenti.
                          Il giro d' affariSono nove le società coinvolte nell' inchiesta: altre 5 a Padova, 2 a Bari, 1 a La Spezia). La coop di
                          Fanna, specializzata in servizi di movimentazione merci, autotrasporto per conto terzi e facchinaggio, secondo la
                          Finanza era il principale utilizzatore di manodopera.
                          Le altre sono ritenute società cartiere. La Finanza ha contato 26 subappalti: 11 a Padova, 2 a Vicenza, 2 a Venezia, 1
                          a Verona, 1 a Rovigo), 3 a Pordenone, uno a Bologna, 5 Russia e un subappalto in Serbia.
                          Gli indagatiLa Procura ha contestato la dichiarazione fraudolenta mediante l' uso di fatture per operazioni inesistenti
                          a: Raffaello Ercolini, 68 anni, di Cadoneghe, in qualità di rappresentante legale di Work ambiente (a lui viene
                          contestata l' omessa dichiarazione per il 2015) e Stefano Pecorari, 44 anni, di Albignasego, indicato come il gestore
                          dell' attività amministrativo contabile e lavorativa della coop di Fanna.
                          Specularmente sono stati indagati per l' emissione di fatture false gli amministratori delle sei aziende che le hanno
                          emesse: Pecorari perché ritenuto amministratore di Cristallo società cooperativa, Meccano società cooperativa,
                          Obiettivo uno società cooperativa; Marco Coda, 42 anni, di Casalserugo (Cooperativa Valpadana servizi a

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responsabilità limitata); Elena Facci, 41 anni, di Grantorto (Effeci società cooperativa a responsabilità limitata);
Fabrizio Antonio Amatori, 50 anni, di Padova, e Gianfranco Tirreno, 76 anni, di Montegrotto Terme (Lend service srl).
Soldi nella scarpieraIl gip Rodolfo Piccin ha emesso un sequestro per equivalente che ha aggredito anche i beni dei
due indagati ritenuti dalla Finanza gli amministratori della cooperativa di Fanna (e non solo eni confronti della Work
ambiente). Sigilli sulle ville (cinque gli immobili sotto sequestro in provincia di Padova) e congelati 500 mila euro fra
conti correnti e contanti. In una scarpiera nel garage di un indagato trovati 50 mila euro.
I.C.
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

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                          martedì 08 gennaio 2019
                          Pagina 29

                                                                       Il Gazzettino (ed. Padova)
                                                                                          Dicono di noi

                          Nababbi con la coop del lavoro nero
                          `L' inchiesta è nata dopo le proteste dei dipendenti a Este, i sindacati: «Trasferimenti con un messaggio sul
                          cellulare» `Indagati 6 padovani, sequestrati beni per 4 milioni di euro tra ville, orologi e contanti: soldi nascosti pure
                          nella scarpiera

                          Vita da ricchi con i soldi della cooperativa sfruttando i soci-dipendenti:
                          311 quelli che sono risultati lavorare irregolarmente.
                          Otto indagati, tra i quali sei padovani. Tra Cadoneghe e Albignasego
                          sequestrati beni per quattro milioni di euro tra immobili, orologi preziosi e
                          soldi in contanti: 50 mila euro sono stati trovati nascosti in una scarpiera.
                          È questo il filone dell' inchiesta sulla cooperativa Work Ambiente. Le
                          indagini hanno mosso i primi passi a Padova sulla base delle
                          segnalazioni presentate dai sindacati: «I soci-lavoratori venivano trasferiti
                          con un messaggio sul cellulare».
                          Lucchin e Pattaro alle pagine II e III.

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                          martedì 08 gennaio 2019
                          Pagina 11

                                                               Corriere del Veneto (ed. Padova)
                                                                                         Dicono di noi

                          PADOVA Lavoratori irregolari, fatturazioni per operazioni inesistenti, redditi
                          sottratti a ...

                                                                                                                                                 Andrea Pistore
                          PADOVA Lavoratori irregolari, fatturazioni per operazioni inesistenti,
                          redditi sottratti a tassazione e contributi mai versati. La guardia di finanza
                          di Pordenone ha scoperchiato il vaso di Pandora su Work Ambiente, una
                          cooperativa con sede a Fanna in Friuli che faceva riferimento al
                          consorzio Work Service Group di via dell' Orologio in Zona Industriale a
                          Padova. Sul registro degli indagati sono finite otto persone, tra cui sei
                          della provincia euganea. Tra di loro Raffaello Ercolini di 68 anni residente
                          a Cadoneghe, Stefano Pecorari, quarantacinquenne di Albignasego,
                          Massimo Coda, quarantaduenne di Conselve, Elena Facci,
                          quarantunenne di Grantorto, Fabrizio Amatori, classe 1968, nato in
                          Tunisia ma residente a Padova e Gianfranco Tirreno di 77 anni che vive a
                          Montegrotto, tutti con mansioni di gestione in sei diverse cooperative. L'
                          inchiesta ha permesso di accertare l' impiego di 311 lavoratori irregolari,
                          fatturazioni per operazioni inesistenti per oltre 5,1 milioni di euro e redditi
                          mai tassati con un' evasione di 5,4 milioni di euro, oltre a ritenute non
                          versate per 625 mila euro. Sequestrati anche beni per un valore di 4
                          milioni di euro. Il gruppo operava in Triveneto con servizi di facchinaggio,
                          movimentazione delle merci e smaltimento dei rifiuti. Il meccanismo per
                          sottrarsi agli obblighi fiscali era quello di inserire nella contabilità costi
                          falsi originati da fatture prodotte per operazioni mai esistite. Le
                          cooperative erano state create con finalità fraudolenta, strutture precarie
                          e sedi di comodo. Le fatture false erano riferite a pagamenti per
                          prestazioni mai avvenute in cantieri tra la Russia e la Serbia. Grazie ai
                          costi fittizi veniva abbattuto il reddito, creando un falso credito iva per
                          compensare i debiti tributari e contributivi dei dipendenti. A far partire l' indagine, lo sfruttamento dei lavoratori che
                          avevano segnalato la questione ai sindacati e le condizioni remunerative del contratto nazionale non rispettate. La
                          motivazione addotta? Una generica crisi del settore della logistica. «Una riduzione degli emolumenti - ha spiegato
                          Stefano Commentucci, comandante provinciale delle fiamme gialle di Pordenone - che non avveniva in proporzione
                          equa tra tutti i lavoratori. Il management aziendale elargiva somme ingenti a titolo di premi e incentivi a una ristretta
                          aliquota di soci».

                                                         Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013-2018 ..: powered by Volo.com :..         Pagina 14
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                          lunedì 07 gennaio 2019

                                                                                mattinopadova.it
                                                                                         Dicono di noi

                          Rincaro del 2,2% per l' assicurazione auto: ogni padovano paga in media 498
                          euro
                          PADOVA. Il rincaro non è di quelli che pesano ma si fa comunque sentire: i padovani pagano il 2,2% in più sull'
                          assicurazione Rc Auto rispetto a un anno fa. È la differenza rilevata dall' Osservatorio Facile.it riguardo al premio
                          medio del dicembre 2018. L' assicurazione per il proprio veicolo dunque costa in media 498,51 euro, secondo il dato
                          aggiornato a dicembre 2018 e ottenuto dagli oltre 135 mila preventivi effettuati a Padova e provincia negli ultimi 12
                          mesi. In media comunque i padovani pagano meno che nel resto d' Italia, il 14,15% in meno rispetto alla media
                          italiana (che è di 580,67 euro).Rc Auto C' è anche chi ovviamente paga molto meno per assicurare la sua auto. Tra
                          le curiosità dell' Osservatorio infatti c' è il premio più basso calcolato nel Padovano lo scorso mese: solo 144,31 euro
                          per un uomo in prima classe di merito alla guida di una Volkswagen Polo terza serie immatricolata nel 1998.Alcune
                          curiosità arrivano anche dall' analisi dei premi medi nei diversi comuni della provincia, una volta a

                                                                                                                                                 CLAUDIO MALFITANO
                          PADOVA. Il rincaro non è di quelli che pesano ma si fa comunque sentire:
                          i padovani pagano il 2,2% in più sull' assicurazione Rc Auto rispetto a un
                          anno fa. È la differenza rilevata dall' Osservatorio Facile.it riguardo al
                          premio medio del dicembre 2018. L' assicurazione per il proprio veicolo
                          dunque costa in media 498,51 euro, secondo il dato aggiornato a
                          dicembre 2018 e ottenuto dagli oltre 135 mila preventivi effettuati a
                          Padova e provincia negli ultimi 12 mesi. In media comunque i padovani
                          pagano meno che nel resto d' Italia, il 14,15% in meno rispetto alla media
                          italiana (che è di 580,67 euro). C' è anche chi ovviamente paga molto
                          meno per assicurare la sua auto. Tra le curiosità dell' Osservatorio infatti
                          c' è il premio più basso calcolato nel Padovano lo scorso mese: solo
                          144,31 euro per un uomo in prima classe di merito alla guida di una
                          Volkswagen Polo terza serie immatricolata nel 1998.Alcune curiosità
                          arrivano anche dall' analisi dei premi medi nei diversi comuni della
                          provincia, una volta acclarato che nel capoluogo si paga ben più che in
                          provincia (558 euro di premio medio): a dicembre è a Massanzago che si
                          è pagato di più, ben 616 euro in media e un rincaro rispetto all' anno
                          precedente del 24%. Quasi 600 euro anche a Cadoneghe, dove il rincaro
                          è stato del 31%. A Piove di Sacco la media è stata di 578 euro mentre il
                          rincaro del 19%.Ci sono poi cinque comuni "virtuosi" (anche per una
                          minore incidentalità) dove i premi medi sono al di sotto dei 400 euro:
                          Ponte San Nicolò, Torreglia, Villafranca, Teolo e Correzzola. In quest'
                          ultimo è stato registrato un ribasso del 31% rispetto all' anno
                          precedente.Secondo l' analisi dei preventivi richiesti dagli automobilisti padovani, in media le auto della nostra
                          provincia hanno un' anzianità di 9,33 anni, più bassa che nel resto d' Italia dove è di quasi 10 anni.Nel Padovano poi
                          circolano mezzi con un valore mediamente più auto che nel resto del Paese. Il valore medio è infatti di 10.975,10
                          euro, in discesa di 16,91 euro rispetto a un anno fa. Il valore dell' auto, così come la sua anzianità, sono due dei
                          fattori che influiscono in modo sensibile sul costo finale dell' assicurazione. Ci sono poi anche le garanzie accessorie
                          che fanno crescere il prezzo della polizza, anche se si tratta di coperture in più in caso di inconvenienti non coperti
                          dalla normale Rc Auto.Prezzi in discesa nel Padovano per l' assicurazione invece delle moto. Il premio medio
                          registrato a dicembre 2018 è di 371,5 euro con un ribasso del 7,49% rispetto a quello del dicembre dell' anno
                          precedente. E a Padova si paga il 27% in meno rispetto alla media nazionale.Anche in questo caso c' è la curiosità
                          del premio più basso registrato: 101,20 euro per un uomo con la prima classe di merito che assicurava la sua
                          Yamaha FJR 1300 immatricolata nel maggio del 2008. L' età media delle moto nella provincia euganea è infatti dell'
                          8,87% mentre il valore medio è di 3.718,73 euro. -

                                                         Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 2013-2018 ..: powered by Volo.com :..             Pagina 15
[ § 1 8 9 5 0 1 6 0 § ]

                          martedì 08 gennaio 2019
                          Pagina 31

                                                                       Il Gazzettino (ed. Padova)
                                                                                          Dicono di noi

                          Rolex e cinque ville, maxi sequestro per due dei 6 indagati padovani
                          `Frode fiscale, 311 operai irregolari e fatture per operazioni inesistenti: congelati 4 milioni agli amministratori della
                          coop

                                                                                                                                                  CRISTINA ANTONUTTI
                          L' INCHIESTA PORDENONE Otto indagati di cui sei padovani,
                          altrettante cooperative coinvolte e un debito di 4 milioni e 50mila euro
                          con il Fisco. Un debito che la Procura di Pordenone aveva cercato di
                          riscuotere attraverso la Work Ambiente.
                          I PROVVEDIMENTI La società, però, è incapiente. E i finanzieri del
                          Nucleo di polizia economico finanziaria di Pordenone, come disposto dal
                          gip, poco meno di un mese fa hanno eseguito il sequestro preventivo per
                          equivalente rivalendosi sui due amministratori della coop: Raffaello
                          Ercolini, 68 anni, di Cadoneghe e Stefano Pecorari, 44, di Albignasego,
                          nella misura di 3,4 milioni e, limitatamente a Ercolini, di 636.294 euro. A
                          entrambi si contestano omesse dichiarazioni e utilizzo di fatture per
                          operazioni inesistenti, reati contestati per gli anni di imposta 2014, 2015 e
                          2016.
                          Limitatamente all' emissione delle fatture sono indagati altri quattro
                          padovani responsabili di altrettante coop: Massimo Coda, 42 anni, di
                          Casalserugo, Elena Facci, 41 di Grantorto, Fabrizio Amatori, 50 di
                          Padova (l' unico che amministra una Srl), e Gianfranco Tirreno 76 di
                          Montegrotto.
                          GLI ATTI Il sequestro è stato ottenuto dal pm nell' ambito di un' inchiesta
                          per presunti reati tributari, dalla quale sono emersi redditi sottratti alla
                          tassazione per 5,4 milioni, fatture per operazioni inesistenti per 5,1
                          milioni, 311 operai irregolari a cui non sono stati versati contributi e
                          ritenute per 625 mila euro. Il provvedimento è già stato impugnato al
                          Tribunale del Riesame in due fasi.
                          La prima si è conclusa in parte con il respingimento del ricorso e in parte con la dichiarazione di inammissibilità. La
                          difesa torna in aula venerdì e rimetterà in discussione le modalità del sequestro.
                          L' OPERAZIONE L' inchiesta sta impegnando da dieci mesi la Guardia di finanza. La Work Ambiente, costituita il 9
                          dicembre 2016, è approdata a Fanna un paio d' anni fa. Sul sito internet del consorzio di Padova Work Service Group
                          viene indicata come la coop che si occupa di gestione integrata di cave, cementifici e impianti di trattamento rifiuti
                          con l' ausilio di mezzi d' opera e personale altamente specializzato sia a livello gestionale che in tecnica di
                          riparazione.
                          Dagli accertamenti coordinati dal tenente colonnello Stefano Izzo e dal capitano Andrea Gobbi si sarebbe avvalsa di
                          fatture emesse per operazioni inesistenti emesse da coop che hanno sede nelle province di Padova, La Spezia, Bari
                          e Pordenone. Fatture che si riferivano a pagamenti per lavori mai eseguiti in cantieri che si troverebbero in Serbia e in
                          Russia. Ma anche per l' acquisto di pale meccaniche gommate che la Caterpillar e la Volvo hanno assicurato di non
                          aver mai venduto alla coop di Fanna. Anzi, in alcuni casi erano state commercializzate negli Stati Uniti.
                          LA SITUAZIONE Per la Procura si tratta di costi fittizi, creati per generare finti crediti Iva e poi usati per compensare
                          debiti tributari e contributivi dei dipendenti. E sono proprio i dipendenti il punto dolente di tutta la vicenda.
                          Il colonnello parla di operai sfruttati e sottopagati fingendo che la cooperativa fosse in crisi. In realtà, tra il 2014 e il
                          2016, il fatturato risulta passato da 3 a 7,6 milioni di euro grazie a una serie di appalti con società a partecipazione
                          pubblica e imprese private sia in Veneto che in Friuli Venezia Giulia. Sul punto nulla è stato contestato.
                          La Finanza si è concentrata sulla frode fiscale e sul sequestro recuperando 500mila euro in contanti, bloccati
                          principalmente su conti correnti, a parte 50mila euro trovati in una scarpiera, in un garage. Sigilli anche a cinque
                          immobili in provincia di Padova e due costosissimi orologi Rolex e Panerai.
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                          martedì 08 gennaio 2019
                          Pagina 9

                                                                                      Il Gazzettino
                                                                                          Dicono di noi

                          Gli indagati

                          Sono tutti veneti i 6 sotto inchiesta
                          PORDENONE Sono sei gli indagati nell' inchiesta sulla frode fiscale della
                          Work Ambiente di Fanna. Le principali posizioni riguardano Raffaello
                          Ercolini, 68 anni, di Cadoneghe, legale rappresentante di Work Ambiente
                          e Stefano Pecorari (44) di Albignasego, amministratore di fatto della
                          coop. A entrambi si contestano omesse dichiarazioni per gli anni di
                          imposta 2014, 2015 e 2016, nonchè l' uso di fatture per operazioni
                          inesistenti. A Ercolini si imputa anche un' evasione d' imposta di 636mila
                          euro, mentre al solo Pecorari l' emissione di fatture false a favore di
                          Work Ambiente attraverso le coop Cristallo, Meccano e Obiettivo Uno di
                          cui era amministratore.
                          È nei loro confronti che è stato eseguito il sequestro ai fini della confisca
                          di 4.053.262 euro. Limitatamente all' emissione delle fatture false sono
                          stati iscritti sul registro degli indagati altri quattro padovani. Sono
                          Massimo Coda (42) di Casalserugo, amministratore della coop
                          Valpadana servizi; Elena Facci (41) di Grantorto, amministratore di fatto
                          della Effeci di Padova; Fabrizio Amatori (50) di Padova, che amministra
                          una Srl assieme a Gianfranco Tirreno (76) di Montegrotto Terme, la Lend
                          Service Srl di Padova.

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                          lunedì 07 gennaio 2019

                                                                                     Padova Oggi
                                                                                         Dicono di noi

                          Spettacolo "Gran Casinò - A teatro contro la ludopatia" all' Auditorium Ramin
                          Uno spettacolo per dire no al gioco d' azzardo, legale o illegale che sia!Gran Casinò racconta le storie di chi gioca
                          sulla pelle...

                          Uno spettacolo per dire no al gioco d' azzardo, legale o illegale che sia!
                          Gran Casinò racconta le storie di chi gioca sulla pelle degli altri e le
                          sofferenze di quanti si perdono nel tunnel della dipendenza. Un'
                          occasione per comprendere cosa si celi dietro un business miliardario
                          che stritola le sue vittime tra usura e criminalità. Una serata a teatro per
                          sorridere amaro e imparare a stare alla larga dall' azzardo che,
                          ricordiamo, non è un gioco! Interprete Fabrizio De Giovanni Regia di
                          Gilberto Colla Testo di Ercole Ongaro, Fabrizio De Giovanni e Enrico
                          Comi Direttore Tecnico Maria Chiara Di Marco Martedì 15 gennaio alle
                          ore 21 Auditorium Padre Lele Ramin via Righotti - Cadoneghe Ingresso
                          gratuito fino ad esaurimento posti. Info web
                          https://app.itineraria.it/documenti/comunicato.php?p=MTc4NA.

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