I FARMACI INIBITORI DELLA POMPA PROTONICA
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I FARMACI INIBITORI DELLA POMPA PROTONICA Dott. Fausto Turissini Indice del corso Introduzione Anatomia dello stomaco Localizzazione dello stomaco Forma dello stomaco Struttura macroscopica dello stomaco Vascolarizzazione dello stomaco Innervazione dello stomaco Istologia dello stomaco Aspetto macroscopico dello stomaco Struttura della parete dello stomaco Ghiandole dello stomaco Fisiologia dello stomaco Apparato gastro-intestinale Motilità e svuotamento gastrici e loro regolazione Secrezione gastrica Regolazione della secrezione gastrica Pompa protonica: H+/K+-ATPasi Secrezione gastrica acida Regolazione della secrezione gastrica acida Difese contro l’acidità dello stomaco Regolazione endocrina e paracrina della secrezione gastrica Condizioni patologiche correlate all’acidità gastrica Definizioni Malattia da reflusso gastro-esofageo (MRGE) Esofagite da reflusso Ulcera peptica: gastrica e duodenale Infezione da Helicobacter pylori Gastropatia erosiva associata a FANS 1
Sindrome di Zollinger-Ellison Dispepsia funzionale Dati epidemiologici Diagnosi Approccio terapeutico Farmaci per trattare i disturbi correlati all’acidità gastrica Farmaci antiacidi Farmaci antiulcera peptica e malattia da reflusso gastro-esofageo Prostaglandine Farmaci antagonisti del recettore istaminergico H2 Altri farmaci antiulcera peptica e malattia da reflusso gastro-esofageo I farmaci inibitori della pompa protonica Chimica Meccanismo d’azione Formulazioni farmaceutiche Farmacocinetica Effetti collaterali Avvertenze Interazioni farmacologiche Caratteristiche dei singoli principi attivi Esomeprazolo Lansoprazolo Omeprazolo Pantoprazolo Rabeprazolo Trattamenti alternativi per condizioni patologiche correlate all’acidità gastrica I consigli del farmacista 2
INTRODUZIONE Una breve introduzione circa le malattie acido-peptiche e i principali approcci terapeutici utilizzati per affrontarle. Le malattie acido-peptiche sono quei disturbi nei quali l’acido gastrico e la pepsina sono fattori patogenetici necessari, ma non solitamente sufficienti; infatti, sebbene intrinsecamente caustici, l’acido gastrico e la pepsina non causano danni né provocano sintomi a livello dello stomaco in condizioni normali, grazie alla presenza di meccanismi di difesa intrinseci. Le barriere al reflusso dei contenuti gastrici nell’esofago costituiscono la “difesa esofagea primaria”; se queste barriere protettive falliscono e si ha reflusso, possono verificarsi dispepsia e/o esofagiti erosive. In questi casi, le terapie sono dirette a diminuire l’acidità gastrica, ad aumentare il tono dello sfintere esofageo inferiore, o a stimolare la motilità esofagea. Lo stomaco è protetto da un certo numero di fattori, collettivamente definiti come “difesa mucosale”, molti dei quali sono stimolati dalla produzione locale di prostaglandine e ossido nitrico; se queste difese vengono meno, può formarsi un’ulcera gastrica o duodenale. Il trattamento e la prevenzione di questi disturbi acido-correlati sono attuati diminuendo l’acidità gastrica e aumentando la “difesa mucosale”. Il riconoscimento che un agente infettivo, l’Helicobacter pylori, gioca un ruolo chiave nella patogenesi delle malattie acido-peptiche ha determinato nuovi approcci per la prevenzione e la terapia. ANATOMIA DELLO STOMACO Una descrizione dell’apparato gastro-intestinale dal punto di vista anatomico, con particolare riferimento allo stomaco per quanto riguarda la sua localizzazione, forma, struttura macroscopica, vascolarizzazione e innervazione. Localizzazione dello stomaco Lo stomaco rappresenta il primo tratto addominale del tubo digerente, se si esclude il breve tratto addominale dell’esofago, e si presenta come una sacca dilatata asimmetricamente, che si espande prevalentemente sulla sinistra del piano di simmetria del corpo umano; esso è posto al di sotto del muscolo diaframma e occupa le seguenti regioni della cavità addominale: l’ipocondrio sinistro [IPOCONDRIO = regione superiore e laterale (destra o 3
sinistra) dell’addome] e l’epigastrio [EPIGASTRIO = regione superiore e centrale dell’addome]. Anteriormente lo stomaco è coperto per circa due terzi dal lobo sinistro del fegato, mentre nel terzo inferiore è a contatto con la parete addominale; posteriormente è in rapporto con il diaframma, il pancreas, e, a sinistra, con il rene, il surrene e la milza; il colon trasverso e la flessura sinistra dello stesso prendono rapporto con la grande curvatura dello stomaco, mentre la piccola curvatura si collega alla faccia inferiore del fegato. Lo stomaco è un organo intraperitoneale [PERITONEO = membrana sierosa estesa, che riveste le pareti delle cavità addominale e pelvica, dalle quali si riflette per avvolgere o ricoprire, a gradi diversi, i visceri di queste cavità; la superficie interna libera della membrana è rivestita da un singolo strato di cellule mesoteliali appiattite e secerne un fluido sieroso, permettendo così il libero movimento dei visceri e fra i visceri e lo strato parietale], compreso entro due foglietti sierosi che, a livello della piccola curvatura, continuano fino alla faccia inferiore del fegato, formando il legamento gastro-epatico; a livello della grande curvatura, la membrana sierosa collega lo stomaco al colon, mediante il legamento gastro-colico, e alla milza, mediante il legamento gastro-lienale. Forma dello stomaco Pur essendo, a digiuno, appiattito in senso antero-posteriore e a cavità virtuale, lo stomaco ha una capacità media di circa 1200 ml, è lungo circa 30 cm, e ha un diametro trasverso di circa 5-10 cm. La forma è a sacca conica, incurvata, con base cupoliforme in alto e a sinistra, e apice ristretto in basso e a destra; la forma è notevolmente modificabile, in rapporto con la posizione corporea, la costituzione individuale, le abitudini alimentari, lo stato psicofisico. È inoltre caratterizzato da due tipiche curvature, la piccola curvatura e la grande curvatura, a livello delle quali la faccia anteriore e la faccia posteriore dello stomaco passano l’una nell’altra. Struttura macroscopica dello stomaco Lo stomaco è costituito da quattro parti principali: il Cardias, il fondo, il corpo e la parte pilorica. Il Cardias rappresenta il tratto di comunicazione con l’esofago. Il fondo è costituito dalla base cupoliforme e si appoggia al diaframma, sopravanzando il Cardias sulla sinistra. Un piano trasverso passante per il Cardias segna il limite superiore del corpo, che si estende verso il basso, incurvandosi medialmente e restringendosi. La parte pilorica è l’ultimo tratto, che piega verso l’alto e termina restringendosi in un canale cilindrico di pochi 4
centimetri, che prosegue con il duodeno: il primo tratto leggermente rigonfio della parte pilorica costituisce l’antro pilorico, a cui fa seguito il canale pilorico. Vascolarizzazione dello stomaco Lo stomaco presenta una ricca vascolarizzazione sanguigna. Esso è vascolarizzato dall’arteria gastrica sinistra (ramificazione dell’arteria celiaca, che è un importante ramo viscerale dell’arteria aorta addominale) e da ramificazioni sia dell’arteria gastro-epatica che dell’arteria gastro-lienale (entrambe ulteriori ramificazioni dell’arteria celiaca). Le vene che portano invece il sangue refluo dell’apparato digerente confluiscono nella Vena Porta la quale, invece di aprirsi nella Vena Cava inferiore, penetra nel fegato convogliando sangue ricco di prodotti dell’assorbimento; dal fegato emergono le vene sovra-epatiche, che riportano il sangue, modificato dalla funzionalità epatica, nella Vena Cava inferiore o ascendente, la quale sfocia poi nell’atrio destro del cuore. Nel dettaglio, le vene reflue dallo stomaco fanno capo più o meno direttamente alla Vena Porta e al plesso periesofageo. Lo stomaco presenta anche una ricca vascolarizzazione linfatica: numerosi sono infatti i vasi linfatici e i gruppi di linfonodi annessi. Tutti i vasi linfatici confluiscono in due tronchi rappresentati dal dotto toracico e dal dotto linfatico destro, che riversano la linfa alla confluenza della Vena Giugulare interna con la Vena Succlavia, rispettivamente a sinistra e a destra. Il tronco intestinale porta la linfa dell’intestino, dello stomaco, del pancreas, della milza e del fegato, e fa capo alla cosiddetta cisterna del chilo, una dilatazione ampollare da cui ha poi origine il dotto toracico, che garantisce il ritorno della linfa al circolo venoso. Innervazione dello stomaco Il Sistema Nervoso si suddivide in Centrale, costituito dall’encefalo e dal midollo spinale, e Periferico, formato da nervi, gangli, e anche dispositivi recettoriali sensoriali: il Sistema Nervoso Centrale è connesso alla periferia tramite il Sistema Nervoso Periferico. Il Sistema Nervoso Simpatico è quella parte del Sistema Nervoso Periferico che esercita la sua azione prevalente a livello dei visceri: poiché le sue attività sfuggono in gran parte al controllo della volontà è stato anche denominato Sistema Nervoso Autonomo. Esso può essere suddiviso in ortosimpatico e parasimpatico, differenti sia dal punto di vista anatomico che funzionale (l’ortosimpatico è un sistema che tende a stimolare le funzioni e lo sviluppo di energia, mentre il parasimpatico è un sistema che tende a favorire l’economia energetica e l’anabolismo). La maggior parte dei visceri riceve una doppia innervazione effettrice, sia ortosimpatica che parasimpatica, con azione tra loro antagonista; vi può 5
tuttavia essere anche azione sinergica dei due sistemi; alcuni organi infine ricevono invece solo fibre post-gangliari ortosimpatiche. Per quanto riguarda specificatamente lo stomaco, l’innervazione di tipo ortosimpatico è garantita dal plesso celiaco, mentre quella di tipo parasimpatico è fornita dai nervi vaghi, i quali stimolano la peristalsi, la secrezione ghiandolare e il rilasciamento degli sfinteri. Si riconoscono due plessi nella tonaca muscolare e nella tonaca sottomucosa, che controllano sia l’attività motoria che quella secretiva dello stomaco: il plesso mioenterico di Auerbach e il plesso sottomucoso di Meissner. Essi rappresentano due reti nervose principali, che costituiscono l’innervazione intrinseca dell’apparato gastro-intestinale, e che nel loro insieme formano il Sistema Nervoso Enterico, il quale è collegato con il Sistema Nervoso Centrale tramite fibre simpatiche e parasimpatiche, ma è in grado pure di funzionare autonomamente. ISTOLOGIA DELLO STOMACO Una descrizione dello stomaco dal punto di vista istologico, con particolare riferimento al suo aspetto macroscopico, alla struttura della sua parete e alle ghiandole che vi si possono trovare. Aspetto macroscopico dello stomaco La superficie interna dello stomaco è roseo-grigiastra e diventa rossa durante la digestione per il maggior apporto sanguigno. A organo vuoto, lo stomaco presenta grossolane pieghe a prevalente decorso longitudinale. Queste pieghe scompaiono con il riempimento e la distensione dell’organo che, in questo stato, mostra la superficie mucosa finemente disegnata da sottili solchi permanenti, che delimitano piccole aree in rilievo dette areole gastriche, le quali mostrano numerose minute infossature dette fossette gastriche, sul cui fondo si aprono le ghiandole intramurali dello stomaco. A livello pilorico, la parete si solleva in una piega circolare, detta valvola pilorica, all’interno della quale lo strato circolare della tonaca muscolare forma lo sfintere pilorico; a tale livello si colloca l’orifizio che fa comunicare lo stomaco con il duodeno, che è il primo tratto dell’intestino tenue. 6
Struttura della parete dello stomaco Lo stomaco presenta una parete costituita, dall’esterno verso l’interno (lume), dalla tonaca sierosa, dalla tonaca muscolare, dalla tonaca sottomucosa, dalla muscolaris mucosae, dalla lamina propria connettivale e dalla tonaca mucosa. La tonaca sierosa è rappresentata dal peritoneo viscerale, e aderisce alla sottostante tonaca muscolare per mezzo di un sottile strato di tessuto connettivo lasso sottosieroso [TESSUTO CONNETTIVO = tessuto formato da cellule e matrice intercellulare, matrice che a sua volta è costituita da fibre e da una parte amorfa detta “sostanza fondamentale”. TESSUTO CONNETTIVO LASSO = tessuto connettivo con abbondante “sostanza fondamentale”]. La tonaca muscolare è assai sviluppata e risulta costituita da muscolatura liscia orientata diversamente: uno strato obliquo, presente in corrispondenza del fondo e che si sfiocca a ventaglio a livello dei due strati successivi nelle altre regioni; uno strato longitudinale, esteso soprattutto a livello delle curvature; e uno strato circolare di fibrocellule, che a livello pilorico forma lo sfintere. Nel suo spessore è presente un plesso nervoso, il plesso mioenterico di Auerbach, interessato principalmente al controllo motorio. La tonaca sottomucosa è formata da tessuto connettivo lasso, e contiene il plesso sottomucoso di Meissner, interessato in primo luogo al controllo della secrezione. La tonaca mucosa presenta un epitelio cilindrico o batiprismatico semplice [EPITELIO CILINDRICO O BATIPRISMATICO SEMPLICE = epitelio formato da cellule piuttosto alte, con abbondante citoplasma, e nucleo situato per lo più verso il polo profondo; per la sua struttura si presta a molteplici funzioni, quali: protezione degli strati sottostanti, capacità di assorbimento di sostanze dall’ambiente esterno, capacità di secrezione di sostanze nell’ambiente esterno], le cui cellule elaborano materiale mucoso neutro, che si stratifica alla superficie interna dell’organo con funzione protettiva nei confronti del succo gastrico acido; a livello del Cardias, una sottile linea frastagliata segna il brusco passaggio dalla mucosa esofagea a quella gastrica, con un cambiamento netto nella struttura dell’epitelio. L’epitelio appoggia sopra una spessa lamina propria di tessuto connettivo lasso, che ospita numerose ghiandole intramurali, fittamente stipate soprattutto in corrispondenza del fondo e del corpo. Al di sotto della lamina propria è presente una muscolaris mucosae, costituita da muscolatura liscia, in due strati, la cui contrazione facilita l’espulsione del secreto ghiandolare. 7
Ghiandole dello stomaco Le ghiandole sono formazioni, generalmente di derivazione epiteliale, specializzate nella sintesi e nella liberazione di una vasta gamma di sostanze; esistono casi di ghiandole unicellulari, ma più comunemente sono pluricellulari, consistendo di associazioni di più cellule secernenti che talvolta raggiungono dimensioni notevoli. Le ghiandole esocrine versano i loro prodotti di secrezione all’esterno del corpo umano oppure all’interno di organi cavi attraverso i condotti escretori; possono essere interamente comprese nella parete dell’organo cui sono annesse (ghiandole intramurali) oppure possono trovarsi all’esterno della parete dell’organo cui sono congiunte tramite un sistema di condotti escretori (ghiandole extramurali); più frequentemente la porzione escretrice (il sistema dei dotti) è strutturalmente e funzionalmente differente dalla porzione secernente (il sistema degli adenomeri). Si classificano sulla base della conformazione del condotto escretore e della forma degli adenomeri, che possono essere tubulari, acinosi, o alveolari; le ghiandole semplici sono provviste di un unico condotto escretore, che drena il secreto di uno o più adenomeri e in quest’ultimo caso si parla di ghiandole semplici ramificate; le ghiandole composte sono formate da un gran numero di adenomeri e di condotti escretori, i quali confluiscono in uno o, più raramente, due condotti escretori principali. La mucosa gastrica contiene molte ghiandole profonde. Le ghiandole dello stomaco differiscono nelle diverse regioni, e vengono così distinte ghiandole cardiali, ghiandole piloriche e ghiandole gastriche propriamente dette. Le ghiandole cardiali occupano un’area limitata a livello della regione del Cardias; sono ghiandole tubulari composte, a secrezione mucosa neutra. Le ghiandole piloriche si aprono sul fondo delle fossette gastriche della regione pilorica; sono ghiandole tubulari semplici ramificate, a secrezione mucosa neutra. Le ghiandole gastriche occupano la lamina propria della mucosa delle regioni del corpo e del fondo dello stomaco e sono le più numerose e fittamente stipate; sono ghiandole tubulari semplici, che si aprono nel fondo delle fossette gastriche. Sono caratterizzate da diversi tipi cellulari, distribuiti variamente nel tubulo. Le cellule parietali (o oxintiche, o di rivestimento, o delomorfe) elaborano acido cloridrico e fattore intrinseco e predominano nella parte media del tubulo. Esse sono facilmente identificabili nei preparati istologici per l’intensa colorazione che assumono, per la forma arrotondata, e per i contorni molto netti. A livello ultrastrutturale presentano profonde invaginazioni della membrana cellulare, con funzione di capillari di secrezione intracellulari: in questi capillari viene secreto l’acido cloridrico, che poi è riversato nel lume del tubulo 8
ghiandolare. Le cellule parietali producono anche il fattore intrinseco antianemico, che facilita l’assorbimento della vitamina B12. Le cellule principali (o zimogene, o peptiche, o adelomorfe) secernono pepsinogeno, che viene successivamente attivato a pepsina che è un enzima proteolitico, e lipasi gastrica, e sono distribuite soprattutto nel fondo del tubulo. Sono anche dette adelomorfe in quanto non mostrano limiti cellulari netti al microscopio ottico. A livello ultracellulare posseggono uno sviluppato reticolo endoplasmatico granulare. Le cellule entero-cromaffini-simili secernono istamina e sono disperse nella parete tubulare. FISIOLOGIA DELLO STOMACO Una descrizione dell’apparato gastro-intestinale dal punto di vista fisiologico, con particolare riferimento allo stomaco per quanto riguarda la sua motilità, il suo svuotamento e la sua attività secretiva, con le rispettive regolazioni, concentrando infine l’attenzione sulla pompa protonica, la secrezione acida dello stomaco, il suo processo di regolazione e la descrizione delle difese intrinseche gastriche nei confronti dell’acidità. Apparato gastro-intestinale L’apparato gastro-intestinale è essenzialmente un tubo che si estende dall’orifizio buccale a quello anale; nell’ordine si incontrano: la bocca, l’esofago, lo stomaco, il duodeno, il digiuno, l’ileo, il cieco, il colon, il retto e l’ano. La sua funzione primaria è quella di fungere da via d’ingresso alle sostanze nutritive e ai liquidi, che così possono essere assorbiti dal corpo umano. Per favorirne l’assorbimento, il cibo viene mescolato con le numerose secrezioni prodotte dalle cellule della mucosa della parete gastro-intestinale e dalle ghiandole (quali quelle salivari, la colecisti e il pancreas) che vi riversano il proprio secreto. Contemporaneamente, le differenti forme di contrattilità dell’apparato gastro-intestinale favoriscono il rimescolamento e la progressione del cibo lungo il canale alimentare. Questo è funzionalmente suddiviso in segmenti per la presenza di sfinteri, che ottimizzano i processi di digestione e di assorbimento; vi sono gli sfinteri esofagei superiore e inferiore, lo sfintere pilorico che ritarda lo svuotamento dello stomaco, la valvola ileocecale che trattiene il contenuto colico nell’intestino crasso, e gli sfinteri anali interno ed esterno. 9
Al termine di tutto questo processo, i residui alimentari non digeriti, assieme ai detriti cellulari e ai prodotti liposolubili del catabolismo secreti nella bile invece che nell’urina vengono espulsi dall’organismo. Nel complesso, queste funzioni risultano essere strettamente regolate, in accordo con l’assunzione di cibo. Motilità e svuotamento gastrici e loro regolazione Quando il cibo entra nello stomaco, il fondo e la parte superiore del corpo si rilasciano per ricevere il materiale, con scarso o nullo aumento della pressione; questo processo, detto rilasciamento recettivo, è mediato dal nervo vago ed evocato dal movimento della faringe e dell’esofago. La peristalsi inizia nella porzione inferiore del corpo, mescolando e frantumando gli alimenti e permettendo alle particelle piccole e semiliquide di passare, attraverso il piloro, nel duodeno. La contrazione della porzione distale dello stomaco provocata da ciascuna onda peristaltica è chiamata anche sistole antrale e può protrarsi fino a 10 secondi, mentre le onde peristaltiche hanno una frequenza di 3-4 per minuto. Nella regolazione dello svuotamento gastrico, l’antro, il piloro e la parte prossimale del duodeno si comportano apparentemente come un’unità funzionale: la contrazione dell’antro è seguita dalla contrazione sequenziale della regione pilorica e del duodeno. Nell’antro, la contrazione parziale a valle del contenuto gastrico, che sta avanzando, impedisce che nel duodeno entri materiale solido, che viene qui triturato e rimescolato; il contenuto gastrico più liquido viene invece spruzzato nell’intestino tenue in piccole quantità. Di norma non si ha rigurgito dal duodeno, perché la contrazione del segmento pilorico tende a persistere un po’ più a lungo di quella del duodeno; tale reflusso è forse evitato anche per effetto dell’azione stimolante sullo sfintere pilorico della colecistochinina e della secretina. La velocità alla quale lo stomaco si svuota nel duodeno dipende dalla natura del pasto: un pasto ricco di glucidi abbandona lo stomaco in poche ore, un po’ più lentamente un pasto ricco di proteine, e più lentamente ancora un pasto ricco di lipidi. La velocità di svuotamento inoltre dipende dalla pressione osmotica del materiale che entra nel duodeno: l’iperosmolarità del contenuto duodenale è recepita da osmo-recettori duodenali, che rallentano lo svuotamento gastrico probabilmente attraverso un meccanismo di origine nervosa. Infine è da segnalare che, nel duodeno, la presenza di lipidi, carboidrati e acidi inibisce la motilità gastrica e la secrezione di acido e di pepsina attraverso meccanismi nervosi e ormonali; responsabile di tale effetto è probabilmente il peptide YY, ma anche la colecistochinina risulta implicata nel controllo dello svuotamento gastrico. 10
Secrezione gastrica La secrezione gastrica giornaliera aggiunge al contenuto intestinale circa 2,5 litri; tuttavia, nonostante il ragguardevole volume e il fine controllo, le secrezioni gastriche non sono indispensabili ai fini della completa digestione e dell’assorbimento di un pasto, fatta eccezione per l’assorbimento di vitamina B12. Questo illustra un aspetto importante della fisiologia gastro-intestinale: cioè che le capacità digestive e di assorbimento sono ampiamente in eccesso rispetto al fabbisogno normale; d’altra parte, se la secrezione gastrica venisse cronicamente ridotta, gli individui potrebbero manifestare maggiore suscettibilità alle infezioni acquisite per via orale. Al cibo ingerito si aggiunge pertanto un significativo volume di succhi digestivi. Analogamente a quanto avviene per la secrezione salivare, durante la cosiddetta fase cefalica della secrezione, che può essere influenzata dalle abitudini alimentari, lo stomaco si predispone a ricevere il pasto ancor prima che lo stesso sia effettivamente ingerito; successivamente interviene la fase gastrica della secrezione, che è quantitativamente la più significativa; infine subentra la fase intestinale, quando il cibo lascia lo stomaco. Ogni fase è strettamente regolata da stimoli locali e a distanza. Le secrezioni gastriche sono prodotte sia dalle ghiandole ubicate nella parete dello stomaco, che si svuotano nel suo lume, che dalle cellule mucose superficiali, che secernono soprattutto muco e bicarbonato, per proteggere lo stomaco dall’autodigestione, e sostanze note come peptidi a trifoglio, in grado di stabilizzare lo strato di muco e bicarbonato. Le secrezioni ghiandolari dello stomaco differiscono nelle diverse regioni gastriche; il corpo secerne prevalentemente muco, pepsinogeno e acido cloridrico, mentre l’antro secerne prevalentemente muco, pepsinogeno e gastrina. A digiuno, il contenuto del succo gastrico normale risulta costituito da: • cationi: sodio (Na+), potassio (K+), magnesio (Mg2+) e idrogeno (H+); • anioni: cloruro (Cl-), idrogeno fosfato (HPO42-) e solfato (SO42-); • pepsine; • lipasi; • muco; • fattore intrinseco. L’acido svolge funzione antibatterica nei confronti del cibo e favorisce l’idrolisi delle macromolecole alimentari. Il pepsinogeno è il precursore della pepsina, che viene attivata in presenza di acido cloridrico e avvia la digestione delle proteine e dei polipeptidi, staccando legami peptidici adiacenti ad aminoacidi aromatici; esistono diversi tipi di 11
pepsinogeni e di relative pepsine. La lipasi gastrica inizia invece la digestione dei grassi alimentari, specificatamente dei trigliceridi, che vengono scissi in glicerolo e acidi grassi. Il fattore intrinseco è importante infine per il successivo assorbimento della vitamina B12. Regolazione della secrezione gastrica Tre sono i principali stimoli responsabili della secrezione gastrica e ciascuno svolge un ruolo specifico nell’adeguare l’entità della secrezione alle richieste funzionali. La gastrina è l’ormone secreto dalle cellule G dell’antro gastrico, sia in risposta a uno specifico neurotrasmettitore rilasciato dalle terminazioni nervose enteriche noto come peptide liberante la gastrina (GRP), sia in presenza di altri fattori. Attraverso il circolo, la gastrina raggiunge le ghiandole del fondo, legandosi ai recettori di membrana non solo delle cellule parietali (e, verosimilmente, di quelle principali) per stimolarne la secrezione, ma anche a quelli delle cosiddette cellule entero-cromaffini-simili presenti all’interno delle ghiandole e responsabili della secrezione di istamina. L’istamina, secreta appunto dalle cellule entero-cromaffini-simili, rappresenta un altro stimolo secretorio efficace, legandosi ai recettori istaminergici H2 delle cellule parietali. Infine, le cellule parietali e principali possono anche essere stimolate dall’acetilcolina rilasciata dalle terminazioni nervose enteriche nel fondo dello stomaco. Durante la fase cefalica, la secrezione gastrica è prevalentemente indotta da impulsi vagali, che originano dal cosiddetto complesso vagale dorsale, nel bulbo, sede di coordinazione di impulsi provenienti dai centri nervosi superiori. Le efferenze vagali allo stomaco determinano il rilascio di peptide liberante la gastrina e di acetilcolina, inducendo così l’attività secretoria. Ulteriori segnali in grado di stimolare significativamente l’entità della secrezione, prima che il cibo entri nello stomaco, sono scarsi, fatto che limita l’entità della secrezione stessa. Durante la fase gastrica, una volta ingerito, il cibo o i suoi componenti inducono un marcato rilascio di gastrina, e la presenza stessa del cibo distende le pareti gastriche attivando recettori da stiramento che provocano una risposta “vago-vagale” e anche riflessi locali, i quali stimolano ulteriormente la secrezione. La presenza del cibo è anche in grado di tamponare l’acidità gastrica, che altrimenti fungerebbe da segnale per un controllo a retroazione inibitorio in grado di bloccare la secrezione tramite la liberazione di somatostatina da parte delle cellule D-simili dell’antro. La somatostatina inibisce la funzione delle cellule G e delle cellule entero-cromaffini-simili, come pure la secrezione delle stesse cellule parietali: è questo probabilmente un meccanismo chiave, tramite il quale la secrezione gastrica viene inibita, allorché il pasto passa dallo stomaco nell’intestino tenue. 12
Pompa protonica: H+/K+-ATPasi La secrezione di acido nello stomaco avviene per azione della H+/K+-ATPasi. Essa è una pompa protonica, che in fase attiva è situata nella membrana della cellula parietale, a livello del versante cellulare apicale. Essa scambia, tramite trasporto attivo, contro gradiente di concentrazione, ioni idrogeno (H+) e ioni potassio (K+), in uno scambio elettricamente neutro, attraverso la membrana della cellula stessa. Spostando gli ioni idrogeno (H+) dal citoplasma allo spazio extracellulare, cioè nel lume dello stomaco, essa genera un incredibile gradiente protonico. È difficile ottenere il prodotto della secrezione delle cellule parietali puro e non contaminato da altre secrezioni gastriche, ma i campioni più puri analizzati presentano a livello intra-canalicolare un pH di circa 0,8; se si tiene conto che il pH citoplasmatico delle cellule parietali è compreso, come quello di altre cellule, tra 7,00 e 7,30, e il pH del plasma degli individui sani è mantenuto, entro stretti limiti, tra 7,35 e 7,45, si può avere un’idea dell’enorme gradiente di concentrazione contro cui la H+/K+-ATPasi trasporta gli ioni idrogeno (H+). Esso è il più grande gradiente ionico conosciuto nei Vertebrati. A causa dell’insolito compito di secernere acido concentrato, le cellule parietali presentano un elevato livello di specializzazione; esse sono infatti ricche di mitocondri, necessari per garantire il fabbisogno energetico per l’attivazione della H+/K+-ATPasi. L’ATPasi infatti fornisce l’energia per il trasporto attivo, tramite l’idrolisi dell’ATP e quindi, per la secrezione acida, è necessario un rapido rifornimento di ATP. La H+/K+-ATPasi è omologa in sequenza alla Na+/K+-ATPasi e alla Ca2+-ATPasi e ha una disposizione simile nelle sue eliche transmembrana; inoltre, al pari degli altri due trasportatori citati, essa viene fosforilata durante il suo ciclo catalitico e si inter-converte tra due conformazioni principali. Secrezione gastrica acida La secrezione gastrica acida è un processo complesso e continuo, nel quale fattori multipli centrali e periferici contribuiscono a un comune obiettivo: la secrezione di ioni idrogeno (H+) da parte delle cellule parietali gastriche. A riposo, le cellule parietali presentano dei canalicoli intracellulari, che si aprono sulla superficie apicale della membrana cellulare, e delle pompe protoniche, segregate in numerosi compartimenti di membrana intra-citoplasmatici noti come strutture tubulo- vescicolari. Vi sono prove che la H+/K+-ATPasi, in condizioni di riposo, sia sintetizzata nelle strutture tubulo-vescicolari. 13
Quando la cellula parietale viene attivata, le strutture tubulo-vescicolari si fondono con le invaginazioni della membrana cellulare apicale, i cosiddetti canalicoli che dal lume penetrano in profondità nella cellula, e microvilli si proiettano nei canalicoli cosicché l’area della membrana cellulare a contatto con il lume gastrico aumenta notevolmente; ciò favorisce il posizionamento delle pompe protoniche sulla superficie della membrana per dare inizio alla secrezione acida. Esaminando nel dettaglio i processi di scambio ionico, nel citoplasma della cellula parietale, gli ioni idrogeno (H+) vengono generati dall’attivazione dell’anidrasi carbonica di tipo II, che produce ioni idrogeno (H+) e ioni bicarbonato (HCO3-), partendo da anidride carbonica (CO2) e acqua (H2O); la scorta di anidride carbonica (CO2) è assicurata sia dal liquido interstiziale che dal metabolismo cellulare. Nella membrana cellulare della cellula parietale a livello apicale vi sono inoltre canali per il potassio, necessari al movimento di ioni potassio (K+), e canali per i cloruri, necessari per il passaggio di ioni cloruro (Cl-) e per la formazione e secrezione di acido cloridrico (HCl) nel lume gastrico. La secrezione degli ioni idrogeno (H+) così prodotti, in scambio con ioni potassio (K+) mediante la H+/K+-ATPasi, è infine accompagnata dal rilascio nel sangue di un numero equivalente di ioni bicarbonato (HCO3-), attraverso la membrana cellulare della cellula parietale a livello baso-laterale, mediante fusione di vescicole o tramite lo scambiatore ioni cloruro/ioni bicarbonato. Pertanto il sangue proveniente dallo stomaco è alcalino e ha un elevato contenuto in ioni bicarbonato (HCO3-); quando, dopo un pasto, la secrezione gastrica acida è elevata, può essere secreta nello stomaco una quantità di ioni idrogeno (H+), e quindi nel sangue una quantità di ioni bicarbonato (HCO3-) sufficiente ad aumentare il pH del sangue sistemico e a rendere le urine alcaline, fatto che probabilmente spiega l’elevato pH delle urine escrete dopo un pasto, la cosiddetta marea alcalina postprandiale. Regolazione della secrezione gastrica acida Fattori endocrini (la gastrina), paracrini (l’istamina) e neuronali (l’acetilcolina) regolano insieme la secrezione gastrica acida. I tre agonisti (gastrina, istamina e acetilcolina) delle cellule parietali nel fondo e nel corpo dello stomaco si legano a specifici recettori disposti sul versante baso-laterale della membrana cellulare: i recettori colecistochininici CCK-B o CCK2 per la gastrina, i recettori istaminergici H2 per l’istamina e i recettori muscarinici M3 per l’acetilcolina. Alcuni di questi recettori sono anche presenti sulle cellule entero-cromaffini- simili, dove regolano il rilascio di istamina. La gastrina e l’acetilcolina promuovono la secrezione gastrica acida innalzando la concentrazione di calcio libero nel citoplasma; entrambe agiscono legandosi a recettori che 14
sono accoppiati alla proteina G, i quali attivano nelle cellule parietali il meccanismo Gq- PLC(fosfolipasi C)-IP3(inositolo trifosfato)-Ca2+. L’istamina promuove invece la secrezione gastrica acida innalzando la concentrazione intracellulare di adenosin-3’-5’-monofosfato ciclico (AMP ciclico): il recettore istaminergico H2 è anch’esso accoppiato a una proteina G, ma attiva nelle cellule parietali il meccanismo Gs-adenilil ciclasi-AMP ciclico-PKA (protein chinasi A). [RECETTORE ACCOPPIATO ALLA PROTEINA G = recettore che attraversa la membrana cellulare come un fascio di sette α-eliche; gli esseri umani esprimono oltre 800 tipi di questi recettori, che sono coinvolti nella percezione sensoriale e regolano un notevole numero di funzioni fisiologiche; tra i leganti di questi recettori si annovera un numero molto elevato ed eterogeneo di sostanze; a causa del loro numero e della loro importanza fisiologica, essi sono bersaglio per molti farmaci; esistono molteplici sottotipi di recettori e, quando i leganti selettivi non sono conosciuti, i recettori sono più comunemente definiti come isoforme, piuttosto che come sottotipi; essi si accoppiano a una famiglia di proteine di natura regolatoria, eterotrimeriche (subunità α, β, γ), leganti GTP, chiamate “proteine G”, che sono trasduttori del segnale, cioè trasmettono l’informazione che l’agonista è legato al recettore dal recettore stesso a una o più proteine effettrici, che includono enzimi e canali ionici di membrana; la famiglia di proteine G è costituita da 23 subunità α, 7 subunità β e 12 subunità γ; le subunità α rientrano poi in quattro possibili famiglie (Gs, Gi, Gq, e G12/13), che sono responsabili di accoppiare i recettori a tipi di effettori relativamente differenti]. Nelle cellule parietali, l’effetto netto di questi secondi messaggeri è quello di attivare la H+/K+-ATPasi. Queste due vie distinte di attivazione, attraverso differenti secondi messaggeri, sono sinergiche, con un effetto più che additivo sui livelli di secrezione, quando istamina e gastrina o istamina e acetilcolina o tutti e tre gli agonisti sono contemporaneamente presenti. Il significato fisiologico di questa sinergia risiede nel fatto che alti livelli di secrezione possono essere raggiunti tramite variazioni relativamente limitate della disponibilità di ciascuno stimolo. Tale sinergia assume anche significato terapeutico, in quanto la secrezione può essere notevolmente inibita, bloccando l’azione di uno solo dei fattori attivanti (più comunemente l’istamina, mediante l’uso di antagonisti del recettore istaminergico H2, utilizzati nelle terapie dirette a contrastare gli effetti negativi di una eccessiva secrezione gastrica acida). La gastrina è il più potente induttore della secrezione gastrica acida; stimola tale secrezione indirettamente, inducendo il rilascio di istamina da parte delle cellule entero-cromaffini- simili, e direttamente, agendo sulle cellule parietali con un’azione che tuttavia gioca un ruolo minore. La somatostatina inibisce la secrezione gastrica acida: un’acidificazione del 15
pH del lume gastrico a un valore inferiore a 3 stimola il rilascio di somatostatina, che sopprime il rilascio di gastrina con un meccanismo a feedback negativo. Le cellule secernenti somatostatina sono ridotte nei pazienti affetti da infezione da Helicobacter pylori, e la conseguente riduzione dell’effetto inibitorio potrebbe contribuire all’eccessiva produzione di gastrina. L’istamina gastrica è prodotta dalle cellule entero-cromaffini-simili, che sono solitamente in stretta prossimità delle cellule parietali; l’istamina agisce quindi come un mediatore paracrino, diffondendo dal proprio sito di rilascio verso le vicine cellule parietali, dove attiva i recettori istaminergici H2. Le più importanti strutture del Sistema Nervoso Centrale per la stimolazione della secrezione gastrica acida sono il nucleo motore dorsale del nervo vago, l’ipotalamo, e il nucleo del tratto solitario; fibre efferenti, che originano dai nuclei motori dorsali, scendono verso lo stomaco attraverso il nervo vago e fanno sinapsi con cellule del ganglio del Sistema Nervoso Enterico. Il rilascio di acetilcolina dalle fibre vagali post-gangliari stimola direttamente la secrezione gastrica acida attraverso recettori muscarinici M3 presenti sulla membrana baso-laterale delle cellule parietali. Il Sistema Nervoso Centrale modula prevalentemente l’attività del Sistema Nervoso Enterico attraverso l’acetilcolina, stimolando la secrezione gastrica acida in risposta alla vista, all’odore, al sapore, o all’attesa del cibo (fase cefalica della secrezione acida). L’acetilcolina influenza anche indirettamente le cellule parietali, aumentando il rilascio di istamina dalle cellule entero-cromaffini-simili nel fondo dello stomaco e di gastrina dalle cellule G nell’antro gastrico. Difese contro l’acidità dello stomaco La concentrazione estremamente elevata di ioni idrogeno (H+) nel lume gastrico richiede efficaci meccanismi di difesa per proteggere lo stomaco. L’acido cloridrico (HCl) è sufficientemente concentrato da provocare danno tessutale, ma negli individui normali la mucosa gastrica non viene né irritata, né digerita. Lo stomaco si protegge dal danno dell’acido attraverso una serie di meccanismi che richiedono un adeguato flusso sanguigno a livello della mucosa, forse a causa della sua elevata attività metabolica e delle sue richieste di ossigeno. Un sistema chiave di difesa è la secrezione di uno strato di muco e di ioni bicarbonato (HCO3-) da parte delle cellule epiteliali superficiali, muco che aiuta a proteggere le cellule stesse trattenendo gli ioni bicarbonato (HCO3-) secreti alla superficie cellulare. Il muco è secreto dalle cellule mucose superficiali nella regione dell’antro e del corpo e da cellule simili di altre parti dello stomaco. Esso è costituito tra l’altro da glicoproteine che contengono 16
subunità connesse da ponti disolfuro: tramite questi, il muco, che è solubile quando viene secreto, forma rapidamente uno strato flessibile simile a un gel e insolubile, che riveste la mucosa, rallenta la diffusione degli ioni, e previene il danno mucosale da parte di macromolecole come la pepsina. La produzione di muco è stimolata dalle prostaglandine E2 e I2, che inibiscono anche direttamente la secrezione gastrica acida dalle cellule parietali, agendo in entrambi i casi attraverso recettori EP3. Per questo motivo, i farmaci che inibiscono la produzione di prostaglandine (come per esempio i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) e l’etanolo) riducono la secrezione di muco e predispongono allo sviluppo della malattia acido-peptica. Lo strato stazionario di muco e ioni bicarbonato (HCO3-) sulla mucosa, assieme alle membrane superficiali delle cellule mucosali e alle giunzioni strette tra di esse costituiscono la barriera mucosale, che protegge le cellule mucosali stesse da possibili danni a opera dell’acido gastrico. Alcune sostanze tendono a rompere la barriera e a causare irritazione gastrica: tra queste vi sono l’etanolo, l’aceto, i sali biliari, l’acido acetilsalicilico e altri FANS. Regolazione endocrina e paracrina della secrezione gastrica Una descrizione della regolazione endocrina e paracrina dell’attività secretiva e della motilità dello stomaco, con la citazione delle principali sostanze che vi entrano in gioco e la spiegazione delle loro azioni principali. Le varie funzioni dell’apparato gastro-intestinale sono oggetto di una regolazione integrata per garantire un’efficace assimilazione delle sostanze nutritive dopo un pasto. Vi sono tre principali modalità di regolazione gastro-intestinale, che operano in maniera complementare per garantire un’appropriata funzione. La regolazione endocrina è mediata dal rilascio di ormoni, in risposta a stimoli associati al pasto, che viaggiano con il flusso sanguigno; la regolazione paracrina è attuata da mediatori non sufficientemente stabili da permanere in circolo, ma in grado di alterare la funzione di cellule limitrofe alla zona in cui sono secreti; la regolazione neurocrina è ottenuta tramite l’estesa rete nervosa del tratto gastro-intestinale. Polipeptidi biologicamente attivi, secreti da cellule nervose oppure da cellule ghiandolari della mucosa, entrano in circolo o agiscono in maniera paracrina. In base all’analogia strutturale e, in certa misura, all’analogia funzionale, gli ormoni principali rientrano in una delle due famiglie: la famiglia della gastrina, i cui principali membri sono la gastrina e la colecistochinina, e la famiglia della secretina, i cui principali membri sono la secretina, il glucagone, la glicentina (GLI), il polipeptide intestinale vasoattivo (VIP), e il polipeptide gastro-inibitore (o peptide insulinotropo glucosio-dipendente o GIP); infine altri ormoni non 17
rientrano chiaramente in queste due famiglie, quali la motilina, la sostanza P, il polipeptide liberante la gastrina (GRP) e la guanilina. È importante segnalare inoltre che nella mucosa dello stomaco, dell’intestino tenue e del colon sono stati identificati più di 15 tipi di cellule enteroendocrine secernenti ormoni. Molte di queste cellule secernono un solo ormone e sono identificate con lettere (cellule G, cellule S...); altre producono serotonina o istamina e sono chiamate cellule entero-cromaffini o entero-cromaffini-simili. Le principali sostanze ad azione ormonale sono di seguito elencate. GASTRINA La gastrina è prodotta dalle cosiddette cellule G, situate nella porzione antrale della mucosa gastrica. È tipica di un gruppo di ormoni polipeptidici che mostrano sia macro-eterogeneità, dovuta alla presenza nei tessuti e nei liquidi corporei di catene polipeptidiche di varia lunghezza, che micro-eterogeneità, dovuta a differenze della struttura molecolare correlate alla derivazione dei singoli residui aminoacidici [le gastrine si possono trovare in forma non solforilata a livello della tirosina (gastrina I) e in forma solforilata (gastrina II)]. Il significato fisiologico di questa marcata eterogeneità suggerisce che forme differenti siano adibite ad azioni differenti; tuttavia una conclusione che si può trarre è che la forma G 17 della gastrina sia quella principale per ciò che riguarda la secrezione gastrica acida. La loro emivita varia da 2 a 15 minuti e la loro inattivazione ha luogo principalmente nel rene e nell’intestino tenue. Le loro principali azioni fisiologiche sono la stimolazione della secrezione gastrica di acido e di pepsina e l’azione trofica di stimolazione dell’accrescimento della mucosa gastrica e intestinale. La secrezione di gastrina aumenta: • in presenza nello stomaco di prodotti della digestione proteica, in particolare gli aminoacidi, che agiscono direttamente sulle cellule G, e particolarmente efficaci in questo senso risultano essere la fenilalanina e il triptofano; • con la distensione gastrica; • per aumento della scarica vagale, e il mediatore secreto dalle fibre vagali post-gangliari che innervano le cellule G è probabilmente il polipeptide liberante la gastrina (GRP), piuttosto che l’acetilcolina; • dalla presenza di fattori umorali, quali il calcio e l’adrenalina. 18
La secrezione di gastrina cala: • in presenza di acido nell’antro, che in parte inibisce con azione diretta le cellule G e in parte stimola la liberazione di somatostatina che è un inibitore relativamente potente della secrezione di gastrina; pertanto un aumento della secrezione di gastrina fa aumentare la secrezione di acido, e questo a sua volta inibisce l’ulteriore secrezione di gastrina; • dalla presenza di fattori umorali, quali la secretina, il GIP, il VIP, il glucagone, la calcitonina. COLECISTOCHININA (CCK) La colecistochinina esplica molteplici azioni a livello gastro-enterico; per quanto riguarda specificatamente lo stomaco, essa inibisce lo svuotamento gastrico e sembra aumenti la contrazione dello sfintere pilorico prevenendo il reflusso del contenuto duodenale nello stomaco. SECRETINA La secretina svolge anch’essa diverse azioni a livello gastro-enterico; per quanto riguarda specificatamente lo stomaco riduce la secrezione acida dello stomaco e sembra causi contrazione dello sfintere pilorico. PEPTIDE INTESTINALE VASOATTIVO (VIP) Il peptide intestinale vasoattivo (VIP) è presente nei nervi del tratto gastro-intestinale e quindi non è di per sé un ormone, ma un neurotrasmettitore o prodotto neurocrino; a livello gastrico inibisce la secrezione acida. PEPTIDE GASTRO-INIBITORE (GIP) Il peptide gastro-inibitore (GIP) è stato così chiamato poiché, in dosi elevate, inibisce la secrezione e la motilità gastriche; tuttavia sembra che non abbia attività inibitoria gastrica quando somministrato in dosi minori, che innalzano il suo livello ematico a quello osservato dopo un pasto. Esso invece stimola la secrezione insulinica ed è l’unico ormone in grado di stimolare la secrezione di insulina se somministrato in dosi che danno livelli ematici paragonabili a quelli causati dall’ingestione di glucosio; per questo motivo esso è ora spesso denominato polipeptide insulinotropo glucosio-dipendente. 19
MOTILINA La motilina è secreta dalle cellule entero-cromaffini e da altre cellule dello stomaco, del tenue e del colon. La sua concentrazione in circolo aumenta a intervalli di circa 100 minuti durante le fasi inter-digestive ed è un importante regolatore dei “complessi motori migranti” [COMPLESSI MOTORI MIGRANTI = modificazioni dell’attività elettrica e contrattile della muscolatura liscia gastro-intestinale a digiuno, attraverso cicli di attività motoria che migrano dallo stomaco alla porzione distale dell’ileo; tali cicli o complessi si muovono lungo il tratto gastro-enterico a una velocità costante durante il digiuno; l’assunzione di cibo determina la loro completa inibizione e il movimento riprende dopo 90-120 minuti dall’assunzione del pasto], che controlla la motilità gastro-intestinale tra i pasti; al contrario, in seguito alla ingestione di un pasto, la secrezione di motilina è soppressa fino al termine della digestione e dell’assorbimento. L’eritromicina si lega ai recettori per la motilina e i suoi derivati possono esser d’aiuto nel trattamento di pazienti con ipomotilità gastro-intestinale. SOMATOSTATINA La somatostatina è secreta anche da cellule D-simili presenti nella mucosa gastro-intestinale a livello antrale. Tra le sue azioni vi è l’inibizione della secrezione di gastrina, VIP, GIP, secretina, e motilina. La sua secrezione è stimolata dall’acidità del lume e, probabilmente, agisce in modo paracrino per mediare l’inibizione della secrezione di gastrina prodotta dall’acidità. Sempre a livello gastrico, essa inibisce anche la secrezione acida e la motilità. ALTRI PEPTIDI GASTRO-INTESTINALI • Il peptide YY inibisce la secrezione acida e la motilità dello stomaco. • La grelina è primariamente secreta dallo stomaco e sembra svolgere un importante ruolo nel controllo centrale dell’assunzione di cibo. • Il polipeptide liberante la gastrina (GRP) è presente nelle terminazioni nervose vagali che innervano le cellule G ed è il neurotrasmettitore vagale che stimola la secrezione di gastrina. CONDIZIONI PATOLOGICHE CORRELATE ALL’ACIDITÀ GASTRICA Una descrizione delle condizioni patologiche che possono essere correlate all’acidità gastrica e che sono indicazioni per la somministrazione dei farmaci inibitori della pompa protonica. Per ciascuna condizione patologica si forniscono: la definizione, gli aspetti clinici 20
principali, le potenziali cause, alcuni significativi dati epidemiologici, il processo diagnostico, e l’approccio terapeutico consigliato. Definizioni L’acidità gastrica risulta essere coinvolta in diverse condizioni patologiche, nelle quali possono essere utilizzati i farmaci inibitori della pompa protonica: • la malattia da reflusso gastro-esofageo (MRGE), • l’esofagite da reflusso, • l’ulcera peptica: gastrica e duodenale, • l’infezione da Helicobacter pylori, • la gastropatia erosiva associata a farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), • la sindrome di Zollinger-Ellison, • la dispepsia funzionale. MALATTIA DA REFLUSSO GASTRO-ESOFAGEO (MRGE) Il reflusso gastro-esofageo è il passaggio anomalo nell’esofago di contenuto gastrico; quest’ultimo, essendo acido, può danneggiare l’esofago che non ha una struttura del tutto adeguata a sopportare questo tipo di insulto. Tale reflusso sembra essere un importante fattore di rischio per l’insorgenza dell’adenocarcinoma [ADENOCARCINOMA = tumore epiteliale maligno] dell’esofago, e il rischio aumenta all’aumentare della durata nel tempo e dell’intensità del reflusso. La malattia da reflusso gastro-esofageo (MRGE) è una condizione clinica che si sviluppa quando il reflusso di contenuto gastrico nell’esofago determina sintomi e/o complicanze fastidiose. Esistono numerose possibili forme cliniche, che si possono distinguere in due gruppi principali: • le sindromi esofagee, distinte in: − sindromi con danno esofageo mucosale (esofagite, stenosi, esofago di Barrett, adenocarcinoma dell’esofago); − sindromi senza danno mucosale o sintomatiche(sindrome tipica da reflusso, sindrome da reflusso con dolore toracico); • le sindromi extra-esofagee, distinte in: − sindromi per cui l’associazione con la MRGE è sufficientemente provata (tosse da reflusso, laringite da reflusso, asma da reflusso, erosione dentale da reflusso); 21
− sindromi in cui l’associazione con la MRGE è solo ipotizzata (faringite, sinusite idiopatica, fibrosi polmonare idiopatica, otite media ricorrente). Generalmente, nella MRGE, il danno mucosale è presente solo in una casistica minima, probabilmente inferiore al 33%, pertanto la sua manifestazione prevalente è rappresentata dalla malattia da reflusso non erosiva [MALATTIA DA REFLUSSO GASTRO-ESOFAGEO NON EROSIVA o NERD = pazienti con sintomi tipici, quali pirosi e rigurgito, ma senza segni macroscopici di esofagite all’indagine endoscopica]; invece, per quanto riguarda le forme con danno mucosale, il quadro più frequente è costituito dall’esofagite non complicata, e solo una piccola parte dei pazienti presenta ulteriori complicazioni quali stenosi, ulcera, esofago di Barrett, adenocarcinoma. Gli episodi di reflusso che si verificano durante la notte sono più pericolosi e lesivi, sia perché avvengono quando la posizione corporea non consente l’effetto di rimozione passiva del materiale acido legato alla forza di gravità, sia perché manca la stimolazione cosciente che attiva la deglutizione di saliva e la peristalsi dell’esofago. La regola secondo la quale la pirosi, nel paziente con MRGE, sia legata al reflusso acido non sembra essere più valida: vari studi hanno infatti documentato che la pirosi può essere indotta, oltre che dal reflusso acido, anche dal reflusso debolmente acido, dal reflusso non acido, dalla infusione di lipidi intra-duodenali, e da fattori psicologici come l’ansia e la depressione. Inoltre un concetto di importanza clinica è che non esiste un parallelismo tra la severità dei sintomi, in particolare quelli tipici (pirosi e rigurgito), e la presenza e la gravità di lesioni macroscopiche: ovvero non esiste una linearità tra manifestazioni soggettive e danni anatomici oggettivi; esiste tuttavia, almeno in certi pazienti, una discreta correlazione tra la frequenza e la durata dei sintomi e l’entità dell’esposizione esofagea all’acido. La MRGE ha una patogenesi multifattoriale, associabile a uno squilibrio tra fattori aggressivi e fattori difensivi. Tra i fattori aggressivi vi sono: l’acidità e la quantità del materiale gastrico refluito, la contemporanea presenza di componenti duodenali come bile ed enzimi pancreatici, e l’attività della pepsina. Tra i fattori difensivi vi sono: l’effetto chimico della saliva, la contiguità dello strato cellulare epiteliale esofageo, il ricambio cellulare, la capacità tampone intra-cellulare ed extra-cellulare nei confronti degli ioni idrogeno (H+) refluiti, la produzione di muco e ioni bicarbonato (HCO3-), l’attività peristaltica dell’esofago, l’azione dello sfintere esofageo inferiore e un adeguato svuotamento gastrico. La MRGE, pur appartenendo al gruppo di patologie acido-correlate, non è strettamente collegata a una ipersecrezione gastrica acida: nella maggior parte dei casi quest’ultima è infatti nella norma. Il fattore di maggiore importanza patogenetica è rappresentato invece dal 22
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