I tusann de ier - Comune di Ispra
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Il giornalino del gruppo: I tusann de ier … pagina 1 Trimestrale del gruppo: I tusann de ier … di Ispra I tusann de ier … NUMERO 33 – Aprile/Giugno 2012 - Comune di Ispra – Servizi Sociali Trova il tempo di essere amica … I TUSANN DE IER … N° 33-2012
Il giornalino del gruppo: I tusann de ier … pagina 2 La voce della redazione … itusanndeier@libero.it www.comune.ispra.va.it Diana, Fausta, Jolanda, Lina G., Mariangela, Rita e Vittorina si sono armate di carta e penna ed hanno rispolverato i ricordi della loro gioventù ed i profumi di quei favolosi minestroni fatti con quelle verdure che si coglievano al momento nell’orto di casa. E poi i metodi di conservazione ed i ricordi di fatti avvenuti e delle persone care … Un mondo che è molto cambiato e che non tornerà più. In questo numero non ha trovato spazio la relazione Carissime amiche, relativa al nostro “Progetto Tappo”, ne la crisi economica, ormai a livello parlerò compiutamente nel prossimo mondiale, sta da tempo colpendo numero. Segnalo infine che con le anche noi. Il reddito ed il risparmio offerte delle lettrici del giornalino ed i delle famiglie continua a diminuire. mercatini, abbiamo confermato Da qualche mese, i giornali e le l’affido a distanza per 186 Euro e televisioni parlano di un fenomeno donato un contributo alla che sta emergendo sia nei paesi che Associazione Italiana Ricerca sul nelle grandi città. Un fenomeno che Cancro di 100 Euro. Riporto una un tempo era un fatto normale ma significativa frase di Madre Teresa di che oggi si ripresenta come una Calcutta: Quello che noi facciamo è novità: la coltivazione dell’orto per la solo una goccia nell'oceano, ma a me famiglia. Alcune scuole hanno piace pensare che se non lo facessimo organizzato l’orto didattico per l'oceano avrebbe una goccia in meno. avvicinare alla natura i ragazzi. Nei paesi, alcuni comuni avevano già Vi auguro una buona lettura, destinato delle aree per gli orti affidati Tania ai pensionati che provvedevano alla coltivazione di ogni specie di verdura Auguri a: e di frutta. Una occasione per riparlare di cose del passato, di come Aprile Angelina si faceva una volta, cosa coltivavano i Livia propri nonni. Ma lo scopo principale Lorenza era quello di aggregare delle persone Luisa tenendole impegnate in una sana Pinuccia attività che produceva anche dei Maggio Diana buoni frutti. Oggi il problema è Dorina diverso e le persone si sono ingegnate Giugno Candida anche a coltivare un piccolo orto Nella utilizzando dei vasi posti sul balcone di casa. Stiamo vivendo quello che si definisce un “boom” cioè una forte crescita improvvisa. Il tema di questo numero del nostro giornalino, è appunto, l’orto e le sue storie. E allora le nostre scrittrici: Angelina, I tusann de ier … , N° 33-2012
Il giornalino del gruppo: I tusann de ier … pagina 4 L’ORTO DEI NONNI Quando ero una essere seminato, nell’orto lo spazio era bambina, nei ottimizzato al massimo e non rimaneva paesi, tutte le neppure un angolo libero. Si famiglie, vicino controllava costantemente la crescita alla loro abi- delle piantine, la presenza di qualche tazione, avevano parassita (di solito i pidocchi) e un orto che soprattutto si andava togliendo ogni coltivavano amo- filo d’erba che cresceva. Se le piantine revolmente. Alle cure del piccolo o erano infestate dai pidocchi si andava grande appezzamento di terreno si lungo il ciglio delle strade a raccogliere dedicava tutta la famiglia. I lavori le ortiche che si mettevano a macerare iniziavano presto per rispettare anche i nell’acqua per qualche giorno e poi si spruzzava quest’acqua sulle piante. La sera, quando durante il giorno il sole aveva seccato la terra, grandi e piccoli erano impegnati ad andare con il secchio alla fontana a prendere l’acqua per bagnaa el giardin. Anche questa era una occasione per incontrarsi con i vicini di casa e scambiare qualche informazione sulla crescita e sulla produzione dell’orto. Ti se, chi curnit che la Rosalia l’ha purtà giò dal Trentin, ghe tran a cascià e fan di curnit lung mez meter. Te na mia dai? L’an che vegn ten do una brancada. Meti giò, ti saves min bun! (Sai, i fagiolini che la Rosalia ha portato dal Trentino, crescono in continuazione e fanno dei fagiolini lunghi mezzo metro. Non te ne ha dati? L’anno prossimo te vecchi proverbi: a sant’Albin se fa el ne do io una manciata. Piantali, giardin (1° marzo). Il terreno andava sapessi come sono buoni!). La ben concimato: non si comprava certo proprietà dell’orto era delimitata dalla il fertilizzante ma si utilizzava il letame rete metallica che impediva il delle mucche che ingrassava bene la passaggio da un podere all’altro, ma terra. Agli uomini, dopo il lavoro, spettava il privilegio di vangare, mentre le donne avevano il compito di seminare e curare la crescita degli ortaggi. Aglio e cipolle erano i primi a trovare posto, seguiti dai piselli e via via da tutte le altre sementi, che generalmente non si andava a comprare, ma si producevano in proprio nell’anno precedente. Se poi il vicino di casa o altri nella via avevano avuto un raccolto abbondante con mostrava i suoi frutti. Al momento del frutti eccezionali, le sementi erano per raccolto era quindi inevitabile il tutti. Entro il 25 aprile tutto doveva confronto dei frutti: si sentivano allora I tusann de ier … , N° 33-2012
Il giornalino del gruppo: I tusann de ier … pagina 5 L’orto ... esclamazioni di meraviglia se I MIEI POMODORI il prodotto era eccezionale, ma al Ho novantun anni contrario se i frutti erano scarsi o ma la passione bruttini si dava la colpa al letame che per l’orto non mi era un po’ secco e pieno di paglia, alle ha ancora ab- sementi che non erano seccate bene... bandonata. Certo A quei tempi non esistevano i non posso più congelatori e quindi i frutti del coltivare un giardino andavano consumati al più grande orto e presto. Tutti avevano l’orto, ma se un neppure tutte le qualità di verdura che coltivavo alcuni anni fa ma cerco di mantenere un po’ di questa sana passione. Sana perché permette di fare un po’ di movimento ed anche perché sono certa che i miei frutti sono completamente naturali poiché non ho spruzzato dei veleni. L’anno scorso ho seminato in una cassetta i semi di pomodoro. Ho preparato il terreno con il concime prodotto scarseggiava in una famiglia naturale e quando il clima è diventato e l’altra ne aveva in abbondanza ecco più mite ho piantato nell’orto le mie che era naturale offrirglielo. Mi ricordo piantine di pomodoro. Ho messo dei che alcuni prodotti venivano bastoni ai conservati per l’inverno. I cucumer (i quali legare le cetrioli) sott’aceto, i melanzan e i piante che ho zucchet sott’olio con un zicc de arburin curato con e i tumatiss in salsa. Si raccoglievano i passione e con cetrioli più piccoli e perfetti, si amore. Un lasciavano appassire al sole per segreto è quel- qualche giorno, si pulivano con un lo di togliere i canovaccio e si mettevano in grandi “figli” che cre- vasi di vetro, una manciata di sale scono tra il grosso, si ricoprivano con l’aceto e si tronco ed i chiudevano ermeticamente. Ai primi rami. Le piante sono diventate tutte freddi, per poter conservare più a fiorite ed hanno prodotto tantissimi lungo possibile le verdure, venivano pomodori. Quando ne avevo raccolto costruiti dei tettucci fatti con dei una certa quantità, dopo averli lavati paletti conficcati nel terreno e ricoperti ed asciugati accuratamente li ho con le piante del granoturco. Poi tagliati a fette e messi in vasi di vetro c’erano invece alcuni ortaggi che prima con il sale, l’origano, il peperoncino e di essere mangiati dovevano prendere l’olio. Con i pomodori più maturi, dopo il primo freddo: erano le verze. Con averli passati al setaccio li ho cucinati l’arrivo dell’inverno finalmente anche ed ho ottenuto un’ottima salsa la terra riposava per riprendere la sua conservata nei vasi in vetro con del funzione in primavera. In autunno sale. Questo sugo messo sulla pasta però ogni buon contadino aveva asciutta è molto buono ed appetitoso. provveduto a seminare cicorino e Ma la cosa più importante è che l’ho furmentit, che all’inizio della nuova fatto con le mie mani e quando lo stagione avrebbe potuto raccogliere mangio sento ancora il profumo come primizia dell’orto. Mariangela dell’estate. Jolanda I tusann de ier … , N° 33-2012
Il giornalino del gruppo: I tusann de ier … pagina 6 L’ORTO DI CASA MIA Negli anni ’40 farina per la polenta e la crusca per il ogni famiglia “pastone” delle galline e dei conigli. aveva in cortile il Mio padre coltivava anche le patate; suo pezzo d’orto c’era un problema dovuto a che coltivava in quell’insetto fastidioso chiamato modo ordinato, dorifora che mangiava le foglie. Gli togliendo l’erba e insetti adulti venivano raccolti a mano occupando ogni e messi in un secchio mentre le larve piccolo spazio venivano trattate con una polvere. con piantine e Quando si raccoglievano i piselli, sementi di ogni tipo. Ogni anno si alcuni li mangiavano crudi ed erano conservavano le sementi migliori e dolcissimi. Anche il baccello veniva quelle che mancavano si compravano utilizzato lessandolo togliendo però in primavera quando passava il preventivamente la buccia dura. I carretto, che trainato a mano da un prodotti dell’orto dovevano essere contadino, arrivava da Biandronno e conservati per il lungo inverno. I passava in tutti i paesi arrivando fino fagiolini erano conservati sotto sale a Ispra. Mio padre dopo il lavoro grosso, a strati alterni, in grandi passava tutto il suo tempo nell’orto. barattoli a chiusura ermetica. I cetrioli Aveva messo un grosso mastello in si mettevano sotto aceto. In un terreno legno che recuperava l’acqua piovana e dei nonni, dove in estate andavamo a nel quale versava anche l’acqua raccogliere il fieno per i conigli, c’era utilizzata in cucina per lavare le un vecchio albero di fichi. Dei verdure. Se l’acqua non era sufficiente buonissimi fichi che mia mamma ne recuperava alcuni secchi dalla faceva cuocere per ore in una grande fontana comune del cortile. Aveva poi pentola di alluminio. Alla sera costruito un attrezzo costituito da un spegneva il fuoco e lasciava la pentola lungo manico in legno al quale aveva fissato ad una estremità una scatola di latta; con questo arnese bagnava ogni giorno con cura le piantine. Presso l’orto c’era il letamaio nel quale si recuperavano gli scarti delle galline e dei conigli. In un terreno poco lontano seminava il granoturco e tra le file metteva delle piantine di cavolo. Ricordo che una volta, in tempo di guerra, mia mamma era andata a cogliere dei cavoli ed era tornata con il cestino vuoto. La mamma commentò il fatto dicendo: - Qualcuno aveva fame come noi! -. Il granoturco si raccoglieva a riposare per tutta la notte. Venivano e si portava a casa con una carriola. Si poi riempiti dei vasi in vetro sui quali toglievano tutte le foglie e poi la si incollavano dei pezzetti di carta dove pannocchia veniva infilata in un si scriveva l’anno di produzione. Ho attrezzo a forma di cono, costruito da acquistato al supermercato un vasetto mio nonno e ruotata a mano per di marmellata di fichi. Era molto staccare i chicchi. Al mulino se ne buona ma non aveva quel sapore portava un sacco caricandolo sulla magico della marmellata della bicicletta. Il mugnaio ci forniva la mamma! Fausta I tusann de ier … , N° 33-2012
Il giornalino del gruppo: I tusann de ier … pagina 7 IL NOSTRO ORTO Quando penso alla sera, utilizzando l’acqua piovana alla mia vecchia contenuta in grossi bidoni che casa ove abitavo venivano riempiti collegandoli al quando ero bam- canale di scarico del tetto. In bina mi assale mancanza di acqua piovana si una sottile ma- utilizzava quella del pozzo che era in linconia ma ri- cortile. Un’altra operazione necessaria cordo con gioia il era il dover grande cortile strappare pieno del vociare di allegri bambini che l’erba dalle giocavano. Di fianco alla casa c’era un aiuole; questo appezzamento di terreno che era un compito comprendeva un grande orto ed un che veniva frutteto. Un altro appezzamento era svolto a rotazione da tutta la famiglia. invece destinato alla coltivazione del Durante il periodo della raccolta, con frumento, del mais, delle patate, dei grande pazienza e meticolosità, meloni e delle zucche. Mio padre era procedeva alla estrazione, scernita, un grande appassionato di agricoltura essiccazione ed alla conservazione dei ed aveva frequentato una scuola serale semi che riponeva in pacchettini di ad indirizzo agrario, al termine di carta opportunamente identificati. questo corso aveva ottenuto un Tutti questi pacchetti di sementi li attestato con risultato di valutazione riponeva ordinatamente in una scatola di legno che veniva conservata come fosse un tesoro, chiusa a chiave in un armadio. Ogni mese controllava che i pacchettini delle sementi fossero ancora integri ed esenti da muffe. L’armadio in legno era in un locale separato dall’abitazione da noi detto “casascia”. Nella “casascia”, oltre a conservare le sementi, si immagazzinavano le patate bianche, rosse ed anche “americane”, il frumento, il mais, le cipolle e l’aglio intrecciati, le rape, le barbabietole e le zucche. I “ottimo” del quale era molto orgoglioso. pomodori, dopo averli lavati ed Questo attestato lo conservo tuttora asciugati, venivano tagliati a fette e chiuso in una cornice, appeso ad una posti sopra a degli assi ad essiccare. Al parete della mia abitazione. Il terreno fine di togliere al più presto il per l’orto veniva vangato a mano e contenuto in acqua, ogni giorno si largamente concimato con lo stallatico procedeva ad una leggera salatura ed naturale. Con l’occasione si toglievano a rivoltare le fette. Quando i pomodori i sassi e le radici delle erbe infestanti. erano ben secchi, venivano utilizzati La gestione dell’orto comportava per il sugo della pasta ed anche specialmente nei periodi caldi aggiunti alle minestre. Nel periodo di l’innaffiatura sia al mattino presto che coltivazione delle patate occorreva fare I tusann de ier … , N° 33-2012
Il giornalino del gruppo: I tusann de ier … pagina 8 Il nostro orto ... particolare grossa tinozza. E allora iniziava la attenzione ad un insetto chiamato festa: ai bambini venivano lavati i piedi “dorifora” che deponeva sotto le foglie e poi posti a saltare nella tinozza. Che delle minuscole uova gialle. Da queste divertimento ! Quando tutta l’uva era ne uscivano delle voracissime larve di schiacciata veniva tolto un grosso color rosso chiaro con dei puntini neri tappo ed il mosto veniva posto assieme che si man- ai graspi ed agli acini in una botte a giavano le foglie fermentare. Una parte dell’uva veniva della pianta della conservata facendola appassire su patata. La do- delle bacchette di canneto fluviale rifora adulta come quelle che troviamo in alcune veniva raccolta a zone sulle rive del nostro lago. La mano mentre le conservazione dell’uva comportava un uova e le piccole controllo periodico al fine di eliminare larve venivano gli acini che si erano guastati. La trattate con una qualità dell’uva era quella detta speciale polvere “americana” ed era tradizione tenerne bianca che veniva messa in una calza una certa quantità per Natale e per il di nylon e sbattuta sulle piante. Il primo giorno dell’anno poiché era frutteto ci forniva tante delizie: fragole, credenza popolare che mangiare l’uva pesche, albicocche, mele, meloni, avrebbe portato soldi per tutto l’anno. cachi e fichi. Quando la frutta era matura ce n’era per tutti e mio padre invitava le famiglie del cortile a raccogliere quei doni della natura. A mio padre piaceva molto innestare le piante, così su un pruno selvatico innestò ben tre diverse qualità di prugne: gialle, rosse e nere. Ma l’innesto per noi più stupefacente fu quello di una pianta di pomodoro su una pianta di patata. I fagioli, borlotti e bianchi di Spagna, venivano sgranati a mano e noi bambini parte- cipavamo quasi fosse un gioco. Quando i fagioli erano secchi venivano accuratamente scelti e conservati in Peccato che di soldi non se ne piccoli sacchetti di tela. In autunno, vedevano mai! Il vino veniva nel periodo della vendemmia, anche normalmente conservato in damigiane noi bambini partecipavamo alla ed una piccola parte di quello ritenuto raccolta dell’uva con un cestino ed migliore veniva imbottigliato. Un amico una forbice. I cestini venivano vuotati di mio padre gli prestava una in una carriola che veniva portata macchina manuale che serviva per sotto il porticato e versata in una introdurre i tappi di sughero nei colli I tusann de ier … , N° 33-2012
Il giornalino del gruppo: I tusann de ier … pagina 9 Il nostro orto ... delle bottiglie; queste venivano preservati nell’orto venivano poi etichettate riportando il costruendo sulla aiuola un tetto tipo di uva e l’annata di vendemmia. costituito da gambi di granoturco. Al Le damigiane e le bottiglie erano finire dell’inverno si seminavano in riposte in un angolo della “casascia”. Il cassette di legno i semi di pomodoro, granoturco veniva sgranato con una melanzana, peperone, zucca e macchina a manovella. Il ricavato veniva in parte venduto, in parte destinato alla macinatura per ottenere la farina di polenta ed un po’ veniva messo da parte e utilizzato come mangime per i polli. Il frumento veniva portato al mulino; il mugnaio ne teneva una parte come pagamento e ci consegnava dei sacchetti di farina che utilizzavamo per fare la pasta fatta in casa. Al fornaio portavamo un sacco di farina che ne tratteneva una quota come pagamento e ci consegnava una cesta di pane. Questo compito era zucchina. Ogni anno il miracolo della normalmente affidato a me ed a mio natura si ripeteva e tante piccole fratello Benito. Quando si piantine di un verde tenue riempivano raccoglievano le arachidi era festa: la cassetta di legno. Era necessaria dopo l’essiccazione si effettuava la una particolare cura sia per tostatura: per noi bambini erano mantenere il terriccio sempre umido veramente deliziose. La conservazione sia per proteggere le piccole piantine dei prodotti dell’orto e della campagna dal gelo. Quando c’era una giornata era molto im- con un po’ di sole si portavano le portante per cassette fuori dalla “casascia” e l’economia della prontamente si riportavano al sicuro famiglia, per non appena la temperatura accennava poter affrontare a scendere. Questo mondo è oggi il lungo periodo scomparso ed i prodotti dell’orto si invernale senza trovano freschi in negozio tutto l’anno dover acquista- e nuove tecniche di conservazione re in negozio i come il congelamento ci permettono di generi alimentari. Con i pomodori si conservare gli alimenti per molto faceva la salsa che veniva cotta in tempo con un elevato livello di igiene. cortile in un grosso pentolone di Che magia creava però la “casascia” alluminio e poi versata nei vasetti di con i suoi profumi e con i suoi colori vetro impiegando come conservante ma prima di tutto con la soddisfazione una pastiglietta bianca di acido di aver prodotto con il proprio lavoro salicilico; prima di mettere il coperchio tutti quei meravigliosi regali che ci si metteva anche un piccolo strato di offriva natura. E poi c’erano tutti quei olio di oliva. Le melanzane e i lavori che si facevano assieme e che peperoncini venivano conservati erano anche una occasione per sott’olio mentre i cetrioli e le rape sotto arricchire i legami tra i componenti aceto. Il prezzemolo ed il sedano della famiglia. Diana I tusann de ier … , N° 33-2012
Il giornalino del gruppo: I tusann de ier … pagina 10 IL GIARDINO DEI NONNI Nel 1933 abi- semi venivano avvolti nella carta e tavo con i miei sopra questa il venditore scriveva il nonni in un nome del relativo seme. Un buon orto cortile in via per funzionare bene deve avere la Madonnina del giusta dose di concime; eravamo Grappa e in fortunati perché il letamaio in giardino questo cortile si formava con gli scarti dei conigli, avevano l’orto. I delle galline ed anche di una capra che nonni semi- forniva il latte per la famiglia. L’orto, navano le ci- per avere una buona produzione, polle e i pomodori in cassette di legno; doveva essere bagnato sia al mattino quando le piantine raggiungevano i che alla sera e l’acqua si prendeva con venti centimetri ed il tempo era dei secchi dalla fontana pubblica che propizio, le trapiantavano in una era situata nella piazza davanti alla aiuola concimata e preparata con chiesa. Avevamo anche la frutta: le cura. Coltivavano anche il sedano, le pesche (i purscelitt) dal profumo carote, i cetrioli, le zucchine, i meraviglioso e dal sapore dolcissimo, peperoni, i cavoli e le patate. Prima un albero di pere molto piccole che della semina, alla sera in cortile si chiamavamo peritt. Oggi le chiamerebbero “biologiche” e nei supermercati sarebbero messe in bella mostra in un cesto di vimini! Arrampicate sopra il pollaio c’erano due piante d’uva, una bianca detta di Sant’Anna che maturava a luglio e l’altra nera detta americana che si raccoglieva in ottobre. Quest’ultima veniva in parte conservata su delle assi di legno e si consumava il giorno di Natale. Vicino al discuteva quale doveva essere il giorno muretto del cortile c’era una più opportuno tenendo par- grossa pianta di fico che produceva ticolarmente conto della fase della frutti deliziosi per tutti. Per il lungo luna. I semi posti direttamente nel inverno si conservavano i cetrioli e i terreno venivano versati con cura in peperoni con l’aceto in recipienti di una specie di piccolo fosso che il terracotta. In inverno i cavoli gelavano nonno disegnava sull’aiuola e diventavano croccanti; venivano utilizzando lo spigolo di un pezzo di cucinati molto spesso nelle famiglie in legno di forma quadrata. Le sementi si vari modi e una credenza popolare compravano da un signore che recitava: adesso inizia il periodo delle passava nei cortili. Aveva un carretto verze e il dottore del paese non avrà che trainava a mano e su questo più nessuno da curare. Ricordo ancora c’erano i semi di ogni tipo di verdura. i colori e i profumi di quell’orto, di Ogni tipo di seme aveva il suo prezzo, quelle piante da frutto e l’emozione che la vendita non avveniva a peso ma provavo quando andavo nel pollaio e utilizzando un piccolo misurino di raccoglievo l’uovo ancora caldo nel alluminio somigliante a un ditale. I nido di paglia! Lina I tusann de ier … , N° 33-2012
Il giornalino del gruppo: I tusann de ier … pagina 11 LE NOSTRE COLTIVAZIONI IN VALTELLINA Nel 1942 abi- tavo a Colorina, un piccolo pae- se in provincia di Sondrio. La mia famiglia era di origine con- tadina e l’eco- nomia della fa- miglia si basava principalmente sulla coltivazione della terra. I prodotti principali erano tre: il grano saraceno, buon formaggio fatto con il latte delle la canapa e il lino. Il grano saraceno, nostre mucche. La canapa veniva era uno degli alimenti indispensabili coltivata da tutte le famiglie e con la nella nostra alimentazione. In dialetto sua fibra filata si facevano le lenzuola lo chiamavamo furmentùn o farina e i teli. Si seminava verso la metà di negra. La coltivazione sui terreni in maggio utilizzando i semi conservati pendenza era l'anno precedente. Si raccoglievano e si molto faticosa. legavano a fasci le piante femmina La semina del che si riconoscono perché fanno più grano saraceno fiori. Verso metà settembre, dalla avveniva get- pianta maschio, si toglievano i semi tando i chicchi a che venivano conservati per l'anno piccole manciate seguente. I fasci di piante si sul terreno arato. lasciavano per un mese dentro pozze La raccolta si d'acqua o dei torrentelli, con lo scopo svolgeva verso la di farle ben macerare e ammorbidire. fine di ottobre. Con un falcetto si Dopo questo periodo, i fusti della tagliavano le piantine e si legavano a pianta venivano battuti fino a mazzetti. Quando erano asciugati si sfilacciarli. Si procedeva poi alla battevano con un attrezzo per la rimozione della parte non fibrosa battitura costituito da due bastoni facendo passare i fasci attraverso dei legati con una corda. La farina di chiodi con la punta rivolta verso l'alto, questo grano di colore scuro la piantati in un'asse. Infine, tramite il mischiavamo con della farina di fuso e la rocca si filava per ottenere il granoturco e si faceva la polenta detta filo, avvolto poi in matasse che si “Taragna” aggiungendo del burro e del mettevano in un paiolo di acqua con dentro la cenere, a cuocere a fuoco lento per mezza giornata. La cenere serviva per ammorbidire le fibre ed anche per sbiancarle. A questo punto le matasse si lavavano. Solitamente la canapa si filava nelle giornate invernali, quando non c’era lavoro in campagna. Il filato lo portavamo in tessitura a Sondrio; il tessuto ci veniva reso a rotoli. Il telo poi lo sbiancava- mo stendendolo al sole. La semina del lino si effettuava in aprile nel campo I tusann de ier … , N° 33-2012
Il giornalino del gruppo: I tusann de ier … pagina 12 Le nostre ... tracciato da piccoli parte dei grappoli veniva conservata solchi. La pianta del lino è meno legandoli assieme e appesi in solaio. Di rustica rispetto a quella della canapa e tanto in tanto si controllava che i necessita di molte cure. La fioritura è chicchi fossero sani e si toglievano particolare: è un bel fiorellino con quelli guasti. Quest’uva così appassita diventava ancor più dolce ed era destinata al consumo durante le feste natalizie. In solaio si conservavano anche le patate e i fagioli; questi ultimi venivano fatti essiccare con il baccello intero, al fine di avere cinque petali di colore azzurro. Nel una miglior mese di luglio il lino veniva raccolto. I protezione contro l’aggressione degli mazzi venivano lasciati nel campo per insetti. L’orzo era coltivato da molte una decina di giorni al fine di far famiglie e il suo impiego principale era seccare i semi. Battendo le piantine quale surrogato del caffè. L’orzo veniva con un bastone si liberavano i semi tostato tramite un attrezzo composto che venivano utilizzati come da una specie di padella in metallo ingrediente per la minestra, per chiusa da un coperchio bombato medicamenti popolari o come mangime saldato alla stessa. Una apertura con per le galline. Dai semi spremuti con il una porticina, permetteva la carica di torchio, si ricavava un olio che veniva orzo che durante la tostatura veniva usato nella alimentazione, per mischiato con una manovella posta l’illuminazione ed anche per nella parte superiore per ottenere una tostatura omogenea. L’attrezzo era posto sul fuoco del camino tramite un lungo manico in legno. Dopo il raffreddamento, i chicchi venivano macinati. Ricordo che avevamo un macinino in legno con una piccola macina in metallo che si faceva ruotare tramite una manovella. Come era profumato poi il “caffè d’orzo” nel latte! Al mattino, nel periodo invernale, assieme al latte c’era il pane di segale e frumento impastato con l’uva passa, lubrificare le ruote dei carri. La le castagne e i fichi secchi. Queste lavorazione degli steli del lino per pagnotte le portavamo per la cottura ricavare la fibra era la stessa utilizzata dal fornaio del vicino paese di per la canapa. Anche questa fibra, Berbenno. I fichi secchi non erano di dopo la filatura, veniva portata a nostra produzione ma li acquistavamo Sondrio per la tessitura. La tela veniva in negozio. Quanto lavoro e quanta impiegata per confezionare lenzuola e fatica per sostenere la famiglia ma abiti, fasce per i neonati, pezze in cui allora il cibo era più sano, l’aria e avvolgere i panetti di burro o i l’acqua erano più pulite. Eravamo formaggi. Si coltivava l’uva per il vino giovani ed eravamo felici con poco! che doveva durare tutto l’anno. Una Vittorina I tusann de ier … , N° 33-2012
Il giornalino del gruppo: I tusann de ier … pagina 13 ORTO, BENEDETTA PASSIONE L’orto! Parola faceva una scappata nell’orto ed ecco magica. L’orticello che si trovavano, protetti da tettucci come amo de- fatti con le canne di granoturco: un finire il piccolo gambo di sedano, steli di prezzemolo, appezzamento di la foglia di cavolo, una carota ancora terreno, prospi- non presa dal gelo, uno spinacino nato ciente alla cuci- nel tardo autunno, aghi di rosmarino, na, dove coltivo una foglietta di salvia, un germoglietto oltre alle erbe di finocchio, il tutto colto con aromatiche, poche verdure come parsimonia, che ne restasse per altre cicoria, insalata, quattro pomodori, minestre, che l’inverno è lungo e la proprio quattro di numero, quattro primavera lontana. Poi un salto in cetrioli e due zucchine. Davvero poco, cantina dove c’è la scorta di patate, ed a confronto degli orti di un tempo. uno in soffitta, alla treccia delle Frumento, granoturco, patate, verze, cipolle, staccando anche uno spicchio d’aglio. Certamente, i supermercati con gli scaffali stracolmi di ogni ben di Dio, non c’erano nemmeno nell’immaginario più azzardato! Nel tardo autunno il papà, lo zio o il fratello maggiore, portavano nell’orto una carretta di letame maturo, ben decomposto che nel solco fatto dalla vanga veniva via, via interrato, la terra veniva lasciata così, che il gelo distruggesse eventuali parassiti. Nei fagioli, venivano coltivati nei campi, in pomeriggi di gennaio, si iniziava a generose quantità per la famiglia piantare l’aglio, che : - un bun aiè el va spesso numerosa. Le minuzie per così piantè in genè -. Poi appresso: - par dire, venivano tenute nell’orto e Santa Agnes, la lusertola su la sces -. seguite dalla mamma o dalla nonna o Ecco la semina dei piselli e delle da un’anziana zia, cioè, dalla costante taccole, in pazienza certosina di una donna, file dritte dall’amorosa esperienza di una vita, e paral- vissuta a contatto con la terra. Chine lele, con il per mezze giornate sulle aiuole, con primo piz- l’aiuto degli occhiali, a togliere con zicorino di cura l’erba invadente che cresce a semi di volte più rigogliosa delle piantine insalata. appena germogliate. Accompagnare, Per pro- raddrizzare, sarchiare, seguire la teggere le semine dalle incursioni dei crescita delle piantine di verdura. Un passeri (allora a stormi voraci) si tempo si attingeva al sapere attraverso coprivano le culture con le potature i proverbi, ed era buona cosa seminare spinose delle rose e con rametti di a luna calante, ma c’era chi sosteneva: pungitopo che si andavano a prendere - A la luna non guardè, seminè mia in sul nostro “monte del pret”. d’un paltè -. All’orticello di casa si Dall’invasione delle formiche si ricorreva di continuo, infatti anche in provvedeva a spargere la cenere del pieno inverno, prima di mettere al camino. Mai ci si lamentava del gran fuoco la pentola della minestra, si freddo perché : - il freddo di gennaio , I tusann de ier … , N° 33-2012
Il giornalino del gruppo: I tusann de ier … pagina 14 Orto ... fa ricco il granaio -. Le nevicate mati di basilico che pestato con noci e allora erano benedette perché: - sotto grana, è ottimo sulla pasta. Ricordo la neve pane -. Non ci si lagnava del con gioia il rosseggiare dei rapanelli, gran caldo d’agosto: - San Lorenzo mangiati lì per lì, come preannuncio gran calura, troppo non dura -. Per della bella stagione. Nell’orto poteva tempo si programmava e si divideva trovare posto un pesco selvatico, nato l’orto in riquadri con l’avvertenza di per caso, che dava frutti tardivi, alternare le colture, la stessa qualità, dolcissimi, senza ombreggiare troppo. mai nel posto dell’anno prima. Un bel Verso il confine, una fila di crisantemi riquadro veniva destinato alle cipolle e per il giorno di Tutti i Santi, una rosa alle scalogne, un altro alquanto grande rossa antica, profumata, con fitte era predisposto per lo “Zafferano spine pungenti, garofani bianchi per le bastardo” (carthamus tinctorius) i cui prime comunioni e gigli bianchi dal profumo intenso per il tredici giugno, festa di S. Antonio da Padova. Su tutto, alti, imponenti un paio di girasoli. Ecco il perché, l’orto nel dialetto veniva chiamato “el giardin”. Nell’autunno nel posto lasciato dalle cipolle, veniva seminata la valeriana e gli spinaci, che con il ricaccio della cicoria, rappresentavano le primizie già a marzo. L’orto aveva una propria sacralità, solo chi si occupava con passione ci entrava e di tutto si teneva fiorellini rossi, seccati e polverizzati venivano usati per insaporire e dare colore al risotto alla milanese. Il posto d’onore era per i pomodori “i tumates” che sostenuti da robusti tutori, davano frutti giganti per insalate e sughi, che con i peperoni davano all’orto una festa di colori. Sul traliccio ecco arrampicarsi i cetrioli, non mancavano dritte file di fagiolini, di finocchi, di sedani, in un angolo che non invadessero troppo le zucchine. Fuori conto. In casa c’era una piccola dal confine, verso il sentiero, le foglie damigiana dal “collo” tagliato dove la rustiche e giganti del cren (rafano) le mamma metteva i frutti per i sottoaceti cui radici grattugiate e dal sapore acre come cipolle, scalogni, pomodori e piccante accompagnavano nell’in- acerbi, pesche duracine, carote ... che verno la carne di maiale. E poi la comparivano nell’inverno sulla tavola lattuga e cicoria da taglio in nella “giardiniera” ad accompagnare il abbondanza, bollito. A quel tempo il bollito di manzo anche per le era il piatto della domenica e delle galline. Si se- feste. Apprezzato ed economico. minavano le L’occhio era sempre vigile erbette per i sull’economia e il risparmio. Non si buoni ravioli buttava via niente! Quando una patata con la ricotta, aveva il germoglio la si interrava un cespugli profu- poco “in giardin”, dopo un mesetto o I tusann de ier … , N° 33-2012
Il giornalino del gruppo: I tusann de ier … pagina 15 Orto ... poco più già si poteva “tatarà” serbare le sementi per l’anno e cavare le patatine novelle da successivo. A marzo, arrivava nei arricchire una pietanza. E che dire cortili “il semenzat” con un carrettino delle buone frittate con le brattee a due ruote che spingeva a mano, dove (porascia) delle cipolle germogliate e erano disposte le sementi, suddivise in sacchetti di tela con l’orlo arrotolato per evidenziare i vari tipi di semi. Per misura usava una specie di ditale allungato. Aveva sempre delle novità speciali ed era l’invito a comprare. Ora si fa prima, si provvede a concimare con un sacco di stallatico già pronto. All’ultimo momento si compra la bustina da seminare, o ancora meglio, le piantine già radicate dal vivaio, si copre con il telo traspirante che ovvia messe nella terra dove presto ogni problema. Non c’è più il crescevano rigogliose. A chiudere “el coinvolgimento del passato. Anche se giardin” c’era il cancelletto appoggiato lì e tutti gli altri orti erano chiusi così. A garantire l’onestà bastava il detto: - La roba di alter, la va a ca del diavul - In qualche anno l’orto dava tanta verdura, allora la mamma cucinava la “ratatuia” con la mescolanza di sapori e profumi con la cotenna tagliata a tocchetti, ne uscivano piatti appetitosi da accompagnare al pane tostato. Ottimo era il “supun”, lo si cucinava quando i fagioli borlotti erano maturi. Alla verdura dell’orto si aggiungevano i borlotti freschi, teneri. Il tutto lo si faceva bollire lentamente per ore, nella coltivare, seguire e vedere crescere, cogliere la propria verdura ci appassiona. L’orto è sempre stata una risorsa, specie nei tempi di crisi, diventando “di necessità virtù”. Da non dimenticare quando nella seconda Grande Guerra, 1940-1945, in Milano, la piazza del Duomo era stata arata per coltivare patate, zucche, verze. Il lastricato venne messo verso gli anni pignatta appesa alla catena del ’50 quando non fu più necessario focolare, al fine la cotenna sciolta nel ricorrere agli estremi. L’orto per brodo e nelle verdure era un tutt’uno. l’impegno assiduo che richiede, lo si Squisito piatto, povero, ma appagante può paragonare all’erba Panacea, che e nutriente. Cibi di cui si sono perse le cura tutti i malesseri e vince le tracce , ma che tornano alla mente con solitudini, o alla Betonica, erba nostalgia di tempi lontani. Una infinità perenne che cresce nei prati e possiede di tradizioni si sono perse. La cura di tutte le virtù medicinali. Rita I tusann de ier … , N° 33-2012
Il giornalino del gruppo: I tusann de ier … pagina 16 ERAVAMO CONTADINI ... Nel 1953 vivevo con la mia famiglia, alla frazione Cascine di Ispra. Tutta la famiglia contribuiva alla coltivazione dell’orto, della campagna e alle operazioni di conservazione dei prodotti ed alla loro trasformazione. Le coltivazioni di base erano quelle del granoturco e del frumento. Allora la polenta non mancava mai e si andava spesso al mulino a far macinare i chicchi di mais e si ricavava anche la crusca utilizzata per l’alimentazione degli animali. Anche per il frumento si andava al mulino e poi nel forno comune si cuocevano delle profumatissime pagnotte. La pasta si faceva in casa utilizzando le uova delle galline che circolavano liberamente in cortile e nel prato. Il periodo della raccolta del fieno impegnava tutta la famiglia e per i bambini diventava anche un gioco. Con il latte delle mucche facevamo il burro ed il formaggio. Per il burro si utilizzava la panna ottenuta per affioramento poi si metteva in un fiasco e lo si batteva ritmicamente su una gamba sino ad ottenere la trasformazione in burro. Con il siero del latte si ricavava la ricotta, riscaldandolo ed aggiungendo una piccola quantità di aceto. Che meraviglia vedere la ricotta che pian piano veniva a galla! Lavoravamo anche una vigna di uva nostrana con la quale si produceva un vinello leggero. L’orto comportava un grande impegno però avevamo ogni sorta di verdura. C’era un gran lavoro anche per conservare queste verdure. Uno dei metodi usati era quello di mettere in grandi vasi strati di verdure alternati in strati di sale. I pomodori venivano pelati e messi in vasi ermetici che venivano fatti bollire per renderli sterili. Oggi invece si prende una scatola di pomodori pelati dallo scaffale del supermercato ma manca la magia di vedere i frutti del proprio lavoro crescere giorno dopo giorno! Angelina IL NOSTRO CONTRIBUTO ALLA ASSOCIAZIONE ITALIANA RICER- CA SUL CANCRO Anche quest’anno con le offerte ricevute per il nostro giornalino abbiamo potuto dare un contributo ad una associazione molto importante per le ricerche che sta effettuando su questo male che ha colpito molte persone. Senza la ricerca non è possibile riuscire a sconfiggere il male e tutti dovrebbero dare un aiuto. Tanti passi sono stati fatti e tanti ne restano ancora da fare. Il cancro però è sempre più curabile. Sosteniamo la ricerca per dare un futuro migliore alle generazioni che verranno. I tusann de ier … , N° 33-2012
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