Giovani scienziati scrittori raccontano - a.s. 2019/2020 Scuola Secondaria di primo grado Oscar Levi - Chieri (To) - Istituto Comprensivo ...
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Giovani scienziati scrittori raccontano a.s. 2019/2020 Scuola Secondaria di primo grado Oscar Levi – Chieri (To) 1
INDICE PREFAZIONE pag. 3 PARTE I pag. 4 Le storia di Carlo, il carbonio PARTE II pag. 29 Le lettere di Nando e Claudio PARTE III pag. 63 L’amicizia di Simone e Monica GLI AUTORI pag. 73 2
PREFAZIONE Siamo un gruppo di studenti che a scuola abbiamo avuto la fortuna di incontrare la Chimica. La conoscenza delle proprietà degli elementi, le loro caratteristiche e le loro mille applicazioni ci hanno affascinato e hanno fatto correre la nostra fantasia. Ci siamo immaginati storie con protagonisti speciali, che affrontano avventure uniche. Sfidiamo il lettore a trovare tutti gli indizi che abbiamo lasciato. Attenti, la chimica è in agguato dietro ad ogni parola! Cosa sarà quel lungo scivolo? E la ventostrada? E perché quei nomi d’altri tempi come Osvaldo, Irma, Calimero, Glauco o Orietta? Ci sono racconti dalle tinte un po’ fosche, ma anche storie dolci come fiabe, dal sapore antico dei miti, pezzi di autobiografie immaginarie o avventure intricate e complesse. Ce n’è per tutti i gusti! Buona lettura! I giovani scienziati scrittori 3
Carlo il carbonio Anche oggi devo fare lo stesso giro, su e giù. Sono stanco devo mangiare qualcosa. Consumo la mia colazione in compagnia degli alberi, che sono tutti miei amici e mangiamo sempre la stessa cosa: le merendine Fotosintesi, della magica azienda Clorifilliana. Questa è la mia colazione. Avrei sonno e fa tanto freddo, sia in cielo sia in terra, ma devo aiutare tante persone, in tutto il mondo, perché sono Carlo il carbonio. Oggi devo volare per aiutare la mia amica Aurora, cioè il mio albero preferito. Un viaggio non molto lungo, ma che mi piace sempre fare. Amo la natura e gli animali perché è grazie a loro che posso aiutare le persone e gli alberi. Di sera di solito mi sposto vicino alla Francia, perché c'è la Tour-Eiffel e il museo del Louvre, perché la notte sono sempre illuminate! Ogni giorno, quando il cielo è azzurro oppure ci sono le nuvole, lavoro senza problemi. Mi piace sempre farlo perché è come se mi buttassi tra lo zucchero filato! Non mi piace quando ci sono i temporali e qualche fulmine mi spaventa e smetto di lavorare, perché non ci riesco. Allora devo andare dal sole e dirgli di non andarsene, perché senza di me nessuno può fare nulla! Dall'alto non riesco a vedere le persone: solo i mari, le montagne e le città. Qualche volta, soprattutto quando è notte, mi capita di viaggiare e mi sento a mio agio, perché ci sono le stelle a farmi compagnia e c'è un grandissimo silenzio. Ho raggiunto la mia meta. E tutti gli alberi sono felici. Aspetto ancora un po' qui e poi ritorno a casa, dove mi aspetta un altro incredibile ciclo! 5
CARLO CARBONIO, UN RAGAZZO PIENO DI IMPEGNI É FINITA COSÍ, DENTRO UN ASCENSORE. SONO NATO IN MONTAGNA IN UN PAESINO DEL FRIULI VENEZIA GIULIA. GIÀ DA PICCOLO MI FACEVO MOLTI AMICI, MA I PRIMI IN ASSOLUTO FURONO OSCAR E OSVALDO, I GEMELLI OSSIGENO. DA QUEL GIORNO IO E LORO SIAMO STATI SEMPRE INSIEME. UNA VOLTA ABBIAMO VISTO UN CASTAGNO ENORME SOPRA UNA COLLINETTA ISOLATA IN UNA ZONA PIANEGGIANTE. IO E I MIEI AMICHETTI LO ABBIAMO CHIAMATO ‘CAMPO BASE’ E LO SCALAVAMO IN OGNI STAGIONE, VEDENDO LE FOGLIE CHE DIVENTAVANO GIALLE E POI CADEVANO. LE FOGLIE MI SPINGEVANO FUORI CON L’ARIA DI NOTTE E DI GIORNO INVECE ATTIRAVANO I GEMELLI OSSIGENO. ERA MOLTO DIVERTENTE GIOCARE CON LE FOGLIE E COMBINARE UN BEL COMPOSTO CON I MIEI CARI AMICI. UN’ALTERNATIVA ERA GIOCARE SULLA PUNTA DI UNA CIMINIERA DI UNA FABBRICA AI PIEDI DELLE MONTAGNE, SEMPRE CON I MIEI AMICI OSSIGENO. DA GRANDE HO COMINCIATO A GIRARE TUTTO IL MONDO NON POTEVO STARE FERMO, MA VERSO LA SOGLIA DEI 90 ANNI, IN UN HOTEL DI NOME DIAMANTE, MI SONO BLOCCATO IN ASCENSORE. E ORA COSA FACCIO? SONO BLOCCATO QUI DA UN’INTERA NOTTE, L' ASCENSORE É FRA DUE PIANI E LA PULSANTIERA SI É ROTTA. IL TELEFONO É IN CAMERA E IO NON SO COME FARE. PENSO CHE NON SOPRAVVIVERÓ... 6
La storia di Carlo, il carbonio, un ragazzo sempre stanco per i suoi mille impegni Non avrei mai immaginato che una volta nato non avrei mai dormito: il giorno, perché vado in giro, e nemmeno la notte. Io, Carlo il carbonio, non sto fermo un attimo: tra produrre energia per gli esseri viventi che mi assorbono e girovagare in mezzo alle linfe dell’albero, che mi ha “catturato”, non ho mai un attimo di pace e tranquillità. Un giorno, mentre da solo mi facevo trasportare da una foglia, sentii qualcuno che cantava in modo veramente stonato dall’altra parte dell’albero. Allora mi fermai bruscamente sbattendo il naso contro una coccinella che era tranquilla sulla corteccia e le dissi gentilmente: «Scusa!», ma quella volò via facendomi una pernacchia. Ancora incuriosito da quella voce che oramai era vicinissima, guardai dietro l’albero e vidi una molecola d’ossigeno che in quel momento aveva smesso di cantare e un’altra molecola d’ossigeno le urlò: «Ma la vuoi smettere con quella voce gracchiante, Osvalda? Vuoi richiamare il tuo ex Ilario Idrogeno? Così poi si riattacca anche a me e non rivoglio l’intervento di Roberto Radio per scollarci! Fai prima a stare zitta per sempre! » e l’altra ribatté: «Senti, fai prima a stare zitto tu! Sai che voglio attirare l’attenzione di qualcuno! È così noioso stare qui tutti i giorni solo con te, Oliver!» A quel punto decisi di fare un passo avanti e presentarmi, però poi pensai: «Se diventiamo amici, ma solo uno dei due vuole fare a braccetto con me, io non voglio essere una particella tossica!» Decisi che non avrei fatto a braccetto con nessuno se tutti e due non avessero accettato. Presi coraggio e dissi: «Ciao, io sono Carlo Carbonio. Vi ho sentito dire che vi sentite soli, così ho deciso di presentarmi.» Osvalda si alzò in piedi e mi disse: «Ciao Carlo, io sono Osvalda Ossigeno e lui è mio fratello, Oliver. Piacere di conoscerti.» Io sentii che stava per arrivare una fresca corrente di vento e invitai Osvalda e Oliver a girare un po’ con me, perché passeggiare di giorno vicino a un albero credo che sia un po’ pericoloso. I gemelli Ossigeno accettarono con entusiasmo. In volo ci mettemmo d’accordo per stare a braccetto, ma appena ci agganciammo un ragazzo ci respirò e nei suoi polmoni ci dividemmo e poi i globuli rossi presero i miei nuovi amici e io venni graziato e mischiandomi al glucosio, divenni una riserva di zucchero di una cellula, la stessa in cui vennero assorbiti Oliver e Osvalda. Felici di essere di nuovo insieme pensavamo che non ce ne saremmo mai andati via da lì. Appena dopo pochi giorni di “prigionia”, questo ragazzo decise di partecipare alla maratona della sua scuola. Questa informazione ci arrivò da un enzima che stava uscendo a prendere un po’ di sale. 7
Subito dopo gli enzimi ci fecero uscire e ci fecero infiltrare nelle pareti dei muscoli, fino a farci uscire dalla pelle sotto forma di scorie. Quella notte non chiusi occhio: Oliver russava, Osvalda cantava nel sonno e li sentivo anche se loro erano dentro l’albero in cui c’eravamo conosciuti e io ero fuori, espulso da quell’albero che la notte non voleva carbonio dentro di lui. Il giorno dopo quella notte in cui io rimasi insonne, io non so come, ma trovai un fascino irresistibile negli occhi di Osvalda, che mi incantò finché lei non chiamò il fratello: «Oliver! Se non ti muovi io e Carlo partiamo e tu rimani qua! Ma ti vuoi alzare?» Lui uscì subito dall’albero e disse: « Ci sono! Non partite senza di me!» «E chi pare senza di te?» scherzai. Passai tutto il giorno vicino a Osvalda a osservarla in ogni suo singolo e minuscolo movimento. Scese la notte e Oliver si era già addormentato sotto il dolce profumo di un cespuglio di fragole, e io e Osvalda lo guardavamo ridacchiando un po’; ci avvicinammo a un precipizio là vicino e ci sedemmo. Osvalda ruppe quel silenzio imbarazzante dicendo: «Sei un ottimo amico Carlo, vorrei che non te ne andassi mai.» «Se non fosse un disturbo, non me ne andrei mai!» «Ma non sei un disturbo, niente affatto.» Ma prima che Osvalda potesse aggiungere qualcos’altro le labbra di Carlo si posarono sulle sue e tutto esplose in un vortice di emozioni e colori. La mattina seguente ne avevano parlato in privato e tutto si risolse nel modo più tradizionale: il fidanzamento. Al suo risveglio lo comunicarono a Oliver che, diciamo, se lo aspettava. Gli anni passarono e, ormai maggiorenni, decidemmo di sposarci. Al matrimonio fu tutto perfetto: e con questa unione il finale della mia storia è “e furono tutti felici e contenti”. 8
LA STORIA DI CARLO, IL CARBONIO, UN RAGAZZO SEMPRE STANCO PER I SUOI MILLE IMPEGNI Milioni di anni fa, mio padre Dedalo Diamante e mia madre Carbonara Carbone si incontrarono a mille metri sotto terra e per loro fu amore a prima vista. Dopo alcuni secoli i miei genitori avevano perso la speranza di avere un figlio, quando alcune molecole di carbonio entrarono nella Terra e si solidificarono in Carlo Carbonio, cioè io. Ogni volta che mi sveglio i miei genitori mi fanno arrabbiare, così brucio e esco per incontrare i miei amici Oscar e Osvaldo sotto forma di anidride carbonica. Io e i miei genitori viviamo ai piedi di una possente quercia, mentre la famiglia Ossigeno di Oscar e Osvaldo vive in cima. Quando vogliamo incontrarci l’appuntamento è ai primi rami della quercia, circa a metà della sua altezza. Solitamente ci divertiamo a giocare con il processo della fotosintesi clorofilliana: “Vado prima io!” “No io!”. Quando Oscar e Osvaldo litigano intervengo io, che, modestamente, sono un campione a risolvere questi litigi: “Va bene ragazzi, visto che non sapete decidervi vado prima io.” “Uffa, ma vai sempre tu!” “Quando smetterete di litigare la storia sarà diversa”. Ci diamo la mano e quando arriva un raggio di sole, mi butto nella foglia con Oscar e Osvaldo che gridano dietro le mie spalle. “Wow, ogni foglia è diversa!”, restando a bocca aperta facciamo il giro turistico della foglia e poi ne usciamo contenti. Spesso i miei genitori mi chiamano: “Vieni giù Carlo” “Porta anche Oscar e Osvaldo”. A volte dimentico di avere un esame e, per quanto io venga richiamato, non me lo ricordo. “Oggi c’è l’esame!!!” “Hai indovinato: dovete percorrere l’albero e viaggiare fino in città”. Mi stupisco di fronte a tutte le molecole presenti nell’albero, peggio che nelle ventostrade! Dopo aver girovagato nell’albero usciamo con la mascella quasi slogata dallo stupore e ci avviamo in città. 9
Sono tantissime le molecole di CO₂! Io, Oscar e Osvaldo guardiamo i nostri coetanei e quando un elemento di ferro ci viene addosso, lo schiviamo e ogni tanto ci schiantiamo contro un muro di mattoni. Quando osserviamo il sole e ci rendiamo conto che si sta facendo tardi, rientriamo. Arrivati all’albero è quasi buio e, dopo aver salutato i miei amici, mi lascio scivolare sul tronco, facendo attenzione alle foglie che mi vogliono acchiappare, torno a casa dai miei genitori in forma solida e mi addormento in un lungo sonno profondo e ristoratore. L’indomani sono pronto ad affrontare nuove avventure. 10
La storia di Carlo, un ragazzo sempre stanco per i suoi mille impegni Una mattina di settembre, come sempre, Carlo Carbonio andò a scuola con i suoi migliori amici e gemelli Oliver e Oscar Ossigeno. Una volta arrivati a scuola la professoressa di scienze, la signora Clorofilla, li accolse con una verifica a sorpresa: dovevano creare delle sostanze nutritive. Carlo superò con successo la verifica; soprattutto perché il giorno prima Raggio Solare, un suo amico, lo aveva aiutato a studiare. Finita la scuola Carlo dovette salutare Oliver e Oscar per andare a fare un pranzo con tutta la famiglia: al pranzo c’erano suo zio Coke Carbonio che lavorava in fabbrica e si occupava di mantenere la combustione per poter fondere l’acciaio e la zia Graffite Carbonio, una scienziata che conduceva esperimenti sulla graffite. Dopo qualche ora Carlo e la sua famiglia tornarono a casa; dove Carlo dovette mettersi a fare i compiti per il giorno seguente e infine andare a dormire, l’unico momento in cui può fuggire da tutti i suoi doveri. 11
La Storia di Carlo, il Carbonio, un ragazzo sempre stanco per i suoi mille impegni È sempre colpa di Mercoledì Mercurio, quando qualcosa non va, c’è sempre il suo zampino. Nella mia vita piena di impegni lui cerca sempre di intralciare i miei piani! Tutto iniziò sedici anni fa quando i miei genitori decisero di fare una passeggiata in montagna. Io ero ancora nel grembo di mia mamma che in quel momento era sdraiata in un grande campo verde. Io dall’interno della pancia avvertii subito la presenza di un ambiente naturale fantastico al di fuori del corpo di mia madre e lì presi la prima decisione: sarei nato in quel campo e sarei vissuto in quell’ambiente meraviglioso per tutta la mia vita. Io nacqui il giorno stesso nella famiglia Carbonio e i miei genitori; papà Carmelo e mamma Carolina, decisero di chiamarmi Carlo. Con il passare degli anni ebbi la possibilità di capire chi fossi e che ruolo avessi in natura. Per me ora è tutto più chiaro: mi chiamo Carlo Carbonio, sono un elemento della tavola periodica e appartengo al gruppo dei non metalli. Io sono quasi indispensabile per l’equilibrio del pianeta. Ho un sacco di compiti da svolgere nella mia vita, il mio ciclo. Ad esempio senza di me gli alberi non potrebbero compiere la fotosintesi clorofilliana. Questo è solo uno dei molteplici lavori da compiere. Essi, però, non vengono mai realizzati solo ed esclusivamente da me, ma mi faccio sempre aiutare da alcuni dei miei compagni. Ad esempio per attivare la fotosintesi nelle piante, mi lego, attraverso un legame covalente, con una molecola di Agata Acqua, una molecola di Anita Anidride Carbonica la mia più grande ammiratrice e uno di miei migliori amici Gabriele Glucosio. Insieme formiamo un legame chimico che avvia questo processo. La mia vita è piena di questa tipologia di lavori e, incontrando ripetutamente altri elementi con cui collaborare, abbiamo formato un nostro gruppo di amici chiamato “Aria”. A molti dei componenti di questo team sono affezionato come Angelo Azoto oppure Alberto Argon o ancora Enrico Elio. I miei migliori amici in assoluto però sono i due gemelli Osvaldo e Oscar Ossigeno. Con loro lavoro frequentemente e produco molecole di CO2. Questa molecola è in grado di creare la combustione. Io, inoltre, ho la possibilità di essere assorbito da ogni essere vivente. All’interno di ognuno di essi mi fondo con Gabriele Glucosio e generiamo una forma di energia che può essere utilizzata o meno. Purtroppo, però, pur avendo tanti amici, ho anche qualche nemico. 12
Uno dei miei più grandi rivali è Mercoledì Mercurio. Lui mi invidia tantissimo e cerca sempre di rovinare i rapporti che ci sono tra me e i miei compagni, soprattutto quello con Anita Anidride Carbonica. L’ultima volta ho litigato con lui perché voleva a tutti i costi prendere il mio posto durante l’avviamento della fotosintesi clorofilliana per stare vicino ad Anita. Ovviamente ciò non era possibile, perché io e Mercoledì siamo diversi. Il nostro numero atomico è differente e lui non ha le mie stesse proprietà o capacità e viceversa. Penso che Mercoledì fosse consapevole di questa differenza, ma nonostante ciò raccontò ad Anita un sacco di cattiverie su di me e lei ci credette. L’altro giorno è arrivata da me piangendo e tra un singhiozzo e l’altro mi ha sibilato: “Mi hai veramente delusa!”. Io ho provato a spiegarle cosa era accaduto, ma lei non mi ha voluto ascoltare. Tanto troverò sicuramente il modo per fargliela pagare a quello sciocco di Mercoledì! Ne sono certo! Devo solo trovare un po’ di tempo nella vita mia vita super impegnata … 13
LA STORIA DI CARLO, IL CARBONIO, UN RAGAZZO SEMPRE STANCO PER I SUOI MILLE IMPEGNI Era un venerdì mattina come tutti gli altri e i nostri vicini, gli Idrogeno, stavano litigando. Ci ero ormai abituato, tutti i giorni alla stessa ora, c’era mamma Irma Idrogeno che gridava contro la figlia Irene. Io allora sono uscito con i miei amici Oliver e Omar Ossigeno per andare a scuola. Noi eravamo tre amici inseparabili, stavamo sempre insieme e ci prendevamo l’uno cura dell’altro. Noi non abitavamo lontano dalla scuola, nemmeno gli Ossigeno, perché abitavano a qualche minuto da noi, infatti noi ragazzi passavamo tutti i giorni insieme. A me loro piacevano perché erano due ragazzi comprensivi nei miei confronti ed erano anche grandi amici a cui potevo dire qualsiasi pensiero o segreto, tanto loro non avrebbero svelato mai niente. La nostra scuola era grandissima, ma soprattutto alta. Era altissima. L’ingresso era ovviamente nella parte più bassa della scuola, mentre le nostre aule si trovavano agli ultimi piani, infatti noi studenti dovevamo fare sempre molte scale per raggiungerle. Noi avevamo un compito aggiuntivo molto importante da svolgere, la cura delle piante nel corridoio. Quando finivano le ore di scuola, io tornavo a casa stanco, non ce la facevo più, riuscivo a mala pena a mangiare e subito dopo mi addormentavo in un sonno profondo. Dopo qualche ora arrivavano Oliver e Omar che mi supplicavano di andare al parco con loro. Quel giorno, prima di raggiungere il parco, che era a mezz’ora dalla scuola, ci siamo fatti una corsetta nella cantina del condominio dove avevano appena tinteggiato tutti i muri di marrone ed era pieno di insetti tipo bruchi e vermi. Ci siamo divertiti tantissimo, facevamo le gare e io ero il più veloce, ma loro non si arrabbiavano se vincevo sempre io. Dopo la corsetta siamo andati al parco come previsto. Al parco c’era uno scivolo chiuso, molto lungo e buio che finiva in una piscina di palline, da cui poi partiva un lunghissimo percorso che ti faceva uscire dal parco. C’erano anche due tappeti elastici un po’ spugnosi e rosa, erano molto divertenti. Siamo usciti dal parco alle sei di pomeriggio e ha iniziato a piovere. “Che brutto!” “Avevamo molte altre attività in programma!” si sono lamentati in coro Oliver e Omar. Abbiamo cambiato programma e abbiamo deciso di fare ancora un gioco e poi saremmo tornati ognuno nella propria casa. Siamo andati ai simulatori in un bar lì vicino perché aveva dei videogiochi veramente strani. Abbiamo deciso di provarne uno dove sembrava che dei microrganismi decompositori ti attaccassero. Dopo qualche partita siamo tornati a casa. Ero bagnato dalla testa ai piedi e appena sono entrato in casa mia sorella Camilla Carbonio mi ha dato una coperta calda, in cui mi sono avvolto, poi mi ha chiesto: “Gradisci del tè?”, ma siccome 14
ero molto stanco, dati tutti i giochi fatti con i miei amici Oliver e Omar, ho deciso di andare a letto senza cena anche se avevo molta fame. Per fortuna la famiglia Idrogeno aveva finito di litigare e di gridarsi contro, così ho potuto addormentarmi tranquillo e sereno. 15
Carlo e la sua vita Un giorno Carlo si trovava sotto un albero e mentre guardava su internet il ciclo del carbonio arrivarono Oliver e Ortone. Iniziarono a fare amicizia e scoprirono che andavano nella stessa scuola, che era molto pulita e bella, rossa e gialla, con aule spaziose. Stando molto insieme Carlo, Oliver e Ortone si divertivano e insieme facevano scherzi e battute leggere. Incontrarono Alessandro Concu che era timido e aveva qualche fissazione e si faceva vedere solo quando c’erano persone con il nome che iniziava con O o con C. Carlo, Oliver e Ortone stavano sempre uniti e infatti Alessandro si è avvicinato. Loro andavano molto d’accordo e trascorrevano insieme tutte le giornate: andavano al ristorante, al negozio, alla farmacia, insomma, erano sempre in giro. Alessandro Concu andava sempre con loro, perché essi facevano in modo di non isolarlo. Passando troppo tempo insieme, però, finirono per risultare antipatici e nessuno voleva stare più con loro. Quindi decisero di essere più indipendenti. Alessandro Concu, un po’ offeso, corse via. Non si fece più vedere e Carlo, Oliver e Ortone non riuscivano più a parlare con nessuno, perché stavano tutti lontani da loro. L’unico ad essere trattato come loro era Osvaldo Ferrico che era stato escluso, come loro, per lo stesso motivo. Un giorno di nascosto, si incontrarono Carlo, Oliver, Ortone e Osvaldo e Alessandro Concu tornò. Loro erano felici, ma allo stesso tempo preoccupati per la reazione dei compagni a scuola, così decisero di riunirli tutti in una cantina. Quel posto era molto freddo e buio, puzzava di muschio ed era macabro. Nonostante questo tutti scesero in cantina. Dissero che se si fossero uniti tutti avrebbero avuto più amici e non ci sarebbero stati più pettegolezzi su quelli esclusi. Tutti pensarono che fosse una buona idea, si unirono, divennero tutti amici e decisero che ogni loro gruppo era ben accetto. 16
CARLO IL CARBONIO Ho un fratello di nome Canny, con cui non vado d’accordo, vado al liceo e faccio molti lavori. I miei genitori si chiamano Carla e Calogero, solo che mio padre è in giro per lavoro e per questo faccio tanti lavori, per aiutare mia madre. Io vado a un liceo scientifico e sono il sesto studente più bravo della mia scuola, mio fratello ha due anni in meno di me e mi ha sempre odiato perché non lo lascio mai in pace, mi impiccio degli affari suoi. Una volta, dopo esser tornato a casa, ho visto che era seduto davanti al suo computer, ma non sapevo cosa stesse facendo. Era rimasto a casa per due o tre giorni consecutivi, i suoi voti peggioravano e la mamma non c’era, era a lavorare. In quel momento mi sono arrabbiato tanto e poi ho tirato un pugno sul tavolo. Da quel giorno mi sono fatto gli affari miei, Canny ha peggiorato fino a farsi bocciare. Dopo un po' di giorni ho scoperto che Canny lavorava da casa e aveva racimolato un bel po’ di soldi, per cui è stato perdonato, ma ha dovuto ripetere l’anno. Dopo due mesi nostro padre è tornato dal lavoro e abbiamo scoperto che non sarebbe mai più dovuto andare in viaggio per lavoro e io, Carlo, sono stato promosso e ho avuto tanti aumenti per i miei lavori, per cui ho lasciato alcuni lavori per non affaticarmi troppo. 17
Carlo Carbonio, il ragazzo con mille impegni Mi presento, sono Carlo il carbonio, e sono un elemento chimico della tavola periodica degli elementi e ho come simbolo C e come numero atomico 6. Sono un elemento non metallico, non mi sciolgo nei solventi, non ho un odore né un sapore. Sono il costituente fondamentale di tutti i composti organici, biologici e non; ricopro un ruolo importante nella vita degli organismi viventi e sono la base della chimica organica. Sono l’unico atomo presente in tutte le molecole organiche e ho l’attitudine a stabilire legami e a dare forma a strutture molecolari complesse. Dopo idrogeno, elio e ossigeno sono il quarto elemento più abbondante nell’universo (in termini di massa) e secondo, dopo l’ossigeno, nel corpo umano. Passo dall’ambiente fisico agli esseri viventi attraverso la fotosintesi clorofilliana, processo attraverso il quale le piante mi utilizzano sotto forma di anidride carbonica per produrre sostanze organiche. Sia i produttori sia i consumatori usano i miei composti organici sintetizzati dalle piante come fonte di energia, ossidandoli durante la respirazione cellulare e rilasciando anidride carbonica nell’atmosfera. Dal corpo di piante e animali ritorno nel mondo inorganico grazie a dei decompositori. Il mio ciclo vitale è inteso come l’interscambio dinamico tra la geosfera, l’idrosfera, la biosfera e l’atmosfera della Terra. Sin dagli inizi della Rivoluzione industriale, l’attività dell’uomo ha avuto un evidente impatto sul mio ciclo vitale, cambiandone alcune fasi e arrivando a rilasciarmi direttamente nell’atmosfera (emissioni di gas di scarico prodotti dalla combustione dei combustibili fossili). Gli esseri umani influenzano anche il mio ciclo vitale oceanico. Gli attuali cambiamenti climatici portano all’innalzamento delle temperature dell’oceano modificandone gli ecosistemi. Le piogge acide e il rilascio di agenti inquinanti nelle acque modificano la composizione chimica degli oceani. Tali cambiamenti possono avere effetti spaventosi sugli ecosistemi. 18
CARLO IL CARBONIO Sono proprio stufo! Sono stufo della mia vita sempre in movimento. Tutto ciò iniziò sedici anni fa', io nacqui. Sono nato in un modo strano. I miei genitori un giorno andarono a fare una gita in montagna. Mentre erano seduti vicino ad un albero mia madre toccò una roccia, ho percepito una sensazionale diversa, come se la natura mi appartenesse. Allora scalciai fortissimo per nascere, là in mezzo al verde. Poi mi portarono all'ospedale per fare dei controlli. Avevo due vicini di lettino che si chiamavano Oscar e Orazio, due fratelli gemelli. Tutti e due erano alti e magri. Avevano i capelli rossi e gli occhi neri carbone. Io e loro due ci siamo subito trovati molto bene insieme e ancora oggi infatti ci frequentiamo e quando è possibile ceniamo insieme. Ora andiamo anche a scuola insieme. Siamo davvero inseparabili! Molti miei amici mi definiscono nomade, perché a causa del lavoro dei miei genitori cambio spesso scuola, casa e città. Quest'anno ho già cambiato ben quattro scuole. La prima scuola è stata la ‘Mercurio’. Io amavo quella scuola, sia per i professori, sia per i compagni. La cosa che mi piaceva di più era quella che io e i miei compagni eravamo molto legati, per questo facevamo molti lavori a gruppo. I compagni con cui andavo più d'accordo si chiamano: Ida, Ivano, Isabella e Icaro. Erano tutti e quattro molto allegri e bizzarri. Mi divertivo molto a stare con loro. Il contrario è accaduto con Samuele, un ragazzo con cui non andavo molto d'accordo. Era alto, magro con gli occhi azzurri e i capelli chiari. Non andavamo molto d'accordo perché lui mi contraddiceva sempre. Ma penso lo facesse solo per invidia. Poi oltre ad essere uniti i professori erano comprensivi nei confronti di tutti. Ho amato molto quella scuola! Al contrario della successiva. Quella scuola era la ‘Radon’. Era un edificio molto alto e largo. All'esterno era davvero carino, perché era sempre decorato in base alla stagione. Invece all'interno era un obbrobrio! Penso di non essere mai stato in una scuola così! Le classi erano molto piccole e strette. Non riuscivamo a muoverci! Per non parlare dei bagni che erano pieni di insetti. Neppure i compagni erano da meno. Mi ricordo una volta che un mio compagno ha portato un accendino e si è messo a bruciare un po' di fogli di carta. Per sbaglio ha bruciato anche un angolo di libro che ha subito iniziato a prendere fuoco. Non vi dico il terrore che ho provato! Quel giorno ho cambiato di nuovo scuola. Sono andato in una scuola molto carina dove si faceva molto sport. C'era un mio compagno di nome Glauco che era super energico. Si muoveva e saltava sempre. Io e lui eravamo quelli più dinamici della classe. Infatti i professori dicevano che davamo energia alla classe. Questa scuola era strana, perché era molto bassa e stretta e aveva una forma arrotondata. Dopo questa sono andato in un'altra scuola dove tutt’ora studio. È una scuola tranquilla. Penso che sarà la mia scuola per un po', perché i miei genitori hanno trovato un lavoro con un contratto 19
valido per altri tre anni. In fondo sono felice che la mia vita si fermi e apprezzo non essere sempre in movimento, ma d'altro conto mi mancherà la mia vita bizzarra. 20
“La storia di Carlo, il carbonio, un ragazzo sempre stanco per i suoi mille impegni” Oh mamma! Dove mi trovo? Sto volando! E il mio corpo, solido e spigoloso, dov'è andato a finire? “Non capisco più nulla, intorno a me vedo solo grigio!”, rispondo a Claudia che appena sentite le mie urla prontamente si è accertata delle mie condizioni, o almeno penso di aver sentito la sua voce, ma non la vedo! Sento anche la voce grave di Ciro. “Tutto ciò è molto strano” penso tra me e me, “loro due sono le pietre più grandi di tutto il Vesuvio”. Chiedo loro cosa sia accaduto e mi spiegano: “Siamo tutti rotolati verso valle per il versante della montagna e...” Io interrompo il racconto: “Sì, questo lo so, ma cosa è successo per farci diventare gas? Ciro allora conclude: “Ok, siamo entrati in enormi contenitori che hanno iniziato lentamente a riscaldarsi ed il nostro povero Cristiano, che da sempre ci ha reso forti e resistenti, ha iniziato a svanire e dopo qualche minuto anche a noi è toccata la sua sorte”. A sentire quel racconto quasi tremo dalla paura. Intanto Ciro continua: “Siamo usciti attraverso un lungo tubo, ormai in questo stato. “Ed io dove mi trovavo?” chiedo a Claudia. E lei: “Tu, caro Carlo, dormivi come un sasso, quasi fa ridere sentirlo dire da un vecchio sasso, non ti sei accorto di nulla”. Fatico a crederci, ma non capisco perché dovrebbe mentirmi, quindi annuisco e lascio correre. Il vento inizia a farmi dondolare come fossi un'altalena del parco di Piazza Mazzini visibile dalla mia montagna. Incomincio così a rilassarmi, ma, tempo solo per pochi minuti, Claudia ci avvisa timorosa che forse Peligia e tutti i suoi seguaci incominceranno a cadere dal cielo. “Spero non succeda, perché qui non siamo neanche protetti dagli alberi, come invece eravamo sul vulcano e probabilmente moriremo tutti!” urla Ciro preoccupato. La previsione di Claudia non tarda ad avverarsi e alla fine di quell'assedio ci troviamo schiacciati dopo una quasi interminabile e spaventosa caduta. Siamo tutti bagnati, su una superficie bianca, morbidissima, sembrano sabbie mobili perché ci cattura al suo interno. Riusciamo a ricongiungerci 21
alla fine nell'unica parte libera da tutti quei fili candidi. Non abbiamo nemmeno il tempo di organizzarci che quello, rivelatosi una specie mai vista da nessuno di noi tre, ci inghiotte con una forte corrente che ci spinge giù per una lunga grotta, grossa, molta scivolosa. Noi ci divertiamo a lanciarci e a scivolare provando a risalirla, fino a quando con un altro colpo improvviso ci ritroviamo all'esterno e subito dopo notiamo che l'animale si accascia a terra ed io capisco che questo è successo solo a causa dei nostri giochi e mi sento in colpa. Quando usciamo riguardo verso l'alto ed il grigio è completamente sparito ed iniziamo nuovamente a volare liberi nel cielo. Decidiamo di provare per la prima volta a giocare a nascondino, quando perdo di vista Claudia e Ciro e penso, con le lacrime agli occhi: “Probabilmente il vento deve averli portati lontano, ora come farò senza di loro?”. Nel bel mezzo della mia disperazione mi raggiungono due piccoli esseri di color bianco/trasparente che prima non avevo mai visto e mi chiedo perplesso cosa siano e da dove vengono. Subito mi chiedono come mi sento cercando di tirarmi un po' su il morale e poi si presentano, si rivelano essere fratelli, si chiamano Osvaldo e Omero. Quindi chiedo loro dove ci troviamo e mi indicano il cartello situato proprio alle mie spalle sul quale leggo stupito “Parco Comunale di Piazza Mazzini”. Davvero non riesco a credere di trovarmi nel mio posto preferito, proprio nelle vicinanze del mio vecchio Vesuvio, dove sono venuto alla luce e cresciuto. Allora decido di salutare i miei due nuovi conoscenti dopo aver ascoltato tutte le loro protettive raccomandazioni per il viaggio e spicco il volo salendo molto in alto, riesco a scrutare in lontananza il vulcano e mi faccio trasportare dalla forte corrente d'aria, fino ad arrivare alle pendici del monte. Inizio così la mia scalata adagiato sul soffio del vento che mi trasporta fino quasi alla vetta della mia casa, quando improvvisamente smette, arrivano due piccole palline, quasi impercettibili ad occhio nudo, con una forma che mi ricorda molto Osvaldo ed Omar. Subito si presentano esclamando una dopo l'altra i propri nomi: Orietta e Olga. Nel contempo riescono a trascinarmi fino all'albero accanto a dove prima ero costretto a stare notte e giorno, tutti i giorni. A causa della mia forte stanchezza prendo immediatamente sonno, ma, mentre le mie palpebre 22
calano, noto che la pianta sta tentando di risucchiarmi mediante la foglia sulla quale siamo sdraiati. Una volta all'interno mi accorgo che solo le mie due nuove amiche riescono ad uscire, mentre io rimango bloccato; penso tra me e me: “Non ci posso credere, è successo un'altra volta! Mi hanno abbandonato anche loro!”. Inizio così la mia discesa attraverso il tronco di questo maledetto albero arrivando fino alle radici, attraverso le quali vengo rilasciato nel terreno dove subito incontro la mia peggior nemica, Peligia. Mi verrebbe tanto da prenderla in giro date le sue pessime condizioni, ma lascio perdere, non voglio offendere nessuno, in fondo dovrei essere solo contento, perché sono tornato finalmente a casa, anche se mi mancano Ciro e Claudia. Dopo qualche giorno inizio a stancarmi di questa vita, sempre più monotona, nulla da fare, non so nemmeno dove mi trovo. Ma tutto cambia quando in lontananza intravedo Cristiano e penso: “Non è possibile, anche lui è tornato qui, a casa!”. Appena ci avviciniamo un forte abbraccio ci unisce ed insieme ripercorriamo i vecchi momenti gioiosi trascorsi sulla cima di questa montagna. Sono davvero entusiasta e subito propongo a Cristiano di partire con me per cercare Ciro e Claudia. Così insieme iniziamo le interminabili ricerche ma, alla fine, accompagnati dalla foga e dalla felicità riusciamo a trovare i nostri vecchi amici e tutti insieme saltiamo di gioia. Nemmeno Ciro e Claudia credevano che un giorno ci saremmo rincontrati e tantomeno nella nostra vecchia casa. Ritrovo le tre persone che mi hanno aiutato nelle situazioni più complicate e per le quali ho provato e proverò per sempre un immenso affetto. 23
CARLO IL CARBONIO CIAO A TUTTI, SONO CARLO IL CARBONIO E MI TROVO IN UN CASCO DA MOTO CHE PURTROPPO É STATO DIMENTICATO IN GARAGE. IL MIO PADRONE FRANCESCO, TANTI ANNI FA QUANDO ERO PICCOLO (AVEVO CIRCA UN ANNO), MI PORTAVA IN GIRO CON LA SUA MOTO: AL PARCO, IN AUTOSTRADA, ADDIRITTURA IN CROCERA ED IO ERO MOLTO FELICE. USCIVAMO OGNI GIORNO, A VOLTE STAVAMO FUORI CON AMICI FINO A SERA. QUANDO TORNAVAMO A CASA LUI MI LASCIAVA IN GARAGE, APPOGGIANDOMI AL MANUBRIO DELLA MOTO. ERA UN GARAGE NORMALE, PULITO, ORDINATO E SI STAVA BENE. COSI’ SONO PASSATI GLI ANNI E COSI’ SONO DIVENTATO GRANDE. RICORDO CHE IL MIO PADRONE PARLAVA SEMPRE BENE DI ME: DICEVA CHE, ESSENDO IO FATTO DI CARBONIO, ERO LEGGERO MA RESISTENTE. UN BRUTTISSIMO GIORNO PERO’, POICHE’ STAVA PIOVENDO MOLTO E NON SI VEDEVA LA STRADA, LA MOTO FINI’ IN UNA GRANDE POZZANGHERA E IL MIO PADRONE NON RIUSCI’ A CONTROLLARE IL MANUBRIO. PRECIPITAMMO FUORI STRADA, IN UN FOSSO MOLTO BASSO. IO BATTEI CONTRO UN ALBERO, MA GRAZIE ALLA MIA RESISTENZA AGLI URTI, SALVAI LA VITA AL MIO PADRONE, IO PERO’ MI ROVINAI MOLTISSIMO…ERO MALCONCIO E UN PEZZO DI CASCO ERA SALTATO , INSOMMA NON AVEVO PIU’ QUELLA BELLA FORMA DI PRIMA. FRANCESCO ALLORA MI PORTO’ A FAR RIPARARE IN UN NEGOZIO; PURTROPPO PERO’ IL NEGOZIANTE DISSE A FRANCESCO CHE NON SAREBBE RIUSCITO AD AGGIUSTARMI, PERCHE’ ERO TROPPO ROVINATO. FRANCESCO SI MISE A PIANGERE PER IL DISPIACERE (IO ERO IL REGALO DI SUO PAPA’) E TORNAMMO ENTRAMBI A CASA. FRANCESCO MI POSE IN GARAGE E MI LASCIO’ SU UN RIPIANO, COPRENDOMI UN PO’ PER NON FARMI PRENDERE POLVERE. 24
PASSARONO TANTI GIORNI, FINCHE’ UN GIORNO ENTRO’ DI NUOVO FRANCESCO. IO ERO FELICISSIMO DI VEDERLO, MA….VIDI CHE SOTTO IL BRACCIO AVEVA….UN CASCO NUOVO. ERA BELLISSIMO, LUCIDO, FIAMMANTE, CON UNA STUENDA MASCHERINA SUL DAVANTI. QUANDO LO VIDI PROVAI UNA GRANDE TRISTEZZA…PENSAI CHE IL MIO PADRONE MI AVESSE DIMENTICATO. ERO DISPERATO. UN GIORNO PERO’ FRANCESCO MI PRESE, MI LUCIDO’, MI LAVO’ E MI PORTO’ NELLA SUA CAMERA E MI FECE DIVENTARE…… UNA BELLISSIMA LAMPADA DA COMODINO ADESSO VEDEVO IL MIO PADRONE MOLTO PIU’ DI PRIMA: LUI VIAGGIAVA MENO, LEGGEVA MOLTO DI PIU’ ED IO ERO SEMPRE CON LUI ED ERO DI NUOVO FELICE! 25
LA STORIA DI CARLO, IL CARBONIO, UN RAGAZZO SEMPRE STANCO PER I SUOI MILLE IMPEGNI Nel tardo pomeriggio dell’ultima settimana di Agosto mia madre mi fece nascere in un piccolo ospedale di periferia; mi raccontò che era abbastanza sporco. Era un ambiente invaso da fumo e polvere come una vecchia ciminiera che emana fumo di carbonio. L’infermiera, dopo avermi lavato, mi mise in braccio a mio padre che mi disse: “Sono sicuro che tu diventerai un importante chimico come me”, ma io risposi piangendo e senza capire niente di quello che mi stava succedendo. Dopo mia madre e mio padre scelsero il mio nome e lo fecero scrivere all’anagrafe. Mi chiamarono Carlo e di cognome faccio Carbonio, come mio padre. Di quando ero piccolo non mi ricordo quasi niente, a parte qualche ferita che mi ero fatto, dove ho ancora la cicatrice. Mia madre mi disse molte volte che quando ero piccolo mi portavano da diversi dottori perché secondo loro ero particolare, non profumavo o non emanavo odori sgradevoli praticamente mai e loro erano molto preoccupati, ma i dottori dicevano che non era un problema, semplicemente ero speciale, tutto in me era molto particolare. Infatti all’età di sei anni rispetto ai miei compagni di scuola sapevo già leggere, scrivere e fare tutti i calcoli elementari, cioè l’addizione, la sottrazione, la moltiplicazione e la divisione. Tutti mi dicevano che ero un bambino prodigio, invece mio padre, un chimico, mi fece notare che avevo tutte le caratteristiche del carbonio, strano, ma vero. Sapevo scrivere a sei anni ed il sei è il numero atomico del carbonio. In classe avevo due compagni che di cognome facevano Ossigeno. Erano due gemelli e con loro mi sentivo bene; mi sentivo perfetto come il carbonio con due molecole di ossigeno che forma l’anidride carbonica e proprio per questo nella scuola ci chiamavano il gruppo Anidride. Loro ed io passavamo giornate insieme: andavamo tutti i giorni al parco privato dove c’era il custode che, se toccavi un fiore, ti buttava fuori. Quei fiori erano bellissimi, stupendi, magnifici e molto profumati. Nel parco si sentiva il profumo dal taglio dell’erba che veniva tagliata dal giardiniere, sempre prima che arrivassimo noi. Questo parco era diviso in due parti: in una c’era il parco botanico dove facevamo le pause e i pasti, nella seconda parte c’era il parco giochi dove ci divertivamo con lo scivolo. Quando stavo solo con un gemello Ossigeno mi sentivo triste, perché per essere perfetti desideravo tutti e due i gemelli. Con uno solo diventavo molto aggressivo, come il carbonio quando si lega con una sola molecola di ossigeno formando il monossido di carbonio, diventa tossico, e se qualcuno lo respira per molto tempo potrebbe morire. Alle fine delle elementari io e i gemelli ci dovemmo separare, perché io mi trasferii in una nuova città. Era carina, ma ero molto triste senza di loro, finché un compagno delle medie non venne da me e disse: “Come ti chiami? Possiamo essere amici?” e io risposi: “Mi chiamo Carlo e non conosco nessuno, mi sono appena trasferito, e tu come ti chiami?” Lui disse che si chiamava 26
Amedeo Idrogeno e che tutti lo chiamavano Idrogen e continuammo la conversazione parlando un po’ di noi. In quella città c’erano molti parchi, ma non erano belli come l’altro: per prima cosa non c’era nessun orto botanico, inoltre era tutto sporco e le panchine erano imbrattate di scritte con gli spray. Infatti noi, Idrogen ed io, andavamo sempre uno a casa dell’altro: giocavamo a pallone, facevamo merenda, ma la maggior parte del tempo la passavamo giocando ai videogiochi. La casa di Amedeo Idrogeno era enorme. Era formata da quattro piani, che in confronto a casa mia, che era solo di un piano, era gigante, in più era anche bellissima e aveva una forma moderna con una piscina interna e esterna; inoltre i suoi genitori erano molto simpatici ed educati e insieme ai miei genitori si divertivano molto. Io e lui eravamo inseparabili stavamo sempre insieme e andammo anche al liceo scientifico insieme, dove rincontrai uno dei gemelli Ossigeno. Furono i cinque anni migliori della mia vita insieme a loro due: andavamo in giro per la città a cantare la nostra canzone del cuore, la gente che ci sentiva rimaneva a bocca aperta e si chiedeva: “Come fanno tre ragazzi di sedici anni a cantare così bene?”. Le nostre voci entravano in ogni finestra delle case della città e si perdevano all’interno come il carbonio che entra dalla nostra laringe e cerca di uscire, ma finché noi non sudiamo, lei non riesce. Facevamo anche molti corsi per non stare mai senza fare niente: i miei preferiti erano quelli di chimica, di inglese e di informatica; ero sempre in movimento, come il carbonio. Con la scuola e con i corsi ero sempre pieno di impegni fino ad arrivare a sera quando mi addormentavo subito dalla stanchezza. Io, Idrogeno e Ossigeno insieme davamo felicità ed energia a tutti quelli che ci vedevano, come il glucosio che è proprio formato da carbonio, idrogeno e ossigeno. Alla fine del liceo scelsi di fare l’università e di andare alla facoltà di chimica come mio padre, avendo il suo aiuto, in cinque anni mi laureai e mi presero subito a lavorare come chimico in una grande azienda non lontano da casa mia. Ancora oggi sono in contatto con i miei amici, ma mi sono anche sposato e in questo momento ho due figli: uno maschio Daniele e una femmina Veronica. Sono felice della mia vita. 27
La storia di Carlo, il carbonio, un ragazzo sempre stanco per i suoi mille impegni C’era una volta una città chiamata Periodica, che si trovava sull’altopiano della Tavola, abitata da persone un po’ particolari, come Carlo Carbonio. Carlo era un ragazzino alto coi capelli neri e la pelle molto chiara; era un ragazzo gentile e simpatico, un po’ irascibile e aveva sempre un’aria stanca. Questa sua stanchezza era dovuta al fatto che cercava sempre di accontentare tutti, cosa che lo rendeva sempre pieno di impegni. Ad esempio, quasi tutti i giorni, dopo la scuola andava al parco per incontrare alcuni suoi amici ed erano così amici che avevano formato un gruppo chiamato “Aria”. Del gruppo facevano parte: Oscar e Osvaldo Ossigeno, due gemelli, i migliori amici di Carlo, Ido Idrogeno, molto amico di Oscar, Arianna Argon, Elia Elio e Olivia Ozono. Molto spesso Oscar e Osvaldo lo invitavano a casa loro per fare i compiti o per giocare e si divertivano tantissimo insieme. Altre volte, invece, giocavano ad arrampicarsi sugli alberi e tutte le volte, dopo un po’, arrivava Giulio Glucosio e si univa a loro. A scuola si offriva sempre di aiutare i suoi amici coi compiti e un giorno, mentre era in giardino a spiegare le frazioni a Osvaldo, arrivò Marco Mercurio con il suo amico Camillo Cromo e iniziarono a litigare. Marco era un ragazzo della stessa classe di Carlo, ma con cui proprio non riusciva ad andare d’accordo, era antipatico, arrogante e si credeva speciale e superiore a tutti gli altri solo perché era diverso. La litigata si concluse con una zuffa che non aveva avuto nessun vincitore, anche se Carlo era contento di aver dato un pugno a Marco. Insomma, tra amici, scuola, compiti, nemici, gruppi e giochi, Carlo aveva davvero mille impegni! 28
PARTE II Le lettere di Nando e Claudio 29
LA STORIA DI NANDO, IL SODIO, E CLAUDIO, IL CLORO, E DI UN'AMICIZIA EPISTOLARE DAVVERO SPECIALE California, 16/5/2007 Caro Nando, anche se non ti ricordi di me ti scrivo questa lettera perché vorrei dirti che fin da piccolo tu hai avuto un padre che ti vuole bene e infatti vorrei dirti che sono io. Mi chiamo Claudio e ho già 50 anni; ho iniziato a lavorare e ho scelto di essere un falegname, perché tu da piccolo, quando avevi all'incirca tre anni, mi ricordo che dicevi sempre:-Papi mi crei un cavalluccio marino?- e io ti rispondevo:-Figlio mio, io non sono un falegname, non so costruire oggetti in legno!-. Ogni giorno mi ripetevi che ti sarebbe piaciuto avere un cavalluccio, perché tu amavi i pesci e, infatti con la lettera che ti ho mandato via posta, ci dovrebbe essere un grande scatolone con un cavalluccio scolpito a mano. Spero che ti piaccia! Un saluto Claudio Amsterdam 30 /05/2007 Caro Claudio, scusa se ti rispondo dopo due settimane, perché qui la posta non arriva sempre puntuale e poi, comunque, ho sempre saputo di avere un padre amorevole, perché dentro l'armadio c'era una nostra foto insieme e per capire che eri tu ho chiesto a nonna se quello che avevo pensato era giusto, infatti è così, sono un vero detective! Comunque, adesso ho sedici anni e la vita qui ad Amsterdam è noiosa con mamma. Vedo tutti i ragazzi sempre con i loro papà e ogni volta dentro il mio cuore c'è sempre un senso di tristezza e rabbia. Ogni volta penso:-Chissà se ho un padre? Io credo che un giorno lui mi manderà una lettera!-, infatti aspettando con tanta pazienza, sei arrivato tu! Grazie di tutto! Un saluto! Nando P.S il cavalluccio era bellissimo! Finalmente qualcuno mi regala qualcosa di bello! 30
California 6/06/2007 Caro Nando, ti ho risposto subito perché la posta in California è perfetta! Comunque per il cavalluccio, ci ho messo tutto il mio cuore. Volevo chiederti una cosa: vuoi sapere il mio sogno più grande? Non importa, mi risponderai dopo. Comunque il mio sogno più grande era di diventare un astronauta, però ormai vista la mia età non posso più farlo e poi quando ero giovane, non avevo tanti soldi per frequentare famose università spaziali. Fin da piccolo ho sempre amato lo spazio e le stelle, infatti da piccolo tormentavo tua nonna e le chiedevo se potevamo andare nei negozi di giocattoli per comprare la mia astronave preferita. Penso che tu sia uguale a me, con la testa dura, puoi chiederlo a tua madre! Dentro la lettera c'è anche una foto di me travestito d'astronauta, avevo all'incirca sette anni, ero davvero basso! Visto che mi manchi così tanto e non voglio che rimaniamo separati per sempre, vorrei tanto rivederti insieme a tua madre. Un bacione Claudio P.S Ricordati di chiedere a tua madre se vuole venire qui con te in California, se no vieni tu da solo. Amsterdam 12/06/2007 Caro papà, Un grazie perché ho conosciuto te, che sei mio padre; che anche in quel poco tempo penso che tu mi sia stato accanto con amore. Grazie a te, che in queste quattro lettere che ci siamo mandati mi hai trasmesso la tua parte migliore, è come se fossi il mio migliore amico, anzi lo sei. Standomi lontano per tanti, credevo che la mia vita fosse inutile, ma invece aspettando sei arrivato, e hai rallegrato il mio cuore. Grazie di tutto, sono orgoglioso di essere tuo figlio! Un grande bacio! Nando P.S Va benissimo! Ha detto ok anche la mamma! Ci vediamo la prossima settimana in California! 31
La storia di Nando, il sodio, e Claudio, il Cloro, e di un’amicizia epistolare davvero speciale Io sono Nando Sodio e ogni giorno “navigo” nell’immensità di Internet in cerca di avventure ed esperienze. Conosco sempre tante persone: da Carlo Carbonio ai gemelli Ossigeno, da Piero Potassio (il postino) a Roberto Radio, però non mi affeziono mai a nessuno e credo che non mi affezionerò mai a nessuno. Un giorno ho preso un aereo per Pechino e lì ho trovato qualcuno che mi ha cambiato la vita: non una ragazza da sogno, come la modella Monica Magnesio, ma un amico. Sull’aereo: «Io sono Nando e tu?» «Oh, ciao. Io sono Claudio Cloro e sto andando in Brasile, lì ci sono i miei parenti e la mia ragazza.» e Nando: «Tu vai in Brasile passando da Pechino? Dovevi prendere il volo 342 non il 432!» «Ah, ecco. Sai, non so orientarmi.» «Io invece vado a Pechino». Per tutto il viaggio abbiamo chiacchierato e alla fine: «Che peccato, dobbiamo salutarci. Possiamo scriverci, sarai il mio primo amico di penna, e a me non dispiace… amo scrivere!» «A me va bene.» «Io abiterò a Rio de Janeiro in Via Rio delle Amazzoni 35, e tu?» «Io a Pechino in Via Garibaldi 3. Ok, arrivederci io ora salto da un finestrino.» «Perché?» «Perché stiamo per atterrare e io amo il paracadutismoooo…» e sono saltato giù finendo la frase in questo modo. Rapidamente sono arrivato a casa mia dove mi aspettava mia mamma. Il tempo passava velocemente, infatti erano due settimane che non sentivo Claudio. Allora decisi di scrivergli io: 15/02/2021 Caro Claudio, è da due settimane che non ti sento e volevo inviarti presto una lettera e sull’aereo non abbiamo deciso chi l’avrebbe inviata per primo. Volevo consigliarti di fare paracadutismo, fa bene. Quando ci incontriamo? A casa tua? A casa mia? In un punto di mezzo? Controllo le cartine e guardo il mezzo tra Pechino e Rio de Janeiro. Credo di aver trovato un punto a Copenaghen. Ti va? Facciamo il 25/02? A me va bene. Scrivimi presto. NANDO 32
17/02/2021 Caro Nando, forse corri troppo. Sono solo due settimane che non ci sentiamo e già mi scrivi che vuoi che ci incontriamo a Copenaghen? Dai su. Comunque non è una cattiva idea e poi ho capito che non stai nelle orbite quando si parla di viaggiare o di nuove esperienze! E poi sì, ci sto, a fine mese a Copenaghen. Così ti faccio conoscere Francesca Francio, la mia ragazza. Ci sposiamo il 10 marzo e il matrimonio si terrà a Parigi sugli Champs Eliseés alle 12:00. Sei invitato. Cari saluti Claudio Era il 20/02 e avevo già i bagagli pronti. Per passare il tempo giocavo a ping pong con uno degli elettroni di riserva di mia mamma. Nel frattempo a Rio de Janeiro «Claudio,» ha detto Francesca «non puoi attraversare il Pacifico solo per un tuo amico…poi come faccio da sola con il viaggio a Parigi e i preparativi del nostro matrimonio, caro?» e Claudio: «Niente lamenti, abbiamo deciso così e io ci andrò e poi torno il 3 marzo! Neanche ci stessi mesi a Cophenagen!» e Francesca: «Fai come vuoi: allora il primo o il 2 marzo sceglierò il vestito, così non lo sbirci nell’armadio» Il 22 febbraio non ce la facevo più con il ping pong e ho scritto a Claudio: 22/02/2021 Caro Claudio, come va? Io sono pronto da giorni e sono emozionato all’idea di un viaggio in Europa. Ti confesso che sono stato dappertutto tranne che in Europa! E poi mia mamma non ha problemi a trasferirsi lì. Vuole vivere in Spagna a Madrid da quando è nata! Mi fermerò in Europa. Ti scrivo subito il 33
nuovo indirizzo. Ho trovato il miglior appartamento di Madrid: via Lisbona 24; parto oggi per la Spagna e fra tre giorni mi trovi già a Copenaghen. Saluti Nando 24/02/2021 Caro Nando, volevo dirti che nevicherà in tutta la Danimarca! Forse perché siamo ancora in inverno. Facciamo gara a chi arriva per primo? Saluti e baci Claudio P.S. Chi arriva per ultimo si becca una palla di neve addosso! Claudio ha litigato ancora con Francesca: «Non partire, amore. Avevo detto alla miglior pasticceria di Parigi che avremmo ordinato la torta là insieme.» «Francesca», rispose Claudio «disdici subito. Non prendi decisioni senza avermi prima consultato. È un mio amico e rimane un mio amico.» E Francesca: «Non importa l’amicizia tra di voi, ma l’amore di noi due.» «Non c’è amore se non c’è comprensione e tu non ne hai.» E così io e Claudio ci ritrovammo là, e chi si beccò la neve in faccia? Lui ovviamente! Lì mi disse che aveva lasciato Francesca e per consolarlo lo abbracciai così rimanemmo a braccetto e in un momento di euforia ci tuffammo in mare: «Oh, beh, Nando, andiamo nel Pacifico o nell’Atlantico?» «Io direi adiamo nel Pacifico, perché fa da “ponte” tra le nostre famiglie. Quindi viviamo in mare e ogni tanto andiamo a casa dei nostri famigliari.» E così ora ci troviamo, il 15/02/2122, ancora insieme a casa nell’Oceano. 34
La storia di Nando, il sodio e Claudio, il cloro, e di una amicizia epistolare davvero speciale 29/10/2019 Caro Nando, tra poco è Halloween, sono felicissimo perché mascherandoci siamo accettati così come siamo. Le persone non scappano via da me perché sono velenoso e non ti prendono a botte perché sei morbido. Però prima della nostra fantastica uscita, credo che sia necessario dirti come sono nato. Era il lontano 1897 quando mia madre, un pezzo di limonite, e mio padre, del gas tossico, si incontrarono in una miniera aurifera e decisero di vivere lì, insieme. Un giorno una dinamite provocò una frana e loro si ritrovarono in una grotta, dove viviamo, e il tunnel che hai visto tante volte è uno dei pochi salvati dall’esplosione. Poi nacqui io, nel giorno della fine della seconda guerra mondiale e i miei genitori mi soprannominarono “arrivo di pace”. Ci vediamo ad Halloween. Claudio P.S. Raccontami anche tu come sei nato (lo sai che sono molto curioso)! 30/10/2019 Caro Claudio, ho appena ricevuto la tua lettera e ti rispondo subito. Mia madre è il primo metallo creato in laboratorio e mio padre è un pezzo d’argento. Si conobbero in un laboratorio di scienziati, durante la loro pausa pranzo i miei genitori rotolarono via fino a trovarsi in un prato verde. 35
Lì incominciarono a ruotare per appiattire l’erba e il vento iniziò a portare dei semi che i miei genitori sistemarono per creare il tetto della mia magnifica casa. Alcuni pezzi che mia madre e mio padre persero durante il lavoro si solidificarono in me. Io nacqui un paio di anni dopo di te quindi abbiamo quasi la stessa età. Non vedo l’ora che sia domani Nando 02/11/2019 Caro Nando, l’altro ieri ci siamo divertiti e scatenati come due tornadi in un unico corpo: abbiamo fatto prendere un colpo a Carlo, Oscar e Osvaldo quando si sono specchiati dentro di noi che insieme eravamo trasparenti e poi abbiamo dato loro la scossa. Che ridere quando Merry, che ti picchiava sempre, è fuggito di fronte a noi. Dovremo darci un nome, perché insieme siamo davvero forti, hai qualche idea? Ieri ho fatto indigestione di caramelle mentre scommetto che tu le hai messe da parte. Ci siamo divertiti tantissimo! Claudio 04/11/19 Caro Claudio, hai veramente ragione sul fatto che ci siamo divertiti. Hai visto Hidros Idrogeno travestita da befana oppure Armin Argo con maschera e motosega da Jason e vestito da It. Mi hanno fatto morire dal ridere, ma mi sono dovuto trattenere perché la mia voce è riconoscibile. Alla fine ho preso più dolci di te: io 175, mentre tu solo 142! Un grande saluto Nando P.S. Si, le caramelle me le sono tenute e il nostro nome ce l’ho: SALE!! 36
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