Inferno eterno o eterna infamia?

Pagina creata da Claudia Sorrentino
 
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Inferno eterno o eterna infamia?
L’inferno è reale? A questa domanda, i credenti sembrano
essere concordi nel rispondere in modo affermativo. Gli studi
mostrano che più del 90% della popolazione mondiale crede in
un "cielo", mentre meno del 50% in un inferno eterno.
La Geena di fuoco. Da un punto di vista biblico, anche se sono
pochi i passi scritturali che ne parlano, (12 in tutto fra Antico e
Nuovo Testamento), Gesù stesso ne fa diretta menzione
accostando l’immagine della “geena di fuoco”. Ora,
quest’ultima espressione, che molti fanno coincidere
semplicemente con inferno, in realtà era una semplice
metafora, (o eufemismo), con il quale Gesù voleva rendere ai
Suoi ascoltatori una immagine di quello che sarà all’inferno e di
quello che sarà, l’inferno. Geenna significa “valle di Innom”,
essendo la forma greca dell’ebraico “geh hinnòm”, e si trova a
sud-sud Ovest di Gerusalemme. Oggi corrisponde alla zona
geografica del Wadi er-Rababi, (cfr. Geremia 19:2, 6 e Giosuè
15:8; 18:16). I re di Giuda, Acaz e Manasse vi praticarono un
culto idolatrico, che includeva sacrifici umani a Baal e al dio
Molec fatti mediante il fuoco, (cfr. II Croniche 28:1, 3; 33:1, 6;
Geremia 7:31, 32; 32:35). In seguito, per impedire che si
facessero cose del genere, il re Giosia fece profanare ed
annientare, all’interno di quella zona, la parte specifica in cui si
praticava il culto idolatrico, detta Tofet, (II Re 23:10). Tofet,
infatti, significa “camino”, e per logica era la parte dalla quale
scaturiva il fuoco che serviva per bruciare. Venne lasciata
comunque la parte restante che dagli ebrei veniva usata come
luogo di scarico in cui si bruciavano i rifiuti, i corpi di animali
morti, i cadaveri di criminali giustiziati1. Per questi motivi, bene
presenti nella mente degli ebrei che ascoltavano il messaggio
evangelico, la Geenna fu usata da Gesù e dai suoi discepoli per
simboleggiare la distruzione eterna, l’annientamento
dall’universo di Dio, cioè la “seconda morte”, una punizione
eterna. Per gli Ebrei, gettare il cadavere di qualcuno nella
Geenna era considerata la peggiore specie di punizione, una
sorta di oblio dello stesso. Occorre precisare che il problema
dell’oblio del defunto ricorre spesso nelle culture di tanti
popoli. Ad esempio, gli egiziani, armavano le tombe dei defunti
provvedendo loro cibo, gioielli e quanto altro proprio per
sfatare nella loro mente la condizione di essere dimenticati per
sempre. Ma non solo. Catullo parlava di morte della persona
nel momento in cui tutti se ne dimenticavano. Se poi
prendiamo la nostra cara letteratura italiana, vediamo come
poeti di indubbia fama abbiano cantato questo tema. Su tutti

1
 Ai criminali morti che vi erano gettati si negava una degna sepoltura in una tomba commemorativa, simbolo di
requie e pace post mortem.
vogliamo citare Foscolo, (semper per multas et semper per
gentes, ...)2.
Come molti autori erroneamente concludono, Geena dovrebbe
significare luogo di tormento, ma non è così. Gesù Cristo
associò il fuoco con la Geenna, (Matteo 5:22; 18:9; Marco 9:47,
48), come fece anche Giacomo, (Giacomo 3:6). Tuttavia, dal
momento che Dio, nel Vecchio Testamento, aveva espresso
avversione per una pratica del genere, “cosa che io non avevo
comandato e che non mi era salita in cuore” (Geremia 7:31;
32:35), sembra molto improbabile che Gesù, parlando del
giudizio divino, abbia preso spunto da questa pratica idolatrica
per usare in modo simbolico la Geenna. Va notato che Dio
aveva decretato profeticamente che la valle di Innom doveva
servire come luogo per eliminare in massa cadaveri e non per
torturare vittime ancora in vita, (Geremia 7:32, 33; 19:2, 6, 7,
10, 11). Infatti è generalmente riconosciuto che in Geremia
31:40, “il bassopiano dei cadaveri e delle ceneri grasse” indicava
la valle di Innom, e che la porta chiamata “Porta dei Mucchi di
Cenere” era quella che si apriva verso l’estremità Est della valle
nel punto in cui questa si congiungeva col burrone del Chidron,
(Nehemia 3:13, 14). È ovvio che i termini “cadaveri” e “ceneri
grasse” non si riferivano ai sacrifici umani compiutivi all’epoca
di Acaz e di Manasse, poiché i corpi così immolati erano senza

2
 Un giorno, se io non andrò sempre fuggendo di gente in gente, mi vedrai seduto lì, fratello a gemere il fiore dei
tuoi gentili anni caduto,…
dubbio considerati “sacri” dagli idolatri e non sarebbero stati
abbandonati nella valle. Quanto dichiara la Bibbia a proposito
della Geenna concorda in genere con l’idea tradizionale di fonte
rabbinica e di altre fonti: la valle di Innom serviva come luogo
adibito all’eliminazione dei rifiuti di Gerusalemme. In Matteo
5:30, l’esegeta ebraico Philomenous traduce gèenna “mucchio
d’immondizie”. Nel commento al Salmo 27:13, l’esegeta ebreo
David Qimchì fornisce a proposito di “Gehinnom” le seguenti
informazioni storiche: “Ed è un luogo nei dintorni di
Gerusalemme, ed è un luogo detestabile, e vi gettano cose
impure e corpi morti. C’era anche un fuoco che ardeva di
continuo per bruciare le cose impure e le ossa dei corpi morti.
Pertanto, il giudizio dei malvagi è chiamato metaforicamente
Gehinnom”. Dalla Geenna letterale e dal suo significato fu
tratto il simbolo del “lago che brucia con fuoco e zolfo”
riportato in Apocalisse 19:20; Apocalisse 20:10, 14, 15;
Apocalisse 21:8. Ad ogni modo è chiaro che Gesù menzionò la
Geenna per rappresentare la completa distruzione risultante
dal giudizio avverso di Dio, senza possibilità di risuscitare alla
vita come anima, (Matteo 10:28; Luca 12:4,5). Gli scribi e i
farisei come classe erano malvagi e perciò ‘soggetti alla
Geenna’, (Matteo 23:13-15,33). Per evitare tale distruzione i
seguaci di Gesù dovevano quindi eliminare qualunque causa
d’inciampo spirituale, ‘tagliarsi mano o piede’ e ‘cavarsi un
occhio’, cioè farli figurativamente morire in quanto al peccato,
(Matteo 18:9; Marco 9:43-47; Colossesi 3:5; Matteo 5:27-30).
Gesù alludeva evidentemente a Isaia 66:24 quando descrisse la
Geenna come un luogo “dove il loro verme non muore e il fuoco
non si spegne”, (Marco 9:47, 48). Che questa sia una
descrizione simbolica non di tortura, ma piuttosto di completa
distruzione è evidente dal fatto che il versetto di Isaia non parla
di persone vive, ma di “cadaveri degli uomini che
trasgredivano” la legge di Dio. Se, come indicano le prove
esistenti, la valle di Innom era un luogo destinato
all’eliminazione di immondizia e cadaveri, il fuoco, di cui forse si
accresceva l’intensità con l’aggiunta di zolfo, (cfr. Isaia 30:33),
sarebbe stato l’unico mezzo idoneo a eliminare questi rifiuti.
Dove non arrivava il fuoco, vermi o bachi avrebbero proliferato,
divorando tutto ciò che era rimasto. Quindi le parole di Gesù
potevano significare che il distruttivo effetto dell’avverso
giudizio di Dio non sarebbe cessato finché non fosse avvenuta
una distruzione completa. L’uso del termine “Geenna” da parte
del discepolo Giacomo indica che una lingua indisciplinata è di
per sé un mondo d’ingiustizia e può influire sull’intero corso
della vita mediante parole infuocate che contaminano il corpo
di chi le pronuncia. La lingua di un individuo del genere, “piena
di mortifero veleno” e quindi evidenza di una cattiva condizione
di cuore, può farlo condannare da Dio alla simbolica Geenna,
(Giacomo 3:6, 8; cfr. Mt 12:37; Salmi 5:9; 140:3; Romani 3:13).
Per sillogismo, possiamo dunque concludere che l’inferno esiste
ed è reale semplicemente perchè esiste il suo opposto, cioè il
paradiso. Non volendo incorrere in nessuna tautologia,
assumiamo da cristiani l’esistenza dell’inferno semplicemente,
al di là di tutto il resto, perchè Gesù stesso parlò sulla croce al
ladrone dicendogli, “oggi stesso tu sarai con me in paradiso”.
Non esiste male se non introduciamo il concetto di bene, ne di
tenebre se non esiste la luce, ne di inferno se non vi è il
paradiso.

L’inferno è eterno? Se dunque non possiamo avere
cristianamente dei dubbi circa l’esistenza dell’inferno, il
problema potrebbe essere sulle caratteristiche dello stesso.
Come è fatto, quale è il tipo di punizione, se effettivamente è
eterno,..., e così via. Abbiamo citato il risultato di una indagine
statistica che vede meno del 50% degli intervistati ritenere che
l’inferno sia eterno! Dobbiamo allora, Bibbia alle mani, fare
chiarezza su questo punto. L’inferno è uno di quelli argomenti
che infastidiscono la gente. È stato sempre rappresentato come
un posto di fuoco, di demoni e di tormenti infiniti. Molti hanno
scritto su di esso nel corso della storia, basti soltanto pensare
all’Inferno di Dante Alighieri. La cultura occidentale ha molta
familiarità con il concetto. L’inferno è sicuramente insegnato
nella Bibbia, ma la dottrina che lo riguarda non è senza
controversie. Alcuni dicono che è solo la tomba senza alcuna
coscienza. Altri che è un posto di correzione e di punizione ma
che non è eterno. Altri ancora che è una punizione angosciosa e
infinita nel fuoco. Tutti comunque sono d’accordo su un punto:
l’inferno è l’assenza totale del favore di Dio. Ci sono molti che
negano che l’inferno significhi punizione eterna e cosciente.
Alcuni sostengono che la punizione eterna di Dio sia
l’annientamento o la non-esistenza, ma questa affermazione
contraddice apertamente Giovanni 5,28 e versi segg. che
annuncia la risurrezione dei malvagi. Altri dicono che la
punizione è temporale e che alla fine tutti saranno salvati
dall’inferno, ma anche questa affermazione contrasta con molti
versi della Parola di Dio, (Giovanni 3,16; Giovanni 3,36; qui
viene affermato che Gesù è venuto “affinché chiunque crede in
lui non perisca” e ”chi rifiuta di credere non vedrà la vita”).
L’obiezione che più comunemente viene opposta all’eterna
punizione dell’inferno è che un Dio di amore non punirebbe mai
la gente con un tormento eterno. Dio è amore, (1 Giovanni 4,8),
ma è anche giustizia (Romani 1,18; 2,5), ed è eterno (Salmo
90,2; 1 Timoteo 1,17). Dio punisce il malvagio e questa
punizione sarà eterna, (Apocalisse 20,10). Ma la domanda
rimane: questa punizione eterna è cosciente o no? Ci sono versi
che possono essere interpretati per sostenere l’idea che i morti
non sono coscienti. “i morti non sanno nulla”, (Ecclesiaste 9,5) e
“in quel giorno periscono i suoi piani”, (Salmo 146,4). Ma
evidentemente, quando la Bibbia cita questi passi, sta
riferendosi alla prospettiva della coscienza rispetto a questa
esistenza terrena. Nella morte vi è comunque un distacco dal
corpo, e l’anima torna a Dio che l’ha creata, dove viene
giudicata per quello che ha commesso in vita! Ci sono poi dei
versi che paragonano la morte al sonno, (Atti 13,36; 1
Tessalonicesi 4,13); ma, anche qui, bisogna fare un poco di
chiarezza: questo riguarda lo stato prima della risurrezione.
Secondo la Bibbia, l’inferno è senza la minima ombra di dubbio
reale! Il castigo dei malvagi all’inferno è eterno come la
beatitudine dei giusti in cielo. Il castigo dei malvagi defunti
all’inferno è descritto da un capo all’altro della Scrittura come
un "fuoco eterno" (Matteo 25:41), un "fuoco inestinguibile"
(Matteo 3:12), una "vergogna e […] una eterna infamia"
(Daniele 12:2), un luogo "dove il verme loro non muore e il
fuoco non si spegne" (Marco 9:44-49), un luogo di "tormenti" e
"fiamme" (Luca 16:23, 24), di "eterna rovina" (2 Tessalonicesi
1:9), un luogo di tormento con "fuoco e zolfo" dove "il fumo del
loro tormento sale nei secoli dei secoli" (Apocalisse 14:10, 11) e
uno "stagno di fuoco e di zolfo" dove i malvagi sono "tormentati
giorno e notte, nei secoli dei secoli" (Apocalisse 20:10). Gesù
stesso indica che la punizione all’inferno è eterna, non
semplicemente un po’ di fumo e fiamme, (Matteo 25:46).
I malvagi sono sottoposti per sempre alla furia e all’ira di Dio
all’inferno. Essi soffrono consapevolmente vergogna, disprezzo
e gli assalti di una coscienza accusatrice — insieme all’ira
furente della Deità offesa — per tutta l’eternità. Perfino coloro
che sono all’inferno riconosceranno la perfetta giustizia di Dio,
(Salmi 76:10). Coloro che si trovano nell’inferno vero e reale
sapranno che il loro castigo è giusto e che la colpa è solo loro,
(Deuteronomio 32:3-5). Certo, l’inferno è reale. Certo, l’inferno
è un luogo di tormento e di castigo che dura per tutta l’eternità,
senza fine! Lode a Dio che, mediante Gesù, noi possiamo
scampare a questo destino eterno (Giovanni 3:16, 18, 36)!
Ma vediamo schematicamente i vari passi che ci portano a
queste conclusioni:
  1. Fuoco inestinguibile: “Egli ha il suo ventilabro in mano, e
     netterà interamente l’aia sua, e raccoglierà il suo grano nel
     granaio, ma arderà la pula con fuoco inestinguibile”
     (Matteo 3,12).
  2. Geenna del fuoco: “…sarà condannato alla geenna del
     fuoco” (Matteo 5,22; cfr. vv. 29 e segg.).
  3. Fuoco eterno e geenna del fuoco: “…meglio è per te
     l’entrar nella vita monco o zoppo, che l’aver due mani e
     due piedi ed esser gettato nel fuoco eterno… meglio è per
     te l’entrar nella vita con un occhio solo, che l’aver due
     occhi ed esser gettato nella geenna del fuoco” (Matteo
     18,8 e segg.).
4. Fuoco eterno: “Allora dirà anche a coloro dalla sinistra:
   Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato
   per il diavolo e i suoi angeli” (Matteo 25,41).
5. Punizione eterna: “E questi se ne andranno a punizione
   eterna; ma i giusti a vita eterna”. (Matteo 25,46). La parola
   «eterna» è, in entrambe le proposizioni, “aiōnion” che
   significa, 1) senza inizio e senza fine, che sempre è stato e
   sempre sarà; 2) senza inizio; 3) senza fine, che non cessa
   mai, eterno. La parola «punizione» è “kolasin” e significa
   ”punire, con l’implicazione di infliggere gravi sofferenze”.
6. Fuoco eterno: “Sodoma e Gomorra e le città circonvicine…
   sono poste come un esempio, portando la pena d’un fuoco
   eterno” (Giudici capitolo 7).
7. Stagno di fuoco: “E se qualcuno non fu trovato scritto nel
   libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco”.
   (Apocalisse 20,15).
8. Pianto e stridore di denti: “Ma i figliuoli del regno saranno
   gettati nelle tenebre di fuori. Qui sarà il pianto e lo stridore
   dei denti”. (Matteo 8,12). Questo verso sembra aprire una
   porta su quella che è in realtà la più grossa punizione
   inflitta alle anime dei dannati, che, paradossalmente, non
   sarà in se stesso il tormento fisico, quanto la coscienza
   dell’assenza dalla presenza di Dio.
9. Pianto e stridore di denti: “Il Figlio dell’uomo manderà i
   suoi angeli che raccoglieranno dal suo regno tutti gli
scandali e tutti gli operatori d’iniquità, e li getteranno nella
    fornace del fuoco. Qui sarà il pianto e lo stridore dei denti”.
    (Matteo 13,41 e segg.; Matteo 13,50).
  10.    Tormento eterno senza requie: “Se qualcuno adora la
     bestia e la sua immagine e ne prende il marchio sulla
     fronte o sulla mano, berrà anch’egli del vino dell’ira di Dio
     mesciuto puro nel calice della sua ira: e sarà tormentato
     con fuoco e zolfo nel cospetto dei santi angeli e nel
     cospetto dell’Agnello. E il fumo del loro tormento sale nei
     secoli dei secoli; e non hanno requie né giorno né notte…”
     (Apocalisse 14,9-11).
La grandezza della nostra salvezza è misurata dalla grandezza
del giudizio da cui siamo stati liberati. La dottrina della
dannazione eterna deve insegnarci a considerare il peccato
molto seriamente. Purtroppo anche molti cristiani minimizzano
il peccato, ma il nostro Signore è morto proprio a causa del
peccato. Dobbiamo dunque proclamare alla gente che la
punizione eterna aspetta tutti coloro che non accettano il
Signore. Gesù voleva imprimere nella mente dei suoi ascoltatori
proprio questo quando parlava di geena, ..., era un esempio per
ricordare loro che sarebbero stati completamente tagliati fuori
dalla presenza di Dio, e se ne sarebbero rammaricati in eterno.
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