SCB Illuminati dalla - Liceo Scientifico Biologico "A.Maserati" - Voghera
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Illuminati dalla 1^ SCB Liceo Scientifico Biologico “A.Maserati” - Voghera
Rifletterò tutto il resto della mia esistenza su ciò che è la luce A. Einstein
Storia della luce: dal mondo greco ai giorni nostri Teoria Corpuscolare e teoria ondulatoria La dispersione della luce L’occhio e i colori La composizione della luce: Disco di Newton Lo spettro di emissione: saggio alla fiamma Spettroscopia stellare Le stelle sono buchi nel cielo da cui filtra la luce dell'infinito. Confucio
La luce è vita. Il fatto che da quasi 3000 anni si usano luci di tipo artificiale, dimostra quanto essa sia necessaria per la vita dell’uomo. La storia dell’illuminazione ha radici molto antiche... Storia della luce
Nel mondo greco si sono confrontati due diversi modi di interpretare la luce : a) Pitagora(V sec. a,C,) sosteneva che la luce è una sorta di fluido emesso dagli occhi, ai quali ritorna con le immagini degli oggetti circostanti. b) Democrito (460 a.C.) sosteneva invece che l’immagine di un oggetto fosse emessa continuamente dall’oggetto stesso. c) Erone d’Alessandria (I– sec. a.C.) formulò il principio del minimo cammino. Storia della luce
ALHAZAN (scienziato arabo), osserva che la visione di un oggetto molto luminoso persiste anche dopo aver chiuso gli occhi, rigettando così la teoria pitagorica dei raggi visivi. Riconosce che la visione di un oggetto è un processo fisiologico che avviene quando l’occhio viene raggiunto da un raggio luminoso emesso da una sorgente e riflesso dall’oggetto. Storia della luce
Nel Rinascimento iniziò lo studio della prospettiva e la costruzione delle lenti : in particolare l’ottica delle lenti venne studiata da Keplero. Risultò di fondamentale importanza la costruzione da parte di Galileo Galilei (1564-1642) del cannocchiale. Storia della luce
Le leggi fondamentali della rifrazione dei raggi luminosi furono determinate sperimentalmente da SNELL e pubblicate da Cartesio: la luce, costituita da corpuscoli materiali, se proviene da un mezzo meno denso ed entra in uno più denso vede aumentare la componente verticale della propria velocità; a tale variazione della velocità corrisponde una variazione del percorso. Queste leggi furono spiegate da Fermat attraverso il principio del minimo percorso il quale afferma che un raggio di luce procede tra due punti, seguendo la traiettoria che viene percorsa in un tempo minimo. Storia della luce
Newton studiò la rifrazione attraverso un prisma triangolare, giungendo alla conclusione che la luce solare fosse in realtà una miscela di raggi aventi diversa rifrangibilità . Huygens mise a punto un modello che attribuiva alla luce una natura ondulatoria . L’unica obiezione al modello ondulatorio era legata alla necessità che gli impulsi luminosi si trasmettessero attraverso un flusso elastico, si ipotizzò quindi l’esistenza di una sostanza impercettibile detta etere. Storia della luce
In questo periodo YOUNG spiegò l’ipotesi ondulatoria, che fu completata da FRESNEL. In seguito MAXWELL sviluppò la teoria dei campi magnetici e elettrici, nei quali le onde si propagano anche nel vuoto con una velocità uguale a quella della luce senza ipotizzare l’esistenza dell’etere. In questo periodo fu inaugurata la distribuzione del gas di carbone, che sostituì l’olio per la luce artificiale, infine PHILIPS fondò la sua fabbrica di lampadine. Storia della luce
Alla fine del XIX secolo la fisica classica venne messa in discussione da diversi punti di vista. Gli studi sulla velocità e sulla natura della luce contribuirono a fondare la fisica moderna. I primi studi sulla luce risalgono a GALILEO il quale, però non ottenne grandi risultati. Seguirono gli studi di Ròmer nel 1600, quelli di FIZEAU nel 1800,che stabilì, grazie ad un esperimento, l’esatta velocità della luce. Gli studi seguenti furono eseguiti da Michelson tra l’800 e il 900 Questi studi fornirono ad ALBERT EINSTEIN i primi strumenti necessari per la formulazione della “teoria della relatività”. Storia della luce
La luce elettrica inizia a diffondersi in quanto non comporta nessun rischio di esplosione poiché si ottiene semplicemente con un interruttore . Diventa anche elemento decorativo con la nascita dell’ high tech e dell’architettura sperimentale,quindi integrante per l’allestimento della casa. Storia della luce
La luce visibile, proveniente dal Sole, è una miscela di radiazioni di diverso colore con lunghezza d’onda compresa tra 400 e 700 nanometri (miliardesimi di metro). La distribuzione delle intensità luminose corrisponde a quella della radiazione emessa da un corpo alla temperatura superficiale di circa 6000 gradi centigradi (come il Sole). Questa radiazione si propaga anche nel vuoto e in linea retta. Quando la luce giunge sulla superficie di un corpo possono verificarsi due casi: • viene assorbita (e si trasforma in energia termica) • si riflette senza cambiare la propria lunghezza d’onda Le sorgenti sono oggetti in grado di emettere radiazioni luminose. ( Sole, Fiamme, lampadine accese, ...) Lo spettro della luce visibile
Secondo questa teoria,la luce consiste in un flusso di particelle microscopiche (i corpuscoli) che vengono emesse a ritmo continuo dalle sorgenti luminose. Esse si muovono in linea retta, attraversano i materiali trasparenti, rimbalzano come piccole palline sulle superfici dei materiali opachi e quando penetrano nel nostro occhio stimolano il senso della vista.
Teoria corpuscolare CHE COS’ E’ UNA PARTICELLA? E’ un corpuscolo che possiede una massa e occupa una posizione nello spazio ben definita; inoltre muovendosi percorre una traiettoria con velocità che, in linea di principio, può essere conosciuta istante per istante. Se la particella urta un ostacolo può rimbalzare con un certo angolo di deviazione o penetrare in profondità o addirittura rompersi se l’urto è abbastanza violento. Essa si comporta come comunemente si comporta una pallina.
ALCUNI FENOMENI LUMINOSI SPIEGATI CON IL MODELLO CORPUSCOLARE • PROPAGAZIONE RETTILINEA • RIFLESSIONE • RIFRAZIONE • DISPERSIONE
Teoria corpuscolare PROPAGAZIONE RETTILINEA LE PARTICELLE DI LUCE SI MUOVONO IN LINEA RETTA COSI’ COME FANNO TUTTE LE PARTICELLE MATERIALI IN ASSENZA DI FORZE. ANCHE I CORPUSCOLI DI LUCE SEGUONO IL PRINCIPIO DI INERZIA.
Teoria corpuscolare RIFLESSIONE NELL’URTO ELASTICO DI UNA PALLA CONTRO UNA SUPERFICIE SOLIDA E PIANA L’ANGOLO DI RIFLESSIONE E’ UGUALE ALL’ANGOLO DI INCIDENZA
Teoria corpuscolare RIFRAZIONE CONSIDERIAMO UNA PARTICELLA DI LUCE CHE PASSA DA UN MEZZO MENO RIFRANGENTE AD UNO PIU RIFRANGENTE. PER SPIEGARE LA DEVIAZIONE DEL RAGGIO SI SUPPONE CHE LA PARTICELLA, QUANDO INCONTRA LA SUPERFICIE, SUBISCE UNA FORZA PERPENDICOLARE AD ESSA CHE NE AUMENTA LA VELOCITA’ E L’AVVICINA ALLA DIREZIONE DELLA FORZA.
Teoria corpuscolare DISPERSIONE LA LUCE BIANCA E’ UNA MISCELA COSTITUITA DA CORPUSCOLI DI SPECIE DIVERSE, CIASCUNA DELLE QUALI CORRISPONDE A UN COLORE. QUANTO PIU E’ GRANDE LA MASSA DELLE PARTICELLE, TANTO MAGGIORE E’ LA FORZA CHE LE FA DEVIARE QUANDO ATTRAVERSANO UN PRISMA
La teoria ondulatoria della luce è una applicazione all'ottica della teoria delle onde elastiche. N= C/V
Teoria ondulatoria SCIENZIATI E FISICI CHE STUDIARONO LA TEORIA ONDULATORIA: • James Clerk Maxwell • Michelson e Morley • Albert Einstein
Formulata da C. Huygens nel 1678 ma pubblicata solo nel 1690 nel Traite de Lumiere, la luce veniva vista come un‘onda che si propagava (in maniera del tutto simile alle onde del mare o a quelle acustiche) in un mezzo, chiamato etere, che si supponeva pervadere tutto l'universo ed essere formato da microscopiche particelle elastiche. La teoria ondulatoria della luce permetteva di spiegare un gran numero di fenomeni tra cui la riflessione e la rifrazione. Nel 1801 Thomas Young dimostrò come i fenomeni della diffrazione e dell'interferenza fossero spiegabili dalla teoria ondulatoria e non dalla teoria corpuscolare. Un problema della teoria ondulatoria era la C. Huygens 1629 - 1695 propagazione rettilinea della luce. Infatti era ben noto che le onde sono capaci di aggirare gli ostacoli mentre è esperienza comune che la luce si propaghi in linea retta. Questa apparente incongruenza può però essere spiegata assumendo che la luce abbia una lunghezza d’onda microscopica. Al contrario della teoria corpuscolare, quella ondulatoria prevede che la luce si propaghi più lentamente all'interno di un mezzo che nel vuoto.
Egli sostenne che la luce è un’onda di natura elettromagnetica in quanto: • Viaggia con la stessa velocità delle onde elettromagnetiche • Come le onde elettromagnetiche, è un’onda trasversale e non longitudinale come invece riteneva Huygens
All’inizio del ’900, Albert Einstein, per poter interpretare l’effetto fotoelettrico, riprese nuovamente l’aspetto corpuscolare delle radiazioni. A prima vista l’ipotesi sembrava contraddittoria, difatti: alcune volte la luce si comportava come un insieme di corpuscoli chiamati fotoni, altre volte mostra- va proprietà ondulatorie. Oggi i due modelli coesistono spiegando aspetti diversi della luce.
Teoria ondulatoria CHE COS’E’ UN’ ONDA? Un’onda è una perturbazione dovuta al trasferimento di energia da una particella (sorgente) che oscilla alle particelle vicine. I suoi parametri caratteristici sono: • lunghezza d’onda λ • periodo T • frequenza f = 1/T • velocità di propagazione v = λ/T • ampiezza e fase Le onde possono essere longitudinali o trasversali
Teoria ondulatoria CHE COS’E’ UN’ ONDA ELETTROMAGNETICA? Un’onda elettromagnetica (e.m.) è dovuta alla formazione di campi elettrici e magneti che si sovrappongono nello spazio. Essi trasferiscono l’uno all’altro la propria energia propagandosi a distanze crescenti dalla sorgente. Sono delle onde trasversali. La luce è un’onda e.m. che si propaga nel vuoto con velocità altissima ( 300.000 km/s)
Teoria ondulatoria CHE COSA SOSTIENE LA TEORIA ONDULATORIA? Sostiene che la luce è un’onda. Essa consiste quindi in un trasferimento di energia e non di materia; le sue proprietà sono simili a quelle delle onde elastiche, come per esempio le onde che si propagano nell’acqua o le onde sonore. La luce presenta fenomeni di riflessione e rifrazione che seguono leggi simili a quelle dell’ottica geometrica. Però, a differenza di due particelle, due onde possono sovrapporsi provocando fenomeni di interferenza.
INTERPRETAZIONI FORNITE DALLA TEORIA ONDULATORIA DI ALCUNI FENOMENI LUMINOSI: • PROPAGAZIONE RETTILINEA • RIFLESSIONE • RIFRAZIONE • DISPERSIONE
Teoria ondulatoria PROPAGAZIONE RETTILINEA Le onde circolari prodotte sulla superficie dell’acqua si propagano in direzione radiale. Ogni piccolo “pezzo” di onda si allontana dalla sorgente in linea retta.
Teoria ondulatoria RIFLESSIONE Un’onda, prodotta sulla superficie dell’ acqua immergendo e sollevando il bordo di una riga, urta contro una barriera. L’angolo tra la normale e la direzione di allontanamento sono uguali.
Teoria ondulatoria RIFRAZIONE Non appena un fronte d’onda giunge sulla linea di separazione tra le due zone, la parte che attraversa il confine viaggia più lenta dell’altra e resta indietro. Il fronte d’onda si piega e man mano che avanza tende a disporsi lungo una direzione più parallela rispetto alla linea di separazione. Il moto ondulatorio prevede quindi che, passando da un mezzo meno rinfrangente a uno più rinfrangente, la velocità della luce diminuisca.
Teoria ondulatoria DISPERSIONE Supponendo che la velocità di propagazione dipenda dalla lunghezza d’onda, onde di diversa lunghezza d’onda prodotte sulla superficie dell’ acqua si piegano in modo diverso quando entrano in una zona dove si propagano lentamente. Per il modello ondulatorio ciascun colore dello spettro corrisponde a una particolare lunghezza d’onda. Pertanto, la luce bianca è una miscela di onde di diversa lunghezza d’onda.
Un esempio di dispersione è il fenomeno dell’arcobaleno: I raggi solari, che attraversano la goccia di pioggia. Da ogni goccia esce un solo raggio con un angolo caratteristico, corrispondente ad un determinato colore. I raggi provenienti dal Sole incidono sulla goccia d'acqua come un fascio di raggi paralleli, ma con angoli differenti in quanto la superficie è sferica, pertanto anche la deviazione è differente; motivo per cui l’arcobaleno ha la forma di semicerchio. In particolari condizioni atmosferiche, è possibile osservare due arcobaleni vicini di diversa intensità luminosa.
Lo spettro elettromagnetico comprende l'intera gamma delle lunghezze d'onda esistenti in natura, dalle onde lunghissime, alle onde cortissime dotate di straordinaria energia. Fenomeni fisici apparentemente diversissimi, come le onde radio che trasportano suoni e voci nell'etere e i raggi X che impressionano le lastre radiografiche, appartengono in realtà alla medesima dimensione, quella delle onde elettromagnetiche.
All'interno dello spettro elettromagnetico, solo una piccolissima porzione appartiene al cosiddetto spettro visibile, cioè all'insieme delle lunghezze d'onda a cui l'occhio umano è sensibile e che sono alla base della percezione dei colori. Le differenze individuali possono far variare leggermente l'ampiezza dello spettro visibile. In linea di massima, comunque, esso si situa tra i 380 e i 780 nanometri: alla lunghezza d'onda minore corrisponde la gamma cromatica del blu-violetto, alla lunghezza d'onda maggiore corrisponde invece la gamma dei rossi.
• La luce (segnale elettro- magnetico) è uno stimolo che produce una risposta da parte dei fotorecettori retinici (coni e bastoncelli) presenti nella retina dell'occhio, dove si verificano i processi fotochimici ed elettrici che realizzano una prima codifica dell’informazione visiva (si può dire che lo stimolo viene misurato). L'occhio e i colori
• Successivamente l'informazione viene trasformata in segnale nervoso (elettrico) che viene trasmesso al cervello attraverso il nervo ottico. Il cervello lo interpreta e crea la risposta sensoriale, cioè la percezione visiva, in particolare quella di colore. L'occhio e i colori
• La retina è una sottile (mezzo millimetro) membrana nervosa che riveste internamente il globo oculare. In questo spessore sono ordinati tre tipi di cellule: • i fotorecettori, 1. bastoncelli 2. coni • le cellule mediane (le più importanti sono le bipolari) • le cellule gangliari L'occhio e i colori
• I coni richiedono un livello di illuminazione abbastanza alto (consentono la visione solo alla luce del giorno). Sono di tre tipi e ogni tipo risponde diversamente alle lunghezze d’onda. Il fatto che ci siano tre tipi di coni è all’origine del meccanismo della visione a colori. • Per la loro capacità di assorbire la luce i tre tipi di coni sono chiamati impropriamente "rossi", "verdi" e "blu" (anche se questi non sarebbero i loro colori, se potessimo vederli). L'occhio e i colori
La visione del colore rappresenta un fenomeno complesso per il quale intervengono due principali fattori: fattori •radiazione luminosa : Le onde elettromagnetiche, rappresentano un particolare intervallo di frequenze, che inducono la senzazione dei colori nel nostro cervello. Se un fascio di luce attraversa un prisma o passa attraverso le goccie della pioggia, si verifica una scomposizione del fascio di luce e cosi’ osseviamo l’arcobaleno; tale fenomeno si chiama “diffrazione della luce” •relazioni occhio/cervello: La percezione visiva dipende dalla capacità di formare e memorizzare immagini cerebrali, tramite le informazioni ricevute dal bulbo oculare, quest’ultimo ha la funzione di interagire con le onde elettromagnetiche dello spettro visibile, tramite le cellule nervose della retina L'occhio e i colori
• I colori si suddividono in primari e secondari. • I colori primari sono quelli al centro, che definiscono il modello • I colori secondari sono i tre colori che sono ugualmente distanti dai colori primari. • I colori terziari sono i colori tra ogni primario e secondario. L'occhio e i colori
Tre fasci di luce nei colori primari (blu, verde, rosso), sovrapponendosi due a due formano i colori complementari : giallo, magenta, ciano; dove si sovrappongono tutti e tre, danno origine al bianco. L'occhio e i colori
• L’apparato visivo umano risponde, tra tutte le radiazioni elettromagnetiche, solo a quelle di lunghezza d’onda compresa tra 400 e 700 nm circa (questi limiti variano da persona a persona). L’occhio umano (medio) non percepisce le radiazioni la cui lunghezza d'onda è inferiore a (circa) 380 nm (ultravioletto) né quelle la cui lunghezza d'onda è superiore a (circa) 780 nm (infrarosso). L'occhio e i colori
La sensibilità dell'apparato visivo alla radiazioni non è la stessa per tutte le loro lunghezza d'onda. L'occhio umano risponde alle sollecitazioni provocate dalle radiazioni le cui lunghezze sono comprese in un intervallo ristretto e che descresce man mano che ci si porta ai bordi di questo intervallo L'occhio e i colori
La composizione della luce. Il disco di Newton Lo strumento aveva il compito di dimostrare che la luce bianca proveniente dal Sole è formata dalla fusione dei colori che costituiscono lo spettro della luce visibile, colori che si possono ottenere per mezzo di un prisma. Ciò è quanto aveva dimostrato Isaac Newton (1642 - 1727) nel 1666 con degli esperimenti sulla scomposizione e sulla ricomposizione della luce solare, da cui il nome del dispositivo.
Ogni colore impressiona la retina e lo stimolo permane anche dopo che il colore che l’ha prodotto viene sostituito da un altro colore. Il risultato è la fusione di tutti i colori del disco a livello della retina e di conseguenza il cervello interpreta le informazioni ricevute come quelle prodotte dal "colore" Ruotando in modo sufficientemente veloce il disco, somma di tutti quelli che esso diventa bianco, pur essendo formato da settori formano la luce del sole e diversamente colorati. Quando si fissa una sorgente perciò il disco appare bianco, luminosa, l'immagine impressa sulla retina (parte anche se ovviamente non lo è. sensibile alla luce dell'occhio) vi permane per un po' Il cinema sfrutta il di tempo anche dopo che si è distolto lo sguardo dalla fenomeno della persistenza sorgente. Il fenomeno è detto persistenza della immagine retinica . dell'immagine retinica.
Il fenomeno della dispersione della luce attraverso un prisma è alla base dello studio delle radiazioni emesse dalle sorgenti per individuarne la composizione chimica. La loro composizione può essere accertata per mezzo dell’ analisi spettrale, cioè dello studio dell’insieme delle radiazioni emesse da una sostanza, definito spettro di emissione. Gli strumenti mediante i quali si esegue l’analisi spettrale si chiamano spettroscopi: spettroscopi il tipo classico è il cosiddetto spettroscopio di Kirchoff-Bunsen, mostrato in figura.
Lo spettro mostra varie tonalità di colori che variano a seconda delle sostanze contenute nel fascio luminoso analizzato . Gli spettri si possono suddividere in: spettri continui, costituiti da tutte le lunghezze d’onda che vanno dal rosso al violetto (spettro visibile) ; spettri a righe formati da una successione di righe luminose distribuite su un fondo scuro. Tali righe appaiono in corrispondenza di determinate lunghezze d’onda, caratteristiche di ciascun elemento chimico.
La spiegazione della formazione di uno spettro risiede nella costituzione atomica di ciascun elemento . L’atomo, infatti, presenta una configurazione elettronica caratteristica, nel senso che gli elettroni occupano orbite stabilite (fig.1) Fig. 1 Se si fornisce energia sufficiente all’atomo, questa viene assorbita dall’elettrone che va ad occupare un’orbita più esterna, corrispondente ad un’energia maggiore: l’atomo è eccitato (fig.2) Fig. 2
Dato che tale stato non è stabile, gli elettroni ritornano in quella che è la loro configurazione normale, definita stato fondamentale, rimettendo l’energia assorbita sotto forma di radiazione (fig.3). Fig.3 Il salto da un’orbitale all’altro comporta l’emissione di radiazione di una ben determinata frequenza e, di conseguenza, tale radiazione è collocabile in una zona precisa dello spettro delle onde elettromagnetiche. Così ciascun elemento chimico emette radiazioni di una ben determinata frequenza, che lo caratterizzano Per esempio il sodio riscaldato emette luce gialla di lunghezza d’onda 589 nm. La prova di laboratorio consente di riconoscere alcuni elementi dal colore della radiazione che, una volta riscaldati, sono in grado di emettere.
Saggio alla fiamma: prova di laboratorio Si prende un filo di nichel- Si nichel-cromo (Ni- (Ni-Cr) e si provvede alla sua pulizia inumidendolo con l'acido e portandolo nella fiamma ossidante ( zona di fusione ) di un bunsen. bunsen. Tale operazione è completata quando la fiamma appare incolore. incolore. Si inumidisce nuovamente il filo al Ni- Si Ni-Cr con l'acido, l'acido, si raccolgono sulla punta alcuni cristalli del primo sale in analisi e si osservano il colore ed i caratteri della fiamma. fiamma. L'acido cloridrico ha la funzione di permettere l'adesione al filo dei L'acido cristalli del sale e di trasformare lo stesso, stesso, qualora giàgià non lo fosse, in un cloruro, cloruro, sale particolarmente volatile. I sali così così trattati, trattati, ricevendo energia termica dalla fiamma, fiamma, emettono una radiazione, radiazione, caratteristica per ogni catione, catione, che viene percepita dall'occhio umano come luce colorata. colorata. La radiazione emessa può essere, essere, ovviamente, ovviamente, scomposta da uno spettroscopio nelle righe spettrali in modo da permettere un sicuro riconoscimento del catione. catione.
Si ripete l'esperienza con tutti i sali disponibili, avendo cura di sostituire il filo al Ni-Cr ogni volta, o di pulirlo accuratamente. E' opportuno annotare, per ogni catione, la colorazione ed i caratteri della fiamma. I colori dei principali cationi sono: Calcio: rosso Sodio: giallo Litio: rosso cardinale Potassio: violetto mattone intenso Stronzio: rosso a Rame: verde- Piombo: grigio- Bario: verde pisello sprazzi azzurro elettrico azzurro pallido Il rame ha una Il sodio ha una colorazione verde colorazione gialla azzurro
Altre immagini sul saggio alla fiamma Bario Cobalto Potassio Stronzio Litio Calcio Rame
Per analizzare la composizione chimica delle stelle si può ricorrere anche ai colori.
L’analisi della composizione chimica delle stelle si effettua utilizzando il loro spettro di assorbimento. Quest’ultimo si ottiene quando una radiazione bianca, emessa da una sorgente molto calda, passa attraverso un gas avente temperatura minore prima di giungere allo spettroscopio, lo strumento che permette spettroscopio la separazione delle radiazioni a differente lunghezza d’onda.
Lo studio degli spettri stellari fu poi utilizzato per distinguere le stelle in classi spettrali : le stelle della stessa classe hanno spettri simili e quindi analoga composizione chimica. In base alla classificazione di Harvard,sono state individuate sette classi,indicate con le lettere O B A F G K M.
Tipo 0 : stelle azzurro-bianche molto luminose e massicce, con temperature tra i 40.000 e i 20.000°C. Vi compaiono con evidenza le righe spettrali dell’elio e di altri atomi più volte ionizzati, cioè privi di vari elettroni. Tipo G: G è la classe dove si colloca il Sole. La temperatura va da 6.000 a 4.800°C. Nello spettro tendono a diminuire le righe di Balmer dell’idrogeno. Scomparse le righe dell’elio, vengono in evidenza quelle dei metalli. Tipo M:M la temperatura di queste stelle è inferiore a 3.000°C, che comporta un colore rosso più o meno cupo. Nello spettro compaiono molto intense le righe di un composto molecolare, l’ossido di titanio. Antares e Betelgeuse sono stelle di classe M.
Le stelle producono energia, che possiamo apprezzare attraverso la misura della loro luminosità. Si definisce luminosità assoluta o intrinseca (L) la quantità di energia emessa nell’unità di tempo(erg/secondo), ma la misurazione diretta di tale grandezza è impossibile, in quanto le stelle non sono tutte equidistanti da noi, e dalla Terra una stella può sembrare più luminosa di un’altra semplicemente perché è più vicina. La luminosità relativa o apparente (l) è appunto la luce, apprezzabile dalla Terra, dipendente dalla luminosità intrinseca e dalla distanza.
La temperatura superficiale e la magnitudine assoluta sono poste in relazione tra loro nel diagramma H-R. In basso a sinistra abbiamo stelle poco luminose e di temperature elevate, in mezzo abbiamo la sequenza principale e in alto a destra ci sono stelle molto luminose e di bassa temperatura. Russel osservò che le stelle esaminate non erano distribuite casualmente. La maggior parte delle stelle si concentra infatti in una fascia detta sequenza principale.
Nel 1842 Christian Doppler presentò all’accademia delle Scienze una teoria per spiegare il colore delle stelle basandosi sull’osservazione del loro spettro. Questo principio si rivelò poi esatto e molto importante per lo studio dell’universo. Quello che chiamiamo effetto doppler consente di spiegare la relazione tra la frequenza di una radiazione elettromagnetica emessa da una sorgente (ad esempio una stella) e il movimento relativo sorgente/osservatore.
Le righe dello spettro di emissione di una stella subiscono uno spostamento verso le lunghezze d’onda più corte (cioè il blue shift) se la stella si sta avvicinando all’osservatore (a), uno spostamento verso le lunghezze d’onda maggiori (cioè il red shift) se essa se ne sta allontanando (c). Dall’entità di questo si può risalire alla velocità radiale della stella.
LUCE & COLORI La presentazione è stata realizzata dalla classe 1SCB (Liceo Studenti che hanno realizzato la scientifico biologico) dell’I.I.S. “A. Maserati” di Voghera presentazione: nell’ambito di un progetto di flessibilità che ha coinvolto le discipline tecniche (Laboratorio di Fisica-Chimica e Scienza Casarini Fabio (idiota) della Terra) . Massa Giacomo (idiota) Ortolano Erika Insegnanti Pincetti Eros Patrizia Parrinello Soldini Letizia Stefano Granata Strada Riccardo MariaLuisa Castoldi Ist. Istruz. Sup. “A. Maserati” Voghera Tel. 038343644 www.istitutomaserati.it A.S. 2006-2007 Home
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