SCB Illuminati dalla - Liceo Scientifico Biologico "A.Maserati" - Voghera

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Illuminati dalla
                 1^ SCB
Liceo Scientifico Biologico “A.Maserati” - Voghera
Rifletterò tutto il resto
della mia esistenza su ciò che è la
               luce
           A. Einstein
Storia della luce: dal mondo
    greco ai giorni nostri    Teoria Corpuscolare e
                                teoria ondulatoria
  La dispersione della luce
                                        L’occhio e i colori
 La composizione della luce:
      Disco di Newton        Lo spettro di emissione:
                               saggio alla fiamma
                                         Spettroscopia stellare
Le stelle sono buchi nel cielo da cui
     filtra la luce dell'infinito.
               Confucio
La luce è vita.
Il fatto che da quasi 3000 anni si usano luci di tipo artificiale,
   dimostra quanto essa sia necessaria per la vita dell’uomo.
      La storia dell’illuminazione ha radici molto antiche...
                          Storia della luce
Nel mondo greco si sono confrontati due
  diversi modi di interpretare la luce :
a) Pitagora(V sec. a,C,) sosteneva che
   la luce è una sorta di fluido emesso
   dagli occhi, ai quali ritorna con le
   immagini degli oggetti circostanti.
b) Democrito (460 a.C.) sosteneva
   invece che l’immagine di un oggetto
   fosse emessa continuamente
   dall’oggetto stesso.
c) Erone d’Alessandria (I– sec. a.C.)
   formulò il principio del minimo
   cammino.
                                Storia della luce
ALHAZAN (scienziato arabo), osserva che la visione di un oggetto
molto luminoso persiste anche dopo aver chiuso gli occhi, rigettando
così la teoria pitagorica dei raggi visivi. Riconosce che la visione di un
 oggetto è un processo fisiologico che avviene quando l’occhio viene
 raggiunto da un raggio luminoso emesso da una sorgente e riflesso
                              dall’oggetto.

                               Storia della luce
Nel Rinascimento iniziò lo studio della prospettiva e la costruzione delle
lenti : in particolare l’ottica delle lenti venne studiata da Keplero. Risultò di
     fondamentale importanza la costruzione da parte di Galileo Galilei
                          (1564-1642) del cannocchiale.

                                   Storia della luce
Le leggi fondamentali della rifrazione dei
    raggi luminosi furono determinate
sperimentalmente da SNELL e pubblicate
     da Cartesio: la luce, costituita da
  corpuscoli materiali, se proviene da un
  mezzo meno denso ed entra in uno più
   denso vede aumentare la componente
  verticale della propria velocità; a tale
 variazione della velocità corrisponde una
  variazione del percorso. Queste leggi
 furono spiegate da Fermat attraverso il
   principio del minimo percorso il quale
afferma che un raggio di luce procede tra
  due punti, seguendo la traiettoria che
    viene percorsa in un tempo minimo.
                               Storia della luce
Newton studiò la rifrazione
  attraverso un prisma triangolare,
   giungendo alla conclusione che la
    luce solare fosse in realtà una
    miscela di raggi aventi diversa
rifrangibilità . Huygens mise a punto
  un modello che attribuiva alla luce
    una natura ondulatoria . L’unica
obiezione al modello ondulatorio era
 legata alla necessità che gli impulsi
      luminosi si trasmettessero
   attraverso un flusso elastico, si
   ipotizzò quindi l’esistenza di una
    sostanza impercettibile detta
                 etere.
                                 Storia della luce
In questo periodo YOUNG spiegò
   l’ipotesi ondulatoria, che fu
   completata da FRESNEL. In
  seguito MAXWELL sviluppò la
   teoria dei campi magnetici e
   elettrici, nei quali le onde si
 propagano anche nel vuoto con
una velocità uguale a quella della
luce senza ipotizzare l’esistenza
 dell’etere. In questo periodo fu
 inaugurata la distribuzione del
gas di carbone, che sostituì l’olio
   per la luce artificiale, infine
 PHILIPS fondò la sua fabbrica
            di lampadine.
                              Storia della luce
Alla fine del XIX secolo la fisica classica
venne messa in discussione da diversi punti
    di vista. Gli studi sulla velocità e sulla
natura della luce contribuirono a fondare la
   fisica moderna. I primi studi sulla luce
   risalgono a GALILEO il quale, però non
ottenne grandi risultati. Seguirono gli studi
  di Ròmer nel 1600, quelli di FIZEAU nel
1800,che stabilì, grazie ad un esperimento,
     l’esatta velocità della luce. Gli studi
 seguenti furono eseguiti da Michelson tra
  l’800 e il 900 Questi studi fornirono ad
    ALBERT EINSTEIN i primi strumenti
necessari per la formulazione della “teoria
                della relatività”.
                               Storia della luce
La luce elettrica inizia a
  diffondersi in quanto non
 comporta nessun rischio di
 esplosione poiché si ottiene
    semplicemente con un
interruttore . Diventa anche
 elemento decorativo con la
   nascita dell’ high tech e
       dell’architettura
     sperimentale,quindi
integrante per l’allestimento
          della casa.

                            Storia della luce
La luce visibile, proveniente dal Sole, è una miscela di radiazioni di diverso
colore con lunghezza d’onda compresa tra 400 e 700 nanometri
(miliardesimi di metro). La distribuzione delle intensità luminose
corrisponde a quella della radiazione emessa da un corpo alla temperatura
superficiale di circa 6000 gradi centigradi (come il Sole). Questa radiazione
si propaga anche nel vuoto e in linea retta. Quando la luce giunge sulla
superficie di un corpo possono verificarsi due casi:
• viene assorbita (e si trasforma in energia termica)
• si riflette senza cambiare la propria lunghezza d’onda
Le sorgenti sono oggetti in grado di emettere radiazioni luminose. ( Sole,
Fiamme, lampadine accese, ...)

Lo spettro della luce visibile
Secondo questa teoria,la luce consiste in
 un flusso di particelle microscopiche (i
corpuscoli) che vengono emesse a ritmo
continuo dalle sorgenti luminose. Esse si
 muovono in linea retta, attraversano i
materiali trasparenti, rimbalzano come
    piccole palline sulle superfici dei
materiali opachi e quando penetrano nel
  nostro occhio stimolano il senso della
                  vista.
Teoria corpuscolare
        CHE COS’ E’ UNA PARTICELLA?

E’ un corpuscolo che possiede una massa e
occupa una posizione nello spazio ben
definita; inoltre muovendosi percorre una
traiettoria con velocità che, in linea di
principio, può essere conosciuta istante
per istante. Se la particella urta un
ostacolo può rimbalzare con un certo
angolo di deviazione      o penetrare in
profondità o addirittura rompersi se
l’urto è abbastanza violento. Essa si
comporta come comunemente si comporta
una pallina.
ALCUNI FENOMENI LUMINOSI SPIEGATI
  CON IL MODELLO CORPUSCOLARE

• PROPAGAZIONE RETTILINEA

• RIFLESSIONE

• RIFRAZIONE

• DISPERSIONE
Teoria corpuscolare
PROPAGAZIONE RETTILINEA

           LE PARTICELLE DI LUCE SI
          MUOVONO IN LINEA RETTA
         COSI’ COME FANNO TUTTE LE
          PARTICELLE MATERIALI IN
          ASSENZA DI FORZE. ANCHE I
             CORPUSCOLI DI LUCE
           SEGUONO IL PRINCIPIO DI
                   INERZIA.
Teoria corpuscolare
        RIFLESSIONE

NELL’URTO ELASTICO DI UNA PALLA
CONTRO UNA SUPERFICIE SOLIDA E
PIANA L’ANGOLO DI RIFLESSIONE E’
UGUALE ALL’ANGOLO DI INCIDENZA
Teoria corpuscolare
                  RIFRAZIONE

CONSIDERIAMO UNA PARTICELLA DI LUCE CHE PASSA DA UN
MEZZO MENO RIFRANGENTE AD UNO PIU RIFRANGENTE. PER
 SPIEGARE LA DEVIAZIONE DEL RAGGIO SI SUPPONE CHE LA
  PARTICELLA, QUANDO INCONTRA LA SUPERFICIE, SUBISCE
UNA FORZA PERPENDICOLARE AD ESSA CHE NE AUMENTA LA
  VELOCITA’ E L’AVVICINA ALLA DIREZIONE DELLA FORZA.
Teoria corpuscolare
   DISPERSIONE

              LA LUCE BIANCA E’ UNA
             MISCELA COSTITUITA DA
              CORPUSCOLI DI SPECIE
            DIVERSE, CIASCUNA DELLE
            QUALI CORRISPONDE A UN
             COLORE. QUANTO PIU E’
            GRANDE LA MASSA DELLE
               PARTICELLE, TANTO
             MAGGIORE E’ LA FORZA
                CHE LE FA DEVIARE
             QUANDO ATTRAVERSANO
                   UN PRISMA
La teoria ondulatoria della luce è
una applicazione all'ottica della
teoria delle onde elastiche.

     N= C/V
Teoria ondulatoria
 SCIENZIATI E FISICI CHE STUDIARONO LA TEORIA
                 ONDULATORIA:

• James Clerk Maxwell
• Michelson e Morley
• Albert Einstein
Formulata da C. Huygens nel 1678 ma pubblicata solo nel
1690 nel Traite de Lumiere, la luce veniva vista come
un‘onda che si propagava (in maniera del tutto simile alle
onde del mare o a quelle acustiche) in un mezzo, chiamato
etere, che si supponeva pervadere tutto l'universo ed
essere formato da microscopiche particelle elastiche. La
teoria ondulatoria della luce permetteva di spiegare un
gran numero di fenomeni tra cui la riflessione e la
rifrazione. Nel 1801 Thomas Young dimostrò come i
fenomeni della diffrazione e dell'interferenza fossero
spiegabili dalla teoria ondulatoria e non dalla teoria
corpuscolare. Un problema della teoria ondulatoria era la C. Huygens 1629 - 1695
propagazione rettilinea della luce. Infatti era ben noto
che le onde sono capaci di aggirare gli ostacoli mentre è
esperienza comune che la luce si propaghi in linea retta.
Questa apparente incongruenza può però essere spiegata
assumendo che la luce abbia una lunghezza d’onda
microscopica.
Al contrario della teoria corpuscolare, quella ondulatoria
prevede che la luce si propaghi più lentamente all'interno
di un mezzo che nel vuoto.
Egli sostenne che la luce è un’onda
  di natura elettromagnetica in
  quanto:
• Viaggia con la stessa velocità delle
  onde elettromagnetiche
• Come le onde elettromagnetiche, è
  un’onda trasversale e non
  longitudinale come invece riteneva
  Huygens
All’inizio del ’900, Albert Einstein,
per poter interpretare l’effetto
fotoelettrico, riprese nuovamente
l’aspetto corpuscolare delle
radiazioni. A prima vista l’ipotesi
sembrava contraddittoria, difatti:
alcune volte la luce si comportava
come un insieme di corpuscoli
chiamati fotoni, altre volte mostra-
va proprietà ondulatorie. Oggi i
due modelli coesistono spiegando
aspetti diversi della luce.
Teoria ondulatoria
CHE COS’E’ UN’ ONDA?
         Un’onda è una perturbazione dovuta
          al trasferimento di energia da una
          particella (sorgente) che oscilla alle
          particelle vicine. I suoi parametri
          caratteristici sono:
         • lunghezza d’onda λ
         • periodo T
         • frequenza f = 1/T
         • velocità di propagazione v = λ/T
         • ampiezza e fase
         Le onde possono essere longitudinali o
            trasversali
Teoria ondulatoria
CHE COS’E’ UN’ ONDA ELETTROMAGNETICA?

  Un’onda elettromagnetica (e.m.) è dovuta alla formazione di campi
  elettrici e magneti che si sovrappongono nello spazio. Essi
  trasferiscono l’uno all’altro la propria energia propagandosi a
  distanze crescenti dalla sorgente. Sono delle onde trasversali.
  La luce è un’onda e.m. che si propaga nel vuoto con velocità altissima
  ( 300.000 km/s)
Teoria ondulatoria
CHE COSA SOSTIENE LA TEORIA ONDULATORIA?

Sostiene che la luce è un’onda. Essa consiste quindi in un trasferimento di
energia e non di materia; le sue proprietà sono simili a quelle delle onde
elastiche, come per esempio le onde che si propagano nell’acqua o le onde
sonore. La luce presenta fenomeni di riflessione e rifrazione che seguono
leggi simili a quelle dell’ottica geometrica. Però, a differenza di due
particelle, due onde possono sovrapporsi provocando fenomeni di
interferenza.
INTERPRETAZIONI FORNITE DALLA
 TEORIA ONDULATORIA DI ALCUNI
      FENOMENI LUMINOSI:

•   PROPAGAZIONE RETTILINEA
•   RIFLESSIONE
•   RIFRAZIONE
•   DISPERSIONE
Teoria ondulatoria
          PROPAGAZIONE RETTILINEA

  Le onde circolari prodotte sulla superficie dell’acqua si propagano in
direzione radiale. Ogni piccolo “pezzo” di onda si allontana dalla sorgente
                               in linea retta.
Teoria ondulatoria
   RIFLESSIONE
     Un’onda, prodotta sulla superficie dell’
     acqua immergendo e sollevando il bordo
      di una riga, urta contro una barriera.
     L’angolo tra la normale e la direzione di
           allontanamento sono uguali.
Teoria ondulatoria
   RIFRAZIONE

      Non appena un fronte d’onda giunge sulla
         linea di separazione tra le due zone, la
       parte che attraversa il confine viaggia più
        lenta dell’altra e resta indietro. Il fronte
        d’onda si piega e man mano che avanza
        tende a disporsi lungo una direzione più
      parallela rispetto alla linea di separazione.
        Il moto ondulatorio prevede quindi che,
      passando da un mezzo meno rinfrangente a
      uno più rinfrangente, la velocità della luce
                       diminuisca.
Teoria ondulatoria
                      DISPERSIONE
  Supponendo che la velocità di propagazione dipenda dalla lunghezza
 d’onda, onde di diversa lunghezza d’onda prodotte sulla superficie dell’
  acqua si piegano in modo diverso quando entrano in una zona dove si
  propagano lentamente. Per il modello ondulatorio ciascun colore dello
spettro corrisponde a una particolare lunghezza d’onda. Pertanto, la luce
        bianca è una miscela di onde di diversa lunghezza d’onda.
Un esempio di dispersione è il
fenomeno dell’arcobaleno: I
raggi solari, che attraversano la
goccia di pioggia. Da ogni
goccia esce un solo raggio con
un     angolo      caratteristico,
corrispondente         ad      un
determinato colore. I raggi
provenienti dal Sole incidono
sulla goccia d'acqua come un
fascio di raggi paralleli, ma con
angoli differenti in quanto la
superficie è sferica, pertanto
anche      la    deviazione      è
differente; motivo per cui
l’arcobaleno ha la forma di
semicerchio.     In    particolari
condizioni     atmosferiche,     è
possibile      osservare      due
arcobaleni vicini di diversa
intensità luminosa.
Lo spettro elettromagnetico
   comprende l'intera gamma delle
lunghezze d'onda esistenti in natura,
   dalle onde lunghissime, alle onde
  cortissime dotate di straordinaria
        energia. Fenomeni fisici
apparentemente diversissimi, come le
 onde radio che trasportano suoni e
    voci nell'etere e i raggi X che
        impressionano le lastre
radiografiche, appartengono in realtà
   alla medesima dimensione, quella
    delle onde elettromagnetiche.
All'interno dello spettro elettromagnetico, solo una piccolissima porzione
appartiene al cosiddetto spettro visibile, cioè all'insieme delle lunghezze
d'onda a cui l'occhio umano è sensibile e che sono alla base della percezione
dei colori. Le differenze individuali possono far variare leggermente
l'ampiezza dello spettro visibile. In linea di massima, comunque, esso si situa
tra i 380 e i 780 nanometri: alla lunghezza d'onda minore corrisponde la
gamma cromatica del blu-violetto, alla lunghezza d'onda maggiore corrisponde
invece la gamma dei rossi.
• La luce (segnale elettro-
  magnetico) è uno stimolo che
  produce una risposta da
  parte dei fotorecettori retinici
  (coni e bastoncelli) presenti
  nella retina dell'occhio, dove
  si    verificano   i   processi
  fotochimici ed elettrici che
  realizzano una prima codifica
  dell’informazione visiva (si
  può dire che lo stimolo viene
  misurato).

                              L'occhio e i colori
• Successivamente
  l'informazione         viene
  trasformata in segnale
  nervoso (elettrico) che
  viene     trasmesso        al
  cervello    attraverso      il
  nervo ottico. Il cervello
  lo interpreta e crea la
  risposta sensoriale, cioè
  la percezione visiva, in
  particolare     quella     di
  colore.

                           L'occhio e i colori
•  La retina è una sottile
   (mezzo millimetro)
   membrana nervosa che
   riveste internamente il
   globo oculare. In questo
   spessore sono ordinati
   tre tipi di cellule:
• i fotorecettori,
1. bastoncelli
2. coni
• le cellule mediane (le
   più importanti sono le
   bipolari)
• le cellule gangliari
                        L'occhio e i colori
• I coni richiedono un livello di
  illuminazione abbastanza
  alto (consentono la visione
  solo alla luce del giorno).
  Sono di tre tipi e ogni tipo
  risponde diversamente alle
  lunghezze d’onda. Il fatto
  che ci siano tre tipi di coni è
  all’origine del meccanismo
  della visione a colori.
• Per la loro capacità di
  assorbire la luce i tre tipi di
  coni sono chiamati
  impropriamente "rossi",
  "verdi" e "blu" (anche se
  questi non sarebbero i loro
  colori, se potessimo vederli).

                             L'occhio e i colori
La visione del colore rappresenta un fenomeno complesso per il quale
                      intervengono due principali fattori:
                                                  fattori

•radiazione luminosa :
Le onde elettromagnetiche, rappresentano un particolare intervallo di frequenze,
che inducono la senzazione dei colori nel nostro cervello. Se un fascio di luce
attraversa un prisma o passa attraverso le goccie della pioggia, si verifica una
scomposizione del fascio di luce e cosi’ osseviamo l’arcobaleno; tale fenomeno si
chiama “diffrazione della luce”

•relazioni occhio/cervello:
La percezione visiva dipende dalla capacità di formare e memorizzare immagini
cerebrali, tramite le informazioni ricevute dal bulbo oculare, quest’ultimo ha la
funzione di interagire con le onde elettromagnetiche dello spettro visibile, tramite
le cellule nervose della retina

                                   L'occhio e i colori
• I colori si suddividono in
  primari e secondari.
• I colori primari sono quelli
  al centro, che definiscono
  il modello
• I colori secondari sono i
  tre colori che sono
  ugualmente distanti dai
  colori primari.
• I colori terziari sono i
  colori tra ogni primario e
  secondario.

                            L'occhio e i colori
Tre fasci di luce nei colori
primari (blu, verde, rosso),
sovrapponendosi due a due
formano i colori
  complementari :
      giallo, magenta, ciano;

dove si sovrappongono tutti
e tre, danno origine al
        bianco.
                          L'occhio e i colori
•   L’apparato visivo umano
    risponde, tra tutte le radiazioni
    elettromagnetiche, solo a
    quelle di lunghezza d’onda
    compresa tra 400 e 700 nm
    circa (questi limiti variano da
    persona a persona). L’occhio
    umano (medio) non percepisce
    le radiazioni la cui lunghezza
    d'onda è inferiore a (circa) 380
    nm (ultravioletto) né quelle la
    cui lunghezza d'onda è
    superiore a (circa) 780 nm
    (infrarosso).

                                 L'occhio e i colori
La sensibilità dell'apparato visivo alla radiazioni non è la
stessa per tutte le loro lunghezza d'onda. L'occhio umano
risponde alle sollecitazioni provocate dalle radiazioni le
cui lunghezze sono comprese in un intervallo ristretto e
che descresce man mano che ci si porta ai bordi di questo
intervallo                 L'occhio e i colori
La composizione della luce.
      Il disco di Newton

Lo strumento aveva il compito di dimostrare che la luce bianca
proveniente dal Sole è formata dalla fusione dei colori che costituiscono
lo spettro della luce visibile, colori che si possono ottenere per mezzo di
un prisma. Ciò è quanto aveva dimostrato Isaac Newton (1642 - 1727) nel
1666 con degli esperimenti sulla scomposizione e sulla ricomposizione
della luce solare, da cui il nome del dispositivo.
Ogni colore impressiona la
                                                         retina e lo stimolo permane
                                                         anche dopo che il colore che
                                                         l’ha prodotto viene sostituito
                                                         da un altro colore. Il
                                                         risultato è la fusione di tutti
                                                         i colori del disco a livello della
                                                         retina e di conseguenza il
                                                         cervello interpreta le
                                                         informazioni ricevute come
                                                         quelle prodotte dal "colore"
Ruotando in modo sufficientemente veloce il disco,       somma di tutti quelli che
esso diventa bianco, pur essendo formato da settori      formano la luce del sole e
diversamente colorati. Quando si fissa una sorgente      perciò il disco appare bianco,
luminosa, l'immagine impressa sulla retina (parte        anche se ovviamente non lo è.
sensibile alla luce dell'occhio) vi permane per un po'   Il cinema sfrutta il
di tempo anche dopo che si è distolto lo sguardo dalla   fenomeno della persistenza
sorgente. Il fenomeno è detto persistenza                della immagine retinica .
dell'immagine retinica.
Il fenomeno della dispersione
della luce attraverso un prisma è
alla base dello studio delle
radiazioni emesse dalle sorgenti
per individuarne la composizione
chimica. La loro composizione
può essere accertata per mezzo
dell’ analisi spettrale, cioè dello
studio dell’insieme delle
radiazioni emesse da una
sostanza, definito spettro di
emissione. Gli strumenti mediante
i quali si esegue l’analisi spettrale
si chiamano spettroscopi:
               spettroscopi il tipo
classico è il cosiddetto
spettroscopio di Kirchoff-Bunsen,
mostrato in figura.
Lo spettro mostra varie tonalità di colori che variano a
   seconda delle sostanze contenute nel fascio luminoso
  analizzato . Gli spettri si possono suddividere in: spettri
 continui, costituiti da tutte le lunghezze d’onda che vanno
    dal rosso al violetto (spettro visibile) ; spettri a righe
formati da una successione di righe luminose distribuite su
 un fondo scuro. Tali righe appaiono in corrispondenza di
 determinate lunghezze d’onda, caratteristiche di ciascun
                       elemento chimico.
La spiegazione della formazione di uno spettro risiede
          nella costituzione atomica di ciascun elemento .
          L’atomo, infatti, presenta una configurazione
          elettronica caratteristica, nel senso che gli elettroni
          occupano orbite stabilite (fig.1)
Fig. 1

          Se si fornisce energia sufficiente all’atomo, questa
          viene assorbita dall’elettrone che va ad occupare
          un’orbita più esterna, corrispondente ad un’energia
          maggiore: l’atomo è eccitato (fig.2)

 Fig. 2
Dato che tale stato non è stabile, gli elettroni ritornano in
                 quella che è la loro configurazione normale, definita stato
                 fondamentale, rimettendo l’energia assorbita sotto forma
                 di radiazione (fig.3).

        Fig.3

Il salto da un’orbitale all’altro comporta l’emissione di radiazione di una
ben determinata frequenza e, di conseguenza, tale radiazione è collocabile
in una zona precisa dello spettro delle onde elettromagnetiche.

Così ciascun elemento chimico emette radiazioni di una ben
determinata frequenza, che lo caratterizzano
 Per esempio il sodio riscaldato emette luce gialla di lunghezza d’onda 589
nm. La prova di laboratorio consente di riconoscere alcuni elementi dal
colore della radiazione che, una volta riscaldati, sono in grado di emettere.
Saggio alla fiamma:
                 prova di laboratorio
  Si prende un filo di nichel-
Si                       nichel-cromo (Ni-
                                        (Ni-Cr) e si provvede alla sua pulizia
inumidendolo con l'acido e portandolo nella fiamma ossidante ( zona di
fusione ) di un bunsen.
                    bunsen. Tale operazione è completata quando la fiamma
appare incolore.
          incolore.
  Si inumidisce nuovamente il filo al Ni-
Si                                      Ni-Cr con l'acido,
                                                    l'acido, si raccolgono sulla
punta alcuni cristalli del primo sale in analisi e si osservano il colore ed i
caratteri della fiamma.
                 fiamma.
  L'acido cloridrico ha la funzione di permettere l'adesione al filo dei
L'acido
cristalli del sale e di trasformare lo stesso,
                                       stesso, qualora giàgià non lo fosse, in un
cloruro,
cloruro, sale particolarmente volatile. I sali così
                                                così trattati,
                                                      trattati, ricevendo energia
termica dalla fiamma,
                  fiamma, emettono una radiazione,
                                           radiazione, caratteristica per ogni
catione,
catione, che viene percepita dall'occhio umano come luce colorata. colorata.
 La radiazione emessa può essere,  essere, ovviamente,
                                             ovviamente, scomposta da uno
spettroscopio nelle righe spettrali in modo da permettere un sicuro
riconoscimento del catione.
                       catione.
Si ripete l'esperienza con tutti i sali disponibili, avendo cura di
sostituire il filo al Ni-Cr ogni volta, o di pulirlo accuratamente.
E' opportuno annotare, per ogni catione, la colorazione ed i caratteri
della fiamma.
                                I colori dei principali cationi sono:
                                  Calcio:        rosso Sodio:         giallo
       Litio: rosso cardinale                                                  Potassio: violetto
                                 mattone               intenso
        Stronzio:   rosso       a                        Rame:       verde- Piombo:          grigio-
                                  Bario: verde pisello
      sprazzi                                          azzurro elettrico     azzurro pallido

                                                                     Il rame ha una
         Il sodio ha una                                            colorazione verde
        colorazione gialla                                               azzurro
Altre immagini sul saggio alla
           fiamma

Bario     Cobalto     Potassio   Stronzio

  Litio      Calcio          Rame
Per analizzare la composizione
  chimica delle stelle si può
   ricorrere anche ai colori.
L’analisi              della
 composizione       chimica
 delle stelle si effettua
 utilizzando il loro spettro
 di          assorbimento.
 Quest’ultimo si ottiene
 quando una radiazione
 bianca, emessa da una
 sorgente molto calda,
 passa attraverso un gas
 avente         temperatura
 minore prima di giungere
 allo spettroscopio, lo
 strumento che permette        spettroscopio
 la separazione delle
 radiazioni a differente
 lunghezza d’onda.
Lo studio degli spettri stellari fu poi utilizzato per
  distinguere le stelle in classi spettrali : le stelle
  della stessa classe hanno spettri simili e quindi
  analoga composizione chimica. In base alla
  classificazione di Harvard,sono state individuate
  sette classi,indicate con le lettere O B A F G K M.
Tipo 0 : stelle azzurro-bianche molto luminose e massicce, con
   temperature tra i 40.000 e i 20.000°C. Vi compaiono con
   evidenza le righe spettrali dell’elio e di altri atomi più volte
   ionizzati, cioè privi di vari elettroni.
Tipo G:
      G è la classe dove si colloca il Sole. La temperatura va da
   6.000 a 4.800°C. Nello spettro tendono a diminuire le righe di
   Balmer dell’idrogeno. Scomparse le righe dell’elio, vengono in
   evidenza quelle dei metalli.
Tipo M:M la temperatura di queste stelle è inferiore a 3.000°C,
che comporta un colore rosso più o meno cupo. Nello spettro
compaiono molto intense le righe di un composto molecolare,
l’ossido di titanio. Antares e Betelgeuse sono stelle di classe M.
Le stelle producono energia, che possiamo apprezzare
  attraverso la misura della loro luminosità. Si definisce
  luminosità assoluta o intrinseca (L) la quantità di energia
  emessa nell’unità di tempo(erg/secondo), ma la
  misurazione diretta di tale grandezza è impossibile, in
  quanto le stelle non sono tutte equidistanti da noi, e dalla
  Terra una stella può sembrare più luminosa di un’altra
  semplicemente perché è più vicina. La luminosità relativa o
  apparente (l) è appunto la luce, apprezzabile dalla Terra,
  dipendente dalla luminosità intrinseca e dalla distanza.
La temperatura superficiale e la
  magnitudine assoluta sono poste
  in relazione tra loro nel
  diagramma H-R. In basso a
  sinistra abbiamo stelle poco
  luminose e di temperature
  elevate, in mezzo abbiamo la
  sequenza principale e in alto a
  destra ci sono stelle molto
  luminose e di bassa temperatura.
  Russel osservò che le stelle
  esaminate non erano distribuite
  casualmente. La maggior parte
  delle stelle si concentra infatti in
  una fascia detta sequenza
  principale.
Nel 1842 Christian Doppler presentò all’accademia
  delle Scienze una teoria per spiegare il colore delle
  stelle basandosi sull’osservazione del loro spettro.
  Questo principio si rivelò poi esatto e molto
  importante per lo studio dell’universo. Quello che
  chiamiamo effetto doppler consente di spiegare la
  relazione tra la frequenza di una radiazione
  elettromagnetica emessa da una sorgente (ad
  esempio una stella) e il movimento relativo
  sorgente/osservatore.
Le      righe dello spettro di
     emissione di una stella
     subiscono uno spostamento
     verso le lunghezze d’onda più
     corte (cioè il blue shift) se la
     stella si sta avvicinando
     all’osservatore      (a),    uno
     spostamento         verso       le
     lunghezze d’onda maggiori
     (cioè il red shift) se essa se ne
     sta       allontanando        (c).
     Dall’entità di questo si può
     risalire alla velocità radiale
     della stella.
LUCE & COLORI

                                   La presentazione è stata realizzata dalla classe 1SCB (Liceo
Studenti che hanno realizzato la     scientifico biologico) dell’I.I.S. “A. Maserati” di Voghera
presentazione:                      nell’ambito di un progetto di flessibilità che ha coinvolto le
                                   discipline tecniche (Laboratorio di Fisica-Chimica e Scienza
Casarini Fabio (idiota)
                                                             della Terra) .
Massa Giacomo (idiota)
Ortolano Erika
                                           Insegnanti
Pincetti Eros
                                           Patrizia Parrinello
Soldini Letizia
                                           Stefano Granata
Strada Riccardo
                                           MariaLuisa Castoldi

                                                 Ist. Istruz. Sup. “A. Maserati”
                                                              Voghera
                                                          Tel. 038343644
                                                     www.istitutomaserati.it
                                                          A.S. 2006-2007
                                                                                                     Home
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