Il Nuovo Governo dell'Estonia attua un piano di risanamento fiscale
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Il Nuovo Governo dell’Estonia attua un piano di risanamento fiscale Il Fondo Monetario Internazionale ha comunicato che il nuovo Governo dell’Estonia ha in programma una serie di riforme fiscali volte ad incoraggiare gli investimenti delle imprese e a ridurre il carico fiscale in favore dei lavoratori con salari più bassi. Per effetto di tali riforme, l’aliquota dell’imposta sul reddito delle società sul pagamento dei dividendi sarà ridotto al 14%. L’Estonia ridurrà le tasse sul lavoro e gli oneri amministrativi per le piccole imprese anziché i contributi previdenziali, come proposto dal governo precedente e fornirà crediti d’imposta per le imprese in rapida crescita e le start-up. Nel frattempo, i funzionari progettano di aumentare di più del doppio la “basic allowance” per l’imposta sul reddito fino a 500 euro al mese, una mossa che potrebbe portare ad un fatturato del valore di oltre l’1% del PIL. Il Fondo Monetario Internazionale ha comunicato, inoltre, che saranno previste delle misure dirette ad introdurre un’accisa sulle bevande zuccherate, un prelievo sul sistema di immatricolazione dei veicoli a motore, una tassa sul settore finanziario e accise aggiuntive sui prodotti come l’alcool.
Non sarà invece attuato un aumento dell’IVA precedentemente previsto per i servizi di alloggio . AL VIA IL SEQUESTRO CONSERVATIVO PER IL RECUPERO DEI CREDITI TRANSFRONTALIERI A decorrere dal 18 gennaio 2017 i creditori hanno a disposizione uno strumento giuridico in più per la tutela dei propri crediti. Con il Regolamento EU n. 655/2014 si è infatti voluto facilitare il recupero dei crediti laddove sia il creditore che il debitore siano delle imprese ubicate sul territorio europeo. Il predetto regolamento ha introdotto una speciale procedura che consente ai creditori di procedere con il sequestro conservativo delle somme detenute dal debitore nei conti correnti bancari europei ed evitare quindi che il debitore trasferisca o prelevi somme dal conto corrente bancario, vanificando così i risultati di ogni successiva procedura esecutiva.
Per prima cosa, analizziamo l’Istituto giuridico del Sequestro Conservativo così come disposto dell’art. 671 c.p.c.: Si tratta di una misura cautelare di natura conservativa, la cui efficacia è strumentale al giudizio di merito. Il creditore di una somma di denaro o di altri beni fungibili che ha il fondato timore che, nel tempo necessario ad accertare il proprio diritto di credito, il debitore si spogli del proprio patrimonio, può chiedere il sequestro conservativo di alcuni beni del debitore anticipando così gli effetti del pignoramento. L’effetto di tale misura cautelare è quello di “congelare” il conto corrente del debitore, il quale non potrà più disporre delle somme in esso contenute. Il sequestro conservativo appare così un ottimo strumento giuridico laddove il creditore abbia il fondato timore che il debitore si possa spogliare dei propri beni, vanificando gli effetti positivi di una successiva azione esecutiva (pignoramento). Il Regolamento Europeo n. 655/2014 introducendo l’Ordinanza Europea di Sequestro Conservativo sui conti correnti ha dettato le regole per la sua corretta applicazione. Analizziamo la procedura. Le imprese possono accedere alla procedura de qua solo per crediti pecuniari in materia civile e commerciale che abbiano carattere transazionale. Ciò significa che una impresa sita nel territorio italiano che vanti crediti commerciali nei confronti di una azienda sita in uno qualsiasi dei paesi membri dell’UE, potrà presentare apposita istanza per richiedere il sequestro conservativo del conto corrente del suo debitore.
Ovviamente, il credito per cui si procede deve essere esigibile, in caso contrario si potrà procedere solo se il credito deriva da transazione o se ne possa comunque individuare la somma precisa. L’ordinanza di sequestro conservativo può essere chiesta in due casi specifici: prima che il creditore inizi una causa giudiziale contro il debitore o comunque sino a quando non è ancora stata emessa una sentenza; dopo che il creditore abbia ottenuto una sentenza giudiziaria o una transazione e debba pertanto iniziare un procedimento di esecuzione. L’ordinanza di sequestro è immediatamente esecutiva senza particolari formalità, ma per procedere alla sua esecuzione si dovrà tenere conto delle regole procedurali vigenti nello stato membro in cui il conto corrente del debitore è attivo. Il legislatore europeo ha altresì individuato un ulteriore importante strumento per agevolare il recupero dei crediti transfrontalieri: Le informazioni sui conti correnti europei. Il creditore ha infatti la possibilità di reperire informazioni sul conto corrente del debitore tramite una apposita richiesta all’Autorità Giudiziaria dello Stato Membro in cui si trova il conto bancario da sequestrare. Una particolarità dell’ordinanza di sequestro è rappresentata dal mancato avviso al debitore prima della sua emissione, questo aspetto appare di grande rilevanza per evitare che il debitore, informato delle intenzioni del creditore, sottragga ogni disponibilità di denaro sul conto corrente. In ultima sintesi, questo strumento appare, almeno sulla carta, di importante utilità per il creditore anche se occorrerà verificare l’affettiva sua applicazione in particolare il rispetto della tempistica da parte degli Organi
Giudiziari che devono emettere l’ordinanza. Avv. Sabrina Malaguti Australia: iniziano i colloqui sulla conclusione di un accordo di libero scambio con il Regno Unito Il Tesoriere Australiano, Scott Morrison, ha intenzione di incontrare al più presto i ministri britannici, nel tentativo di porre le basi per la conclusione di un nuovo accordo di libero scambio post-Brexit. Morrison incontrerà il cancelliere dello Scacchiere del Regno Unito, Philip Hammond, ed i funzionari della Banca d’Inghilterra nel Regno Unito ed in Germania. Nell’annunciare il suo viaggio, Morrison ha dichiarato: “Dal momento che la Brexit sta prendendo forma, il Governo australiano si adopererà per mantenere e migliorare lo stretto legame tra l’Australia e il Regno Unito sotto il profilo degli investimenti.”
“I colloqui durante questa visita inizieranno a porre le basi affinché l’Australia possa concludere nuovi accordi commerciali e di investimento con il Regno Unito in favore delle nostre aziende, degli esportatori e dei cittadini”. Morrison, inoltre, ha sottolineato che gli scambi commerciali tra l’Australia ed il Regno Unito hanno raggiunto i 27 miliardi di Dollari Australiani nel 2015-16. Le imprese irlandesi rispondono all’annuncio della Hard Brexit La Irish Business and Employers Confederation (IBEC) ha avvertito che l’uscita del Regno Unito dal Mercato Unico Europeo e dall’unione doganale potrebbe seriamente compromettere gli scambi commerciali tra l’Irlanda del Nord e la Gran Bretagna. In risposta al discorso del Primo Ministro britannico sui 12 punti del piano Brexit, l’Ibec ha dichiarato di essere “preoccupato per la posizione sempre più rigorosa adottata dal Governo Inglese.” Danny McCoy, l’amministratore delegato della IBEC, ha commentato: “La possibilità per il Regno Unito di lasciare sia
il mercato unico che l’unione doganale solleva domande fondamentali circa le future relazioni commerciali dell’Irlanda con il Regno Unito.” McCoy ha invitato il Governo Inglese a fornire ulteriori dettagli su “come le gravi difficoltá derivanti da una hard Brexit possano essere affrontate, tra cui l’impatto sul commercio transfrontaliero dell’Irlanda.” Il Primo Ministro Inglese, Theresa May, ha dichiarato che l’obiettivo del Governo Inglese “è quello di concludere un accordo di libero scambio con l’Unione Europea ed uscire dal mercato unico Europeo.” Il Primo Ministro ha aggiunto, inoltre, che non vuole che il Regno Unito faccia parte della politica commerciale comune, ma “deve raggiungere un nuovo accordo doganale.” McCoy ha descritto la strategia della May come “una mossa aggressiva da parte del Regno Unito, mostrando poco rispetto per le relazioni con gli altri Stati membri dell’Unione Europea.” Egli ha osservato i recenti suggerimenti del Governo britannico di ridurre la corporation tax e ha dichiarato che il Regno Unito rischia di costituire una potenziale minaccia competitiva. “È necessario fornire una risposta immediata per salvaguardare i posti di lavoro irlandesi e le imprese. L’Irlanda deve svolgere un ruolo centrale e costruttivo nei negoziati per la Brexit e garantire affinché i nostri interessi siano adeguatamente rappresentati ”.
L’Unione Europea e gli USA aggiornano lo stato dei negoziati per il Partenariato trans-atlantico per il commercio e gli investimenti L’Unione Europea e gli Stati Uniti d’America hanno pubblicato una valutazione congiunta in merito ai progressi realizzati durante le negoziazioni per il Partenariato trans-atlantico per il commercio e gli investimenti. Nel periodo compreso tra luglio 2013 ed ottobre 2016, si sono svolti 15 cicli di negoziazioni. Secondo il rapporto rilasciato il 17 gennaio: “il Partenariato trans-atlantico è in grado di rendere i rapporti economici tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti ancora più forti per i decenni a venire. In base a tale valutazione, l’Unione europea e gli Stati Uniti hanno fatto “notevoli progressi“, tra cui l’apertura degli USA alle imprese dell’Unione Europea, la riduzione degli oneri amministrativi per le imprese esportatrici e la definizione di nuove norme per rendere più agevole ed equo esportare, importare ed investire oltreoceano.Il documento aggiunge inoltre che tale accordo debba includere obblighi di tutela dell’ambiente e dei diritti fondamentali del lavoro. La valutazione, tuttavia, ha fatto notare che i lavori significativi devono ancora essere svolti per risolvere le
divergenze in settori importanti, tra cui le modalità di trattamento delle linee tariffarie più sensibili per entrambi i Paesi. Il Commissario Europeo per il Commercio, Cecilia Malmström, ha dichiarato: “L’Unione Europea ha fatto tutto il possibile al fine di raggiungere un accordo equilibrato, ambizioso e di alto livello con evidenti benefici per i cittadini, le comunità locali e le aziende. Abbiamo realizzato notevoli e tangibili progressi, come dimostra questa sintesi. Attendo con ansia di collaborare con la nuova amministrazione americana in merito al futuro delle relazioni commerciali transatlantiche. “ Fondo Monetario Internazionale: “Il Senegal dovrebbe rendere più equo il Sistema fiscale” Secondo un nuovo rapporto del Fondo Monetario Internazionale, il Senegal deve adottare delle misure finalizzate a rendere più equo il proprio sistema fiscale, riducendo le esenzioni per i “pochi privilegiati”. Il Fondo Monetario Internazionale ha suggerito che il paese non debba considerare i dazi all’importazione come fonte essenziale di reddito ma debba invece cercare di spostare il carico fiscale verso l’economia interna.
Più in generale, il Fondo Monetario Internazionale ha dichiarato che gli incentivi fiscali devono basarsi su regole trasparenti e automaticamente accessibili a tutte le piccole- medie imprese. “In una società moderna, trasparente e ben governata, il Governo non può avere il potere discrezionale di favorire pochi privilegiati prevedendo delle eccezioni. Per migliorare la tassazione dei redditi da capitale, il Senegal dovrebbe rivedere il sistema delle imposte sulle plusvalenze, migliorare le norme sulla “thin capitalization” e rivedere le linee guida in materia di prezzi di trasferimento.” Proseguono i negoziati per la conclusione di un accordo di libero scambio tra l’India e gli Stati membri dell’AELS Gli Stati appartenenti all’Associazione Europea di Libero Scambio, Svizzera, Liechtenstein, Norvegia, Islanda e l’India hanno recentemente discusso in ordine alla conclusione di un accordo bilaterale di libero scambio. Le negoziazioni sono state avviate nell’ottobre del 2008, con 13 incontri che si sono tenuti fino a novembre 2013. I Capi
negoziatori hanno deciso di riprendere i negoziati nel 2016 dopo aver fatto il punto della situazione ed il quattordicesimo round di negoziati si è tenuto nel mese di ottobre 2016. Entrambe le parti hanno tenuto un quindicesimo round di negoziati a Nuova Delhi dall’11 al 13 gennaio. Gli esperti di entrambe le parti hanno discusso sulle questioni in sospeso per quanto riguarda lo scambio di merci e servizi, le norme di origine e i diritti di proprietà intellettuale. Essi hanno inoltre esaminato lo stato di avanzamento di tutti gli altri argomenti in discussione. Entrambe le parti hanno convenuto di proseguire i negoziati in vista della conclusione di un accordo nel prossimo futuro. Il prossimo ciclo di negoziati si terrà a Ginevra nella primavera del 2017. L’Accordo di libero scambio tra Nuova Zelanda e Corea del Sud entra nella seconda fase Le tariffe transfrontaliere tra la Nuova Zelanda e la Corea del Sud sono state ridotte ulteriormente il 1 ° gennaio 2017, in base ai nuovi tagli fiscali previsti dall’accordo di libero scambio concluso tra i due Paesi.
Per effetto di tale accordo, il 66,4 % delle esportazioni della Nuova Zelanda verso la Corea del Sud sono ora esenti da dazi, rispetto al 46,2 % delle esportazioni nel periodo in cui l’accordo è stato attuato. Dopo 15 anni dall’entrata in vigore dell’accordo, le tariffe saranno eliminate su circa il 98% delle esportazioni tra i due paesi. La Nuova Zelanda ha dichiarato che la Corea del Sud è la sua sesta destinazione più grande delle esportazioni. L’Australia prevede sanzioni per le imprese multinazionali che non ottemperano agli obblighi di disclosure Il Ministero del Tesoro Australiano sta adottando delle misure dirette ad aumentare le sanzioni amministrative nei confronti delle multinazionali che non rispettano gli obblighi di disclosure. Le nuove norme si applicheranno a quelle società con un fatturato globale pari o superiore ad un miliardo di Dollari australiani. A partire dal 1 luglio 2017, le sanzioni relative
al mancato deposito dei documenti fiscali all’Australian Taxation Office saranno aumentate. Questo porterà all’aumento della pena massima da 4,500 a 450,000 Dollari australiani. Nel caso di presentazione all’Australian Taxation Office di dichiarazioni false e fuorvianti le sanzioni verranno raddoppiate. Secondo quanto riportato dal Ministero del Tesoro australiano, l’obbiettivo è quello di incoraggiare le multinazionali “a rispettare al meglio i loro obblighi fiscali, compresa la presentazione in tempo dei documenti fiscali ed utilizzare maggiore prudenza nell’effettuare le dichiarazioni.” Le consultazioni si chiuderanno il 13 gennaio. A Pechino si sono tenuti i colloqui trilaterali per la conclusione di un accordo di libero scambio L’ undicesimo ciclo di negoziati per la conclusione di un accordo trilaterale di libero scambio tra Cina, Giappone e Corea del Sud si è tenuto a Pechino l’11 gennaio. Secondo un comunicato del Ministero del Commercio Cinese, tali
Stati si sono impegnati in un “approfondito scambio di opinioni su questioni importanti come il commercio di beni, gli scambi di servizi e gli investimenti.” Le negoziazioni finalizzate alla conclusione di un accordo di libero scambio hanno avuto inizio nel novembre 2012, ma sono stati fatti pochi progressi. Durante l’ultima tornata di colloqui nel novembre 2016, le parti hanno convenuto che questi ultimi devono essere completati nel più breve tempo possibile, mentre gli sforzi per sostenere l’Accordo di partenariato regionale globale economico devono essere raddoppiati. Tale accordo è volto ad unificare gli accordi di libero scambio di Cina, Giappone, Corea del Sud, India, Australia e Nuova Zelanda con l’Associazione delle Nazioni del Sudest asiatico.
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