Marco A. Cristalli: Le Cronache di poveri amanti di Vasco Pratolini, il poeta della Firenze popolare - di Elio Vittorini

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[Marco A. Cristalli:]

     Le Cronache di poveri amanti di Vasco Pratolini, il poeta della Firenze
                          popolare – di Elio Vittorini

Agosto 1947. Elio Vittorini, scrittore e editore italiano di fama mondiale, si trova a Parigi per parlare
con Jean-Paul Sartre che vuole dedicare un’edizione della sua rivista “Les Temps Moderne” alla
letteratura italiana contemporanea. Vittorini ha appena finito a leggere il romanzo “Cronache di
poveri amanti” del suo carissimo amico fiorentino Vasco Pratolini e decide a scrivere una recensione
favorevole su questo per parlare con Sartre e ad altri letterati francesi su Pratolini.

Miei carissimi amici francesi, al momento vediamo una generazione di scrittori italiani di alta
qualità. Basta solo dire alcuni nomi che avete già sentito: Pavese, Moravia, Calvino.
Quest’interesse per la narrazione da parte voi francesi mi fa piacere e so esattamente che voi
siete capaci ad apprezzare narratori, al contrario di tanti critici italiano che sono veramente
noiosi e incapaci a vedere opere grandi. Per cioè oggi vi voglio presentare un altro scrittore
promettente: Vasco Pratolini. Vasco Pratolini è uno di quegli scrittori che io credo possa
competere con questi nomi grandi appena nominati. Il suo nuovo romanzo ha il titolo
Cronache di poveri amanti ed è un romanzo che vale a esser letto.

Perché vi scrivo di Pratolini? Innanzitutto perché credo in lui e come probabilmente sapete,
non ci sono tanti in cui io credo. Anche perché ho la paura che l’opera pratoliniana non sarà
apprezzata bastante nel futuro. Pratolini è uno dei più bravi della nostra letteratura,
coniugando quello che chiamiamo il neorealismo con la tradizione della letteratura italiana e
soprattutto creando spazi e ambientazioni nuovi.

Di che cosa parla Cronache di poveri amanti? I temi centrali sono i tipici del neorealismo:
antifascismo, la vita della classe popolare e il ritorno all’umanità. La cosa che pero distingue
Cronache è il modo di narrare. Pratolini non si concentra a raccontare la storia dello sviluppo
di un personaggio nel ventennio nero. A Pratolini non serve un protagonista perché sa narrare
su i grandi temi della sua generazione attraverso la creazione di un microcosmo: la Via del
Corno negli anni ’20 delle Camicie Nere.

La via del Corno normalmente non dovrebbe essere neanche chiamata via. Si tratta di un
vicolo cosi piccolo e stretto che una macchina ci passa appena. La via del Corno è “un’isola,

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un’oasi nella foresta, esclusa dal traffico e dalle curiosità.”1 È la via dove “forse soltanto i
muri dormono”2 ma gli abitanti turbati da pensieri non ci riescono. Anche se per gli occhi
della gente che non ci abita, sarà invisibile, la via del Corno è un archetipo della viuzza
povera, dove la gente sorride nonostante la loro povertà, ma dove s’invecchia in fretta perché
si brucia la vita.3

Cronache tematizza i problemi, le gioie, le sofferenze degli abitanti di via del Corno, di
questa viuzza che è il vero protagonista di Cronache.

Dove si trova questa via del Corno? A Firenze, la culla della letteratura italiana. Firenze la
città che pensiamo tutti a conoscere cosi bene. Io ci ho vissuto lì per tanti anni, pero la Firenze
di Pratolini non la ho mai conosciuta. Via del Corno è oscurata dall’ombra del Palazzo
Vecchio, che da centinaia di anni è il centro politico della città, si trova a due passi dagli
Uffizi, il centro culturale fiorentino e in dieci minuti a piedi si arriva in Piazza della
Repubblica, dove i futuristi a quei tempi discutevano al caffè Le Giubbe Rosse. La Firenze di
Pratolini pero è quell’altra che non si trova in Piazza della Repubblica nelle Giubbe Rosse o
nel Paszowski, non è quella che dipinge Ugo Foscolo nelle sue poesie, ma è la Firenze che si
trova in questi piccolissimi vicoli che esistevano perfino prima di Dante. Saranno vicoli che
magari fanno anche un po’ di puzza qualche volta, ma è lì dove si trova la vita della gente che
chiamiamo spesso semplice, che in realtà magari è anche superiore a noi intellettuali. Loro
sono i fiorentini che lavorano in “spizzicherie”, gridano “o bischero, ” chiedono “icche tu voi”
e per pranzo vanno a “desinare.” Questi sono gli eroi autentici e realistici che sono stati creati
da Pratolini. Gli abitanti di via del Corno sono caratteri che probabilmente potete incontrare
fino ad oggi, se andato a spasso nei quartieri popolari fiorentini come quello di Santa Croce o
San Frediano. È una della maggior qualità di questo romanzo di poter offrire una prospettiva
realistica e precisa della vita della classe popolare. Soprattutto grazie allo stile e linguaggio
meraviglioso di Pratolini.

Pratolini avrebbe potuto scegliere un linguaggio pieno di compassione verso i poveri che
sarebbe stato la possibilità più facile. Tanti scrittori e registri hanno scelto questo linguaggio
negli ultimi anni, eppure Pratolini non lo fa. Preferisce mescolare il cinismo e la brutalità della
povertà con uno stilo ironico, umoristico. L’ironia di Pratolini riesca a dare ai suoi “poveri

1
    Pratolini, Vasco: Cronache di poveri amanti. Milano: Bur 2011. P. 11.
2
    Pratolini, Vasco: Cronache di poveri amanti. Milano: Bur 2011. P. 14.
3
 Sitti, Walter: Pratolini o l’illusione dell’interezza. In: Cronache di poveri amanti(prefazione). Pratolini, Vasco.
Milano: Bur 2011. P. V
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amanti” una certa dignità e offre al lettore una lettura più facile e anche più emozionante. Non
sentiamo solo le sofferenze dei “poveri amanti” ma anche le loro risate. L’umorismo della
descrizione di via del Corno e del destino dei suoi abitanti è uno dei punti più forti e dimostra
le capacità enormi del poeta Pratolini. È quest’umorismo che secondo me manca spesso a
Moravia e a Pavese e altri neorealisti. Cronache generalmente è raccontato in un modo molto
calmo, direi quasi lento, che salta da casa a casa, da finestra a finestra. I primi capitoli
ricordano molto allo stile di Verga pero poi nella scena che è chiamata “Notte
dell’Apocalisse“, si trova un cambiamento. Questo capitolo è raccontato molto più veloce e
assomiglia assai a un film americano.

Generalmente si può dire che la “Notte dell’Apocalisse” è la parte centrale del romanzo. È il
capitolo che emozione di più ma soprattutto visto dal punto politico quello con il messaggio
più chiaro. E con questo arriviamo alla seconda parte della mia recensione. Cronache non è
solo una rappresentazione della vita popolare a Firenze, al contrario è molto di più un
manifesto del’antifascismo.

Se c’è una cosa che condividiamo noi scrittori di questo secondo dopoguerra, è l’esperienza
della Resistenza. Alcuni di noi hanno fatto parte del fascio e hanno dovuto fare l’esperienza
che un fascismo di sinistra era una cosa impossibile. La maggioranza di noi, dopo aver capito
che il fascismo e le idee di Nietzsche sono nient’altro che delitti contro l’umanità, si è
ingaggiata nella Resistenza contro il regime, contro la dittatura. Questa esperienza di astratto
furore ci ha fatto diventare quello che siamo oggi. La letteratura italiana contemporanea nasce
da queste esperienze forti di delusioni e la ricerca di una nuova moralità. Anche l’opera di
Pratolini è stata fortemente influenzata da queste esperienze. In Cronache Pratolini dipinge
come il fascismo si manifeste nella città con tutta la sua violenza, con tutta la sua mancanza di
rispetto verso la dignità dell’essere umano. Il fascismo e i fascisti in Cronache sono
completamente senza morale. In Via del Corno abitano due fascisti Osvaldo e Carlino, primo
moderato, secondo fanatico. Loro sembrano di essere i maggior antagonisti, in verità non lo
sono. C’è un altro personaggio nel romanzo che a prima vista non sembra, di essere talmente
crudele, che in verità è un simbolo per il fascismo: la Signora. La Signora, è sempre chiamata
Signora nel romanzo, e la donna più ricca in Via del Corno e finge di voler aiutare agli
abitanti imprestandoli soldi. Dietro la faccio di questa vecchia si trova il fascismo che come
un amico falso fa finta di abbracciarti ma quest’abbraccio ti toglierà l’aria.

A questo punto è importante di ritornare alla “Notte dell’Apocalisse.” Come ho già nominato
è la parte centrale del romanzo e anche la grande scena de antifascismo e dell’umanità. Gli
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antifascisti sono Ugo, Maciste e Mario. Specialmente Maciste è la personificazione della
moralità. Lui è il carattere che apprezzo di più in questo libro e che mi è piaciuto veramente
tanto. Maciste è un comunista che lotta clandestinamente insieme con i suoi compagni contra
la dittatura delle Camicie Nere. Lui non avrà mai letto né Marx né Engels nella sua vita. Non
conosce le teorie complicate del comunismo, nonostante si sente compagno. È la sua
compassione per la classe proletaria che l’ha fatto comunista. Per Pratolini non si deve aver
letto i testi ideologici per avere le idee giuste. Quest’atteggiamento influenza gli altri due
antifascisti Ugo e Mario. Per loro Maciste è un modello di una persona con integrità e
comportamento quasi perfetto. Il carattere di Maciste dovrebbe essere un esempio per tutti.
Che cosa succede con Maciste nella storia?

Durante la Notte dell’Apocalisse un gruppo di fascisti decide di uccidere un gruppo di
“sovversivi” che si sono schierati contro il fascismo. Maciste e Ugo decidono di provare a
salvare alcuni compagni e antifascisti e corrono con il sidecar alle loro case. Maciste pero
pagherà con la sua vita per quest’azione eroica. Muore sugli scalini di San Lorenzo,
assassinato dalle Camicie Nere. Durante questa notte Firenze si ritrova in uno stato di guerra
civile, gente muore e i fascisti terrorizzano l’intera città. Sembra che il fascismo si sia
manifestato completamente a Firenze e non c’è più un’uscita. Pero anche in questi momenti ci
sono scene di umanità che invocano speranze. Il prete di S. Lorenzo aiuto a salvare persone,
nascondendoli nella sua parrocchia. Neanche il fascismo con tutto la sua violenza è capace
distruggere il senso umano completamente. Anche se gli eventi sono drammatici in questo
caso, la fine del romanzo lascia speranza per un futuro migliori. Uno degli antifascisti, Mario,
riesca a fuggire in Francia dopo di essere stato scoperto di fare parte della Resistenza.
Sicuramente dopo la fine della dittatura sarà ritornato in via del Corno.

La Notte dell’Apocalisse è il capitolo più riuscito, più drammatico e più avvincente. È
straordinario come riesce a Pratolini di collegare elementi che assomigliano a un thriller
americano, con le idea del neorealismo. Racconta la storia di persone che hanno perso ogni
direzione di morale e di quelli che anche se tutto sembra di potere distruggerli non hanno
paura di lottare per le proprie idee. Affascinantissimo è anche un’idea che lui mostra durante
questo capitolo. Vede il fascismo non nella dimensione nazionale, ma in quale comunale. Il
fascismo a Firenze secondo lui è nient’altro che una continuazione delle storiche lotte interne
della città. Fascisti e antifascisti sono come Guelfi e Ghibellini o Bianchi e Neri. Pratolini

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diventa il Dino Compagni4 della sua epoca. Sarebbe stato facile per Pratolini scrivere uno di
questi romanzetti storici con Guelfi Bianchi e Neri come protagonisti. Un tale romanzetto
sarebbe stato ambientato al Palazzo Vecchio o in Piazza Santa Trinita.5 Egli sarebbe stato
magari anche divertente a leggere, ma sarebbe stato non solo anacronistico ma soprattutto
senza una critica sociale rilevante. Un romanzo senza intellettualità che scrivono borghesi o
aristocratici. Pratolini è superiore a questa letteratura da consumo, è diventa cosi il nuovo
cronista di Firenze, raccontando finalmente le storie dei vicoli e non dei palazzi e piazze.

Spero molto miei amici francesi di avervi dato un’immagine chiara di questo poeta dotato.
Pratolini è uno scrittore che merita di essere chiamato engagé. Sua opera ha una forza
visionaria che contiene il potere di cambiare la realtà sociale. Certo ci sono anche aspetti
negativi. Non è il romanzo perfetto, che secondo me non possa essistere. È un po` ridicolo che
la Signora alla fine erede, l’intero vicolo e poi soffra una paralisi. Tante volte sembra anche
che Pratolini si perda nella sua voglia di raccontare. Sono tanti i filoni di narrazione, senza
dubbio ben strutturati, però alcuni non sembrano tanto utili. Specialmente le storie d’amore
che in un romanzo engagé come questo sembrano spesso fuori luogo. Nonostante Pratolini ha
scritto un’opera grande che va letta a cause della sua ampiezza. Ho letto raramente
descrizione cosi belli di Firenze e una rappresentazione cosi precisa della classe sociale
plebea.

Tutto sommato vi posso dare solo questo consiglio: leggete il romanzo Cronache di poveri
amanti di Vasco Pratolini, il poeta della Firenze popolare e il cronista della Firenze
contemporanea.

Vittorini

4
  Storico fiorentino del Trecento. Il coetaneo di Dante fu uno dei primi a scrivere un’opera storiografica sulla
storia di Firenze: Cronica delle cose occorrenti ne’tempi suoi. Il titolo di Cronache probabilmente si riferisce a
quest’opera.
5
  Piazza storica a Firenze in cui cominciò la guerra tra Guelfi Bianchi e Neri.
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