GIARDIA INTESTINALIS (LAMBLIA) - GIOVANNI DI BONAVENTURA, PHD CI "MICROBIOLOGIA E MICROBIOLOGIA CLINICA" CL MEDICINA E CHIRURGIA UNIVERSITÀ "G ...

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Giardia intestinalis (lamblia)

                     Giovanni Di Bonaventura, PhD

CI “Microbiologia e Microbiologia Clinica”
CL Medicina e Chirurgia
Università “G. d’Annunzio”, Chieti-Pescara
AA 2019-2020
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Tassonomia

▪   Protozoo flagellato (Phylum: Sarcomastigophora; subphylum: Mastigophora;
    Ordine: Diplomonadida)
▪   Agente causale della giardiasi.
▪   Inizialmente Cercomonas intestinalis (Lambl, 1859), successivamente rinominato
    Giardia lamblia (Stiles, 1915) in onore del Prof. A. Giard (Parigi) e del Dr. F. Lambl
    (Praga). Attualmente denominata G. intestinalis o G. duodenalis.
▪   Il genere Giardia comprende sei specie (G. intestinalis, G. muris, G. agilis, G.
    microti, G. ardae and G. psittaci) distinte sulla base della loro morfologia,
    specificità di ospite e variabilità genetica. Di queste, solo G. intestinalis è patogena
    per l’uomo.
▪   Esistono 7 differenti genotipi di G. intestinalis, con relativi ospiti:
     ▪   A: uomo, animali da reddito, animali domestici, animali selvatici
                                                                             zoonotici
     ▪   B: uomo, animali da reddito, animali domestici
     ▪   C: cane, carnivori selvatici
     ▪   D: cani, carnivori selvatici
     ▪   E: animali da reddito, ungulati selvatici
     ▪   F: gatto
     ▪   G: ratto
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Epidemiologia
▪   Trasmissione per chiusura del circuito oro-fecale:
     ▪ contatto diretto: interpersonale (mani contaminate), assunzione di cibo (verdure, frutta)
       o acqua contaminati da materiale fecale; possible trasmissione tramite vettori (mosche)
     ▪ contatto indiretto: acque superficiali (fiumi, laghi), acque a scopo ricreativo (piscine)
▪   Elevata resistenza ambientale: sottoforma di ciste, sopravvive per 2-3 mesi nel
    terreno, laghi e fiumi; resistenza a clorinazione e processi depurative delle acque
▪   Soggetti a rischio: tutti; ad elevato rischio gli individui con scarsa igiene personale e
    loro contatti (bambini, operatori pediatrici), coloro che accidentalmente assumono
    acqua contaminata (viaggiatori, campeggiatori, nuotatori), allevatori.
▪   Parassita obbligato intestinale di numerose classi di Vertebrati (uomo, equini,
    bovini, caprini, cani, gatti, uccelli).
▪   Antropoparassitosi, con possibile zoonosi: dubbia rilevanza degli animali quali
    serbatoi di infezione (reservoir), sebbene bovini ad alto rischio perchè albergano
    alte concentrazioni (1x106 cisti/g feci) dei genotipi A-B.
▪   Diffusione dell’infezione
     ▪ mondiale: oltre 250 milioni di casi sintomatici; 500 mila nuovi casi /anno (fonte: OMS)
     ▪ Italia: 3% delle enteriti è causato da G. intestinalis
     ▪ prevalenza maggiore (fino a 80%) in presenza di scarse condizioni igienico-sanitarie
       (Paesi in via di sviluppo, centri di igiene mentale) ed in soggetti giovani (scuole materne),
       immunocompromessi o maschi omosessuali
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Ciclo biologico
Ciclo vitale dimorfico: alternanza di una fase vegetativa (trofozoite) ed una di resistenza (ciste).

Le cisti vengono eliminate all’esterno con le feci.

L’infezione viene contratta per ingestione di cisti
presenti in acque contaminate, cibo, o attraverso la
via oro-fecale (vomito, o mani).

Alcune condizioni presenti nel piccolo intestino (sali
biliari, ph alcalino, proteasi pancreatiche) inducono
l’escistamento con rilascio di trofozoiti (ogni cisti
produce due trofozoiti).
I trofozoiti si riproducono per fissione longitudinale
binaria, rimanendo nel lume intestinale dove possono
rimanere liberi od adesi alla mucosa mediante il disco
ventrale. L’incistamento avviene quando il parassita
transita nel colon (basso contenuto di colesterolo).

La cisti (fase infettante/diagnostica) è lo stadio più
comunemente rinvenuto in feci non diarroiche.
Possibilità di rinvenire anche trofozoiti (fase diagnostica)
che però non sopravvivono a lungo nell’ambiente.
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Ciclo biologico: trofozoite
                            ▪ si origina dalla cisti (escistamento), nel piccolo intestino
                            ▪ corpo piriforme (10-20 m), compresso sul piano
                              sagittale
                            ▪ 2 nuclei
                            ▪ 4 blefaroplasti, da cui originano altrettante paia di
                              flagelli (anteriori, postero-laterali, caudali, ventrali)
                            ▪ due assostili (parte intracitoplasmatica dei flagelli
                              posteriori) che decorrono antero-posteriormente, con
                              funzione citoscheletrica
                            ▪ simmetria diplozoica rispetto agli assostili
                            ▪ “disco di adesione” ventrale (contrattile) per aderire
                              alla mucosa duodeno-digiunale
                            ▪ motilità a “foglia cadente”

      ▪ si divide per fissione binaria longitudinale:
        1. divisione del nucleo (mitosi)
        2. divisione del disco ventrale
        3. divisione del citoplasma (citochinesi)                  1       2        3
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Ciclo biologico: cisti

 ▪ si origina a livello colico, per differenziazione del trofozoite
 ▪ forma ovo-elissoidale (8-19 m)
 ▪ parete ispessita di natura fibrillare (resistenza a stress
   chimico-fisici ambientali)
 ▪ metabolismo rallentato (quiescennza)
 ▪ contiene: disco striato, 8 blefaroplasti, corpo mediano
 ▪ subisce un processo di “maturazione”: cisti immature
   (o giovani): binucleate; cisti mature: tetranucleate
 ▪ da ogni cisti matura si libereranno 2 trofozoiti
 ▪ viene liberata con le feci all’esterno

Relativamente resistente ad agenti chimici ma
relativamente sensibile a UV.
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Giardiasi: patogenesi
▪ Dose infettiva: 15 - 50 cisti
▪ Infezione superficiale, non invasiva: adesione dei trofozoiti alla
  mucosa duodeno-digiunale
▪ Infezione generalmente (80%) asintomatica (IgA secretorie vs
  adesione mucosale)
▪ In casi particolari (deficit di IgA):
   1. colonizzazione “a tappeto” della mucosa
   2. prodotti microbici danneggiano la barriera epiteliale con
       infiltrato monocelulare nella sottomucosa (linfociti T)
   3. appiattimento dei microvilli, modificazione morfo-funzionali
       dell’orletto a spazzola
   4. sindrome da malassorbimento, causata da:
             ▪ riduzione superficie assorbimento
             ▪ inattivazione dei sali biliari
             ▪ danno ed infiammazione mucosale
             ▪ overgrowth batterica
   5. diarrea acuta e cronica, causa incapacità di riassorbire
       liquidi causa ipersecrezione di elettroliti e malassorbimento
      ▪ modeste colangite e colecistite catarrale
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Giardiasi: clinica

▪ Differenti forme cliniche, a seconda dello stato immunitario dell’ospite e della virulenza
  del microrganismo:
    ▪ Asintomatica: forma più frequente (fino a 80%)
    ▪ Sintomatica (forma acuta): a seguito di incubazione (1-3 settimane) compare
       un’infezione auto-limitante (1-3 settimane) caratterizzata da diarrea, crampi
       addominali, febbre, nausea, vomito, calo ponderale, prurito cutaneo, eosinofilia
    ▪ Sintomatica (forma cronica): ricorrente in soggetti immunodeficienti, oppure
       secondaria a mancato trattamento; feci maleodoranti, malassorbimento,
       intolleranza al cibo, infiammazione cronica della mucosa, rilevante perdita di peso;
       causa mancato accrescimento nei bambini
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Giardiasi: diagnosi di laboratorio

Il sospetto clinico di giardiasi deve essere confermato in laboratorio mediante:
      ▪ Ricerca diretta:
           ▪ Osservazione microscopica:
                  ▪ esame diretto (a fresco) per la ricerca di cisti nelle feci (o trofozoiti in
                    feci diarroiche), oppure di trofozoiti in campioni di liquido duodenale
                  ▪ immunofluorescenza (maggiore sensibilità e specificità)
                  ▪ esame istologico su biopsie duodenali (casi più gravi)
           ▪ Isolamento colturale: da liquido duodenale
      ▪ Ricerca indiretta:
           ▪ Tests immunoenzimatici (EIA) per la ricerca di antigeni (screening)
           ▪ Amplificazione molecolare (PCR)

Campioni:
▪ Feci: poiché l’emissione delle cisti è intermittente, l’esame coprologico dovrebbe essere
ripetuto su almeno 3 campioni, raccolti in giorni successivi (1 campione/die).
▪ Liquido duodenale: prelevato mediante aspirato oppure mediante Entero-test.
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Giardiasi: diagnosi di laboratorio

A-C: Trofozoiti di Giardia intestinalis,          A           B   C
colorati con soluzione tricromica di
Gomori (A), e ferro-ematossilina (B, C).
Ogni cellula esibisce due nuclei dotati da
un cariosoma centrale. Dimensioni
cellulari: 9 - 21 µm in lunghezza.

                                                          D
D: Giardia intestinalis in coltura. Evidenti i flagelli
(4 paia per cellula).
Giardiasi: diagnosi di laboratorio

A, B, C: Cisti di Giardia intestinalis,
binucleate (giovani o immature) e         A   B   C
colorate con ferro-ematossilina (A, B);
quadrinucleate (cisti matura) in un
campione “a fresco” (C). Dimensioni:
8-12 µm in lunghezza.

D: Cisti di Giardia intestinalis in
immunofluorescenza: marcatura con
anticorpi monoclonali coniugati ad un
fluoroforo.
                                          D
Giardiasi: diagnosi di laboratorio

                                          Esame istologico su biopsia duodenale: trofozoiti di
                                          G. intestinalis in prossimità delle cripte duodenali
Entero (string) test per il prelievo di
liquido duodenale
Giardiasi: terapia

Indicata nel caso di:
     ▪ pazienti sintomatici
     ▪ giovani portatori asintomatici, soggetti anziani, individui immunocompromessi
     ▪ possibile trasmissione interanimale (gatto vs gatto)

Diverse opzioni terapeutiche disponibili:
     ▪ Nitroimidazolici: metronidazolo (farmaco di elezione), tinidazolo
     ▪ Benzamidici: nitazoxanide
     ▪ Paromomicina (in gravidanza, aminoglicoside non assorbibile)
     ▪ Cloridrato di chinacrina: 100% efficacia ma rilevanti effetti collaterali
     ▪ Furazolidone

Possibile insuccesso terapeutico a causa di:
     ▪ ceppi resistenti
     ▪ immunocompromissione
     ▪ deficit IgA
     ▪ nuova esposizione
Giardiasi: controllo

Prevenzione trasmissione H2O-relata               Disinfezione* acqua potabile
                                                  Disinfezione* acqua in aree endemiche
                                                  Trattamento dei rifiuti utilizzati come fertilizzanti
Prevenzione trasmissione cibo-relata              Efficacia di sorveglianza e formazione all’igiene
                                                  Screening per lavoratori di industrie alimentari
                                                  Trattamento termico (pastorizzazione)
Ridotta morbidità                                 Trattamento farmacologico individuale
Prevenzione e controllo di epidemie               Migliorata igiene personale
                                                  Migliorata qualità dell’acqua
                                                  Qualità dell’educazione sanitaria
                                                  Trattamento dei rifiuti utilizzati come fertilizzanti
Riduzione della prevalenza                        Adozione di interventi non specifici per: igiene
                                                  (delle mani), qualità dell’acqua, sanitizzazione,
                                                  manipolazione sicura degli alimenti
Eliminazione di reservoirs per giardiasi          Trattamento di persone ed animali con infezione
                                                  asintomatica
                                                                                      Thompson et al., 1993
* filtrazione (più efficace), chimica (clorinazione, ozono), fisica (ebollizione)
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(Prof. Giovanni Di Bonaventura; gdibonaventura@unich.it)
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