Inferno eterno o eterna infamia?
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Inferno eterno o eterna infamia? L’inferno è reale? A questa domanda, i credenti sembrano essere concordi nel rispondere in modo affermativo. Gli studi mostrano che più del 90% della popolazione mondiale crede in un "cielo", mentre meno del 50% in un inferno eterno. La Geena di fuoco. Da un punto di vista biblico, anche se sono pochi i passi scritturali che ne parlano, (12 in tutto fra Antico e Nuovo Testamento), Gesù stesso ne fa diretta menzione accostando l’immagine della “geena di fuoco”. Ora, quest’ultima espressione, che molti fanno coincidere semplicemente con inferno, in realtà era una semplice metafora, (o eufemismo), con il quale Gesù voleva rendere ai Suoi ascoltatori una immagine di quello che sarà all’inferno e di quello che sarà, l’inferno. Geenna significa “valle di Innom”, essendo la forma greca dell’ebraico “geh hinnòm”, e si trova a sud-sud Ovest di Gerusalemme. Oggi corrisponde alla zona geografica del Wadi er-Rababi, (cfr. Geremia 19:2, 6 e Giosuè 15:8; 18:16). I re di Giuda, Acaz e Manasse vi praticarono un culto idolatrico, che includeva sacrifici umani a Baal e al dio Molec fatti mediante il fuoco, (cfr. II Croniche 28:1, 3; 33:1, 6; Geremia 7:31, 32; 32:35). In seguito, per impedire che si facessero cose del genere, il re Giosia fece profanare ed annientare, all’interno di quella zona, la parte specifica in cui si
praticava il culto idolatrico, detta Tofet, (II Re 23:10). Tofet, infatti, significa “camino”, e per logica era la parte dalla quale scaturiva il fuoco che serviva per bruciare. Venne lasciata comunque la parte restante che dagli ebrei veniva usata come luogo di scarico in cui si bruciavano i rifiuti, i corpi di animali morti, i cadaveri di criminali giustiziati1. Per questi motivi, bene presenti nella mente degli ebrei che ascoltavano il messaggio evangelico, la Geenna fu usata da Gesù e dai suoi discepoli per simboleggiare la distruzione eterna, l’annientamento dall’universo di Dio, cioè la “seconda morte”, una punizione eterna. Per gli Ebrei, gettare il cadavere di qualcuno nella Geenna era considerata la peggiore specie di punizione, una sorta di oblio dello stesso. Occorre precisare che il problema dell’oblio del defunto ricorre spesso nelle culture di tanti popoli. Ad esempio, gli egiziani, armavano le tombe dei defunti provvedendo loro cibo, gioielli e quanto altro proprio per sfatare nella loro mente la condizione di essere dimenticati per sempre. Ma non solo. Catullo parlava di morte della persona nel momento in cui tutti se ne dimenticavano. Se poi prendiamo la nostra cara letteratura italiana, vediamo come poeti di indubbia fama abbiano cantato questo tema. Su tutti 1 Ai criminali morti che vi erano gettati si negava una degna sepoltura in una tomba commemorativa, simbolo di requie e pace post mortem.
vogliamo citare Foscolo, (semper per multas et semper per gentes, ...)2. Come molti autori erroneamente concludono, Geena dovrebbe significare luogo di tormento, ma non è così. Gesù Cristo associò il fuoco con la Geenna, (Matteo 5:22; 18:9; Marco 9:47, 48), come fece anche Giacomo, (Giacomo 3:6). Tuttavia, dal momento che Dio, nel Vecchio Testamento, aveva espresso avversione per una pratica del genere, “cosa che io non avevo comandato e che non mi era salita in cuore” (Geremia 7:31; 32:35), sembra molto improbabile che Gesù, parlando del giudizio divino, abbia preso spunto da questa pratica idolatrica per usare in modo simbolico la Geenna. Va notato che Dio aveva decretato profeticamente che la valle di Innom doveva servire come luogo per eliminare in massa cadaveri e non per torturare vittime ancora in vita, (Geremia 7:32, 33; 19:2, 6, 7, 10, 11). Infatti è generalmente riconosciuto che in Geremia 31:40, “il bassopiano dei cadaveri e delle ceneri grasse” indicava la valle di Innom, e che la porta chiamata “Porta dei Mucchi di Cenere” era quella che si apriva verso l’estremità Est della valle nel punto in cui questa si congiungeva col burrone del Chidron, (Nehemia 3:13, 14). È ovvio che i termini “cadaveri” e “ceneri grasse” non si riferivano ai sacrifici umani compiutivi all’epoca di Acaz e di Manasse, poiché i corpi così immolati erano senza 2 Un giorno, se io non andrò sempre fuggendo di gente in gente, mi vedrai seduto lì, fratello a gemere il fiore dei tuoi gentili anni caduto,…
dubbio considerati “sacri” dagli idolatri e non sarebbero stati abbandonati nella valle. Quanto dichiara la Bibbia a proposito della Geenna concorda in genere con l’idea tradizionale di fonte rabbinica e di altre fonti: la valle di Innom serviva come luogo adibito all’eliminazione dei rifiuti di Gerusalemme. In Matteo 5:30, l’esegeta ebraico Philomenous traduce gèenna “mucchio d’immondizie”. Nel commento al Salmo 27:13, l’esegeta ebreo David Qimchì fornisce a proposito di “Gehinnom” le seguenti informazioni storiche: “Ed è un luogo nei dintorni di Gerusalemme, ed è un luogo detestabile, e vi gettano cose impure e corpi morti. C’era anche un fuoco che ardeva di continuo per bruciare le cose impure e le ossa dei corpi morti. Pertanto, il giudizio dei malvagi è chiamato metaforicamente Gehinnom”. Dalla Geenna letterale e dal suo significato fu tratto il simbolo del “lago che brucia con fuoco e zolfo” riportato in Apocalisse 19:20; Apocalisse 20:10, 14, 15; Apocalisse 21:8. Ad ogni modo è chiaro che Gesù menzionò la Geenna per rappresentare la completa distruzione risultante dal giudizio avverso di Dio, senza possibilità di risuscitare alla vita come anima, (Matteo 10:28; Luca 12:4,5). Gli scribi e i farisei come classe erano malvagi e perciò ‘soggetti alla Geenna’, (Matteo 23:13-15,33). Per evitare tale distruzione i seguaci di Gesù dovevano quindi eliminare qualunque causa d’inciampo spirituale, ‘tagliarsi mano o piede’ e ‘cavarsi un occhio’, cioè farli figurativamente morire in quanto al peccato,
(Matteo 18:9; Marco 9:43-47; Colossesi 3:5; Matteo 5:27-30). Gesù alludeva evidentemente a Isaia 66:24 quando descrisse la Geenna come un luogo “dove il loro verme non muore e il fuoco non si spegne”, (Marco 9:47, 48). Che questa sia una descrizione simbolica non di tortura, ma piuttosto di completa distruzione è evidente dal fatto che il versetto di Isaia non parla di persone vive, ma di “cadaveri degli uomini che trasgredivano” la legge di Dio. Se, come indicano le prove esistenti, la valle di Innom era un luogo destinato all’eliminazione di immondizia e cadaveri, il fuoco, di cui forse si accresceva l’intensità con l’aggiunta di zolfo, (cfr. Isaia 30:33), sarebbe stato l’unico mezzo idoneo a eliminare questi rifiuti. Dove non arrivava il fuoco, vermi o bachi avrebbero proliferato, divorando tutto ciò che era rimasto. Quindi le parole di Gesù potevano significare che il distruttivo effetto dell’avverso giudizio di Dio non sarebbe cessato finché non fosse avvenuta una distruzione completa. L’uso del termine “Geenna” da parte del discepolo Giacomo indica che una lingua indisciplinata è di per sé un mondo d’ingiustizia e può influire sull’intero corso della vita mediante parole infuocate che contaminano il corpo di chi le pronuncia. La lingua di un individuo del genere, “piena di mortifero veleno” e quindi evidenza di una cattiva condizione di cuore, può farlo condannare da Dio alla simbolica Geenna, (Giacomo 3:6, 8; cfr. Mt 12:37; Salmi 5:9; 140:3; Romani 3:13).
Per sillogismo, possiamo dunque concludere che l’inferno esiste ed è reale semplicemente perchè esiste il suo opposto, cioè il paradiso. Non volendo incorrere in nessuna tautologia, assumiamo da cristiani l’esistenza dell’inferno semplicemente, al di là di tutto il resto, perchè Gesù stesso parlò sulla croce al ladrone dicendogli, “oggi stesso tu sarai con me in paradiso”. Non esiste male se non introduciamo il concetto di bene, ne di tenebre se non esiste la luce, ne di inferno se non vi è il paradiso. L’inferno è eterno? Se dunque non possiamo avere cristianamente dei dubbi circa l’esistenza dell’inferno, il problema potrebbe essere sulle caratteristiche dello stesso. Come è fatto, quale è il tipo di punizione, se effettivamente è eterno,..., e così via. Abbiamo citato il risultato di una indagine statistica che vede meno del 50% degli intervistati ritenere che l’inferno sia eterno! Dobbiamo allora, Bibbia alle mani, fare chiarezza su questo punto. L’inferno è uno di quelli argomenti che infastidiscono la gente. È stato sempre rappresentato come un posto di fuoco, di demoni e di tormenti infiniti. Molti hanno scritto su di esso nel corso della storia, basti soltanto pensare all’Inferno di Dante Alighieri. La cultura occidentale ha molta familiarità con il concetto. L’inferno è sicuramente insegnato nella Bibbia, ma la dottrina che lo riguarda non è senza
controversie. Alcuni dicono che è solo la tomba senza alcuna coscienza. Altri che è un posto di correzione e di punizione ma che non è eterno. Altri ancora che è una punizione angosciosa e infinita nel fuoco. Tutti comunque sono d’accordo su un punto: l’inferno è l’assenza totale del favore di Dio. Ci sono molti che negano che l’inferno significhi punizione eterna e cosciente. Alcuni sostengono che la punizione eterna di Dio sia l’annientamento o la non-esistenza, ma questa affermazione contraddice apertamente Giovanni 5,28 e versi segg. che annuncia la risurrezione dei malvagi. Altri dicono che la punizione è temporale e che alla fine tutti saranno salvati dall’inferno, ma anche questa affermazione contrasta con molti versi della Parola di Dio, (Giovanni 3,16; Giovanni 3,36; qui viene affermato che Gesù è venuto “affinché chiunque crede in lui non perisca” e ”chi rifiuta di credere non vedrà la vita”). L’obiezione che più comunemente viene opposta all’eterna punizione dell’inferno è che un Dio di amore non punirebbe mai la gente con un tormento eterno. Dio è amore, (1 Giovanni 4,8), ma è anche giustizia (Romani 1,18; 2,5), ed è eterno (Salmo 90,2; 1 Timoteo 1,17). Dio punisce il malvagio e questa punizione sarà eterna, (Apocalisse 20,10). Ma la domanda rimane: questa punizione eterna è cosciente o no? Ci sono versi che possono essere interpretati per sostenere l’idea che i morti non sono coscienti. “i morti non sanno nulla”, (Ecclesiaste 9,5) e “in quel giorno periscono i suoi piani”, (Salmo 146,4). Ma
evidentemente, quando la Bibbia cita questi passi, sta riferendosi alla prospettiva della coscienza rispetto a questa esistenza terrena. Nella morte vi è comunque un distacco dal corpo, e l’anima torna a Dio che l’ha creata, dove viene giudicata per quello che ha commesso in vita! Ci sono poi dei versi che paragonano la morte al sonno, (Atti 13,36; 1 Tessalonicesi 4,13); ma, anche qui, bisogna fare un poco di chiarezza: questo riguarda lo stato prima della risurrezione. Secondo la Bibbia, l’inferno è senza la minima ombra di dubbio reale! Il castigo dei malvagi all’inferno è eterno come la beatitudine dei giusti in cielo. Il castigo dei malvagi defunti all’inferno è descritto da un capo all’altro della Scrittura come un "fuoco eterno" (Matteo 25:41), un "fuoco inestinguibile" (Matteo 3:12), una "vergogna e […] una eterna infamia" (Daniele 12:2), un luogo "dove il verme loro non muore e il fuoco non si spegne" (Marco 9:44-49), un luogo di "tormenti" e "fiamme" (Luca 16:23, 24), di "eterna rovina" (2 Tessalonicesi 1:9), un luogo di tormento con "fuoco e zolfo" dove "il fumo del loro tormento sale nei secoli dei secoli" (Apocalisse 14:10, 11) e uno "stagno di fuoco e di zolfo" dove i malvagi sono "tormentati giorno e notte, nei secoli dei secoli" (Apocalisse 20:10). Gesù stesso indica che la punizione all’inferno è eterna, non semplicemente un po’ di fumo e fiamme, (Matteo 25:46). I malvagi sono sottoposti per sempre alla furia e all’ira di Dio all’inferno. Essi soffrono consapevolmente vergogna, disprezzo
e gli assalti di una coscienza accusatrice — insieme all’ira furente della Deità offesa — per tutta l’eternità. Perfino coloro che sono all’inferno riconosceranno la perfetta giustizia di Dio, (Salmi 76:10). Coloro che si trovano nell’inferno vero e reale sapranno che il loro castigo è giusto e che la colpa è solo loro, (Deuteronomio 32:3-5). Certo, l’inferno è reale. Certo, l’inferno è un luogo di tormento e di castigo che dura per tutta l’eternità, senza fine! Lode a Dio che, mediante Gesù, noi possiamo scampare a questo destino eterno (Giovanni 3:16, 18, 36)! Ma vediamo schematicamente i vari passi che ci portano a queste conclusioni: 1. Fuoco inestinguibile: “Egli ha il suo ventilabro in mano, e netterà interamente l’aia sua, e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma arderà la pula con fuoco inestinguibile” (Matteo 3,12). 2. Geenna del fuoco: “…sarà condannato alla geenna del fuoco” (Matteo 5,22; cfr. vv. 29 e segg.). 3. Fuoco eterno e geenna del fuoco: “…meglio è per te l’entrar nella vita monco o zoppo, che l’aver due mani e due piedi ed esser gettato nel fuoco eterno… meglio è per te l’entrar nella vita con un occhio solo, che l’aver due occhi ed esser gettato nella geenna del fuoco” (Matteo 18,8 e segg.).
4. Fuoco eterno: “Allora dirà anche a coloro dalla sinistra: Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e i suoi angeli” (Matteo 25,41). 5. Punizione eterna: “E questi se ne andranno a punizione eterna; ma i giusti a vita eterna”. (Matteo 25,46). La parola «eterna» è, in entrambe le proposizioni, “aiōnion” che significa, 1) senza inizio e senza fine, che sempre è stato e sempre sarà; 2) senza inizio; 3) senza fine, che non cessa mai, eterno. La parola «punizione» è “kolasin” e significa ”punire, con l’implicazione di infliggere gravi sofferenze”. 6. Fuoco eterno: “Sodoma e Gomorra e le città circonvicine… sono poste come un esempio, portando la pena d’un fuoco eterno” (Giudici capitolo 7). 7. Stagno di fuoco: “E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco”. (Apocalisse 20,15). 8. Pianto e stridore di denti: “Ma i figliuoli del regno saranno gettati nelle tenebre di fuori. Qui sarà il pianto e lo stridore dei denti”. (Matteo 8,12). Questo verso sembra aprire una porta su quella che è in realtà la più grossa punizione inflitta alle anime dei dannati, che, paradossalmente, non sarà in se stesso il tormento fisico, quanto la coscienza dell’assenza dalla presenza di Dio. 9. Pianto e stridore di denti: “Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli che raccoglieranno dal suo regno tutti gli
scandali e tutti gli operatori d’iniquità, e li getteranno nella fornace del fuoco. Qui sarà il pianto e lo stridore dei denti”. (Matteo 13,41 e segg.; Matteo 13,50). 10. Tormento eterno senza requie: “Se qualcuno adora la bestia e la sua immagine e ne prende il marchio sulla fronte o sulla mano, berrà anch’egli del vino dell’ira di Dio mesciuto puro nel calice della sua ira: e sarà tormentato con fuoco e zolfo nel cospetto dei santi angeli e nel cospetto dell’Agnello. E il fumo del loro tormento sale nei secoli dei secoli; e non hanno requie né giorno né notte…” (Apocalisse 14,9-11). La grandezza della nostra salvezza è misurata dalla grandezza del giudizio da cui siamo stati liberati. La dottrina della dannazione eterna deve insegnarci a considerare il peccato molto seriamente. Purtroppo anche molti cristiani minimizzano il peccato, ma il nostro Signore è morto proprio a causa del peccato. Dobbiamo dunque proclamare alla gente che la punizione eterna aspetta tutti coloro che non accettano il Signore. Gesù voleva imprimere nella mente dei suoi ascoltatori proprio questo quando parlava di geena, ..., era un esempio per ricordare loro che sarebbero stati completamente tagliati fuori dalla presenza di Dio, e se ne sarebbero rammaricati in eterno.
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