Studio attraverso la spettroscopia laser di una reazione chimica ultrarapida
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Alessia Moneghini Liceo cantonale di Lugano 1 Studio attraverso la spettroscopia laser di una reazione chimica ultrarapida Progetto di stage con il gruppo del Prof. Eric Vauthey Dipartimento di chimica fisica, Università di Ginevra Supervisione: Dr. Sandra Mosquera Vazquez, Dr. François-Alexandre Miannay Abstract Gli argomenti principali trattati in questo progetto sono la fotochimica, le reazioni ultrarapide e la spettroscopia laser. L’obiettivo è di studiare e misurare la velocità di una reazione fotochimica ultrarapida in cui avviene una transizione elettronica da una molecola all’altra dei reagenti. Perché la transizione elettronica (e la reazione) avvenga bisogna portare i reagenti dal loro stato fondamentale ad uno stato definito “eccitato” e a questo scopo si utilizza il laser, il quale dirige un fascio luminoso con una determinata lunghezza d’onda, dell’energia, in grado di eccitare i reagenti. Questo tipo di reazioni avvengono in un determinato lasso di tempo che si aggira tra i nanosecondi (10-9 secondi) e i picosecondi (10-12 secondi) ed è solamente tramite la spettroscopia laser che si è in grado di studiare reazioni così rapide. Introduzione Prima di iniziare la ricerca mi sono stati introdotti dai miei supervisori i principi e i metodi di base della spettroscopia. Per la parte sperimentale propria abbiamo utilizzato il perilene, un idrocarburo aromatico policiclico (C20H12). Il perilene è frequentemente utilizzato nella spettroscopia poiché possiede una fluorescenza blu e è un buon modello base per altri PAH’s. A temperatura ambiente si presenta come un solido cristallino di colore giallo. È poco solubile in acqua, perciò per la ricerca è stato utilizzato come solvente l’acetonitrile (ACN), un composto organico (C2H3N) che a temperatura ambiente si presenta come un liquido incolore. La reazione ultrarapida che è stata indagata è quella tra il perilene (in soluzione con ACN) e la N,N-dimetilanilina (DMA), un composto organico con formula molecolare C8H11N e si tratta, a temperatura ambiente, di un liquido incolore. La reazione può essere usata come modello di reazione di trasferimento di elettroni, come la fotosintesi, dove un elettrone di trasferisce da una molecola all’altra dei reagenti. Infatti ad una determinata lunghezza d’onda il perilene non è più in equilibro e dal suo stato fondamentale passa a uno eccitato. Per tornare all’equilibrio il perilene libera l’energia acquisita sotto forma di energia luminosa con una determinata intensità, ma se nella soluzione vi è della DMA, questa „ruba“ degli elettroni al perilene. In questo modo l’energia luminosa che il perilene emetterà avrà un’intensità minore. N,N-dimetilanilina (C8H11N) perilene (C20H12) 1
Materiali e metodologia In generale se della luce viene proiettata attraverso una molecola, questa assorbe una determinata quantità di energia, detta energia quantizzata, poiché solamente quella precisa quantità d’energia permette di eccitare la molecola, cioé farla passare dal suo stato fondamentale a uno eccitato. L’energia quantizzata è la differenza tra lo stato eccitato E1 e lo stato fondamentale E0. Ciò che accade alla molecola è una transizione elettronica, in quanto uno o più elettroni della molecola si muovono dagli orbitali dello stato E0 a quelli dello stato E1. Questo processo è definito eccitazione di una molecola ed è studiato attraverso la spettroscopia UV-visibile. Lo spettrometro UV-visibile è formato da un monocromatore, che produce un certo tipo di luce con una determinata lunghezza d’onda (dallo spettro ultravioletto a quello del visibile). Questo fascio viene proiettato nel campione con dentro la molecola da studiare e un detector misura la luce che è passata attraverso esso: ciò che viene misurato è l’assorbanza (A=logI/logI0 a.u.), cioé la quantità di energia che la molecola ha assorbito ad una determinata lunghezza d’onda (nm). Si ottiene quindi lo spettro di assorbanza del campione. La molecola però una volta eccitata vuole ritornare al suo stato fondamentale, poiché ad E 0 l’energia è minore e ciò permette alla molecola di stare in equilibrio. Gli elettroni non vogliono rimanere negli orbitali dello stato E1, ma vogliono tornare in quelli dello stato E0. Quando la molecola ritorna al suo stato fondamentale emette dell’energia, spesso sotto forma di calore, ma anche in sotto forma di fotoni che vengono rilevati dal detector. Questo processo è chiamato fluorescenza e viene indagato con la spettroscopia a fluorescenza. Il fluorimetro funziona come lo spettrometro UV-visibile: c’è un monochromator che irraggia il campione con un fascio luminoso con una determinata lunghezza d’onda e in questo caso il detector non misura ciò che il campione ha assorbito, ma i fasci luminosi che il campione ha emesso, cioé la fluorescenza della molecola presa in esame. Un’altro tipo di esame che può essere fatto è lo spettro di eccitazione, anch’esso con l’ausilio di un fluorimetro (diverso dal fluorimetro che studia lo spettro della fluorescenza). Il monocromatore irraggia il campione con un fascio luminoso a lunghezza d’onda fissa e il detector misura le variazioni dell’intensità della fluorescenza in funzione della lunghezza d’onda di eccitazione. Lo spettro d’eccitazione di una specie dovrebbe essere identico allo spettro dell’assorbanza (entrambi misurati allo stato fondamentale), ma poiché una sostanza identica si presenta sotto forme diverse (aggregati, complessi, tautomeri, ...) ciò non si verifica, sebbene essi siano molto simili. Lo studio di tutti questi spettri fornisce la così detta “impronta digitale” di una molecola e in questa ricerca è stata studiata quella di una soluzione di perilene in ACN a C=1,18.10-3 mol/l. Una volta ottenuta la “carta d’identità” del perilene si ha proceduto con l’analisi della reazione ultrarapida con la DMA. Il primo spettro che si ha indagato è stato lo spettro della fluorescenza. Si ha studiato ancora una volta una soluzione di perilene da solo e poi delle soluzioni di perilene con crescenti concentrazioni di DMA. Con queste medesime soluzioni è stato studiato anche il decadimento della fluorescenza. In generale lo spettrometro utilizzato è il single photon counting, che funziona in maniera diversa dagli spettrometri già visti. Il single photon counting sfrutta un raggio laser con una determinata lunghezza d’onda. All’inizio dell’analisi bisogna quindi scegliere con quale lunghezza d’onda si vuole irraggiare il campione, cioé quale laser si vuole utilizzare. Il detector perciò misura l’intensità della fluorescenza ad una determinata lunghezza d’onda dello spettro del campione e ne misura il suo decadimento nel tempo (nanosecondi). Uno spettro simile è quello dell’up-conversion: questo tipo di spettrometro utilizza anch’esso un laser a lunghezza d’onda fissa, ma il detector studia il decadimento della fluorescenza in un lasso di tempo ancora più piccolo. L’up-conversion è quindi molto più sensibile rispetto al single photon counting. In questo modo abbiamo studiato in maniera ancora più precisa la reazione del perilene con la DMA, ma le concentrazioni delle soluzioni erano differenti rispetto a quelle dello spettro della fluorescenza e del decadimento della fluorescenza. L’ultimo esperimento realizzato è quello dell’assorbimento transiente: lo spettrometro in questo ultimo caso è il più sensibile di tutti e fornisce anche più informazioni. Anch’esso sfrutta un raggio 2
laser dove la lunghezza d’onda non rimane fissa, ma varia. Il lasso di tempo indagato è in femtosecondi, ancora più piccolo che nel single photon counting e nell’up-conversion. I dati che registra il detector sono la variazione dell’assorbanza (Δ absorption) in un determinato lasso di tempo ad una determinata lunghezza d’onda. Si osserva perciò sia la fluorescenza che l’assorbanza, in quanto quando il Δ absorption è negativo vuol dire che il campione non ha assorbito, ma emesso dei fotoni (fluorescenza) e invece il Δ absorption è positivo vuol dire che il campione ha assorbito e non emesso dei fotoni. Per questa analisi le soluzioni utilizzate sono state le stesse che per l’up- conversion. Risultati Figura 1: si può osservare l’impronta digitale del perilene, cioè lo spettro dell’assorbanza (blu), della fluorescenza (rosso) e dell’eccitazione (verde). Si nota che il perilene ha 4 picchi d’assorbanza tra i 350 e 450 nanometri (nm), che corrispondo a diversi livelli vibrazionali dello stato eccitato. Lo spettro dell’assorbanza e quello dell’eccitazione sono molto simili, ma (come anticipato in precedenza) non sovrapponibili. Inoltre lo spettro dell’assorbanza e quello della fluorescenza sono quasi completamente l’immagine Figura 1 speculare l’uno dell’altro, infatti se il perilene assorbe una determinata quantità d’energia passa da uno stato fondamentale a uno eccitato (assorbanza), avviene una transizione elettronica dagli orbitali a E0 agli orbitali a E1. Per tornare al suo stato fondamentale, più conveniente, cioé far tornare gli elettroni negli orbitali a E0, il perilene emette energia sotto forma di luce (fluorescenza). Questo è quindi il comportamento del perilene da solo. Figura 2: il seguente grafico mostra lo spettro della fluorescenza del perilene da solo e di soluzioni a concentrazione crescente di perilene con DMA. Ciò che si vede è che più la concentrazione di DMA aumenta, meno luce emette il campione. Infatti quando il perilene si trova in uno stato Figura 2 3
eccitato e nella soluzione vi è anche della DMA, le due molecole ragiscono insieme. Invece che emettere solamente energia luminosa per tornare al suo stato fondamentale il perilene fornisce anche degli elettroni alla DMA. In questo modo l’intensità della fluorescenza del perilene diminuisce. Figura 3: la reazione tra il perilene e la DMA è ultrarapida e con gli spettri precedenti non si riesce a tenere in conto del tempo che intercorre nella reazione. Usando la tecnica del single photon counting si può misurare l’intensità della fluorescenza in funzione del tempo (nanosecondi) a una determinata lunghezza d’onda. In questo grafico si osserva come a concentrazioni crescenti di DMA l’intensità della fluorescenza del perilene Figura 3 decade in maniera molto più veloce rispetto al singolo perilene o a concentrazioni più basse di DMA. Figura 4: mostra le tracce cinetiche registrate al massimo d’intensità della fluorescenza (440 nm) registrate usando la tecnica time resolved fluorescence up- conversion. Si nota come l’intensità della fluorescenza diminuisca molto più velocemente più la concentrazione di DMA aumenta nella soluzione. La differenza con lo spettro del single photon counting è che il lasso di tempo indagato e ancora più piccolo: non è più in nanosecondi, ma in Time / ps picosecondi. Si osserva dunque come la reazione avvenga in maniera veramente Figura 4 ultrarapida. 4
Figura 5: si osserva in maniera ancora più accurata il comportamento del perilene. Il lasso di tempo studiato è anche qui in picosecondi e si osserva che ad una determinata lunghezza d’onda (tra i 400 e 450 nm) il perilene emette (-Δ absorption) un certo fascio di luce (fluorescenza). Ad un’altra determinata lunghezza (tra i 650 e i 750 nm) assorbe solamente energia (+Δ absorption, che corrisponde allo spettro di assorbimento del perilene eccitatoE1). Figura 6 Figura 7 Figura 8 5
Figure 6-8: quando il perilene si trova in soluzione con la DMA non emette e non assorbe più energia come quando è da solo. L’assorbanza (+Δ absorption) diminuisce quando la concentrazione di DMA aumenta. Si osserva anche un nuovo picco di assorbanza (+Δ absorption) e esso aumenta quando la concentrazione di DMA aumenta, infatti non è l’assorbanza del perilene, ma del DMA stesso. A 578 nm corrisponde lo spettro di assorbimento dell’anione perilene (Pe-). Questo a preso un elettrone al DMA, che si è trasformato in DMA+ e lo spettro di questo, anche se più debole, si può distinguere tra i 400 e 450 nm. Inoltre anche il DMA riesce, ad una determinata concentrazione, ad assorbire energia. Non possiede però fluorescenza, infatti nei grafici si continua ad osservare quella del perilene, che diminuisce mano a mano che il DMA aumenta. Si può concludere che in presenza di DMA la reazione avviene seguendo il seguente schema: Conclusione Grazie alla spettroscopia, ma in particolare alla spettroscopia laser si possono analizzare sostanze e delle reazioni che avvengono in un lasso di tempo molto piccolo. Questi studi ci permettono così di conoscere più a fondo le molecole e il loro funzionamento e come avvengono determinate reazioni fotochimiche ultrarapide. Ringraziamenti Innanzi tutto vorrei ringraziare Scienza e Gioventù per avermi dato la possibilità di partecipare alla settimana di studio “Ricerca in chimica e scienze dei materiali”. Inoltre un caloroso ringraziamento va al prof. Eric Vauthey, che mi ha permesso di esplorare e sperimentare i vari tipi di spettroscopia. Infine ringrazio soprattutto i miei supervisori, Sandra Mosquera Vazquez e François-Alexandre Miannay, che hanno avuto la voglia e la pazienza di seguirmi e spiegarmi tutto ciò che riguarda la spettroscopia. I giorni passati all’Università di Ginevra sono stati piacevoli e istruttivi. Bibliografia e fonti Manuali: - Bernard Valeur, Invitation à la fluorescence moléculaire, De Boeck, Bruxelles, 2004 Programma utilizzato per disegnare le immagini delle molecole in 3D: - Gview Programmi utlizzati per tracciare i grafici - SigmaPlot - Origin - Matlab 6
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