IL PTOF. Piano Triennale dell'Offerta Formativa - Tancredi-Amicarelli
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MINISTERO D EL L’IS TRUZIONE, DELL ’UNIVERSI TÀ E D EL LA RICERCA Istitu to C ompren sivo “Tancred i-Amic arel li” Scuola dell’Infanzia, Primaria e Secondaria di 1° Grado Sede Centrale: Via Tancredi, 1 - 71037 Monte Sant’Angelo (FG) CM: FGIC83000X - CF: 83003340714 - Tel. 0884561218 - Fax 0884568428 Email: fgic83000x@istruzione.it PEC: fgic83000x@pec.istruzione.it Sito web: www.scuolatancrediamicarellimontesantangelo.it Monte S. Angelo, 30/11/2018 IL PTOF. Piano Triennale dell’Offerta Formativa PREMESSA Una scuola di persone al servizio della persona: la scuola racconta e si racconta. Abbiamo elaborato il Piano dell’Offerta Formativa del nostro Istituto con il desiderio di perseguire due finalità: testimoniare le scelte dell’agire quotidiano in classe e invitare chi a noi si affida a conoscere per condividere. La comunità scolastica è chiamata ad un’azione educativa forte e concorde degli insegnanti, dei genitori e degli alunni; azione che pone la valorizzazione della persona e del suo processo di autodeterminazione come fondamento dell’agire di tutti e di ciascuno. L’impegno di vivere la scuola come educazione della persona istruendo è alla base del nostro lavoro e delle nostre scelte. Con esso ci poniamo come scuola servizio per mezzo dell’azione educativa e didattica. All’allievo, in quanto persona, sono riconosciuti diritti fondamentali che ispirano i comportamenti dell’istituzione nei suoi confronti; a sua volta l’alunno è chiamato ad assumere progressivamente le responsabilità a cui lo chiama il suo processo di crescita e maturazione, divenendo gradualmente cosciente dei propri doveri: anzitutto il dovere di dare la parte migliore di sé. Ai genitori chiediamo fiducia e partecipazione costruttiva attraverso una nuova alleanza educativa per condividere la vigilanza educativa verticale degli alunni, dall’infanzia alla scuola secondaria, nell’ottica del costruttivismo sociale e del miglioramento continuo. L’ISTITUTO COMPRENSIVO “Tancredi-Amicarelli” e le sue cinque sedi Il nostro Istituto comprende cinque scuole: tre plessi di scuola dell’infanzia (Plesso Vico Giglio, plesso Giordani, Plesso zona C), uno di secondaria di primo grado (Plesso Amicarelli) e il plesso Tancredi di scuola Primaria. Si chiama “comprensivo” perché “comprende” tre diversi ordini di scuola, infanzia, primaria e secondaria, “verticalizzati” a seguito del dimensionamento scolastico entrato in vigore da alcuni anni. 1
GLI INDIRIZZI PER LE ATTIVITÀ DELLA SCUOLA Le finalità istituzionali e le attività educative e didattiche Le Indicazioni nazionali del 2012 e 2018 sono il documento di riferimento per quanto riguarda le finalità della scuola e i traguardi di apprendimento degli alunni. Nella Premessa "Cultura, scuola, persona" si legge: "alla scuola spettano alcune finalità specifiche: offrire agli studenti occasioni di apprendimento dei saperi e dei linguaggi culturali di base; far sì che gli studenti acquisiscano gli strumenti di pensiero necessari per apprendere a selezionare le informazioni; promuovere negli studenti la capacità di elaborare metodi e categorie che siano in grado di fare da bussola negli itinerari personali; favorire l’autonomia di pensiero degli studenti, orientando la propria didattica alla costruzione di saperi a partire da concreti bisogni formativi". La Legge 107/2015, riaffermando il ruolo centrale della scuola nella società della conoscenza, ha così sintetizzato le finalità che l'istituzione scolastica è chiamata a realizzare: a) innalzare i livelli di istruzione e le competenze delle studentesse e degli studenti, rispettandone i tempi e gli stili di apprendimento, b) contrastare le diseguaglianze socio-culturali e territoriali, c) prevenire e recuperare l’abbandono e la dispersione scolastica, d) realizzare una scuola aperta, quale laboratorio permanente di ricerca, sperimentazione e innovazione didattica, di partecipazione e di educazione alla cittadinanza attiva, e) garantire il diritto allo studio, le pari opportunità di successo formativo e di istruzione permanente dei cittadini. La scuola con le risorse umane (organico dell'autonomia) e materiali (ambienti di apprendimento, finanziamenti) di cui dispone, anche secondo l'indirizzo indicato dal Dirigente scolastico, mira alla realizzazione delle suddette finalità. COMUNITÀ EDUCANTE E PIANO DELL’OFFERTA FORMATIVA L’ALLEANZA EDUCATIVA TRA SCUOLA E FAMIGLIA La stesura viene vissuta e adeguata ogni giorno attraverso un quotidiano colloquio e incontro costruttivo tra dirigente, personale scolastico, alunni e famiglie per fare della scuola un luogo di incontro, strumento privilegiato per avviare la collaborazione educativa con la famiglia in quanto accordo tra scuola, alunni e genitori, in cui tutti i soggetti coinvolti si impegnano a rispettare i propositi finalizzati a facilitare il raggiungimento degli obiettivi educativi e formativi (comunità educante), in modo da ottenere quella alleanza educativa che, attraverso la condivisione e la reciproca accettazione delle norme porta l’alunno a percepire scuola e famiglia come due istituzioni formative che agiscono nella stessa direzione. LA SCUOLA COME EDUCAZIONE DELLA PERSONA La persona dell’alunno è al centro dell’iniziativa pedagogica e didattica. All’allievo sono riconosciuti diritti fondamentali che ispirano i comportamenti dell’istituzione nei suoi confronti. A sua volta l'alunno è chiamato ad assumere progressivamente le responsabilità a cui lo chiama il suo processo di crescita e di maturazione. I diritti degli alunni Essi sono: • il diritto all’educazione; 2
• il diritto alla scuola - come edificio accogliente e sicuro; - come istituzione efficiente e funzionale, aggiornata nelle metodologie e nei contenuti; - come ambiente formativo capace di valorizzare tutti gli aspetti della sua personalità e di introdurlo alla realtà che lo circonda; • il diritto all'identità personale e familiare attraverso la proposta di modelli e valori rispettosi della coscienza e della storia del singolo e della sua famiglia; • il diritto a che la scuola dia le condizioni per la crescita dell'autostima mediante la progressiva complessità dei compiti assegnati; • il diritto a una valutazione corretta e trasparente, che si informa a obiettivi e criteri preventivamente comunicati ed equamente applicati. Di conseguenza l'offerta formativa della nostra scuola persegue: • una cultura della persona, vista come sorgente di valori nella scuola e nella società; • una cultura del benessere, inteso come raggiungimento dell'armonia nella persona e nelle relazioni; • una cultura del lavoro, considerato come applicazione seria e costante per l'apprendimento di ciò che viene riconosciuto importante per la crescita dell'individuo e del gruppo; • una cultura della competenza attraverso percorsi metodologici e disciplinari ben definiti; • una cultura della valorizzazione delle diversità, nel rispetto delle libertà altrui; • una cultura della creatività, come espressione della libertà all'interno del rapporto educativo; • una cultura della valutazione per l’apprendimento; • una cultura della legalità, come avvio al consapevole esercizio di diritti e di doveri nell'ambito dei rapporti interpersonali e con le istituzioni dello Stato. I doveri degli alunni Accanto all’insieme dei suoi diritti, l’alunno deve scoprire la difficoltà, ma anche la necessità, dell’ascolto delle ragioni altrui, del rispetto, della tolleranza, della cooperazione e della solidarietà: deve, cioè, essere cosciente dei suoi doveri. I principali doveri degli alunni, come cittadini e come studenti, sono: • il dovere di rispettare le persone che convivono nella scuola; • il dovere di dare la parte migliore di sé, nelle relazioni con compagni e adulti; • il dovere di rispettare le regole della comunità scolastica; • il dovere di frequentare le lezioni e le attività programmate dal Consiglio di classe; • il dovere di studiare e di prepararsi responsabilmente per le scadenze fissate. Il profilo educativo e culturale dello studente al termine del primo ciclo Il sistema scolastico italiano assume come orizzonte di riferimento verso cui tendere il quadro delle competenze chiave per l’apprendimento permanente definite dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’Unione Europea (Raccomandazione del 2006 e del 2018) che sono: Competenze chiave per l’apprendimento UE Competenze chiave per l’apprendimento UE 18 dicembre 2006 22 maggio 2018 1) comunicazione nella madrelingua 1) competenza alfabetica funzionale 2) comunicazione nelle lingue straniere 2) competenza multilinguistica 3) competenza matematica e competenze di base in 3) competenza matematica e competenza in scienza e tecnologia scienze, tecnologie e ingegneria 3) competenza digitale 4) competenza digitale 3
4) imparare a imparare 5) competenza personale, sociale e capacità di imparare ad imparare 5) competenze sociali e civiche 6) competenza in materia di cittadinanza 6) spirito di iniziativa e imprenditorialità 7) competenza imprenditoriale 7) consapevolezza ed espressione culturale. 8) competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali. Queste sono il punto di arrivo odierno di un vasto confronto scientifico e culturale sulle competenze utili per il tale processo che non si esaurisce al termine del primo ciclo di istruzione, ma prosegue con l’estensione dell’obbligo di istruzione al primo biennio del ciclo secondario, in una prospettiva di educazione permanente, per tutto l’arco della vita. Il Profilo educativo e culturale dello studente al termine del primo ciclo, dunque, rappresenta ciò che una ragazza o un ragazzo di 14 anni dovrebbe “sapere” e “fare” per “essere” l’uomo e il cittadino che è giusto attendersi al termine del primo ciclo dell’istruzione, cioè: • abituarsi a riflettere con spirito critico sia sulle affermazioni in genere, sia sulle considerazioni necessarie per prendere una decisione; • distinguere, nell’affrontare in modo logico i vari argomenti, il diverso grado di complessità che li caratterizza; • concepire liberamente progetti di vario ordine e tentare di attuarli nella consapevolezza dello scarto inevitabile tra concezione e attuazione, tra risultati sperati e ottenuti; • avere gli strumenti di giudizio sufficienti per valutare se stessi e le proprie azioni, i fatti e i comportamenti individuali, umani e sociali degli altri alla luce di parametri derivati dai valori spirituali che ispirano la convivenza civile: tra di essi, la pari dignità di tutti i cittadini, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. In questo senso, la comunità scolastica è chiamata ad un’azione educativa forte e concorde, dei genitori, degli insegnanti e degli alunni, promuovendo in particolare l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni. Gli organi collegiali della scuola sono i luoghi in cui specifiche iniziative sono costruite e condivise, sulla base della valorizzazione della 4
persona e del suo processo di autodeterminazione, rifuggendo da forzature ideologiche estranee al mondo educativo (nota ministeriale prot. n. 1972 del 15 settembre 2015); • sviluppare RESILIENZA, un ampio corredo di competenze e la capacità di adattarsi ai cambiamenti; • avvertire, sulla base della coscienza personale, la differenza tra il bene e il male ed essere in grado di orientarsi nelle scelte di vita e nei comportamenti sociali e civili; • essere disponibili al rapporto di collaborazione con gli altri, per contribuire con il proprio apporto personale alla realizzazione di una società migliore; • avere consapevolezza delle proprie inclinazioni, attitudini e capacità riuscendo, sulla base di esse, a immaginare e progettare il proprio futuro, con appropriate assunzioni di responsabilità; • porsi le grandi domande sul mondo, sulle cose, su di sé e sugli altri, sul destino di ogni realtà, nel tentativo di trovare un senso che dia loro unità e giustificazione, consapevoli anche dei propri limiti di fronte alla complessità dei problemi sollevati. Innovazione digitale e didattica laboratoriale: il Piano Nazionale della Scuola Digitale Il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) è il documento di indirizzo del Ministero per favorire una strategia complessiva di innovazione della scuola italiana nell’era digitale. Il Piano prevede azioni legate allo sviluppo delle competenze digitali degli studenti, al potenziamento di strumenti didattici e laboratoriali, alla formazione dei docenti e del personale, al potenziamento delle infrastrutture. Le attività sono coordinate da un docente individuato come “animatore digitale”, che collabora con il Dirigente, la DSGA, lo staff e i soggetti esterni che potranno contribuire a realizzare gli obiettivi del PNSD. Ad oggi le azioni intraprese dal nostro istituto sono le seguenti: - potenziamento delle connessioni wi-fi nei plessi; - introduzione del registro elettronico; - installazione di un personal computer / LIM per ogni classe dell’istituto comprensivo; - partecipazione a percorsi di formazione in rete per i docenti dell’istituto (anche sui temi del PNSD); - costruzione del sito Internet dell’istituto, aggiornamento continuo dello stesso con diffusione di materiale per docenti, famiglie e studenti. La scuola che INCLUDE (D.Lgs. 66/2017) La scuola sviluppa la propria azione educativa in coerenza con i principi dell’inclusione delle persone e dell’integrazione delle culture, considerando l’accoglienza della diversità un valore irrinunciabile. La scuola consolida le pratiche inclusive nei confronti di bambini e ragazzi di cittadinanza non italiana promuovendone la piena integrazione. Favorisce inoltre, con specifiche strategie e percorsi personalizzati, la prevenzione e il recupero della dispersione scolastica e del fallimento formativo precoce; a tal fine attiva risorse e iniziative mirate anche in collaborazione con gli enti locali e le altre agenzie educative del territorio. Particolare cura è riservata agli allievi disabili o con bisogni educativi speciali, attraverso adeguate strategie organizzative e didattiche, da considerare nella normale progettazione dell’offerta formativa. Tali scelte sono bene espresse in documenti di forte valore strategico per la scuola, quali: • ”La via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri” del 2007; • le “Linee guida per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità” del 2009; • le “Linee guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con disturbi specifici di apprendimento” del 2011; 5
• la Direttiva “Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica” del 2012, seguita dalle Indicazioni operative fornite con la circ. min. n. 8 del 6 marzo 2013; • le "Linee guida per l'accoglienza e l'integrazione degli alunni stranieri" del febbraio 2014; • le “Linee di indirizzo allo studio degli alunni adottati” del dicembre 2014 (nota prot. 7443). Tali documenti sintetizzano i criteri che ispirano il lavoro quotidiano degli insegnanti e la loro formazione. L'integrazione degli alunni con disabilità L'integrazione degli alunni con situazioni di disabilità è un passaggio importante per la crescita di tutti i componenti della comunità scolastica e impegna insegnanti, alunni e genitori. L'azione della scuola prende avvio dalle valutazioni sanitarie in ordine alle potenzialità di sviluppo nei vari aspetti: cognitivo, affettivo-relazionale, linguistico, sensoriale, motorio-prassico, neuropsicologico, di autonomia personale e sociale. Con il “Piano educativo individualizzato” (PEI), la scuola programma gli interventi finalizzati all’attuazione del diritto all’educazione e all’istruzione: il Piano è redatto dal Consiglio di classe in collaborazione con gli operatori sanitari e con i genitori. Esso prevede il percorso di formazione dell’alunno nella scuola, ponendo in rilievo sia le difficoltà, sia le potenzialità dello stesso: queste ultime devono essere sollecitate, rafforzate e sviluppate nel rispetto delle scelte personali e familiari. Alla classe in cui è inserito l’alunno disabile viene assegnato l’insegnante di sostegno, per il numero di ore attribuito in base alla gravità dell’handicap e alla disponibilità di risorse. L’insegnante di sostegno, risorsa professionale aggiuntiva del Consiglio di classe, ha il compito di favorire l’elaborazione di interventi trasversali alle varie discipline. Il POF: documento prevalentemente didattico Il PTOF: documento di programmazione della scuola in quanto organizzazione (aspetti didattici, organizzativi, gestionali). “Le Istituzioni scolastiche...individuano il fabbisogno di posti dell’organico dell’autonomia in relazione all’offerta formativa che intendono realizzare” (L.107 comma 7). Legame diretto tra offerta formativa e risorse (organico e risorse materiali): non più risorse come applicazione automatica di certi parametri, ma anche come conseguenza della capacità progettuale e programmatoria della scuola. 6
Il PTOF deve fare riferimento ai seguenti obiettivi formativi indicati dalla 107: In sintesi Sviluppo e potenziamento di: competenze linguistiche; competenze matematico-logiche e scientifiche; competenze nella pratica e nella cultura musicale e artistica; competenze in materia di cittadinanza attiva e democratica; comportamenti responsabili ispirati a legalità, sostenibilità ambientale; discipline motorie e comportamenti ispirati a uno stile di vita sano; competenze digitali e uso consapevole dei social network; metodologie laboratoriali; prevenzione e contrasto della dispersione scolastica, lotta al bullismo e cyberbullismo; 7
una scuola intesa come comunità attiva, luogo di incontro, di condivisione e di partecipazione costruttiva, aperta al territorio e in grado di sviluppare l’interazione con le famiglie e con la comunità locale attraverso la valorizzazione dell’educazione interculturale, il rispetto delle differenze, della solidarietà e della cura del bene comune; formazione, perché ambiente di apprendimento; risorse di ognuno (intelligenze e comprensione multiple), gli stili e i ritmi di apprendimento con lo sviluppo del metodo cooperativo, con la collaborazione e l’interazione con famiglie e territorio, perché la competenza esprime la capacità di orchestrare e mobilitare le risorse interne e del contesto sociale; inclusione scolastica per tutti attraverso una didattica a misura di alunno, personalizzata e basata su strumenti compensativi e misure dispensative per tutti (curricolo inclusivo e per competenze); curricolo implicito per ripensare gli spazi per una didattica laboratoriale, attiva e partecipata; progettazione di modi nuovi di fare scuola che aiutino ciascuno a scoprire e a far crescere i propri talenti, maturare la consapevolezza che "apprendere", come opportunità fortemente legata alla concretezza e alla qualità della vita, per evitare la dispersione, perché lo studente che trova nella scuola risposte ai propri bisogni educativi, di istruzione e di espressione personale, non andrà incontro a insuccesso, demotivazione e, infine, abbandono; il concetto di PTOF come strumento per valorizzare l’autonomia scolastica per il successo educativo e formativo di tutti gli alunni. Ogni scuola assume alcuni di questi obiettivi come proprie priorità e orienta su di essi la propria offerta formativa. L'autonomia scolastica quale fondamento per il successo formativo di ognuno. L'educazione e l'istruzione sono diritti fondamentali dell'uomo e presupposti indispensabili per la realizzazione personale di ciascuno. Essi rappresentano lo strumento prioritario per superare l'ineguaglianza sostanziale e assicurare l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione. Il sistema educativo e di istruzione rappresenta il fulcro dello sviluppo della persona e della comunità; il suo compito è quello di consentire a ciascuno di sviluppare pienamente il proprio talento e di realizzare le proprie potenzialità. Per questo la scuola, comunità educante, è il luogo dove il diritto all'educazione e all'istruzione diventa dovere e responsabilità per la cittadinanza attiva. La scuola tiene conto di due dimensioni equamente importanti: 8
• da una parte, la cura e il dovere di riconoscere l'unicità delle persone e rispettarne l'originalità • dall'altra, la capacità di progettare percorsi educativi e di istruzione personalizzati nell'ambito del contesto classe, in un delicato equilibrio fra persona e gruppo, in una dinamica che si arricchisce dei rapporti reciproci e della capacità di convivenza e rispetto civile. Il Regolamento dell'Autonomia scolastica, D.P.R. 8 marzo 1999, n. 275, all'articolo 4 descrive le scuole come le istituzioni che ..(...) concretizzano gli obiettivi nazionali in percorsi formativi funzionali alla realizzazione del diritto ad apprendere e alla crescita educativa di tutti gli alunni, riconoscono e valorizzano le diversità, promuovono le potenzialità di ciascuno adottando tutte le iniziative utili al raggiungimento del successo formativo". Anche la Legge 13 luglio 2015, n. 107 e i successivi decreti legislativi rafforzano ulteriormente l'autonomia scolastica "(,..) per garantire il diritto allo studio, le pari opportunità di successo formativo, nonché il riconoscimento e la valorizzazione dei talenti di ognuno. Tale finalità costituisce l'obiettivo principale del sistema scuola del nostro Paese. Si tratta di "cucire un vestito su misura per ciascuno" con attenzione e cura, per cui le forme di flessibilità dell'autonomia scolastica costituiscono la "cassetta degli attrezzi" per promuovere il raccordo e la sintesi tra le esigenze e le potenzialità individuali e gli obiettivi nazionali del sistema di istruzione. Gli atti formali di documentazione, condivisione e valutazione delle scelte dell'autonomia scolastica, quali ad esempio il Rapporto di Autovalutazione (RAV), il Piano triennale dell'offerta formativa (PTOF) e il Piano di Miglioramento (PdM), nonché quelli di "personalizzazione" dei percorsi, devono essere coerenti ed essenziali, senza sovrapposizioni che facciano perdere di vista il fine ultimo della progettazione: il successo formativo di tutti. La scuola ha il dovere di garantire una proposta di educazione e di istruzione di qualità per tutti, in cui ciascuno possa riconoscere e valorizzare le proprie inclinazioni, potenzialità e interessi, superando le difficoltà e i limiti che si frappongono alla sua crescita come persona e come cittadino, diversificando l’impegno secondo i diversi bisogni educativi di ciascuno, perché "Non c'è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali. Il docente è chiamato a svolgere la propria professione affinché tutti e ciascuno raggiungano il successo formativo nella ricchezza e opportunità di essere parte di un gruppo classe che fruisce del valore aggiunto di un ambiente di apprendimento e di socializzazione educativa. Guardare la classe solo come un insieme di singole persone tralascia la dimensione sociale e l'acquisizione di importanti 9
competenze relazionali strettamente connesse con la sfera dell'autonomia, della responsabilità e della capacità di saper "prendersi cura": l care di Don Milani. Il PTOF del prossimo triennio dovrà essere marcatamente “INCLUSIVO”, laddove il concetto di inclusione, definito di recente a livello normativo, nel D.Lgs. n.66 del 2017, si carica di un concetto fondamentale: “l’inclusione è garanzia per l’attuazione del diritto alle pari opportunità e per il successo formativo di tutti”, con la costruzione di un curricolo inclusivo, cioè per competenze (didattica per competenze, cioè didattica per l’apprendimento). Infatti, la didattica che deve essere speculare al raggiungimento degli obiettivi inclusivi dichiarati nel curricolo. Iinfatti, il presupposto di una scuola inclusiva risiede in una piena accezione della funzione docente che superi definitivamente la sola trasmissione di nozioni e si connoti come mediatore per comprendere e ricostruire le conoscenze e sviluppare le competenze. Un curricolo inclusivo è sempre permeabile alle sollecitazioni provenienti dall’esterno, è accogliente, affettivamente caldo e partecipativo. Privilegia un'organizzazione a ‘legame debole’ perché fa interagire più facilmente i membri di un gruppo; facilita la discussione, la condivisione delle informazioni, l'espressione dei giudizi. Valorizza le doti degli allievi, contamina e ibrida le loro culture, attiva l'attitudine alla ricerca delle mediazioni culturali ed emotive, operando per il superamento dei conflitti. Un curricolo inclusivo privilegia la personalizzazione perché valorizza le molteplici forme di differenziazione, cognitiva, comportamentale, culturale, che gli allievi portano in dote a scuola. Personalizzare i percorsi di insegnamento-apprendimento non significa parcellizzare gli interventi e progettare percorsi differenti per ognuno degli alunni/studenti delle classi, quanto strutturare un curricolo che possa essere percorso da ciascuno con modalità diversificate in relazione alle caratteristiche personali. Non significa pensare alla classe come un’unica entità astratta, che ha un unico obiettivo da raggiungere con un’unica strategia, ma come una realtà composita in cui mettere in atto molteplici strategie per sviluppare le potenzialità di ciascuno. Inoltre, la Valutazione deve essere leva prioritaria per lo sviluppo di curricoli inclusivi (D.Lgs. n. 62/2017), con un chiaro approccio alla valutazione educativa, formativa, per l’apprendimento che ha per oggetto l’insegnamento e la sua riprogettazione continua in funzione delle caratteristiche individuali degli studenti e dei livelli di apprendimento da garantire. Attenzione alla relazione educativa e clima di classe/d’Istituto, strettamente connesso alla qualità della gestione della classe, che non riguarda prioritariamente il controllo della disciplina, ma comprende tutto ciò che i docenti possono realizzare per promuovere interesse e partecipazione e, soprattutto, il riconoscimento dell’altro come persona per sviluppare le competenze sociali e civiche, il miglior predittore del successo formativo, scolastico e sociale. Attenzione alla relazione fra competenze disciplinari e competenze di cittadinanza perché l’obiettivo della scuola (...) è di formare saldamente ogni persona sul piano cognitivo e culturale. L’idea comune di queste esperienze è quella di superare gli steccati disciplinari per promuovere quelle conoscenze che determinano abilità cognitive funzionali alla costruzione del metodo di studio e della motivazione all’apprendimento. Una didattica orientativa si costruisce con una scuola che non sia percepita “come un ostacolo da superare, ma come strumento per superare gli ostacoli (…) La didattica orientativa non pone direttamente la domanda: “Cosa vuoi fare da grande?”, ma chiede agli alunni di porsi essi stessi domande più sensate e 10
funzionali: “Cosa mi riesce meglio? Su cosa mi impegno con meno fatica? Cosa mi appassiona di più?”. Alla scuola spetta garantire il luogo e il tempo più giusti per trovare ciascuno le proprie risposte, perché “Ogni persona ha diritto a un'istruzione, a un a formazione e a un apprendimento permanente di qualità e inclusivi, al fine di mantenere e acquisire competenze che consentono di partecipare pienamente alla società e di gestire con successo le transizioni nel mercato del lavoro. Ogni persona ha diritto a un'assistenza tempestiva e su misura per migliorare le prospettive di occupazione o di attività autonoma. Ciò include il diritto a ricevere un sostegno per la ricerca di un impiego, la formazione e la riqualificazione.” Per elaborare il P.T.O.F., l’IC Tancredi-Amicarelli sviluppa un’importante dialogo costruttivo al suo interno e di collaborazione con il territorio, accogliendo proposte e pareri delle sue diverse componenti, nel rispetto delle funzioni e competenze specifiche di ognuno. Ciò ha permesso di progettare un’offerta formativa che riflette le esigenze della realtà culturale, sociale ed economica in cui la scuola opera e, nello stesso tempo, di raccordarsi alla programmazione formativa in grado di fornire a ciascun alunno strumenti culturali e competenze in una realtà in continua trasformazione, in un’ottica di cooperazione per favorire il diritto all’educazione della persona. Inoltre, la scuola si relaziona con altre scuole, associazioni culturali, palestre ed enti che a vario titolo possono contribuire all’ampliamento dell’offerta formativa della stessa. Durante l’anno e nel periodo delle iscrizioni il DS e i suoi collaboratori illustrano alle famiglie le opportunità proposte dal Piano dell’Offerta Formativa, comprensivo di tutte le attività e iniziative didattiche e formative facoltative e/o opzionali. Le attività didattiche aggiuntive facoltative saranno organizzate secondo tempi e modalità che tengano conto della normativa, della libertà di insegnamento dei docenti, del diritto all’apprendimento degli alunni e del diritto di scelta educativa delle famiglie. Il nostro pianeta è ormai divenuto un “villaggio globale”, pertanto, anche la società ha subito dei cambiamenti attraverso i fenomeni antropologici e sociali che l’hanno cambiata nel tempo. Caratterizzata dal fenomeno dell’Intercultura, la Scuola, comunità educante, deve continuare a svolgere il suo ruolo di formazione del singolo individuo, promuovendo la sua crescita cognitiva, emotiva, umana, morale e culturale. Consapevole di tale funzione, l’Istituto Comprensivo si propone di offrire una variegata gamma di iniziative educativo-didattiche per rendere l’alunno motivato e cosciente dei diritti e dei doveri che derivano dall’essere parte di una società aperta al confronto con il diverso, sensibile alla cultura della pace, della solidarietà, alla cooperazione, al rispetto dell’ambiente e del patrimonio artistico e culturale. L’azione didattica attenta, costante, produttiva, ampia e articolata concorre alla promozione di quelle competenze trasversali che aiutino il discente a conoscere se stesso e a mettersi in rapporto positivo con gli altri; orientandolo, attraverso la ricchezza dei contenuti, nell’acquisizione di capacità espressive e comunicative, nell’applicazione di abilità logiche, nello sviluppo dell’analisi e della sintesi. Il nostro progetto è, dunque, quello di voler essere una scuola a misura di alunno e di adulto, efficiente ed efficace, che sia parte attiva nella formazione dei ragazzi che debbano avere la certezza di stare e operare nell’ambito di una entità dinamica e viva, che si rinnova e progetta ogni giorno di pari passo con una società civile, moderna, in continua trasformazione. L’alunno è il baricentro della nostra cura e attenzione e, pertanto, verrà continuamente motivato, valorizzato, stimolato e spronato a partecipare al gioco e alle attività ludico-didattiche, nonché a tutte le attività collaterali che gli permetteranno di accrescere il livello culturale e di integrazione sociale. Culliamo l’ambizione di una scuola intesa come clinica della formazione e dell’educazione, perché quotidianamente inclinata sui bisogni di ogni persona che abita la comunità educante: alunni e adulti, nessuno escluso. 11
L’educazione è, quindi, il nostro dovere principale, attraverso gli apprendimenti disciplinari per un progetto di cittadinanza attiva e sostenibile. Non solo apprendimento ... ma, diritto all'educazione integrale …… Durante l’attuale deriva ed eclissi dell’educativo, nonché analfabetismo emotivo (Galimberti) l’attenzione sembra rivolta esclusivamente all’apprendimento e al diritto allo studio, cioè alla conoscenza. «Si tratta perciò di un diritto conseguente al riconoscimento dello status di cittadino e delle prerogative della cittadinanza», che è stato affermato dalle Costituzioni di tutti gli stati democratici e quindi anche da quella italiana, la quale lo ha arricchito di «dimensioni aggiuntive» tanto che esso oggi «si configura come diritto da promuovere più ancora che da concedere o da riconoscere. La sua fondazione non è nella legge, né nella cittadinanza; non dipende dallo status di cittadino, ma dalla dignità della persona». Da quest'ultima sottolineatura, ne discende, evidente, l’attenzione non soltanto per il diritto allo studio e all’istruzione, ma per quello all’educazione, «che chiede di valorizzare tutto il potenziale educativo, che è in ciascuno di noi, che è potenziale di umanità, di affettività, di sensibilità, di percezione, di linguaggio, di socialità, di intelligenza e comprensione multiple… Garantire il diritto all’educazione significa, quindi, operare in modo che le funzioni che interagiscono nella personalità individuale si sintonizzino tra loro, consentendo una piena costruzione e una integrale manifestazione della personalità e del potenziale umano». Esempio del diamante ………………. Parabola dei talenti …………. In questa prospettiva soddisfare il diritto all’educazione, come sostiene il Piaget, significa «assumere una responsabilità molto più gravosa che assicurare a ciascuno l’acquisizione della lettura, della scrittura e del calcolo; significa veramente garantire a ciascun uomo l’intero sviluppo delle sue funzioni mentali, l’acquisizione delle conoscenze, dei valori morali, che corrispondono all’esercizio di dette funzioni, fino all’adattamento alla vita sociale (competenza emotica e all’umanità, alla cittadinanza attiva, sostenibile e responsabile). Di conseguenza, significa soprattutto assumere l’impegno, tenendo conto della costituzione e delle attitudini, che distinguono ciascun individuo, di non distruggere o sciupare nessuna delle possibilità che l’uomo porta in sé e di cui la società è chiamata ad avvantaggiarsi per prima, invece di lasciare perdere importanti aliquote e di soffocarne altre» (J. PIAGET, Dove va l’educazione, Armando, Roma, 1974, pp. 49-50). Vedi parabola dei talenti; art. 4 della Cost. «Lo scopo dell’educazione è proprio questo: aiutare i talenti, le funzioni, a sintonizzarsi efficacemente, senza mortificarne nessuna e attendendo che ciascuna di esse celebri il potere delle altre» (a vantaggio della persona e della società). DIRITTO all'educazione (integrale) per la persona e DOVERE per la famiglia, la scuola, la società. Il diritto all’educazione postula uno sviluppo pieno della persona umana e si può affermare che «nel diritto all’educazione si assommano e si sintonizzano tutti i diritti fondamentali dell’essere umano». 12
Il processo educativo è l'insieme delle azioni volontarie (compiute in maniera razionale e più o meno pianificate mediante un progetto educativo) e delle modificazioni correlate che compongono l'azione educativa, effettuate da esperti per consentire a ciascun individuo il conseguimento del suo pieno sviluppo psicofisico. Il processo educativo deve permettere al soggetto di migliorare i propri livelli di partenza dei vari campi della personalità (motoria, sociale, cognitiva, emotiva e affettiva). La base di partenza per ogni processo educativo è la maturazione del soggetto, che avviene secondo fasi ben definite e consente al soggetto stesso di acquisire gli apprendimenti che permettano il suo sviluppo. L’educazione è lo sviluppo di tutti gli aspetti della personalità umana, fisici, intellettuali, affettivi e del carattere. Ciascun essere umano ha potenzialmente l’intelligenza che lo conduce alla conoscenza graduale del mondo circostante e all’impiego di certi mezzi per impadronirsene e affermare se stesso. Ha già delle energie affettive da esprimere e delle naturali attitudini. Dipenderà in gran parte dall’educazione, dagli stimoli ambientali che quelle energie potenziali trovino il modo più compiuto e più equilibrato di realizzarsi. Il concetto d’educazione è più ampio di quello di istruzione (che si riferisce alla sola educazione intellettuale). Tutti siamo in un certo modo responsabili, con le parole, con gli atti, con gli atteggiamenti, dell’educazione delle persone che ci vivono accanto. L’educazione impegna tutta la vita e tutti noi, anche se non ne prendiamo coscienza. Possiamo sempre “crescere”, perfezionarci in qualche aspetto della nostra personalità. Ognuno di noi può essere educatore, col suo comportamento, con una parola, un gesto, la sola presenza. Principali istituzioni educative (in rete, interconnesse, complessità) Esistono delle istituzioni educative specifiche e universalmente riconosciute come tali: la famiglia: sotto protezione e con l’appoggio dei genitori, il processo educativo ha la possibilità di svolgersi naturalmente e di portare i suoi frutti a tempo debito; quando la famiglia viene a mancare, l’intero sviluppo del bambino è compromesso, persino la crescita fisica, la deambulazione e lo sviluppo del linguaggio vengono ritardati; la scuola: oggi viene vista non soltanto come organo di trasmissione del sapere ma come organo di educazione nel senso più ampio del termine. È attraverso la scuola che il bambino si educa alla socialità; la chiesa: le è affidata la formazione morale e religiosa, a completamento di quella iniziata nella famiglia. Un tempo ebbe anche il compito dell’istruzione quando mancavano le scuole municipali o statali. Oggi continua l’opera educativa anche attraverso istituzioni ricreative che offrono la possibilità di gioco o di attività agonistica e occasioni per l’educazione nel significato più proprio. (La dimensione educativa delle conoscenze) ………. …. L’impegno nelle discipline deve tendere a rimuovere una serie di interferenze e ostacoli (art. 3 della Cost.) presenti nella mente che possono annebbiare o neutralizzare l’esercizio delle competenze, contribuendo alla formazione del carattere, condizione prioritaria per il successo scolastico e nella vita. Ripensare insieme l’educazione e la scuola C’era una volta un patto tra scuola e società, in base al quale si volevano le stesse cose e si lavorava nella stessa direzione. Adesso la famiglia rema contro e desidera che i propri figli siano lasciati in pace, senza traumi, punizioni, prezzi da pagare. La caduta del senso di socialità fa reclamare solo i diritti, lasciando in ombra doveri e responsabilità individuali. Sembra che l’educazione abbia smarrito la sua funzione regolatrice dei comportamenti umani. Tuttavia, la scuola è ritenuta ancora il luogo di incontro e di dialogo costruttivo per far lievitare valori etici, civili e sociali che caratterizzano lo sviluppo dell’umanità. 13
Alla scuola si chiede fedeltà alla sua tradizionale missione educativa, per farsi carico della crescita globale dei bambini e ragazzi, ma deve imparare a difendersi da questa incalzante aggressività della vita esterna. …. Ma anche gli adulti implicati nell’esperienza pedagogica dovrebbero occuparsi di educazione. Dirigenti, docenti, genitori devono descrivere un impegno corale verso un’educazione pensata e agita insieme, con responsabilità condivise. La scuola non può sottrarsi al compito educativo, anzi deve sforzarsi di tenere viva l’intenzionalità pedagogica, incoraggiando le altre agenzie formative a fare altrettanto. Bisogna riconoscersi come luogo intenzionale del fare educazione, ragionando in termini di collegialità, partecipazione e condivisione. Ma, collaborare costa fatica. Per condividere bisogna rinunciare a far valere i propri interessi, deconcentrandosi dai propri individualismi, avvicinandosi all’altro per collaborare alla riuscita di un progetto di vita comune. La scuola, attraverso il PTOF, è luogo di incontro, di ascolto, in cui gli adulti non devono competere tra loro, ma ritrovarsi intorno a uno scopo partecipato: quello di educare insieme i ragazzi. Infatti, per educare un ragazzo è necessario unire le forze di tutti: genitori, insegnanti, personale ATA, dirigenti …. L’educazione è un fatto corale, di comunità (educante). Per educare un bambino ci vuole l’intero villaggio, dove l’elemento fondamentale e decisivo diventa l’unità. Pitagora diceva: se educhi il bambino, non dovrai punire l’adulto. Ogni comunità non deve disperdere le energie, opponendo l’alleanza alla frammentazione. Non si cresce come comunità facendosi la guerra e scaricandosi vicendevolmente le responsabilità degli insuccessi educativi: le famiglie hanno bisogno della scuola e la scuola non può nulla senza le famiglie. Bisogna accettare la sfida educativa come comunità contro l’emergenza sociale e l’erosione dell’educazione, fine permanente della scuola e della società. Bisogna mandare gli stessi segnali, testimoniare gli stessi valori, mentre attualmente i ragazzi sono testimoni di visioni educative fortemente individualistiche, cariche di egoismo da parte degli adulti che hanno rinunciato a svolgere il proprio compito/dovere di educatori (culpa in educando). I bambini non sperimentano quasi più la disapprovazione sociale da parte dei grandi e si sentono legittimati a mettere in atto qualsiasi tipo di comportamento anche se scorretto. Pochi adulti si sentirebbero autorizzati a sgridare un bambino, un ragazzo dopo un atto irrispettoso, incivile e disdicevole. Vige, ormai, un pensiero dominante: non è affar mio. Si assiste imperterriti a comportamenti arroganti di mala educazione, ma non si interviene, come se l’educazione dei ragazzi non costituisse più un fatto sociale e non fosse, dunque, responsabilità dell’intera comunità. Invece, dobbiamo mandare ai giovani tutti gli stessi segnali per aiutarli a definire quel necessario senso del limite oltre il quale non si può, né si deve osare, per far lievitare un indispensabile senso di appartenenza alla comunità in cui si vive, per progetti di vita comune. In questo contesto culturale caratterizzato dal forte indebolimento della cornice delle certezze educative il compito della scuola diventa ancora più importante e decisivo per evitare il dilagarsi di forme di anaffettività e analfabetismo emotivo, di apatia, demotivazione scolastica e sociale. IL PTOF, per una pedagogia di comunità Come si può educare i ragazzi che ogni giorno fanno esperienza di violenza, aggressività, arroganza, intolleranza e sono immersi in un mare di incertezze? 14
Una causa risiede in un’azione educativa incerta, troppo blanda e permissiva che ha determinato risultati negativi sul piano relazionale e sociale, da parte delle famiglie, ma anche della scuola. I docenti, infatti, devono sapere che si è maestri di educazione sempre, anche al di fuori delle mura scolastiche. Nell’Istituzione scolastica il Dirigente si deve proporre come animatore di una pedagogia di comunità capace di interrogare il contesto della città, ma anche a trasformarlo in ambito ideale di sviluppo formativo. A tal fine, come leader educativo può e deve: Predisporre reti di lavoro che creano situazioni di socialità e sviluppino occasioni di confronto sul tema dell’educazione. Attivare punti di ascolto e sostegno per le varie componenti scolastiche. Organizzare incontri di informazione e formazione per adulti in presenza di esperti di scienze dell’educazione. Ampliare la sfera di iniziativa progettuale della scuola al volontariato e all’associazionismo per contrastare fenomeni di dispersione scolastica. C’è bisogno di educazione, contro la deriva e l’erosione dell’emosia: quel cestino lanciato contro …., quelle aggressioni sono contro l’inclusione, mentre l’educazione è per l’inclusione . Occorre ricostruire gli argini in un progetto educativo diffuso e condiviso. Va affermata la responsabilità educativa della famiglia, molti genitori abbandonano i figli alla scuola. Urge una nuova alleanza di corresponsabilità educativa per non farsi sopraffare dalla maleducazione, dalla inciviltà, dalla violenza verbale e fisica da parte di genitori e alunni, per non demolire le strutture essenziali di una società educante. Il futuro sta nella parola INSIEME. Bisogna trovare il coraggio di riappropriarsi del ruolo di adulti educatori di fronte all’emergenza educativa, non si può abdicare, perché è affar nostro. La scuola ha il dovere di ristabilire i contatti con l’educazione e riconvertirsi alla pedagogia, esercitando questa funzione educativa in collaborazione con le famiglie. L’educazione è l’esito di un processo che si genera nell’incontro e nella cooperazione di due importanti territori educativi: scuola-famiglia. Grazie all’alleanza educativa si può costruire la comunità educante, per prenderci cura dell’educazione dei ragazzi, per far emergere legami benevoli all’interno di un dialogo attivo e costruttivo per ridare un orizzonte di speranza alle nuove generazioni. IL DIRIGENTE SCOLASTICO E LA GESTIONE DELLE RISORSE UMANE La buona educazione gestionale: è sempre una questione di buona educazione, premessa di ben-essere organizzativo e didattico. La dirigenza, in alcuni casi, viene vista come affermazione di potere, avulsa dal contesto educativo e dal buonsenso gestionale. Il DS deve mostrare solomi muscoli del servizio e dell’affettività diffusa sapendo che la scuola gerarchica ha lasciato il posto alla scuola-servizio, dove il potere di direttiva si esprime in termini di propulsione, indirizzo, controllo, scaffolding cognitivo ed emotivo, servizio alla PERSONA (padre Ernesto Balducci parlava della violenza dell’amore e dell’affettività). Il passaggio da direttivo a dirigente significa: Riconoscimento della posizione di leader, abbandonare il piglio imperativo per assumere quello di guida, orienta, si assume la responsabilità di essere punto di riferimento in quanto costruttore di comunità. Modificazione del ruolo, flettendolo verso un profilo di incontro, confronto, progettazione condivisa, cooperazione, all’interno di una visione sistemica del contesto. 15
Personalità aperta all’altro, che predilige il comportamento democratico, assertivo, riflessivo, che ispira fiducia, che è centrato sulle persone. Il DS deve presidiare (in quanto preside) e garantire un ambiente di apprendimento affidabile, efficace, favorendo la cooperazione ad ogni livello nella comunità scolastica, grazie ad una buona educazione gestionale. Deve saper stare al disopra della piramide, ma anche alla base, in testa, in coda, a fianco. In testa per motivare, orientare e indirizzare; in coda perché nessuno resti ultimo o si perda per strada; a fianco per sostenere, incoraggiare e valorizzare (scaffolding cognitivo/emotivo). Per valorizzare è consigliabile abbassarsi per rendere gli altri più alti. Tutto si condensa in tre parole: DIREZIONE, COORDINAMENTO, VALORIZZAZIONE delle risorse umane. La valorizzazione delle persone, rendendole protagoniste, ha importanza capitale per mettere da parte l’ego del DS per far posto a quello degli altri, per creare un clima organizzativo favorevole e il senso di appartenenza. FONDAMENTI COMUNI E PRIORITÀ DELL’AGIRE EDUCATIVO E DIDATTICO Entrando nei territori dell’azione educativa e formativa, è opportuno cercare delle consonanze tra progettazione dell’azione educativa e dell’intervento didattico, individuando alcuni fondamenti comuni dell’agire educativo e didattico, quindi, del processo didattico e valutativo: 1. L’adozione di una visione pedagogica orientata verso il riconoscimento, la cura educativa e la valorizzazione di tutte le diverse risorse umane, per promuovere e assicurare a tutti gli alunni/cittadini pari opportunità; 2. La sollecitazione e la diffusione a scuola di processi cooperativi per vivere, stare e studiare bene insieme; 3. La presa di posizione a favore di una visione attiva e costruttiva della mente e del corpo dei bambini per favorirne la maturazione piena e consapevole della loro persona; 4. L’orientamento verso una concezione costruttivista della conoscenza e dell’azione didattica che richieda l’attivismo degli studenti (da mente piena a mente ben fatta); 5. L’importanza da attribuire alla cura della relazionalità tra tutti i soggetti perché concorre a determinare processi di efficace accoglienza e l’efficacia degli approcci metodologici. Anzi, è essa stessa scelta metodologica e didattica di fondo. Priorità dell’agire educativo: una visione dell’educazione come cura verso l’altro. Priorità dell’agire didattico: Valorizzazione della relazionalità come scelta didattica basilare fondata sulla centralità della persona, con la conseguente attivazione di processi di insegnamento/apprendimento adeguati alle intelligenze e comprensione multiple degli studenti. Educare è, innanzitutto, riconoscere l’altro (riconoscimento umano, civile, sociale, culturale) e prendersi cura. Riconoscere l’altro significa: Consapevolezza e valorizzazione della diversità umana (finalità primaria); Sperimentare l’altro come occasione continuo di incontro; Interazione e integrazione personale, relazionale, interculturale e intraculturale; Riconoscere nell’altro una persona che ha bisogno di aiuto a diversi livelli: cognitivo, emotivo, relazionale, comportamentale; Promuovere a scuola situazioni educative di cura come preoccupazione per l’altro, attenzione partecipata, voglia di stare vicino per aiutarlo e sostenerlo nella crescita e nello sviluppo globale. 16
Tutto questo porta a una didattica (e a una valutazione su misura), attraverso l’individualizzazione e personalizzazione dell’azione educativa. Sia chiaro: non crediamo in una scuola che livella e porta tutti allo stesso traguardo, ma a una scuola che ha come ragione sociale quella di dare a tutti la possibilità di raddoppiare i propri talenti: diritto degli alunni, dovere della scuola. Infatti, non si può, né si deve diventare uguali, anzi si può e si deve restare diversi, differenti, unici, perché la scuola deve investire sul capitale umano, anzi sulla persona umana . La parabola dei talenti, per esempio, ci insegna a non avere pura, a non fare paura, a operare una sapiente gestione dei beni. Il servo che ha ricevuto un solo talento ha agito in modo autoreferenziale e ha scelto di non correre dei rischi, perché investire è sempre rischioso. Non ruba, non fa peccato e nessuno può rimproverarlo. Ma, il padrone va in collera definendolo servo malvagio e pigro. Emerge la lode per chi rischia e il biasimo per chi si accontenta di ciò che ha, rinchiudendosi nel suo io minimo. Riportando questa parabola sul terreno della scuola, si può sottolineare che investire e scommettere in ciascun alunno comporta un rischio che, però, è anche un’opportunità. Individualizzare (scolaro) e personalizzare (persona) richiede tempo e fatica, con esiti positivi non scontati, almeno nel breve periodo. Da qui la considerazione, molto diffusa nella scuola e non solo, che è meglio fare un trattamento uguale per tutti, fare il proprio dovere svolgendo i programmi, piuttosto che correre il rischio di investire in ciascuno dei nostri alunni, riconoscendo e premiando i più bravi e talentuosi, anche se ciò comporta una elevata selettività, con evidenti diseguaglianze. Invece, bisogna costruire ambienti di apprendimento capaci di futuro per tutti, per far sì che ogni alunno trovi la strada per il personale investimento nei propri talenti (attitudini, capacità, sogni, aspettative, bisogni). Un ambiente di apprendimento concepito come una palestra, un laboratorio dove l’insegnante tutor, allenatore, guida, educatore è presente, segue, cura, consiglia gli attrezzi da utilizzare e gli esercizi da fare. In un ambiente così pensato e agito, tutti gli allievi si sentono nel posto giusto, non manifestano disagio perché si sentono parte del gioco dell’apprendere e questo crea autentica inclusione, perché tutti trovano la propria collocazione come cittadino e come essere umano. In questa prospettiva fare una didattica su misura e praticare una valutazione autentica, per l’apprendimento è l’unico sentiero per esercitare il diritto/dovere di raddoppiare i talenti consegnati. Per approdare su questi orizzonti pedagogici bisogna rottamare vecchi atteggiamenti, come ad esempio l’unità didattica, sostituendola con unità di apprendimento, perché l’UD sarebbe espressione del primato dei saperi disciplinari, distante dalla centralità della persona; l’UdA, invece, sposterebbe la cura ideativa e attuativa dalle discipline alle persone. Comunque, individualizzazione e personalizzazione non sono concetti e atteggiamenti operativi in contrapposizione, ma realtà da tenere in compresenza: L’individualizzazione afferisce all’istruzione tramite le partiche dei saperi disciplinari; La personalizzazione, invece, allarga l’attenzione alla totalità della persona. Senza la prima la seconda non è fondata, senza la seconda la prima è parziale; tutte e due esprimono la tensione ideale a essere cittadino formato, attivo, collaborativo e responsabile. 17
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