Going Global. La sfida del Made in Italy - Le strategie di export nel settore agroalimentare - AgriAcademy
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Going Global. La sfida del Made in Italy Le strategie di export nel settore agroalimentare Prof. Riccardo Resciniti BOLOGNA 12/07/2018
CHI VI E’ DI FRONTE • Professore ordinario di Management e marketing internazionale e Management delle imprese agroalimentari nell’Università degli Studi del Sannio. • Professore di Management delle imprese internazionali presso la LUISS di Roma. • Presidente della Società Italiana Marketing. • Direttore del Centro di International Business E Relazioni istituzionali (CIBER). • Direttore del Corso di alta formazione International Business Academy (IBA).
AGENDA 14:30 – 16:00 IL MANAGEMENT COME METODO LO SCENARIO DI RIFERIMENTO VIDEO TESTIMONIANZA dr Leonardo Nucera (Agritalia), I parte 16:15 – 18:00 LE STRATEGIE DI ENTRATA NEI MERCATI ESTERI (DOVE, COME) L’ORGANIZZAZIONE PER ESPORTARE VIDEO TESTIMONIANZA dr Leonardo Nucera (Agritalia) , II parte 18:15 IL CASO AZIENDA AGRICOLA RUINELLO
VENDERE SUI MERCATI ESTERI ESPORTARE PUÒ ESSERE UNA GRANDE OPPORTUNITÀ PER LE IMPRESE. NATURALMENTE NON È FACILE VENDERE ALL’ESTERO, OCCORRE AVERE COMPETENZE SPECIFICHE E SOPRATTUTTO RELAZIONI DI MERCATO CHE ATTIVINO LA DOMANDA DI PRODOTTI. COSA SUGGERISCE LA TEORIA? COME PROCEDERE NELLA PRATICA?
Fonte: Ufficio Studi BNL 12
CONSUMI ALIMENTARI ITALIANI Consumo alimentare medio pro-capite in Italia (kg al giorno), 1900-2016. Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati REF Ricerche, 2017
LO SCENARIO DI RIFERIMENTO
LA COMPETITIVITA’ DELL’ITALIA AGROALIMENTARE SUI MERCATI ESTERI
L’agroalimentare nel commercio mondiale Tra il 2005 e il 2016, gli scambi internazionali di merci hanno continuato a crescere, sia pure a ritmi inferiori a quelli del ventennio precedente, portando il valore delle esportazioni mondiali complessive a 13 mila miliardi di euro. Nello stesso periodo, le esportazioni agroalimentari sono cresciute a un ritmo maggiore del totale, raggiungendo 1.200 miliardi di euro e incrementando la loro quota fino al 9% del totale: quasi un decimo degli scambi complessivi mondiali di merci è quindi rappresentato da prodotti alimentari. ISMEA 2018
I prodotti più «scambiati» ISMEA 2018 Nel 2016 il principale comparto di scambi agroalimentari mondiali è quello della frutta con quasi 95 miliardi di euro. Ha superato in valore i comparti del pesce, delle bevande (le cui voci più importanti sono vino, whisky e birra) e delle carni fresche e congelate, tutti e tre intorno ai 90 miliardi.
Aumentano i Paesi importatori … ISMEA 2018 Il peso dei primi dieci importatori è sceso dal 63% del 2005 al 57% nel 2016. Dal 2005 al 2016 il peso dell’Ue a 28 sulle importazioni mondiali si è ridotto, passando da oltre la metà al 44%, e l’intera area europea – esclusa quella centro- orientale ancora sotto l’influenza della Russia – è calata vistosamente, arrivando a pesare solo il 46%. Forte crescita dell’area asiatica orientale – che, nel 2016, ha assorbito un quarto delle importazioni mondiali – con l’impressionante corsa della Cina, che in poco più di dieci anni è passata dalla decima alla seconda posizione. Dal 2012 nella Top 20 entrano paesi asiatici come India, Indonesia e Malaysia.
… e cambia il tipo di domanda (a favore dell’Italia) ISMEA 2018 L’aumento del reddito pro-capite nei paesi emergenti, soprattutto asiatici, alimenta una nuova domanda di beni agroalimentari di consumo finale e a maggior livello di complessità (vino, derivati dei cereali come prodotti da forno, biscotti, pasta, carni elaborate, formaggi, ecc.), che non sono prodotti all’interno o per i quali prevalgono altri fattori di attrazione (qualità, tipicità, moda, status symbol, ecc.). A questa nuova domanda si aggiunge quella generata dalla ripresa economica nei paesi occidentali con la risalita dei consumi finali, insieme agli stimoli associati alle nuove tendenze salutistiche nell’alimentazione.
IL PUNTO DI DIFFERENZA Made in Italy Agroalimentare Fonte: risultati della survey per “Cibus Connect 2017” elaborata da The European House – Ambrosetti e realizzata in collaborazione con Federalimentare e Fiere di Parma, 2017
L’Italia agroalimentare nel commercio mondiale (3,3% vs 2,9%) ISMEA 2018 Nell’ultimo decennio il disavanzo strutturale della bilancia commerciale agroalimentare dell’Italia si è sensibilmente ridotto, grazie soprattutto a un forte aumento delle vendite all’estero. Le esportazioni agroalimentari italiane hanno raggiunto 38,4 miliardi di euro nel 2016, contro poco più di 20 miliardi del 2005, crescendo a un tasso medio annuo del 5,8%, ben più elevato del +3,0% fatto registrare dall’export complessivo nazionale. Anche in Italia, come a livello mondiale, l’agroalimentare rappresenta quasi un decimo dei tutti i beni esportati, avendo raggiunto nel 2016 un valore pari al 9,2% delle esportazioni complessive nazionali.
LA BILANCIA COMMERCIALE DELL’AGROALIMENTARE • Nel 2017, le esportazioni complessive di prodotti agroalimentari hanno superato la soglia dei 41 miliardi di euro, in aumento del 6,8% sull’anno precedente. • EXPORT INDUSTRIA ALIMENTARE = 83%, + 7,5% SUL 2016; • EXPORT AGRICOLTURA = 17%, + 3,4%
I prodotti di successo ISMEA 2018 Tra i prodotti di successo spiccano paste alimentari e pelati e polpe di pomodoro, rispettivamente il 52% e il 68,3% della domanda mondiale. Le quote di mercato sono alte anche per vini spumanti, vini in bottiglia, kiwi, passate e concentrati di pomodoro e olio d’oliva di pressione, per i quali la quota è intorno al 20-25%, mentre sono medio-alte per vini sfusi, uva da tavola, pere, formaggi stagionati, formaggi freschi e latticini, preparazioni e conserve suine, con quote comprese tra il 10% e il 15%. Sono relativamente più basse, ma superiori alla media del settore, quelle dei prodotti della panetteria e pasticceria e del riso: rispettivamente 7,5% e 7,7%.
Dove vanno i prodotti italiani ISMEA 2018 Le esportazioni agroalimentari italiane sono molto concentrate geograficamente, con i primi venti paesi di sbocco che congiuntamente assorbono più dell’80% (nel 2005 86%) delle vendite all’estero; circa la metà di questa quota è da imputare ai primi tre “clienti” che sono, nell’ordine, Germania, Francia e Stati Uniti. Le imprese italiane hanno avviato un percorso di maggiore diversificazione dei paesi clienti. In particolare, si è assistito a una riduzione dell’importanza dello sbocco europeo e a una maggiore apertura verso i paesi terzi: nel periodo analizzato, i flussi di prodotti agroalimentari italiani diretti ai mercati extra-UE sono cresciuti del 7,3%, contro il 4,9% di quelli rivolti al mercato interno; il peso dei mercati dell’UE sulle esportazioni agroalimentari italiane è infatti passato dal 71% nel 2005, al 67% nel 2012 e al 66% nel 2016.
PER OGNI ALTRA INFORMAZIONE ISMEA, 2018: LE ESPORTAZIONI DEL SETTORE AGROALIMENTARE ITALIANO: COMPETITIVITÀ E MERCATI POTENZIALI
LE BARRIERE ALLA COMPETITIVITA’ Principali fattori ostativi allo sviluppo e alla crescita delle imprese alimentari italiane. Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti, 2017.
LE STRATEGIE DI ENTRATA NEI MERCATI ESTERI
STRATEGIE DI ENTRATA SUI MERCATI ESTERI 4 decisioni fondamentali: ne esaminiamo due Dove Come Quando Quanto
LE STRATEGIE DI ENTRATA NEI MERCATI ESTERI QUALI PAESI
QUALI PAESI Fattori Fattori negativi positivi Costi Benefici Rischi • RINVIO A EXPORT TIPS E A … DOMATTINA
LINK UTILI PER INFORMARSI
LE STRATEGIE DI ENTRATA NEI MERCATI ESTERI QUALI MODALITA’
MODALITA’ DI ENTRATA SUI MERCATI ESTERI Esportazioni indirette vs dirette • A rigore nelle «indirette» l’esportatore vende nel proprio paese i prodotti a un soggetto intermedio (home-country based, tipicamente l’intermediario commerciale, ma anche altra impresa industriale) che a sua volta si occupa di (ri-)venderli ai clienti esteri (intermedi o finali). • È il soggetto intermedio che identifica i clienti esteri e gestisce i rapporti con i mercati internazionali. • L’esportatore fattura all’acquirente del mercato domestico. • Nelle «dirette» l’esportatore vende e fattura direttamente al cliente estero intermedio (importatore, distributore) o finale (consumatore o utilizzatore). • È l’esportatore che identifica i clienti esteri e gestisce i rapporti con i mercati internazionali
MODALITA’ DI ENTRATA SUI MERCATI ESTERI Caratteristiche gestionali delle «esportazioni indirette» L’impresa che esporta delega L’impresa rinuncia ad un effettivo controllo all’intermediario la gestione delle dell’azione commerciale e del mercato in cui operazioni. sono venduti i suoi prodotti. È l’intermediario che sostanzialmente Possono verificarsi incongruenze tra le politiche decide a quali clienti vendere e con commerciali nel mercato domestico e in quelli quali politiche di marketing. esteri. Ne deriva che l’impresa riduce al minimo i Che possono risultare gravi in mercati costi e i rischi dell’attività di esportazione. «interconnessi» come quelli attuali. In genere la retribuzione L’impresa rinuncia, se non in misura minima, dell’intermediario è su base variabile, alla sua visibilità e alla effettiva fidelizzazione dei ed è sempre costui che sostiene il rischio clienti. imprenditoriale della mancata vendita. Relativa velocità dell’operazione
PRESENZA INTERMEDIARI NO SI Esportazioni (giustificazione economico- strategica dirette ATTIVITA’ SVOLTE della presenza degli intermediari) • Finanziamenti •Amministrativi/doganali •Trasporto/logistica •Ricerche di mercato Acquisti e/o Servizi •Assistenza post-vendita •Promozione e comunicazione in loco •Legali contrattuali •Copertura del rischio Localizzazione Localizzazione esterna domestica Esportazioni Esportazioni dirette indirette 36
MODALITA’ DI ENTRATA SUI MERCATI ESTERI Intermediari e tipologia di esportazioni L’impresa rinuncia ad un effettivo controllo dell’azione commerciale e del mercato in cui sono venduti i suoi prodotti. Possono verificarsi incongruenze tra le politiche commerciali nel mercato domestico e in quelli esteri. Che possono risultare gravi in mercati «interconnessi» come quelli attuali. L’impresa rinuncia, se non in misura minima, alla sua visibilità e alla effettiva fidelizzazione dei clienti.
MODALITA’ DI ENTRATA SUI MERCATI ESTERI L’Export Management Company (EMC) e i Temporary Export Manager (TEM) • È un’impresa commerciale che opera (attraverso i TEM) per un certo numero di produttori che hanno un’offerta integrabile e non competitiva, svolgendo attività di ricerca di mercati e clienti, negoziazione-contrattazione, logistica, supporto amministrativo. • Opera in nome e per conto dell’esportatore, sottopone alla sua approvazione il suo operato e spesso ne utilizza account, carta intestata, ecc. ponendosi come suo ufficio commerciale. • È particolarmente adatta per imprese di piccola dimensione e poca esperienza estera. Conoscenza di mercato e relazioni Vantaggi della complementarità e dell’integrazione Ripartizione del costo tra i produttori Possibile conservazione dei vantaggi conseguiti, anche dopo la chiusura del rapporto
MODALITA’ DI ENTRATA SUI MERCATI ESTERI Export indiretto: i buyer • Soggetto indipendente che rappresenta imprese estere interessate a comprare prodotti di un paese • Le catene di distribuzione (retail e wholesale) e i gruppi di acquisto fanno affidamento sui buyer • Operano in nome proprio ma per conto di acquirenti esteri • Generalmente specialisti di linee di prodotto • Sono pagati a provvigione sul valore della merce esportata
MODALITA’ DI ENTRATA SUI MERCATI ESTERI L’agente (o commissionario) di acquisto (export buying agent) • Agisce per conto di un committente (imprese industriali o commerciali per le quali acquista rispettivamente materie prime o prodotti), in nome proprio. Opera «a mano vincolata» quando deve attenersi alle indicazioni ricevute (qualità, quantità, prezzi, tempi), ovvero può operare «al meglio» o «a mano libera». Talvolta possono essere proprio uffici acquisti di grandi imprese di questo tipo. • In genere sono specializzati per tipologie produttive. • Ricevono una provvigione dal committente. • Possono avere rapporti stabili o continuativi con i clienti esteri, meno frequenti con i fornitori (esportatori).
MODALITA’ DI ENTRATA SUI MERCATI ESTERI Le trading company • Imprese indipendenti o società di grandi holding multinazionali diversificate create per esportare i prodotti propri o di terzi (economie di scopo). • Acquistano e rivendono merce e offrono tutti i servizi accessori. • Possono essere del paese dell’esportatore o avervi una sussidiaria. • Esempi: Mitsubishi Corporation, Mitsui & Co., C. Itoh & Co., Marubeni Corporation, Sumitomo Corporation, Nissho Iwai Co., Toyomenka Kaisha, ecc.
MODALITA’ DI ENTRATA SUI MERCATI ESTERI Il consorzio all’esportazione • Aggregazione di imprese con lo scopo di promuovere e vendere sui mercati esteri. • Forma di esportazione indiretta “sui generis”, nel senso che si avvicina alla forma dell’esportazione diretta nella misura in cui è un soggetto terzo, ma partecipato dalle imprese esportatrici. • Mira a superare i limiti della piccola dimensione. SPAZIO PER LOGO ATENEO togliere questo testo
MODALITA’ DI ENTRATA SUI MERCATI ESTERI Il favore del legislatore verso il consorzio • Disciplinato dal c.c. (art. 2602-2615) e da varie leggi speciali (377/1976 ss. fino alla 134/2012) è stato a lungo considerate dal legislatore una modalità per favorire le esportazioni delle pmi. • In quanto tale è stato oggetto di agevolazioni varie. Anche nella forma della società consortile o della cooperativa • Oggi è “superato” in questa prospettiva dal contratto di rete, che in larga parte lo ricalca. • Esistono anche forme associative dei consorzi, v. Federexport, che ne raggruppa molti. SPAZIO PER LOGO ATENEO togliere questo testo
MODALITA’ DI ENTRATA SUI MERCATI ESTERI Classificazione gestionale dei consorzi • Territoriale • Merceologico • Di settore • Di filiera • Intersettoriale Rari, più spesso realizzati attraverso il contratto di rete • In base agli obiettivi • In base al rapporto con le imprese aderenti SPAZIO PER LOGO ATENEO togliere questo testo
MODALITA’ DI ENTRATA SUI MERCATI ESTERI Obiettivi dei consorzi • Promuovere i prodotti sul mercato estero (consorzio promozionale) • Negoziare e vendere i prodotti sul mercato estero In nome e per conto degli associate (provvigione) In nome e per conto proprio, anche con un marchio ad hoc (margine) • RIDURRE I COSTI OPERATIVI E POTENZIARE LA FORZA DI MERCATO DEGLI ASSOCIATI SPAZIO PER LOGO ATENEO togliere questo testo
MODALITA’ DI ENTRATA SUI MERCATI ESTERI Servizi erogati dai consorzi • Servizi di base per le esportazioni Interpretariato, traduzioni, assitenza fiscal, doganale, valutaria, ecc.) Servizi vari di consulenza fino alla gestione di basi all’estero • Attività di lobbying • Servizi promozionali Fiere, missioni economiche, azioni pubblicitarie ricerche di mercato, segnalazione e monitoraggio di gare, ecc. • Attività di commercializzazione • Servizi vari Allestimento di showroom, esposizioni permanenti, acquisiti collettivi Negozi Specialty in comune SPAZIO PER LOGO ATENEO togliere questo testo
MODALITA’ DI ENTRATA SUI MERCATI ESTERI Criticità dei consorzi • Omogeneità degli associati • Dimensione della base associative • Compatibilità dei bisogni e degli obiettivi dei partner • Impegno e partecipazione degli associati • Pricing • Definizione della gamma dei prodotti trattati • Squilibri negli ordini di acquisto ricevuti • SPIRITO INDIVIDUALE VS. COLLABORATIVO SPAZIO PER LOGO ATENEO togliere questo testo
MODALITA’ DI ENTRATA SUI MERCATI ESTERI La vendita «diretta» al cliente estero: tre possibili destinatari al cliente finale all’importatore al distributore (business o consumer) SPAZIO PER LOGO ATENEO togliere questo testo
MODALITA’ DI ENTRATA SUI MERCATI ESTERI Tre modalità di esportazione diretta al cliente estero (da gestire anche in modo complementare) Transazione Costituzione di una rete di L’istituzione di un’unità internazionale diretta con vendita locale organizzativa i clienti esteri • Grandi gruppi • Venditori dipendenti • Consociata, sussidiaria, commerciali (traveling salesperson) affiliata, con funzioni di • Commercio elettronico • Venditori autonomi importazione e/o [RINVIO] (agenti / rappresentanti) distribuzione/assistenza con o senza deposito • Filiali (branch), uffici di rappresentanza SPAZIO PER LOGO ATENEO togliere questo testo
SENZA INTERMEDIARI •Transazione diretta con i clienti esteri (importatori, distributori, utilizzatori, consumatori) •RISCHIO •Costituzione di una forza di vendita locale (venditori dipendenti o agenti di vendita) •Costituzione di un’ unità organizzativa (consociata o filiale/ufficio di rappresentanza) •CONTROLLO •Accordi commerciali (alleanze commerciali, franchising, piggy back) •IMPEGNO CON INTERMEDIARI •Export Management Company •COSTO •Consulenti (costi fissi •Commissionari, Agenti di vendita, Agenti di acquisto (export buying agent) vs. variabili) •Trading company •Società di esportazione (export merchants), •Consorzi per l’internazionalizzazione (consorzi promozionali e/o di vendita) 50
COME ORGANIZZARSI PER ESPORTARE SOLUZIONI INTERNE E ESTERNE
LE SOLUZIONI INTERNE Junior export manager Export manager Export manager + export manager assistant Ufficio export • Rete interna dei venditori o ufficio di rappresentanza o rete diretta con punti vendita di proprietà (sistemi verticali di marketing) o sussidiaria commerciale Divisione estera
LE SOLUZIONI ESTERNE I consulenti Assistenza e consulenza per l’organizzazione e la gestione delle attività internazionali e/ o I temporary export manager
I TEMPORARY EXPORT MANAGER Operano per un certo numero di produttori che hanno un’offerta integrabile e non competitiva, svolgendo attività di ricerca di mercati e clienti, negoziazione-contrattazione, logistica, supporto amministrativo. Operano in nome e per conto dell’esportatore, sottoponendo alla sua approvazione il loro operato, e spesso ne utilizzano account, carta intestata, ecc. ponendosi come suo ufficio commerciale. Soluzione particolarmente adatta per imprese di piccola dimensione e poca esperienza estera. Conoscenza di mercato e relazioni Vantaggi della complementarità e dell’integrazione Ripartizione del costo tra i produttori Possibile conservazione dei vantaggi conseguiti, anche dopo la chiusura del rapporto
GRAZIE RICCARDO RESCINITI Ordinario di Management e marketing internazionale resciniti@unisannio.it
Il mercato mondiale delle bevande biologiche è in continua espansione • Nel 2015 il valore complessivo delle vendite delle bevande bio ha raggiunto i 3.813 milioni di dollari (+ 17,8% rispetto al 2010). • Gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato per valore delle vendite, con 1.148 milioni di dollari (il 30% circa delle vendite totali). • La Germania è il secondo mercato con quasi 586 milioni di dollari. • Il Canada è il terzo mercato con circa 347 milioni di dollari. • La Francia è il quarto mercato con 339 milioni di dollari. • Nel complesso, è atteso un tasso annuo di crescita a prezzi costanti (2015) nel periodo 2015-2020 superiore al 4,1%. • Si stima che il valore delle vendite aumenterà (a prezzi 2015) di oltre 853 milioni di dollari nel 2020. Fonte: Euromonitor SPAZIO PER LOGO ATENEO togliere questo testo
ALCUNI DATI SUL MERCATO MONDIALE DEL BIOLOGICO Il mercato mondiale delle conserve – fagioli, frutta, pomodoro e verdura – registra, nel periodo 2010/2015, andamenti negativi per quanto riguarda il valore totale delle vendite, che diminuisce da 31.442 milioni di Dollari nel 2010 a 31.399 milioni di Dollari nel 2015 (-0,1%). Si rileva, d’altra parte, un aumento dei volumi totali di vendita da 15.894mila tonnellate a 16.082mila tonnellate (+1,2%). Fonte: Euromonitor
IL VALORE DELLE VENDITE DI CONSERVE – FAGIOLI, FRUTTA, POMODORO E VERDURA – NEL MONDO (milioni di Dollari, 2010-2015. Ufficio Studi e Ricerche Confcooperative su dati Euromonitor SPAZIO FOTO GRAFICO
IL MERCATO DELLE CONSERVE DI FAGIOLI, FRUTTA E VERDURA NEGLI STATI UNITI … Il mercato statunitense delle conserve (fagioli, frutta, pomodoro e verdure), nel periodo di riferimento 2010/2015, mostra, complessivamente, un trend sostanzialmente negativo. Dal 2010 al 2015 il volume totale delle vendite delle conserve è diminuito da 3.408mila a 3.238mila tonnellate (-5%) mentre i valori totali di vendita è calato da 7.995 a 7.811 Fig. 2 – volume di vendita negli Stati Uniti milioni di Dollari (-2,3%)
ALCUNI DATI SUL MERCATO DELLE CONSERVE DI FAGIOLI, FRUTTA E VERDURA IN BRASILE… Il mercato delle conserve (fagioli, frutta, pomodoro e verdure) è assolutamente rilevante in Brasile. Basti pensare che nel 2015 le conserve hanno contato per circa l’82% del totale dei prodotti lavorati di frutta e verdura. Nel periodo di riferimento 2010/2015 i volumi totali di vendita sono aumentati da 311mila tonnellate a 369mila tonnellate (+18,8%); il valore totale delle vendite, invece, ha registrato una crescita da 2.870 milioni di Real a 4.145 milioni di real (+44,4%). Fonte: Euromonitor
ALCUNI DATI SUL MERCATO DELLE CONSERVE DI FAGIOLI, FRUTTA E VERDURA IN BRASILE I VOLUMI DELLE VENDITE DELLE CONSERVE – FAGIOLI, FRUTTA, POMODORO E VERDURA – IN BRASILE (migliaia di tonnellate, 2010- 2015. Elaborazioni: Ufficio Studi e Ricerche Fondosviluppo - Confcooperative su dati Euromonitor) Fig. 3 – volume di vendita in Brasile
ALCUNI DATI SUL MERCATO DELLE CONSERVE DI FAGIOLI, FRUTTA E VERDURA IN BRASILE Le prospettive di medio termine (2015/2020) vedono i volumi totali di vendita e il valore totale delle vendite proseguire con andamenti positivi, anche se la crescita rallenterà a causa di fattori quali la maturità della categoria, le difficoltà economiche affrontate dal paese e la crescente concorrenza da parte dei prodotti surgelati, questi ultimi sempre più percepiti come superiori in termini di qualità e valori nutrizionali rispetto alle conserve. In particolare, nel prossimo quinquennio i volumi totali di vendita delle conserve di fagioli rimarranno stabili a 0,09mila tonnellate, mentre il valore totale delle vendite aumenterà da 2,55 a 2,81 milioni di Real (+10,2%). Le conserve di frutta vedranno aumentare sia i volumi di vendita sia il valore delle vendite rispettivamente da 32,94mila tonnellate a 34,76mila tonnellate (+5,5%) e da 777 milioni di Real a 860 milioni di Real (+10,7%). Le conserve di pomodoro, al contrario, registreranno un calo nei volumi da 5,91mila tonnellate a 5,64mila tonnellate (4,6%) mentre il valore resterà sostanzialmente stabile, crescendo da 70,32 milioni di Real a 70,44 milioni di Real (+0,2%). Le conserve di verdura, infine, registreranno aumenti sia nei volumi che nel valore, rispettivamente da 330 a 369 migliaia di tonnellate (+11,7%) e da 3.295 a 3.811 milioni di Real (+15,7%). Fonte: Euromonitor
QUALI PRODOTTI INTERNAZIONALIZZARE? Le imprese che hanno consultato l’Esperto Online”di Worldpass hanno richiesto prevalentemente informazioni per i prodotti enogastronomici tipici del Made in Italy. Infatti, tra i primi 10 prodotti nella graduatoria dei quesiti estrapolati dalla Banca Dati, il vino risulta al primo posto confermando di essere il prodotto trainante del nostro export, seguito da ortofrutta e conserve, olio di oliva, formaggi e latticini, dolci e prodotti da forno, ecc. Accanto alle tipicità enogastronomiche più note, l’analisi dei quesiti ha rilevato la necessità per le imprese di internazionalizzare anche prodotti di nicchia, quali: “pistilli di zafferano”, “suino nero” ecc. Infatti, alcune richieste sono pervenute da imprenditori agricoli siciliani che hanno investito in idee creative come la coltivazione di lumache per ricavarne “caviale di lumaca”. In ogni caso, appare evidente che gli utenti del portale sono interessati ad individuare nuove destinazioni per le produzioni Fig. 4 – Ripartizione dei quesiti di Worldpass per PRODOTTO tradizionali e/o creare prospettive internazionale per colture e (anni 2015/17) valori assoluti. altri prodotti meno diffusi e convenzionali Fonte: Elaborazioni Si.Camera
VERSO QUALI MERCATI SI DIRIGE LA RICERCA DI NUOVE OPPORTUNITA’? Per quanto concerne i paesi obiettivo delle richieste inoltrate alla piattaforma Worldpass, il risultato, nel triennio in esame, conferma che il principale mercato di sbocco extracomunitario sono gli Stati Uniti e a seguire la Cina, due mercati ormai consolidati per i prodotti agroalimentari Made in Italy. Osservando il mercato interno (UE), che origina i 2/3 del fatturato agroalimentare all’estero, i paesi più richiesti sono soprattutto Germania, Regno Unito e Francia. Soltanto sporadiche richieste riguardano “nuovi” mercati, preferibilmente africani (per esempio Etiopia, Benin, Ghana) spostando così l’interesse dai paesi del Mediterraneo del sud e del Medio-oriente, per le note vicende legate alla sicurezza e all’instabilità politica, e che in passato hanno rappresentato i principali mercati Fig. 5 – Ripartizione dei quesiti di Worldpass per PAESE di sbocco delle PMI italiane (quali ad esempio Tunisia, OBIETTIVO (anni 2015/17) valori assoluti. Turchia e Libia). Fonte: Elaborazioni Si.Camera
VERSO QUALI MERCATI SI DIRIGE LA RICERCA DI NUOVE OPPORTUNITA’? In generale, nell’ultimo triennio le imprese italiane hanno consolidato sempre di più le attività di import/export da e verso gli altri paesi UE, probabilmente per contenere i costi e non doversi sobbarcare ulteriori spese necessarie per esportare i propri prodotti nei mercati extra-UE (per esempio, i costi per l’adeguamento alle norme dell’etichettatura, per le certificazioni, per il trasporto verso mete più distanti, per le spese documentali, e per la ricerca di partner).Tuttavia da un recente studio dell’Ismea sulla competitività delle imprese italiane all’estero Ismea (RRN “Le esportazioni del settore agroalimentare italiano: competitività e mercati potenziali”, 2018.), emerge che i mercati di maggiore interesse e con maggiore potenziale per le esportazioni Made in Italy sono proprio quelli extra-UE, oggettivamente più difficili da affrontare, sia per la distanza che per la carenza di informazioni sulle regole da seguire e la documentazione da produrre per esportare e commercializzare i prodotti agroalimentari di interesse. [segue]
VERSO QUALI MERCATI SI DIRIGE LA RICERCA DI NUOVE OPPORTUNITA’? Rispetto all’attuale geografia dell’export dei prodotti biologici indagati, si registrano in prospettiva alcuni segnali di cambiamento. Nel consolidare il processo di internazionalizzazione intrapreso, infatti, i programmi degli imprenditori sono quelli di un’espansione futura delle vendite in Asia e in particolare in estremo oriente (Cina e Giappone) espansione che fa comunque seguito ad un ulteriore allargamento del mercato europeo. Tra le altre mete extra-europee si segnala anche il medio oriente (per il vino), non presente nella situazione attuale. Nella grande maggioranza dei casi (oltre l’80%), le imprese del campione contraddistinguono i prodotti biologici esportati utilizzando il proprio marchio, a cui segue il marchio Fig. 6 –Destinazione geografica del prodotto biologico venduto del distributore estero in 15 casi su 100. Fonte: CREA 2015 all’estero (%)
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