CARRI ALLEGORICI CARNEVALE DI PUTIGNANO 2013 SCHEDE TECNICHE E DESCRITTIVE

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CARRI ALLEGORICI CARNEVALE DI PUTIGNANO 2013 SCHEDE TECNICHE E DESCRITTIVE
CARRI ALLEGORICI

CARNEVALE DI PUTIGNANO 2013

SCHEDE TECNICHE E DESCRITTIVE
CARRI ALLEGORICI CARNEVALE DI PUTIGNANO 2013 SCHEDE TECNICHE E DESCRITTIVE
Amarcord – Gruppo Impedovo

                                                                     Così come il film racconta
                                                                     l’adolescenza di un ragazzo
                                                                     negli anni ’30, il carro
                                                                     ripropone       lo     stesso
                                                                     racconto che si può ripetere
                                                                     di       generazione         in
                                                                     generazione, con scenari
                                                                     differenti ma con lo stesso
                                                                     significato.
                                                                     Infatti, così come i nostri
                                                                     nonni dicevano ai nostri
                                                                     padri e loro a noi “Aaaaah,
                                                                     quando io ero ragazzo”
                                                                     questa affermazione si può
                                                                     ripetere sia nel futuro che
                                                                     nel passato, infatti tutte le
                                                                     generazioni vivono i ricordi
                                                                     con un senso di nostalgia.
                                                                     Nella realizzazione del carro
viene riproposta una scena significativa del film: quella di Ciccio Ingrassia sull’albero che dice
“Voglio una donna” per questo gli altri personaggi del carro sono: Gradisca, la tabaccaia e
Titta. Questo per richiamare come nel film le emozioni erotiche di Titta, ragazzo giovane
rispetto a Gradisca (bella e inarrivabile) e alla tabaccaia (grottesca e prosperosa).
L’intera opera sarà realizzata in cartapesta, la pitturazione verrà effettuata con i colori acrilici
e comunque tali da mettere in risalto l’aspetto cromatico del carro.

DIMENSIONI TOTALI:
Altezza: mt 12
Larghezza: mt 9 circa
Lunghezza: mt 10 circa

Albero: è alto mt 8 circa ed è largo mt 8 circa
Gradisca e Tabaccaia: sono alte mt 5 circa
Ciccio Ingrassia: è alto mt 8 circa
Titta: è alta mt 1,50 circa
Macchina: lunga mt 2 circa

MOVIMENTI:
Albero: ruota e muove i rami
Ciccio Ingrassia, Gradisca e la Tabaccaia: muovono la testa, gli occhi, ruotano, si alzano e si
abbassano
Titta e macchina: hanno movimenti ondulatori e rotatori
CARRI ALLEGORICI CARNEVALE DI PUTIGNANO 2013 SCHEDE TECNICHE E DESCRITTIVE
Fellini Satirikon – Gruppo Decataldo

                                                  Il prodotto che s’intende proporre in questa
                                                  occasione azzarda, umilmente, una sintesi di
                                                  quanto     il   Maestro,     emotivamente        e
                                                  assolutisticamente, trasmette con la sua
                                                  Opera: la fantasia e la voglia di raccontare
                                                  che l’hanno indotto a immaginare e
                                                  rappresentare un mondo (ispirato al racconto
                                                  di Petronio Arbitro, poeta latino della Roma
                                                  Imperiale) nel quale l’essere umano rivela
                                                  tutta la sua grettezza e incapacità di
                                                  governare con rettitudine la propria esistenza.
                                                  Ambiguità dei sentimenti, grandi incertezze e
                                                  forti contraddizioni trascinano la fragile realtà
                                                  umana in una crisi profonda, alterando
                                                  momenti di estrema volgarità e violenza ad
                                                  altri in cui l’individuo riesce a trasfigurare
                                                  l’amore puro in confuso e straordinario.
                                                  L’ambientazione (scenografia), volutamente
                                                  malsana e in rovina, è sinonimo di decadenza
                                                  umana e comprende anche ricordi di civiltà
                                                  passata (colonna greca) fonte d’ispirazione.
                                                  Scalinate, porte, aperture, tratti nascosti,
                                                  varchi, percorsi incerti e bui, ricchi di mistero,
                                                  alludono a spazi dove tutto è surreale e
                                                  indefinito, al di fuori da ogni cognizione
                                                  umana. Le caverne sottintendono il ritorno
                                                  dell’uomo allo stato primitivo.
Tra i personaggi più significativamente coinvolti nelle tante vicende narrate oniricamente
dall’autore, ci sono quelli (Encolpio, Ascilto e Trimalcione) che personificano sinteticamente i
tanti difetti dell’essere umano (erotismo sfrenato, violenza pura, sopraffazione, lussuria e
quant’altro) e uno (Eumolpo), invece, che raffigura le rare virtù (quelle che hanno ispirato la
civiltà greca) di cui la società è carente. I primi, con comportamenti particolarmente legati
alla materialità terrena, inibiscono, di fatto, ogni possibilità di redenzione. L’altro, invece,
configurando tutte quelle prerogative derivanti dal sapere che contraddistinguono l’essere
umano, giacché svanite, resta in bilico.
Tutti prendono parte a una “babilonia totale”, dove anche suoni e rumori (parte della
coreografia) sono indefinibili, solo a piccoli tratti riconoscibili, per meglio esprimere l’idea
della totale confusione che governa l’esistenza umana.

Dettagli e curiosità
Sui personaggi:
   Trimalcione in primissimo piano raffigurante l’individuo sopraffatto dai vizi di ogni
    genere che inneggia al “carpe diem”;
   N. 2 figuranti personificano Encolpio e Ascilto che, giocando, fanno acrobazie (come dei
    circensi – allusione al mondo che ha particolarmente ispirato il Maestro) per contendersi
    “il fiore” che personifica l’ambito trofeo “Gitone” (simbolo di amore-erotismo e sesso
    incondizionato);
   Il filosofo Eumolpo, dall’alto della sua saggezza (sebbene anch’egli, in un istante di
    debolezza, si lascia coinvolgere dalla cupidigia) infierisce sugli altri figuranti
    appartenenti, invece, al mondo al mondo sommesso e tenebroso della suburra,
    lamentando il tramonto della cultura e della spiritualità, fonte d’ispirazione.
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Lo spazio:
Il tutto è ambientato in uno spazio scenograficamente costituito da sommari elementi
architettonici che cercano di riprodurre nella parte bassa l’ambiente cupo e suburreo della
vita terrena e in quella alta (il cielo naturale), invece, lo spazio idilliaco e sublime, a tratti
aperto e squarciato, di alcuni episodi del racconto.
Alcuni elementi di corredo hanno una valenza simbolica:
 lunghe scalinate simboleggiano ostacoli e difficoltà che s’incontrano nel corso dell’esistenza
  terrena;
 porte chiuse alludono a spazi indefiniti dove l’ignoto diventa incubo assillante;
 varchi e aperture sono angoli di vita nei quali accade di tutto;
 le rovine di una colonna greca, al centro di tutto, è espressione della cultura di civiltà
  passate;
 parti di edifici in rovina a sottolineare la decadenza totale della società;
 le caverne a simboleggiare il ritorno allo stato primitivo dell’essere umano;
 esalazioni di fumo sottolineano lo stato confusionale di un ambiente caotico ulteriormente
  frastornato da suoni e rumori indistinguibili e assordanti.

L’uso linguistico del “colore” e delle luci ha anch’esso valenze simboliche: gradazioni scure in
basso e chiare in alto per rimarcare la gradualità elettiva dello spirito umano e, zone
fortemente in ombra, invece, per affermare dubbi e incertezze dell’esistenza umana (chiaro il
riferimento alla pittura metafisica).

Presentazione del manufatto

Il prodotto che si intende realizzare è un pallido tentativo d’interpretazione dell’Opera del
Maestro, la cui lettera, se pur di grande impatto emotivo (come probabilmente era nelle
intenzioni) è ostica nella comprensione. Sebbene l’occasione sia ghiotta e interessante, resta
difficile fare una riproposizione della trattazione nonostante l’ampia libertà di interpretazione
che ci è stata assegnata anche in chiave personale.
Ciò premesso, ci corre l’obbligo di porre preventivamente le nostre scuse se, alla vista di
esperti, il nostro prodotto potrà non essere all’altezza di migliori considerazioni. A tal
proposito, è opportuno far presente che, se ci dovessero essere delle variazioni rispetto al
bozzetto iniziale, approntato peraltro in tutta fretta, queste saranno dovute alle successive
riflessioni che potranno sopraggiungere nel corso dei lavori.

Numero, tipologia e caratteristiche degli elementi

Il carro di dimensioni di mt 7,00 (larghezza) x 8,00 (lunghezza) x 10,00 (altezza) circa, sarà
costituito dai seguenti pezzi:
 N. 4 pupi raffiguranti i personaggi significativamente più rappresentativi ed esplicativi tra
  quelli utilizzati dal M.:
 N. 1 pupo, in primissimo piano, personificherà la figura di Trimalcione (di mt 4,00 circa di
  altezza) sbracato su un triclino, compierà movimenti del busto, del capo e degli occhi e
  d’innalzamento di un calice in segno di brindisi;
 N. 2 figuranti che, personificando Encolpio e Ascilto (di 3,50 mt), in una rotazione globale,
  eseguiranno gesti personalizzati con i capi;
 N. 1 figura in alto (di mt 2,00) raffigurante il filosofo Eumolpo, seduto con movimenti
  alternati di abbassamento e innalzamento delle braccia;

Il tutto è ambientato in uno spazio scenograficamente costruito con elementi architettonici
semplici ed essenziali e riferimenti anche a civiltà passate (una colonna greca, affreschi
romani e squallide ambientazioni).
Le dimensioni dei singoli pezzi sono approssimative poiché legate alle tante variabili che
sopraggiungono in fase di realizzazione.
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L’intera opera sarà realizzata in cartapesta con armature metalliche di varia consistenza a
sostegno dei singoli pezzi. I movimenti saranno attivati con pezzi meccanici principalmente
elettrocomandati.
La colorazione sarà effettuata a discrezione personale e comunque decisa in fase di
esecuzione.
Tutto il manufatto sarà illuminato con sistemi diversi: luci, diffuse e puntuali necessarie per
rilevare alcuni effetti scenografici (soprattutto notturni) e la presenza stessa dei figuranti.
I costumi, parte integrante dell’intera coreografia, saranno ispirati, prevalentemente, alle
tuniche semplici, tipiche della civiltà romana del periodo repubblicano con integrazione di
alcune figure in abbigliamento un po’ più trasgressivo e contestuale. Per avere un’idea dei
costumi che si utilizzeranno nella coreografia è sufficiente rifarsi ai due figuranti, che nel
bozzetto, personificano i due protagonisti (Encolpio e Ascilto) del racconto.
Il prodotto finale sarà fornito d’impianto di trasmissione e amplificazione di tracce musicali.

                             Il Casanova – Gruppo Bianco
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Nel dover omaggiare il grande autore
                                                       del cinema italiano, il caso ha voluto
                                                       che ritrovassi un’immagine cara alla
                                                       mia    adolescenza,     presente      nelle
                                                       pagine dei libri sul Carnevale di
                                                       Viareggio, che illustravano l’operato
                                                       dei miei idoli, Arnaldo Galli e Silvano
                                                       Avanzini; li ricordo arrampicati su un
                                                       faccione enorme, in una foto assieme
                                                       a Fellini che dal basso, negli hangar
                                                       viareggini, controllava lo stato dei
                                                       lavori del meraviglioso testone.
                                                       È l’enorme polena che emerge dalle
                                                       acque di una Venezia in festa e che
                                                       compare nelle prime scene de “Il
                                                       Casanova” di Federico Fellini.
                                                       È così che, rappresentare Fellini ed il
                                                       suo Casanova, è l’occasione per me di
                                                       emulare l’omaggio che il regista fa ai
                                                       maestri viareggini o, mi piace credere,
                                                       alla    mia      professione,      veicolo
                                                       necessario alla concretizzazione di
                                                       sogni    personali    o    altrui,     alla
                                                       costruzione di mondi visionari, effimeri
                                                       che attraverso la sovrapposizione di
                                                       starti di carta occupano lo spazio e
                                                       prendono forma e volume.
                                                       Possiate    perdonare     una      licenza
                                                       interpretativa che dona alla nostra
                                                       opera una comicità che Fellini non si
                                                       era certo concesso. Questo, nelle
                                                       nostre intenzioni, potrebbe rendere più
leggera l’interpretazione tra opera e pubblico.

Un Casanova intento alle sue pratiche di rubacuori conduce la sua amata in gondola; in
mano ha una maschera dal naso lunghissimo e con la sua proverbiale maestria la calza a
pennello. Lei cerca di nascondere una chiave tra i seni mentre lui, con l’aiuto di un mazzo di
chiavi, cerca di aprire le porte della sua pudicizia. La donna stringe la Mouna, una balena a
bocca aperta che rimanda al sesso femminile ma anche al ventre materno, nel quale
Casanova, Pinocchio settecentesco senza salvezza, resta per sempre imprigionato, senza
aver mai pienamente vissuto.
In primo piano c’è l’oggetto inseparabile del Casanova: un uccello meccanico movibile, che
ogni volta che egli intrattiene le sue concubine si esibisce in un balletto che sembra voler
ridurre il performer Casanova a puro e patetico congegno sessuale.
L’uccello calpesta i volumi di cui Casanova è autore così come la fama di amatore sovrasta i
suoi sforzi di uomo di cultura e lo condanna ad esibirsi come fenomeno da baraccone.
Accanto alla gondola c’è la bambola meccanica che compare nel momento della vecchiaia,
quando ormai il suo mito è svanito ed egli prende coscienza delle sorti di una vita che non ha
mai pienamente vissuto, vittima dei propri fantasmi e del proprio ego. Cornice all’insieme
sono le architetture veneziane dietro le quali si celano occhi indiscreti che spiano le prodezze
del fenomeno Casanova e che ne irridono le sorti.

Il carro allegorico è composto da:
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 Una gigantesca polena. Identica a quella nel film compare dagli abissi del Canal Grande
  durante i festeggiamenti del Carnevale veneziano. Preludio e prima icona del mondo
  femminile che compare nel film, fu costruita per volere di Fellini a Viareggio dai maestri
  cartapestai Galli e Avanzini.
 Altezza metri 6 e larghezza metri 5. Essa compie un movimento rotatorio e muove gli
  occhi.
 Due amanti in gondola. L’uomo rappresenta Casanova ed è nell’atto di conquistare la
  donna che lo accompagna. In una mano ha una maschera dal naso lungo e nell’altra un
  mazzo di chiavi. La donna nella mano ha una chiave e cerca di nasconderla tra i seni.
  Muove entrambe le braccia su e giù e muove gli occhi e ruota la testa.
 La gondola è lunga 8 metri, alta 1,5 metri, larga 2 metri. Compie un movimento rotatorio
  e ondulatorio.
 I due amanti sono seduti in gondola e hanno un’altezza di 5 metri ciascuno. Casanova
  muove il braccio destro su e giù, avvicinando ed allontanando la maschera al bacino. Ruota
  la testa e muove gli occhi.
 Un uccello meccanico. È lo strumento che segue Casanova in tutte le sue avventure
  amorose. L’uccello calpesta i libri del Casanova, metafora del fatto che per tutta la vita
  Casanova viene apprezzato come fenomeno da circo per le sue capacità amorose e non per
  i suoi studi. Come nel film, l’uccello si alza in modo telescopico diviso in quattro parti e
  muoverà ali,becco e ruota la testa. Massima altezza metri 4.
 Una Bambola meccanica. Identica a quella del film compare al momento della vecchiaia
  del Casanova, quando ormai il suo mito è svanito. Essa ha tra le mani uno specchio che
  ritrae l’immagine di Casanova da vecchio. Essa si muove ruotando a 360°.

I materiali utilizzati nella costruzione saranno quelli tradizionali, quali: carta e affini, ferro,
colla, gesso, argilla e idropitture, ecc.
I movimenti sono tutti di natura elettromeccanica. Il gruppo di costruttore farà uso di
finecorsa, plc, temporizzatori e inverter, cercando di ottenere, così, dal movimento, la
migliore resa dell’allegoria dell’opera.

DIMENSIONI TOTALI

Altezza: metri 15
Larghezza: metri 10
Lunghezza: metri 11

CARATTERISTICHE DEL GRUPPO SCENOGRAFICO

Il gruppo scenografico sarà composto da almeno 40 unità e vestirà costumi che risaltino
l’allegoria dell’opera. I costumi riprenderanno modelli di vestiti del Carnevale veneziano ben
visibili all’inizio del film. Ogni figurante indosserà una maschera in cartapesta. Il costruttore
comunica la possibilità di poter utilizzare un gruppo di maschere che precede il carro per
strada, con termini e modalità confacenti agli obblighi del regolamento delle maschere sul
carro.
La città delle donne – Gruppo Loperfido

                                                         Film del 1980 diretto da Federico Fellini.
                                                         Il tema trattato dall’opera all’epoca
                                                         suscitò grandi polemiche da parte dei
                                                         movimenti femministi, infatti il film
                                                         propone la tesi dal punto di vista
                                                         maschile di una donna libera, ma
                                                         incapace di costruire un rapporto
                                                         costruttivo con l’uomo, che riceve
                                                         continui attacchi non dovuti alle proprie
                                                         colpe ma alla propria appartenenza
                                                         genetica.
                                                         Protagonista della vicenda un uomo
                                                         maturo e incauto impersonato da
                                                         Mastroianni, il quale durante un tragitto
                                                         in treno sogna di avere un fugace flirt
                                                         con una misteriosa signora che decide di
                                                         seguire, non sapendo che tutto questo lo
                                                         porterà a vivere un’avventura pericolosa
                                                         nel pluridimensionale “Pianeta Donna”.
                                                         Dopo svariati incontri che lo portano a
                                                         conoscere      le    mille    sfaccettature
                                                         dell’universo femminile, il protagonista
                                                         viene condotto in un’aula di tribunale,
                                                         dove, inconscio delle proprie colpe,
                                                         viene condannato dalle femministe che
                                                         lo vogliono linciare, ma lui riesce a
                                                         fuggire su una grande mongolfiera
                                                         dall’aspetto di donna che rappresenta “la
                                                         donna ideale”, ma tutto questo si rivela
                                                         un’utopia     perché     poco    dopo    la
                                                         mongolfiera viene colpita precipitando. È
                                                         proprio questa scena finale la scelta
                                                         della realizzazione del carro.

                                                         DIMENSIONI TOTALI:
Altezza mt 13
Lunghezza mt 9 circa
Larghezza mt 7

Il carro è composto da:
 Pupo centrale (donna con corona) altezza mt 7; movimenti: ruota su se stesso
 2 pupi laterali (donne nelle tazza) altezza mt 2,50; movimenti: girano salendo e scendendo
 2 pupi in basso (donne sul letto) altezza mt 2
 1 pupo nel letto (Mastroianni) altezzi mt 2; movimento: rotazione della testa

Alle spalle dei soggetti il Luna Park; movimenti: ruote che girano. L’abbigliamento del gruppo
coreografico è in tema al carro.
La Dolce Vita – Gruppo Giotta

                                                     Dal film di Federico Fellini – 1959, “La
                                                     Dolce Vita”, il gruppo Franco Giotta
                                                     produrrà con libera interpretazione la
                                                     realizzazione     del   carro    allegorico,
                                                     mantenendone la matrice dei personaggi
                                                     principali e l’essenza del suo contenuto,
                                                     pur non tralasciando riferimenti ironici,
                                                     rapportati all’epoca e ai giorni nostri.
                                                     Le varie letture degli episodi e l’intera
                                                     storia che il film ci offre, sono riportati
                                                     nei fotogrammi dell’intera pellicola. La
                                                     fontana di Trevi è attrazione tramandata
                                                     anche oggi come fonte di desideri per
                                                     turisti e non, (con gettito di monete in
                                                     cambio di un desiderio esaudito), ma
                                                     come tutte le cose anche questa ha il
                                                     senso opposto: c’è chi è pronto ad
                                                     appropriarsi delle monete e chi anche
                                                     dei sogni degli altri.
                                                     Questo film ha sancito l’esistenza del
                                                     ruolo della figura del paparazzo:
                                                     testimonianza di quanta fame del
                                                     pettegolezzo altrui il genere umano
                                                     esiga.
                                                     Il film realizzato in bianco e nero ci
                                                     suggerisce soluzioni di colorazione
                                                     appropriate.

                                                     DIMENSIONI:
                                                      Fontana di Trevi:        altezza   6   mt,
  larghezza 10 mt, profondità 4 mt
 Bobine: altezza 0,80 mt, diametro 2 mt
 Nastri pellicola sinuosa: altezza da 0,80 mt a 1,60 mt x 18 mt
 Anita: altezza mt 5
 Bassorilievi in pellicola: da mt 1 a mt 1,50
 Pupi: 2 mt circa

DIMENSIONI TOTALI:
Altezza mt 10
Lunghezza mt 10
Profondità mt 9

MOVIMENTI:
 Bobine: rotazione
 Anita: gestione del movimento complesso di rotazione e sinuosità
 Pupi: movimenti vari

Tutti i movimenti si intendono con servizi elettromeccanici e automatici.

COSTUMI E FIGURANTI:
Paparazzi, numero da regolamento.
La Strada – Gruppo Mezzapesa, Galluzzi, Nardelli

                                                          Tratto dal film “La Strada” il carro
                                                          allegorico che vogliamo rappresentare
                                                          è, appunto, un viaggio. Un viaggio che
                                                          termina con uno dei personaggi più
                                                          suggestivi e più belli del mondo di
                                                          Federico      Fellini:    la     Gelsomina
                                                          stralunata,                    interpretata
                                                          magistralmente da Giulietta Masina, la
                                                          donna che predomina la scena, il film,
                                                          la sua vita.
                                                          Una donna che prima di essere donna
                                                          è un’ innocente bambina strappata
                                                          dalla famiglia prima del tempo e
                                                          costretta a fare la pagliaccia per vivere
                                                          e che, per non impazzire e attutire la
                                                          sofferenza e il disagio, si rifugia in un
                                                          universo tutto suo, fatto di strisce, di
                                                          cammini, di fermate, di incontri e di
                                                          pianti.
                                                          Gelsomina con la sua grazie e la sua
                                                          leggerezza,     sempre       sospesa    tra
                                                          commedia e tragedia, quasi nasconde
                                                          l’ingombrante figura di Zampano e,
                                                          insieme, si ritrovano ad orbitare
                                                          intorno a un blocco di strada, giocando
                                                          con i rifiuti della società del consenso,
                                                          compiendo il gesto di dissenso più
                                                          radicale per due emigranti: iniziare a
                                                          spostarsi, a muoversi lateralmente.
                                                          Un carro che intende intrecciare una
                                                          polifonia di corpi, voci e storie,
alternando, come nel film, momenti di ilarità a quelli di completo sconforto, osando riferirsi
alla realtà come se si trattasse di un’antica ragione che colpisce tutte le classi sociali, senza
per questo indulgere in facilissime invettive.
Il mondo circense diventa, allora, l’unico universo dove è possibile realizzare i sogni, dove la
poesia si materializza in poche battute, con un gesto eclatante che spezza le catene. Gli
antagonisti, Zampano e il Matto, sembrano anche loro provenire da quell’universo incantato
anche se incarnano due modi diversi di affrontare la vita: il reale pragmatismo di Zampano
mal si associa con la poesia funambolica del Matto che è destinato a soccombere. Come in
una catacomba dell’essere, si celebra il magistero dell’arte di strada. I corpi circensi si
separano dal mondo e reinventano un patto esistenziale fatto di sorrisi, cappelli, pasti caldi e
guadagni immediati. Proprio come Gelsomina, che nel ventre della sua trombetta celebra un
laboratorio magico che a sua volta diventa una lanterna magica dove gli oggetti dismessi e
inutilizzati diventano gli strumenti per dare vita a un mondo circolare.
Per continuare a vivere si torna a vivere in clandestinità. La morte va affrontata, proprio
come Gelsomina che si fa ballerina per liberarsi dalla strada fatta sotto lo sguardo di
Zampano, che non capisce, o meglio, non vede e lascia che Gelsomina, balli, suoni e nasca
ancora. Una vita che non è più una vita, diventa il cono d’ombra nel quale piombano le
coscienze dei protagonisti. Quella vita che non è più vita, diventa il solco di una morte in vita
di un pubblico che contempla il proprio avvenire con attonito disinteresse e stupore
disarmante. Come in un assedio, dove tutto può e deve essere utilizzato per respingere
l’attacco della realtà, si parte dal resto dei circensi, provocatoriamente messi in basso, e si
guarda in su fino al personaggio principale e questo è uno scarto dal sapore aurorale, di
un’audacia folle.
Zampano, però, non si fa illusioni. Non si sfugge al mondo. Quando dall’oltre-mondo si torna
alla luce del sole di un’alba attonita, si torna sempre con un po’ di morte addosso, quella
morte che parla del corpo, di ciò che un uomo qualunque o un saltimbanco è capace di fare.
La geometria della strada è reinventata costantemente come in un palco vorticoso, dove le
regole del gioco diventano epifania di possibilità. Sulla strada si erra, si viaggia, si torna
indietro, si sbaglia, si cammina, si soffre, si prosegue. La strada è il non luogo, la si può
attraversare, ma non possedere; compiangere, ma non dismettere e la solitudine di intenti è
solo una delle paure che incalza.
Sulla strada avviene tutto e si affronta la vita: il circo decadente che cammina a pari passo
con i sorrisi e chiude il cerchio con la morte e, nonostante ciò, ci si costringe a proseguire.
All’orizzonte ci sono tante possibilità, ma il circo riporta ad un luogo limitato dell’esistenza,
dove un motivetto ti riporta al punto iniziale. C’è sempre una soluzione se c’è una strada.
Una scelta, una via. Allora il matto chi è? Dov’è? Dove porta la strada se diventa chiusa su se
stessa?
Porta a ritrovarsi.
La strada più ardua: il rifiuto radicale di lasciarsi sedurre dalla semplificazione. Nel percorrere
la strada della complessità, fatta di strisce, colori e traguardi, lo sguardo si apre alle
possibilità del mondo e sono la luce e la verità di questa solitudine invincibile, intesa come
bellezza, pazzia e giustezza, a vincere.
Lo Sceicco Bianco – Gruppo Mastrangelo

                                                    “Lo sceicco bianco” è la pellicola felliniana da
                                                    cui il tema del carro allegorico di quest’anno
                                                    trae ispirazione, promettendo spunti di
                                                    riflessione,   nonché     divertimento,     nella
                                                    tradizione     del     Carnevale.     Il    film,
                                                    praticamente il primo del grande maestro,
                                                    narra la vicenda di due sposini piccolo
                                                    borghesi in luna di miele a Roma.
                                                    Lo sposo conta soprattutto di fare una buona
                                                    impressione sullo zio residente in città,
                                                    grazie alla cui influenza spera di fare
                                                    carriera; la sposa, invece, all’insaputa del
                                                    marito, spera che a Roma potrà finalmente
                                                    realizzare il suo sogno: fare conoscenza con
                                                    l’eroe del suo fotoromanzo preferito: lo
                                                    “Sceicco bianco”.
                                                    Wanda, la sposa, riuscirà ben presto a
                                                    conoscere, sul set del fotoromanzo, in riva al
                                                    mare, Fernando Rivoli (il grande Alberto
                                                    Sordi), interprete dello “Sceicco”, che arriva
                                                    a proporle una piccola parte nel film: in
                                                    realtà l’uomo è abituato a trattare con le sue
                                                    numerose ammiratrici e sfrutta occasioni
                                                    simili per avere brevi avventure con ciascuna
                                                    di loro. In breve Fernando propone a Wanda
una gita in barca e si allontana con lei dalla riva, ma la donna, pur infatuatissima, è troppo
ligia ai suoi principi per concedersi. Il mito dello “Sceicco” crolla bruscamente quando Wanda
scopre che Fernando è sposato, e, al ritorno sul luogo delle riprese, assiste a una scenata di
gelosia fra lui e la moglie, giunta nel frattempo.
Il marito di Wanda, Ivan, all’oscuro di tutto, si preoccupa soprattutto di evitare uno scandalo
con la famiglia dello zio: i parenti si mostrano affettuosi, ma decisamente invadenti e inclini
al pettegolezzo: dov’è Wanda?
Wanda è disperata, non sa se può ancora sperare nel perdono di Ivan, ma questo
probabilmente avverrà dal momento che non è arrivata al punto di concedersi a un altro
uomo e soprattutto dal momento che gli zii non sanno e non sospettano nulla. Il tradimento
fisico non c’è stato, le apparenze sono salve e, secondo la morale piccolo-borghese vigente in
provincia, questo è sufficiente perché un matrimonio non sia compromesso.
E oggi? Il tema delle apparenze che ingannano è più che attuale, nonché facilmente
collegabile alle nuove possibilità di relazione fra individui offerte dai social network.
Su Facebook, e non solo, è oggi possibile scorrere foto di chiunque, proprio come Wanda
faceva con le pagine del suo fotoromanzo, ma è anche possibile recuperare byte e byte di
altre informazioni che non è detto forniscano notizie di un profilo veritiero e calzante rispetto
all’identità reale del soggetto in questione. Il risultato è quasi una disarmante facilità nel
tessere infinite relazioni che si risolvono, nel passaggio dal cibernetico al reale, in altrettante
numerose delusioni. Delusioni come quella di Wanda, ma anche ben più pesanti, in una
società delle apparenze che cela sempre maggiori pericoli e perversioni, che evidentemente
Federico Fellini non poteva prevedere nello specifico, ma che ha certamente anticipato.

SCHEDA TECNICA

Il pupo posto sull’altalena è alto 6 m. circa, i suoi movimenti sono: movimento della testa,
degli occhi, delle gambe e dondola avanti e indietro. I 2 alberi che reggono l’altalena sono
circa 7 m. e muovono gli occhi. I 4 pupi posti ai lati, sono circa 2,50 m ed il loro movimento
è rotatorio verso destra e verso sinistra. La donna centrale, posta sulle nuvole, è alta circa
3m e ruota di 360°. La barca a vela posta nella parte anteriore del carro è lunga circa 3m, il
suo movimento è oscillante. Tutti i movimenti saranno elettromeccanici, ad eccezione
dell’altalena mossa manualmente. Ci saranno circa 40 figuranti, tutti vestiti a tema.

DIMENSIONI TOTALI:
Altezza 12 mt
Lunghezza 10 mt
Larghezza 9 mt
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