FELLINI IL SOFFIO NASCOSTO DELLA GRAZIA - CENT'ANNI DI SOGNI E VISIONI - Sale della Comunità

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FELLINI IL SOFFIO NASCOSTO DELLA GRAZIA - CENT'ANNI DI SOGNI E VISIONI - Sale della Comunità
ISSN 2723-9233
 Filmcronache 1/20

GIÙ LA MASCHERA: VOLTI
E STRAVOLTI TRA FINZIONE E REALTÀ

HIC ET NUNC. LA LENTE
DEFORMANTE DELLA SETTIMA ARTE

BERLINALE, SOTTO IL SEGNO
DEL CINEMA ITALIANO

 FELLINI
 IL SOFFIO
 NASCOSTO
 DELLA GRAZIA
   CENT'ANNI DI SOGNI E VISIONI
FELLINI IL SOFFIO NASCOSTO DELLA GRAZIA - CENT'ANNI DI SOGNI E VISIONI - Sale della Comunità
FILMCRONACHE

                                                                    Prima Pagina
                                   Rivista trimestrale
                                   di cultura cinematografica
                                   ANNO XXXII - N. 153

                                                                    L’
                                   GENNAIO / FEBBRAIO /                     immagine in copertina di Federico Fellini, sul primo numero
                                   MARZO                                    del 2020 di Filmcronache, intende rendere omaggio al regista
                                   N. 1/2020                                riminese, nel centenario della nascita, e annunciare l’iniziativa
                                                                    congiunta di Ancci e Acec, intitolata proprio Fellini: il soffio nascosto
                                   Registrazione Tribunale          della Grazia. Un progetto che, in collaborazione con la Cineteca di
                                   di Roma n.267/87 del 8-5-1987    Bologna, riporta sugli schermi delle sale della comunità e dei circoli
                                                                    del cinema, in versione restaurata, Lo sceicco bianco, I vitelloni, La
                                   Depositato presso il Registro    dolce vita, 8½ e Amarcord, pezzi pregiati di un universo cinematogra-
                                   Pubblico Generale delle opere    fico traboccante di sogni e visioni e alimentato da un beffardo slan-
                                   protette l. 633/41               cio clownesco (come evidenzia nel suo saggio Stefania Carpiceci,
                                   Direttore Responsabile:          ragionando su irriverenza e ribellione, inquietudine e malinconia), ma
                                                                    sostenuto anche da profonde indagini esistenziali, da sguardi com-
                                   Paolo Perrone
                                                                    passionevoli verso gli ultimi e da percepibili echi trascendenti (come
                                   Coordinatore editoriale:         sottolineato da chi scrive, nel suo intervento critico, a proposito de
                                   Luigi Cipriani                   La dolce vita). A questi due contributi si aggiunge un terzo saggio,
                                                                    firmato da Alessandro Cinquegrani, che riflettendo su The New Pope
                                   Coordinamento digital media      mette in comunicazione l’inesauribile orizzonte onirico dell’autore di
                                   Tiziana Vox                      Amarcord con le iperboli narrative ed estetiche del regista de La gran-
                                                                    de bellezza, osservando che se Fellini mette in scena l’esuberanza
                                   Grafica e impaginazione:         della vita, Sorrentino costantemente la anestetizza.
                                   Yattagraf Srls                   I tre saggi che aprono questo numero di Filmcronache, invece, sca-
                                                                    turiti come di consueto dalle recenti visioni dei film in sala, sono de-
                                   Direzione e redazione:
                                                                    dicati al rapporto tra realtà e finzione. Nel testo introduttivo, France-
                                   ANCCI                            sco Crispino ‘toglie’ idealmente la maschera ai protagonisti di Joker,
                                   Via Aurelia, 796                 Pinocchio, Hammamet, Volevo nascondermi, muovendosi tra ‘nor-
                                   00165 Roma                       malità’ e ‘mostruosità’ e intercettando quella distanza che intercorre
                                   Tel. 06.440.2273
                                                                    tra Persona e Personaggio. Allo steso modo, attraverso l’analisi di
                                   segreteria@ancci.it
                                                                    lungometraggi come Stanlio e Ollio, Judy, Dolor y gloria, Rocketman,
                                   www.ancci.it
                                                                    Richard Jewell, Claudio Gotti e Matteo Marino svelano le tante facce
                                   Editore:                         del biopic, tra falsità, verosimiglianza, autenticità. Anna Pasetti, infine,
                                   ANCCI                            scavando in profondità in titoli come 1917, C’era una volta a Hollywo-
                                   Via Aurelia, 796                 od, Parasite, La belle époque e I due Papi, sottolinea una volta di più
                                   00165 Roma                       il ruolo di “lente deformante” spazio/temporale della settima arte.
                                   Tel. 06.440.2273                 Ma in queste pagine trovano posto anche gli echi della Berlinale,
                                   segreteria@ancci.it              con il cinema italiano sugli scudi (grazie alla vittoria di Elio Germano
                                   www.ancci.it                     come miglior attore per Volevo nascondermi di Giorgio Diritti e all’Orso
                                                                    d’argento alla sceneggiatura consegnato a Damiano & Fabio D’Inno-
                                   Service Provider:                cenzo per il loro Favolacce), e del Torino Film Festival. Un’edizione di
                                   TELECOM SPA con sede in Milano   transizione, quella sotto la Mole (con un nuovo direttore già all’opera,
                                                                    Stefano Francia di Celle), sul filo della ricognizione esistenziale e alla
                                   In copertina:                    scoperta dei talenti emergenti. Buona lettura.
                                   Federico Fellini
                                                                                                                         rrone
                                                                                                                Paolo Pe

Le Mans '66 (2019) di J. Mangold        SCARICA L’APP
                                         di Filmcronache
FELLINI IL SOFFIO NASCOSTO DELLA GRAZIA - CENT'ANNI DI SOGNI E VISIONI - Sale della Comunità
SOMMARIO
03   PRIMA PAGINA                                                        52   IN MEMORIA DI ME FILM AUTORI SPIRITUALITÀ
                                                                              LA DOLCE VITA:
                                                                              IL SOFFIO NASCOSTO DELLA GRAZIA
                                                                              di Paolo Perrone

06   AUTOFOCUS I SAGGI
     GIÙ LA MASCHERA: VOLTI E STRAVOLTI
                                                                         62   IN MEMORIA DI ME FILM AUTORI SPIRITUALITÀ
     DEL CINEMA CONTEMPORANEO                                                 THE NEW POPE: IPERBOLE FELLINIANA,
     di Francesco Crispino                                                    PROVOCAZIONE ERETICA O DIARIO INTIMISTA?
                                                                              di Alessandro Cinquegrani

18   AUTOFOCUS I SAGGI
     DOPPIO ERGO SUM: LE TANTE FACCE DEL BIOPIC
     di Claudio Gotti e Matteo Marino

                                                                         72   VIAGGIO AL CENTRO DELLA TERRA I FESTIVAL
                                                                              TFF, RITRATTI DI ESISTENZE AI MARGINI
                                                                              di Paolo Perrone

28   AUTOFOCUS I SAGGI
     HIC ET NUNC. LA LENTE DEFORMANTE DEL CINEMA
     di Anna Maria Pasetti

                                                                         82   VIAGGIO AL CENTRO DELLA TERRA I FESTIVAL
                                                                              BERLINALE: SOTTO IL SEGNO DEL CINEMA ITALIANO
                                                                              di Paolo Perrone e Anna Maria Pasetti

                  40         IN MEMORIA DI ME FILM AUTORI SPIRITUALITÀ
                             FELLINI, PINOCCHIO E IL CLOWN
                             di Stefania Carpiceci
FELLINI IL SOFFIO NASCOSTO DELLA GRAZIA - CENT'ANNI DI SOGNI E VISIONI - Sale della Comunità
AUTOFOCUS I SAGGI                                                                      AUTOFOCUS I SAGGI

                                               GIÙ LA MASCHERA
                                               VOLTI E STRAVOLTI
                                               DEL CINEMA
                                               CONTEMPORANEO
                                               Francesco Crispino

                                               Conformazione e deformazione, polarità attraverso
                                               le quali assottigliare o, al contrario, accentuare la
                                               distanza che intercorre tra Persona e Personaggio.
                                               Cosa si nasconde dietro il trucco di Joker?
                                               E dietro al make-up di Favino/Craxi in Hammamet?
                                               E dove si colloca, tra “normalità” e “mostruosità”,
                                               il Pinocchio di Garrone?

                                                                                il trucco non serve ad abbellire.
                                                                                 il trucco serve a ricominciare.
                                                                                       Sofia Dubois in The New Pope

Joker (2019) di T. Phillips

6                             film cronache   film cronache                                                   7
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AUTOFOCUS I SAGGI                                                                                                                                                           AUTOFOCUS I SAGGI

                                                                                                                                                                                                    Hammamet (2020) di G. Amelio

C'era una volta a... Hollywood (2019) di Q. Tarantino

                                                                                                                    I due papi (2019) di F. Meirelles

         N
                  ell’immaginario che il cinematografo è                                                                                                             Ferrari) realizza un “lavoro” diverso rispetto a
                  stato in grado di produrre il trucco ha    diventa ab origine aspetto fondante la nar-         re con quello del personaggio. Può avere più        quello di Vice, costruendo il proprio perso-
                  sempre avuto un aspetto di rilievo. Sia    razione audiovisiva, agisce insomma tra due         (come nel ritratto di Dick Cheeney fornito da       naggio attraverso la propria personalità piut-
          nel caso abbia riguardato esclusivamente           polarità: quella della conformazione e quella       Christian Bale in Vice di Adam McKay) o meno        tosto che attraverso la mimesis.
          l’intervento di make-up, sia nel caso esso sia     della deformazione. Estremità entro le quali        consistenti interventi prostetici (come in quello   Oltre a quelle citate, tra le recenti interpreta-
          stato combinato con effetti prostetici e/o digi-   i volti/stravolti sembrano in realtà rivelare un    di Papa Bergoglio restituito da Jonathan Pryce      zioni ascrivibili a quest’area è doveroso citare
          tali (come avviene da venticinque anni circa).     denominatore comune: quello di un’Identità          ne I due papi di Fernando Mereilles), ma in         almeno quella di Sharon Tate resa da Margot
          Nonostante, insomma, gli sia stato spesso          transeunte che con il tempo è apparsa sem-          quest’area espressiva il volto/corpo dell’attore    Robbie in Once Upon a Time…. in Hollywo-
          assegnato un ruolo secondario, quando ad-          pre più sfuggente, sempre più complicata da         è contraddistinto da una sostanziale aderenza       od di Quentin Tarantino e quella di Richard
          dirittura non marginale, appare lecito afferma-    fissare. Il segno di questa comune ricerca,         al personaggio riprodotto.                          Jewell resa da Paul Walter Hauser nell’omo-
          re che il trucco abbia inciso profondamente        che nell’orizzonte contemporaneo si articola        È proprio qui che si delinea la figura dell’“at-    nimo film di Clint Eastwood, ma fa piacere
          nei 125 anni di produzione audiovisiva, in         attraverso generi diversi e che collega alcuni      tore-velina”, ovvero quella tipologia d’inter-      riscontrare che due delle più significative
          quanto strumento privilegiato con il quale at-     dei titoli più significativi della recente produ-   prete che tende a ricalcare il modello. La cui      siano state realizzate proprio da interpreti
          tore e regia sono intervenuti per misurare la      zione, sembra delinearsi attraverso quattro         vis mimetica tende insomma a prevalere sul-         italiani. Ed è curioso notare come nel primo
          distanza tra la Maschera dal Volto. Per assot-     diverse aree d’intervento.                          la personalità e il “lavoro sul personaggio” più    caso, quello che riguarda Pierfrancesco Fa-
          tigliare o, al contrario, accentuare lo iato che                                                       appariscente rispetto a quello compiuto “su         vino, siano arrivate quasi inaspettatamente,
          intercorre tra Persona e Personaggio. Un           La mimesis forte                                    se stesso”. Naturalmente ci sono attori che         soprattutto da parte di chi non era a cono-
          intervento concertato che da sempre si di-         La prima area è caratterizzata dalla conforma-      appartengono a quest’area in maniera quasi          scenza del suo talento imitativo. Tanto che è
          vide in due opposti atteggiamenti: quello at-      zione del volto/corpo al modello dentro una         esclusiva e altri che invece vi transitano tem-     stata necessaria la collaborazione con due
          traverso il quale si prova ad adattare il corpo    cornice narrativa sostanzialmente realistica. Vi    poraneamente, come dimostra l’interpreta-           riconosciuti maestri del nostro cinema per
          dell’attore al modello, e quello attraverso cui    confluiscono dunque figure realmente esistite/      zione di Ken Miles resa dallo stesso Bale per       cambiare di segno a una carriera già impor-
          si sceglie invece di alterarlo, completamente      esistenti, sostenute da performance attoriali       Le Mans ’66 di James Mangold. Qui infatti           tante, benché caratterizzata da personaggi
          o in parte, per marcarne la differenza. Tale       caratterizzate dall’imitatio e da un trucco fina-   l’attore britannico (similmente a Matt Damon        perlopiù di fantasia e, soprattutto, da un so-
          concertazione, di origine teatrale, ma che         lizzato a omogeneizzare il volto/corpo dell’atto-   su Carroll Shelby e a Remo Girone su Enzo           stanziale “mimetismo debole” nei rari casi in

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FELLINI IL SOFFIO NASCOSTO DELLA GRAZIA - CENT'ANNI DI SOGNI E VISIONI - Sale della Comunità
AUTOFOCUS I SAGGI                                                                                                       AUTOFOCUS I SAGGI

                                                 cui l’attore romano si è trovato a interpretare      cendone il congenito rachitismo attraverso la
                                                 personaggi esistiti, come ad esempio Giu-            camminata e le posture, il disagio psichico
                                                 seppe Pinelli nel Romanzo di una strage di           mediante gli sguardi perturbanti, il retaggio
                                                 Marco Tullio Giordana (2012), o il “libanese”,       nativo nell’assunzione di una cadenza lingui-
                                                 il personaggio ispirato a Franco Giuseppucci         stica in cui il dialetto reggiano viene frantu-
                                                 nel Romanzo criminale (2005) firmato da Mi-          mato dagli echi dello svizzero tedesco.
                                                 chele Placido.
                                                 Tuttavia il suo Bettino Craxi in Hammamet, an-       La mimesis debole
                                                 cor più del già notevole Tommaso Buscetta            Anche quest’area è contraddistinta dalla con-
                                                 de Il traditore, è un personaggio emblematico        formazione, ma si differenzia dalla precedente
                                                 di questa prima opzione. Non solo perché at-         per via della cornice (perlopiù fantastica) e so-
                                                 traverso il meticoloso studio posturale, vocale,     prattutto per quel tipo d’interpretazioni in cui la
                                                 gestuale dell’attore, il personaggio del politico    personalità dell’attore sopravanza l’aderenza
                                                 milanese sembra letteralmente riprendere vita        fisiologica. Vi confluiscono sia le interpretazioni
                                                 sullo schermo, quanto perché la concertazio-         di personaggi riconoscibili benché di fantasia
                                                 ne Favino/Amelio/Andrea Lanza (il make-up            (come ad esempio molti dei personaggi dei
                                                 artist che ha coordinato le lunghe sessioni di       fumetti oppure quelli che già appartengono
                                                 trucco cui si è sottoposto l’interprete romano)      a un immaginario cinematografico), sia quel-
                                                 è riuscita a dare al personaggio una profon-         le che intendono riprodurre figure realmente
                                                 dità imprevedibile quanto spiazzante. Tale da        esistite/esistenti, ma la cui Identità viene di
                                                 consentire addirittura la riemersione di antichi     fatto rigenerata da parte di chi viene chiamato
                                                 risentimenti e mai sopiti rancori nei confronti      a interpretarle. È l’area in cui si muove l’“at-
                                                 del “Presidente”, nonostante la caratteristica       tore-persistente”, ovvero quella tipologia d’in-
                                                 primaria di Hammamet risieda proprio nella           terprete capace di “resistere” al personaggio
                                                 scelta di occultare l’aspetto politico in favore     e a farlo proprio, che dunque non si adatta
                                                 di quello esistenziale. Un simile approccio al       all’involucro cui di volta in volta cerca di dar
                                                 personaggio si trova anche nella costruzione         vita ma, al contrario, prova a forgiarlo secondo
                                                 del protagonista del film di Bellocchio, con la      le proprie caratteristiche fisiche e/o emotive.
                                                 sola differenza che qui gli interventi prostetici    Il caso più eclatante di questa seconda op-
                                                 sono minori. Al punto che sembra lecito pen-         zione è certamente l’interpretazione di Joker
                                                 sare al “lavoro” compiuto da Favino su questi        resa da Joaquin Phoenix nell’omonimo film
                                                 due personaggi come a un formidabile dittico         diretto da Todd Philips. La sua straordinaria
                                                 sul “mimetismo forte”.                               prova d’attore, infatti (celebrata con l’Oscar,
                                                 Seppur con interventi di make-up meno                il Golden Globe, il Bafta e numerosi altri rico-
                                                 macroscopici, anche l’interpretazione di An-         noscimenti), pur essendo costruita amalga-
                                                 tonio Ligabue resa da Elio Germano per Vo-           mando ispirazioni e materiali diversi, identifi-
                                                 levo nascondermi di Giorgio Diritti rientra in       cazione e astrazione, non dà mai l’impressio-
                                                 quest’area ed è da considerarsi allo stesso          ne di allontanarsi dall’imprinting dato al per-
                                                 livello di quelle già citate. Non tanto per la si-   sonaggio. Se infatti nelle origini del celebre
                                                 mile meticolosità con cui l’attore si avvicina al    supercriminale che il film narra si ritrovano
                                                 proprio personaggio, né per la densa qualità         elementi presi da Batman (The Killing Joke,
                                                 emozionale che riesce a infondervi, quanto           l’albo a fumetti del 1988 ideato da Alan Moo-
                                                 per la sua capacità di restituirne l’anima at-       re) e nella performance attoriale confluiscono
                                                 traverso pochi ma essenziali tratti. Riprodu-        tratti di altri mirabili Joker (soprattutto quelli
Pinocchio (2019) di M. Garrone

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FELLINI IL SOFFIO NASCOSTO DELLA GRAZIA - CENT'ANNI DI SOGNI E VISIONI - Sale della Comunità
AUTOFOCUS I SAGGI                                                                                                                                                                AUTOFOCUS I SAGGI

di Jack Nicholson nel Batman di Tim Burton              quale realizzare quella fissità indispensabile a     calano nei propri personaggi definendoli (e
e di Heath Ledger ne Il cavaliere oscuro di             contrastare le derive compulsive del Sogget-         arricchendoli) attraverso le proprie personali-
Christopher Nolan), così come di alcuni me-             to. Il trucco dunque qui finisce per assumere        tà, anche a dispetto di una articolata elabo-
morabili personaggi del cinema di Scorsese              una valenza diversa, pressoché opposta ri-           razione digitale in cui la Maschera è prodotta
prodotto negli anni in cui è ambientato il film         spetto ai casi citati, laddove intende denun-        direttamente dall’intervento sul Volto. Un inter-
(il Rupert Pupkin di The King of Comedy e               ciare piuttosto che occultare la distanza che        vento di ringiovanimento che, al di là della sua
il Travis Bickle di Taxi Driver), nella trasfor-        separa la Maschera dal Volto, dar risalto alla       qualità, tuttavia non convince pienamente,
mazione di cui è protagonista Arthur Fleck              patologica risata per restituire la sofferenza       perché finisce per mettere in evidenza la con-
la personalità di Phoenix rimane comunque               che la produce.                                      traddizione con il corpo, colto nel suo flagran-                                  Gli anni più belli (2020)
indenne e ben riconoscibile. Tanto che, in              A quest’area appartengono anche altri grandi         te invecchiamento.                                                                          di G. Muccino
considerazione della componente metaper-                personaggi di recente creazione, a comincia-         In quest’area rientrano anche le interpretazio-
formativa di cui il film di Todd Philips è intriso,     re dal trittico attraverso il quale si dispiega la   ni che si rispecchiano con quelle di prece-
si può leggere Joker anche come un’opera                fluviale narrazione di The Irishman. Sia infatti     denti versioni del medesimo personaggio. Vi
incentrata sul “lavoro” dell’attore. Nella quale        il protagonista Robert De Niro (nei panni del        troviamo prove più o meno riuscite, ma che
cioè, fin dalla prima emblematica sequenza,             sicario di Cosa Nostra Frank Sheeran), sia i         comunque risultano sempre interessanti se           to a quello dei due casi sopracitati. Se infat-
la costruzione del personaggio deve neces-              co-protagonisti Joe Pesci (in quelli del ma-         messe a confronto. Tra le prime vale la pena        ti è vero che il dodicesimo lungometraggio
sariamente passare attraverso il conflitto tra          fioso Russell Bufalino) e Al Pacino (in quelli       ricordare quella di Antonio Barracano resa da       di Gabriele Muccino si rifà esplicitamente a
le pulsioni esterne (provenienti dalla società          del controverso sindacalista Jimmy Hoffa) si         Francesco Di Leva nella versione de Il sinda-       C’eravamo tanto amati, l’inevitabile raccordo
che lo circonda) e quelle interne                                                                            co del rione Sanità firmata da Mario Martone,       tra Ristuccia e Gianni Perego, il personaggio
(la soggettività dell’interprete). E                                                                         perché l’attore napoletano riesce a riprodurre      interpretato da Vittorio Gassman nel film del
che in tal modo designa il corpo                                                                             rispettosamente l’interpretazione di Eduardo        1974, fa rilevare come nella calibratura del
dell’attore come il luogo dove tale                                                                          pur sapendosene comunque emancipare.                personaggio del film del 2020 sussista e si
conflitto accade, e la maschera                                                                              Tra le seconde invece appare significativa          riverberi più di un elemento pronto a evocare
come l’abito sociale attraverso il                                                                           quella di Giulio Ristuccia de Gli anni più belli,   il protagonista del capolavoro di Scola. Sen-
                                                                                                             interpretato ancora da Pierfrancesco Favino,        za però legittimare la sensazione che il primo
                                                                                                             ché qui però esegue un lavoro diverso rispet-       sia mimeticamente modellato sul secondo.

                     Le Mans '66 (2019)
                          di J. Mangold

                                               Batman (1989) di T. Burton

                                                                                                                                                                                 The Irishman (2019) di M. Scorsese

12                                                                                       film cronache            film cronache                                                                                  13
FELLINI IL SOFFIO NASCOSTO DELLA GRAZIA - CENT'ANNI DI SOGNI E VISIONI - Sale della Comunità
AUTOFOCUS I SAGGI                                                                                                    AUTOFOCUS I SAGGI

                                                   La caricatura straniante                         più o meno velata satira in chiave politica
                                                   La terza area è invece contraddistinta dalla     e/o sociale (come ad esempio i protagonisti
                                                   deformazione del volto/corpo all’interno di      di Loro di Paolo Sorrentino). Proprio l’opera
                                                   una cornice narrativa di matrice perlopiù re-    dell’autore de La grande bellezza è d’altron-
                                                   alistica, caratterizzata da una connotazione     de costellata da tali figure, a cominciare da
                                                   umoristico/satirica e dunque da un registro      quelle ritratte ne Il divo (2008), sorta di ope-
                                                   brillante, comico o addirittura grottesco. Vi    ra-chiave di quest’area, in quanto rappre-
                                                   confluiscono figure realmente esistite/esi-      senta una svolta non solo per la carriera del
                                                   stenti, sostenute da performance attoriali so-   cineasta partenopeo, ma anche per questa
                                                   pra le righe o connotate da uno “straniamen-     precipua modalità di rappresentazione del
                                                   to” di matrice brechtiana e da un trucco fina-   personaggio. Tanto da rendere Toni Servillo
                                                   lizzato ad un’alterazione fisiognomica. Sono i   una sorta di attore-simbolo di questa terza
                                                   casi appunto in cui i personaggi sono resi in    opzione, a dispetto di una galleria piena di
                                                   maniera caricaturale sia quando rappresen-       memorabili interpretazioni il cui denominatore
                                                   tano una semplice canzonatura (come l’Hitler     comune sembra essere dato dalla prevalen-
                                                   interpretato da Taika Waititi in JoJo Rabbit),   za della personalità dell’attore su quella del
                                                   sia quando sono invece l’espressione di una      personaggio. Sia l’Andreotti de Il divo che il

Jojo Rabbit (2020) di T. Waititi

14                                 film cronache        film cronache                                                                            15
FELLINI IL SOFFIO NASCOSTO DELLA GRAZIA - CENT'ANNI DI SOGNI E VISIONI - Sale della Comunità
AUTOFOCUS I SAGGI                                                                                                                                                               AUTOFOCUS I SAGGI

Berlusconi di Loro sono in tal senso il                                                                                                                                     dell’arte” e in essa sembra ben inse-
risultato della “medesima operazione                                                                                                                                        rirsi l’ultimo cinema di Matteo Garrone.
espressionista di ‘mascherificazione’”1,                                                                                                                                    In Pinocchio, come in parte già ne Il
dove il tono straniante della recitazione                                                                                                                                   racconto dei racconti (2015), molti dei
e l’intervento prostetico perseguono il                                                                                                                                     personaggi vengono infatti sottoposti
medesimo obiettivo: quello di marcare                                                                                                                                       a un’elaborazione in chiave zoomorfica
la differenza nell’aderenza. Che è, ap-                                                                                                                                     (dove i trucchi prostetici sono mescolati
punto, il principio della caricatura.                                                                                                                                       a interventi digitali). Modalità che, se da
Seppur con una formalizzazione com-                                                                                                                                         una parte alleggerisce gli interpreti dall’i-
pletamente diversa, a questa stessa                                                                                                                                         dentificazione sganciandoli dall’opzione
area appartengono anche i personaggi/                                                                                                                                       della reviviscenza, dall’altra finisce per
persone del cinema di Franco Maresco,                                                                                                                                       fissarli appunto in “tipi”. Un’operazione
soprattutto quelli che sono i protagonisti                                                                                                                                  con esiti disomogenei (positiva nel caso
del mirabile dittico Belluscone, una sto-                                                                                                                                   della volpe/Massimo Ceccherini, meno
ria siciliana (2014) e La mafia non è più                                                                                                                                   felice in quella del gatto/Rocco Papaleo
come quella di una volta (2019). Qui in-                                                                                                                                    ad esempio), tesa a restituire la dimen-
fatti l’operazione del regista palermitano                                                                                                                                  sione del “maraviglioso” di cui è intriso
si realizza nel trasformare in maschere i                                                                                                                                   il romanzo e nella quale si ravvisano
veri volti dei suoi “eroi” (l’immarcescibile                                                                                                                                elementi di continuità e di discontinuità
Ciccio Mira; lo “stonato” Cristian Miscel).                                                                                                                                 rispetto al percorso dell’autore. Se da
Un’operazione la cui originalità sta nel                                                                                                                                    una parte tali interventi sembrano infatti
partire dal reale per declinarlo in chiave                                                                                                                                  proseguire, seppur sotto un segno di-
grottesca, utilizzare l’istanza documen-           Loro (2018) di P. Sorrentino                             La mafia non è più quella di una volta (2019) di F. Maresco
                                                                                                                                                                            verso, la mostrificazione che connota
taria per portarla alla deflagrazione in un                                                                                                                                 quasi tutto il suo cinema (escludendo
orizzonte surreale.                                                                                                                                                         cioè l’iniziale “trilogia romana”), dall’al-
                                                                                                                                                                            tra la dimensione illustrativa sembra qui
La caricatura tipizzata                                                                                                                                                     occultare la vis allegorica, la normaliz-
Anche la quarta e ultima area è contrad-                                                                                                                                    zazione del “diverso” quella della forza
distinta dalla deformazione del volto/                                                                                                                                      scaturita dalla sua alterità.
corpo e si differenzia dalla precedente                                                                                                                                     Che sia ingannevole, pronta dunque a
per la cornice narrativa (perlopiù fan-                                                                                                                                     mettersi al servizio di quella “capacità di
tastica), la chiave antinaturalistica e un                                                                                                                                  mentire” che per Antonioni era la prima
registro narrativo dove il fantasy si me-                                                                                                                                   caratteristica del cinema, o il mezzo per
scola indistintamente con il dramma                                                                                                                                         disvelare, riconoscendolo, il Falso, op-
e/o la commedia. Qui le figure sono                                                                                                                                         pure lo strumento per separare gli abissi
quasi esclusivamente di finzione e qua-                                                                                                                                     dell’Io da quelli della società con la quale
si mai dotate di una propria individuale                                                                                                                                    si deve confrontare, in ogni caso la Ma-
psicologia, così che le interpretazioni                                                                                                                                     schera porta sempre con sé la propria
sono modellate sulla tipologia alla qua-                                                                                                                                    ombra. Un riflesso oscuro che finisce
le appartiene il personaggio e il trucco                                                                                                                                    sempre per agire sul senso profondo
finalizzato per omogenizzare il volto al                                                                                                                                    del testo. Facendolo implodere, slittare,
“tipo”. È l’area più vicina alla (o addi-                                                                                                                                   ribaltare. Tanto da rendere semplice ri-
rittura discendente dalla) “commedia                                                                                                                                        trovare nei volti/stravolti che emergono
                                                                                                                                                                            dalla recente produzione cinematografi-
                                                                                                                                                                            ca gli echi della lezione pirandelliana, lì a
1
  Cfr. Francesco Crispino, Loro, in Vero, falso,
reale. Il cinema di Paolo Sorrentino, a cura di    Belluscone - Una storia siciliana (2014) di F. Maresco                                 Il divo (2008) di P. Sorrentino   ricordarci di non identificare mai l’essen-
Augusto Sainati, ETS, Pisa 2019                                                                                                                                             za con l’apparenza.

    16                                                                                   film cronache              film cronache                                                                                 17
FELLINI IL SOFFIO NASCOSTO DELLA GRAZIA - CENT'ANNI DI SOGNI E VISIONI - Sale della Comunità
AUTOFOCUS I SAGGI                                                                                                              AUTOFOCUS I SAGGI

     DOPPIO ERGO SUM:                                                             Falsità, verosimiglianza, autenticità: i raddoppi (auto)biografici
                                                                                  di Stanlio e Ollio, Judy, Dolor y gloria, Rocketman e l’ambiguità
                                                                                  del reale e le manipolazioni del potere in Richard Jewell
      LE TANTE FACCE
         DEL BIOPIC
                                  Claudio Gotti e Matteo Marino

Rocketman (2019) di D. Fletcher

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AUTOFOCUS I SAGGI                                                                                                                                                                   AUTOFOCUS I SAGGI
                                                                                                                                                                        Judy (2019) di R. Go
                                                                                                                                                                                            old
                                                                                                                    gandolfo e addirittura all’interno della Cap-
                                                                                                                    pella Sistina? Ne esce un ulteriore doppio:
                                                                                                                    i papi (uno in carica, l’altro futuro), con tutto
                                                                                                                    il peso delle loro funzioni, e gli uomini nella
                                                                                                                    loro intimità. Assistiamo dapprima a un tête-
                                                                                                                    à-tête teologico a suon di citazioni bibliche,
                                                                                                                    massime spirituali e idee sulla direzione della
                                                                                                                    Chiesa, per passare poi al rivangamento nei
                                                                                                                    rispettivi passati, fino alla reciproca, com-
                                                                                                                    movente confessione di segreti e dolori per-
                                                                                                                    sonali, hobby (il pianoforte e il tango), errori
                                                                                                                    e cadute. Che quello di cui siamo stati tutti
                                                                                                                    testimoni nel 2013 sia toccato in sorte a due
                                                                                                                    personalità così diverse e distanti non poteva
                                                                                                                    essere più emblematico (nel finale vediamo
                                                                                                                    i due uomini biancovestiti fare il tifo davanti
                                                                                                                    alla tv: Germania vs. Argentina ai mondiali) e
                                                                            Stanlio e Ollio (2019) di J. S. Baird   non poteva andar meglio ai fini della dram-
                                                                                                                    matizzazione. Non spoileriamo la questione
                                                                                                                    del ‘segno’ atteso dal futuro prete Bergoglio
                                                                                                                    e dal futuro dimissionario Ratzinger perché è

R
       ealtà/finzione: un accostamento nel          Il mistero di un’intimità                                       il gancio più potente del film.
       quale non dovremmo leggerci un’insa-         e il prezzo da pagare                                           C’è tanto doppio all’opera anche in Stanlio
       nabile dicotomia, una contrapposizione       Realtà e finzione vanno sempre a braccetto,                     e Ollio. “Io ho amato noi due”. “Tu hai amato
nemica, con un vincitore e un vinto, ma for-        si ispirano e sostengono a vicenda, hanno                       Stanlio e Ollio ma non hai mai amato me”.
se una costante e fruttuosa dialettica, un po’      bisogno l’una dell’altra, sono una coppia                       Sembrerebbe quasi che stiano per fare i
come tra il corpo e l’anima, e che al cinema si     consolidata e formidabile. E proprio due                        loro personaggi anche fuori scena, Laurel &
fa sentire soprattutto nei biopic, tra aderenza     coppie, entrambe epocali, sono protagoni-                       Hardy, ma non è una gag: stanno litigando
alla realtà e verosimiglianza, didascalismo e       ste di due biopic recenti: una leggendaria,                     sul serio. Una crisi interna al duo comico
intonato surrealismo, precisione nella ricostru-    Stanlio e Ollio, l’altra contemporanea e cla-                   esplosa nel 1953, durante una faticosa tour-
zione storica e incursioni nel fantastico, storie   morosa, I due papi. Nel secondo caso trat-                      née teatrale attraverso il Regno Unito avve-
vere ed esigenze narrative.                         tasi proprio di un doppio, come evidenzia il                    nuta alla fine della loro carriera, per dire che
Vivir para contarla, scriveva García Márquez.       disarmante titolo: praticamente mai visti due                   dietro al fortunato sodalizio professionale ci
Abbiamo un insopprimibile bisogno di storie         pontefici nello stesso tempo (l’ultimo a rinun-                 sono uomini diventati negli anni amici fraterni
e la vita può avere chiavi di lettura e fil rou-    ciare prima della morte fu Gregorio VI nel                      sperimentando tutte le dinamiche tipiche di
ge, nascondere una sceneggiatura (spesso            1046). Il film mette insieme Bergoglio e Rat-                   una coppia (affiatamento, complicità, logorio,
più di una), con i suoi spostamenti nelle varie     zinger prima delle dimissioni di quest’ultimo,                  tradimenti, rinfacci). Come ne I due papi, an-
location, le frasi che ci rimangono addosso,        un incontro impossibile nel senso che non è                     che qui si scandaglia il mistero di un’intimità
la distorsione, voluta o meno, dei fatti che ci     mai avvenuto storicamente, ma verosimile a                      e il prezzo che le esistenze private di questi
riguardano quando li riferiamo o li ricordiamo,     partire da quanto conosciamo: le differenze                     personaggi devono pagare. E se c’è un in-
e gli immancabili colpi di scena: tutti i giorni    di provenienza, di carattere, di stile comuni-                  dubbio magistero universale del duo comi-
siamo su un palco e abbiamo una parte. Sca-         cativo e di visione ‘politica’ dei due, e il fat-               co più famoso di tutti i tempi, probabilmente
lette e schemi del quotidiano, questo impo-         to che, nel conclave che elesse Ratzinger,                      c’è del comico e dell’attoriale anche nel duo
starsi per autorappresentarsi, non sono forse       Bergoglio era il più votato dopo di lui. Sulla                  papale. In entrambi i film affetto profondo e
la necessaria finzione che fa compagnia alla        base di quanto noto, cosa succederebbe se                       compassione umana, nonché l’apertura a
nostra identità più profonda? E anche lì, l’io      li rinchiudessimo per una manciata di giorni,                   una visione alternativa data dal confronto
non esiste forse proprio come racconto?             loro due soli, negli appartamenti di Castel-                    con l’altro, avranno la meglio. La falsariga del
                                                                                                                                                                                                           r
                                                                                                                                                                                                   Fletche
                                                                                                                                                                                          9) di D.
                                                                                                                                                                                  an (201
                                                                                                                                                                          Rocketm
20                                                                                    film cronache                          film cronache                                                                     21
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discorso di coppia e di doppio è confermata,
in Stanlio e Ollio, dalla presenza delle rispetti-
ve mogli, che si intrattengono spiritosamente
con gli spettatori durante un intervallo: “Due
coppie comiche al prezzo di una”.

La verità oltre il vissuto individuale
Dialettica proficua fin dal titolo anche nell’ulti-
mo lavoro di Pedro Almodóvar, che si svilup-
pa nel doppio cinematografico per eccellen-
za: il film nel film. Un preciso episodio (per-
duto, rimosso, sepolto nell’inconscio) ritorna
improvvisamente a galla nella vita di un regi-
sta di successo alla deriva, stanco di dover
convivere con malattie fisiche e disagi psico-
logici. È una sorta di Rosebud (vedi Quarto
potere) che qui ha però il potere incredibile
di riavvolgere tutto il nastro e riportare l’uomo
ai nastri di partenza, pronto a dare il ciak al
suo nuovo film sulla sua infanzia povera in
campagna. Sempre a proposito del rapporto
realtà/finzione e a riprova dell’inutilità di una
mera cronistoria, tagliando definitivamente la
testa al toro, Almodóvar ha dichiarato che il
tasso di autobiografia che c’è in Dolor y gloria
sul fronte dei fatti è il 40 per cento, ma per
quello che riguarda un livello più profondo si
tratta del 100 per cento. Ed è così non solo
per lui, se alcune scene fanno venire no-
stalgia a noi spettatori e ci emozionano for-
temente: il canto delle donne che lavano le
lenzuola al fiume e le stendono sui cespugli,
l’affetto della mamma che ritorna (evidente-
mente il bravo Pedro sulla madre non aveva
detto “tutto”), l’autenticità della vita paesana
dove ci si scambiavano favori senza soldi, lo
svenimento di un bambino di fronte all’appa-
rire della bellezza. Chi, come il regista, non
porta indelebilmente impressa nella testa
l’immagine dell’oggetto del proprio personale
“primer deseo”? C’è una verità che va oltre il
vissuto di una singola persona.
Il tema del doppio è presente anche in Judy.
C’è una sequenza, nel classico È nata una
stella, in cui Esther Blodgett (Judy Garland),
                                                                                      Stanlio e Ollio (2019) di J. S. Baird

22                                                    film cronache   film cronache                                    23
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Richard Jewell (2020) di C. Eastwood

                                                                                                                                                                                               Dolor y gloria (2019) di P. Almodóvar

         voce da contralto inimitabile ma “naso orribi-      segnata. È nata una stella non è un biopic ma
         le”, prima del suo debutto con il nome d’arte       racconta molto di Judy Garland, mischiando             Bridget Jones, la difficoltà di emanciparsi da      Partiamo lo stesso da una curiosità musica-
         di Vicki Lester è sottoposta dai severi truc-       le carte in tavola: se nel film è Norman Maine         quel ruolo, i flop, la depressione, lo sciacal-     le: Clint Eastwood che dirige una scena in cui
         catori di Hollywood a un restyling completo,        a essere considerato un divo finito, inaffida-         laggio mediatico per la chirurgia plastica, l’as-   tutti ballano e cantano Macarena è una cosa
         con dischi di gomma e capsule per aggiu-            bile per i ritardi, le bizze da star e l’alcolismo,    senza dal cinema per sei anni prima di Judy)        incredibile (e disturbante), ma è successa
         starle naso e denti. Quando il suo pigmalio-        nel 1954 era Judy Garland a essere nelle sue           che fanno sì che Renée Zellweger interpreti         davvero nell’ultimo film del regista dagli occhi
         ne, il famoso attore Norman Maine, la incon-        condizioni e a tornare sulle scene dopo alcuni         in un certo senso anche la propria sofferen-        di ghiaccio. Beh, preparate a inumidirveli per
         tra prima del ciak, non la riconosce neppure,       anni di assenza perché licenziata dalla MGM            za; in secondo luogo perché non ricorre a un        l’indignazione e la commozione, gli occhi,
         e si affretta a congedarsi da lei. Solo senten-     e psicofisicamente sofferente. Si sarebbe ri-          make-up prostetico ma riproduce i tic, i ge-        perché il film si basa su una storia incredibile
         dola parlare capisce che sotto quel masche-         alzata (con quella che è probabilmente la sua          sti, la postura, la mimica facciale della diva,     (e disturbante) che è successa davvero, la
         rone c’è Esther, e allora la prende per mano,       migliore performance di sempre), ma sarebbe            una recitazione manierata che però funziona,        storia dell’uomo che, grazie al suo puntiglio
         le toglie tutte le protesi e le dice di truccarsi   caduta di nuovo, più volte.                            perché nella sua evidenza quasi meccanica           e alla sua maniacale fiducia nelle procedure
         come fa tutti i giorni, perché è quella la fac-     Il biopic Judy, tratto dal dramma teatrale End         denuncia quanto quella dell’attrice sia una vita    (chiamiamola pure pedanteria), sventò l’at-
         cia che lui ama e che il pubblico amerà. A          of the Rainbow e ambientato nel 1968 (a                costantemente in performance, dove si perde         tacco terroristico di Atlanta nel 1996 ma fu
         Judy Garland (pseudonimo di Frances Ethel           qualche mese dalla sua morte per intossica-            il confine tra l’emozione riprodotta e l’emozio-    poi indagato dall’Fbi e perseguitato dai me-
         Gumm) è successo lo stesso, solo non così           zione da barbiturici in un lungo arco di tempo),       ne provata. E il finale (inventato) è una licenza   dia, passando nel giro di tre giorni da eroe
         velocemente: dopo il successo de Il mago            ci mostra l’attrice e cantante nel suo momen-          poetica che commuove (non facciamo fatica           a perfetto sospettato senza uno straccio di
         di Oz ci sarebbero voluti dodici film (e il suo     to più basso, alcolizzata, impasticcata, inde-         a immaginare la sua efficacia a teatro).            prova: semplicemente, era un trentatreenne
         incontro con il futuro ex marito Vincente Min-      bitata, senza fissa dimora e in lotta con l’ex                                                             frustrato e obeso che viveva con la mamma,
         nelli) prima che potesse mostrare la sua vera       marito per la custodia dei figli. Se il film risulta   La resistenza quotidiana dei fragili ma forti       per niente telegenico eppure all’improvviso
         faccia sul grande schermo. L’arte che imita la      piuttosto convenzionale nella scrittura e nella        Se a Judy basta il nome, l’argomento di Ri-         sotto i riflettori, insomma corrispondente al
         vita, rendendola più sopportabile. Nella realtà,    regia, l’interpretazione di Renée Zellweger lo         chard Jewell rimane oscuro ai più anche con         profilo di qualcuno capace di posizionare
         le cicatrici delle diete ferree, del trucco pe-     trasfigura: in primo luogo per i punti di contat-      l’aggiunta del cognome: da una diva arrivia-        uno zaino-bomba solo per prendersi il merito
         sante e dell’abuso di farmaci ormai l’avevano       to tra le biografie delle attrici (la celebrità con    mo infatti a parlare di un uomo qualunque.          di aver scongiurato una strage.

         24                                                                                    film cronache             film cronache                                                                                 25
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                              Eastwood denuncia le                                                                                                         vero e proprio musical, ne ha la
Judy (2019) di R. Goold       gogne mediatiche e l’ot-                                                                                                      struttura e le convenzioni, e ciò
                              tusità dell’Fbi, concen-                                                                                                      permette di utilizzare le canzoni
                              trandosi su personaggi                                                                                                         fuori cronologia e in modo crea-
                                                                                                                              02 0) di C. Eastwood           tivo, significativo; il fatto poi che
                              tutti ai margini (lo stesso                                                  Richard Jewel
                                                                                                                         l (2
                              coprotagonista è un avvo-                                                                                                      la storia sia tutta raccontata in
                              cato di seconda catego-                                                                                          prima persona dal protagonista consente
                              ria), stritolati da un sistema                                                                                   anche una riflessione sul rapporto tra verità
                              che controlla e distrugge                          non ha però alcuna intenzione di ritrattare:                  e bugie volute, anche se dalle gambe cor-
                              gli individui (in perfetta sintonia con il pen-    per lui il giornale è colpevole di aver impicca-              te, nei biopic (“Non ho mai litigato con il mio
                              siero anarco-libertario del regista), i quali      to Richard in pubblico, spacciando supposi-                   paroliere Bernie Taupin neanche una volta
                              tuttavia, pur con i loro difetti (Richard non      zioni per fatti.                                              in tutta la vita”, sì, certo. Per inciso, un’altra
                              è immediatamente amabile, ma alla fine                                                                           coppia ben raccontata, un rapporto di amici-
                              lo ameremo), conservano la loro dignità e          Vite da star, sotto le luci (abbaglianti)                     zia profonda e collaborazione professionale,
                              la loro etica. È la resistenza quotidiana di       dei riflettori                                                non esente da conflitti e fraintendimenti). 2)
                              personaggi fragili ma in fondo forti raccon-       Torniamo infine alle stelle, e agli uomini co-                L’interpretazione: Rami Malek, con una pro-
                              tata dal cinema vs. lo storytelling fragile ma     muni da cui hanno origine. Un altro doppio,                   tesi dentaria pesante, sceglie di cantare in
                              ammantato di autorevolezza costruito dai           due vite cinematografiche che sembrano                        playback e di rassomigliare il più possibile
                              poteri forti. Il montaggio parallelo che ci fa     parallele ma sono invece intrecciate. Da una                  all’originale Freddie Mercury (portandosi a
                              vedere da una parte Michael Johnson (il            parte Bohemian Rhapsody (sceneggiato da                       casa un Oscar e un Golden Globe); Taron
                              primo e tuttora unico velocista a vincere i        Anthony McCarten, lo stesso de I due papi),                   Egerton (Golden Globe, ma neanche candi-
                              200 e i 400 metri piani nella stessa edizio-       film slavato dalla lavorazione travagliata (il re-            dato all’Oscar) sceglie un trucco meno inva-
                              ne dei Giochi olimpici) e dall’altra l’avvoca-     gista Bryan Singer, licenziato a riprese quasi                sivo e canta in prima persona tutti i pezzi, su
                              to che cronometra il tragitto dalla bomba          finite, sostituito da Dexter Fletcher), diventato             consiglio di Elton John, senza imitarlo, e ciò
                              alla cabina telefonica, di fatto scagionando       inaspettatamente il biopic musicale di mag-                   acuisce la consapevolezza di stare assisten-
                              Jewell, è un modo straordinario per ricor-         gior successo della storia del cinema, domi-                  do a una ricostruzione. Rendendo la nostra
                              darci che ci sono gesta riconosciute da            nato da uno storytelling che distorce i fatti per             partecipazione non solo nostalgico-emotiva,
                              tutti e gesta invisibili, campioni ed eroi al di   farli entrare nella sua struttura da trappolone               con l’ulteriore effetto di mettere al centro non
                              là delle riprese di una telecamera e di una        emotivo, un retcon edulcorato e inattendibile                 tanto la star quanto l’uomo, dietro gli occhiali
                              notizia sul giornale.                              (a tratti però trascinante) della vita di una star            sgargianti e le paillettes, sparato a razzo nello
                              Tuttavia Richard Jewell, nel suo basarsi           e della band che gli è sopravvissuta (e ha                    show business. Un uomo che non è chi, a
                              sulla vita di persone realmente esistite ma        preteso il controllo dell’operazione cinemato-                casa, pensano che sia.
                              con un’inevitabile dose di finzione, è cadu-       grafica). Dall’altra Rocketman, film coloratis-
                              to nella contraddizione di creare a sua volta      simo diretto dallo stesso Dexter Fletcher, di
                              un suo “Richard Jewell” contro cui puntare         discreto successo, il cui storytelling celebra,                  Rocketman (2019) di D. Fletcher
                              il dito: la caratterizzazione del personaggio      sì, l’icona pop, ma condensa o romanza i
                              di Kathy Scruggs, la giornalista dell’Atlanta      fatti (sempre però a partire dai dati reali: si
                              Journal-Constitution che per prima aveva           consiglia la lettura dell’autobiografia Me Elton
                              reso pubbliche le accuse mettendo in moto          John) per rendere conto della verità emotiva
                              la macchina del fango, ha suscitato diverse        e psicologica di un ragazzo prodigio che è
                              reazioni negative, prima tra tutte quella dello    sopravvissuto alle sue tante dipendenze (al-
                              stesso giornale, che ha minacciato di adire le     cool, droghe, sesso, shopping, approvazio-
                              vie legali per diffamazione. La scena incrimi-     ne) e al suo stesso mito, venendo a patti con
                              nata è quella (inventata, ma simbolica della       un’infanzia priva di affetto.
                              prostituzione dei media) in cui la reporter si     La differenza la fanno 1) il genere: mentre
                              concede sessualmente in cambio della sof-          Bohemian Rhapsody è più dalle parti del
                              fiata su Jewell. Lo sceneggiatore Billy Ray        film concerto (ricostruito), Rocketman è un

          26                                           film cronache                   film cronache                                                                                           27
AUTOFOCUS I SAGGI                                                                                                       AUTOFOCUS I SAGGI

                                                                       Scoprimmo che gli specchi hanno qualcosa
                                                                       di mostruoso (…) perché moltiplicano il
                                                                       numero degli uomini.
                                                                                          Jorge Luis Borges, Finzioni

HIC ET NUNC.
LA LENTE DEFORMANTE
DEL CINEMA
Anna Maria Pasetti

Il viaggio di filtri e specchi attraverso spazio & tempo, realtà
& finzione: 1917, C’era una volta a Hollywood, Parasite, i film
premiati agli Oscar. Ma anche La belle époque e I due Papi

                                                                                                                          Parasite (2019) di B. Joon-ho

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AUTOFOCUS I SAGGI                                                                                                                                                                      AUTOFOCUS I SAGGI

          S
                    pazio, tempo, realtà e finzione. È un                                                       spazio ed ancora la realtà nella finzione & la               film, si rende necessaria la comprensione di
                    viaggio rischioso quello che la nostra                                                      finzione nella realtà traducono la complessità               come il dispositivo-lente attraversa i concetti
                    mente si costringe a fare quando è                                                          magmatica della significazione immaginaria                   sopra enunciati. Di fatto, sono proprio le lenti
           spinta negli ambienti concettuali fondativi                                                          dalla quale si sono originate, e sulla quale                 cinematografiche, che agiscono secondo un
           dell’universo, e che quindi riguardano l’origi-                                                      continuano a ragionare, le teorie del cinema.                punto di vista stabilito, a rielaborare e rime-
           ne omnium rerum, l’essere umano incluso.                                                             Da tali relazioni imprescindibili, e con l’ausi-             scolare le “grandezze base” della fisica teo-
           Quale dispositivo di rappresentazione e ri-                                                          lio delle arti pre-esistenti, è disceso un altro             rica (spazio/tempo), filtrando e specchiando
           produzione del mondo reale o immaginato in                                                           concetto fondativo per la comprensione                       la realtà osservata secondo prospettive pro-
           movimento, il cinema (e per estensione l’au-                                                         della testualità audiovisiva: il punto di vista,             prie, e facendosi dunque carico di una re-
           diovisivo) può dirsi ontologicamente costitui-                                                       il quale evoca il basilare dualismo di ordine                sponsabilità in-formante o de-formante del
           to di e su queste categorie, fisiche e metafi-                                                       filosofico (e successivamente psicologico/                   tutto arbitraria, che viaggia sulle “parallele
           siche, che ha rielaborato ex novo per farne,                                                         psicanalitico) soggetto/oggetto. In materia                  convergenti” dei padri fondatori del cinema,
           hic et nunc, il proprio territorio di significazio-                                                  di rappresentazione cinematografica le due                   i fratelli Lumière e Georges Méliès. Se dun-
           ne. Se è vero che “il tempo è materia dell’e-                                                        istanze non solo si specchiano nello scam-                   que il film documentario opta per la lente
           spressione cinematografica”1 questa insiste                                                          bio circolare osservatore ↔ osservato, ma                    in-formante rispetto alla realtà rappresentata,
           su uno spazio del sensibile/percepibile la cui                                                       giungono a (con)fondersi e moltiplicarsi in                  quello cosiddetto “di finzione” o “feature film”
           esibizione varia in termini di aderenza/fedeltà                                                      una pluralità che ruota attorno al tema dell’I-              vi si pone in ottica de-formante, e questo
           alla res rappresentata, invocando così le al-                                                        dentità. È il testo, in ultima analisi, a tenere             senza necessariamente intaccare o infran-
           tre due categorie, realtà e finzione, il cui rap-                                                    insieme la fluida materia della (s)oggettivi-                gere un eventuale “contratto di verosimiglian-
           porto informa gli antichi ed eterni paradigmi                                                        tà, in altre parole esso “appare soprattutto                 za” siglato con lo spettatore. A prescindere
           di riferimento di ogni narrazione artistica. In tal                                                  come un meccanismo di costituzione dell’i-                   dal grado di in/de-formazione attivato dalla
           senso ed in estrema sintesi nonché semplifi-                                                         dentità del soggetto fruitore. Identità costitu-             lente cinematografica, essa aggiunge alla
           cazione, lo spazio nel tempo & il tempo nello                                                        ita in primo luogo attraverso il gioco di ruoli              funzione di filtro quella fondamentale e già
                                                                                                                cui il testo costringe: gioco di spossessa-
                                                                                                                mento, simulazione, assunzione e
           1
             Gianfranco Bettettini, Tempo del senso. La logica                                                  cambio di voci e di maschere”2. Le
           temporale dei testi audiovisivi, Bompiani, 1979, p. 21.
                                                                                                                premesse preludono a quanto può
                                                                                                                definirsi una delle grandi vocazioni
                                                                     1917 (2019) di S. Mendes
I due papi (2019) di F. Meirelles                                                                               del cinema all’interno dell’universo
                                                                                                                audiovisivo: attraverso uno spazio/
                                                                                                                tempo sancire la propria funzione
                                                                                                                di grande mediatore fra la realtà e
                                                                                                                la finzione.

                                                                                                                Una mediazione resa possibile
                                                                                                                grazie all’uso della lente
                                                                                                                E’ proprio tale dispositivo ottico,
                                                                                                                autentico luogo centrale del se-
                                                                                                                gno cinematografico, il punto di
                                                                                                                partenza da cui proporre delle
                                                                                                                riflessioni su alcune opere re-
                                                                                                                centi d’indubbio valore artistico
                                                                                                                nonché di interesse semiologico/
                                                                                                                linguistico. Previa all’analisi dei

                                                                                                                2
                                                                                                                 Fausto Colombo e Ruggero Eugeni, Il testo visibile.
                                                                                                                                                                  Parasite (2019) di B. Joon-ho
                                                                                                                Teoria, storia e modelli di analisi, NIS, 1996, p. 102

           30                                                                                   film cronache         film cronache                                                                                       31
AUTOFOCUS I SAGGI                                                                                                       AUTOFOCUS I SAGGI

                                           citata di specchio. Se è ovvio che questo sia il          sitivo-cinema) de-formante (quindi di finzione)
                                           governatore della relazione reciproca sogget-             che filtra e specchia sia un soggetto ancorato
                                           to/oggetto in ogni forma di rappresentazione              a fatti storici passati o in corso di accadimento
                                           di tipo iconico, è altrettanto naturale indicarlo         (history), sia un soggetto originale (story). Su
                                           quale generatore del doppio, figura retorica              tale materiale la lente agisce sul “quadrilate-
                                           sovrana del linguaggio audiovisivo (e chia-               ro” spazio nel tempo & il tempo nello spazio
                                           ramente non solo) incarnata dal significante              e realtà nella finzione & finzione nella realtà
                                           immaginario3 che, riflesso su uno schermo ci-             in alcuni film contemporanei con gradazioni/
                                           nematografico o televisivo, va a compensare               angolature di filtro/specchio diversamente in-
                                           l’assenza della materia, del corpo della realtà.          teressanti, dando corpo a un hic et nunc (ri)
                                           Sommando le tracce teoriche sopra sintetiz-               visitato in chiavi originali.
                                           zate è ora possibile formulare ipotesi di ap-
                                           plicazione concreta, partendo appunto dalla               Una lente sulla Storia:
                                           lente cinematografica (metonimia del dispo-               deformazioni in progress

                                                                                                         Se vogliamo che tutto rimanga com’è,
                                           3
                                             Concetto fondamentale nella semiotica applicata al                      bisogna che tutto cambi.
                                           cinema introdotto dal semiologo francese Christian
                                           Metz nel suo omonimo testo (Le signifiant imaginaire)           Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo
                                           del 1977 tradotto nell’edizione italiana del 1980 per
                                           Marsilio col titolo Cinema e psicanalisi. In sintesi e    “Il nostro nemico è il tempo”. Alla frase as-
                                           semplificazione, riferisce l’insieme degli elementi che   sunta a slogan dal marketing che ha pro-
                                           rimandano al significato, che esiste solo nella sfera
                                           dell’immaginario.                                         mosso nelle sale 19174 di Sam Mendes
                                                                                                     andrebbe aggiunta la parola “spazio” per

                                                                                                     4
                                                                                                       1917 (UK/USA, 2019) regia di Sam Mendes, sce-
                                                                                                     neggiatura di Sam Mendes e Krysty Wilson-Cairns.
                                                                                                     Durante la I Guerra Mondiale, a due giovani caporali
                                                                                                     britannici è affidata la missione di portare un dispac-
                                                                                                     cio che potrebbe salvare la vita a 1600 altri soldati. I
                                                                                                     due soldati devono attraversare a piedi un pericolo-
                                                                                                     sissimo tratto del Fronte Occidentale, una vera Terra
                                                                                                     di Nessuno.

1917 (2019) di S. Mendes

32                         film cronache         film cronache                                                                                           33
AUTOFOCUS I SAGGI                                                                                                                                                               AUTOFOCUS I SAGGI

comprendere il tipo di relazione intrattenuta                                                                                                                  dossalmente, ancora in progress dal punto
in questo film dal dispositivo-cinema con la                                                                                                                   di vista dello spettatore. Chi infatti si appresta
Storia. E tale relazione è propriamente quella                                                                                                                 a vedere un’opera del cineasta statunitense
di hic et nunc, qui e ora: lo sguardo si mette                                                                                                                 è nella maggioranza dei casi consapevole
in parallelo alla Storia portando lo spettatore                                                                                                                dell’effetto sorpresa che Tarantino è solito
in trincea in un’autentica “impossibilità della                                                                                                                riservare in chiusura dei suoi film; per que-
fuga dalla visione (che) rafforza la pervasivi-                                                                                                                sto il pubblico predispone l’osservazione su
tà della visione stessa”.5 Accompagnando                                                                                                                       un livello di aspettativa aperta, di detection
i due giovani caporali nel loro percorso at-                                                                                                                   vigile ad ogni dettaglio (Tarantino dissemina
traverso la Terra di nessuno presso il fronte                                                                                                                  molte tracce nei propri testi..), di sospensio-
occidentale della Prima guerra mondiale, l’ot-                                                                                                                 ne interrogativa sulle multiple direzioni che la
tavo lungometraggio del cineasta britannico                                                                                                                    Storia potrebbe percorrere. Ma per quanto
crea una storia nella Storia il cui senso narra-                                                                                                               possa destabilizzare attraverso racconti liqui-
tivo coincide proprio nell’esibirsi del film den-                                                                                                              di e deformazioni storiche (il 56enne regista
tro a un determinato spazio/tempo, e non è                                                                                                                     del Tennessee lavora sempre su soggetti e
casuale la scelta di un unico piano sequenza                C'era una volta a...                                                                               sceneggiature originali a prescindere che
                                                                                   Hollywood (2019) di
apparente6 quale chiave linguistica per otte-                                                            Q. Tarantino                                          appoggino su fatti storici realmente accadu-
nere il parallelismo di cui sopra. Le funzioni                                                                                                                 ti) non tradirà mai il proprio patto di fedeltà
di spazio nel tempo & il tempo nello spazio e                                                                                                                  nei confronti del cinema, unico punto fermo
realtà nella finzione & finzione nella realtà ven-          conflitto mondiale (la Storia) non è modificato                                                    da cui tutto parte e tutto torna. In tal sen-
gono soddisfatte con pertinente originalità in              dallo sguardo della lente, questa sua imma-                                                        so Tarantino si fa portabandiera dell’inganno
un’opera che mettendosi a misura d’uomo                     nenza alla “piccola” storia inventata estrae il                                                    necessario (perché ontologico) al cinema di
impone alla lente cinematografica de/for-                   gesto umano dalla circostanza (hic et nunc)                                                        finzione, intessendo ovunque con consape-
mante un paradosso: l’effetto immersivo cre-                elevandolo a trascendente, universale.                                                             vole spregiudicatezza la propria essenza di
ato sullo spettatore non solo va ad infrangere              Muta invece di segno la Storia evocata da                                                          cinéphile.
il contratto di verosimiglianza percettiva, ma              Quentin Tarantino in C’era una volta a Hol-                                                        Ultimo ma non meno importante, è l’ausilio
invece di porre i protagonisti al centro della              lywood (Once Upon A Time in.. Hollywood)8                                                          che Quentin fa dello strumento del doppio
narrazione vi posiziona proprio l’asse spazio/              e lo fa in una modalità divenuta ormai una                                                         in C’era una volta a Hollywood: questo non
tempo. Per dirla con Gianfranco Bettettini, in              propria e riconoscibile cifra (est)etica. Come                                                     è solo presentificato nella peculiarità dei
1917 viene esibito da manuale il meccani-                   aveva già compiuto in Bastardi senza gloria                                                        ruoli protagonisti (un divo e il suo doppio,
smo di costruzione di senso nel tempo: “un                  (Inglorious Basterds, 2009), Tarantino innesta                                                     ovvero la controfigura) ma anche nell’or-
film si manifesta in un discorso che può par-               un’operazione di finzione nella realtà capace                                                      ganizzazione di una doppia linea narrativa
lare del tempo, che si realizza in un tempo e               di modificare il corso degli eventi storici, dan-                                                  nonché nella esibizione reiterata di schermi
che impone un tempo alla fruizione/lettura”.7               do vita a una de/formazione vera e propria                                                         (cinematografici e televisivi) in cui i perfor-
E’ la conquista dello spazio nel tempo e del                della history. Così facendo, lo sceneggiato-                                                       mer sono, hic et nunc, soggetti/oggetti del-
tempo nello spazio far cambiare di segno la                 re/regista rafforza la legittimazione dell’arte                                                    lo sguardo.
storia nella history, al netto di una (ri)visita-           cinematografica ad intervenire sulla Storia,                                                       E la figura del doppio diventa sostanza nel-
zione che predilige la chiave esistenziale (ed              divenendo di essa contemporaneamente fil-                                                          la Storia contemporanea grazie alla messa
etica) a quella prettamente storica. In altre               tro e specchio de/formanti, attraverso un qui                                                      in scena del raddoppiamento della figura
parole, se il decorso complessivo del Primo                 e ora del tutto originale, se non sovversivo,                                                      del Papa, non solo in una bensì due ope-
                                                            riferito a uno spazio/tempo passati ma, para-                                                      re audiovisive. Per quanto casuale possa
                                                                                                                                                               apparire, è un fatto che diverse produzioni
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  Fausto Colombo e Ruggero Eugeni, Il testo visibile.                                                                                                          cine/televisive abbiano quasi simultanea-
Teoria, storia e modelli di analisi, NIS, 1996, p. 37.      8
                                                              Once Upon A Time in... Hollywood (USA, 2019) re-
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  1917 è stato realizzato attraverso il raccordo “invi-     gia e sceneggiatura di Quentin Tarantino. Hollywood,                                               mente scelto di attingere materia narrativa
sibile” di alcuni pianisequenza per ottenere l’effetto di   1969. Mentre si consuma la parabola di successo                                                    dalla straordinaria (e inedita in questa forma)
un unicum.                                                  di un famoso attore televisivo e del suo stunt/amico,                   1917 (2019) di S. Mendes   compresenza di due Pontefici di cui la cro-
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  Gianfranco Bettettini, Tempo del senso. La logica         in una villa vicina a quella del divo sta per avvenire
temporale dei testi audiovisivi, Bompiani, 1979, p. 21.     qualcosa di molto pericoloso.
                                                                                                                                                               naca e il mondo, hic et nunc, sono inelutta-

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AUTOFOCUS I SAGGI                                                                                                                                                              AUTOFOCUS I SAGGI

bili testimoni. I due papi (The Two Popes)9           ne all’attualità invocata da André Bazin sov-     dall’idea che il Papa incarni di per sé un’iden-      Pietro limitandosi a riagganciar(le) alla realtà
di Fernando Meirelles e The New Pope10 di             vertendone però i principi base attraverso        tità in ontologica sospensione fra l’umano e          solo laddove ne comprende la straordinaria
Paolo Sorrentino mettono in campo l’adesio-           innesti interni capaci di stravolgere il reale:   il divino. Se il lavoro di Meirelles, ispirato alla   energia immaginifica, tanto nell’elemento tra-
                                                      vere e proprie rivoluzioni sottocutanee che       piéce teatrale di Anthony McCarten che pure           gico che in quello satirico o semplicemente
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  The Two Popes (USA/GB/Italia/Argentina, 2019) re-
                                                      smuovono (de/formano) i paradigmi della hi-       ha firmato la sceneggiatura di questo biopic          comico. E il processo di “smascheramento”
gia di Fernando Meirelles, Sceneggiatura di Anthony   story ecclesiastica odierna (e non solo della     “creativo”, si limita a immaginare un “verosi-        del doppio al quadrato che irride se stesso
McCarten.                                             Chiesa) con lo scopo di renderla più intelle-     mile” dialogo/confessione fra l’allora cardinal       si radicalizza, ad esempio, quando l’addetta
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   The New Pope (Italia/Francia/Spagna/USA, 2020)     gibile, seducente e soprattutto più “umana”       Bergoglio e papa Ratzinger alla vigilia delle         stampa del Vaticano confessa a John Bran-
regia e sceneggiatura di Paolo Sorrentino. Serie tv
programmata su Sky Atlantic che vede nel cast Jude    per chi ne assiste le vicende in real time, ov-   sue dimissioni, quello di Sorrentino inventa          nox/Giovanni Paolo III di ricordarle il suo at-
Law, John Malkovich e Silvio Orlando.                 vero il popolo/pubblico. E questo a partire       del tutto le figure dei due successori di San         tore preferito, John Malkovich. Attraverso un

I due papi (2019) di F. Meirelles

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