La vita di Leonardo da Vinci
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La vita di Leonardo da Vinci Figlio illegittimo del notaio Ser Piero da Vinci e di una giovanissima contadina, Leonardo da Vinci venne accolto appena nato nella casa paterna e si trasferì a 17 anni col padre nella vicina Firenze. Fu qui che cominciò la propria carriera di pittore entrando a far parte della bottega del Verrocchio, la principale di Firenze con quella del Pollaiuolo, dove studiò fino all’ottenimento del primo lavoro autonomo nel 1478. Presso il Verrocchio ebbe la possibilità di foggiarsi una vasta capacità tecnica in più campi: apprese i rudimenti di pittura, scultura e arte orafa, e - si dice - raggiunse livelli di tale perfezione da riuscire a influenzare il maestro. Racconta infatti lo storico cinquecentesco Vasari che al
Verrocchio fu commissionata la realizzazione di un Battesimo, tela oggi esposta al museo degli Uffizi a Firenze. Leonardo da Vinci “allora giovanetto […] vi colorò un angelo di sua mano, il quale era molto meglio delle altre cose. Il che fu cagione che Andrea si risolvette a non voler toccare più pennelli”. L’aneddoto è senz’altro esagerato, ma ben allude alla particolarità dello stile arioso e delicato di Leonardo da Vinci, destinato a rivoluzionare profonda- mente l’intera arte italiana e europea.
Qualche anno più tardi, nel 1482, Leonardo da Vinci partì alla volta di Milano, dove lavorò per quasi un ventennio al servizio della corte di Ludovico il Moro: la città era una delle poche d’Europa a superare i 100 mila abitanti, e si trovava al centro di una regione potente e in espansione. Passò poi, dal 1506 al 1513, al servizio del re di Francia. Fu quindi la volta della Roma di Papa Leone X, in cui però non ricevette incarichi di grande spessore: nell’agosto del 1516, dopo aver ricevuto continui inviti dal re francese, suo fervente ammiratore, Leonardo da Vinci decise allora di trasferirsi in Francia, alla ricerca di nuovi spazi in cui esprimere la propria arte. Qui ricevette finalmente il trattamento principesco di cui si sentiva degno: gli fu infatti assegnato come dimora il magnifico castello di Cloux presso la residenza reale di Amboise, e conferito il titolo di “ Primo pittore, architetto e meccanico del re”,
senz’alcun obbligo e con la piena libertà di dedicarsi agli studi e alla meditazione. Leonardo da Vinci morì, dice la leggenda, tra le braccia del re che tanto l’aveva apprezzato. Era il 2 Maggio del 1519. Le opere d'arte di Leonardo da Vinci La produzione pittorica di Leonardo da Vinci - tralasciando i capolavori scul-torei e decorativi - è a dir poco sterminata. Le opere del primo periodo fiorentino sono un disegno a penna, Paesaggio con fiume e
un’Annunciazione conservata agli Uffizi (ma secondo molti critici essa fu realizzata da un altro allievo di Verrocchio, Domenico Ghirlandaio).
Tra il 1474 e il 1478 Leonardo da Vinci dipinse un Ritratto di donna, conservato a Washington, in cui la protagonista è stata identificata con la nobile Ginevra Benci; completò poi la Madonna Benois di San Pietroburgo
e infine la Madonna del garofano (oggi a Monaco di Baviera) del ‘78, che per la composizione e l’accuratezza del rilievo si distacca da qualunque influenza del Verrocchio. Fin da queste opere giovanili, Leonardo da Vinci si allontana decisamente dallo stile fiorentino basato sulla delineazione netta dei contorni e sulla chiarezza del colore: preferisce invece inserire la figura in un chiaroscuro vellutato e ombroso, non isolandola o circoscriven- dola in forme astratte. Lo stile cui da
inizio è definito “ sfumato”, proprio per questa tendenza a perdere la determinatezza delle figure e a fonderle con l’ambiente circostante. Il periodo milanese è contrassegnato da nuovi sviluppi artistici. La prima opera dipinta da Leonardo da Vinci è la famosa Vergine delle Rocce, ora al Louvre, commissionata nel 1483 dai frati della Concezione.
Di questo soggetto realizzerà altre due versioni: quella oggi esposta alla National Gallery, realizzata durante il suo secondo soggiorno milanese, e la versione Cheramy attualmente in Svizzera. Quattro personaggi (la Vergine, Gesù, S.Giovannino e l’angelo) si trovano in un pae- saggio roccioso, con fiori e piante acqua- tiche: dietro si scorge un corso d’acqua.
Intorno all’ ultimo decennio del secolo Leonardo da Vinci realizza gli importanti dipinti a cavalletto della Madonna Litta di San Pietroburgo,
del Ritratto di musico alla Pinacoteca Ambrosiana, del Ritratto di donna, detto La Belle Ferronnière del Louvre e della Dama con l'ermellino. La donna di quest’ultimo dipinto è forse Cecilia Gallerani, una delle amanti di Ludovico Sforza. L’ermellino, il cui nome greco, “galere”,
richiama forse per gioco intellettuale il cognome della dama, è il simbolo della pacatezza, dell’equilibrio e della serena intelligenza. Virtù che appartengono a Cecilia, come dimostra l’ equivalenza tra la posa della ragazza e quella dell’animale. La struttura statuaria del soggetto è contraddetta da un movimento appena
accennato del volto, quasi a voler rivolgersi a qualcuno che entra nella stanza. Il sorriso, abbozzato e timido, è tipico di Leonardo da Vinci, che preferisce accennare a emozioni sottili piuttosto che rappresentarle nella loro veemenza. Inizia nel 1495 la famosa Ultima Cena, nel refettorio di S.Maria delle Grazie. Leonardo da Vinci rap- presenta il momento dram- matico in cui Cristo pronun- cia la frase: “ Uno di voi mi tradirà” e raffigura con psico- logica accortezza le reazioni degli Apostoli, espresse nell’ allacciarsi di raggruppamenti.
L’artista rompe la definizione spaziale quattro- centesca e sfonda lo spazio della Cena affinché si unisca a quello dello spettatore, stringendo un in-tenso e intimo rapporto tra realtà e finzione. Tornato a Firenze per un breve periodo, Leonardo da Vinci si dedica, tra il 1503 e il 1506, ad un’intensissima attività pittorica. Inizia nel marzo 1503 La Gioconda, una delle pitture che ha maggiormente stimolato le fantasticherie e la penna degli scrittori. Dietro la Monna Lisa si osserva un paesaggio senza tempo, quasi geologico e privo di determinazioni specifiche; lo sguardo della donna accarezza lo spettatore in maniera ambigua e delicata, riproponendo quella morbida rappresentazione delle emozioni che era cara all’artista.
Le opere dell'ingegno di Leonardo da Vinci Nel 1482, al suo arrivo a Milano, Leonardo da Vinci si presenta in una lettera a Ludovico il Moro professandosi capace di una quantità di opere militari e di ingegneria, e soltanto alla fine accenna alle sue qualità come pittore e scultore. È in questa città che approfondisce gli studi di architettura: prende parte al concorso per il tiburio del Duomo nel 1487, è consultato per la cattedrale di Pavia nel 1490 e continuamente studia riforme e piani urbanistici originali.
Se le concezioni urbanistiche del ‘400 si concentravano più che altro sull’aspetto formale, e ricercavano la disposizione prospettica, quelle di Leonardo da Vinci prendono in considerazione questioni ben più concrete: sociali, igieniche, di traffico. I suoi progetti sono, in una parola, funzionali. Leonardo da Vinci si dedica anche alla progettazione di macchine e artifici bellici, nonché di architetture difensive: suoi sono i progetti di macchine per fabbricare pallini da schioppo, dispositivi automatici per l’accensione di cannoni, sistemi di fabbricazione di cannoni, balestre e catapulte. Continua inoltre a lavorare a quegli studi di anatomia, geometria e meccanica in cui già si era dilettato a Firenze, passando ora dalla pratica immediata alla delineazione di principi e soluzioni teoriche.
La caduta di Ludovico il Moro segna la fine di questo periodo, ma le ricerche di Leonardo da Vinci non si interrompono. Tornato a Firenze, egli prosegue e approfondisce gli studi di anatomia, facendo dissezioni sui cadaveri nell’ospedale di S.Maria Novella. Studia il volo degli uccelli, fa progetti per la canalizzazione dell’Arno e per il prosciugamento delle paludi di Piombino, e inventa infinite macchine e progetti, perché, come soleva a dire, “ La meccanica è il paradiso delle scienze matematiche, giacché con quella si viene al frutto matematico”. Molte le macchine che progettò: nella meccanica tessile, per esempio, il contributo di Leonardo da Vinci fu fondamentale. Egli precedette Johann Jurgen disegnando almeno trent’anni prima la macchina per filare con fuso ad aletta. Progettò pure foratrici, ruote dentate, girarrosti meccanici. Si occupò della elaborazione di chiuse, dighe e ponti.
Il genio sconfinato di Leonardo da Vinci si rivela in tutte quelle opere da lui progettate, e che furono poi davvero realizzate nel XX secolo: tra queste, la bicicletta e i sottomarini. Tuttavia, dopo una sofferta riflessione, l’artista decise di non presentare in pubblico l’idea dei sottomarini, perché gli uomini l’avrebbero potuta usare - com’egli stesso affermò - per il “ male”.
Leonardo da Vinci: un personaggio leggendario Un uomo profondamente intelligente e precursore come Leonardo da Vinci non poteva non alimentare leggende di ogni tipo. Tra queste, la più accreditata è quella secondo cui egli fosse legato a sette segrete, impegnate in una non meglio identificata ricerca dell’eterna giovinezza e del Sacro Graal. Il suo interesse per la chimica e la fisica furono spesso scambiati per esercizi di magia nera. Al contrario Leonardo da Vinci, proprio per evitare confusione tra la materia da lui studiata e la magia, si impegnò nella smitizzazione della celebre pietra filosofale, sostenendo l’impossibilità scientifica della trasformazione dei materiali in oro.
Stupisce che, paradossalmente, un personaggio così concreto e studioso come Leonardo da Vinci sia ancora oggi scambiato per un mago o un semidio. Ancora più improbabile, ma suggestiva, è la leggenda secondo cui egli sarebbe un alieno proveniente da un remoto futuro, che sia rimasto intrappolato, come non si sa, nell’Italia del Cinquecento. L’incredibile acume di Leonardo da Vinci, i suoi studi che anticiparono i tempi, le invenzioni che precedettero di secoli il momento della loro diffusione sono tutti indizi a carico di questa tesi. Se sia stato un alieno, non lo sapremo mai. Ma certo fu un genio straordinario.
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