IL PROGRAMMA INTERREG ITALIA-FRANCIA - 30 anni di cooperazione europea in Sardegna
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30 anni di cooperazione europea in Sardegna: IL PROGRAMMA INTERREG ITALIA-FRANCIA
Nel 2020 i programmi INTERREG e la co- costante aumento delle attività di cooperazio- INTRODUZIONE operazione in tutte le sue forme celebrano 30 ne in atto tra gli enti regionali e locali dei di- anni di attività. Secondo pilastro della politi- versi Paesi. Con questa visione, in Europa la ca di coesione, la Cooperazione territoriale è cooperazione internazionale tra gli enti locali espressione di un nuovo modo di concepire lo e regionali è diventata nel corso degli anni un sviluppo equo e sostenibile tra i diversi territo- elemento essenziale del sistema globale di go- ri, fondato sulla partecipazione, il dialogo e il verno delle reti; questo fenomeno ha contribu- rafforzamento delle capacità degli attori locali. ito direttamente al processo globale di integra- Per questo, è considerata al centro dello spirito zione europea, costituendo una realizzazione europeo perché incoraggia le regioni e i paesi pratica dell’“Europa del cittadino”. ad affrontare le sfide che si possono risolvere lavorando insieme. Le regioni frontaliere interne dell’UE occupa- no il 40% del territorio dell’Unione, rappre- Nel corso di 30 anni migliaia di progetti fi- sentano il 30% della popolazione, vale a dire nanziati dall’Unione Europea hanno portato 150 milioni di persone, generano il 30% del benefici concreti alle regioni frontaliere del PIL dell’UE, ospitano quasi 2 milioni di pen- continente europeo, creando fiducia e rispet- dolari transfrontalieri fra cui 1,3 milioni di la- to tra le persone provenienti da comunità che voratori transfrontalieri, che rappresentano lo condividono uno spazio comune. La condivi- 0,6% di tutti gli occupati dell’UE. Dai proget- sione delle frontiere non significa solo la ricer- ti people-to-people agli investimenti nelle in- ca di soluzioni a problemi comuni ma anche frastrutture fino alle iniziative di cooperazione approfittare di opportunità, interessi, pratiche istituzionale, INTERREG ha inciso concreta- culturali e stili di vita comuni. mente sulle regioni frontaliere, contribuendo alla loro trasformazione. La Cooperazione territoriale europea (CTE), meglio nota come INTERREG, è il principale Dalla fine degli anni ’80 sono stati introdotti strumento dell’Unione Europea per la coope- numerosi programmi specifici che hanno fa- razione a livello regionale e nazionale a vantag- vorito, direttamente o indirettamente, la co- gio di tutti i cittadini europei, fornendo una operazione e la creazione di reti tra enti locali cornice per l’attuazione di azioni congiunte e e regionali. Tra questi, INTERREG rappre- scambi politici tra attori nazionali, regionali senta uno strumento chiave per rafforzare la e locali di diversi Stati membri. In attuazione cooperazione tra i partner transfrontalieri con dell’articolo 174 del Trattato istitutivo dell’U- l’obiettivo di trovare soluzioni condivise nel nione Europea, il suo obiettivo è quello di campo dell’ambiente, dei trasporti, della ricer- promuovere uno sviluppo economico, sociale ca e dell’innovazione, della salute, dell’istru- e territoriale armonioso dell’Unione nel suo zione, della cultura, dell’energia sostenibile e complesso. altro ancora. Dal suo avvio nel 1990 INTERREG ha dimo- Con un bilancio totale di oltre 12 miliardi di strato che le frontiere non costituiscono bar- Euro per il periodo di programmazione 2014- riere e ha avvicinato le comunità contribuendo 2020, compresi i contributi degli Stati membri ad affrontare le sfide comuni e a creare nuove e dei Paesi partner, i programmi di cooperazio- opportunità di cooperazione attraverso i con- ne INTERREG coprono l’intera UE e i suoi fini. Nel 2000, con il Libro bianco sul sistema vicini immediati: 53 programmi transfronta- di governo europeo “Approfondire la demo- lieri che mirano a migliorare la vita dei cittadi- crazia nell’Unione europea”, la Commissione ni migliorando le loro opportunità e l’accesso Europea lanciò un ampio dibattito mirato a ai servizi lungo le frontiere interne dell’Unio- promuovere nuove forme di dialogo identifi- ne; 15 programmi di cooperazione transna- cando una “governance cooperativa” non più zionale agiscono strategicamente su territori circoscritta ai governi nazionali a seguito del nazionali che hanno le stesse caratteristiche e 3
soffrono delle stesse sfide che possono superare terrestri ha stimato che tali regioni potrebbero solo insieme; 4 programmi di cooperazione in- essere più ricche in media dell’8% se venisse- terregionale si occupano di questioni trasver- ro rimosse tutte le attuali barriere e fosse uti- sali quali la creazione di capacità, la raccolta lizzata da tutti la stessa lingua (Politecnico di di dati o la cooperazione tra le aree urbane, in Milano (2017), Quantification of the effects of tutto il continente europeo. Anche i paesi terzi legal and administrative border obstacles in land beneficiano di 10 programmi di cooperazione border regions). con i paesi candidati, vale a dire lo strumento per l’assistenza alla preadesione (IPA), molti Studiosi ed osservatori segnalano come le dif- dei quali nelle aree di confine con i Balcani, ficoltà transfrontaliere siano sempre percepite nonché 15 programmi di cooperazione tra pa- a livello locale, mentre le soluzioni raramente esi dell’UE e paesi di vicinato che condividono possono essere trovate allo stesso livello e che, una frontiera terrestre o una marittima. conseguentemente, per rimuovere gli ostaco- li o ridurre la complessità occorre che tutti i A fronte del numero considerevole di proget- livelli di governo operino in stretta collabora- ti finanziati e di soggetti coinvolti nella loro zione. A fronte di queste problematiche, nel attuazione, un indagine condotta da Euroba- 2017 la Commissione europea ha condotto rometro nel 2015 su un campione di cittadini un’analisi sui principali ostacoli alla coopera- residenti in aree di confine ha rilevato come zione transfrontaliera e come questi incidono un’elevata percentuale di questi non fosse a su persone, organizzazioni, imprese e autori- conoscenza di attività finanziate dai fondi che tà pubbliche nelle regioni frontaliere, che ha l’Unione europea destina specificatamente a portato all’adozione di una Comunicazione queste aree, mentre tra i pochi che ne avevano al Consiglio ed al Parlamento Europeo inte- almeno sentito parlare una percentuale mag- sa a rafforzare la crescita e la coesione nelle gioritaria non sapeva cosa fosse stato realizza- regioni frontaliere dell’UE (Comunicazione to. Nonostante i molti progressi, permango- COM(2017) 534 del 20 settembre 2017). no difficoltà in alcuni settori, quali la ricerca Come si ricava dall’indagine della Commissio- di occupazione stabile, l’accesso all’assistenza ne, i dati raccolti indicano come l’emergere di sanitaria, ai diritti pensionistici, al riconosci- questioni transfrontaliere e la loro risoluzione mento delle qualifiche professionali, al supera- costituiscano un processo complesso che coin- mento delle differenze culturali e linguistiche, volge diversi livelli di governo. Tra le azioni l’accesso ai pubblici servizi. proposte per il miglioramento delle criticità a livello transfrontaliero, la Commissione UE Sebbene INTERREG abbia contribuito a raf- invita le autorità nazionali e regionali a sfrutta- forzare lo spirito di cooperazione riducendo al- re appieno le opportunità esistenti di conclu- cuni ostacoli alle frontiere, una delle principali dere accordi o stipulare convenzioni. criticità irrisolte risiede nei differenti sistemi legislativi e nelle procedure amministrative. In Secondo la Commissione UE la mobilità della particolare, muoversi fra i diversi sistemi am- forza lavoro è forse la questione più importan- ministrativi e giuridici è un’operazione com- te fra quelle che risentono direttamente e in plessa e costosa: infatti, si considerano ostacoli maggiore misura del problema degli ostacoli alle frontiere non soltanto le restrizioni della alle frontiere; sebbene a livello europeo esista- libera circolazione ma anche quelle leggi, nor- no strumenti e meccanismi di coordinamento me o prassi amministrative che ostacolano il per facilitare il lavoro transfrontaliero, restano potenziale insito in una regione frontaliera ancora margini di miglioramento per molti all’atto dell’interazione con il territorio con- processi connessi al sistema dell’occupazione. finante. Nel 2017 uno studio condotto dal Politecnico di Milano sull’impatto economico Altri aspetti fondamentali da risolvere riguar- degli ostacoli alle frontiere sul PIL e sui livelli dano gli ostacoli connessi al bilinguismo, di occupazione nelle regioni frontaliere interne all’accessibilità e ai trasporti, ai servizi sanitari, 4
tema divenuto di estrema attualità conseguen- connesse alla globalizzazione e quelle legate al temente all’emergenza sanitaria COVID-19. risorgere di sussulti nazionalistici e localistici, il punto di vista della Commissione è che si E per il futuro? Benché l’Unione Europea stia rende necessario riconquistare la fiducia dei attraversando uno dei periodi più difficili dalla cittadini europei dando rinnovato impulso ad sua nascita e molte delle sue azioni siano messe uno dei valori fondamentali dell’Unione Eu- fortemente in discussione, la spinta della coo- ropea: lo spirito di cooperazione guidato dalla perazione europea non sembra essersi esaurita. consapevolezza che si è più forti lavorando in- Di fronte all’apparente dualismo tra le sfide sieme. A partire dal 1990 la Regione Autonoma della Sardegna, attraverso il Centro Regionale di Pro- grammazione (CRP), rappresenta per i numerosi attori territoriali dell‘Isola un punto di riferi- mento nell’ambito della cooperazione territoriale europea. Con il compito di allargare le frontiere dell’Isola, dapprima come elemento di contatto tra le istanze locali e le strutture amministrative nazionali ed europee e successivamente investito della gestione diretta del Programma transfronta- liero, il CRP ha svolto un fondamentale ruolo nel favorire l’incontro di una moltitudine di sogget- ti – istituzioni pubbliche, forme associative private – per la creazione di partenariati di progetto, dando impulso alla diffusione del know how comunitario in tema di cooperazione europea. Oggi conserva il ruolo di presidio territoriale sui temi della cooperazione europea a supporto delle istanze del partenariato locale. ottobre 2020 Autore dello studio: Michele De Francesco I contenuti della presente pubblicazione sono di proprietà esclusiva della Regione Autonoma della Sardegna. È vietata qualsiasi riproduzione non autorizzata. 5
Dopo la Seconda guerra mondiale, le po- corrispondenti “programmi operativi”. PARTE I - BREVE STORIA DI INTERREG polazioni di alcune zone di confine ubica- La cooperazione transfrontaliera sostenu- te nel Nord Europa avviarono la creazio- ta dalla Commissione Europea poggiava ne di associazioni locali/regionali per la su alcuni princìpi: partnership verticale gestione di settori di comune interesse e e orizzontale; sussidiarietà, con delega di intese a ridurre gli ostacoli giuridico-am- poteri agli organismi regionali e locali; ministrativi che ne limitavano lo svilup- preparazione di programmi comuni per po rispetto alle aree centrali dei rispetti- lo sviluppo delle relazioni transfrontalie- vi Paesi. A partire dagli anni ‘60 questi re, attuazione di progetti transfrontalieri. organismi perseguirono tenacemente, ad ogni livello politico ed amministrativo, Nella visione della Commissione, per es- una politica di miglioramento delle situa- sere e rimanere efficace la cooperazione zioni socioculturali ed economiche delle transfrontaliera doveva poggiare su soli- popolazioni residenti nelle zone di confi- de basi; prima di tutto, doveva interessa- ne, volta a ridurre od eliminare le barriere re sin dal principio tutti gli aspetti della rappresentate dai confini. vita quotidiana delle regioni di confine: affari, lavoro, tempo libero, cultura, ser- Alla fine degli anni ‘80, la creazione del vizi sociali, pianificazione; essere “d’uso Mercato Unico Europeo e l’evoluzione quotidiano” e coinvolgere sin dall’inizio democratica dei Paesi dell’Europa cen- partner di tutti i settori e gruppi socia- tro-orientale hanno ulteriormente sman- li, dall’una e dall’altra parte del confine; tellato la maggior parte dei confini nazio- essere recepita a tutti i livelli amministra- nali e contribuito alla creazione di nuove tivi: nazionale, regionale e locale. Questa regioni di confine. L’apertura dei confini visione della cooperazione transfrontalie- e il tracciamento di nuovi hanno convo- ra prevedeva l’esigenza di cooperare a tut- gliato l’attenzione delle istituzioni euro- ti i livelli amministrativi e stabilire tra essi pee sui restanti problemi delle regioni di relazioni coordinate. confine. Per risolvere i problemi giuridici, le istituzioni europee avevano già elabo- Nato nel 1990 come Iniziativa Comuni- rato accordi e modelli e studiato il modo taria e sostenuto da finanziamenti per la di armonizzare vasti campi del diritto; in coesione, INTERREG è costruito intor- parallelo, alcuni governi nazionali sosten- no a tre filoni di cooperazione; al suo av- nero questi sviluppi con speciali trattati vio copriva esclusivamente la cooperazio- applicativi nell’ambito delle convenzio- ne transfrontaliera (Interreg A); nel 2000 ni-quadro e mediante regolamentazioni è stato riorganizzato come “obiettivo” ad hoc. formale della politica di coesione europea ed esteso alla cooperazione transnazionale In questo contesto, agli strumenti prece- (Interreg B) e interregionale (Interreg C). dentemente collaudati della politica re- gionale l’Unione Europea aggiunse una A partire dal 1990 si sono succeduti cin- soluzione adeguata per le zone di confine que periodi di programmazione di IN- dell’Europa occidentale e meridionale: fu TERREG: INTERREG I (1990-1993) così varata l’iniziativa nota come “Inter- - INTERREG II (1994-1999) - INTER- reg”, che prevedeva specifici aiuti alle re- REG III (2000-2006) - INTERREG IV gioni di confine basati intorno a strategie (2007-2013) - INTERREG V (2014- o piani di sviluppo transfrontalieri e su 2020). 9
tra queste l’iniziativa co- munitaria INTERREG, con l’intento di sviluppa- re programmi operativi mirati alla riduzione dei problemi nelle regioni di frontiera interna all’Eu- ropa mediante progetti di infrastrutture, cooperazio- ne fra organismi politici, joint ventures fra imprese e cooperazione in materia di tutela ambientale. Si trattava di programmi L’iniziativa Comunitaria di aiuto istituiti per completare il funzio- INTERREG I (1990-1993) namento dei fondi strutturali in determi- nati settori: Nell’ambito della prima riforma dei fondi strutturali risalente al 1989 la Comunità Reg. CEE del Consiglio n.4253 del Economica Europa (CEE) previde “azioni 19/12/1988, articolo 11 “Iniziative comu- di interesse particolare per la Comunità”: nitarie” 10
In applicazione dell’articolo 5, paragrafo 5 nanziati congiuntamente da FESR, FSE del Regolamento (CEE) n.2052/1988 la e FEOGA, assai differenziati sul piano Commissione può, di propria iniziativa e in dell’estensione geografica, del volume conformità delle procedure stabilite al titolo complessivo del finanziamento, delle prio- VIII, decidere di proporre agli Stati membri rità individuate, dei protagonisti e partner di presentare richieste di contributo per azio- sociali coinvolti a livello regionale e locale ni che rivestono un interesse particolare per e delle caratteristiche transfrontaliere, l’i- la Comunità non incluse nei piani di cui al niziativa INTERREG I era indirizzata in titolo II. Qualsiasi intervento approvato nel particolare alla ristrutturazione economi- quadro della presente disposizione è preso in ca delle aree frontaliere, molte delle quali considerazione nell’elaborazione o nella revi- appartenevano a regioni dell’Obiettivo 12, sione del corrispondente quadro comunitario in modo da integrare le loro economie in di sostegno. vista del completamento del progetto del mercato unico europeo. Dopo una prima fase pilota finanziata a carico dell’articolo 10 del Regolamento L’iniziativa INTERREG prevedeva la con- del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale cessione di un sostegno comunitario sotto (FESR) tra il 1988 e il 1989, la Commis- forma di prestiti e di aiuti non rimborsabili sione europea, con la Comunicazione C a favore delle misure e delle zone che aves- (90) 1562/3 che fissava gli indirizzi di un’I- sero soddisfatto le condizioni indicate nel- niziativa comunitaria destinata alle aree di la stessa comunicazione, a condizione che confine1, lanciò l’iniziativa comunitaria formassero oggetto di programmi operativi INTERREG. presentati dagli Stati membri successiva- mente approvati dalla Commissione delle La prima decisione finanziaria della Com- Comunità europee. missione riguardante le Iniziative Comuni- tarie, assunta il 22 novembre 1989, deter- Tali programmi costituivano un pacchetto minò un importo globale da destinare alle eterogeneo per dimensioni e disposizioni Iniziative Comunitarie di 5,8 miliardi di istituzionali, in linea di massima suddivi- ECU, pari a circa il 10% del budget com- so in due categorie; alla prima appartene- plessivo dei Fondi strutturali. Di questi, vano programmi che avevano adottato un 700 milioni a favore di INTERREG, per approccio di tipo “bottom-up” sviluppatisi la quale in seguito si aggiunsero ulteriori sulla base di molti anni di esperienza e del- risorse provenienti dai Fondi strutturali le strutture transfrontaliere esistenti, come 1990-1993 e 100 milioni di ECU previ- le euroregioni sul confine tra Paesi Bassi e sti per altre iniziative dall’articolo 10 del Germania. Su questo ed altri confini simili, Regolamento FESR, per un totale di 917 lo sviluppo e la gestione dell’attuazione dei milioni di ECU (prezzi 1989). programmi furono effettuati dalle eurore- gioni in collaborazione con le autorità degli Articolata in 31 Programmi Operativi fi- Stati membri ed i programmi venivano at- 1 Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale delle Comunità europee n. C 215/4 del 30 agosto 1990. 2 La politica di coesione dell’Unione europea è finanziata con le risorse dei Fondi strutturali e di investimento europei, diversi per dimensione finanziaria e finalità dell’intervento. Nei territori, la misura dell’intervento dei Fondi è parametrata al livello di sviluppo delle regioni dell’Europa, a loro volta classificate in base al PIL pro-capite rispetto alla media comunitaria. Attualmente, si distin- guono così le regioni meno sviluppate (PIL inferiore al 75% della media) da quelle in transizione (PIL compreso tra il 75% e il 90%) sino a quelle sviluppate (PIL pro-capite superiore al 90% della media UE). Precedentemente, tale distinzione era identificata attraverso Obiettivi strategici: le regioni meno sviluppate appartenevano all’Obiettivo 1. 11
tuati su scala regionale/locale, rispecchian- Rientravano nelle zone prese in considera- do la portata geografica di queste strutture. zione dall’iniziativa INTERREG quelle di cui agli Obiettivi 1, 2 e 5b situate lungo La seconda categoria di programmi adot- le frontiere interne ed esterne della Comu- tò un approccio cosiddetto “top-down”, nità, definite al livello amministrativo III con programmi predisposti dalle autorità della Nomenclatura delle unità statistiche nazionali senza implicazione delle struttu- territoriali (NUTS 3)3, sulla base dell’elen- re transnazionali nei rari casi in cui queste co allegato alla stessa comunicazione. Per esistevano. La gestione di questi program- l’Italia, l’unica zona ammissibile per l’O- mi venne effettuata dalle autorità nazionali biettivo 1 era quella di Sassari. interessate, in alcuni casi con un coordina- mento transfrontaliero, in altri con un mag- La programmazione di INTERREG I è gior coordinamento e con un’intensa parte- stata caratterizzata da un certo grado di cipazione delle autorità regionali/locali. flessibilità geografica, soprattutto nei casi in cui emergeva un’evidente anomalia nel- Le finalità dell’iniziativa consistevano prin- la individuazione delle aree, ad esempio cipalmente nel fornire alle zone di frontiera in un programma strettamente limitato a interna ed esterna della Comunità un aiuto regioni NUTS 3 su due lati del confine. che consentisse di risolvere gli specifici pro- Al riguardo, la Commissione suggeriva che blemi di sviluppo determinati dalla posizio- gli investimenti per la creazione di infra- ne di relativo isolamento nel contesto delle strutture dovessero essere concentrati, per economie nazionali ed in quello dell’intera quanto possibile, in zone amministrative Comunità, a vantaggio della popolazione più piccole di quelle individuate al livello locale e con modalità consone alla tute- NUTS 3, poste a ridosso dei confini, e solo la dell’ambiente, nonché promuovere, nel qualora si fosse osservato in regioni scar- contesto del completamento del mercato samente popolate che lo sviluppo econo- interno del 1992, la creazione e lo sviluppo mico veniva frenato dalla carenza delle in- di reti di cooperazione comuni a zone con- frastrutture viarie, queste ultime avrebbero termini attraversate da frontiere interne. potuto essere prese in considerazione, in via eccezionale, in una zona che non esat- La Commissione distinse tre tipi di azioni: tamente coincidente con quella definita al pianificazione ed applicazione congiunte livello NUTS 3, a condizione che le infra- di programmi transfrontalieri, introduzio- strutture fossero finalizzate allo sviluppo ne di misure atte a migliorare il flusso tran- delle regioni in questione. sfrontaliere di informazioni nell’ambito delle regioni di frontiera tra enti pubblici, Le attività sostenute in base a tale Inizia- organismi privati ed organizzazioni a carat- tiva Comunitaria coprivano quasi tutti i tere volontario, creazione di strutture isti- settori dello sviluppo economico: trasporti tuzionali ed amministrative miste destinate e comunicazioni, scambi e turismo, svilup- a sostenere e promuovere la cooperazione. po rurale, formazione. Nell’elaborazione 3 L’Unione europea utilizza una nomenclatura statistica comune delle unità territoriali, denominata «NUTS», per permettere la rilevazione, la compilazione e la diffusione di statistiche regionali armonizzate nell’UE. Questo sistema gerarchico viene anche utilizzato per condurre analisi socioeconomiche nelle regioni ed elaborare gli interventi nel contesto della politica di coesione dell’UE. Il livello NUTS 0 comprende i 27 Stati nazionali dell’Unione Europea; il livello NUTS 1 97 territori, che per alcuni Paesi corrispondono alle regioni, mentre per altri, come l’Italia, ad aree sovraregionali (per l’Italia le 5 ripartizioni, Nord Ovest, Nord Est, Centro, Sud, Isole). Il livello NUTS 2 è suddiviso in totale 271 territori, tra cui le regioni italiane, le comunità autonome in Spagna, le regioni e le DOM francesi e così via. Il livello NUTS 3, infine, considera 1303 territori, tra cui le province italiane. 12
dei programmi operativi gli Stati membri netico e per la salute degli animali e delle avrebbero dovuto definire una serie limita- piante; misure volte a migliorare le produ- ta ma equilibrata di misure sulle quali con- zioni e le pratiche agricole, a promuovere centrare l’aiuto comunitario, scegliendo tra la diversificazione dei prodotti, a svilup- le numerose indicate dalla comunicazione: pare l’uso di etichette e marchi di qualità; studi concernenti piani di sviluppo; aiuti misure per il miglioramento delle strutture agli investimenti e fornitura di strutture commerciali e per il sostegno delle strategie e servizi per incentivare e promuovere lo commerciali cooperative, nelle aree con se- sviluppo di piccole e medie imprese, con rie carenze infrastrutturali, miglioramento un accento particolare sullo sviluppo di dei trasporti e di altri sistemi di comunica- reti transfrontaliere per facilitare i contatti zione (compresi i mezzi di comunicazione tra le PMI; distribuzione, a livello locale, di massa) all’interno delle zone di fron- di acqua, gas ed elettricità; creazione di tiera e tra di esse, mediante la creazione reti di telecomunicazioni a carattere loca- o l’ammodernamento di infrastrutture, in le e sviluppo delle fonti di energia rinno- risposta a problemi direttamente connessi vabili; sviluppo ed utilizzazione comune alla presenza di un confine; misure volte a delle risorse idriche e delle infrastrutture promuovere la cooperazione tra centri di connesse; programmi di prevenzione e di ricerca nel campo dell’istruzione superio- lotta all’inquinamento e di tutela ambien- re e della formazione professionale; misure tale, di controllo degli standard ambientali concernenti la formazione e l’occupazione delle nuove industrie localizzate nelle zone destinate ai disoccupati e alle persone che di frontiera; programmi di sviluppo rurale avessero risentito dei cambiamenti interve- destinati a diversificare i redditi degli agri- nuti nelle attività connesse alla presenza di coltori ovvero concernenti la silvicoltura e un confine ed in rapporto con le preceden- la pesca; misure per il miglioramento ge- ti misure. 13
Il finanziamento dei programmi opera- gionali per la realizzazione del programma tivi INTERREG era assicurato da un in- operativo; l’affidabilità degli strumenti de- tervento congiunto degli Stati membri e stinati alla realizzazione, al monitoraggio e della Comunità europea attraverso i Fondi alla valutazione. strutturali. La decisione in merito all’enti- tà del contributo del bilancio comunitario per singoli programmi teneva conto della INTERREG II popolazione presente nelle zone di frontie- Iniziativa Comunitaria in materia ra interessate, del livello di sviluppo delle di sviluppo delle zone di confine, stesse e della qualità dei programmi pre- cooperazione transfrontaliera e sentati, per valutare la quale la Commis- reti energetiche selezionate sione avrebbe tenuto conto di una serie (1994-1999) di elementi, tra i quali l’esistenza di una coerente strategia regionale per le zone di L’iniziativa INTERREG II venne lanciata frontiera interessate, la probabile incidenza per continuare le attività di sostegno allo delle misure proposte sulle prospettive di sviluppo delle regioni di confine già avvia- sviluppo delle zone prese in considerazio- te nella prima fase del programma (1990- ne, il carattere supplementare delle risorse 1993)4. Mentre INTERREG I sosteneva chieste alla Comunità e di quelle messe a essenzialmente le regioni di confine rien- disposizione dalle autorità nazionali e re- tranti negli Obiettivi 1, 2 e 5b, oltre ad 4 Nella programmazione 1994-1999 i riferimenti alle Iniziative comunitarie sono contenuti nell’art.11 del Reg. 2082/1993 sulle disposizioni comuni per i fondi strutturali e nell’art.10 del Reg.2083/1993 disposizioni per il FESR. 14
alcune regioni di confine marittime, IN- to nel contesto delle economie nazionali TERREG II comprendeva per la prima e in quello dell’intera Unione europea: volta tutte le regioni di confine, situate promuovere, nel contesto del mercato in- sia ai confini interni che a quelli esterni terno, la creazione e lo sviluppo di reti di dell’Unione Europea. Inoltre, attività tran- cooperazione tra zone interne di confine sfrontaliere interessanti regioni dei paesi e, se del caso, il collegamento di tali reti dell’Europa centrale e orientale confinan- con altre più a livello comunitario; aiu- ti con Stati membri dell’Unione potevano tare le aree situate a ridosso dei confini beneficiare dell’assistenza prevista dal pro- esterni ad adeguarsi al loro nuovo ruolo gramma PHARE5. di zone di frontiera di un unico mercato integrato; cogliere le nuove opportunità Gli orientamenti per la programmazione di cooperazione con paesi terzi alla fron- di INTERREG II vennero fissati con la tiera esterna dell’Unione europea, creare Comunicazione della Commissione 94/C strutture istituzionali ed amministrative 180/13 del 1 luglio 19946. Ampliando miste destinate a sostenere e promuovere i programmi INTERREG I e REGEN I la cooperazione. 1990-1993, l’iniziativa si articolava in due sezioni distinte: la prima mirata allo svilup- Le zone ammissibili per la cooperazione po delle zone di frontiera interne e alla co- transfrontaliera erano quelle situate lungo i operazione transfrontaliera (INTERREG confini terrestri interni ed esterni alla Co- IIA); la seconda mirata al completamento munità, definite a livello di NUTS 37, e al- delle reti di collegamento energetico (IN- cune regioni marittime, definite allo stesso TERREG II B). In totale furono presen- livello. tati e approvati 59 programmi operativi nell’ambito di INTERREG II A, per un Alle misure sovvenzionabili già previste da totale di 2,6 miliardi di Euro. Un secondo INTERREG I si aggiunsero quelle destina- fattore che determinò la forte espansione te a promuovere la collaborazione in cam- di INTERREG II A fu il maggiore accento po sanitario, quelle riguardanti l’energia, i posto sulla cooperazione attraverso i confi- trasporti e le telecomunicazioni destinate a ni marittimi: con Interreg II A venne dato completare lo sviluppo di reti transeuropee, sostegno a 16 programmi operativi marit- misure speciali destinate a ridurre i problemi timi rispetto ai soli 4 di INTERREG I. legati alle barriere linguistiche, a procedure amministrative e sistemi giuridici diversi Le finalità generali perseguite dalla coo- da un lato e dall’altro dei confini nazionali, perazione transfrontaliera (sezione A) era- misure di sostegno per l’elaborazione e la no destinate a fornire alle zone di frontie- realizzazione di una pianificazione territo- ra interna ed esterna dell’Unione europea riale transfrontaliera e per lo sviluppo degli un aiuto che consentisse di risolvere gli insediamenti urbani nelle zone di frontiera specifici problemi di sviluppo determi- e misure volte a prevenire il commercio ille- nati dalla posizione di relativo isolamen- cito attraverso le frontiere esterne. 5 Il programma di aiuto comunitario ai paesi dell’Europa centrale e orientale (PHARE) era lo strumento finanziario della strategia di preadesione per i paesi dell’Europa centrale e orientale (PECO) candidati all’adesione all’Unione europea. Riorientato negli anni 2000 e integrato con lo strumento strutturale preadesione (ISPA) e lo strumento agricolo preadesione (SAPARD), a decorrere dal 2007 tali strumenti sono stati sostituiti dallo strumento di assistenza preadesione (IPA). 6 Pubblicata sul Bollettino Ufficiale n. C 180 del 1 luglio 1994. 7 Oltre a Sassari, già inclusa da INTERREG, zone ammissibili per INTERREG II erano quelle di Bari, Brindisi e Lecce. 15
Studi condotti alla chiusura dell’esperienza INTERREG III INTERREG II evidenziano come i pro- (2000-2006) grammi per i confini terrestri interni fos- sero molto avanzati in termini di sviluppo Con il Libro verde sulle Iniziative Comu- istituzionale transfrontaliero, disponen- nitarie del 2000 la Commissione europea do nella maggioranza dei casi di strutture andò nella direzione della semplificazione transfrontaliere regionali locali per la loro e della concentrazione, riducendo da 13 a gestione, in autonomia o in partenariato 4 il numero delle iniziative comunitarie. con le autorità nazionali. Diversamente, nell’ambito dei programmi marittimi in- Gli orientamenti dell’iniziativa comuni- terni vennero evidenziate situazioni del taria riguardante la cooperazione tran- tutto distinte: ad un estremo, i programmi seuropea volta a incentivare uno sviluppo del Nord Europa equiparati ai “migliori” armonioso ed equilibrato del territorio co- per i confini terrestri; all’altro estremo, i munitario - INTERREG III furono stabi- programmi dell’Europa meridionale (tra liti con la Comunicazione della Commis- i quali Corsica-Sardegna) del tutto sotto- sione agli Stati membri 2000/C 143/08 del sviluppati in termini di disposizioni isti- 28 aprile 2000).10 tuzionali transfrontaliere nonché privi di importanti iniziative “bottom up” volte a Le zone frontaliere avevano certamente creare strutture permanenti a livello regio- tratto beneficio dall’esperienza di INTER- nale/locale8. REG I e II ma in generale era risultato mol- to difficile realizzare vere e proprie azioni Altri studi hanno evidenziato un aspetto transfrontaliere e persistevano ostacoli che fondamentale capace di incidere sull’effica- impedivano alle zone frontaliere e agli Stati cia dei programmi di cooperazione: la qua- membri di beneficiare appieno della coope- lità della compagine partenariale. Partendo razione; nonostante i passi significativi ver- dal presupposto che, considerata la limitata so la pianificazione e la gestione congiunte portata finanziaria, l’impatto economico di di programmi transfrontalieri, la Commis- INTERREG non è sempre stato garantito, sione rilevava come il livello di coopera- gran parte del suo valore aggiunto risiede zione riscontrato in alcune aree, come nel tuttora nelle caratteristiche e nella qualità caso delle «euroregioni» nel nord Europa, della cooperazione all’interno dei parte- rappresentasse l’eccezione piuttosto che la nariati nei quali gli attori regionali e locali regola. Così, tra i diversi aspetti conside- sono coinvolti9. rati per rafforzare la coesione economica e 8 Secondo l’indagine condotta nel dicembre 1997 dalla Comunità di lavoro delle regioni europee di confine (LACE) “Le regioni di confine meridionali dell’Unione Europea mancano ancora spesso di esperienza nella cooperazione. Strutture amministrative piuttosto centralizzate e la mancanza di conoscenza e fiducia reciproca consentono solo un faticoso progresso di strutture transfron- taliere durevoli. In tal modo si ostacola in generale l’impegno alla cooperazione, il che porta necessariamente a un coinvolgimento relativamente minore dei protagonisti regionali e locali e delle parti sociali”. 9 Introdotto con la riforma dei fondi strutturali del 1988 e ampliato nei successivi periodi programmazione dei Fondi strutturali, il principio di partenariato si articola in due principali dimensioni: la dimensione verticale che prevede la stretta collaborazione tra la Commissione e tutti i rilevanti attori istituzionali al livello nazionale, regionale e locale, e la dimensione orizzontale che prevede l’inclusione dei partner economici e sociali e il rispetto dei principi di eguaglianza di opportunità e sviluppo sostenibile. Mentre la prima dimensione del partenariato si è ormai consolidata nell’esperienza dei Comitati di Sorveglianza per l’attuazione dei Quadri Comunitari di Sostegno, che riuniscono i rappresentanti della Commissione e delle Autorità di gestione nazionali, regionali e locali, invece il partenariato orizzontale si è realizzato in forme molto diversificate in Europa, laddove si osservano livelli di coope- razione crescenti dalle regioni del Sud a quelle del Nord. 10 Pubblicata nella Gazzetta ufficiale C 143 del 23.05.2000. Successivamente modificata dalla Comunicazione C239 del 25.8.2001 e dalla Comunicazione C226 del 2.9.2004. 16
sociale, la Commissione riservò particolare di sviluppo sostenibile e promuovere le pari attenzione alla cooperazione transfronta- opportunità. Inoltre, tutti gli interventi do- liera concernente le regioni insulari. vevano essere conformi alle regole comuni- tarie in materia di concorrenza, in partico- La cooperazione nell’ambito dell’iniziativa lare alla disciplina sugli aiuti di Stato; INTERREG III venne definita conforme- - partenariato e impostazione “dal basso”: mente ad alcuni princìpi: era necessario mettere a punto un partena- - strategia transfrontaliera/transnazionale e riato che non coinvolgesse soltanto i part- programma di sviluppo congiunti: tutte le ner istituzionali facenti capo alle autorità misure e gli interventi nelle regioni doveva- locali, regionali e nazionali ma che com- no fondarsi su tale programmazione con- prendesse le parti sociali e altri organismi giunta e dimostrarne il valore aggiunto; competenti (organizzazioni non governa- - complementarità rispetto ai programmi tive, rappresentanti del mondo accademi- generali dei Fondi strutturali: la program- co, ecc.). La Commissione sottolineava mazione doveva tener conto degli orien- l’importanza di costituire tale partenariato tamenti generali dei Fondi strutturali e sin dalla fase di elaborazione della strategia delle politiche comunitarie, nonché essere congiunta, fino all’attuazione degli inter- complementare rispetto alle misure incen- venti, a loro volta preceduti da una fase di tivate a titolo degli Obiettivi 1, 2 e 3 dei pubblicità trasparente volta a garantire la Fondi, in particolare per quanto riguarda- massima partecipazione possibile da parte va le infrastrutture, e delle altre iniziative di operatori pubblici e privati. comunitarie, dando precedenza in partico- lare agli interventi finalizzati a creare posti Come per il passato, la Commissione impo- di lavoro, migliorare la competitività delle se la presentazione di un unico programma zone interessate, definire e attuare politiche operativo per l’intero periodo di program- 17
mazione, articolato in «sottoprogrammi» e un’Autorità di Pagamento, un Comi- distinti per ciascuna regione transfronta- tato di Programmazione con il compito liera, all’interno del quale dovevano essere di selezionare i progetti presentati nei indicati gli Stati partecipanti, la natura e vari bandi, un Comitato di Sorveglianza gli obiettivi dei progetti, la loro durata, le con il compito di decidere in ordine ai modalità di valutazione e di controllo della principali aspetti finanziari e gestionali e loro realizzazione. Quale strumento indi- dei criteri di selezione dei progetti. Per i spensabile per un sempre maggior parte- programmi delle Sezioni B e C era previ- nariato venne, quindi, prevista la creazione sto, infine, un Segretariato transnazionale di organismi comuni di cooperazione, sia composto dai coordinatori dei singoli Pa- a livello decisionale dei programmi, che esi partecipanti. potevano essere stabiliti da un comune or- ganismo transfrontaliero o transnazionale Per il periodo 2000-2006 lo stanziamento sulla base delle proposte provenienti dal- complessivo in favore di INTERREG III, le autorità nazionali, regionali o locali dei a titolo esclusivo del Fondo europeo di svi- vari Paesi, sia a livello di sorveglianza con luppo regionale (FESR), era pari a 4,875 organismi unici che si occupano dei princi- miliardi di Euro. Il programma era cofi- pali aspetti finanziari, gestionali e di attua- nanziato dagli Stati membri e dalla Com- zione dei programmi stessi. missione con un contributo massimo del FESR fissato al 75% del costo totale nelle Conseguentemente, ogni Programma do- regioni dell’Obiettivo 1 e al 50% nelle altre veva prevedere un’Autorità di Gestione regioni ammissibili. 18
Alcune delle disposizioni contenute ne- ca e promozione delle fonti di energia rin- gli orientamenti riguardanti la Sezione A novabile, dal miglioramento dei trasporti, mostravano una forte continuità rispetto delle reti e servizi informatici e di comuni- a INTERREG I e IIA; tra esse il meto- cazione, delle reti idriche ed energetiche, do di designazione delle aree ammissibi- dallo sviluppo della cooperazione in ambi- li, che venivano specificate nell’allegato to giuridico e amministrativo per promuo- agli orientamenti (e che salvo pochissimi vere lo sviluppo economico e la coesione cambiamenti si riferivano alle stesse aree e sociale, dal rafforzamento del potenziale confini di INTERREG IIA) e la loro am- umano e istituzionale per la cooperazione piezza, rimasta a livello di NUTS 3, con transfrontaliera al fine di promuovere lo la disposizione che in casi speciali si po- sviluppo economico e la coesione sociale. tesse destinare fino al 20% del budget di programma nelle zone adiacenti NUTS 3. Le aree ammissibili alla cooperazione tran- INTERREG IV sfrontaliera erano tutte di livello NUTS 3, (2007-2013) mentre le autorità competenti in materia di programmazione erano le autorità re- Riconoscendo l’importanza e l’aumentato gionali o locali in partenariato con le auto- contributo alla coesione europea, con il rità centrali nazionali. Regolamento del Consiglio n.1083/2006 dell’11 luglio 2006 la Cooperazione terri- Vennero introdotti anche nuovi requisiti, toriale diventa uno degli Obiettivi dell’a- tra i quali il più importante riguardava il zione condotta dalla Comunità ai sensi sistema di gestione finanziaria, semplifica- dell’articolo 158 del trattato dell’Unione to e reso più flessibile grazie all’utilizzo di volta a rafforzare la coesione economica e un unico Fondo strutturale (FESR) avente sociale dell’Unione europea allargata. L’ar- il compito di includere azioni solitamente ticolo 3 del Regolamento 1083/2006 defi- ammesse al Fondo Sociale Europeo (FSE) nisce l’obiettivo «Cooperazione territoriale e al Fondo di orientamento e garanzia per europea», inteso a rafforzare la coopera- l‘agricoltura (FEOGA),11 con conseguente zione transfrontaliera mediante iniziative ampliamento della gamma delle azioni am- congiunte locali e regionali, a rafforzare missibili: promozione dello sviluppo urba- la cooperazione transnazionale mediante no, rurale e costiero, dell’imprenditorialità azioni volte allo sviluppo territoriale inte- e dello sviluppo delle piccole aziende, delle grato connesse alle priorità comunitarie e iniziative locali a favore dell’occupazione, a rafforzare la cooperazione interregionale dell’integrazione del mercato del lavoro e e lo scambio di esperienze al livello territo- dell’inserimento sociale, dalla condivisio- riale adeguato. ne delle risorse umane e delle strutture di ricerca, sviluppo tecnologico, istruzione, Conseguentemente, vennero previste di- cultura, comunicazioni e sanità al fine di sposizioni separate per l’attuazione dell’o- aumentare la produttività e contribuire alla biettivo «Cooperazione territoriale euro- creazione di una occupazione sostenibile, pea» finanziato dal FESR; in particolare, dalla promozione della tutela ambientale, l’articolo 7 del Regolamento 1083/2006 dal miglioramento dell’efficienza energeti- definiva l’ambito geografico della CTE ed 11 Nel periodo di programmazione 2000-2006 iI Capo III (articoli 20 e 21) del Regolamento 1260/99 del Consiglio del 21 giugno 1999 recante disposizioni generali sui Fondi strutturali è dedicato alle Iniziative Comunitarie, che ricomprendevano, oltre a INTERREG, anche i programmi URBAN, LEADER, EQUAL. 19
in particolare di quella transfrontaliera, in un contesto di legislazioni e procedu- identificata nelle regioni della Comunità re nazionali differenti, e preso atto che gli di livello NUTS 3 situate lungo tutte le strumenti esistenti, quali il Gruppo euro- frontiere terrestri interne e lungo talune peo di interesse economico (GEIE), si era- frontiere terrestri esterne e tutte le regioni no rivelati poco adatti ad organizzare una di livello NUTS 3 situate lungo le frontiere cooperazione strutturata nell’ambito dell’i- marittime separate, in via di principio, da niziativa comunitaria INTERREG nella un massimo di 150 chilometri. programmazione 2000-2006, il periodo 2007-2013 vede, tra l’altro, la nascita del Ai sensi del Regolamento n.1080/2006 re- Gruppo Europeo di Cooperazione Territo- lativo al Fondo europeo di sviluppo regio- riale (GECT)12, soggetto dotato di perso- nale, le priorità nell’ambito dell’obiettivo nalità giuridica avente lo scopo di facilitare «Cooperazione territoriale europea» per e promuovere la cooperazione transfronta- la cooperazione transfrontaliera atteneva- liera, transnazionale e/o interregionale, al no alla realizzazione di attività economi- fine esclusivo di rafforzare la coesione eco- che, sociali e ambientali transfrontaliere nomica e sociale tra i suoi membri (Stati mediante strategie comuni di sviluppo membri, autorità regionali e locali, organi- territoriale sostenibile, in particolare: pro- smi di diritto pubblico). mozione dell’imprenditorialità e segnata- mente dello sviluppo delle piccole e medie imprese, del turismo, della cultura e del INTERREG V commercio transfrontaliero; promozione (2014-2020) e miglioramento della protezione e della gestione congiunte delle risorse naturali e Nella programmazione 2014-2020 l’accre- culturali nonché della prevenzione dei ri- sciuta importanza nel contesto delle politi- schi naturali e tecnologici; rafforzamento che di sviluppo finanziate dall’Unione Eu- dei collegamenti tra le zone urbane e rurali; ropea fa sì che la Cooperazione territoriale riduzione dell’isolamento tramite un mi- venga disciplinata da un Regolamento ad gliore accesso alle reti e ai servizi di traspor- essa espressamente dedicato.13 to, informazione e comunicazione, nonché ai sistemi e agli impianti transfrontalieri di Le regioni dell’Unione ammesse al sostegno approvvigionamento idrico ed energetico e della cooperazione transfrontaliera sono a quelli di smaltimento dei rifiuti; sviluppo quelle del livello NUTS 3 situate lungo i della collaborazione, della capacità e dell’u- confini terrestri interni ed esterni diversi da tilizzo congiunto di infrastrutture in parti- quelli interessati dai programmi nell’ambi- colare in settori come la salute, la cultura, to degli strumenti di finanziamento esterno il turismo e l’istruzione. dell’Unione, nonché tutte le regioni dell’U- nione del livello NUTS 3, che si trovano Considerate le notevoli difficoltà incontra- lungo i confini marittimi separati da una te dagli Stati membri, in particolare dalle distanza massima di 150 km, fermi restan- autorità regionali e locali, per realizzare e do gli eventuali aggiustamenti necessari per gestire azioni di cooperazione territoriale garantire la coerenza e la continuità delle 12 Istituito e disciplinato dal Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio n.1082/2006 del 5 luglio 2006 relativo a un gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT). 13 Regolamento (UE) del Parlamento europeo e del Consiglio n.1299/2013 del 17 dicembre 2013, recante disposizioni specifiche per il sostegno del Fondo europeo di sviluppo regionale all’obiettivo di cooperazione territoriale europea). 20
aree rientranti nell’ambito di applicazione mento permanente mediante lo sviluppo del programma di cooperazione stabilite per e la realizzazione di programmi d’istruzio- il periodo di programmazione 2007-2013. ne, formazione professionale e formazione congiunti; il rafforzamento della capacità Per la cooperazione transfrontaliera le istituzionale delle autorità pubbliche e priorità d’investimento individuate dal delle parti interessate e l’efficientamento Regolamento n.1299/2013 sono la pro- dell’amministrazione pubblica mediante mozione di un’occupazione sostenibi- la promozione della cooperazione giuridi- le e di qualità e il sostegno alla mobilità ca e amministrativa e la cooperazione fra i dei lavoratori mediante l’integrazione dei cittadini e le istituzioni. mercati del lavoro transfrontalieri, inclu- sa la mobilità transfrontaliera, le iniziative In conseguenza dell’emergenza sanitaria locali congiunte a favore dell’occupazione, COVID-19 esplosa all’inizio del 2020, i servizi di informazione e di consulenza la programmazione dei Fondi strutturali e la formazione congiunta; la promozione 2014-2020 è sottoposta ad una revisione dell’inclusione sociale e contrasto a po- circa i suoi contenuti; al momento della vertà e discriminazione mediante la pro- redazione del presente lavoro sono state mozione dell’uguaglianza di genere, delle emanate disposizioni per la riprogramma- pari opportunità e dell’integrazione delle zione dei Programmi Operativi regionali comunità attraverso le frontiere; investi- FESR e FSE14 ed è in discussione in quale menti nel campo dell’istruzione, della for- misura i correttivi interessino anche i pro- mazione e della formazione professionale grammi della Cooperazione territoriale finalizzata alle competenze e all’apprendi- europea. 14 Regolamento (UE) 2020/460 del Parlamento europeo e del Consiglio del 30 marzo 2020 che modifica i regolamenti (UE) n. 1301/2013, (UE) n. 1303/2013 e (UE) n. 508/2014 per quanto riguarda misure specifiche volte a mobilitare gli investimenti nei sistemi sanitari degli Stati membri e in altri settori delle loro economie in risposta all’epidemia di COVID-19 (Iniziativa di investimento in risposta al coronavirus). 21
PREMESSA alla dipendenza dal modello centro-peri- PARTE II - INTERREG IN SARDEGNA feria al quale si erano ispirate le politiche Benché da diversi anni stia progressiva- nazionali del dopoguerra, alla loro condi- mente aumentando il numero degli attori zione geografica e alle sue conseguenze che regionali interessati ad esplorare i diversi hanno influito in maniera determinante a percorsi della cooperazione europea, que- creare una sorta di “barriera naturale” ri- sto breve lavoro limita l’indagine sui risul- spetto al mondo circostante. tati della cooperazione europea in Sardegna al solo filone transfrontaliero. È dalla con- Il sottosviluppo strutturale delle due isole tinuità del percorso iniziato con INTER- venne seriamente considerato in sede eu- REG I che si ha modo di valutare meglio ropea da una Risoluzione del Parlamento l’esperienza dello strumento cooperativo in Europeo del maggio 1989 che invitava la termini di risultati e misurare in concreto Commissione a rivolgere una particolare l’impatto sul territorio isolano. attenzione alle due regioni in considerazio- ne delle specifiche caratteristiche socio-e- Da 30 anni, la cooperazione europea, e conomiche legate al loro carattere insulare quella transfrontaliera in particolare, spin- e periferico, al fine di incoraggiare una po- ge la Sardegna a confrontarsi e crescere litica di sviluppo di scambi economici, cul- insieme a territori talvolta distanti per di- turali e sociali nonché per definire azioni mensioni ed aspirazioni ma che nel lavoro comuni in particolare per lo sviluppo dei comune hanno trovato una modalità di collegamenti aerei e marittimi. Perciò la conoscersi ed apprezzarsi reciprocamente; Commissione decise di includere anche la le relazioni e le reti partenariali costruite provincia di Sassari e il dipartimento del- negli anni hanno permesso alla Sardegna di la Corse du Sud tra le aree eleggibili per trarre vantaggio dal lavoro comune, esten- una serie di iniziative tra regioni frontalie- dendo l’orizzonte delle opportunità di svi- re NUTS 3 confinanti - il primo INTER- luppo e per tale via ridurre l’isolamento e REG - introducendo per la prima volta il migliorare le condizioni di vita dell’Isola. concetto di “confine marittimo”1. Azioni comuni vennero promosse nel cam- PIC INTERREG I po del turismo legato alla cultura e alla natura, riconosciuto come una delle più Nonostante la vicinanza e i molti lati in grandi vocazioni delle isole e preziosa risor- comune, tra Corsica e Sardegna non si ri- sa per il loro sviluppo, mentre un altro asse cordano seri tentativi di portare avanti una di cooperazione riguardava la promozione politica di cooperazione precedenti all’e- di scambi economici, scientifici, sportivi, sperienza di INTERREG. Entrambe le re- accademici, e culturali. Sicuramente la co- gioni hanno condiviso a lungo una storia operazione è risultata essere più fruttuosa di sottosviluppo economico ed una condi- per gli assi che riguardavano la protezione zione di dipendenza politica ed economica ambientale e iniziative a carattere cultura- (perifericità) rispetto al governo centrale, le ed artistico, mentre molto più difficile considerato come interlocutore pressoché è stato investire in misure a carattere più esclusivo. La prolungata mancanza di dia- strutturale o economico, tradizionalmen- logo tra le due isole è attribuibile, oltre che te più regolamentate al livello nazionale. 1 La Decisione della Commissione che ha approvato il programma Sardegna-Corsica è la C(92)948 del 21.05.1992. 25
Questo spiega perché il campo principale tare l’obiettivo prioritario del programma, di cooperazione tra le isole - identificato sicché la cooperazione transfrontaliera e nella prima edizione con i miglioramenti l’integrazione tra i territori vennero consi- dei trasporti e delle comunicazioni - si è derate dalle regioni come un effetto secon- spostato successivamente verso lo sviluppo dario delle misure perseguite. della cooperazione in misure ambientali, anche in seguito al successo della Riserva Tuttavia, sebbene limitata territorialmente naturale delle Bocche di Bonifacio. ed a prescindere dai risultati ottenuti dalle misure specifiche, la prima esperienza IN- La poca visibilità del programma unita al TERREG in Sardegna è da valutare positi- budget limitato hanno rappresentato in vamente per aver dato avvio ad un graduale questa fase iniziale di cooperazione tra le processo di apprendimento da parte degli due isole un primo ostacolo ad un maggio- attori coinvolti riguardo sia gli obiettivi re coinvolgimento delle autorità locali e alla che animavano l’iniziativa che gli strumen- loro comprensione del carattere innovativo ti e metodi richiesti per metterla in pratica, dell’intervento. Come è stato osservato da percorso che andrà rafforzandosi nei suc- alcune parti, il limitato coinvolgimento cessivi periodi di programmazione. degli attori socio-economici è derivato dal- la difficoltà delle autorità locali di trovare autonomamente delle forme di organiz- INTERREG II A zazione e coordinamento, e dalla mancata ITALIA-FRANCIA “ISOLE” sensibilizzazione, da parte delle autorità 1994-1999 pubbliche, degli attori socio-economici ver- so le strategie affrontate dal programma. In L’Iniziativa Comunitaria INTERREG II particolare, sul versante della Corsica è sta- A Italia-Francia “Isole” Sardegna-Corsica to spesso difficile lanciare iniziative comuni è stata approvata con la Decisione della per assenza dei partner; fattore ancora più Commissione Europea n. C(96) 2580 del importante, i diversi livelli di autonomia 27 settembre 19962. delle due regioni hanno rappresentato un ostacolo in termini di operatività del par- In base a tutte le integrazioni, il quadro fi- tenariato: il coordinamento istituzionale nanziario assegnava ai progetti da realizzare con i rappresentanti dello Stato francese è in Sardegna uno stanziamento complessivo stata vissuta dagli attori locali corsi come finale di circa 112 miliardi di Lire,3 di cui “soffocante” delle loro iniziative, minando la metà di contributo comunitario con il il carattere “bottom up” dell’intervento. concorso dei fondi FESR, FEOGA e FSE. Al di là delle difficoltà operative legate alla L’area di intervento del programma com- novità dello strumento cooperativo, il vero prendeva le zone NUTS 3 di Sassari e del punto critico emerso dall’esperienza di Dipartimento della Corsica del Sud. INTERREG I è il fatto che mancasse di contenuti di reale natura transfrontaliera, Le misure del programma INTERREG II caratteristica che invece doveva rappresen- avevano l’obiettivo di assicurare la continu- 2 Modificata dalle successive Decisioni C(97) n.3223 del 20.11.1997, C(99) n.827 del 7.4.1999 e C(99) n.4579 del 28.12.1999. 3 Il budget complessivo del programma era suddiviso tra i due sottoprogrammi Corsica-Sardegna e Corsica-Toscana) con attribu- zione di quote distinte per Regione. 26
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