Il bacio nelle diverse culture

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Il bacio nelle diverse culture
Il bacio nelle diverse culture

       Dalle tradizioni all’espressione igienica per la salute fisica e dello spirito,
    la cultura del bacio ha sempre dominato il comportamento degli esseri umani
                            in qualunque contesto esistenziale

Di: Ernesto Bodini

                                    È sempre presente in molti di noi il ricordo dell’immagine
                                    simbolo del cosiddetto “bacio della vittoria”, dato dal
                                    marinaio Glenn McDuffie ad una infermiera, a Times
                                    Square (New York), immortalato il 14 agosto 1945, pare
                                    alle 17.51, dal fotoreporter tedesco (americano
                                    d’adozione) Alfred Eisenstaedt (1898-1995, vedi foto a
                                    lato) che ottenne una pagina intera sulla rivista Life per la
                                    bellezza della sua spontaneità. Una vera e propria icona
                                    che ha fatto il giro del mondo, dove l’espressione
                                    improvvisa e spontanea del protagonista (morto a 86 anni
                                    nel marzo del 2014) ha “suggellato” la fine del secondo
                                    conflitto mondiale, ovvero l’incubo della morte.
                                    Quindi “il bacio della vittoria” che, anche se ancora
                                    persistono diverse discordanze sui reali “protagonisti”
                                    immortalati, ha comunque voluto auspicare la rinascita
                                    della pace tra i popoli; un “dolce” gesto che da sempre è
ripetuto tra gli umani ogni giorno come manifestazione di affetto, amore o semplice
amicizia. Ma basta questo gesto per tenere uniti milioni di persone delle più diverse culture
ed in qualunque contesto socio-esistenziale? Ma soprattutto, quali le origini del bacio (kiss
in inglese)? A riguardo la letteratura è ricca di riferimenti, a cominciare dal perché si bacia
che è tuttora un mistero in quanto gli scienziati non sono riusciti a trovare una linea
comune sui motivi di questa pratica, per alcuni ritenuta
“bizzarra”, per altri colma di profondo significato… umano.
In particolare la scrittrice e giornalista scientifica americana
Sheril Kirshenbaum che ha indagato (con l’aiuto
dell’antropologia, delle neuroscienze e della psicologia) quella
che l’attrice Mae West (1893-1980, sex symbol del cinema
americano) definiva «la firma di un uomo»; come pure
«l’apostrofo rosa» così definito dal poeta drammaturgo
francese Edmond Rostand (alias Cyrano de Bergerac 1868-
1918); ma anche «un giuramento fatto un poco da presso, un
più preciso patto, una confessione che sigillar si vuole, un
apostrofo tra le parole t’amo». Indagini colorite da espressioni
tanto poetiche quanto fantasiose che di fatto non hanno sortito
alcuna spiegazione univoca e convincente. Nello specifico la
Kirshenbauman spiega che il bacio è l’aderire bocca a bocca di due persone o il premere
le labbra su qualche altra parte del corpo di un altro (o su un oggetto); questo ed altro
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ancora è contenuto nel suo volume “La scienza del bacio” (Cortina Editore). Un altro
ricercatore, il neuroscienziato indiano Vilayanur S. Ramachandran, sostiene che i nostri
antenati hanno applicato quell’istinto all’anatomia femminile, passando dalle zone intime
alla bocca, un percorso fisiologico che il celebre etologo zoologo inglese Desmond Morris
definiva «un’eco genitale». A lui si deve anche un’altra teoria: il collegamento in modo
                                  razionale della sensazione di benessere alla fase
                                  dell’allattamento. E proprio al periodo dell’infanzia, si fa
                                  riferimento alla terza ipotesi, ossia quella sulla
                                  “premasticazione”, un metodo essenziale sin dagli esordi
                                  del genere umano per svezzare i bambini.
                                  Più estensivamente tre o quattro sarebbero i tipi di baci:
                                  dalla bocca (affettivo e sessuale) a quello delle mani, del
                                  seno, del ginocchio, e persino il bacio dell’oggetto
                                  inanimato, come quello dato (per scaramanzia, invocando
                                  la fortuna) ai dadi lanciati da un giocatore in un casinò.
                                  Gli antichi romani avevano tre termini per distinguere
                                  questo gesto: Osculum, bacio sociale, amichevole o di
                                  rispetto; Basium, tra famigliari ma a volte anche erotico;
                                  Savium, sessuale o erotico. Ma vi è anche il bacio
affettuoso della nutrice verso il neonato: guancia contro guancia. La filosofia del bacio,
secondo il filosofo e regista teatrale Franco Ricordi, considera un particolare tipo di bacio:
il bacio in bocca (“bacio alla francese”) che, secondo Kirshenbaum, gli americani hanno
imparato a conoscere solo dopo la prima guerra mondiale; e nello specifico, Ricordi
stabilisce tre periodi nella storia del bacio: l’epoca tragica, ossia quella dell’antichità;
l’epoca teologica, quella cristiana; e l’epoca economica, ossia quella attuale.
Il bacio, secondo il filosofo, inizialmente corrispondeva alla porta dell’Amore, un gesto
legato al sacro, all’innocenza dell’Essere; in seguito si imponeva l’interdetto cristiano
riferito agli atti impuri; in età postmoderna il bacio in bocca ha perso la sua valenza
estetica ed etica diventando un elemento ricorrente quale linguaggio acquisito.
Più lapidaria la definizione data dal fotografo francese Henri Cartier-Bresson (1908-2004):
«Una fotografia è un bacio oppure uno sparo», anche se in realtà la frase originale è assai
diversa in quanto il pioniere del foto-giornalismo affermava che la sua Leica era «come un
caldo bacio, come un colpo di pistola e come il lettino dello psicoanalista».
Ma assai più lunga è la storia del bacio
politico, concettualmente inteso come il
bacio che suggella un’alleanza come il
celebre “bacio alla sovietica” del 1979, tra
Erich Honecker (1912-1994), segretario
generale della Sed tedesco-orientale, e del
segretario del Pcus Leonid Brežnev (1906-
1982); ed altrettanto storico il bacio tra
Honecker e Michail Gorbačëv. Più
casereccio il fantomatico bacio tra Andreotti e Riina, un bacio-trattativa nato dall’estro del
pentito Balduccio Di Maggio. Una sequela quella del bacio-politico, “intenzionale o meno”,
che potrebbe continuare sfogliando testi di storia e politica e l’immaginazione ne
completerebbe la ricerca nella quale si potrebbe includere la non meno provocante scena
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del bacio (probabilmente con intenti di pacificazione) relativa alla manifestante No Tav
che, durante il corteo in Val di Susa (To) del 16 novembre 2013, ha baciato la visiera di un
poliziotto in tenuta anti-sommossa. Ma ancora più emblematico e, per così dire, più
universale, “Il bacio di Giuda”, immortalato ad olio su tela nel 2011 dal pittore colombiano
Ferdinando Botero, opera ospitata alla Mariborough Gallery di New York.

                              Dal punto di vista della diffusione artistica altrettanto famoso “Il
                              bacio” immortalato nel 1859 dal pittore italiano Francesco
                              Hayez (1791-1882), un olio su tela (112 x 88 cm). Quest’opera
                              (vedi foto a lato), che è esposta alla Pinacoteca di Brera,
                              apparve in pubblico per la prima volta nel settembre del 1859,
                              tre mesi dopo l’ingresso trionfale in Milano di Vittorio Emanuele
                              II e di Napoleone III. Molti videro l’accostamento del rosso e
                              dell’azzurro come un’allusione all’alleanza tra Francia e Italia.
                              E che dire delle non rare scene del bacio sul set
                              cinematrografico? Una vera e propria “sequela” di
                              perfomances. Il primo bacio cinematografico è del 1896 tra
May Irwin e John Rice dal titolo esplicito “The Kiss”, che indusse a invocare per la prima
volta la censura cinematografica. Storico è il bacio di Natalie Wood e Warren Beatty in
“Splendore sull’erba” del 1961; mentre il primato del più lungo bacio cinematografico è
stato a lungo quello tra Jane Wyman e Reggis Tomey: 185 secondi, nel 1941; nel 2005 in
“Kids” in America lo hanno battuto Gregory Smith e Stephanie Sherrin: sei minuti (piuttosto
noiosi).
Ma il bacio fa bene alla salute?
Anche da questo punto di vista non mancano riferimenti in letteratura. Pare, infatti, che
baciarsi con regolarità abbassa la pressione arteriosa e i valori del colesterolo riducendo
così il rischio di infarto, inoltre rafforza il senso di autostima. Secondo il sessuologo
Emmanuele A. Jannini, specialista in Endocrinologia e Andrologia, come riportato da
Repubblica Salute del febbraio 2006, «Baciare offre tanti benefici, anche da un punto di
vista fisico, ed è un segnale chimico ben preciso per la nostra sessualità; inoltre, nella
saliva è custodito un veicolo molecolare che induce al desiderio come il testosterone.
Baciare è come dire che siamo pronti ad amare e a lasciarci amare. Baciare placa le ansie
facendoci sentire accettati». Ma secondo la microbiologa Susan Erdman, ricercatrice alla
Divisione di malattie comparate al Massachusetts Institute of Technology (Mit), che studia
gli effetti sulla salute del microbioma (l’insieme di batteri che vivono nel nostro corpo), la
microbiologia spiega i benefici dei batteri
“buoni” che sono nel nostro intestino, che
favoriscono ottimismo, meno stress e più
resistenza alle malattie. In particolare, baciare
con la lingua è quanto viene diffuso da più
organi di stampa, e ciò significa che
introduciamo milioni di batteri: 80 milioni sono i
batteri scambiati con un bacio alla francese di
10 secondi, sono invece 1.000 i batteri con un bacetto sulle labbra, considerando che
sono 1 miliardo i batteri che vivono nella bocca, 100 trilioni i batteri che vivono
nell’organismo.
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Per contro con il bacio si può manifestare la Mononucleosi (nota anche come la malattia
del bacio), un’infezione contagiosa (responsabile il virus di Epstein-Barr) dagli scarsi
sintomi e che nella maggior parte dei casi guarisce spontaneamente. È una malattia moto
diffusa, tanto che il 90-95 per cento della popolazione mondiale risulta essere venuta a
                                    contatto con il virus EBV almeno una volta nella vita.
                                    Una volta entrato in contatto con l’organismo, il virus vi
                                    resta per tutta la vita.
                                    Ma vi è anche la cultura del bacio, tanto che il 6 luglio
                                    di ogni anno ricorre la “Giornata Mondiale del Bacio”,
                                    una sorta di viaggio alla scoperta dei mille modi di
                                    baciarsi tra le diverse popolazioni. Se in Cina il bacio è
                                    considerato poco igienico, in Giappone non ci si bacia
                                    in pubblico per rispetto, mentre in Malesia è proibito
per legge. Gli eschimesi si strofinano le punte del naso, in India invece, si credeva che il
respiro fosse una parte del proprio spirito e baciarsi equivaleva a scambiarsi le anime. In
Russia, contrariamente a quanto si possa credere, fino a poco tempo fa era abitudine
salutarsi baciandosi sulle labbra, anche tra gli uomini, specialmente se ritenuti illustri. Ma
comunque la si intenda, la cultura del bacio ha sempre dominato il comportamento
gestuale intimo e/o affettivo, o più semplicemente relazionale, dell’umanità; e non è
azzardato consigliare di continuare a baciare da grandi e da vecchi poiché essere capaci
di ricercare questo benessere antico ed erotico, non può che giovare sia al corpo che allo
spirito… E se sempre ha più “valore” il bacio affettivo-sentimentale dell’uomo verso la
donna, tale manifestazione ben si confà con quanto sosteneva William Shakespeare
(1564-1616): «La donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi per essere calpestata;
non dalla testa per essere superiore; ma dal lato per essere uguale, sotto il braccio per
essere protetta, accanto al cuore per essere amata».
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