Il trattamento degli autori di reato a sfondo sessuale
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Facoltà di Scienze dell’Uomo e della Società C.d.L. in PSICOLOGIA CLINICA Insegnamento di Psicologia criminologica e giuridico forense Il trattamento degli autori di reato a sfondo sessuale Prof.ssa Irene Petruccelli irene.petruccelli@unikore.it 14 e 15 dicembre 2017
Tipologie di sex offender - 1 1. “criminale opportunista”, caratterizzato da scarso controllo degli impulsi, storia di comportamenti criminali, scarsa empatia, uso strumentale impulsivo della violenza per cui la violenza sessuale è messa in atto, occasionalmente, senza alcuna premeditazione; 1. “non criminale-sessuale non sadico”, caratterizzato da cognizioni distorte sulle donne e sulla sessualità, sentimenti di inadeguatezza sulla propria sessualità e in merito alla propria immagine di sé come maschio, fantasie sessuali non aggressive, scarse esperienze di aggressioni non sessuali, eccitazione sessuale durante l’abuso sessuale; compensa la propria inadeguatezza sessuale con la sottomissione della vittima, senza darle alcuna possibilità di ribellarsi; 1. “criminale con rabbia pervasiva” caratterizzato da disinibizione permanente nell’attuare l’abuso sessuale, perché la sua rabbia e la sua ostilità non permettono sentimenti socio-affettivi; emerge un livello di eccitazione sessuale della stessa entità sia durante la visione di scene di violenza sessuale, sia durante la visione di scene di attività sessuali consenzienti, un senso di rabbia non diretta esclusivamente verso le donne, l’assenza di fantasie sessuali durante l’abuso, l’uso della violenza anche se non necessaria ai fini della congiunzione sessuale; tale tipo di stupratore difficilmente prova un vero e proprio piacere sessuale nel compiere l’abuso, ma riesce a 2 liberare la rabbia repressa attraverso l’azione violenta;
Tipologie di sex offender - 2 4. “non criminale vendicativo”, caratterizzato da rabbia non erotizzata diretta elusivamente verso le donne, uso di minacce verbali, volontà di umiliare e denigrare la vittima; scarica la propria rabbia repressa procurando un senso di umiliazione nonché lesioni fisiche alla vittima; 5. “criminale palesemente sadico”, caratterizzato da premeditazione all’abuso sessuale guidato da fantasie sessuali violente, aspetto belligerante e rabbioso, propensione ad infliggere gravi lesioni fisiche alla vittima; si eccita brutalizzando la propria vittima; questa tipologia può rappresentare in modo abbastanza significativo la personalità del serial killer a sfondo sessuale; 6. “non criminale sadico latente” è caratterizzato dagli stessi aspetti del tipo precedente, ma senza avvertire l’esigenza di brutalizzare la propria vittima. (Knight e Prentky, 1990) 3
Il profilo del giovane autore di reati sessuali • Età media di 14 anni (Nyman et al., 2001) • Prevalentemente di sesso maschile (JAACAP, 1999) • Famiglia disgregata e multiproblematica (Miner et al., 1997) • Isolamento sociale (Marshall et al., 1991) • Scarsa competenza relazionale (Lowell, 2002) • Scarsa scolarizzazione/alti tassi di abbandono scolastico (Langevin et al., 1996) • Problemi di apprendimento e comportamenti aggressivi (Kahn e Chambers, 1991) • Diversi contesti socio-culturali, economici, etnoculturali e religiosi di appartenenza (JAACAP, 1999) • Scarsa empatia (Barbaree, Marshall, 2006) • Basso QI (McCurry et al., 1998) • Presenza di storie di abusi (Becker et al., 1995). • Presenza di fantasie e comportamenti parafilici (Abel, Osborn e Twigg, 2001) • Recidiva (Worling e Langstrom, 2003; ) 4
Altri tentativi di classificazione - 1 O’Brien e Bera (1986) dividono i soggetti in 7 categorie: a. Sperimentatori: giovani, scarse abilità, aggressioni del tipo situazionale b. Sottosocializzati: isolati socialmente, nessun precedente penale, famiglia disfunzionale, insicuri e con scarsa autostima c. Sessualmente aggressivi: violenti, usano sostanze, impulsivi, ambiente familiare disfunzionale e violento d. Sessualmente compulsivi: fantasie sessuali devianti, ansiosi, comportamenti parafilici e. Impulsivi: problemi nel controllo degli impulsi f. Pseudosocializzati: narcisi, con problemi nella gestione dell’intimità, relazioni sociali superficiali, intelligenti. g. Influenzati dal gruppo di pari. 5
Altri tentativi di classificazione - 2 Gaves (2001) esaminò 16000 casi di YSO negli USA ed elaborò una classificazione in base alle vittime e alla tipologia di aggressione: a. Aggressione pedofila: individui con minore socializzazione, aggressioni meno violente, vittime di età inferiore e di sesso femminile. b. Violenza sessuale: soggetti normalmente socializzati con più tratti antisociali, aggressioni più violente, vittime coetanee o di età maggiore. c. Aggressione sessuale non differenziabile. 6
Per riassumere Zappalà e Bosco (2008) così riassumono le caratteristiche dei soggetti: CARATTERISTICHE Caratteristiche delle Vittime di sesso femminile tra il 70 e il 90% vittime Vittime di sesso maschile intorno al 25% Le vittime sono generalmente molto giovani (circa il 60% è > 12 anni) Quando la vittima è un bambino è maggiore la probabilità che sia di sesso maschile Relazione Vittime solitamente più giovani autore/vittima Vittime facenti parte della famiglia o conosciute e raramente estranee Caratteristiche Aggressioni meno violente di quelle commesse da adulti dell’aggressione L’utilizzo della violenza sembra essere di tipo più espressivo che strumentale Gli aggressori che attaccano vittime coetanee o di età maggiore usano più violenza Parafilie Presenza di due parafilie con insorgenza fra i 15 e i 18 anni Motivazioni Rabbia, disturbi sessuali, disturbi della personalità, problemi familiari, noia, dinamiche all’interno del gruppo dei pari Età Più l’età di inizio è bassa, maggiore è la probabilità di persistenza del comportamento violento Famiglia Genitori violenti, maltrattanti e/o abusanti fisicamente e/o sessualmente Carriera La progressione da comportamenti sessuali devianti non violenti (ad es. esibizionismo) a comportamenti sessuali violenti non è comune. Solitamente gli aggressori a danno di bambini strutturano la loro condotta reiterandola. Recidiva I tassi di recidiva sono più bassi degli aggressori sessuali adulti. Le percentuali di recidiva oscillano tra il 7 e il 14%. Gli esibizionisti e i child molester con vittime extrafamiliari hanno tassi di recidiva più alti. 7
PEDOFILI 8
Abuso vs pedofilia “Child maltreatment is defined as: all forms of physical and/or emotional ill- treatment, sexual abuse, neglect or negligent treatment or commercial or other exploitation, resulting in actual or potential harm to a child’s health, survival, development or dignity in the context of a relationship of responsibility, trust or power” (WHO, 2014). 9
Parafilie nel DSM-5 Il DSM-5 traccia una linea netta tra i comportamenti sessuali atipici, le parafilie, e i Disturbi Parafilici che devono necessariamente comportare disagio clinicamente significativo e alterazione del funzionamento. I criteri per i Disturbi Parafilici rimarranno quelli attualmente presenti nel DSM-4, con l’aggiunta di indicatori di decorso, ci sarà infatti da specificare se il disturbo è in remissione o se il paziente vive in un ambiente controllato (come il carcere, dove la pratica sessuale deviante non può essere praticata). La Parafilia è condizione necessaria, ma non sufficiente, per lo sviluppo di un Disturbo Parafilico e di per sé non richiede un intervento terapeutico, poiché da sola non costituisce una diagnosi.
Riassumendo… Per essere diagnosticati con un disturbo parafilico, il DSM -5 richiede per le persone con questi interessi: 1- disagio personale circa il loro interesse, non solo disagio derivante dalla disapprovazione della società (egodistonia); 2- avere un desiderio sessuale o comportamento che comporta disagio psicologico per un'altra persona, lesioni o morte, o un desiderio per i comportamenti sessuali con persone che non vogliono o persone incapaci di dare il proprio consenso . (American Psychiatric Association, 2013) 11
Modello multivariato quadripartito di Nagayama e Hirschman (1991) 4 precursori motivazionali: • l’eccitazione fisiologica sessuale • le cognizioni che giustificano l’abuso sessuale • lo scarso controllo emotivo • specifici problemi evolutivi correlati alla personalità Questi 4 precursori motivazionali possono incidere significativamente sull’aumento della probabilità della messa in atto del comportamento di abuso. 12
Profilo del pedofilo: deficit nelle competenze sociali I pedofili presentano anche frequenti e consistenti difficoltà socio-relazionali: • Basso livello di prestazioni scolastiche/accademiche; • Basso livello o assenza di abilità sociali e di capacità assertive; • Basso livello o assenza di capacità di controllare rabbia e impulso; • Isolamento (difficoltà/incapacità a costruire relazioni tra pari); (Becker e Kaplan, 1988) 13
Profilo del pedofilo: distorsioni cognitive Rispetto a soggetti autori di reati (non sessuali) e non autori di reati, il pedofilo tende a vedere il “bambino come essere sessuale“, tende a credere nell’“incontrollabilità della sessualità" e ad avere distorsioni nella definizione della sessualità. (Gray et al, 2005; Mihailides, 2004) Spesso i pedofili credono che i bambini amino fare sesso con gli adulti, ricerchino attivamente di impegnarsi in tali attività con loro e non vengano danneggiati da ciò. Il pedofilo inoltre tende a: • negare o minimizzare il danno arrecato al bambino; • spostare la responsabilità su altri o su fattori situazionali. (Bandura, 1986; Marshall, 1994)14
Modello delle distorsioni cognitive di Ward, Gannon e Keown (2006) Le distorsioni cognitive hanno origine dalla combinazione di: • credenze; • valori e scopi ad essi associati; • azioni. Tre livelli di analisi: • il micro livello, focalizzato su credenze, valori o azioni dell’individuo; • il meso livello, focalizzato sulla relazione tra i progetti di vita dell’individuo e le condizioni ambientali in cui questi progetti vengono realizzati; • il macro livello, focalizzato sulla più ampia relazione tra il s.o. e l’ambiente culturale e sociale nel quale è inserito. 15
Modello delle distorsioni cognitive di Ward, Gannon e Keown (2006) Sette temi tipici delle distorsioni cognitive dei s.o.: 1. incontrollabilità, 2. mondo pericoloso, 3. autorizzazione (intesa come il diritto di compiere l’abuso), 4. bambini come esseri sessuali, 5. natura del danno (ovvero la minimizzazione del danno arrecato), 6. donne impossibili da conoscere, 7. donne come oggetti. 16
Natura multidimensionale della negazione • Rifiuto: implica il diniego dell’esistenza dell’aggressione o il non coinvolgimento del suo autore; • Minimizzazione: l’aggressore riconosce che qualcosa nel suo comportamento potrebbe essere stato percepito come problematico o persino pericoloso; • Le spiegazioni fornite mirano essenzialmente a spostare la responsabilità su altre persone o fattori esterni che attenuano la sua colpevolezza; • Depersonalizzazione: l’aggressore, tramite le sue spiegazioni, cerca di negare la possibilità che egli possa essere predisposto a commettere un tale atto. (Schneider e Wright, 2004) 17
Deficit della capacità empatica Empatia = capacità di “sentirsi dentro l’altro”, caratterizzata da 3 componenti: • 1) la presa di prospettiva, la capacità di identificare accuratamente lo stato emotivo e di percepire come le altre persone potrebbero rispondere ad una certa situazione, questa abilità è primariamente cognitiva; • 2) la risposta emotiva agli altri. Le risposte emozionali empatiche rispecchiano le emozioni percepite, sebbene ci sia una gamma di sensazioni complementari che dovrebbero essere considerate empatiche; ad esempio, vedere l’angoscia di un bambino potrebbe evocare tristezza o compassione; • 3) la terza componente, la premura, cioè il desiderio di aiutare, non è inclusa in nessuna definizione di empatia, ma è importante nella considerazione dei deficits degli autori di abuso sessuale. 18
Marshall, insieme ai suoi collaboratori (1995), identificò l’empatia come un processo stadiale: • Riconoscimento delle emozioni: discriminazioni dei propri e altrui stati emozionali; • Presa di prospettiva: assunzione da parte di chi osserva della prospettiva dell’altro; • Replicazione delle emozioni: risposta emozionale che replica l’emozione dell’altro; • Decisione di risposta: riflettere sui sentimenti espressi dall’altro e decidere di agire tenendo conto di questi o ignorandoli. 19
Per riassumere: schema cognitivo prototipico del s.o. Contiene particolari immagini di sé, dell’atto sessuale e della vittima. • L’abusante percepisce se stesso e interagisce con gli altri in modo rigidamente egocentrico. • L’abusante considera l’atto sessuale come un mezzo utile per il raggiungimento della felicità e per affrontare e gestire lo stress. • L’abusante identifica una vittima legittimata e predestinata: essa lo provoca oppure deve essere punita sessualmente. 20
Assessment: aspetti critici Una diagnosi accurata dei disturbi psichiatrici correlati associata ad un’attenta valutazione del comportamento deviante è fondamentale per la prognosi/trattamento. • Gli attuali strumenti diagnostici hanno il grosso limite costituito dalla imprevedibilità e indeterminatezza del comportamento. • Ciò che attualmente è possibile fare è diagnosticare se esistano nel soggetto fantasie pedofile o eccitazione per materiale pedofilo. 21
Assessment omnicomprensivo Dati i molti fattori di rischio prossimali e distali l’assessment dovrebbe essere precoce e comprendere: • valutazione clinica • funzionamento psicosessuale • funzionamento cognitivo • abilità socio-relazionali • rendimento scolastico/professionale • eventi di vita (Raimond et al., 1999; Seligman e Hardenburg, 2000) 22
Fattori favorenti il rischio di recidiva • L’aver agito a danno di più vittime o di vittime sconosciute all’autore • La sperimentazione di isolamento sociale o difficoltà a rapportarsi con i pari, con conseguente deficit dell’intimità ed inibizione della capacità empatica • La percezione di essere rifiutati dalle figure adulte di riferimento o la presenza di alti livelli di conflittualità rispetto alle stesse • L’ideazione fantasmatica che la vittima sia consenziente o addirittura provocatoria • L’essere caratterizzati da modalità comportamentali impulsive con scarse capacità di autoregolazione (Worling e Langstrom, 2003) 23
Il trattamento dell’autore di reato a sfondo sessuale 24
Esaminando i diversi programmi di trattamento, è possibile evidenziare le seguenti finalità di trattamento: • modificare i fattori disfunzionali, legati all’individuo e al suo contesto associati al comportamento deviante; • permettere alla vittima e all’autore di superare l’evento traumatico; • lavorare su eventuali rischi di recidiva. 25
Terapie farmacologiche e chirurgiche La castrazione chimica, solitamente non definitiva, attuata con farmaci a base di ormoni. Si basa sull'utilizzo di antiandrogeni. I farmaci utilizzati in questi casi sono: • sostanze a effetto ormonale diretto, come estrogeni, agonisti dell'LH e antiandrogeni; • psicofarmaci e dunque neurolettici, benzodiazepine, antidepressivi e stabilizzatori dell'umore; • altri farmaci tra cui il propanolo, reserpina e spironolattone... La castrazione chirurgica 26
L’intervento con gli autori di reati sessuali La complessità delle variabili intervenienti richiedono anche un trattamento integrato: • Necessità di utilizzare e integrare diversi modelli di intervento che offrano una presa in carico del soggetto a livello individuale (biologico e psicologico), socio-familiare e istituzionale. • Con uno staff interdisciplinare (servizi socio- sanitari; centri di giustizia; istituti penali; tribunali; associazioni del privato sociale; etc.). 27
Tipologie di interventi • interventi di tipo cognitivo- comportamentale (di cui ad esempio fanno parte la relapse prevention; il training sul controllo dello stress; il lavoro sulle distorsioni cognitive; la terapia auto-regolativa dello stimolo sessuale etc.); • interventi di tipo psicosociale (di cui fanno parte la terapia di gruppo; la terapia individuale e la terapia con la famiglia, la terapia multisistemica - MST); • interventi di tipo farmacologico (di cui fa parte il trattamento ormonale). 28
Pedoflia: recenti osservazioni sul trattamento Un recente studio ha evidenziato che: • L’interruzione del comportamento pedofilico è possibile. • L’intervento cognitivo-comportamentale associato al Leuprolide Acetato (LA) è in grado di ridurre significativamente le fantasie pedofiliche e la masturbazione, ma non è però in grado di modificare gli interessi pedofilici. • Gli strumenti self-report sono spesso inaffidabili (il soggetto tende a mentire). • Il follow up deve utilizzare misure oggettive per monitorare l’efficacia del trattamento nella pedofilia. (Shober et al, Archives of sexual behaviour, 2005) 29
Obiettivi del trattamento L'obiettivo trasversale ad ogni programma di trattamento è quello di prevenire la recidiva, sulla base di un riscontrato elevato rischio di recidiva per questa specifica tipologia di reati. • Superare la negazione e la minimizzazione del reato • Assunzione di responsabilità • Sviluppo di capacità empatiche; • Controllo delle fantasie sessualmente devianti; • Riduzione degli interessi sessualmente devianti e sviluppo di interessi sessuali non devianti • Sviluppo di abilità relazionali e sociali • Riduzione delle distorsioni cognitive • Superamento trauma relativo ad un abuso subito • Acquisizione di una capacità "autoregolativa" (Pithers, 1989; Dèttore, 1999; Marshall, Anderson, Fernandez, 2001) 30
L’efficacia del trattamento - 1 • Assessment completo, approfondito e validato • Programmi flessibili e multimodali • Trattamenti in gruppo • Lavoro sull’assunzione di responsabilità • Consapevolezza dell’atto commesso e delle sue cause e conseguenze • Componenti di giustizia restaurativa • Programmi di Relapse prevention • Educazione sessuale • Coinvolgimento delle famiglia • Rinforzo delle abilità sociali • Valutazione intermedia e finale sull’efficacia del trattamento e sul rischio di recidiva 31
L’efficacia del trattamento - 2 • la pedofilia è estremamente difficile da trattare. • I trattamenti efficaci sono quelli intensivi, a lungo-termine, integrati, con lifetime follow-up (Cohen, Galynker, 2002). • L’efficacia dei programmi di trattamento sarebbe direttamente correlata a diversi fattori: il programma stesso, i fattori di rischio e di protezione, la locazione in cui avviene (carcere, comunità, strutture psichiatriche, etc.), la storia del soggetto e la sua carriera deviante, l’aderenza del pedofilo al trattamento. • Una recente metaanalisi afferma che il trattamento riduce la recidiva dal 27 al 17% (Lane Council of Governmnts, Managing sex offenders in the community: a national overview 2003). Restano comunque scarsi gli studi di follow up sull’efficacia degli interventi 32
Le terapie psicologiche • La terapia comportamentale: il trattamento consisterà nel modificare i comportamenti inadeguati e nell’assimilare nuovi schemi di comportamento. • Secondo Maletzky (1991), lo scopo principale del trattamento è l’eliminazione dell’eccitazione sessuale abnorme, attraverso il potenziamento di resistenze agli impulsi sessuali. 33
Alcune tecniche comportamentali sono: • Terapia avversiva: ispirata ai principi del condizionamento classico, in cui associando delle scariche elettriche all’osservazione di alcune fotografie che mostrano il comportamento da modificare, si condiziona una risposta di evitamento. Questa tecnica può essere utilizzata secondo due modalità: il condizionamento associativo e l’evitamento anticipatorio, a seconda che lo stimolo elettrico sia presentato contemporaneamente o meno rispetto allo stimolo. • Desensibilizzazione sistematica: mirata all’estinzione dell’ansia legata a situazioni sessuali non parafiliche, consiste nella presentazione di scene gradualmente sempre più ansiogene: durante questa esposizione il soggetto affronta la situazione finché l’ansia non diminuisce e sparisce spontaneamente. 34
• Ricondizionamento orgasmico: questa tecnica prevede di separare il piacere e la ricompensa dell’eccitamento sessuale deviante. Il soggetto inizia un’autostimolazione con una sua fantasia, per poi trasformarla, al momento dell’orgasmo, in una più adeguata; in questo modo, il soggetto abusante inizia ad associare le sue fantasie devianti con un impulso sessuale più debole. • Terapia della vergogna (o Shame Aversion Therapy): questa tecnica introdotta da Serber (1970), prevede che il soggetto attui un comportamento deviante, ad es. di esibizionismo, davanti a professionisti pronti a ridicolizzarlo e disapprovarlo. • Covert Sensitization: introdotta da Cautela (1969), prevede che il soggetto immagini un suo comportamento deviante e che a tale fantasia faccia seguito una fantasia di conseguenze negative. 35
La terapia cognitivo-comportamentale Durata media di 10 mesi e prevede una serie di stadi, in particolare: • Trattamento dell’arousal sessuale deviante: due mesi di trattamento settimanale volto alla riduzione dell’arousal sessuale attraverso il metodo della sensibilizzazione mascherata (Maletzky, 1991). le fantasie sessuali possono essere paragonate ad una scatola di dolci: dire al bambino di non prendere i dolci o dire all’abusatore di non lasciarsi coinvolgere in fantasie sessuali devianti, non ha alcun senso rispetto all’estinzione del comportamento. Tuttavia, se i dolci assumono un gusto cattivo, allora probabilmente non verranno più presi; analogamente le fantasie sessuali devianti diventano indesiderabili nel momento in cui sono rese spregevoli. Nel corso del trattamento, quindi, si chiede ai partecipanti di descrivere quelle fantasie sessuali aggressive che li eccitano e di immaginare delle conseguenze negative particolarmente rilevanti tali da poter essere utilizzate come fantasie contrapponibili a quelle eccitanti. lo scopo della sensibilizzazione nascosta consiste proprio nell’appaiare le fantasie sessuali devianti con stimoli che solo il soggetto vive in modo negativo. l’empatia con la vittima è lo scopo di un altro stadio del trattamento. Una settimana prima dell’inizio del trattamento di sensibilizzazione nascosta, i partecipanti dovevano registrare ogni loro fantasia 36 deviante.
• Trattamento delle distorsioni cognitive: un mese del trattamento era finalizzato allo sviluppo dell’empatia con la vittima. Inizialmente, i soggetti vedevano un film in cui le vittime discutevano delle conseguenze che il reato subito aveva avuto sulla loro vita personale; una parte del film prevedeva anche un confronto tra vittime e aggressori. In seguito i partecipanti elaboravano una lista delle principali conseguenze negative dell’aggressione sessuale sulle vittime; poi ciascuno doveva descrivere l’ultimo crimine commesso, ipotizzandone gli effetti sulla vittima e scrivendo una lettera di scuse alla vittima, assumendosi tutta la responsabilità del reato. Questo era naturalmente un espediente per sviluppare la capacità di empatia con la vittima. Successivamente, i partecipanti dovevano anche scrivere una lettera immaginando che fosse la risposta da parte della vittima. 37
• Trattamento del disturbo del controllo affettivo: due mesi del trattamento incentrati sulla capacità di controllare gli impulsi; • attenzione focalizzata soprattutto sulla rabbia in quanto la maggior parte degli abusatori è motivata principalmente dalla rabbia ma anche perché questo tipo di trattamento è funzionale alla prevenzione della depressione. I partecipanti discutono del grado in cui ritengono di avere problemi con la rabbia e con la gestione degli impulsi, nonché della loro preoccupazione in merito; devono descrivere le situazioni che suscitano la loro rabbia, le persone coinvolte e la modalità di espressione della rabbia. In seguito discutono gli aspetti positivi e negativi della rabbia; gli aspetti positivi rappresentavano, infatti, l’obiettivo del trattamento finalizzato quindi al controllo della rabbia piuttosto che alla sua repressione. Per le prime due settimane di questa fase, i soggetti devono monitorare il loro comportamento annotando le emozioni ad esso collegate. Durante la seconda fase, vengono descritte le componenti fisiologiche della rabbia; pertanto i soggetti seguono un programma di rilassamento muscolare (insieme ai metodi di gestione cognitiva). Nella terza parte, vengono discusse le competenze comunicative, inclusa la capacità di problem-solving attraverso l’apprendimento dell’autocontrollo e dell’ascolto attivo. Un’altra sessione è focalizzata sull’aggressività, sull’assertività e anassertività: i soggetti hanno la possibilità di lavorare in gruppo tramite role-playing. 38
• Prevenzione delle ricadute: seguendo il modello di George e Marlatt (1989), l’obiettivo è quello di: 1) individuare situazioni a rischio per la commissione di un nuovo reato; 2) organizzare e mettere in atto una serie di strategie da utilizzare in quei casi; 3) ristrutturare l’interpretazione degli errori (o fantasie) che secondo il soggetto lo inducono a commettere un nuovo reato; 4) sviluppare strategie in grado di prevenire nuovi comportamenti devianti; 5) modificare lo stile di vita del soggetto per prevenire nuove ricadute. Naturalmente, durante questa fase viene affrontato il problema della gratificazione immediata dei desideri, facendo intervenire le conseguenze negative. I soggetti devono anche individuare una persona a cui poter chiedere aiuto nei momenti di difficoltà; le autobiografie e le richieste di sostegno sono poi discusse in gruppo nell’incontro successivo. 39
La terapia analitica individuale e di gruppo • Un tempo di gruppo: questa fase è a sua volta divisa in tre sottofasi: 1) pre-seduta, in cui si lavora sui contenuti emersi in precedenza; 2) seduta, durante la quale i partecipanti hanno un tempo per distendersi e per far emergere alla coscienza le proprie immagini, fantasie, rappresentazioni; successivamente si chiede ai pazienti di verbalizzare le loro fantasie; 3) post-seduta, in cui si analizzano con i terapeuti i contenuti di queste immagini e i vissuti emersi durante la seduta. • Un incontro individuale con il terapeuta principale del gruppo: questo momento ha lo scopo di fornire uno spazio individuale in cui si riprende ciò che si è provato in gruppo. • Un incontro con un infermiere che fa parte del gruppo di riflessione ed è particolarmente preparato sul tema dei reati sessuali. • Una sintesi del dispositivo: questo momento è dedicato ai coterapeuti e ai referenti per assicurare una maggiore coerenza di tutto il percorso di presa in carico. • Una supervisione del gruppo di professionisti che partecipa al lavoro terapeutico. 40
La terapia psicodinamica di gruppo • responsabilità personale per il proprio comportamento sessuale; • incremento della capacità di prendere decisioni adeguate; • accettazione delle regole sociali e delle figure giudiziarie; • il passaggio ad un uso meno strumentale del potere e del controllo nelle relazioni interpersonali; • sviluppo di una sessualità sana nelle relazioni tra pari; • maggiore consapevolezza delle problematiche inerenti l’adolescenza e l’età adulta; • aumento del controllo sul comportamento impulsivo; • miglioramento della comunicazione e dell’espressione assertiva dei propri sentimenti e bisogni; • riduzione delle distorsioni cognitive riguardanti le relazioni interpersonali e la sessualità; • maggiore consapevolezza dei pensieri, sentimenti e comportamenti che portano al comportamento deviante. 41
La terapia familiare • interruzione fisica dell’incesto e assunzione di responsabilità da parte del padre: in questo modo, il padre interrompendo il legame incestuoso, torna ad essere genitore attraverso l’assunzione di responsabilità; • ricomposizione della coppia parentale e intervento sulla diade madre- figlia: in questo modo si cerca di riattribuire la responsabilità ad entrambi i genitori per attuare un recupero psicologico della figlia. Non bisogna dimenticare che in questi casi molto spesso la madre tende a schierarsi dalla parte del marito, tralasciando completamente i bisogni della propria figlia; • analisi del conflitto coniugale: l’approfondimento sulle famiglie d’origine dei due partner permette di analizzare le radici del comportamento di entrambi, al fine di prospettare ad ognuno possibili comportamenti adatti a correggere le strategie relazionali inadeguate; • il lavoro sulla coppia padre-figlia: questo stadio è molto difficile per gli evidenti sentimenti di rifiuto e di aggressività da parte della figlia e per le difficoltà di presa in carico del padre incestuoso (tra l’altro spesso in carcere). 42
L’approccio strategico • Smascheramento dell’offesa/reato: in genere, all’inizio della terapia, il soggetto non ha contatti con la famiglia, poiché gli viene proibito di avere alcun tipo di rapporto con la vittima e con altri familiari. Di conseguenza, il processo terapeutico inizia solo con l’abusante e solo in un secondo momento (quando e se possibile) altri membri familiari saranno coinvolti nel trattamento. Dopo aver creato un clima di fiducia con il soggetto e con la famiglia (compresa la vittima) quando questa sia disposta a partecipare, è necessario ottenere informazioni circa il fatto-reato; si cerca quindi di coinvolgere tutti i membri a parlare anche di eventuali sospetti mai rivelati (se non sono presenti tutti i membri della famiglia, è necessario soprattutto in questa fase, rimandare la seduta). Questa fase non si conclude se il soggetto non riconosce la sua completa responsabilità. In questa prima fase, la famiglia riunita parla, forse per la prima volta, dell’accaduto; sicuramente si tratta di un momento particolarmente difficile, considerato che l’incesto, per eccellenza, viene praticato e celato dal segreto: ora, è necessario renderlo pubblico, soprattutto all’interno della famiglia. L’obiettivo terapeutico è quello di riorganizzare un sistema dove i più grandi devono prendersi cura dei più piccoli: si tratta, quindi, di ristabilire i ruoli. 43
• Confronto sul “perché era sbagliato”. Il livello di confronto con il terapeuta su questo livello, dipende dal grado di diniego e da un eventuale rischio di suicidio del soggetto, che deve assumersi le sue responsabilità, ma deve anche mantenere una speranza di guarigione: il terapeuta dovrà rendersi conto quando sia il momento di interrompere e muovere il passo successivo. • Descrizione del dolore spirituale. Questo momento è necessario per capire ed ascoltare il dolore spirituale che l’atto ha causato: le famiglie solitamente si sentono sollevate dall’opportunità di dare un nome ai loro sentimenti. Maggiore attenzione, in questa fase, deve essere data dal terapeuta ai propri sentimenti: questo entrare in contatto con il dolore può metterlo in difficoltà, soprattutto se lui stesso non lo ha mai sperimentato. Il terapeuta deve trovare la forza di affrontare questo momento delicato, per poi trasmetterla ai membri della famiglia. 44
• Rivelazione di altre vittime. Solitamente questa eventuale fase si realizza in modo naturale dopo aver condiviso il dolore spirituale. Potrebbe essere utile illustrare alla famiglia, la circolarità di questi fenomeni, sia per quanto riguarda l’abusante (che potrebbe essere stato a sua volta abusato) sia per il rischio di future vittime. • Riconoscimento della sofferenza spirituale dell’abusante. Il terapeuta riconosce che un atto di violenza verso un minore, ha causato una sofferenza psichica anche nell’abusante, che deve avere la possibilità di esprimerla. • Riconoscimento del dolore materno. Secondo l’ottica di una terapia dell’azione sociale, la violenza non è un gesto isolato, ma un atto che interferisce con la vita di ognuno. 45
• Chiedere scusa in ginocchio. Questo momento è centrato sull’assunzione di responsabilità, sul pentimento e sulla riparazione: il gesto ha lo scopo di sottolineare quanto ciò che l’abusante ha fatto nei confronti della vittima è umiliante e doloroso (postura dell’umiltà spirituale). • Chiedere alla madre di scusarsi. Quando un minore è abusato, soprattutto all’interno del proprio nucleo familiare, l’evento presuppone anche una componente seduttiva, che ha lo scopo di mantenere il segreto. Questa fase serve a responsabilizzare anche l’altro genitore, che ha comunque la funzione di proteggere la piccola vittima. Nei casi di abuso intrafamiliare anche la relazione madre-figlia risente fortemente dell’accaduto: questo momento è importante proprio per la ricostruzione del loro legame. • Discussione sulle conseguenze di possibili reati futuri. In questo modo, tramite una discussione con i membri della famiglia, si tenta di prevenire eventuali ricadute nel comportamento abusivo. 46
• Trovare un protettore. In questo momento si cerca di attivare un contesto di protezione per il minore, cercando di individuare una persona idonea per questo ruolo. • Decisione di riparazione. Si chiede alla famiglia di individuare uno strumento concreto o simbolico per riparare il danno subito dalla vittima. • Focus sulla sessualità. In questa fase, si lavora con l’abusante affinché possa, in futuro, gestire in maniera adeguata le proprie relazioni affettive e sessuali. 47
Riferimenti bibliografici • De Leo, G., Petruccelli, I. (a cura di), 1999, L’abuso sessuale infantile e la pedofilia, Milano, Franco Angeli. • Petruccelli, I., 2002, L’abuso sessuale infantile. L’intervento con i bambini, Roma, Carocci. • Petruccelli, F., Petruccelli, I. (a cura di), 2004, Argomenti di psicologia giuridica, Milano, Franco Angeli. • Petruccelli, I., Petruccelli, F. (a cura di), 2007, Introduzione alla psicologia giuridica, Milano, Franco Angeli. • Petruccelli, I., Pedata, L. T., 2008, L’autore di reati sessuali. Valutazione, trattamento e prevenzione della recidiva, Milano, Franco Angeli. • Petruccelli, I., (a cura di), 2017, Elementi di psicologia giuridica, Milano, Franco Angeli. 15/12/17 48
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