Fatti e opinioni dalla Lombardia - Organo della Sezione Regionale Lombarda della Società Italiana di Psichiatria (SIP-Lo)

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Fatti e opinioni dalla Lombardia - Organo della Sezione Regionale Lombarda della Società Italiana di Psichiatria (SIP-Lo)
Fatti e opinioni dalla Lombardia
          Organo della Sezione Regionale Lombarda della Società Italiana di Psichiatria (SIP-Lo)

AnnoXXXII • n. 1 • gennaio–giugno 2019            Rivista fondata e diretta da Alberto Giannelli   Semestrale
Fatti e opinioni dalla Lombardia - Organo della Sezione Regionale Lombarda della Società Italiana di Psichiatria (SIP-Lo)
PSICHIATRIA OGGI
                                  SOMMARIO                                                                 Fatti e opinioni dalla Lombardia
                                                                                                           Organo della Sezione Regionale Lombarda

                                  AnnoXXXII • n. 1 • gennaio – giugno
                                                                                                           della Società Italiana di Psichiatria (SIP-Lo)

                                                                                                           Fondata e Diretta da:
                                                                                                           Alberto Giannelli

                                                                                                           Comitato di Direzione:
                                                                                                           Massimo Rabboni (Bergamo)
                                                                                                           Massimo Clerici (Monza)
IN PRIMO PIANO
                                                         74    ADHD e Disturbo da Uso di Sostanze
                                                               Peculiarità diagnostiche, cliniche e di     Comitato Scientifico:
                                                                                                           Claudio Mencacci (Milano, MI)

3          Elogio del silenzio
           di Giannelli A.
                                                               trattamento
                                                               di Migliarese G., Zita G.
                                                                                                           Gianluigi Tomaselli (Treviglio, BG)
                                                                                                           Giorgio Cerati (Legnano)
                                                                                                           Emilio Sacchetti (Brescia)
                                                                                                           Silvio Scarone (Milano)

11         Le sfide della psichiatria
           Ricerca, conoscenza e competenza              88    L’esperienza budget di salute di
                                                               comunità dell’ASST Grande Ospedale
                                                                                                           Gian Carlo Cerveri (Milano)
                                                                                                           Arcadio Erlicher (Milano)
                                                                                                           Simone Vender (Varese)
           di Cerveri G., Clerici M., Percudani M.             Metropolitano Niguarda con Amicittà
                                                                                                           Antonio Vita (Brescia)
                                                               Metodologia E Dati Preliminari              Giuseppe Biffi (Milano)
                                                               di Morganti C., Porcellana M.,              Mario Ballantini (Sondrio)
                                                                                                           Franco Spinogatti (Cremona)
SEZIONE CLINICO-SCIENTIFICA                                    Biancorosso C., Fontana R., Lanzo F.R.,     Costanzo Gala (Milano)
                                                               Malchiodi F., Mastromo D., Motto D.,        Gabriella Ba (Milano)

15         Un posto per i giovani                                                                          Cinzia Bressi (Milano)
                                                               Oltolina M., Savino C., Vairelli F.,        Claudio Cetti (Como)
           Il progetto del Centro Giovani “Ponti”              Zanobio A., Percudani M.                    Giuseppe De Paoli (Pavia)
           della Asst “Santi Paolo E Carlo”di Milano                                                       Nicola Poloni (Varese)
                                                                                                           Antonio Magnani (Castiglione delle Stiviere, MN)
           di Biffi G., Parabiaghi A., Rigliano P.
                                                         95    La salute fisica degli utenti
                                                               Obiettivo condiviso da utenti, operatori,
                                                                                                           Gianluigi Nobili (Desenzano, BS)
                                                                                                           Andrea Materzanini (Iseo, BS)

30         Adolescenti e identità riflesse
           Rischi e potenzialità delle nuove
                                                               familiari
                                                               di Porcellana M., Morganti C.,
                                                                                                           Alessandro Grecchi (Varese)
                                                                                                           Francesco Bartoli (Monza)
                                                                                                           Lucia Volonteri (Milano)
           tecnologie                                          Antognoni G., Rapuano A., Lopes C.,         Antonino Calogero (Castiglione delle Stiviere, MN)
           di Bruno D.                                         Maggioni S., Malchiodi F., Oltolina M.,     Segreteria di Direzione:
                                                               Porcu T., Zanobio A., Percudani M.          Giancarlo Cerveri

37         Operatori psico-socio-sanitari ed
           eventi traumatici                             PSICHIATRIA FORENSE                               Art Director:
                                                                                                           Paperplane snc
           Esiti di un’indagine sul Dipartimento
           Salute Mentale e Dipendenze
           di Carnevali S., Lucchini A., Durbano F.
                                                         100   La posizione di garanzia e il medico
                                                               psichiatra
                                                                                                           Gli articoli firmati esprimono esclusivamente
                                                                                                           le opinioni degli autori
                                                               di Pellegrini P.
                                                                                                                    COMUNICAZIONE AI LETTORI

46         Indagine sulla qualità percepita
           dall’utenza nei Servizi Territoriali
                                                                                                           In relazione a quanto stabilisce la Legge 675/1996 si as-
                                                                                                           sicura che i dati (nome e cognome, qualifica, indirizzo)
           Psichiatrici                                  OLTRE LO SPECCHIO                                 presenti nel nostro archivio sono utilizzati unicamen-
                                                                                                           te per l’invio di questo periodico e di altro materiale
           di Cavallaro S., Frediani G., Biagi M.P.,
                                                         111   Qualcuno volò sulla villa                   inerente alla nostra attività editoriale. Chi non fosse
           Parini A.M., Migliarese G., Mencacci C.                                                         d’accordo o volesse comunicare variazioni ai dati in
                                                               di E.S.                                     nostro possesso può contattare la redazione scrivendo a

54         L’impatto delle patologie psichiatriche                                                         info@psichiatriaoggi.it.

           nei Dipartimenti di Emergenza                                                                   EDITORE:
           ospedalieri                                                                                     Massimo Rabboni, c/o Dipartimento di Salute Mentale
           di Fraticelli C., Casolaro I., Cattaneo A.,                                                     dell’Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII Piazza
                                                                                                           OMS, 1 -24127 Bergamo
           Salemi O.                                                                                       Tel. 035 26.63.66 - info@psichiatriaoggi.it
                                                                                                           Registrazione Tribunale Milano n. 627 del 4-10-88

64         L’urgenza psichiatrica nella disforia
           di genere
                                                                                                           Pubblicazione semestrale - Distribuita gratuitamente
                                                                                                           tramite internet.

           di Grecchi A.
                                                                                                                  Gli Operatori interessati a ricevere
                                                                                                                  comunicazioni sulla pubblicazione
                                                                                                                    del nuovo numero della rivista

In copertina: Pietro Baratta, Saggezza, 1705-08                                                                     possono iscriversi alla newsletter
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              Santi Giovanni e Paolo, Venice
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                                             Elogio del silenzio
                                                        Alberto Giannelli

L'
               incipit di questa                                                            re può essere chiamato in causa
               poesia mi fa ri-                                                             il sistema dei neuroni-specchio.
               vivere il fascino         Dolce e chiara è la notte, e senza vento           Anche quando vogliamo dire a
del silenzio. Il silenzio non è              e queta sovra  i tetti e tra gli orti          una persona una cosa che non
solo assenza di parole, è anche                        posa la luna                         vogliamo che gli altri presenti
qualche cosa che sosta dietro le                                                            la sentano. Vale a dire che il
parole. Come la musica non sta                    Giacomo Leopardi                          silenzio non è il contrario della
solo nelle note, ma anche tra le                  La  sera del  dì di festa                 comunicazione. Quando in si-
note o dietro di esse. Prima pen-                                                           lenzio leggiamo, c’è qualcuno
so e poi parlo, e mentre penso                                                              che comunica con noi, che ci
sono in silenzio. Dal silenzio germogliano le parole, e poi      parla: il libro. Non per niente diciamo che questo libro
magari ci sfuggono al di là di quanto pensato. Allora si         parla di questo o di quell’argomento1. A qualsiasi lingua
dice che c’e chi prima parla e poi pensa. Per qualcuno la        appartenga il compositore, ascoltando la sua musica io
parola è morta quando è pronunciata, per altri comin-            lo comprendo. La musica travalica qualsiasi frontiera. La
cia a vivere proprio quel                                                                       musica si sente, ma non si
giorno. Il silenzio è complice                                                                  ascolta altro che in silenzio.
dell’ascolto. Non si ascolta se                                                                 Tra sentire e ascoltare c’è
non si tace. Le parole lette                                                                    la stessa differenza che tra
valgono più di quelle scritte.                                                                  vedere e guardare. Tra dire
C’è chi ha detto di essere più                                                                  e parlare.
orgoglioso di quello che ha                                                                         Nell’ambito della psicote-
letto che di quello che ha                                                                      rapia il vero ascolto coincide
scritto. Ci sono miliardi di                                                                    con il sentire ciò che si sente,
pensieri che vanno perduti                                                                      non limitandosi a sentire
per sempre perché mancano                                                                       quello che dice il paziente.
o scarseggiano i mezzi per                                                                      Questo è l’ascolto. Che
esprimerli, cioè le parole. Nel                                                                 esige silenzio. Molti pazien-
silenzio delle abbazie e dei                                                                    ti, specialmente nella fase
monasteri si comunica attra-                                                                    iniziale del trattamento, si
verso i gesti, la mimica, gli                                                                   lamentano perché in seduta
sguardi. In contesti del gene-             John Henry Fuseli, Silence, 1799–1801                il terapeuta non parla o parla

1. Paolo Rumiz, Il filo invisibile, Feltrinelli, 2019

                                                               3                                               In Primo Piano
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poco. Ma senza il silenzio non nasce alcun transfert,                    quei ritmi del cuore e del respiro materni, quella musica
magari nascono una alleanza o un rapporto empatico,                      ascoltata per tanti mesi in silenzio e in solitudine, che gli
ma non un transfert.                                                     permettono di superare o, meglio, attenuare l’angoscia
   Noi siamo immersi in un mare di parole, di suoni e di                 derivante dal trauma della nascita. Dice il poeta “nasce a
rumori. Per parlare con qualcuno facciamo ricorso a tutti                fatica l’uomo, e rischio di morte è il nascimento”2.
i mezzi che la tecnologia ci ha messo a disposizione. Basta                  È nella solitudine e nel silenzio che, dopo l’ultima
camminare per le strade delle nostre città per renderci                  cena, Cristo nell’orto degli ulivi vive durante la notte
conto che più di due terzi delle persone che incrociamo                  l’angoscia dell’abbandono da parte dei discepoli e quella
sono fissate sul cellulare e, se non parlano, lo guardano                dell’imminente tradimento. Supplica Dio, ma Dio tace.
o lo manipolano come un feticcio o un talismano o un                     Solo sulla croce a un certo punto Lui griderà “ Dio mio,
amuleto, in una sorta di inquietante dipendenza. La                      Dio mio, perché mi hai abbandonato?”(Mc, XV,33-35).
gente, per strada o sui mezzi pubblici o al volante della                Ma da quel silenzio di Dio e da quella sofferenza carnale
propria auto o in bicicletta o sul monopattino elettrico                 vissuta dal Figlio Unigenito in una umana, ma spietata
sta con il cellulare in mano. Non sta più assaporando                    solitudine, ha preso vita l’aspetto rivoluzionario del
il piacere sottile del silenzio. Essere sempre connessi                  messaggio cristiano, su cui anche la psicoanalisi non ha
impedisce il silenzio.                                                   mancato di dare interessanti contributi3, pur essendo
   Ma al di là di questo rumore, di questo fragore che                   pochi gli psicoanalisti che pubblicamente si dicono
proviene dall’esterno, c’è anche quello che proviene dal                 credenti e cristiani.
nostro mondo interno, una sorta di rumore di fondo che                       C’è bisogno del silenzio, di alcune pause in cui si tace,
si concretizza in fastidiose preoccupazioni, ma anche                    non si sente né si ascolta se non sé stessi, sommersi come
in pensieri dominanti o, nei casi patologici, addirittura                siamo nel fragore senza sosta del mondo che abitiamo. Ne
ossessivi o paranoicali.                                                 è testimonianza anche il progetto, promosso a Milano, di
   Eppure il silenzio ristora, ritempra, recupera i suoni                aprire case o stanze del silenzio, a cominciare dalle strut-
e le parole che provengono dal nostro mondo interiore.                   ture ospedaliere e riabilitative per poi estenderlo anche
Permette di riflettere, estraniarci dall’ambiente circo-                 alle stazioni, agli aeroporti, alle carceri, insomma spazi
stante, dalle sue effimere sirene, di ritrovare il paradiso              dove poter, anche solo per un breve periodo, sottrarsi al
perduto. È solo e in silenzio il feto all’interno del grembo             frenetico ritmo della vita scandita dalla globalizzazione
materno, è per questo che sente, anzi ascolta la voce della              e dalla iperconnessione. Spazi aperti anche al dialogo
madre, avverte il ritmo del suo respiro e del battito del                interreligioso, ai credenti e ai non credenti, ai cristiani e
suo cuore. Quando viene alla luce e piange disperato,                    ai fedeli di altre religioni, agli atei e agli indifferenti. Ma
solo la madre prendendolo in braccio riesce a calmarlo,                  dove, accanto e al di là degli aspetti religiosi o comunque
perché lui ritrova nell’abbraccio seno-brachiale il per-                 di preghiera, ognuno possa ascoltare solo sé stesso. Del
duto contenitore uterino. Sono quei suoni, quella voce,                  resto, ascoltandosi l’uomo prega, in silenzio, ma prega.

2. Giacomo Leopardi, Aforismi

3. Francoise Dolto, Gérard Séverin, Psicanalisi del Vangelo, Rizzoli, 1978; Massimo Recalcati, La notte del Getsemani, Einaudi, 2019

Psichiatria Oggi XXXII, 1, 2019                                      4
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   Gli stoici, come Seneca, ritenevano che le parole ac-                 prevaricante. Stimolare un depresso a parlare, tramite un
compagnassero il pensiero, ne fossero segno e veicolo;                   atteggiamento “simpatico, estroverso”, ha in sé qualche
gli epicurei, come Lucrezio, che non lo servissero, ma lo                cosa di sadico. È un atteggiamento paragonabile a quello
generassero4. L’uomo è un essere pensante che parla, ma                  di un tizio che incontrando un amico o un conoscente
conosce il silenzio. Gli animali e le piante non parlano                 in lutto si mette a raccontargli le proprie fortune7. Un
né mentono né ridono, possono solo piangere, magari                      discorso a parte andrebbe fatto a proposito dell’autismo
in silenzio. Anche la follia intesa nella sua accezione più              di E. Bleuler e di quelli di Leo Kanner e Hans Asperger.
ampia, parla, a volte grida, ma molte volte tace. Chi da                    Anche la neurologia conosce il silenzio che però non
psichiatra ha vissuto l’esperienza manicomiale ricorda                   compare come scelta né come reazione nè come tempo-
bene il silenzio che calava di notte, anzi già al primo                  raneo inaridimento del pensiero. Ricordo la descrizione
calare del buio, nelle lunghe corsie, interrotto ogni tanto              di un caso clinico nel quale un celibe e benestante ses-
da grida disperate di qualche malato costretto nel suo                   santenne subì un ictus che gli tolse la parola e la capacità
letto da misure di contenzione. Una nostra poetessa,                     di scrivere, senza offendere quella di leggere, pensare,
che sublimava nella forza espressiva dei suoi versi la sof-              decidere, acconsentire o no al volere altrui. Da tempo
ferenza dell’esperienza manicomiale, diceva che anche la                 amorevolmente assistito dalla nipote, un altro nipote
follia merita un applauso5. Molti secoli prima, un grande                che ambiva al suo consistente patrimonio tentò di farlo
umanista aveva scritto l’elogio della follia, tessendo le                interdire. Lo psichiatra che andò a visitarlo su un foglio
lodi di quella superiore follia che tale appare solo agli                scrisse se voleva lasciare tutti i suoi beni alla nipote che
occhi del mondo6.                                                        da molti anni lo assisteva: con un immediato cenno del
   Del resto, la psichiatria nel suo aspetto di ancella della            capo fece intendere di sì. Su un altro foglio se voleva
follia, conosce i silenzi degli ammalati, brevi o lunghi,                lasciare i suoi beni al nipote e lui con rabbia afferrò il
spontanei o indotti, continui o discontinui, isolati o                   foglio e lo lacerò8. Questo aneddoto è un esempio di
ripetuti nel tempo. Dal silenzio o, meglio, dal mutismo                  come il silenzio possa configurasi nella impossibilità
che blocca un sopravvissuto a un disastro all’emozione                   non di formulare pensieri, idee, propositi, ma in quella
paralizzante nella quale si configura una conversione                    di comunicarli con le parole. L’afasia intesa come una
istrionica al mutacismo di uno stupore catatonico o ma-                  forma particolare di amnesia? In soggetti poliglotti che
niacale fino all’autismo melanconico. Silenzi che vanno                  riacquistano la parola dopo un coma o una commozione
rispettati: sollecitare, invitare, incitare il paziente a parlare        cerebrale traumatica si esprimono fin da subito con la
ha l’effetto di radicarlo ulteriormente nella sua tempo-                 lingua madre, non con quella che per motivi di lavoro o
ranea uscita dall’ambiente che sente ostile, vessatorio,                 di altro genere usano da molti, a volte moltissimi anni

4. Ivano Dionigi, Quando la vita ti viene a trovare, Laterza, 2018

5. Alda Merini (1931–2009)

6. Erasmo da Rotterdam (1469–1536)

7. A.A: Semi, Tecnica del colloquio, R. Cortina, 1985

8. O. Fragnito, M. Gozzano, Semeiotica e diagnostica neuropatologia, Idelson, 1954

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IN PRIMO PIANO

nella loro quotidianità. Al risveglio da un elettroshock             usare un ossimoro. Un silenzio che è indicativo della
con il metodo succinil-barbiturico il paziente tace per              resistenza del paziente o dell’imbarazzo del terapeuta,
qualche decina di secondi e anche più, poi riprende a                ma che va rispettato sempre, anche quando è prolungato,
parlare in una situazione simil-confusionale o in certi casi         perché può rappresentare l’occasione di un raccogli-
si riaddormenta. Questi silenzi a dir così “neurologici”             mento e di un’attesa proficua all’affiorare di ricordi o
vanno monitorati nel tempo e, se occorre, interrotti da              alla maturazione di un insight10. Non può che seguirne
adeguati mezzi farmacologici. Non hanno, evidente-                   la ripresa di un dialogo arricchito. Parole nuove ma che
mente, niente a che fare con quelli “psicopatologici”,               rimandano al loro antico sinonimo, il verbo (in greco
anche se le neuroscienze potrebbero un giorno mettere                logos, da cui dia-logo). Nella religione cristiana il verbo,
in luce convincenti correlazioni cerebrali. Ci sono già              anzi il Verbo è Cristo. Dice l’incipit di uno dei quattro
al riguardo interessanti ricerche che hanno evidenziato              vangeli canonici:”in principio era il Verbo, e il Verbo era
come la lesione di un emisfero liberi le attività (anche             con Dio, e il Verbo era Dio” (Gv, I, 1–2). Ma Dio tace,
quelle creative) dell’altro fino a quel momento tenute               nella letteratura biblica più di una volta, e per noi resta
sotto controllo, a dimostrazione di come neuropatologia              incomprensibile come anche dal suo silenzio derivi il
e psicopatologia trovino sempre più argomenti empirici               concetto di tre sussistenze in Lui, mentre noi rimaniamo
di (ri)avvicinamento, il che non toglie che la psichiatria           una sola persona.
debba continuare a essere una disciplina del tutto auto-                 I silenzi dell’alunno di fronte al docente o dell’inda-
noma (ma questa posizione per essere adeguatamente                   gato che si avvale della facoltà di non rispondere o di chi
argomentata richiede un articolo a parte)9. L’aneddoto               assiste a un reato ma si rifugia nell’omertà o del medico
sopra riportato risale a un fatto degli anni cinquanta del           che imbarazzato non osa dire al malato la gravità della
secolo scorso, in un’epoca dunque pre-neuroscientifica.              sua condizione o di chi sa che parlando mentirebbe, sono
Con la moderna tecnologia di visualizzazione cerebrale               strumentali al raggiungimento di un fine il cui spessore
si potrebbe oggi dare un contributo chiarificatore alla              etico va valutato caso per caso, senza imprudenti gene-
polemica discussione che soprattutto in Francia a cavallo            ralizzazioni. In questi casi vale il concetto che un atteg-
tra XIX e XX secolo si incentrò sui rapporti tra afasia,             giamento per esserci nega qualcosa che avrebbe dovuto
amnesia e demenza e della quale il famoso Pierre Marie               (o potuto) essere al suo posto11. Sono silenzi che non
fu eminente protagonista.                                            meritano alcun elogio. La stessa cosa vale per quello che
    C’è poi il silenzio dello psicoterapeuta (del quale un           ho prima definito silenzi “neurologici” (afasia, amnesia,
accenno ho fatto in precedenza, a proposito del transfert)           deficit neuro-cognitivi, autismo).
e / o quello del paziente in seduta. Un silenzio tutt’al-                Meritano, invece, un elogio i silenzi che derivano dalle
tro che infrequente, che fa parte del dialogo stesso, ed             condizioni psicopatologiche già segnalate e quelli che
è assolutamente produttivo, un silenzio eloquente, per               rispondono al principio fondamentale secondo il quale

9. E. R. Kandel, La mente alterata, R. Cortina, 2018

10. M. Trevi, Dialogo sull’arte del dialogo, Feltrinelli, 2008

11. V. Mancuso, Il bisogno di pensare, Garzanti, 2017

Psichiatria Oggi XXXII, 1, 2019                                  6
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il silenzio è il presupposto dell’ascolto. I primi attengono             nella storia delle religioni abramitiche, della filosofia,
alla condizione contingente del malato, il secondo alla                  della scienza e dell’arte13. Le più alte vette dell’astra-
perizia e all’esperienza del terapeuta. Quest’ultimo lavora              zione richiedono periodi (anche lunghi) di solitudine
con la sua mente per la mente altrui. Con le parole, ma                  e di silenzio. La solitudine sociale, cioè l’isolamento e
anche con i silenzi. Nelle fasi iniziali del trattamento il              l’emarginazione, imposti per motivi politici o religiosi, è
terapeuta lavora con uno sconosciuto, che può trovare                    naturalmente un’altra cosa. Come un’altra cosa è il solip-
difficoltà a raccontare sé stesso, a descriversi, e, quindi,             sismo, che allude alla assoluta invalicabilità della coscienza
imbarazzato, si rifugia in pause, in silenzi, anche ripetuti             per cui l’Io a rigore conosce solo sé stesso (solus ipse) e gli
nel corso della seduta.                                                  altri soltanto come contenuto della propria coscienza14,
    Ma c’è un sentimento che spesso ha a che fare con il                 termine filosofico ma che tradotto in psicologia potrebbe
silenzio: quello della solitudine. Anch’esso merita qui,                 riferirsi al narcisismo infantile.
se non un elogio, almeno qualche breve riflessione. So-                     Che la solitudine e il sentimento sofferto della solitu-
litudine e silenzio sono una coppia che il più delle volte               dine siano due esperienze non necessariamente sovrap-
non conosce né separazione né divorzio. A cominciare                     ponibili ce lo dimostra proprio il bambino che gioca
dall’esperienza pre-natale, intra-uterina (già ricordata).               da solo anche in assenza della madre perché, avendone
Essere solo non significa necessariamente sentirsi solo. La              introiettato la figura, la madre anche se fisicamente assente
solitudine e il sentimento di solitudine non sempre coin-                è con lui. Significativo è quanto ebbe a dire Pablo Picasso
cidono o si identificano l‘una nell’altro. Analogamente, la              a uno dei suoi biografi, e cioè che quando cominciava un
colpa e il sentimento di colpa, la vergogna e il sentimento              quadro aveva l’impressione che ci fosse qualcuno con lui,
di vergogna. Solitudine, colpa e vergogna attengono alla                 ma quando lo aveva finito aveva l’impressione di avere
condizione umana, elaborate, vissute ed espresse dalla                   lavorato da solo (solitudine in presenza di qualcuno sec.
mente, normale o alterata che sia. La solitudine quale                   Winnicott ?)15.
scelta di vita: non va compianta, ma rispettata. Lo dice                     Detto diversamente, il sentimento di solitudine non è
bene il filosofo sempre dotato di un’acuta, ma amara                     necessariamente penoso, anzi può avvertirci, farci sentire
ironia “…Bisogna dunque lasciare a certi uomini la loro                  o, se si preferisce, pre-sentire nel senso di Rilke16, la ne-
solitudine e non essere così sciocchi, come spesso accade, di            cessità o il desiderio di essere o stare da soli (sentimento,
compiangerli a causa di essa”12.                                         sentire, hanno la stessa radice etimologica). Solitudine
    Un riferimento autobiografico? Forse, ma non solo.                   non come rassegnazione o rinuncia o accidia, ma come
Della scelta della solitudine ci sono molte testimonianze                apertura a una imprevedibile creatività, anche a rischio di

12. F. Nietzsche, Umano, troppo umano, 1878

13. A. Oliverio, La società solitaria, Ed. Riuniti, 1979

14. U. Galimberti, Dizionario di psicologia, psichiatria, psicoanalisi, neuroscienze, Feltrinelli, 2018

15. D. W. Winnicott, The capacity to be alone, in The maturational processes and the facilitatine environment, London, 1969

16. R. M. Rilke (1875–1926) Elegie duinesi, 1923. In Presentimento “Io sono una bandiera immessa in lontananze / Presento i venti a
    venire e devo viverli…”

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cedere alla follia (penso a Tasso, a Holderlin, a Nietzsche,                ne del mondo esterno (come riteneva la psicopatologia
a Campana, a Pound ecc.).                                                   kraepeliniana). Esso non si limita tramite il silenzio e la
   Venendo a noi, alla nostra cultura specifica e all’eser-                 solitudine alla rottura della comunicazione, ma diventa
cizio della nostra professione in veste di psicoterapeuti,                  (può diventare) il costituirsi (stra-ordinario) di una logica
propongo un’ultima riflessione attinente ai disturbi dello                  e di un linguaggio alternativi (come intende la psicopato-
spettro schizofrenico, che, accanto e al di là di aderire a un              logia mittel-europea e anche italiana, non senza, sia pure
paradigma neurobiologico piuttosto che ermeneutico,                         per altre vie, la psicoanalisi postfreudiana con gli apporti
sono tuttora una condizione psico(pato)logica con cui                       di M. Klein e dei suoi epigoni). Sotto questo aspetto
confrontarsi è arduo. Si tratta, infatti, di riparare lo scacco             l’autismo non è necessariamente la perdita del mondo,
dell’intersoggettività in cui tali disturbi, la schizofrenia                ma una forma nuova e originale di salvazione esistenziale:
p.d. in primis, trovano ragione della loro epifania.                        seguendo Gadamer possiamo dire che rappresenta, più
   Oltre che indifferente, lo schizofrenico percepisce                      che una perdita, una rinuncia e una ricerca di qualche
la realtà esterna come ostile, come una aggregazione di                     cosa. Un qualche cosa che il terapeuta deve individuare
relazioni negative, e di oggetti persecutori, e lo psicotera-               e lo può fare usando questa chiave di lettura18, se, oltre al
peuta fa parte di tale realtà. Il paziente si ritira dal mondo,             fallimento, vuole evitare un’altra solitudine, la sua.
non gli partecipa, se ne allontana, e allora l’esistenza si                    Infatti, esiste -può esistere- la solitudine del terapeuta di
trova costretta, coartata, nella propria individualità, da                  fronte allo schizofrenico (non alla schizofrenia). Qui è in
cui derivano la solitudine autistica e il problema di quale                 gioco lo scacco (interiore) dell’incontro inter-personale.
posto essa occupi nella Gestalt schizofrenica. Restano,                     Di fronte all’autista, il terapeuta è anch’egli solo, muto,
anche se lontane nel tempo, tuttora valide le lezioni di                    incapace di entrare in una Eigenwelt nella quale si è persa
E. Bleuler, di E. Minkowski, di B. Callieri, di L. Binsvan-                 o è andata in crisi la comunicazione linguistica in tutti
ger, di G.E. Morselli, di E. Borgna, di M. Klein e altri,                   i suoi aspetti. Di fronte all’impasse del silenzio o di un
nomi poco conosciuti o sottovalutati da chi, seguendo                       linguaggio indefinibile di cui non si conosce il codice,
acriticamente la via della psicofarmacologia, scolorisce                    può essere utile, tramite una comunicazione extraver-
della psichiatria il volto umano e sociale17.                               bale, ad es. il disegno, creare un soggetto transizionale,
   È seguendo la loro lezione che si può trovare la chiave                  una sorta di fantasma interiore, di un terzium, inserito
di lettura dell’autismo e della solitudine autistica. L’au-                 nella diade terapeutica, cui danno vita le proiezioni di
tismo (ricco o povero che sia) è un mondo a sé stante,                      entrambi (terapeuta e paziente) al fine di stabilire una
autonomo, dotato di una sua struttura con componenti                        intersoggettività destinata a diventare in un secondo
affettive e conflittuali, e non si riduce soltanto a negazio-               tempo una interpersonalità19. (Segnalo una interessante

17. E. Bleuler, Lehrbuch der Psichiatrie, Springer, 1943; E. Minkowski, La schizofrenie, Desclée de Brunwer, 1953; L. Binswanger,
    Schizophrenie, Neske, 1957; B, Callieri, Il “ borderline” dell’autismo: la perplessità in Autismo schizofrenico; G.E. Morselli, Aspect
    psychopathogiques de la schizofrenie, L’Evolution psychiatrique, III 539, 1958; id. A proposito di schizofrenia, Il pensiero scientifi-
    co, 1968; E. Borgna, I conflitti del conoscere, Feltrinelli, 1988; id. Come se finisse il mondo, Feltrinelli, 1995; M. Klein, Sul senso di
    solitudine in Trattato di Psicoanalisi di A.A. Semi, vol. I, R. Cortina, 1988

18. M. Schiavone, Bioetica e psichiatria, Patron, 1990; H.G. Gadamer, Uber das Zeitproblem in Abendland, Uthig, 1978

19. G. Benedetti, Seminario teorico-clinico sulla terapia delle psicosi,Relazione alla Scuola di Psicoterapia Psicoanalitica, Milano, 17/11/1991

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documentazione sull’isolamento e sulle carenze affettive               loro a tracciare la trama ulteriore del romanzo. Quando
patite durante la loro infanzia da molti psicoterapeuti,               lo ha terminato, sarà il lettore a scrivere la seconda parte
cui non è estranea la necessità di una analisi personale               del libro. Quando una psicoterapia inizia, il terapeuta
che li porterà in un secondo tempo a intraprendere la                  è solo di fronte al paziente, che gli è, se non del tutto,
loro professione20).                                                   in gran parte, sconosciuto, un estraneo. Ma a percorso
    Ma c’è — può esserci — anche la solitudine del ricerca-            iniziato, sarà il paziente a condurre il gioco, e toccherà
tore di fronte alla schizofrenia. Si badi bene, la solitudine,         a lui, a trattamento sospeso, completarlo. In tal caso, la
non l’isolamento, perché oggi il ricercatore, lo scienziato            psicoterapia ha successo o, meglio, restituisce al paziente,
lavorano in èquipe e comunicano ampiamente con i vari                  accanto e al di là della sua identità, la responsabilità del
gruppi di lavoro sparsi nel mondo. La schizofrenia rimane              suo esser-ci e dei comportamenti futuri.
ancora un enigma. La scienza fruisce della ragione sia                    Se noi non siamo responsabili di ciò che siamo, lo siamo
nel metodo che nell’analisi dei fenomeni su cui indaga e               però di quello che facciamo di ciò che siamo. Genoma,
ricerca. Ora, nulla si presta meno all’indagine scientifica            ambiente in cui siamo nati e cresciuti, modalità educazio-
della passione: intendo a essere compresa, non curata.                 nali che ci sono state erogate, colore della pelle, eventi cui
Al di fuori dei disturbi prettamente organici, le malattie             siamo nostro malgrado incorsi, ci de-responsabilizzano
mentali sono un eccesso di passioni, di passioni non go-               di fronte agli altri (la legge morale e giuridica incluse) e,
vernate, come aveva già intuito il giovane Esquirol nella              soprattutto, a noi stessi. Ma una volta che, ci piaccia o no,
sua thèse. Del resto, le grandi esperienze psicotiche non              accettiamo quello che siamo o comunque ci rendiamo
sono tematizzate dal naufragio originario della ragione,               conto che per vivere ci sono regole esterne e interne da
ma semmai dalle crisi tumultuose della vita emozionale                 rispettare, la responsabilità di seguirle o disattenderle è
che si riflettono su quella razionale21. Dunque due soli-              tutta nostra. Sani o malati che si sia. La psicoterapia è
tudini, quella del terapeuta di fronte allo schizofrenico,             dotata di senso se persegue questo obiettivo, quello, ap-
E quella dello scienziato e del ricercatore di fronte alla             punto, che a tali regole ci si adatti e che la sofferenza che
schizofrenia.                                                          costa tale adattamento venga step dopo step attenuata, se
    Mi permetto un raffronto tra psicoterapeuta e scrittore.           non addirittura superata. Ma senza, però, togliere il diritto
Quest’ultimo può sentirsi solo di fronte alla pagina bianca.           di criticarle e cercare di costruirne altre altrettanto, se
Un autorevole narratore del secolo appena passato diceva               non di più, valide. Altrimenti a prendere il sopravvento
che più di altri lo scrittore ha difficoltà a scrivere22. Più          sarebbe il conformismo. Detto diversamente, silenzio
avanti, quando comincia a mettere nero su bianco, saranno              e assunzione di responsabilità sono condizioni basilari
i suoi personaggi i suoi interlocutori, per cui uscirà dalla           nel dialogo (terapeutico o no che sia) per cui il silenzio
solitudine, e al silenzio subentrerà la loro voce. E saranno           autentico non è un defilarsi nel disimpegno23.

20. Y.D. Gay, La vita privata e personale dello psicoterapeuta, Centro Scientifico ed., 1994

21. J. E. D. Esquirol, citato da M. Galzigna nella Malattia morale, Marsilio, 1992; E. Borgna già cit.

22. Th. Mann (1875–1955)

23. N. Galantino, Vivere le parole, Piemme, 2018

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IN PRIMO PIANO

    Il terapeuta non deve limitarsi a valutare i sintomi, ma                   Dunque, silenzio e solitudine: due condizioni dell’u-
deve andare oltre, e individuare i vissuti.                                mana presenza. Per evitare l’ossimoro: della presenza
    Passare dal sintomo al vissuto significa passare da                    intesa come Da-sein. E la psicoterapia che ne deriva: una
un momento oggettivante a uno di dotazione di senso                        analisi della presenza25.
per cui nel contesto della relazione si attribuisce un                        Dette condizioni, in primis il silenzio, meritano l’elogio
senso a ciò che sembra insensato, recuperandolo alla                       che dà titolo a questo testo. Esse attengono all’uomo, sano
soggettività. Un compito impegnativo, che se riesce                        o malato che sia. Per comprenderne in pieno significato
dona al progetto terapeutico in corso la possibilità del                   e valore è necessario che i freddi e oggettivi riscontri
successo. Oltre alla preparazione e alla esperienza del                    dell’attuale sviluppo neuroscientifico si coniughino, uniti
terapeuta occorrono un setting adeguato, tempo e pa-                       nella loro diversità, con quelli immaginifici e seducenti
zienza, tutte cose di cui in una struttura pubblica non                    della psicoanalisi e dell’antropologia fenomenologica,
è facile disporre (per mancanza di risorse in termini di                   finalizzati a testimoniare di come esista una sostanziale
personale, di spazi e di tempo). Un problema questo                        unità nella diversificata e complessa totalità della perso-
di cui non si preoccupa lo psichiatra arroccato su posi-                   na. Due teorizzazioni a prima vista inconciliabili, che
zioni rigidamente scientiste e biologiste. Che prescrive                   devono provocarsi a vicenda nell’intento di dotare di
farmaci, il che è legittimo in molte ma non in tutte le                    senso l’umana presenza.
situazioni, a meno che nel team diagnostico-terapeutico                       Dice il poeta aretino: “solo e pensoso i più deserti campi
si sia creato un modello operativo che coniughi, senza                     / vo mesurando a passi tardi e lenti”26.
imprudenti sovrapposizioni, l’intervento psicofarma-
cologico con quello psicoterapeutico, dando a ciascuno
dei due idonei momenti di applicazione. Quello che si
limita a occuparsi della sintomatologia, sia nel pubblico
che nel suo studio privato, appartiene spesso a quella
categoria di psichiatri che si trovano a disagio nel
confronto vis-à-vis con il malato o che per attitudine
è un iper-diagnosta (dipendente dal DSM) e predilige
la ricerca statistico-epidemiologica, sottovalutando la
riflessione psicopatologica di cui ho appena parlato24.
Eppure, dal 1978 la psichiatria nel suo istituto profon-
damente rinnovato deve incentrare la sua attenzione
non più sulla malattia, ma sul malato, e fare dei vissuti
gli obiettivi privilegiati dei suoi interventi.

24. Romolo Rossi, Psichiatria o psichiatra che cambia? Vicende evolutive della psichiatria, Giornale Italiano di Psicopatologia, 11.4, 2005

25. D. Cargnello, Alterità e alienità, Feltrinelli, 1977

26. F. Petrarca, Canzoniere

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