Il trattamento degli autori di reato a sfondo sessuale

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Il trattamento degli autori di reato a sfondo sessuale
Facoltà di Scienze dell’Uomo e della Società
             C.d.L. in PSICOLOGIA CLINICA
 Insegnamento di Psicologia criminologica e giuridico forense

Il trattamento degli autori di reato
          a sfondo sessuale
           Prof.ssa Irene Petruccelli
         irene.petruccelli@unikore.it

             14 e 15 dicembre 2017
Il trattamento degli autori di reato a sfondo sessuale
Tipologie di sex offender - 1
1.   “criminale opportunista”, caratterizzato da scarso controllo degli
     impulsi, storia di comportamenti criminali, scarsa empatia, uso
     strumentale impulsivo della violenza per cui la violenza sessuale è
     messa in atto, occasionalmente, senza alcuna premeditazione;

1.   “non criminale-sessuale non sadico”, caratterizzato da cognizioni
     distorte sulle donne e sulla sessualità, sentimenti di inadeguatezza
     sulla propria sessualità e in merito alla propria immagine di sé come
     maschio, fantasie sessuali non aggressive, scarse esperienze di
     aggressioni non sessuali, eccitazione sessuale durante l’abuso
     sessuale; compensa la propria inadeguatezza sessuale con la
     sottomissione della vittima, senza darle alcuna possibilità di ribellarsi;

1.   “criminale con rabbia pervasiva” caratterizzato da disinibizione
     permanente nell’attuare l’abuso sessuale, perché la sua rabbia e la
     sua ostilità non permettono sentimenti socio-affettivi; emerge un
     livello di eccitazione sessuale della stessa entità sia durante la visione
     di scene di violenza sessuale, sia durante la visione di scene di
     attività sessuali consenzienti, un senso di rabbia non diretta
     esclusivamente verso le donne, l’assenza di fantasie sessuali durante
     l’abuso, l’uso della violenza anche se non necessaria ai fini della
     congiunzione sessuale; tale tipo di stupratore difficilmente prova un
     vero e proprio piacere sessuale nel compiere l’abuso, ma riesce a          2
     liberare la rabbia repressa attraverso l’azione violenta;
Il trattamento degli autori di reato a sfondo sessuale
Tipologie di sex offender - 2
4.   “non criminale vendicativo”, caratterizzato da rabbia non
     erotizzata diretta elusivamente verso le donne, uso di
     minacce verbali, volontà di umiliare e denigrare la vittima;
     scarica la propria rabbia repressa procurando un senso di
     umiliazione nonché lesioni fisiche alla vittima;

5.   “criminale palesemente sadico”, caratterizzato da
     premeditazione all’abuso sessuale guidato da fantasie
     sessuali violente, aspetto belligerante e rabbioso, propensione
     ad infliggere gravi lesioni fisiche alla vittima; si eccita
     brutalizzando la propria vittima; questa tipologia può
     rappresentare in modo abbastanza significativo la personalità
     del serial killer a sfondo sessuale;

6.   “non criminale sadico latente” è caratterizzato dagli stessi
     aspetti del tipo precedente, ma senza avvertire l’esigenza di
     brutalizzare la propria vittima.
                                   (Knight e Prentky, 1990)            3
Il trattamento degli autori di reato a sfondo sessuale
Il profilo del giovane autore di reati
  sessuali          • Età media di 14 anni (Nyman et al., 2001)
                               • Prevalentemente di sesso maschile
                                 (JAACAP, 1999)
                               • Famiglia disgregata e multiproblematica
                                 (Miner et al., 1997)
                               • Isolamento sociale (Marshall et al., 1991)
                               • Scarsa competenza relazionale (Lowell,
                                 2002)
• Scarsa scolarizzazione/alti tassi di abbandono scolastico (Langevin et al.,
  1996)
• Problemi di apprendimento e comportamenti aggressivi (Kahn e Chambers,
  1991)
• Diversi contesti socio-culturali, economici, etnoculturali e religiosi di
  appartenenza (JAACAP, 1999)
• Scarsa empatia (Barbaree, Marshall, 2006)
• Basso QI (McCurry et al., 1998)
• Presenza di storie di abusi (Becker et al., 1995).
• Presenza di fantasie e comportamenti parafilici (Abel, Osborn e Twigg, 2001)
• Recidiva (Worling e Langstrom, 2003; )                                    4
Il trattamento degli autori di reato a sfondo sessuale
Altri tentativi di classificazione - 1
O’Brien e Bera (1986) dividono i soggetti in 7
   categorie:
a.   Sperimentatori: giovani, scarse abilità, aggressioni del tipo situazionale
b.   Sottosocializzati: isolati socialmente, nessun precedente penale, famiglia
     disfunzionale, insicuri e con scarsa autostima
c.   Sessualmente aggressivi: violenti, usano sostanze, impulsivi, ambiente
     familiare disfunzionale e violento
d.   Sessualmente compulsivi: fantasie sessuali devianti, ansiosi,
     comportamenti parafilici
e.   Impulsivi: problemi nel controllo degli impulsi
f.   Pseudosocializzati: narcisi, con problemi nella gestione dell’intimità,
     relazioni sociali superficiali, intelligenti.
g.   Influenzati dal gruppo di pari.

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Altri tentativi di classificazione - 2
Gaves (2001) esaminò 16000 casi di YSO negli
  USA ed elaborò una classificazione in base
  alle vittime e alla tipologia di aggressione:
a.   Aggressione pedofila: individui con minore
     socializzazione, aggressioni meno violente, vittime di età
     inferiore e di sesso femminile.
b.   Violenza sessuale: soggetti normalmente socializzati con
     più tratti antisociali, aggressioni più violente, vittime
     coetanee o di età maggiore.
c.   Aggressione sessuale non differenziabile.

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Per riassumere
Zappalà e Bosco (2008) così riassumono le caratteristiche dei soggetti:
                          CARATTERISTICHE

  Caratteristiche delle   Vittime di sesso femminile tra il 70 e il 90%
      vittime             Vittime di sesso maschile intorno al 25%
                          Le vittime sono generalmente molto giovani (circa il 60% è > 12 anni)
                          Quando la vittima è un bambino è maggiore la probabilità che sia di sesso maschile

  Relazione               Vittime solitamente più giovani
      autore/vittima      Vittime facenti parte della famiglia o conosciute e raramente estranee

  Caratteristiche         Aggressioni meno violente di quelle commesse da adulti
      dell’aggressione    L’utilizzo della violenza sembra essere di tipo più espressivo che strumentale
                          Gli aggressori che attaccano vittime coetanee o di età maggiore usano più violenza

  Parafilie               Presenza di due parafilie con insorgenza fra i 15 e i 18 anni

  Motivazioni             Rabbia, disturbi sessuali, disturbi della personalità, problemi familiari, noia, dinamiche all’interno
                              del gruppo dei pari

  Età                     Più l’età di inizio è bassa, maggiore è la probabilità di persistenza del comportamento violento

  Famiglia                Genitori violenti, maltrattanti e/o abusanti fisicamente e/o sessualmente

  Carriera                La progressione da comportamenti sessuali devianti non violenti (ad es. esibizionismo) a
                              comportamenti sessuali violenti non è comune. Solitamente gli aggressori a danno di
                              bambini strutturano la loro condotta reiterandola.

  Recidiva                I tassi di recidiva sono più bassi degli aggressori sessuali adulti. Le percentuali di recidiva
                               oscillano tra il 7 e il 14%. Gli esibizionisti e i child molester con vittime extrafamiliari hanno
                               tassi di recidiva più alti.                                                                    7
PEDOFILI

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Abuso vs pedofilia

              “Child maltreatment is defined as: all
              forms of physical and/or emotional ill-
              treatment, sexual abuse, neglect or
              negligent treatment or commercial or
              other exploitation, resulting in actual or
              potential harm to a child’s health,
              survival, development or dignity in the
              context of a relationship of
              responsibility, trust or power” (WHO,
              2014).

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Parafilie nel DSM-5
Il DSM-5 traccia una linea netta tra i comportamenti
sessuali atipici, le parafilie, e i Disturbi Parafilici che
devono necessariamente comportare disagio clinicamente
significativo e alterazione del funzionamento.
I criteri per i Disturbi Parafilici rimarranno quelli
attualmente presenti nel DSM-4, con l’aggiunta di
indicatori di decorso, ci sarà infatti da specificare se il
disturbo è in remissione o se il paziente vive in un ambiente
controllato (come il carcere, dove la pratica sessuale
deviante non può essere praticata).
La Parafilia è condizione necessaria, ma non sufficiente, per
lo sviluppo di un Disturbo Parafilico e di per sé non
richiede un intervento terapeutico, poiché da sola non
costituisce una diagnosi.
Riassumendo… Per essere diagnosticati con un
disturbo parafilico, il DSM -5 richiede per le
persone con questi interessi:
1- disagio personale circa il loro interesse, non
solo disagio derivante dalla disapprovazione
della società (egodistonia);
2- avere un desiderio sessuale o comportamento
che comporta disagio psicologico per un'altra
persona, lesioni o morte, o un desiderio per i
comportamenti sessuali con persone che non
vogliono o persone incapaci di dare il proprio
consenso .
                   (American Psychiatric Association, 2013)
                                                        11
Modello multivariato quadripartito
di Nagayama e Hirschman (1991)
4 precursori motivazionali:
• l’eccitazione fisiologica sessuale
• le cognizioni che giustificano l’abuso sessuale
• lo scarso controllo emotivo
• specifici problemi evolutivi correlati alla
    personalità
Questi 4 precursori motivazionali possono incidere
    significativamente sull’aumento della
    probabilità della messa in atto del
    comportamento di abuso.
                                                12
Profilo del pedofilo: deficit nelle
competenze sociali
I pedofili presentano anche frequenti e
consistenti difficoltà socio-relazionali:
• Basso livello di prestazioni
scolastiche/accademiche;
• Basso livello o assenza di abilità sociali e di
capacità assertive;
• Basso livello o assenza di capacità di controllare
rabbia e impulso;
• Isolamento (difficoltà/incapacità a costruire
relazioni tra pari);
                                     (Becker e Kaplan, 1988)
                                                         13
Profilo del pedofilo: distorsioni
 cognitive
  Rispetto a soggetti autori di reati (non sessuali) e non autori
  di reati, il pedofilo tende a vedere il “bambino come essere
  sessuale“, tende a credere nell’“incontrollabilità della
  sessualità" e ad avere distorsioni nella definizione della
  sessualità.
                                (Gray et al, 2005; Mihailides, 2004)
  Spesso i pedofili credono che i bambini amino fare sesso con
  gli adulti, ricerchino attivamente di impegnarsi in tali
  attività con loro e non vengano danneggiati da ciò.
  Il pedofilo inoltre tende a:
• negare o minimizzare il danno arrecato al bambino;
• spostare la responsabilità su altri o su fattori situazionali.
                                   (Bandura, 1986; Marshall, 1994)14
Modello delle distorsioni cognitive
  di Ward, Gannon e Keown (2006)
Le distorsioni cognitive hanno origine dalla combinazione di:
• credenze;
• valori e scopi ad essi associati;
• azioni.
Tre livelli di analisi:
• il micro livello, focalizzato su credenze, valori o azioni
  dell’individuo;
• il meso livello, focalizzato sulla relazione tra i progetti di vita
  dell’individuo e le condizioni ambientali in cui questi
  progetti vengono realizzati;
• il macro livello, focalizzato sulla più ampia relazione tra il
  s.o. e l’ambiente culturale e sociale nel quale è inserito.
                                                                  15
Modello delle distorsioni cognitive
 di Ward, Gannon e Keown (2006)
Sette temi tipici delle distorsioni cognitive dei s.o.:
1. incontrollabilità,
2. mondo pericoloso,
3. autorizzazione (intesa come il diritto di compiere
    l’abuso),
4. bambini come esseri sessuali,
5. natura del danno (ovvero la minimizzazione del
    danno arrecato),
6. donne impossibili da conoscere,
7. donne come oggetti.

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Natura multidimensionale della
            negazione
• Rifiuto: implica il diniego dell’esistenza dell’aggressione o il non
  coinvolgimento del suo autore;
• Minimizzazione: l’aggressore riconosce che qualcosa nel suo
  comportamento potrebbe essere stato percepito come problematico
  o persino pericoloso;
• Le spiegazioni fornite mirano essenzialmente a spostare la
  responsabilità su altre persone o fattori esterni che attenuano la sua
  colpevolezza;
• Depersonalizzazione: l’aggressore, tramite le sue spiegazioni, cerca
  di negare la possibilità che egli possa essere predisposto a
  commettere un tale atto.
                                 (Schneider e Wright, 2004)

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Deficit della capacità empatica
Empatia = capacità di “sentirsi dentro l’altro”, caratterizzata
  da 3 componenti:
• 1) la presa di prospettiva, la capacità di identificare
  accuratamente lo stato emotivo e di percepire come le
  altre persone potrebbero rispondere ad una certa
  situazione, questa abilità è primariamente cognitiva;
• 2) la risposta emotiva agli altri. Le risposte emozionali
  empatiche rispecchiano le emozioni percepite, sebbene ci
  sia una gamma di sensazioni complementari che
  dovrebbero essere considerate empatiche; ad esempio,
  vedere l’angoscia di un bambino potrebbe evocare
  tristezza o compassione;
• 3) la terza componente, la premura, cioè il desiderio di
  aiutare, non è inclusa in nessuna definizione di empatia,
  ma è importante nella considerazione dei deficits degli
  autori di abuso sessuale.
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Marshall, insieme ai suoi collaboratori (1995),
  identificò l’empatia come un processo stadiale:
• Riconoscimento delle emozioni: discriminazioni
  dei propri e altrui stati emozionali;
• Presa di prospettiva: assunzione da parte di chi
  osserva della prospettiva dell’altro;
• Replicazione delle emozioni: risposta
  emozionale che replica l’emozione dell’altro;
• Decisione di risposta: riflettere sui sentimenti
  espressi dall’altro e decidere di agire tenendo
  conto di questi o ignorandoli.

                                                 19
Per riassumere: schema cognitivo
prototipico del s.o.
 Contiene particolari immagini di sé, dell’atto
 sessuale e della vittima.
 • L’abusante percepisce se stesso e interagisce con
   gli altri in modo rigidamente egocentrico.
 • L’abusante considera l’atto sessuale come un
   mezzo utile per il raggiungimento della felicità e
   per affrontare e gestire lo stress.
 • L’abusante identifica una vittima legittimata e
   predestinata: essa lo provoca oppure deve essere
   punita sessualmente.

                                                    20
Assessment: aspetti critici
 Una diagnosi accurata dei disturbi psichiatrici
 correlati associata ad un’attenta valutazione del
 comportamento deviante è fondamentale per la
 prognosi/trattamento.

• Gli attuali strumenti diagnostici hanno il grosso
  limite costituito dalla imprevedibilità e
  indeterminatezza del comportamento.

• Ciò che attualmente è possibile fare è
  diagnosticare se esistano nel soggetto fantasie
  pedofile o eccitazione per materiale pedofilo.
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Assessment omnicomprensivo
Dati i molti fattori di rischio prossimali e distali
l’assessment dovrebbe essere precoce e
comprendere:

•   valutazione clinica
•   funzionamento psicosessuale
•   funzionamento cognitivo
•   abilità socio-relazionali
•   rendimento scolastico/professionale
•   eventi di vita

                    (Raimond et al., 1999; Seligman e Hardenburg, 2000)
                                                                22
Fattori favorenti il rischio di recidiva
  • L’aver agito a danno di più vittime o di vittime
    sconosciute all’autore
  • La sperimentazione di isolamento sociale o difficoltà a
    rapportarsi con i pari, con conseguente deficit
    dell’intimità ed inibizione della capacità empatica
  • La percezione di essere rifiutati dalle figure adulte di
    riferimento o la presenza di alti livelli di conflittualità
    rispetto alle stesse
  • L’ideazione fantasmatica che la vittima sia consenziente
    o addirittura provocatoria
  • L’essere caratterizzati da modalità comportamentali
    impulsive con scarse capacità di autoregolazione

                                 (Worling e Langstrom, 2003)
                                                              23
Il trattamento
dell’autore di
reato a
sfondo
sessuale
                 24
Esaminando i diversi programmi di
trattamento, è possibile evidenziare le
seguenti finalità di trattamento:

• modificare i fattori disfunzionali, legati
  all’individuo e al suo contesto associati al
  comportamento deviante;
• permettere alla vittima e all’autore di
  superare l’evento traumatico;
• lavorare su eventuali rischi di recidiva.
                                                 25
Terapie farmacologiche e
             chirurgiche
La castrazione chimica, solitamente non definitiva,
   attuata con farmaci a base di ormoni.
Si basa sull'utilizzo di antiandrogeni.
I farmaci utilizzati in questi casi sono:
• sostanze a effetto ormonale diretto, come estrogeni,
   agonisti dell'LH e antiandrogeni;
• psicofarmaci e dunque neurolettici, benzodiazepine,
   antidepressivi e stabilizzatori dell'umore;
• altri farmaci tra cui il propanolo, reserpina e
   spironolattone...

La castrazione chirurgica

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L’intervento con gli autori di reati
sessuali
  La complessità delle variabili intervenienti
  richiedono anche un trattamento integrato:

• Necessità di utilizzare e integrare diversi
  modelli di intervento che offrano una presa in
  carico del soggetto a livello individuale
  (biologico e psicologico), socio-familiare e
  istituzionale.
• Con uno staff interdisciplinare (servizi socio-
  sanitari; centri di giustizia; istituti penali;
  tribunali; associazioni del privato sociale; etc.). 27
Tipologie di interventi
             • interventi di tipo cognitivo-
               comportamentale (di cui ad esempio
               fanno parte la relapse prevention; il
               training sul controllo dello stress; il
               lavoro sulle distorsioni cognitive; la
               terapia auto-regolativa dello stimolo
               sessuale etc.);
             • interventi di tipo psicosociale (di cui
               fanno parte la terapia di gruppo; la
               terapia individuale e la terapia con la
               famiglia, la terapia multisistemica -
               MST);
             • interventi di tipo farmacologico (di cui
               fa parte il trattamento ormonale).
                                                    28
Pedoflia: recenti osservazioni sul
trattamento
Un recente studio ha evidenziato che:
• L’interruzione del comportamento pedofilico è possibile.
• L’intervento cognitivo-comportamentale associato al
  Leuprolide Acetato (LA) è in grado di ridurre
  significativamente le fantasie pedofiliche e la
  masturbazione, ma non è però in grado di modificare gli
  interessi pedofilici.
• Gli strumenti self-report sono spesso inaffidabili (il
  soggetto tende a mentire).
• Il follow up deve utilizzare misure oggettive per
  monitorare l’efficacia del trattamento nella pedofilia.
                 (Shober et al, Archives of sexual behaviour, 2005)
                                                                29
Obiettivi del trattamento
L'obiettivo trasversale ad ogni programma di trattamento è quello di
prevenire la recidiva, sulla base di un riscontrato elevato rischio di
recidiva per questa specifica tipologia di reati.

      •   Superare la negazione e la minimizzazione del reato
      •   Assunzione di responsabilità
      •   Sviluppo di capacità empatiche;
      •   Controllo delle fantasie sessualmente devianti;
      •   Riduzione degli interessi sessualmente devianti e sviluppo
          di interessi sessuali non devianti
      •   Sviluppo di abilità relazionali e sociali
      •   Riduzione delle distorsioni cognitive
      •   Superamento trauma relativo ad un abuso subito
      •   Acquisizione di una capacità "autoregolativa"

 (Pithers, 1989; Dèttore, 1999; Marshall, Anderson, Fernandez, 2001)
                                                                         30
L’efficacia del trattamento - 1
            • Assessment completo, approfondito e
              validato
            • Programmi flessibili e multimodali
            • Trattamenti in gruppo
            • Lavoro sull’assunzione di responsabilità
            • Consapevolezza dell’atto commesso e
              delle sue cause e conseguenze
            • Componenti di giustizia restaurativa
            • Programmi di Relapse prevention
            • Educazione sessuale
            • Coinvolgimento delle famiglia
            • Rinforzo delle abilità sociali
            • Valutazione intermedia e finale
              sull’efficacia del trattamento e sul rischio
              di recidiva
                                                         31
L’efficacia del trattamento - 2
• la pedofilia è estremamente difficile da trattare.
• I trattamenti efficaci sono quelli intensivi, a lungo-termine,
  integrati, con lifetime follow-up (Cohen, Galynker, 2002).
• L’efficacia dei programmi di trattamento sarebbe direttamente
  correlata a diversi fattori: il programma stesso, i fattori di
  rischio e di protezione, la locazione in cui avviene (carcere,
  comunità, strutture psichiatriche, etc.), la storia del soggetto e
  la sua carriera deviante, l’aderenza del pedofilo al
  trattamento.
• Una recente metaanalisi afferma che il trattamento riduce la
  recidiva dal 27 al 17% (Lane Council of Governmnts, Managing
  sex offenders in the community: a national overview 2003).

Restano comunque scarsi gli studi di follow up sull’efficacia
  degli interventi                                           32
Le terapie psicologiche
• La terapia comportamentale: il trattamento
  consisterà nel modificare i comportamenti
  inadeguati e nell’assimilare nuovi schemi di
  comportamento.
• Secondo Maletzky (1991), lo scopo principale
  del trattamento è l’eliminazione
  dell’eccitazione sessuale abnorme, attraverso
  il potenziamento di resistenze agli impulsi
  sessuali.

                                                  33
Alcune tecniche comportamentali sono:

• Terapia avversiva: ispirata ai principi del
  condizionamento classico, in cui associando delle
  scariche elettriche all’osservazione di alcune
  fotografie che mostrano il comportamento da
  modificare, si condiziona una risposta di evitamento.
  Questa tecnica può essere utilizzata secondo due
  modalità: il condizionamento associativo e l’evitamento
  anticipatorio, a seconda che lo stimolo elettrico sia
  presentato contemporaneamente o meno rispetto allo
  stimolo.
• Desensibilizzazione sistematica: mirata all’estinzione
  dell’ansia legata a situazioni sessuali non parafiliche,
  consiste nella presentazione di scene gradualmente
  sempre più ansiogene: durante questa esposizione il
  soggetto affronta la situazione finché l’ansia non
  diminuisce e sparisce spontaneamente.
                                                        34
• Ricondizionamento orgasmico: questa tecnica prevede
  di separare il piacere e la ricompensa dell’eccitamento
  sessuale deviante. Il soggetto inizia
  un’autostimolazione con una sua fantasia, per poi
  trasformarla, al momento dell’orgasmo, in una più
  adeguata; in questo modo, il soggetto abusante inizia
  ad associare le sue fantasie devianti con un impulso
  sessuale più debole.
• Terapia della vergogna (o Shame Aversion Therapy):
  questa tecnica introdotta da Serber (1970), prevede
  che il soggetto attui un comportamento deviante, ad
  es. di esibizionismo, davanti a professionisti pronti a
  ridicolizzarlo e disapprovarlo.
• Covert Sensitization: introdotta da Cautela (1969),
  prevede che il soggetto immagini un suo
  comportamento deviante e che a tale fantasia faccia
  seguito una fantasia di conseguenze negative.
                                                        35
La terapia cognitivo-comportamentale
Durata media di 10 mesi e prevede una serie di stadi, in particolare:
• Trattamento dell’arousal sessuale deviante: due mesi di
    trattamento settimanale volto alla riduzione dell’arousal sessuale
    attraverso il metodo della sensibilizzazione mascherata (Maletzky,
    1991).
le fantasie sessuali possono essere paragonate ad una scatola di dolci:
    dire al bambino di non prendere i dolci o dire all’abusatore di non
    lasciarsi coinvolgere in fantasie sessuali devianti, non ha alcun senso
    rispetto all’estinzione del comportamento. Tuttavia, se i dolci
    assumono un gusto cattivo, allora probabilmente non verranno più
    presi; analogamente le fantasie sessuali devianti diventano
    indesiderabili nel momento in cui sono rese spregevoli. Nel corso del
    trattamento, quindi, si chiede ai partecipanti di descrivere quelle
    fantasie sessuali aggressive che li eccitano e di immaginare delle
    conseguenze negative particolarmente rilevanti tali da poter essere
    utilizzate come fantasie contrapponibili a quelle eccitanti.
 lo scopo della sensibilizzazione nascosta consiste proprio nell’appaiare
    le fantasie sessuali devianti con stimoli che solo il soggetto vive in
    modo negativo.
l’empatia con la vittima è lo scopo di un altro stadio del trattamento.
Una settimana prima dell’inizio del trattamento di sensibilizzazione
    nascosta, i partecipanti dovevano registrare ogni loro fantasia 36
    deviante.
• Trattamento delle distorsioni cognitive: un mese del
  trattamento era finalizzato allo sviluppo dell’empatia
  con la vittima. Inizialmente, i soggetti vedevano un film
  in cui le vittime discutevano delle conseguenze che il
  reato subito aveva avuto sulla loro vita personale; una
  parte del film prevedeva anche un confronto tra
  vittime e aggressori. In seguito i partecipanti
  elaboravano una lista delle principali conseguenze
  negative dell’aggressione sessuale sulle vittime; poi
  ciascuno doveva descrivere l’ultimo crimine commesso,
  ipotizzandone gli effetti sulla vittima e scrivendo una
  lettera di scuse alla vittima, assumendosi tutta la
  responsabilità del reato. Questo era naturalmente un
  espediente per sviluppare la capacità di empatia con la
  vittima. Successivamente, i partecipanti dovevano
  anche scrivere una lettera immaginando che fosse la
  risposta da parte della vittima.

                                                          37
• Trattamento del disturbo del controllo affettivo: due mesi del
  trattamento incentrati sulla capacità di controllare gli impulsi;
• attenzione focalizzata soprattutto sulla rabbia in quanto la maggior
  parte degli abusatori è motivata principalmente dalla rabbia ma
  anche perché questo tipo di trattamento è funzionale alla
  prevenzione della depressione. I partecipanti discutono del grado
  in cui ritengono di avere problemi con la rabbia e con la gestione
  degli impulsi, nonché della loro preoccupazione in merito; devono
  descrivere le situazioni che suscitano la loro rabbia, le persone
  coinvolte e la modalità di espressione della rabbia. In seguito
  discutono gli aspetti positivi e negativi della rabbia; gli aspetti
  positivi rappresentavano, infatti, l’obiettivo del trattamento
  finalizzato quindi al controllo della rabbia piuttosto che alla sua
  repressione. Per le prime due settimane di questa fase, i soggetti
  devono monitorare il loro comportamento annotando le emozioni ad
  esso collegate. Durante la seconda fase, vengono descritte le
  componenti fisiologiche della rabbia; pertanto i soggetti seguono un
  programma di rilassamento muscolare (insieme ai metodi di
  gestione cognitiva). Nella terza parte, vengono discusse le
  competenze comunicative, inclusa la capacità di problem-solving
  attraverso l’apprendimento dell’autocontrollo e dell’ascolto attivo.
  Un’altra sessione è focalizzata sull’aggressività, sull’assertività e
  anassertività: i soggetti hanno la possibilità di lavorare in gruppo
  tramite role-playing.
                                                                    38
• Prevenzione delle ricadute: seguendo il modello di
  George e Marlatt (1989), l’obiettivo è quello di: 1)
  individuare situazioni a rischio per la commissione di
  un nuovo reato; 2) organizzare e mettere in atto una
  serie di strategie da utilizzare in quei casi; 3)
  ristrutturare l’interpretazione degli errori (o
  fantasie) che secondo il soggetto lo inducono a
  commettere un nuovo reato; 4) sviluppare strategie in
  grado di prevenire nuovi comportamenti devianti; 5)
  modificare lo stile di vita del soggetto per prevenire
  nuove ricadute. Naturalmente, durante questa fase
  viene affrontato il problema della gratificazione
  immediata dei desideri, facendo intervenire le
  conseguenze negative. I soggetti devono anche
  individuare una persona a cui poter chiedere aiuto nei
  momenti di difficoltà; le autobiografie e le richieste
  di sostegno sono poi discusse in gruppo nell’incontro
  successivo.
                                                       39
La terapia analitica individuale e di gruppo
• Un tempo di gruppo: questa fase è a sua volta divisa in tre sottofasi:
  1) pre-seduta, in cui si lavora sui contenuti emersi in precedenza; 2)
  seduta, durante la quale i partecipanti hanno un tempo per
  distendersi e per far emergere alla coscienza le proprie immagini,
  fantasie, rappresentazioni; successivamente si chiede ai pazienti di
  verbalizzare le loro fantasie; 3) post-seduta, in cui si analizzano con i
  terapeuti i contenuti di queste immagini e i vissuti emersi durante la
  seduta.
• Un incontro individuale con il terapeuta principale del gruppo:
  questo momento ha lo scopo di fornire uno spazio individuale in cui
  si riprende ciò che si è provato in gruppo.
• Un incontro con un infermiere che fa parte del gruppo di riflessione
  ed è particolarmente preparato sul tema dei reati sessuali.
• Una sintesi del dispositivo: questo momento è dedicato ai coterapeuti
  e ai referenti per assicurare una maggiore coerenza di tutto il
  percorso di presa in carico.
• Una supervisione del gruppo di professionisti che partecipa al lavoro
  terapeutico.

                                                                        40
La terapia psicodinamica di gruppo

•   responsabilità personale per il proprio comportamento sessuale;
•   incremento della capacità di prendere decisioni adeguate;
•   accettazione delle regole sociali e delle figure giudiziarie;
•   il passaggio ad un uso meno strumentale del potere e del controllo
    nelle relazioni interpersonali;
•   sviluppo di una sessualità sana nelle relazioni tra pari;
•   maggiore consapevolezza delle problematiche inerenti l’adolescenza
    e l’età adulta;
•   aumento del controllo sul comportamento impulsivo;
•   miglioramento della comunicazione e dell’espressione assertiva dei
    propri sentimenti e bisogni;
•   riduzione delle distorsioni cognitive riguardanti le relazioni
    interpersonali e la sessualità;
•   maggiore consapevolezza dei pensieri, sentimenti e comportamenti
    che portano al comportamento deviante.

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La terapia familiare
•   interruzione fisica dell’incesto e assunzione di responsabilità da parte del
    padre: in questo modo, il padre interrompendo il legame incestuoso,
    torna ad essere genitore attraverso l’assunzione di responsabilità;
•   ricomposizione della coppia parentale e intervento sulla diade madre-
    figlia: in questo modo si cerca di riattribuire la responsabilità ad
    entrambi i genitori per attuare un recupero psicologico della figlia. Non
    bisogna dimenticare che in questi casi molto spesso la madre tende a
    schierarsi dalla parte del marito, tralasciando completamente i bisogni
    della propria figlia;
•   analisi del conflitto coniugale: l’approfondimento sulle famiglie d’origine
    dei due partner permette di analizzare le radici del comportamento di
    entrambi, al fine di prospettare ad ognuno possibili comportamenti
    adatti a correggere le strategie relazionali inadeguate;
•   il lavoro sulla coppia padre-figlia: questo stadio è molto difficile per gli
    evidenti sentimenti di rifiuto e di aggressività da parte della figlia e per le
    difficoltà di presa in carico del padre incestuoso (tra l’altro spesso in
    carcere).

                                                                                 42
L’approccio strategico
•   Smascheramento dell’offesa/reato: in genere, all’inizio della terapia, il
    soggetto non ha contatti con la famiglia, poiché gli viene proibito
    di avere alcun tipo di rapporto con la vittima e con altri familiari.
    Di conseguenza, il processo terapeutico inizia solo con l’abusante
    e solo in un secondo momento (quando e se possibile) altri
    membri familiari saranno coinvolti nel trattamento. Dopo aver
    creato un clima di fiducia con il soggetto e con la famiglia
    (compresa la vittima) quando questa sia disposta a partecipare, è
    necessario ottenere informazioni circa il fatto-reato; si cerca
    quindi di coinvolgere tutti i membri a parlare anche di eventuali
    sospetti mai rivelati (se non sono presenti tutti i membri della
    famiglia, è necessario soprattutto in questa fase, rimandare la
    seduta). Questa fase non si conclude se il soggetto non riconosce
    la sua completa responsabilità. In questa prima fase, la famiglia
    riunita parla, forse per la prima volta, dell’accaduto; sicuramente
    si tratta di un momento particolarmente difficile, considerato che
    l’incesto, per eccellenza, viene praticato e celato dal segreto: ora, è
    necessario renderlo pubblico, soprattutto all’interno della
    famiglia. L’obiettivo terapeutico è quello di riorganizzare un
    sistema dove i più grandi devono prendersi cura dei più piccoli:
    si tratta, quindi, di ristabilire i ruoli.                             43
•   Confronto sul “perché era sbagliato”. Il livello di
    confronto con il terapeuta su questo livello, dipende
    dal grado di diniego e da un eventuale rischio di
    suicidio del soggetto, che deve assumersi le sue
    responsabilità, ma deve anche mantenere una
    speranza di guarigione: il terapeuta dovrà rendersi
    conto quando sia il momento di interrompere e
    muovere il passo successivo.
•   Descrizione del dolore spirituale. Questo momento è
    necessario per capire ed ascoltare il dolore spirituale
    che l’atto ha causato: le famiglie solitamente si sentono
    sollevate dall’opportunità di dare un nome ai loro
    sentimenti. Maggiore attenzione, in questa fase, deve
    essere data dal terapeuta ai propri sentimenti: questo
    entrare in contatto con il dolore può metterlo in
    difficoltà, soprattutto se lui stesso non lo ha mai
    sperimentato. Il terapeuta deve trovare la forza di
    affrontare questo momento delicato, per poi
    trasmetterla ai membri della famiglia.
                                                            44
•   Rivelazione di altre vittime. Solitamente questa eventuale
    fase si realizza in modo naturale dopo aver condiviso
    il dolore spirituale. Potrebbe essere utile illustrare alla
    famiglia, la circolarità di questi fenomeni, sia per
    quanto riguarda l’abusante (che potrebbe essere stato a
    sua volta abusato) sia per il rischio di future vittime.
•   Riconoscimento della sofferenza spirituale dell’abusante. Il
    terapeuta riconosce che un atto di violenza verso un
    minore, ha causato una sofferenza psichica anche
    nell’abusante, che deve avere la possibilità di
    esprimerla.
•   Riconoscimento del dolore materno. Secondo l’ottica di
    una terapia dell’azione sociale, la violenza non è un
    gesto isolato, ma un atto che interferisce con la vita di
    ognuno.

                                                              45
•   Chiedere scusa in ginocchio. Questo momento è centrato
    sull’assunzione di responsabilità, sul pentimento e
    sulla riparazione: il gesto ha lo scopo di sottolineare
    quanto ciò che l’abusante ha fatto nei confronti della
    vittima è umiliante e doloroso (postura dell’umiltà
    spirituale).
•   Chiedere alla madre di scusarsi. Quando un minore è
    abusato, soprattutto all’interno del proprio nucleo
    familiare, l’evento presuppone anche una componente
    seduttiva, che ha lo scopo di mantenere il segreto.
    Questa fase serve a responsabilizzare anche l’altro
    genitore, che ha comunque la funzione di proteggere
    la piccola vittima. Nei casi di abuso intrafamiliare
    anche la relazione madre-figlia risente fortemente
    dell’accaduto: questo momento è importante proprio
    per la ricostruzione del loro legame.
•   Discussione sulle conseguenze di possibili reati futuri. In
    questo modo, tramite una discussione con i membri
    della famiglia, si tenta di prevenire eventuali ricadute
    nel comportamento abusivo.                                  46
•   Trovare un protettore. In questo momento si
    cerca di attivare un contesto di protezione per
    il minore, cercando di individuare una persona
    idonea per questo ruolo.
•   Decisione di riparazione. Si chiede alla famiglia
    di individuare uno strumento concreto o
    simbolico per riparare il danno subito dalla
    vittima.
•   Focus sulla sessualità. In questa fase, si lavora
    con l’abusante affinché possa, in futuro, gestire
    in maniera adeguata le proprie relazioni
    affettive e sessuali.
                                                    47
Riferimenti bibliografici
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  infantile e la pedofilia, Milano, Franco Angeli.
• Petruccelli, I., 2002, L’abuso sessuale infantile. L’intervento con i
  bambini, Roma, Carocci.
• Petruccelli, F., Petruccelli, I. (a cura di), 2004, Argomenti di
  psicologia giuridica, Milano, Franco Angeli.
• Petruccelli, I., Petruccelli, F. (a cura di), 2007, Introduzione alla
  psicologia giuridica, Milano, Franco Angeli.
• Petruccelli, I., Pedata, L. T., 2008, L’autore di reati sessuali.
  Valutazione, trattamento e prevenzione della recidiva, Milano,
  Franco Angeli.
• Petruccelli, I., (a cura di), 2017, Elementi di psicologia giuridica,
  Milano, Franco Angeli.

15/12/17                                                             48
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