Il mistero dell'anatomista - New Italian Books
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
STORIE LIBERE Chi è Andrea Vesalio? Il mistero dell’anatomista A Padova è il grande scienziato che rivoluziona lo studio del corpo umano, il professore di anatomia venuto da terre lontane. Per il giovane Menego, invece, è un alleato inaspettato, che lo aiuterà a risolvere un complicato mistero e a capire che la conoscenza, anche se a volte fa paura, è un valore inestimabile, come l’amicizia. Luisa Mattia Il mistero dell’anatomista Isbn 978-88-6945-095-2 Marco Brancato 13,50 €
STORIE LIBERE Ci sono uomini e donne che hanno saputo vedere oltre: oltre il giudizio degli altri, oltre le convinzioni del proprio tempo, oltre le regole sociali, oltre i traguardi raggiunti dai loro predecessori. Questa è una di quelle storie, storie coraggiose di chi ha guardato il mondo e il futuro con la forza del proprio sguardo.
Luisa Mattia Il mistero dell’anatomista Marco Brancato Questo racconto è in parte frutto della fantasia dell’autrice. Vesalio nonché gli artisti Tiziano Vecellio e Jan van Calcar sono realmente esistiti, anche i riferimenti alle loro opere sono reali. Gli episodi narrati e gli altri personaggi, invece, sono stati immaginati sulla base del contesto storico, scientifico e sociale dell’epoca. Ci piace però pensare che Vesalio abbia veramente vissuto un’avventura come questa, insieme a due ragazzi curiosi come Menego e Gemma.
1 mozione. Cercando di tenere a bada la contentezza, si era inchinato al maestro Vecellio. La borsa con matite e pennelli, Menego non la lascia- «Jan ha fretta» lo aveva informato Vecellio, «devi rag- va mai. Seduto a poppa del burchiello, che lo portava giungerlo il prima possibile». da San Marco alla terraferma, il ragazzo se l’era tenu- Menego allora non aveva perso tempo e, sistemate le sue ta stretta al petto. Il vento soffiava forte e la piccola quattro cose in una borsa, si era messo subito in viaggio. imbarcazione, per quanto ben governata, oscillava Si era imbarcato a Venezia sapendo che, per rag- e, a tratti, imbarcava acqua. La luce radente del tra- giungere la terraferma, ci sarebbero volute molte monto faceva saettare lampi di giallo e di arancio ore di viaggio. La barca solcava le acque del Brenta sulla superficie del fiume. Una fitta pioggia di schizzi lentamente, trainata dai cavalli che la rimorchiavano bagnava lo zaino di tela con i pochi averi del ragazzo. percorrendo l’argine. Menego non era il solo passeg- Camicia, pantaloni di ricambio e un paio di calze di gero ma, di certo, era il più giovane e il più entusiasta. lana grossa erano tutto il suo bagaglio e il mattino Tutto, per lui, era nuovo e occasione di eccitazione. dopo sarebbero stati impregnati di umidità. Menego, Il sole era già calato da un pezzo e il freddo lo spinse però, non se ne preoccupò. a stringersi addosso il ruvido tabarro, che lo riparava All’arrivo a Padova lo attendeva il pittore van Calcar, appena dalle raffiche di vento. Le mani intirizzite non noto artista della bottega di Tiziano Vecellio che, ne lasciavano la presa della borsa con matite e pennelli. era certo, gli avrebbe offerto un ottimo pasto ristorato- Alle prime luci dell’alba, il burchiello raggiunse il re vicino al camino acceso, dove i suoi panni si sareb- Portello e Menego, afferrato lo zaino, si diresse di bero asciugati in un battibaleno. Gran signore, quel buon passo verso Porta Ognissanti, dove lo aspettava van Calcar! Menego lo aveva conosciuto nella bottega un barroccio trainato da un mulo. del maestro Vecellio e tutti ne parlavano con grande Un uomo intabarrato richiamò la sua attenzione agi- rispetto, per via della sua arte. tando la lanterna che teneva tra le mani. Quando il maestro Tiziano in persona gli aveva detto L’uomo salì a cassetta, lanciò un fischio, scosse le che Jan, così si chiamava, lo voleva a Padova come redini e il mulo s’avviò a passo lento. aiutante per una grande opera di arte e ingegno, il Raggiunta una piazzetta, l’uomo bloccò il barroccio. giovane Domenico Tiozzo, detto affettuosamente «Da qui in poi vai a piedi» mormorò. Menego, aveva avuto un vero tuffo al cuore per l’e- Menego raccolse al volo il suo modesto bagaglio, 4 5
mentre il barrocciaio incitava il mulo a riprendere la nessuno si era presentato. Incredulo e stanco, s’era via del ritorno. detto che, forse, l’artista dormiva ancora. Del resto, «Oh, ma da che parte si va per la casa di van Calcar, il giorno era appena sbocciato. il pittore?» fece in tempo a chiedere Menego. Così, aveva fatto il giro dell’isolato, per capire se ci «Prosegui dritto e ci arrivi!» gli rispose sbrigativa- fosse un custode della residenza. Ma nulla, proprio mente l’uomo, senza neanche voltarsi. nulla. Le finestre erano serrate, la porta restava chiu- Il ragazzo si avviò a passo svelto. Aveva fretta di pre- sa. Menego, allora, si disse che forse stava bussando sentarsi a van Calcar e di sapere quale importante alla porta sbagliata. Tra emozione e stanchezza, aveva incarico d’artista gli era stato riservato. Della città probabilmente capito male l’indirizzo. aveva sentito decantare meraviglie e ritrovarsi a vivere Mentre pensava a cosa fare, lo distrasse una voce: in un luogo noto per il suo prestigioso Studio, dove «Sei il veneziano?». insegnavano eccellentissimi professori, lo emozionava. Il ragazzo si voltò e rimase di sasso nel vedere, sulla Sua madre, nel sentire che avrebbe raggiunto la città soglia di una bottega di fornaio, la ragazza più bella del Santo, s’era raccomandata: «Vai alla basilica e che avesse mai incontrato. I capelli rossi, sciolti sulle chiedi la protezione di sant’Antonio». spalle, contrastavano con l’azzurro degli occhi. Lo Menego aveva tutte le intenzioni di obbedire alle scialle blu, che la riparava dal freddo, le metteva in raccomandazioni di sua madre, anche perché la risalto la carnagione chiara. Menego la contemplò basilica conservava alcuni affreschi del suo maestro senza riuscire a spiccicare parola. Tiziano Vecellio, ma non subito. Strinse a sé la «Sei muto o sei scemo?» lo apostrofò lei, sorridendo. borsa con matite e pennelli: prima di tutto l’arte sua E quel sorriso, il suo sorriso, confuse ancora di più e il rispetto degli impegni! Chissà quale sorpresa gli Menego, sopraffatto da un’emozione mai conosciuta riservava il prossimo incontro con van Calcar... prima. «Mi chiamo Gemma» disse lei. «Gem-ma» sillabò, avvicinandosi. 2 «Gemma» ripeté lui, in un mormorio. «Allora, sai parlare!» Gemma batté le mani, sod- Menego aveva bussato con energia alla spessa porta di disfatta. «E se sai parlare... capisci perfino quello legno del palazzetto in cui van Calcar alloggiava, ma che dico, vero? Così, te lo chiedo di nuovo: sei il 8 9
veneziano di Vecellio il pittore?» concluse, con aria 3 irridente. Menego, fatto un energico cenno di assenso con la Gemma gli si era messa a fianco e lo aveva accom- testa, provò a riprendere il controllo di sé stesso e, pagnato. La casa del dottore era un’abitazione a due finalmente, riuscì a spiccicare qualche parola. piani, di aspetto modesto e incuneata tra due vicoli «Sì, sono Menego della bottega di Vecellio. Mi del borgo. aspetta van Calcar e...» «Ecco, è quella là!» gli aveva detto la ragazza, indi- «Il fiammingo è partito da due giorni!» lo interruppe cando un portoncino di legno verde con la vernice Gemma. «Però, ha lasciato un messaggio per te. E scrostata. «Suona il picchiotto e vedrai che ti apre.» anche...» Poi se n’era scappata via, senza dargli il tempo di Gemma rientrò velocemente in bottega e ne uscì salutarla. Menego, appesantito dalla cartella con i dopo qualche secondo, portando tra le braccia una disegni e dalla stanchezza, aveva dunque battuto il cartella di legno con dentro un fascio di fogli. picchiotto. Una volta, due volte, tre volte e s’era «Ci ha detto che saresti venuto a prendere i disegni.» messo ad aspettare. Dall’interno, aveva sentito il Di che parlava? Menego era confuso. rumore di una sedia smossa e dei passi. Poi, qualcu- «Come sarebbe a dire che è partito? Mi aspettava. no aveva aperto lo spioncino. Devo lavorare con lui. E non so niente di questi «Chi sei?» disegni...» «Menego della bottega di Vecellio. Vengo per...» Gemma gli mise tra le mani la cartella: «Jan se n’è Non aveva completato la frase perché, se ne rende- tornato a casa sua e non lo rivedremo se non tra va conto sempre di più, non sapeva proprio quale qualche mese, così ci ha detto». fosse il suo incarico lì, dal “dottore”. Lo spioncino «A casa sua?» Menego cominciava a essere seriamen- si richiuse e la porta si aprì cigolando: Menego si te preoccupato. ritrovò di fronte a un uomo con lo sguardo severo e «Eh, ma poi torna. A Venezia» specificò Gemma. «A una folta barba corvina. te lui non serve. Devi andare dal dottore.» «Entra.» Crescevano, in Menego, la confusione e il dubbio L’interno dell’abitazione, illuminato dalla luce piena che Gemma si stesse prendendo gioco di lui. del giorno, si rivelò spoglio. Un tavolo di legno, Che c’entrava il dottore, adesso? addossato al muro, era ricoperto di libri e pergamene. 12 13
A terra era appoggiata una lanterna. Accostata al 4 muro si trovava una sedia. «Seguimi» lo invitò il dottore. Si chiamava Vesalio, Andrea Vesalio, e faceva il medi- S’avviò lungo uno stretto corridoio sul quale s’affac- co. «Insegno anche allo Studio della città. Anatomia e ciavano due stanze. Menego, istintivamente, lanciò chirurgia» specificò. pp. 50-51 uno sguardo all’interno della prima stanza ma non «Per me, disegnerai» aveva aggiunto. «Jan, che ho riuscì a vedere nient’altro che un tavolo, perché il conosciuto e apprezzo molto, mi ha assicurato che dottore s’affrettò a chiudere la porta. tu hai una mano precisa e sei capace di grande disci- «Qui non ci devi entrare, se non con me» disse, plina nel disegno. Mi ha detto che sei tra gli allievi girando nella toppa la chiave che mise subito in tasca. più talentuosi del grande maestro Tiziano Vecellio.» Ancora qualche passo e furono davanti alla secon- A quelle parole, Menego era arrossito. In bottega, a da stanza del corridoio. «Qui riposo io» spiegò Venezia, ce l’aveva messa tutta per imparare. Sapeva il dottore, indicando la porta chiusa, «tu starai di essere bravo, ma era la prima volta che si sentiva lassù» proseguì, indicando una scaletta di legno dire che aveva talento. che, come scoprì Menego qualche secondo dopo, «Non merito tanta stima» provò a spiegare, cercando portava al solaio. Un pagliericcio, una sedia e una di essere modesto, «non si smette mai di imparare e conca con la brocca per l’acqua: non c’era altro. l’arte del maestro Tiziano è ancora, per me, inarriva- La luce entrava di traverso da uno stretto abbaino. bile. Non vorrei che vi aspettaste da me affreschi e...». «Qui dormirai» spiegò il dottore. «Per lavorare inve- Vesalio gli sorrise bonariamente: «Tranquillizzati, ce, starai con me, di sotto.» Menego. Qui ho bisogno della tua mano ferma e Menego fissò l’uomo. Chi era? E cosa doveva fare precisa nel disegnare!». per lui? Si azzardò a domandarlo. Menego si sentì rassicurato da quelle parole: nel dise- «Chiedo scusa, signor dottore, ma io ero atteso dal gno era davvero in gamba, lo poteva dire senza falsa pittore Jan van Calcar… Io…» esitò «non so dove modestia. mi trovo, né per quale incarico…». «Questo mi conforta» mormorò, «nel tracciare ritratti «E non hai idea di chi io sia» completò l’uomo. con la matita sono il più bravo, in bottega. Volete un vostro ritratto?» si azzardò a domandare. «Non esattamente...» commentò Vesalio. «Ti spie- 14 15
gherò con precisione tra poco. Intanto, sistema le tue Il saper riprodurre dettagli, anche infinitesimali, del cose. Dopo un’abbondante zuppa calda per rimetterti corpo umano era un’abilità necessaria e insostituibile in forze, ti spiegherò il mio lavoro e in cosa mi sarai per qualunque artista. Gli artisti greci e romani ave- d’aiuto.» vano tracciato la strada dell’arte più eccelsa, sul cui Vesalio aveva imboccato la scaletta e si era dileguato. sentiero si erano avventurati i grandi maestri rinasci- Il ragazzo, toltosi il tabarro, s’era sdraiato per un minu- mentali della pittura e della scultura. to sul pagliericcio. Aveva ancora freddo ma, per fortu- I corpi umani, dunque, erano per Menego arte quo- na, la giornata era assolata e il sottotetto tratteneva un tidiana ma… questi corpi, disegnati da van Calcar, po’ di calore. erano diversi. I disegni, precisi in ogni minimo detta- Menego si guardò intorno e l’occhio gli cadde sulla glio, erano terribilmente belli ma inquietanti. cartella con i disegni che gli aveva lasciato van Calcar. Muscoli, ossa, fibre nervose, pelle, articolazioni, L’aprì per controllarne il contenuto e rimase a bocca cuore, occhi, cervello: tutto era esposto allo sguardo aperta per lo stupore. e generava in lui stupore misto a una preoccupazione Erano corpi! che somigliava alla paura. E paura vera e propria era diventata quando, disegni alla mano, Menego era sceso precipitosamente nel salone dove lo attendeva 5 Vesalio. «Il lavoro di van Calcar è solo all’inizio» aveva com- Nel lungo periodo del suo apprendistato, Menego mentato il dottore. «Tu dovrai completare e ampliare aveva realizzato moltissimi disegni dal vero con quanto da lui rappresentato, perché le mie ricerche modelli e modelle, abbigliati come gran signori oppu- stanno andando avanti. Sto elaborando un’opera in re come popolani. sette libri sull’anatomia umana.» Molte erano state le occasioni in cui il maestro Vecellio Vesalio lo aveva invitato a seguirlo con un cenno e, p. 54 aveva impegnato i suoi allievi in ritratti di nudi di chiavi alla mano, lo aveva fatto entrare nella stanza uomo, donna e bambini. L’arte del segno e del dise- che aveva sbrigativamente chiamato “il mio studio”. gno doveva saper riprodurre il corpo umano al meglio. La stanza era al buio, perché l’unica finestra era oscu- Per questo Menego aveva eseguito anche centinaia di rata da una pesante tenda di velluto nero che, entran- disegni con particolari di mani, piedi, braccia e volti. do, Vesalio si era affrettato ad aprire. 16 17
La luce aveva invaso la stanza e, con stupore e racca- «Dobbiamo scappare, Gemma. Quello è uno stre- priccio di Menego, aveva rivelato un tavolo su cui era gone, un assassino… C’è un cadavere nel suo stu- poggiato il cadavere di un uomo. dio. E poi coltelli e seghe e…» «È... è... morto?» aveva balbettato il ragazzo. Gemma gli sorrise. Il cenno di assenso di Vesalio lo aveva fatto rabbrividi- «Non è un assassino» commentò la ragazza «e non re e ancor di più si era sentito scuotere da un tremito, ci ammazzerà né con il coltello né con la mannaia». che non riusciva a controllare, quando aveva posato «E il morto che ha sul tavolo?» gli occhi su una mensola dove, in perfetto ordine, «Il morto…» Gemma esitò «... lo studia. È un erano allineati coltelli affilati, martelli, seghe e una maestro, uno che indaga, impara e poi lo insegna quantità di altri arnesi sul cui uso non c’era da dubi- agli altri, così saranno in tanti a sapere quello che tare: servivano a tagliare, rompere, segare! ha scoperto lui e potranno riconoscere le malattie e Ne ebbe conferma quando vide il medico che, impu- curarle come si deve». gnata una piccola mannaia, si avvicinava a lui. Menego «Studia? Ma se prende un cadavere e lo fa a pezzi!» non resse l’emozione: lanciò un grido e svenne. insisté Menego, saltando giù dal tavolo. Presa la mano di Gemma, trascinò con sé la ragazza verso la porta di ingresso che era aperta a metà, ma 6 qui si bloccò perché la sagoma di Vesalio si stagliò all’improvviso sulla soglia. Si risvegliò gridando e cercò di sollevarsi, ma due «Hai ragione» gli disse il dottore, «io faccio a pezzi mani decise lo trattennero e lo costrinsero a tornare i morti, per usare il tuo linguaggio. Gemma però a sdraiarsi sul tavolo di legno su cui era adagiato. è stata più precisa: ha detto che io li studio ed è p. 53 «Che volete farmi?» strillò, con la voce rotta dalla proprio quello che faccio. Per sapere com’è fatto il paura. corpo di un uomo non conosco altro modo che dis- «Stai tranquillo» quella voce la conosceva. «Sono sezionarlo, osservare con attenzione, descrivere ciò Gemma» gli sussurrò lei, accarezzandogli una spalla. che vedo e spiegarlo con chiarezza a chi apprezza il «Dov’è il dottore?» mormorò Menego, aggrappan- sapere». dosi al braccio della ragazza. «Non ho mai visto studiare i cadaveri facendoli a «Nella sua stanza.» pezzi come i maiali» rispose il ragazzo. 20 21
Con Gemma accanto, Menego si sentiva più sicuro 7 di sé, pronto ad affrontare l’inquietante medico che gli stava di fronte. Entrando in casa di Gemma, s’era già dimenticato di «Tu sei un artista, ragazzo. Io uno studioso. Tu Venezia. Le povere stanze dove viveva la ragazza erano guardi la bellezza del creato che si mostra in super- sopra il forno di famiglia. L’odore buono del pane ficie. Io cerco la verità della natura dentro i corpi ben cotto e il profumo che proveniva dalla pignatta degli uomini. Ciò che io indago, tu puoi rappresen- piazzata sul fuoco lo avevano rincuorato. Era odore tarlo con l’eccellenza del disegno. Ciò che io descri- di casa. L’effetto rilassante raggiunse il suo culmine vo con le parole, tu puoi renderlo visibile. Insieme quando Gemma lo fece sedere al tavolo della cucina e possiamo fare un ottimo lavoro.» gli si mise accanto, tenendogli la mano. Parlava bene, il dottore. E pacatamente. Ma questa «Vesalio è un tipo strano» commentò la ragazza. «Tutti sua calma, invece di rasserenare Menego, lo innervosì. lo temono qui e anche certi professori, suoi colleghi, «Non voglio restare qui un minuto di più» affermò, dicono che è meglio starne alla larga. Però, ho sentito p. 52 piantandosi di fronte a Vesalio. che altri, tra quelli che hanno letto molti libri, lo con- Il dottore si scansò di lato. siderano un grande scienziato! Quasi un genio...» «Puoi andare, se vuoi.» «Fa paura» commentò Menego. «Ah, certo che sì!» rispose Menego e passò la soglia «Vero!» della casa senza lasciare la mano di Gemma, che La voce di una donna lo sorprese alle spalle, con però lo trattenne. quell’affermazione. Menego si voltò di scatto e «Dottor Vesalio, può venire a casa mia, Menego. inquadrò, nel vano della porta, la sagoma di una Per stanotte» specificò lei. signora dai capelli rossi striati di grigio. Le mani «Credo sia meglio» commentò l’uomo. «Domani, a erano grandi e arrossate per il freddo. Portava uno mente fredda, decideremo il da farsi.» scialle nero di lana attorno alle spalle e un abito gri- «Domani me ne torno a Venezia!» affermò deciso gio di fattura modesta. Menego, lasciandosi alle spalle la casa di Vesalio. «Lo chiamano grande scienziato, ma uno che prende le ossa dei morti e compra i cadaveri dei giustiziati per fare lezione agli studenti... beh, per me è uno stregone! Alla larga!» 24 25
«Lei è Lena, mia nonna» mormorò Gemma. «Allora, lavora per me» replicò Cesco. «Visto che La donna, lanciato uno sguardo distratto a Menego, hai mangiato o stai per mangiare metà di una mia si avvicinò alla pentola e controllò la cottura. pagnotta, dammi una mano a sistemare quelle che «È pronto!» disse con soddisfazione, togliendo la sto per sfornare!» pignatta dal fuoco. Impugnato un mestolo e uno Menego accettò di buon grado e, per qualche minu- scolino, ne filtrò il contenuto che lasciò cadere, goc- to, si divertì a togliere con la pala il pane dal forno e cia a goccia, in una caraffa di coccio. a sistemarlo sulle mensole, a freddare. Posata l’ultima «Bevete la zuppa, da queste parti?» scherzò Menego. pagnotta, tornò vicino a Gemma che, nel frattempo, «Non è una zuppa!» spiegò Lena. «È un filtro del s’era messa a sedere sullo scalino della porta. disamore.» «Eccolo il cliente!» disse la ragazza, indicando un anzia- «Mia nonna fa i filtri d’amore» sussurrò Gemma «e no signore ben vestito che si dirigeva verso di loro. anche quelli per far passare il mal d’amore!». Lo affiancavano due giovanotti, ugualmente elegan- p. 56 «Ho un cliente che viene tra poco» spiegò la donna, ti, che lo tenevano sottobraccio. «m’hanno promesso una scarsella di monete se il L’uomo più anziano sembrava camminare con rilut- filtro funziona!». tanza e loro lo spingevano a ogni passo, finché riusci- Mentre la donna continuava a preparare la bevanda rono a fargli passare la soglia. del disamore, Gemma condusse Menego al forno. «Perché deve bere il filtro del disamore?» «Mio padre Cesco fa il pane più buono della città» Gemma rise: «Perché è un vedovo, vecchio e malan- disse con orgoglio, prendendo una pagnottina da dato, e si è incapricciato di una ragazzetta e la vuole una mensola e spaccandola a metà, prima di mor- sposare! Hanno fatto quasi la promessa e il contratto derla con gusto. di matrimonio». «Non mangiare le pagnotte!» Dal retro, dove scop- «E che c’è che non va? È troppo vecchio?» piettava il fuoco, un uomo giovane spuntò sulla «È troppo ricco!» spiegò Gemma. soglia, le mani e il viso bianchi di farina: «E questo Di fronte allo sguardo sconcertato di Menego, con- chi è?» domandò, squadrando Menego. tinuò: «Se lui si sposa, quando morirà tutte le sue «È un artista!» spiegò Gemma, offrendo al ragazzo ricchezze andranno alla nuova moglie e invece i figli un boccone di pane. «Lavora per Vesalio!» le vogliono per sé. Così, hanno chiesto a mia nonna «No no, per Vesalio mai!» s’affrettò a dire Menego. che gli faccia passare il mal d’amore per la ragazza!». 26 27
Menego stava per commentare, ma Gemma si alzò 8 dallo scalino e gli fece cenno di seguirla. Le obbedì. I due ragazzi si avvicinarono alla cucina e spiarono La famiglia della ragazza, mancata sposa del vecchio quello che accadeva. Ascoltarono nonna Lena pro- gentiluomo, accusò i figli e nonna Lena di aver com- nunciare bizzarre litanie, la videro girare intorno plottato per ucciderlo. I figli vennero denunciati e all’uomo facendo strani gesti e poi versare un po’ obbligati a dimorare in casa, in attesa di processo. della bevanda in un bicchiere. L’uomo esitò qualche Lena finì dietro le sbarre e a Cesco, suo figlio, intima- secondo prima di bere fino all’ultima goccia. rono di chiudere la bottega, in attesa della sentenza. Videro uno dei due giovani ben vestiti passare una Gemma era disperata e Menego non sapeva come scarsella di monete sonanti a nonna Lena, poi pren- consolarla. dere sottobraccio il vecchio padre e sollevarlo di peso «Sospettano perfino di mio padre!» dalla sedia. L’uomo si alzò barcollando e si appoggiò «C’era la farina nel filtro?» domandò ingenuamente ai figli, avviandosi verso le scalette che portavano Menego. fuori. «Ma che ti viene in mente?» Gemma lo fulminò con lo Menego e Gemma sgattaiolarono via, precedendoli. sguardo e proseguì «Né farina né chissà che, nel filtro Pochi minuti e i tre spuntarono dalla porta. Il vec- c’erano camomilla, malva, violetta… erbe innocue». chio sembrava affaticato. Il colorito del viso si era «Allora sarà facile dimostrare che tua nonna non c’en- fatto terreo. Lo videro sussultare, poi si portò una tra nulla!» mano alla fronte e cadde a terra. «E chi lo dimostrerà, eh? Chi?» I figli gridarono. Nonna Lena si affacciò alla finestra. «Vesalio!» disse Menego, che aveva pronunciato quel Cesco uscì precipitosamente dalla bottega e si chinò nome senza pensarci più di tanto e si stupì di sé stesso. accanto al vecchio per soccorrerlo. Lo chiamò, lo «È un medico, un professore o no?» continuò. «Saprà scosse, poi lo adagiò a terra con delicatezza. pure spiegare questa morte!» «È morto» mormorò, guardando Lena che nel frat- Andarono a bussare alla porta di Vesalio la sera stessa. tempo li aveva raggiunti in strada e, a quella notizia, Lui venne ad aprire subito, un libro tra le mani e il cor- si era messa le mani nei capelli. petto che, senza dubbio alcuno, era sporco di sangue. Ma, questa volta, Menego non si lasciò suggestionare da pensieri negativi. 28 29
«Nonna Lena non ha ammazzato nessuno!» affermò darsi a Vesalio e alla sua autopsia, per dimostrare la decisa Gemma. «Nel filtro non c’erano veleni! Ma non loro innocenza e, conseguentemente, anche quella di le credono.» nonna Lena. «Difficile sostenerlo» commentò Vesalio. «Ci costerà parecchi denari» commentò il primo. «Non c’è modo di scoprire cosa ha causato la morte «Salveremo l’eredità e il nostro buon nome» disse il del vecchio gentiluomo?» Menego insisté. secondo. «Dovrei vedere il cadavere...» rispose Vesalio. «E sezio- «E se Vesalio non riuscisse a trovare la causa della narlo» specificò. morte?» riprese il primo. Menego, stavolta, rabbrividì ma non per le parole «E se Vesalio riuscisse a dimostrare che il filtro non di Vesalio. Pensava che nessuno avrebbe autorizzato ha determinato la morte del vostro signor padre?» si il dottore a indagare, alla sua maniera, sulla morte intromise Menego. dell’uomo. Gemma non smetteva di piangere. I due fratelli decisero che valeva la pena tentare. E Menego ebbe un’idea: «Ci penso io» disse. 10 9 C’era voluta un’ordinanza del tribunale e l’inter- Aveva bussato, nottetempo, al portone della casa del vento del Podestà che, sguardo severo e codici alla gentiluomo morto e, senza timidezze, aveva parlato mano, valutasse la proposta di condurre un’indagine con i figli. che Vesalio aveva già fatto altrove, ma non ancora a p. 56 «Siete accusati di omicidio anche voi» esordì. «E se il Padova. Il valore di Vesalio era conosciuto e molto tribunale vi condanna, che succederà?» apprezzata era la sua scienza. Ma, prima di allora, «Perderemo l’eredità» disse il primo. nessuno s’era azzardato a chiamarlo in pubblica «La ragazza promessa sposa di nostro padre si pren- dimostrazione affinché cercasse la verità delle cause derà tutto» spiegò il secondo. di una morte, sotto gli occhi di tutti. Così, infatti, «E voi non lo volete, giusto?» chiese a conferma avevano chiesto e preteso gli accusatori, convinti che Menego. Era certo che non lo volessero. Spiegò cosa il vecchio gentiluomo fosse stato vittima delle arti aveva in mente: tentare la carta della scienza e affi- stregonesche di Lena e della cattiveria dei figli. 32 33
Vesalio non voleva denaro. Lo aveva detto subito parenti diretti, dovrà assistere alle fasi della dissezio- anche a Menego, quando gli si era presentato accom- ne perché temo non reggiate alla vista del cadavere pagnato dalle mogli dei due fratelli incriminati. sottoposto alla mia indagine» concluse, mostrando «I nostri mariti sono figli devoti!» aveva detto una delle il tavolo con gli arnesi che normalmente utilizzava. donne. «E l’accusa è falsa. Noi tutti, in famiglia, vole- La donna sbiancò nel vedere, in fila ordinata, lame vamo soltanto che il mal d’amore s’allontanasse dal di ogni tipo ma, fatto un lungo respiro, assentì. cuore del signor padre ed egli potesse tornare in sé.» A sentir parlare di filtri d’amore e disamore, Vesalio aveva fatto un sorrisetto sarcastico: «Non m’intendo 11 di pozioni. Sono uno scienziato». «Per questo ci rivolgiamo a voi!» aveva insistito la Il giorno della pubblica dimostrazione, il cortile donna. «Il ragazzo sostiene che la vostra scienza è antistante la casa del gentiluomo morto era presi- altissima e che solo voi potrete svelare le cause della diato da guardie armate che tenevano a bada una morte del gentiluomo.» folla di popolani curiosi. Al centro della piccola Vesalio, allora, aveva posto le sue condizioni: «È neces- corte era stato sistemato un tavolo di legno su cui sario che io sappia in quali circostanze è avvenuta la giaceva, coperto da un telo, il cadavere del gentiluo- morte del gentiluomo e il tribunale dovrà consentirmi mo. Il Podestà e i testimoni sedevano su scranne di p. 57 una prima indagine esterna sul corpo della vittima. Lo lato al cortile, affiancati dai parenti della promessa farò alla presenza di testimoni che dovranno stendere sposa che avevano denunciato il possibile omicidio un verbale preciso di quanto dirò e farò». dell’uomo. Aggiunse che, successivamente, avrebbe dovuto sezio- Erano molti i dottori e gli scienziati di Padova che, nare il cadavere. E che pretendeva di farlo di fronte attratti dall’evento, si erano presentati per assistere a al tribunale, ma con la garanzia che il popolo fosse quello “spettacolo di anatomia” che aveva come pro- tenuto a debita distanza da lui e dal tavolo anatomico. tagonista Andrea Vesalio. Questi, consapevole che «La gente rumoreggia, commenta, insulta. Immagino ciò che stava per fare era una dimostrazione rischio- che ci teniate molto alla discrezione e al rispetto e sa, aveva chiesto di essere affiancato da un dottore di che il mio intervento sia protetto da occhi estranei anatomia illustre e preparato quanto lui in tema di alla pratica scientifica e alla legge. Nessuno di voi, scienza e natura del corpo umano. 34 35
«Ogni indagine ha un obiettivo» aveva spiegato «e dal vivo una dissezione, ma non c’era stato verso di in questo caso mi si chiede di cercare la causa di una avere il permesso di assistere in qualità di “aiutan- morte che, sempre, è scritta nel cadavere di un uomo. te” di Vesalio. Così, era rimasto in casa insieme a Io tenterò questa impresa, ma non è detto che rag- Gemma, mentre Cesco aveva pensato di far visita a giunga il risultato sperato. Farò il mio dovere al meglio Lena in carcere, ma era stato cacciato. delle mie possibilità però, a ogni passaggio, avrò biso- «La prigioniera deve restare isolata!» gli aveva detto gno di un medico pari a me che mi segua e certifichi una guardia. «Per via della sua arte di strega, potreb- ciò che faccio e ciò che, mi auguro, andrò svelando». be causare danni a chi le si avvicina.» Menego non era andato nel cortile. Del resto non Inutilmente Cesco aveva cercato di spiegare che sua glielo avevano consentito e grande era stata la sua madre era una donna di fede e che i suoi filtri erano delusione. Dopo i primi giorni in cui era stato vitti- innocui infusi di erbe calmanti. Gli avevano riso in ma di una totale e impaurita soggezione nei confron- faccia e lo avevano spinto via di malagrazia. ti di Andrea Vesalio, il ragazzo aveva avuto modo di Tornato a casa, aveva trovato Gemma e Menego in osservare l’anatomista alle prese con la scrittura del cucina, seduti in silenzio. L’atmosfera era tesa e triste. suo trattato. «Andiamo a implorare l’aiuto del Santo!» propose «Sarà un’opera importante» gli aveva detto, «la chia- improvvisamente Gemma. merò De humani corporis fabrica». Menego non era mai entrato nella basilica dove le Menego aveva fatto una faccia smarrita. reliquie di sant’Antonio erano custodite. «Non comprendi il latino, vero?» il commento di «Magari una nostra preghiera guadagnerà la salvezza Vesalio era stato bonario. «Significa architettura, o di nonna Lena» commentò Cesco che si unì ai ragazzi. p. 55 struttura, del corpo umano. Spiegherò come sono Lungo la strada Menego non pronunciò parola, ma fatti e come funzionano i corpi di un uomo e di erano tanti i pensieri che gli frullavano in testa. Il una donna. Sei ancora troppo giovane per affronta- Santo avrebbe aiutato Lena? Forse sì. Era pieno di re direttamente, con dedizione e precisione, il mio speranza e di curiosità. E non solo perché gli pia- lavoro di dissezione. La tua mano d’artista andrà ceva pensare che il Santo avrebbe dato una mano a bene per completare il lavoro di van Calcar» gli nonna Lena ma anche – e forse soprattutto – per- aveva detto Vesalio. ché, all’interno della grande basilica, erano custoditi A Menego, allora, era venuto il desiderio di seguire ben tre affreschi del suo maestro, Tiziano Vecellio. 38 39
Menego non vedeva l’ora di poterli osservare. 12 Una volta entrati, il ragazzo si avvicinò ai dipinti e rimase incantato di fronte a tanta bellezza, men- Erano tornati a casa già da ore e nessuna notizia tre Gemma e Cesco invocavano il Santo con le trapelava da quel cortile blindato dove Vesalio, loro preghiere. Lui non se ne intendeva tanto di sotto gli occhi di esperti e giudici, cercava la verità preghiere e, in quel momento, gli sembrava che della morte del gentiluomo. L’attesa sembrava non l’unica opportunità di salvezza per la donna fosse finire mai. nelle mani di Vesalio, a cui non si chiedeva di «Io vado a vedere» disse Menego, che non ne poteva fare meraviglie ma di operare secondo la scienza. più di aspettare. Menego si stupiva dei suoi stessi pensieri. La cono- «E io vengo con te!» Gemma non ebbe esitazioni. scenza di Vesalio era recente e, inutile negarlo, Si incamminarono, diretti al cortile dove Vesalio l’opera dello scienziato lo aveva fortemente impres- faceva la sua dimostrazione. Non incontrarono anima sionato e impaurito. Ma ora, di fronte alla necessità viva. Sembrava che la città fosse avvolta da un silenzio di dimostrare qualcosa che aveva a che fare con un di ghiaccio. Perfino i banchi del mercato e i conta- cadavere, gli sembrava che solo la scienza dell’enig- dini che esponevano la loro merce apparivano come matico dottore potesse fare qualcosa. cristallizzati in un’attesa che aveva bloccato tutto. «Caro sant’Antonio» pregava sottovoce Gemma, Man mano che Menego e Gemma si avvicinavano al «tieni ben ferma la mano del dottor Vesalio, rendi luogo dello “spettacolo anatomico”, si udivano voci acuti i suoi occhi, rinforza la sua scienza, fa’ che rie- e clamori. Incrociarono un ragazzino che veniva loro sca a dimostrare l’innocenza della nonna...». incontro sbocconcellando un tozzo di pane secco. Menego pensò che quella era un’invocazione che «È inutile che andate avanti» disse loro, «le guardie del aveva senso e si unì alla preghiera, inginocchiandosi Podestà tengono lontano il popolo con le alabarde!». accanto alla ragazza e avvolgendola in un delicato «Ma sei riuscito a vedere qualcosa?» gli chiese abbraccio. Gemma, in ansia. «Niente di niente. Ho provato ad arrampicarmi su un albero, ma una guardia mi ha punzecchiato il sedere con la punta della spada e son venuto giù come un sacco!» 40 41
Li superò, accelerando il passo. Menego, presa la Quanto al resto, il Podestà e i medici hanno riempi- mano di Gemma, la incitò a proseguire. to verbali e verbali, ma cosa abbiano scritto non lo so «Cerchiamo di avvicinarci più che possiamo» le proprio. Non lo sa nessuno! E adesso via!» concluse, disse. «Magari riusciamo ad avere qualche notizia.» ridacchiando. Lei annuì ma, fatti pochi passi, si videro venire Menego e Gemma tornarono sui loro passi. incontro un drappello di guardie che disperdeva un «Andiamo da Vesalio!» propose il ragazzo. gruppo di popolani. Lesti, si fecero da parte. Il grup- Corsero a perdifiato e bussarono insistentemente alla petto si allontanò. porta del dottore, ma nessuno venne ad aprire. Ripresero la via e, stavolta, notarono un gruppo di Stanchi e sfiduciati, si lasciarono andare a sedere gentiluomini, scortati da guardie che li affiancavano sullo scalino, stretti in un abbraccio per sostenere il per proteggerli. Menego provò a vedere se, per caso, senso di sconforto che li avvolgeva. Vesalio fosse tra di loro ma non c’era. Menego non avrebbe saputo dire quanto tempo fosse «Devono aver finito» mormorò Gemma, «sennò non passato, quando sentì cigolare la porta. All’aprirsi se ne sarebbero andati via, non credi?». dell’anta, lui e Gemma si voltarono e videro la sago- Menego annuì e riprese il cammino verso il cortile. ma di Vesalio. Se la dimostrazione era finita, forse si sapeva già quali «Che ci fate qui?» chiese loro. fossero i risultati. Li bloccò una guardia. «Vogliamo notizie, dottore» mormorò Gemma, «Dove credete di andare?» li apostrofò l’uomo. «Di entrando. qui non si passa.» Il dottore li fece sedere e mise sul tavolo due bicchie- Gemma lo guardò e gli si rivolse con gentilezza. ri e una caraffa d’acqua, senza parlare. «Sapete dirmi se lo... spettacolo del dottore Andrea «Allora? Avete scoperto qualcosa?» lo incalzò Menego. Vesalio è terminato?» Vesalio si sedette di fronte a loro, l’aria seria. «Da un pezzo!» commentò la guardia. «Ho scoperto tutto» disse con aria solenne. «Dunque, si sa di che morte è morto il gentiluomo?» «E dunque?» Gemma era sempre più impaziente. lo incalzò Menego. «E dunque...» riprese Vesalio «il gentiluomo è morto L’uomo scoppiò in una risata greve. perché il suo cuore s’è fermato». «Si sa che è morto, quello sì! E dopo il lavoro che ha «Questo accade sempre» lo interruppe Menego, «lo fatto il signor dottore, non ci possono essere dubbi. sanno tutti. Lo so perfino io!». 42 43
Vesalio sospirò: «La tua impazienza mi irrita, lascia- 13 mi dire quel che ho da dire». Gemma lanciò un’occhiataccia a Menego: «Dite pure «Vi ringrazio, dottore» mormorò Menego, presen- dottor Vesalio, vi ascoltiamo. In silenzio» aggiunse. tandosi il giorno dopo alla casa di Vesalio. Il dottore le sorrise. «Il gentiluomo aveva la sua La nonna di Gemma era stata rilasciata la sera stessa età e molti acciacchi. Uno gli è stato fatale. Sotto e Cesco aveva immediatamente riaperto il forno. gli occhi di un eccellente medico e del giudice, ho Avevano fatto festa, in casa di Gemma, e Menego potuto dimostrare che l’occlusione di una arteria aveva dormito della grossa, sdraiato per terra accanto coronaria...» si interruppe e portò l’indice al petto, al lettuccio della ragazza. «ha generato l’interruzione dell’afflusso di sangue al Ma quella mattina, aveva sentito il bisogno di torna- cuore e la morte, avvenuta nel giro di pochi minuti». re da Vesalio che, ora, lo guardava con benevolenza, Gemma lanciò un grido di gioia. «Dunque, non fu affacciato sulla soglia di casa. colpa del filtro del disamore!» esultò. «Non devi ringraziarmi, Menego» spiegò. «Ho agito «Il filtro non c’entra nulla» confermò Vesalio. per il bene della scienza.» La ragazza, allora, si slanciò verso di lui e lo abbrac- Menego arrossì: «Vi chiedo scusa per la mia ignoranza». ciò d’impeto, salvo poi staccarsi e chiedergli scusa «Sei perdonato» commentò Vesalio. «Immagino che per l’ardire. vorrai tornare a Venezia, in bottega da Tiziano.» «Sono così felice!» disse, voltandosi verso Menego. «Oh no! Io voglio lavorare per voi!» «Sono così felice» ripeté, «adesso mia nonna torna a Menego lo aveva detto d’impeto e si stupì lui stesso casa!». E stampò un bacio sulla bocca di Menego. per il suo ardire, ma di una cosa era sicuro: voleva Di quel bacio, Menego non si sarebbe più dimen- affiancare Vesalio nel suo lavoro. ticato. Così come non avrebbe mai cancellato «Farò i disegni che il vostro trattato di anatomia dalla memoria l’emozione che aveva provato sen- richiede» aggiunse. «Mai più dirò di voi che siete tendo Vesalio spiegare i risultati del suo lavoro. un macellaio!» arrossì, nel dirlo. «Mai più, sul serio! Quell’uomo dallo sguardo severo era stato capace, Metterò la mia arte al servizio della vostra scienza. E grazie alla sua scienza, grazie a quella gran quantità spero che ne sarete soddisfatto.» di arnesi dalla lama affilata, di cercare la verità nel Vesalio gli sorrise e gli spalancò la porta. corpo di un uomo e di rivelarla agli altri. 46 47
SCHEDA VIAGGI, STUDI E LIBERTÀ DI RICERCA dalla curiosità di capire come fossero fatti. Quest’interesse grazie alle sue dissezioni. Nel 1543 raggiunge Carlo V dalle svariate critiche al suo 1 verso la conoscenza lo porta d’Asburgo, imperatore del lavoro. Sappiamo, A ndrea Vesalio nasce nel 1514 a Bruxelles, in una famiglia di medici e nel 1533 a Parigi, dove studia medicina e compie le prime dissezioni sui cadaveri, sotto Sacro Romano Impero e re di Spagna, per lavorare come medico di corte fino al 1544, infatti, che non tutti i suoi contemporanei sono d’accordo con il suo farmacisti. Dal 1528 al 1533 la guida di Jacques Dubois anno in cui sposa in Belgio nuovo modo di lavorare. studia al Collegium Trilingue che più tardi diventerà un Anne van Hamme. Ad esempio girano voci di Lovanio, sempre in Belgio, suo grande oppositore. Nel 1562 in Spagna, mentre sul fatto che Vesalio faccia dove impara greco, latino Qui però non può ancora è al servizio della corte di dissezioni anche su persone ed ebraico. Sembra che già dedicarsi in piena libertà alle Filippo II, riesce a curare il ancora in vita, ma si tratta di in quegli anni si interessi sue ricerche e per farlo si figlio del re da una ferita alla pure maldicenze per metterlo all’anatomia: pare, infatti, che sposta nel 1536 all’Università testa, salvandogli la vita. in cattiva luce. si dedichi alle dissezioni di di Padova, dove nel 1537 Nel 1564 parte per un piccoli animali morti, spinto diventa dottore in medicina pellegrinaggio in Terra e poco dopo gli viene affidata Santa, passando anche da la cattedra di anatomia e Venezia, dove forse spera di chirurgia. Nel 1538 inizia ottenere un nuovo incarico la sua più grande opera, all’Università di Padova. pubblicata poi nel 1543: il Quello stesso anno, nel De humani corporis fabrica viaggio di ritorno, muore libri septem. In questo trattato per un naufragio sull’isola di rivoluzionario, grazie alla Zante, in Grecia. collaborazione di grandi Il motivo per cui Vesalio sia artisti della scuola di Tiziano partito per il pellegrinaggio Vecellio, raccoglie bellissime in Terra Santa è ancora oggi tavole anatomiche che un mistero. Qualcuno pensa mostrano le scoperte fatte che abbia voluto allontanarsi Ritratto di Vesalio (dal De humani Frontespizio del corporis fabrica, 1543). De humani corporis fabrica. 50 51 5151
SCHEDA SCHEDA 2 ARIA DI NOVITÀ anche di grandissimo aiuto alla medicina: sapendo com’è fatto RIVOLUZIONI ANATOMICHE è studiare direttamente 3 il nostro corpo, è più facile i loro corpi. A M entre l’astronomo e matematico polacco Niccolò Copernico pubblica il capire come funziona, come si ammala e, di conseguenza, come curarlo. P rima di arrivare a Padova, Vesalio trova a Parigi un ambiente legato Padova Vesalio trova, invece, l’ambiente giusto per le sue ricerche: lì infatti libro che avrebbe rivoluzionato L’anatomia è nata molto alla tradizione di Galeno che la scuola di medicina è già il modo di pensare il cielo, lo tempo prima di Vesalio, già non gli permette di portare molto importante, in più stesso anno Andrea Vesalio nell’antica Grecia, e da sempre grande innovazione. Secondo c’è una buona disponibilità pubblica l’opera che avrebbe la pratica più usata per questi Vesalio, infatti, quanto è di cadaveri per gli studi rivoluzionato il modo di studi è stata la dissezione, stato fatto fino ad allora anatomici e maggiore libertà studiare l’anatomia. cioè il taglio dei corpi già nell’anatomia non va più di ricerca e pensiero. È il 1543 e due rivoluzioni morti. Galeno da Pergamo, bene. In particolare contesta sono in atto! vissuto tra il 129 e il 201 il fatto che le informazioni UN’IMPORTANTE d.C., è il medico greco che ha sul corpo umano vengono DIMOSTRAZIONE MA COS’È gettato importanti basi per la dedotte dallo studio dei L’ANATOMIA? medicina. Secondo Galeno le informazioni ricavate dalle corpi di animali, soprattutto le scimmie. Secondo lui, il M entre lavora a Padova, Vesalio va a Bologna L’ anatomia è la branca della medicina che si occupa di indagare e dissezioni di animali forniscono indicazioni importanti anche sul corpo umano. I suoi modo per avere informazioni precise sugli esseri umani dove fa alcune importanti dissezioni: confronta quello che si può vedere nei corpi comprendere come sono fatti i lavori rimangono nei secoli di molti animali diversi corpi degli esseri viventi: studia il riferimento per tutti gli con quello che si ritrova le ossa, i muscoli, i nervi e gli anatomisti finché... non arriva nel corpo umano. Alla fine, organi. L’anatomia è molto Andrea Vesalio. confrontando una scimmia utile perché non solo svela i con un uomo, dimostra che segreti dei corpi, di uomini le informazioni ottenute e animali in generale, ma è sono molto diverse! Putti intenti a mettere delle ossa Tavola anatomica in un calderone per la macerazione con scheletro meditante (Capolettera O, tratto dal (tratta dal libro De humani De humani corporis fabrica). corporis fabrica). 52 53
SCHEDA SCHEDA 4 ARTE E ANATOMIA suoi trattati si ispira ad alcuni disegni di Raffaello, L’ARCHITETTURA DEL CORPO UMANO il piano dell’opera: la 5 mentre l’anatomista Realdo prima e la seconda N el Rinascimento artisti e medici cercano di comprendere assieme la Colombo, brillante allievo di Andrea Vesalio, chiede all’amico Michelangelo di I l De humani corporis fabrica (che in italiano significa “la struttura o l’architettura parte sono dedicate allo scheletro e ai muscoli, la terza al sistema vascolare, bellezza e l’armonia del corpo illustrare il proprio. Progetto del corpo umano”) di Vesalio la quarta ai nervi, per passare umano. Per diventare bravi purtroppo irrealizzato, perché è uno dei libri più importanti poi alla descrizione degli artisti bisogna sapere come Michelangelo muore prima. della storia della medicina: organi addominali e terminare appaiono e funzionano le Pratica anatomica e arte si è considerato il primo libro con lo studio del cervello e ossa, i tendini e i muscoli intrecciano, a Padova, nelle di anatomia umana e il primo degli organi di senso. Vesalio sotto la pelle. Leonardo da rappresentazioni di uno libro della medicina moderna. dimostra così gli innumerevoli Vinci, per esempio, apprende dei miracoli più famosi di Vesalio invita i docenti a errori compiuti da Galeno. l’anatomia dai suoi maestri e sant’Antonio: il rinvenimento verificare nelle anatomie, La Fabrica è anche un vero da adulto compie numerose del cuore dell’avaro in uno quanto scritto dai maestri e proprio capolavoro dell’arte dissezioni. Il pittore e scrigno. Gli artisti Donatello, antichi, e gli studenti a rinascimentale: le immagini scienziato fa molte scoperte Tullio Lombardo, Francesco esercitarsi sui corpi, per sono strettamente legate al e i suoi disegni sono molto Vecellio e Pietro Damini si verificare quanto appreso. testo e mostrano le parti più accurati dei trattati di cimentano, infatti, nella sua Nella dedica all’imperatore anatomiche con una precisione medicina del suo tempo. riproduzione illustrando una Carlo V, Vesalio espone mai vista prima. Alcuni disegni Questo lavoro però è presto scena di verifica anatomica. sono attribuiti al pittore dimenticato perché allora non fiammingo Jan Stephan van viene reso pubblico. Calcar, allievo di Tiziano, che Il medico Berengario da Vesalio stima moltissimo e che Carpi, grande appassionato ha lavorato in precedenza a d’arte, per illustrare i un’altra sua opera: le Tabulae anatomicae sex, ovvero “Le sei tavole anatomiche”. Il Miracolo del cuore dell’avaro (1511-1512). L’affresco è attribuito a Francesco Vecellio, fratello di Tiziano, Tavola anatomica della e si trova nella Scoletta della muscolatura (tratta dal libro Basilica di sant’Antonio a Padova. De humani corporis fabrica). 54 55 55
SCHEDA SCHEDA 6 MEDICINA, CRIMINI E molto diffuse le pratiche superstiziose: in I LUOGHI DELL’ANATOMIA corporis fabrica possiamo vedere 7 tanti credono, per esempio, uno di questi teatri: SUPERSTIZIONI al maleficio, cioè alla possibilità di procurare N ell’antichità le al centro della scena sta Vesalio col cadavere, il L’ uso della medicina, dissezioni si svolgono il male attraverso la magia. sia in luoghi privati che pubblico è sulle gradinate per cercare di risolvere I medici di allora iniziano pubblici. Galeno, medico e un cortile colonnato fa i misteri legati a malattie però a escludere sempre di gladiatori e imperatori da fondale. È probabile o crimini, è una pratica di più i malefici come causa e anatomista, disseziona che queste attrezzature molto antica. A Padova, di malattie. in pubbliche dimostrazioni temporanee venissero per esempio, nel 1339 il Le donne còlte a praticare animali come scimmie, montate nel cortile Comune assume medici scongiuri e incantesimi leoni e perfino elefanti, ma di Palazzo Bo, sede esperti per indagare cause d’amore vengono spesso non esseri umani perché dell’Università di Padova. di morte improvvise e interrogate dall’Inquisizione, ai suoi tempi è vietato. Nel 1594 viene costruito, sospette. Vesalio stesso con processi severi e ingiusti. All’epoca di Vesalio, all’interno di Palazzo Bo, ci racconta di aver fatto Nella Repubblica di Venezia invece, le anatomie possono un teatro anatomico stabile da studente un’autopsia non mancano i casi in cui avvenire nell’abitazione del in legno: è il più antico su una diciottenne, per il Podestà interviene per docente oppure all’aperto, teatro anatomico stabile stabilire se fosse morta per stemperare la durezza in strutture temporanee conservato. Prima di allora, avvelenamento. del processo. chiamate “teatri”, alla infatti, i teatri venivano La medicina legale moderna presenza di studenti, docenti rimontati ogni anno, nasce di lì a poco e la e pubbliche d’inverno, per conservare dissezione ne sarà autorità. Il primo meglio i corpi. Il Teatro uno strumento a descrivere queste Anatomico di Padova ha fondamentale. architetture ispirate la forma di un imbuto con È infatti Giovanni all’antico è, nel sei gradoni. Gli studenti Filippo Ingrassia, uno 1502, Alessandro stanno più in alto, mentre degli allievi di Vesalio, Benedetti, un le persone importanti, a gettarne le basi. medico laureatosi a come per esempio il Podestà Ai tempi di Vesalio, Padova. (che fornisce i cadaveri!), tuttavia, sono ancora Nel frontespizio possono osservare del De humani più da vicino. Teatro Anatomico dell’Università di Padova. 56 56 57 57
Luisa Mattia L eggere e scrivere sono le mie passioni. Certo, amo molte altre cose nella vita, ma dei racconti, STORIE delle memorie delle persone e delle loro voci, dei libri da leggere non potrei fare a meno. Ho pubblicato LIBERE molti racconti e romanzi e la voglia di narrare mi ha portato a scrivere anche storie per la TV dei ragazzi e per i cartoni animati. Da bambina sognavo di fare na l la l’esploratore (al maschile!) e di viaggiare per il mondo. Co Ero anche convinta che, nel 2000, avrei guidato un razzo per andare a fare la turista sulla Luna. Non ho fatto l’esploratore né ho guidato un razzo, ma scrivere storie mi dà modo di immaginare viaggi, mondi e I n ogni tempo ci sono stati uomini e donne dal pensiero rivoluzionario, anticonformisti spesso ostacolati e incompresi perché arrivati “troppo presto”. Se oggi per tutti è ovvio che la incontri. Questa è la mia bella libertà. Terra giri intorno al Sole o che le donne abbiano il diritto di studiare, a lungo non è stato così: solo grazie a chi si è battuto Marco Brancato per affermare idee che all’inizio sembravano inaccettabili, il mondo è come lo conosci oggi. Riscoprendo le storie di questi personaggi straordinari, capirai che i cambiamenti del futuro C’ è chi nasce con la camicia e chi, come me, con la matita. Sin da bambino ho scelto il disegno come linguaggio con cui esprimermi, tanto intimo e dipendono dal coraggio di ognuno di noi. allo stesso tempo universale. Puoi parlare proprio a I racconti di questa collana, illustrati da bellissime immagini e tutti! Non l’ho mai abbandonata, quella matita, e ora accompagnati da schede di approfondimento, ti riveleranno un che disegnare è anche il mio mestiere, mi permette di lato nascosto delle vite dei loro protagonisti: scoprirai che anche esplorare infiniti mondi, non importa quanto sembrino loro, come tutti, avevano passioni, debolezze, affetti e paure, e assurdi, sono tutti veri e posso raccontarli a quante più solo grazie alla loro determinazione e alla capacità di credere persone. Questo non mi rende meno fortunato di chi nelle proprie intuizioni hanno saputo rivoluzionare il mondo. nasce con la camicia. 58 59
Puoi anche leggere