FELLINI IL SOFFIO NASCOSTO DELLA GRAZIA - CENT'ANNI DI SOGNI E VISIONI - Sale della Comunità
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
ISSN 2723-9233 Filmcronache 1/20 GIÙ LA MASCHERA: VOLTI E STRAVOLTI TRA FINZIONE E REALTÀ HIC ET NUNC. LA LENTE DEFORMANTE DELLA SETTIMA ARTE BERLINALE, SOTTO IL SEGNO DEL CINEMA ITALIANO FELLINI IL SOFFIO NASCOSTO DELLA GRAZIA CENT'ANNI DI SOGNI E VISIONI
FILMCRONACHE Prima Pagina Rivista trimestrale di cultura cinematografica ANNO XXXII - N. 153 L’ GENNAIO / FEBBRAIO / immagine in copertina di Federico Fellini, sul primo numero MARZO del 2020 di Filmcronache, intende rendere omaggio al regista N. 1/2020 riminese, nel centenario della nascita, e annunciare l’iniziativa congiunta di Ancci e Acec, intitolata proprio Fellini: il soffio nascosto Registrazione Tribunale della Grazia. Un progetto che, in collaborazione con la Cineteca di di Roma n.267/87 del 8-5-1987 Bologna, riporta sugli schermi delle sale della comunità e dei circoli del cinema, in versione restaurata, Lo sceicco bianco, I vitelloni, La Depositato presso il Registro dolce vita, 8½ e Amarcord, pezzi pregiati di un universo cinematogra- Pubblico Generale delle opere fico traboccante di sogni e visioni e alimentato da un beffardo slan- protette l. 633/41 cio clownesco (come evidenzia nel suo saggio Stefania Carpiceci, Direttore Responsabile: ragionando su irriverenza e ribellione, inquietudine e malinconia), ma sostenuto anche da profonde indagini esistenziali, da sguardi com- Paolo Perrone passionevoli verso gli ultimi e da percepibili echi trascendenti (come Coordinatore editoriale: sottolineato da chi scrive, nel suo intervento critico, a proposito de Luigi Cipriani La dolce vita). A questi due contributi si aggiunge un terzo saggio, firmato da Alessandro Cinquegrani, che riflettendo su The New Pope Coordinamento digital media mette in comunicazione l’inesauribile orizzonte onirico dell’autore di Tiziana Vox Amarcord con le iperboli narrative ed estetiche del regista de La gran- de bellezza, osservando che se Fellini mette in scena l’esuberanza Grafica e impaginazione: della vita, Sorrentino costantemente la anestetizza. Yattagraf Srls I tre saggi che aprono questo numero di Filmcronache, invece, sca- turiti come di consueto dalle recenti visioni dei film in sala, sono de- Direzione e redazione: dicati al rapporto tra realtà e finzione. Nel testo introduttivo, France- ANCCI sco Crispino ‘toglie’ idealmente la maschera ai protagonisti di Joker, Via Aurelia, 796 Pinocchio, Hammamet, Volevo nascondermi, muovendosi tra ‘nor- 00165 Roma malità’ e ‘mostruosità’ e intercettando quella distanza che intercorre Tel. 06.440.2273 tra Persona e Personaggio. Allo steso modo, attraverso l’analisi di segreteria@ancci.it lungometraggi come Stanlio e Ollio, Judy, Dolor y gloria, Rocketman, www.ancci.it Richard Jewell, Claudio Gotti e Matteo Marino svelano le tante facce Editore: del biopic, tra falsità, verosimiglianza, autenticità. Anna Pasetti, infine, ANCCI scavando in profondità in titoli come 1917, C’era una volta a Hollywo- Via Aurelia, 796 od, Parasite, La belle époque e I due Papi, sottolinea una volta di più 00165 Roma il ruolo di “lente deformante” spazio/temporale della settima arte. Tel. 06.440.2273 Ma in queste pagine trovano posto anche gli echi della Berlinale, segreteria@ancci.it con il cinema italiano sugli scudi (grazie alla vittoria di Elio Germano www.ancci.it come miglior attore per Volevo nascondermi di Giorgio Diritti e all’Orso d’argento alla sceneggiatura consegnato a Damiano & Fabio D’Inno- Service Provider: cenzo per il loro Favolacce), e del Torino Film Festival. Un’edizione di TELECOM SPA con sede in Milano transizione, quella sotto la Mole (con un nuovo direttore già all’opera, Stefano Francia di Celle), sul filo della ricognizione esistenziale e alla In copertina: scoperta dei talenti emergenti. Buona lettura. Federico Fellini rrone Paolo Pe Le Mans '66 (2019) di J. Mangold SCARICA L’APP di Filmcronache
SOMMARIO 03 PRIMA PAGINA 52 IN MEMORIA DI ME FILM AUTORI SPIRITUALITÀ LA DOLCE VITA: IL SOFFIO NASCOSTO DELLA GRAZIA di Paolo Perrone 06 AUTOFOCUS I SAGGI GIÙ LA MASCHERA: VOLTI E STRAVOLTI 62 IN MEMORIA DI ME FILM AUTORI SPIRITUALITÀ DEL CINEMA CONTEMPORANEO THE NEW POPE: IPERBOLE FELLINIANA, di Francesco Crispino PROVOCAZIONE ERETICA O DIARIO INTIMISTA? di Alessandro Cinquegrani 18 AUTOFOCUS I SAGGI DOPPIO ERGO SUM: LE TANTE FACCE DEL BIOPIC di Claudio Gotti e Matteo Marino 72 VIAGGIO AL CENTRO DELLA TERRA I FESTIVAL TFF, RITRATTI DI ESISTENZE AI MARGINI di Paolo Perrone 28 AUTOFOCUS I SAGGI HIC ET NUNC. LA LENTE DEFORMANTE DEL CINEMA di Anna Maria Pasetti 82 VIAGGIO AL CENTRO DELLA TERRA I FESTIVAL BERLINALE: SOTTO IL SEGNO DEL CINEMA ITALIANO di Paolo Perrone e Anna Maria Pasetti 40 IN MEMORIA DI ME FILM AUTORI SPIRITUALITÀ FELLINI, PINOCCHIO E IL CLOWN di Stefania Carpiceci
AUTOFOCUS I SAGGI AUTOFOCUS I SAGGI GIÙ LA MASCHERA VOLTI E STRAVOLTI DEL CINEMA CONTEMPORANEO Francesco Crispino Conformazione e deformazione, polarità attraverso le quali assottigliare o, al contrario, accentuare la distanza che intercorre tra Persona e Personaggio. Cosa si nasconde dietro il trucco di Joker? E dietro al make-up di Favino/Craxi in Hammamet? E dove si colloca, tra “normalità” e “mostruosità”, il Pinocchio di Garrone? il trucco non serve ad abbellire. il trucco serve a ricominciare. Sofia Dubois in The New Pope Joker (2019) di T. Phillips 6 film cronache film cronache 7
AUTOFOCUS I SAGGI AUTOFOCUS I SAGGI Hammamet (2020) di G. Amelio C'era una volta a... Hollywood (2019) di Q. Tarantino I due papi (2019) di F. Meirelles N ell’immaginario che il cinematografo è Ferrari) realizza un “lavoro” diverso rispetto a stato in grado di produrre il trucco ha diventa ab origine aspetto fondante la nar- re con quello del personaggio. Può avere più quello di Vice, costruendo il proprio perso- sempre avuto un aspetto di rilievo. Sia razione audiovisiva, agisce insomma tra due (come nel ritratto di Dick Cheeney fornito da naggio attraverso la propria personalità piut- nel caso abbia riguardato esclusivamente polarità: quella della conformazione e quella Christian Bale in Vice di Adam McKay) o meno tosto che attraverso la mimesis. l’intervento di make-up, sia nel caso esso sia della deformazione. Estremità entro le quali consistenti interventi prostetici (come in quello Oltre a quelle citate, tra le recenti interpreta- stato combinato con effetti prostetici e/o digi- i volti/stravolti sembrano in realtà rivelare un di Papa Bergoglio restituito da Jonathan Pryce zioni ascrivibili a quest’area è doveroso citare tali (come avviene da venticinque anni circa). denominatore comune: quello di un’Identità ne I due papi di Fernando Mereilles), ma in almeno quella di Sharon Tate resa da Margot Nonostante, insomma, gli sia stato spesso transeunte che con il tempo è apparsa sem- quest’area espressiva il volto/corpo dell’attore Robbie in Once Upon a Time…. in Hollywo- assegnato un ruolo secondario, quando ad- pre più sfuggente, sempre più complicata da è contraddistinto da una sostanziale aderenza od di Quentin Tarantino e quella di Richard dirittura non marginale, appare lecito afferma- fissare. Il segno di questa comune ricerca, al personaggio riprodotto. Jewell resa da Paul Walter Hauser nell’omo- re che il trucco abbia inciso profondamente che nell’orizzonte contemporaneo si articola È proprio qui che si delinea la figura dell’“at- nimo film di Clint Eastwood, ma fa piacere nei 125 anni di produzione audiovisiva, in attraverso generi diversi e che collega alcuni tore-velina”, ovvero quella tipologia d’inter- riscontrare che due delle più significative quanto strumento privilegiato con il quale at- dei titoli più significativi della recente produ- prete che tende a ricalcare il modello. La cui siano state realizzate proprio da interpreti tore e regia sono intervenuti per misurare la zione, sembra delinearsi attraverso quattro vis mimetica tende insomma a prevalere sul- italiani. Ed è curioso notare come nel primo distanza tra la Maschera dal Volto. Per assot- diverse aree d’intervento. la personalità e il “lavoro sul personaggio” più caso, quello che riguarda Pierfrancesco Fa- tigliare o, al contrario, accentuare lo iato che appariscente rispetto a quello compiuto “su vino, siano arrivate quasi inaspettatamente, intercorre tra Persona e Personaggio. Un La mimesis forte se stesso”. Naturalmente ci sono attori che soprattutto da parte di chi non era a cono- intervento concertato che da sempre si di- La prima area è caratterizzata dalla conforma- appartengono a quest’area in maniera quasi scenza del suo talento imitativo. Tanto che è vide in due opposti atteggiamenti: quello at- zione del volto/corpo al modello dentro una esclusiva e altri che invece vi transitano tem- stata necessaria la collaborazione con due traverso il quale si prova ad adattare il corpo cornice narrativa sostanzialmente realistica. Vi poraneamente, come dimostra l’interpreta- riconosciuti maestri del nostro cinema per dell’attore al modello, e quello attraverso cui confluiscono dunque figure realmente esistite/ zione di Ken Miles resa dallo stesso Bale per cambiare di segno a una carriera già impor- si sceglie invece di alterarlo, completamente esistenti, sostenute da performance attoriali Le Mans ’66 di James Mangold. Qui infatti tante, benché caratterizzata da personaggi o in parte, per marcarne la differenza. Tale caratterizzate dall’imitatio e da un trucco fina- l’attore britannico (similmente a Matt Damon perlopiù di fantasia e, soprattutto, da un so- concertazione, di origine teatrale, ma che lizzato a omogeneizzare il volto/corpo dell’atto- su Carroll Shelby e a Remo Girone su Enzo stanziale “mimetismo debole” nei rari casi in 8 film cronache film cronache 9
AUTOFOCUS I SAGGI AUTOFOCUS I SAGGI cui l’attore romano si è trovato a interpretare cendone il congenito rachitismo attraverso la personaggi esistiti, come ad esempio Giu- camminata e le posture, il disagio psichico seppe Pinelli nel Romanzo di una strage di mediante gli sguardi perturbanti, il retaggio Marco Tullio Giordana (2012), o il “libanese”, nativo nell’assunzione di una cadenza lingui- il personaggio ispirato a Franco Giuseppucci stica in cui il dialetto reggiano viene frantu- nel Romanzo criminale (2005) firmato da Mi- mato dagli echi dello svizzero tedesco. chele Placido. Tuttavia il suo Bettino Craxi in Hammamet, an- La mimesis debole cor più del già notevole Tommaso Buscetta Anche quest’area è contraddistinta dalla con- de Il traditore, è un personaggio emblematico formazione, ma si differenzia dalla precedente di questa prima opzione. Non solo perché at- per via della cornice (perlopiù fantastica) e so- traverso il meticoloso studio posturale, vocale, prattutto per quel tipo d’interpretazioni in cui la gestuale dell’attore, il personaggio del politico personalità dell’attore sopravanza l’aderenza milanese sembra letteralmente riprendere vita fisiologica. Vi confluiscono sia le interpretazioni sullo schermo, quanto perché la concertazio- di personaggi riconoscibili benché di fantasia ne Favino/Amelio/Andrea Lanza (il make-up (come ad esempio molti dei personaggi dei artist che ha coordinato le lunghe sessioni di fumetti oppure quelli che già appartengono trucco cui si è sottoposto l’interprete romano) a un immaginario cinematografico), sia quel- è riuscita a dare al personaggio una profon- le che intendono riprodurre figure realmente dità imprevedibile quanto spiazzante. Tale da esistite/esistenti, ma la cui Identità viene di consentire addirittura la riemersione di antichi fatto rigenerata da parte di chi viene chiamato risentimenti e mai sopiti rancori nei confronti a interpretarle. È l’area in cui si muove l’“at- del “Presidente”, nonostante la caratteristica tore-persistente”, ovvero quella tipologia d’in- primaria di Hammamet risieda proprio nella terprete capace di “resistere” al personaggio scelta di occultare l’aspetto politico in favore e a farlo proprio, che dunque non si adatta di quello esistenziale. Un simile approccio al all’involucro cui di volta in volta cerca di dar personaggio si trova anche nella costruzione vita ma, al contrario, prova a forgiarlo secondo del protagonista del film di Bellocchio, con la le proprie caratteristiche fisiche e/o emotive. sola differenza che qui gli interventi prostetici Il caso più eclatante di questa seconda op- sono minori. Al punto che sembra lecito pen- zione è certamente l’interpretazione di Joker sare al “lavoro” compiuto da Favino su questi resa da Joaquin Phoenix nell’omonimo film due personaggi come a un formidabile dittico diretto da Todd Philips. La sua straordinaria sul “mimetismo forte”. prova d’attore, infatti (celebrata con l’Oscar, Seppur con interventi di make-up meno il Golden Globe, il Bafta e numerosi altri rico- macroscopici, anche l’interpretazione di An- noscimenti), pur essendo costruita amalga- tonio Ligabue resa da Elio Germano per Vo- mando ispirazioni e materiali diversi, identifi- levo nascondermi di Giorgio Diritti rientra in cazione e astrazione, non dà mai l’impressio- quest’area ed è da considerarsi allo stesso ne di allontanarsi dall’imprinting dato al per- livello di quelle già citate. Non tanto per la si- sonaggio. Se infatti nelle origini del celebre mile meticolosità con cui l’attore si avvicina al supercriminale che il film narra si ritrovano proprio personaggio, né per la densa qualità elementi presi da Batman (The Killing Joke, emozionale che riesce a infondervi, quanto l’albo a fumetti del 1988 ideato da Alan Moo- per la sua capacità di restituirne l’anima at- re) e nella performance attoriale confluiscono traverso pochi ma essenziali tratti. Riprodu- tratti di altri mirabili Joker (soprattutto quelli Pinocchio (2019) di M. Garrone 10 film cronache film cronache 11
AUTOFOCUS I SAGGI AUTOFOCUS I SAGGI di Jack Nicholson nel Batman di Tim Burton quale realizzare quella fissità indispensabile a calano nei propri personaggi definendoli (e e di Heath Ledger ne Il cavaliere oscuro di contrastare le derive compulsive del Sogget- arricchendoli) attraverso le proprie personali- Christopher Nolan), così come di alcuni me- to. Il trucco dunque qui finisce per assumere tà, anche a dispetto di una articolata elabo- morabili personaggi del cinema di Scorsese una valenza diversa, pressoché opposta ri- razione digitale in cui la Maschera è prodotta prodotto negli anni in cui è ambientato il film spetto ai casi citati, laddove intende denun- direttamente dall’intervento sul Volto. Un inter- (il Rupert Pupkin di The King of Comedy e ciare piuttosto che occultare la distanza che vento di ringiovanimento che, al di là della sua il Travis Bickle di Taxi Driver), nella trasfor- separa la Maschera dal Volto, dar risalto alla qualità, tuttavia non convince pienamente, mazione di cui è protagonista Arthur Fleck patologica risata per restituire la sofferenza perché finisce per mettere in evidenza la con- la personalità di Phoenix rimane comunque che la produce. traddizione con il corpo, colto nel suo flagran- Gli anni più belli (2020) indenne e ben riconoscibile. Tanto che, in A quest’area appartengono anche altri grandi te invecchiamento. di G. Muccino considerazione della componente metaper- personaggi di recente creazione, a comincia- In quest’area rientrano anche le interpretazio- formativa di cui il film di Todd Philips è intriso, re dal trittico attraverso il quale si dispiega la ni che si rispecchiano con quelle di prece- si può leggere Joker anche come un’opera fluviale narrazione di The Irishman. Sia infatti denti versioni del medesimo personaggio. Vi incentrata sul “lavoro” dell’attore. Nella quale il protagonista Robert De Niro (nei panni del troviamo prove più o meno riuscite, ma che cioè, fin dalla prima emblematica sequenza, sicario di Cosa Nostra Frank Sheeran), sia i comunque risultano sempre interessanti se to a quello dei due casi sopracitati. Se infat- la costruzione del personaggio deve neces- co-protagonisti Joe Pesci (in quelli del ma- messe a confronto. Tra le prime vale la pena ti è vero che il dodicesimo lungometraggio sariamente passare attraverso il conflitto tra fioso Russell Bufalino) e Al Pacino (in quelli ricordare quella di Antonio Barracano resa da di Gabriele Muccino si rifà esplicitamente a le pulsioni esterne (provenienti dalla società del controverso sindacalista Jimmy Hoffa) si Francesco Di Leva nella versione de Il sinda- C’eravamo tanto amati, l’inevitabile raccordo che lo circonda) e quelle interne co del rione Sanità firmata da Mario Martone, tra Ristuccia e Gianni Perego, il personaggio (la soggettività dell’interprete). E perché l’attore napoletano riesce a riprodurre interpretato da Vittorio Gassman nel film del che in tal modo designa il corpo rispettosamente l’interpretazione di Eduardo 1974, fa rilevare come nella calibratura del dell’attore come il luogo dove tale pur sapendosene comunque emancipare. personaggio del film del 2020 sussista e si conflitto accade, e la maschera Tra le seconde invece appare significativa riverberi più di un elemento pronto a evocare come l’abito sociale attraverso il quella di Giulio Ristuccia de Gli anni più belli, il protagonista del capolavoro di Scola. Sen- interpretato ancora da Pierfrancesco Favino, za però legittimare la sensazione che il primo ché qui però esegue un lavoro diverso rispet- sia mimeticamente modellato sul secondo. Le Mans '66 (2019) di J. Mangold Batman (1989) di T. Burton The Irishman (2019) di M. Scorsese 12 film cronache film cronache 13
AUTOFOCUS I SAGGI AUTOFOCUS I SAGGI La caricatura straniante più o meno velata satira in chiave politica La terza area è invece contraddistinta dalla e/o sociale (come ad esempio i protagonisti deformazione del volto/corpo all’interno di di Loro di Paolo Sorrentino). Proprio l’opera una cornice narrativa di matrice perlopiù re- dell’autore de La grande bellezza è d’altron- alistica, caratterizzata da una connotazione de costellata da tali figure, a cominciare da umoristico/satirica e dunque da un registro quelle ritratte ne Il divo (2008), sorta di ope- brillante, comico o addirittura grottesco. Vi ra-chiave di quest’area, in quanto rappre- confluiscono figure realmente esistite/esi- senta una svolta non solo per la carriera del stenti, sostenute da performance attoriali so- cineasta partenopeo, ma anche per questa pra le righe o connotate da uno “straniamen- precipua modalità di rappresentazione del to” di matrice brechtiana e da un trucco fina- personaggio. Tanto da rendere Toni Servillo lizzato ad un’alterazione fisiognomica. Sono i una sorta di attore-simbolo di questa terza casi appunto in cui i personaggi sono resi in opzione, a dispetto di una galleria piena di maniera caricaturale sia quando rappresen- memorabili interpretazioni il cui denominatore tano una semplice canzonatura (come l’Hitler comune sembra essere dato dalla prevalen- interpretato da Taika Waititi in JoJo Rabbit), za della personalità dell’attore su quella del sia quando sono invece l’espressione di una personaggio. Sia l’Andreotti de Il divo che il Jojo Rabbit (2020) di T. Waititi 14 film cronache film cronache 15
AUTOFOCUS I SAGGI AUTOFOCUS I SAGGI Berlusconi di Loro sono in tal senso il dell’arte” e in essa sembra ben inse- risultato della “medesima operazione rirsi l’ultimo cinema di Matteo Garrone. espressionista di ‘mascherificazione’”1, In Pinocchio, come in parte già ne Il dove il tono straniante della recitazione racconto dei racconti (2015), molti dei e l’intervento prostetico perseguono il personaggi vengono infatti sottoposti medesimo obiettivo: quello di marcare a un’elaborazione in chiave zoomorfica la differenza nell’aderenza. Che è, ap- (dove i trucchi prostetici sono mescolati punto, il principio della caricatura. a interventi digitali). Modalità che, se da Seppur con una formalizzazione com- una parte alleggerisce gli interpreti dall’i- pletamente diversa, a questa stessa dentificazione sganciandoli dall’opzione area appartengono anche i personaggi/ della reviviscenza, dall’altra finisce per persone del cinema di Franco Maresco, fissarli appunto in “tipi”. Un’operazione soprattutto quelli che sono i protagonisti con esiti disomogenei (positiva nel caso del mirabile dittico Belluscone, una sto- della volpe/Massimo Ceccherini, meno ria siciliana (2014) e La mafia non è più felice in quella del gatto/Rocco Papaleo come quella di una volta (2019). Qui in- ad esempio), tesa a restituire la dimen- fatti l’operazione del regista palermitano sione del “maraviglioso” di cui è intriso si realizza nel trasformare in maschere i il romanzo e nella quale si ravvisano veri volti dei suoi “eroi” (l’immarcescibile elementi di continuità e di discontinuità Ciccio Mira; lo “stonato” Cristian Miscel). rispetto al percorso dell’autore. Se da Un’operazione la cui originalità sta nel una parte tali interventi sembrano infatti partire dal reale per declinarlo in chiave proseguire, seppur sotto un segno di- grottesca, utilizzare l’istanza documen- Loro (2018) di P. Sorrentino La mafia non è più quella di una volta (2019) di F. Maresco verso, la mostrificazione che connota taria per portarla alla deflagrazione in un quasi tutto il suo cinema (escludendo orizzonte surreale. cioè l’iniziale “trilogia romana”), dall’al- tra la dimensione illustrativa sembra qui La caricatura tipizzata occultare la vis allegorica, la normaliz- Anche la quarta e ultima area è contrad- zazione del “diverso” quella della forza distinta dalla deformazione del volto/ scaturita dalla sua alterità. corpo e si differenzia dalla precedente Che sia ingannevole, pronta dunque a per la cornice narrativa (perlopiù fan- mettersi al servizio di quella “capacità di tastica), la chiave antinaturalistica e un mentire” che per Antonioni era la prima registro narrativo dove il fantasy si me- caratteristica del cinema, o il mezzo per scola indistintamente con il dramma disvelare, riconoscendolo, il Falso, op- e/o la commedia. Qui le figure sono pure lo strumento per separare gli abissi quasi esclusivamente di finzione e qua- dell’Io da quelli della società con la quale si mai dotate di una propria individuale si deve confrontare, in ogni caso la Ma- psicologia, così che le interpretazioni schera porta sempre con sé la propria sono modellate sulla tipologia alla qua- ombra. Un riflesso oscuro che finisce le appartiene il personaggio e il trucco sempre per agire sul senso profondo finalizzato per omogenizzare il volto al del testo. Facendolo implodere, slittare, “tipo”. È l’area più vicina alla (o addi- ribaltare. Tanto da rendere semplice ri- rittura discendente dalla) “commedia trovare nei volti/stravolti che emergono dalla recente produzione cinematografi- ca gli echi della lezione pirandelliana, lì a 1 Cfr. Francesco Crispino, Loro, in Vero, falso, reale. Il cinema di Paolo Sorrentino, a cura di Belluscone - Una storia siciliana (2014) di F. Maresco Il divo (2008) di P. Sorrentino ricordarci di non identificare mai l’essen- Augusto Sainati, ETS, Pisa 2019 za con l’apparenza. 16 film cronache film cronache 17
AUTOFOCUS I SAGGI AUTOFOCUS I SAGGI DOPPIO ERGO SUM: Falsità, verosimiglianza, autenticità: i raddoppi (auto)biografici di Stanlio e Ollio, Judy, Dolor y gloria, Rocketman e l’ambiguità del reale e le manipolazioni del potere in Richard Jewell LE TANTE FACCE DEL BIOPIC Claudio Gotti e Matteo Marino Rocketman (2019) di D. Fletcher 18 film cronache film cronache 19
AUTOFOCUS I SAGGI AUTOFOCUS I SAGGI Judy (2019) di R. Go old gandolfo e addirittura all’interno della Cap- pella Sistina? Ne esce un ulteriore doppio: i papi (uno in carica, l’altro futuro), con tutto il peso delle loro funzioni, e gli uomini nella loro intimità. Assistiamo dapprima a un tête- à-tête teologico a suon di citazioni bibliche, massime spirituali e idee sulla direzione della Chiesa, per passare poi al rivangamento nei rispettivi passati, fino alla reciproca, com- movente confessione di segreti e dolori per- sonali, hobby (il pianoforte e il tango), errori e cadute. Che quello di cui siamo stati tutti testimoni nel 2013 sia toccato in sorte a due personalità così diverse e distanti non poteva essere più emblematico (nel finale vediamo i due uomini biancovestiti fare il tifo davanti alla tv: Germania vs. Argentina ai mondiali) e Stanlio e Ollio (2019) di J. S. Baird non poteva andar meglio ai fini della dram- matizzazione. Non spoileriamo la questione del ‘segno’ atteso dal futuro prete Bergoglio e dal futuro dimissionario Ratzinger perché è R ealtà/finzione: un accostamento nel Il mistero di un’intimità il gancio più potente del film. quale non dovremmo leggerci un’insa- e il prezzo da pagare C’è tanto doppio all’opera anche in Stanlio nabile dicotomia, una contrapposizione Realtà e finzione vanno sempre a braccetto, e Ollio. “Io ho amato noi due”. “Tu hai amato nemica, con un vincitore e un vinto, ma for- si ispirano e sostengono a vicenda, hanno Stanlio e Ollio ma non hai mai amato me”. se una costante e fruttuosa dialettica, un po’ bisogno l’una dell’altra, sono una coppia Sembrerebbe quasi che stiano per fare i come tra il corpo e l’anima, e che al cinema si consolidata e formidabile. E proprio due loro personaggi anche fuori scena, Laurel & fa sentire soprattutto nei biopic, tra aderenza coppie, entrambe epocali, sono protagoni- Hardy, ma non è una gag: stanno litigando alla realtà e verosimiglianza, didascalismo e ste di due biopic recenti: una leggendaria, sul serio. Una crisi interna al duo comico intonato surrealismo, precisione nella ricostru- Stanlio e Ollio, l’altra contemporanea e cla- esplosa nel 1953, durante una faticosa tour- zione storica e incursioni nel fantastico, storie morosa, I due papi. Nel secondo caso trat- née teatrale attraverso il Regno Unito avve- vere ed esigenze narrative. tasi proprio di un doppio, come evidenzia il nuta alla fine della loro carriera, per dire che Vivir para contarla, scriveva García Márquez. disarmante titolo: praticamente mai visti due dietro al fortunato sodalizio professionale ci Abbiamo un insopprimibile bisogno di storie pontefici nello stesso tempo (l’ultimo a rinun- sono uomini diventati negli anni amici fraterni e la vita può avere chiavi di lettura e fil rou- ciare prima della morte fu Gregorio VI nel sperimentando tutte le dinamiche tipiche di ge, nascondere una sceneggiatura (spesso 1046). Il film mette insieme Bergoglio e Rat- una coppia (affiatamento, complicità, logorio, più di una), con i suoi spostamenti nelle varie zinger prima delle dimissioni di quest’ultimo, tradimenti, rinfacci). Come ne I due papi, an- location, le frasi che ci rimangono addosso, un incontro impossibile nel senso che non è che qui si scandaglia il mistero di un’intimità la distorsione, voluta o meno, dei fatti che ci mai avvenuto storicamente, ma verosimile a e il prezzo che le esistenze private di questi riguardano quando li riferiamo o li ricordiamo, partire da quanto conosciamo: le differenze personaggi devono pagare. E se c’è un in- e gli immancabili colpi di scena: tutti i giorni di provenienza, di carattere, di stile comuni- dubbio magistero universale del duo comi- siamo su un palco e abbiamo una parte. Sca- cativo e di visione ‘politica’ dei due, e il fat- co più famoso di tutti i tempi, probabilmente lette e schemi del quotidiano, questo impo- to che, nel conclave che elesse Ratzinger, c’è del comico e dell’attoriale anche nel duo starsi per autorappresentarsi, non sono forse Bergoglio era il più votato dopo di lui. Sulla papale. In entrambi i film affetto profondo e la necessaria finzione che fa compagnia alla base di quanto noto, cosa succederebbe se compassione umana, nonché l’apertura a nostra identità più profonda? E anche lì, l’io li rinchiudessimo per una manciata di giorni, una visione alternativa data dal confronto non esiste forse proprio come racconto? loro due soli, negli appartamenti di Castel- con l’altro, avranno la meglio. La falsariga del r Fletche 9) di D. an (201 Rocketm 20 film cronache film cronache 21
AUTOFOCUS I SAGGI AUTOFOCUS I SAGGI discorso di coppia e di doppio è confermata, in Stanlio e Ollio, dalla presenza delle rispetti- ve mogli, che si intrattengono spiritosamente con gli spettatori durante un intervallo: “Due coppie comiche al prezzo di una”. La verità oltre il vissuto individuale Dialettica proficua fin dal titolo anche nell’ulti- mo lavoro di Pedro Almodóvar, che si svilup- pa nel doppio cinematografico per eccellen- za: il film nel film. Un preciso episodio (per- duto, rimosso, sepolto nell’inconscio) ritorna improvvisamente a galla nella vita di un regi- sta di successo alla deriva, stanco di dover convivere con malattie fisiche e disagi psico- logici. È una sorta di Rosebud (vedi Quarto potere) che qui ha però il potere incredibile di riavvolgere tutto il nastro e riportare l’uomo ai nastri di partenza, pronto a dare il ciak al suo nuovo film sulla sua infanzia povera in campagna. Sempre a proposito del rapporto realtà/finzione e a riprova dell’inutilità di una mera cronistoria, tagliando definitivamente la testa al toro, Almodóvar ha dichiarato che il tasso di autobiografia che c’è in Dolor y gloria sul fronte dei fatti è il 40 per cento, ma per quello che riguarda un livello più profondo si tratta del 100 per cento. Ed è così non solo per lui, se alcune scene fanno venire no- stalgia a noi spettatori e ci emozionano for- temente: il canto delle donne che lavano le lenzuola al fiume e le stendono sui cespugli, l’affetto della mamma che ritorna (evidente- mente il bravo Pedro sulla madre non aveva detto “tutto”), l’autenticità della vita paesana dove ci si scambiavano favori senza soldi, lo svenimento di un bambino di fronte all’appa- rire della bellezza. Chi, come il regista, non porta indelebilmente impressa nella testa l’immagine dell’oggetto del proprio personale “primer deseo”? C’è una verità che va oltre il vissuto di una singola persona. Il tema del doppio è presente anche in Judy. C’è una sequenza, nel classico È nata una stella, in cui Esther Blodgett (Judy Garland), Stanlio e Ollio (2019) di J. S. Baird 22 film cronache film cronache 23
AUTOFOCUS I SAGGI AUTOFOCUS I SAGGI Richard Jewell (2020) di C. Eastwood Dolor y gloria (2019) di P. Almodóvar voce da contralto inimitabile ma “naso orribi- segnata. È nata una stella non è un biopic ma le”, prima del suo debutto con il nome d’arte racconta molto di Judy Garland, mischiando Bridget Jones, la difficoltà di emanciparsi da Partiamo lo stesso da una curiosità musica- di Vicki Lester è sottoposta dai severi truc- le carte in tavola: se nel film è Norman Maine quel ruolo, i flop, la depressione, lo sciacal- le: Clint Eastwood che dirige una scena in cui catori di Hollywood a un restyling completo, a essere considerato un divo finito, inaffida- laggio mediatico per la chirurgia plastica, l’as- tutti ballano e cantano Macarena è una cosa con dischi di gomma e capsule per aggiu- bile per i ritardi, le bizze da star e l’alcolismo, senza dal cinema per sei anni prima di Judy) incredibile (e disturbante), ma è successa starle naso e denti. Quando il suo pigmalio- nel 1954 era Judy Garland a essere nelle sue che fanno sì che Renée Zellweger interpreti davvero nell’ultimo film del regista dagli occhi ne, il famoso attore Norman Maine, la incon- condizioni e a tornare sulle scene dopo alcuni in un certo senso anche la propria sofferen- di ghiaccio. Beh, preparate a inumidirveli per tra prima del ciak, non la riconosce neppure, anni di assenza perché licenziata dalla MGM za; in secondo luogo perché non ricorre a un l’indignazione e la commozione, gli occhi, e si affretta a congedarsi da lei. Solo senten- e psicofisicamente sofferente. Si sarebbe ri- make-up prostetico ma riproduce i tic, i ge- perché il film si basa su una storia incredibile dola parlare capisce che sotto quel masche- alzata (con quella che è probabilmente la sua sti, la postura, la mimica facciale della diva, (e disturbante) che è successa davvero, la rone c’è Esther, e allora la prende per mano, migliore performance di sempre), ma sarebbe una recitazione manierata che però funziona, storia dell’uomo che, grazie al suo puntiglio le toglie tutte le protesi e le dice di truccarsi caduta di nuovo, più volte. perché nella sua evidenza quasi meccanica e alla sua maniacale fiducia nelle procedure come fa tutti i giorni, perché è quella la fac- Il biopic Judy, tratto dal dramma teatrale End denuncia quanto quella dell’attrice sia una vita (chiamiamola pure pedanteria), sventò l’at- cia che lui ama e che il pubblico amerà. A of the Rainbow e ambientato nel 1968 (a costantemente in performance, dove si perde tacco terroristico di Atlanta nel 1996 ma fu Judy Garland (pseudonimo di Frances Ethel qualche mese dalla sua morte per intossica- il confine tra l’emozione riprodotta e l’emozio- poi indagato dall’Fbi e perseguitato dai me- Gumm) è successo lo stesso, solo non così zione da barbiturici in un lungo arco di tempo), ne provata. E il finale (inventato) è una licenza dia, passando nel giro di tre giorni da eroe velocemente: dopo il successo de Il mago ci mostra l’attrice e cantante nel suo momen- poetica che commuove (non facciamo fatica a perfetto sospettato senza uno straccio di di Oz ci sarebbero voluti dodici film (e il suo to più basso, alcolizzata, impasticcata, inde- a immaginare la sua efficacia a teatro). prova: semplicemente, era un trentatreenne incontro con il futuro ex marito Vincente Min- bitata, senza fissa dimora e in lotta con l’ex frustrato e obeso che viveva con la mamma, nelli) prima che potesse mostrare la sua vera marito per la custodia dei figli. Se il film risulta La resistenza quotidiana dei fragili ma forti per niente telegenico eppure all’improvviso faccia sul grande schermo. L’arte che imita la piuttosto convenzionale nella scrittura e nella Se a Judy basta il nome, l’argomento di Ri- sotto i riflettori, insomma corrispondente al vita, rendendola più sopportabile. Nella realtà, regia, l’interpretazione di Renée Zellweger lo chard Jewell rimane oscuro ai più anche con profilo di qualcuno capace di posizionare le cicatrici delle diete ferree, del trucco pe- trasfigura: in primo luogo per i punti di contat- l’aggiunta del cognome: da una diva arrivia- uno zaino-bomba solo per prendersi il merito sante e dell’abuso di farmaci ormai l’avevano to tra le biografie delle attrici (la celebrità con mo infatti a parlare di un uomo qualunque. di aver scongiurato una strage. 24 film cronache film cronache 25
AUTOFOCUS I SAGGI AUTOFOCUS I SAGGI Eastwood denuncia le vero e proprio musical, ne ha la Judy (2019) di R. Goold gogne mediatiche e l’ot- struttura e le convenzioni, e ciò tusità dell’Fbi, concen- permette di utilizzare le canzoni trandosi su personaggi fuori cronologia e in modo crea- 02 0) di C. Eastwood tivo, significativo; il fatto poi che tutti ai margini (lo stesso Richard Jewel l (2 coprotagonista è un avvo- la storia sia tutta raccontata in cato di seconda catego- prima persona dal protagonista consente ria), stritolati da un sistema anche una riflessione sul rapporto tra verità che controlla e distrugge non ha però alcuna intenzione di ritrattare: e bugie volute, anche se dalle gambe cor- gli individui (in perfetta sintonia con il pen- per lui il giornale è colpevole di aver impicca- te, nei biopic (“Non ho mai litigato con il mio siero anarco-libertario del regista), i quali to Richard in pubblico, spacciando supposi- paroliere Bernie Taupin neanche una volta tuttavia, pur con i loro difetti (Richard non zioni per fatti. in tutta la vita”, sì, certo. Per inciso, un’altra è immediatamente amabile, ma alla fine coppia ben raccontata, un rapporto di amici- lo ameremo), conservano la loro dignità e Vite da star, sotto le luci (abbaglianti) zia profonda e collaborazione professionale, la loro etica. È la resistenza quotidiana di dei riflettori non esente da conflitti e fraintendimenti). 2) personaggi fragili ma in fondo forti raccon- Torniamo infine alle stelle, e agli uomini co- L’interpretazione: Rami Malek, con una pro- tata dal cinema vs. lo storytelling fragile ma muni da cui hanno origine. Un altro doppio, tesi dentaria pesante, sceglie di cantare in ammantato di autorevolezza costruito dai due vite cinematografiche che sembrano playback e di rassomigliare il più possibile poteri forti. Il montaggio parallelo che ci fa parallele ma sono invece intrecciate. Da una all’originale Freddie Mercury (portandosi a vedere da una parte Michael Johnson (il parte Bohemian Rhapsody (sceneggiato da casa un Oscar e un Golden Globe); Taron primo e tuttora unico velocista a vincere i Anthony McCarten, lo stesso de I due papi), Egerton (Golden Globe, ma neanche candi- 200 e i 400 metri piani nella stessa edizio- film slavato dalla lavorazione travagliata (il re- dato all’Oscar) sceglie un trucco meno inva- ne dei Giochi olimpici) e dall’altra l’avvoca- gista Bryan Singer, licenziato a riprese quasi sivo e canta in prima persona tutti i pezzi, su to che cronometra il tragitto dalla bomba finite, sostituito da Dexter Fletcher), diventato consiglio di Elton John, senza imitarlo, e ciò alla cabina telefonica, di fatto scagionando inaspettatamente il biopic musicale di mag- acuisce la consapevolezza di stare assisten- Jewell, è un modo straordinario per ricor- gior successo della storia del cinema, domi- do a una ricostruzione. Rendendo la nostra darci che ci sono gesta riconosciute da nato da uno storytelling che distorce i fatti per partecipazione non solo nostalgico-emotiva, tutti e gesta invisibili, campioni ed eroi al di farli entrare nella sua struttura da trappolone con l’ulteriore effetto di mettere al centro non là delle riprese di una telecamera e di una emotivo, un retcon edulcorato e inattendibile tanto la star quanto l’uomo, dietro gli occhiali notizia sul giornale. (a tratti però trascinante) della vita di una star sgargianti e le paillettes, sparato a razzo nello Tuttavia Richard Jewell, nel suo basarsi e della band che gli è sopravvissuta (e ha show business. Un uomo che non è chi, a sulla vita di persone realmente esistite ma preteso il controllo dell’operazione cinemato- casa, pensano che sia. con un’inevitabile dose di finzione, è cadu- grafica). Dall’altra Rocketman, film coloratis- to nella contraddizione di creare a sua volta simo diretto dallo stesso Dexter Fletcher, di un suo “Richard Jewell” contro cui puntare discreto successo, il cui storytelling celebra, Rocketman (2019) di D. Fletcher il dito: la caratterizzazione del personaggio sì, l’icona pop, ma condensa o romanza i di Kathy Scruggs, la giornalista dell’Atlanta fatti (sempre però a partire dai dati reali: si Journal-Constitution che per prima aveva consiglia la lettura dell’autobiografia Me Elton reso pubbliche le accuse mettendo in moto John) per rendere conto della verità emotiva la macchina del fango, ha suscitato diverse e psicologica di un ragazzo prodigio che è reazioni negative, prima tra tutte quella dello sopravvissuto alle sue tante dipendenze (al- stesso giornale, che ha minacciato di adire le cool, droghe, sesso, shopping, approvazio- vie legali per diffamazione. La scena incrimi- ne) e al suo stesso mito, venendo a patti con nata è quella (inventata, ma simbolica della un’infanzia priva di affetto. prostituzione dei media) in cui la reporter si La differenza la fanno 1) il genere: mentre concede sessualmente in cambio della sof- Bohemian Rhapsody è più dalle parti del fiata su Jewell. Lo sceneggiatore Billy Ray film concerto (ricostruito), Rocketman è un 26 film cronache film cronache 27
AUTOFOCUS I SAGGI AUTOFOCUS I SAGGI Scoprimmo che gli specchi hanno qualcosa di mostruoso (…) perché moltiplicano il numero degli uomini. Jorge Luis Borges, Finzioni HIC ET NUNC. LA LENTE DEFORMANTE DEL CINEMA Anna Maria Pasetti Il viaggio di filtri e specchi attraverso spazio & tempo, realtà & finzione: 1917, C’era una volta a Hollywood, Parasite, i film premiati agli Oscar. Ma anche La belle époque e I due Papi Parasite (2019) di B. Joon-ho 28 film cronache film cronache 29
AUTOFOCUS I SAGGI AUTOFOCUS I SAGGI S pazio, tempo, realtà e finzione. È un spazio ed ancora la realtà nella finzione & la film, si rende necessaria la comprensione di viaggio rischioso quello che la nostra finzione nella realtà traducono la complessità come il dispositivo-lente attraversa i concetti mente si costringe a fare quando è magmatica della significazione immaginaria sopra enunciati. Di fatto, sono proprio le lenti spinta negli ambienti concettuali fondativi dalla quale si sono originate, e sulla quale cinematografiche, che agiscono secondo un dell’universo, e che quindi riguardano l’origi- continuano a ragionare, le teorie del cinema. punto di vista stabilito, a rielaborare e rime- ne omnium rerum, l’essere umano incluso. Da tali relazioni imprescindibili, e con l’ausi- scolare le “grandezze base” della fisica teo- Quale dispositivo di rappresentazione e ri- lio delle arti pre-esistenti, è disceso un altro rica (spazio/tempo), filtrando e specchiando produzione del mondo reale o immaginato in concetto fondativo per la comprensione la realtà osservata secondo prospettive pro- movimento, il cinema (e per estensione l’au- della testualità audiovisiva: il punto di vista, prie, e facendosi dunque carico di una re- diovisivo) può dirsi ontologicamente costitui- il quale evoca il basilare dualismo di ordine sponsabilità in-formante o de-formante del to di e su queste categorie, fisiche e metafi- filosofico (e successivamente psicologico/ tutto arbitraria, che viaggia sulle “parallele siche, che ha rielaborato ex novo per farne, psicanalitico) soggetto/oggetto. In materia convergenti” dei padri fondatori del cinema, hic et nunc, il proprio territorio di significazio- di rappresentazione cinematografica le due i fratelli Lumière e Georges Méliès. Se dun- ne. Se è vero che “il tempo è materia dell’e- istanze non solo si specchiano nello scam- que il film documentario opta per la lente spressione cinematografica”1 questa insiste bio circolare osservatore ↔ osservato, ma in-formante rispetto alla realtà rappresentata, su uno spazio del sensibile/percepibile la cui giungono a (con)fondersi e moltiplicarsi in quello cosiddetto “di finzione” o “feature film” esibizione varia in termini di aderenza/fedeltà una pluralità che ruota attorno al tema dell’I- vi si pone in ottica de-formante, e questo alla res rappresentata, invocando così le al- dentità. È il testo, in ultima analisi, a tenere senza necessariamente intaccare o infran- tre due categorie, realtà e finzione, il cui rap- insieme la fluida materia della (s)oggettivi- gere un eventuale “contratto di verosimiglian- porto informa gli antichi ed eterni paradigmi tà, in altre parole esso “appare soprattutto za” siglato con lo spettatore. A prescindere di riferimento di ogni narrazione artistica. In tal come un meccanismo di costituzione dell’i- dal grado di in/de-formazione attivato dalla senso ed in estrema sintesi nonché semplifi- dentità del soggetto fruitore. Identità costitu- lente cinematografica, essa aggiunge alla cazione, lo spazio nel tempo & il tempo nello ita in primo luogo attraverso il gioco di ruoli funzione di filtro quella fondamentale e già cui il testo costringe: gioco di spossessa- mento, simulazione, assunzione e 1 Gianfranco Bettettini, Tempo del senso. La logica cambio di voci e di maschere”2. Le temporale dei testi audiovisivi, Bompiani, 1979, p. 21. premesse preludono a quanto può definirsi una delle grandi vocazioni 1917 (2019) di S. Mendes I due papi (2019) di F. Meirelles del cinema all’interno dell’universo audiovisivo: attraverso uno spazio/ tempo sancire la propria funzione di grande mediatore fra la realtà e la finzione. Una mediazione resa possibile grazie all’uso della lente E’ proprio tale dispositivo ottico, autentico luogo centrale del se- gno cinematografico, il punto di partenza da cui proporre delle riflessioni su alcune opere re- centi d’indubbio valore artistico nonché di interesse semiologico/ linguistico. Previa all’analisi dei 2 Fausto Colombo e Ruggero Eugeni, Il testo visibile. Parasite (2019) di B. Joon-ho Teoria, storia e modelli di analisi, NIS, 1996, p. 102 30 film cronache film cronache 31
AUTOFOCUS I SAGGI AUTOFOCUS I SAGGI citata di specchio. Se è ovvio che questo sia il sitivo-cinema) de-formante (quindi di finzione) governatore della relazione reciproca sogget- che filtra e specchia sia un soggetto ancorato to/oggetto in ogni forma di rappresentazione a fatti storici passati o in corso di accadimento di tipo iconico, è altrettanto naturale indicarlo (history), sia un soggetto originale (story). Su quale generatore del doppio, figura retorica tale materiale la lente agisce sul “quadrilate- sovrana del linguaggio audiovisivo (e chia- ro” spazio nel tempo & il tempo nello spazio ramente non solo) incarnata dal significante e realtà nella finzione & finzione nella realtà immaginario3 che, riflesso su uno schermo ci- in alcuni film contemporanei con gradazioni/ nematografico o televisivo, va a compensare angolature di filtro/specchio diversamente in- l’assenza della materia, del corpo della realtà. teressanti, dando corpo a un hic et nunc (ri) Sommando le tracce teoriche sopra sintetiz- visitato in chiavi originali. zate è ora possibile formulare ipotesi di ap- plicazione concreta, partendo appunto dalla Una lente sulla Storia: lente cinematografica (metonimia del dispo- deformazioni in progress Se vogliamo che tutto rimanga com’è, 3 Concetto fondamentale nella semiotica applicata al bisogna che tutto cambi. cinema introdotto dal semiologo francese Christian Metz nel suo omonimo testo (Le signifiant imaginaire) Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo del 1977 tradotto nell’edizione italiana del 1980 per Marsilio col titolo Cinema e psicanalisi. In sintesi e “Il nostro nemico è il tempo”. Alla frase as- semplificazione, riferisce l’insieme degli elementi che sunta a slogan dal marketing che ha pro- rimandano al significato, che esiste solo nella sfera dell’immaginario. mosso nelle sale 19174 di Sam Mendes andrebbe aggiunta la parola “spazio” per 4 1917 (UK/USA, 2019) regia di Sam Mendes, sce- neggiatura di Sam Mendes e Krysty Wilson-Cairns. Durante la I Guerra Mondiale, a due giovani caporali britannici è affidata la missione di portare un dispac- cio che potrebbe salvare la vita a 1600 altri soldati. I due soldati devono attraversare a piedi un pericolo- sissimo tratto del Fronte Occidentale, una vera Terra di Nessuno. 1917 (2019) di S. Mendes 32 film cronache film cronache 33
AUTOFOCUS I SAGGI AUTOFOCUS I SAGGI comprendere il tipo di relazione intrattenuta dossalmente, ancora in progress dal punto in questo film dal dispositivo-cinema con la di vista dello spettatore. Chi infatti si appresta Storia. E tale relazione è propriamente quella a vedere un’opera del cineasta statunitense di hic et nunc, qui e ora: lo sguardo si mette è nella maggioranza dei casi consapevole in parallelo alla Storia portando lo spettatore dell’effetto sorpresa che Tarantino è solito in trincea in un’autentica “impossibilità della riservare in chiusura dei suoi film; per que- fuga dalla visione (che) rafforza la pervasivi- sto il pubblico predispone l’osservazione su tà della visione stessa”.5 Accompagnando un livello di aspettativa aperta, di detection i due giovani caporali nel loro percorso at- vigile ad ogni dettaglio (Tarantino dissemina traverso la Terra di nessuno presso il fronte molte tracce nei propri testi..), di sospensio- occidentale della Prima guerra mondiale, l’ot- ne interrogativa sulle multiple direzioni che la tavo lungometraggio del cineasta britannico Storia potrebbe percorrere. Ma per quanto crea una storia nella Storia il cui senso narra- possa destabilizzare attraverso racconti liqui- tivo coincide proprio nell’esibirsi del film den- di e deformazioni storiche (il 56enne regista tro a un determinato spazio/tempo, e non è del Tennessee lavora sempre su soggetti e casuale la scelta di un unico piano sequenza C'era una volta a... sceneggiature originali a prescindere che Hollywood (2019) di apparente6 quale chiave linguistica per otte- Q. Tarantino appoggino su fatti storici realmente accadu- nere il parallelismo di cui sopra. Le funzioni ti) non tradirà mai il proprio patto di fedeltà di spazio nel tempo & il tempo nello spazio e nei confronti del cinema, unico punto fermo realtà nella finzione & finzione nella realtà ven- conflitto mondiale (la Storia) non è modificato da cui tutto parte e tutto torna. In tal sen- gono soddisfatte con pertinente originalità in dallo sguardo della lente, questa sua imma- so Tarantino si fa portabandiera dell’inganno un’opera che mettendosi a misura d’uomo nenza alla “piccola” storia inventata estrae il necessario (perché ontologico) al cinema di impone alla lente cinematografica de/for- gesto umano dalla circostanza (hic et nunc) finzione, intessendo ovunque con consape- mante un paradosso: l’effetto immersivo cre- elevandolo a trascendente, universale. vole spregiudicatezza la propria essenza di ato sullo spettatore non solo va ad infrangere Muta invece di segno la Storia evocata da cinéphile. il contratto di verosimiglianza percettiva, ma Quentin Tarantino in C’era una volta a Hol- Ultimo ma non meno importante, è l’ausilio invece di porre i protagonisti al centro della lywood (Once Upon A Time in.. Hollywood)8 che Quentin fa dello strumento del doppio narrazione vi posiziona proprio l’asse spazio/ e lo fa in una modalità divenuta ormai una in C’era una volta a Hollywood: questo non tempo. Per dirla con Gianfranco Bettettini, in propria e riconoscibile cifra (est)etica. Come è solo presentificato nella peculiarità dei 1917 viene esibito da manuale il meccani- aveva già compiuto in Bastardi senza gloria ruoli protagonisti (un divo e il suo doppio, smo di costruzione di senso nel tempo: “un (Inglorious Basterds, 2009), Tarantino innesta ovvero la controfigura) ma anche nell’or- film si manifesta in un discorso che può par- un’operazione di finzione nella realtà capace ganizzazione di una doppia linea narrativa lare del tempo, che si realizza in un tempo e di modificare il corso degli eventi storici, dan- nonché nella esibizione reiterata di schermi che impone un tempo alla fruizione/lettura”.7 do vita a una de/formazione vera e propria (cinematografici e televisivi) in cui i perfor- E’ la conquista dello spazio nel tempo e del della history. Così facendo, lo sceneggiato- mer sono, hic et nunc, soggetti/oggetti del- tempo nello spazio far cambiare di segno la re/regista rafforza la legittimazione dell’arte lo sguardo. storia nella history, al netto di una (ri)visita- cinematografica ad intervenire sulla Storia, E la figura del doppio diventa sostanza nel- zione che predilige la chiave esistenziale (ed divenendo di essa contemporaneamente fil- la Storia contemporanea grazie alla messa etica) a quella prettamente storica. In altre tro e specchio de/formanti, attraverso un qui in scena del raddoppiamento della figura parole, se il decorso complessivo del Primo e ora del tutto originale, se non sovversivo, del Papa, non solo in una bensì due ope- riferito a uno spazio/tempo passati ma, para- re audiovisive. Per quanto casuale possa apparire, è un fatto che diverse produzioni 5 Fausto Colombo e Ruggero Eugeni, Il testo visibile. cine/televisive abbiano quasi simultanea- Teoria, storia e modelli di analisi, NIS, 1996, p. 37. 8 Once Upon A Time in... Hollywood (USA, 2019) re- 6 1917 è stato realizzato attraverso il raccordo “invi- gia e sceneggiatura di Quentin Tarantino. Hollywood, mente scelto di attingere materia narrativa sibile” di alcuni pianisequenza per ottenere l’effetto di 1969. Mentre si consuma la parabola di successo dalla straordinaria (e inedita in questa forma) un unicum. di un famoso attore televisivo e del suo stunt/amico, 1917 (2019) di S. Mendes compresenza di due Pontefici di cui la cro- 7 Gianfranco Bettettini, Tempo del senso. La logica in una villa vicina a quella del divo sta per avvenire temporale dei testi audiovisivi, Bompiani, 1979, p. 21. qualcosa di molto pericoloso. naca e il mondo, hic et nunc, sono inelutta- 34 film cronache film cronache 35
AUTOFOCUS I SAGGI AUTOFOCUS I SAGGI bili testimoni. I due papi (The Two Popes)9 ne all’attualità invocata da André Bazin sov- dall’idea che il Papa incarni di per sé un’iden- Pietro limitandosi a riagganciar(le) alla realtà di Fernando Meirelles e The New Pope10 di vertendone però i principi base attraverso tità in ontologica sospensione fra l’umano e solo laddove ne comprende la straordinaria Paolo Sorrentino mettono in campo l’adesio- innesti interni capaci di stravolgere il reale: il divino. Se il lavoro di Meirelles, ispirato alla energia immaginifica, tanto nell’elemento tra- vere e proprie rivoluzioni sottocutanee che piéce teatrale di Anthony McCarten che pure gico che in quello satirico o semplicemente 9 The Two Popes (USA/GB/Italia/Argentina, 2019) re- smuovono (de/formano) i paradigmi della hi- ha firmato la sceneggiatura di questo biopic comico. E il processo di “smascheramento” gia di Fernando Meirelles, Sceneggiatura di Anthony story ecclesiastica odierna (e non solo della “creativo”, si limita a immaginare un “verosi- del doppio al quadrato che irride se stesso McCarten. Chiesa) con lo scopo di renderla più intelle- mile” dialogo/confessione fra l’allora cardinal si radicalizza, ad esempio, quando l’addetta 10 The New Pope (Italia/Francia/Spagna/USA, 2020) gibile, seducente e soprattutto più “umana” Bergoglio e papa Ratzinger alla vigilia delle stampa del Vaticano confessa a John Bran- regia e sceneggiatura di Paolo Sorrentino. Serie tv programmata su Sky Atlantic che vede nel cast Jude per chi ne assiste le vicende in real time, ov- sue dimissioni, quello di Sorrentino inventa nox/Giovanni Paolo III di ricordarle il suo at- Law, John Malkovich e Silvio Orlando. vero il popolo/pubblico. E questo a partire del tutto le figure dei due successori di San tore preferito, John Malkovich. Attraverso un I due papi (2019) di F. Meirelles 36 film cronache film cronache 37
Puoi anche leggere