Fatti e opinioni dalla Lombardia - Organo della Sezione Regionale Lombarda della Società Italiana di Psichiatria (SIP-Lo)
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Fatti e opinioni dalla Lombardia Organo della Sezione Regionale Lombarda della Società Italiana di Psichiatria (SIP-Lo) AnnoXXXII • n. 1 • gennaio–giugno 2019 Rivista fondata e diretta da Alberto Giannelli Semestrale
PSICHIATRIA OGGI SOMMARIO Fatti e opinioni dalla Lombardia Organo della Sezione Regionale Lombarda AnnoXXXII • n. 1 • gennaio – giugno della Società Italiana di Psichiatria (SIP-Lo) Fondata e Diretta da: Alberto Giannelli Comitato di Direzione: Massimo Rabboni (Bergamo) Massimo Clerici (Monza) IN PRIMO PIANO 74 ADHD e Disturbo da Uso di Sostanze Peculiarità diagnostiche, cliniche e di Comitato Scientifico: Claudio Mencacci (Milano, MI) 3 Elogio del silenzio di Giannelli A. trattamento di Migliarese G., Zita G. Gianluigi Tomaselli (Treviglio, BG) Giorgio Cerati (Legnano) Emilio Sacchetti (Brescia) Silvio Scarone (Milano) 11 Le sfide della psichiatria Ricerca, conoscenza e competenza 88 L’esperienza budget di salute di comunità dell’ASST Grande Ospedale Gian Carlo Cerveri (Milano) Arcadio Erlicher (Milano) Simone Vender (Varese) di Cerveri G., Clerici M., Percudani M. Metropolitano Niguarda con Amicittà Antonio Vita (Brescia) Metodologia E Dati Preliminari Giuseppe Biffi (Milano) di Morganti C., Porcellana M., Mario Ballantini (Sondrio) Franco Spinogatti (Cremona) SEZIONE CLINICO-SCIENTIFICA Biancorosso C., Fontana R., Lanzo F.R., Costanzo Gala (Milano) Malchiodi F., Mastromo D., Motto D., Gabriella Ba (Milano) 15 Un posto per i giovani Cinzia Bressi (Milano) Oltolina M., Savino C., Vairelli F., Claudio Cetti (Como) Il progetto del Centro Giovani “Ponti” Zanobio A., Percudani M. Giuseppe De Paoli (Pavia) della Asst “Santi Paolo E Carlo”di Milano Nicola Poloni (Varese) Antonio Magnani (Castiglione delle Stiviere, MN) di Biffi G., Parabiaghi A., Rigliano P. 95 La salute fisica degli utenti Obiettivo condiviso da utenti, operatori, Gianluigi Nobili (Desenzano, BS) Andrea Materzanini (Iseo, BS) 30 Adolescenti e identità riflesse Rischi e potenzialità delle nuove familiari di Porcellana M., Morganti C., Alessandro Grecchi (Varese) Francesco Bartoli (Monza) Lucia Volonteri (Milano) tecnologie Antognoni G., Rapuano A., Lopes C., Antonino Calogero (Castiglione delle Stiviere, MN) di Bruno D. Maggioni S., Malchiodi F., Oltolina M., Segreteria di Direzione: Porcu T., Zanobio A., Percudani M. Giancarlo Cerveri 37 Operatori psico-socio-sanitari ed eventi traumatici PSICHIATRIA FORENSE Art Director: Paperplane snc Esiti di un’indagine sul Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze di Carnevali S., Lucchini A., Durbano F. 100 La posizione di garanzia e il medico psichiatra Gli articoli firmati esprimono esclusivamente le opinioni degli autori di Pellegrini P. COMUNICAZIONE AI LETTORI 46 Indagine sulla qualità percepita dall’utenza nei Servizi Territoriali In relazione a quanto stabilisce la Legge 675/1996 si as- sicura che i dati (nome e cognome, qualifica, indirizzo) Psichiatrici OLTRE LO SPECCHIO presenti nel nostro archivio sono utilizzati unicamen- te per l’invio di questo periodico e di altro materiale di Cavallaro S., Frediani G., Biagi M.P., 111 Qualcuno volò sulla villa inerente alla nostra attività editoriale. Chi non fosse Parini A.M., Migliarese G., Mencacci C. d’accordo o volesse comunicare variazioni ai dati in di E.S. nostro possesso può contattare la redazione scrivendo a 54 L’impatto delle patologie psichiatriche info@psichiatriaoggi.it. nei Dipartimenti di Emergenza EDITORE: ospedalieri Massimo Rabboni, c/o Dipartimento di Salute Mentale di Fraticelli C., Casolaro I., Cattaneo A., dell’Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII Piazza OMS, 1 -24127 Bergamo Salemi O. Tel. 035 26.63.66 - info@psichiatriaoggi.it Registrazione Tribunale Milano n. 627 del 4-10-88 64 L’urgenza psichiatrica nella disforia di genere Pubblicazione semestrale - Distribuita gratuitamente tramite internet. di Grecchi A. Gli Operatori interessati a ricevere comunicazioni sulla pubblicazione del nuovo numero della rivista In copertina: Pietro Baratta, Saggezza, 1705-08 possono iscriversi alla newsletter attraverso il sito: Santi Giovanni e Paolo, Venice www.psichiatriaoggi.it ©web gallery of art
IN PRIMO PIANO Elogio del silenzio Alberto Giannelli L' incipit di questa re può essere chiamato in causa poesia mi fa ri- il sistema dei neuroni-specchio. vivere il fascino Dolce e chiara è la notte, e senza vento Anche quando vogliamo dire a del silenzio. Il silenzio non è e queta sovra i tetti e tra gli orti una persona una cosa che non solo assenza di parole, è anche posa la luna vogliamo che gli altri presenti qualche cosa che sosta dietro le la sentano. Vale a dire che il parole. Come la musica non sta Giacomo Leopardi silenzio non è il contrario della solo nelle note, ma anche tra le La sera del dì di festa comunicazione. Quando in si- note o dietro di esse. Prima pen- lenzio leggiamo, c’è qualcuno so e poi parlo, e mentre penso che comunica con noi, che ci sono in silenzio. Dal silenzio germogliano le parole, e poi parla: il libro. Non per niente diciamo che questo libro magari ci sfuggono al di là di quanto pensato. Allora si parla di questo o di quell’argomento1. A qualsiasi lingua dice che c’e chi prima parla e poi pensa. Per qualcuno la appartenga il compositore, ascoltando la sua musica io parola è morta quando è pronunciata, per altri comin- lo comprendo. La musica travalica qualsiasi frontiera. La cia a vivere proprio quel musica si sente, ma non si giorno. Il silenzio è complice ascolta altro che in silenzio. dell’ascolto. Non si ascolta se Tra sentire e ascoltare c’è non si tace. Le parole lette la stessa differenza che tra valgono più di quelle scritte. vedere e guardare. Tra dire C’è chi ha detto di essere più e parlare. orgoglioso di quello che ha Nell’ambito della psicote- letto che di quello che ha rapia il vero ascolto coincide scritto. Ci sono miliardi di con il sentire ciò che si sente, pensieri che vanno perduti non limitandosi a sentire per sempre perché mancano quello che dice il paziente. o scarseggiano i mezzi per Questo è l’ascolto. Che esprimerli, cioè le parole. Nel esige silenzio. Molti pazien- silenzio delle abbazie e dei ti, specialmente nella fase monasteri si comunica attra- iniziale del trattamento, si verso i gesti, la mimica, gli lamentano perché in seduta sguardi. In contesti del gene- John Henry Fuseli, Silence, 1799–1801 il terapeuta non parla o parla 1. Paolo Rumiz, Il filo invisibile, Feltrinelli, 2019 3 In Primo Piano
IN PRIMO PIANO poco. Ma senza il silenzio non nasce alcun transfert, quei ritmi del cuore e del respiro materni, quella musica magari nascono una alleanza o un rapporto empatico, ascoltata per tanti mesi in silenzio e in solitudine, che gli ma non un transfert. permettono di superare o, meglio, attenuare l’angoscia Noi siamo immersi in un mare di parole, di suoni e di derivante dal trauma della nascita. Dice il poeta “nasce a rumori. Per parlare con qualcuno facciamo ricorso a tutti fatica l’uomo, e rischio di morte è il nascimento”2. i mezzi che la tecnologia ci ha messo a disposizione. Basta È nella solitudine e nel silenzio che, dopo l’ultima camminare per le strade delle nostre città per renderci cena, Cristo nell’orto degli ulivi vive durante la notte conto che più di due terzi delle persone che incrociamo l’angoscia dell’abbandono da parte dei discepoli e quella sono fissate sul cellulare e, se non parlano, lo guardano dell’imminente tradimento. Supplica Dio, ma Dio tace. o lo manipolano come un feticcio o un talismano o un Solo sulla croce a un certo punto Lui griderà “ Dio mio, amuleto, in una sorta di inquietante dipendenza. La Dio mio, perché mi hai abbandonato?”(Mc, XV,33-35). gente, per strada o sui mezzi pubblici o al volante della Ma da quel silenzio di Dio e da quella sofferenza carnale propria auto o in bicicletta o sul monopattino elettrico vissuta dal Figlio Unigenito in una umana, ma spietata sta con il cellulare in mano. Non sta più assaporando solitudine, ha preso vita l’aspetto rivoluzionario del il piacere sottile del silenzio. Essere sempre connessi messaggio cristiano, su cui anche la psicoanalisi non ha impedisce il silenzio. mancato di dare interessanti contributi3, pur essendo Ma al di là di questo rumore, di questo fragore che pochi gli psicoanalisti che pubblicamente si dicono proviene dall’esterno, c’è anche quello che proviene dal credenti e cristiani. nostro mondo interno, una sorta di rumore di fondo che C’è bisogno del silenzio, di alcune pause in cui si tace, si concretizza in fastidiose preoccupazioni, ma anche non si sente né si ascolta se non sé stessi, sommersi come in pensieri dominanti o, nei casi patologici, addirittura siamo nel fragore senza sosta del mondo che abitiamo. Ne ossessivi o paranoicali. è testimonianza anche il progetto, promosso a Milano, di Eppure il silenzio ristora, ritempra, recupera i suoni aprire case o stanze del silenzio, a cominciare dalle strut- e le parole che provengono dal nostro mondo interiore. ture ospedaliere e riabilitative per poi estenderlo anche Permette di riflettere, estraniarci dall’ambiente circo- alle stazioni, agli aeroporti, alle carceri, insomma spazi stante, dalle sue effimere sirene, di ritrovare il paradiso dove poter, anche solo per un breve periodo, sottrarsi al perduto. È solo e in silenzio il feto all’interno del grembo frenetico ritmo della vita scandita dalla globalizzazione materno, è per questo che sente, anzi ascolta la voce della e dalla iperconnessione. Spazi aperti anche al dialogo madre, avverte il ritmo del suo respiro e del battito del interreligioso, ai credenti e ai non credenti, ai cristiani e suo cuore. Quando viene alla luce e piange disperato, ai fedeli di altre religioni, agli atei e agli indifferenti. Ma solo la madre prendendolo in braccio riesce a calmarlo, dove, accanto e al di là degli aspetti religiosi o comunque perché lui ritrova nell’abbraccio seno-brachiale il per- di preghiera, ognuno possa ascoltare solo sé stesso. Del duto contenitore uterino. Sono quei suoni, quella voce, resto, ascoltandosi l’uomo prega, in silenzio, ma prega. 2. Giacomo Leopardi, Aforismi 3. Francoise Dolto, Gérard Séverin, Psicanalisi del Vangelo, Rizzoli, 1978; Massimo Recalcati, La notte del Getsemani, Einaudi, 2019 Psichiatria Oggi XXXII, 1, 2019 4
IN PRIMO PIANO Gli stoici, come Seneca, ritenevano che le parole ac- prevaricante. Stimolare un depresso a parlare, tramite un compagnassero il pensiero, ne fossero segno e veicolo; atteggiamento “simpatico, estroverso”, ha in sé qualche gli epicurei, come Lucrezio, che non lo servissero, ma lo cosa di sadico. È un atteggiamento paragonabile a quello generassero4. L’uomo è un essere pensante che parla, ma di un tizio che incontrando un amico o un conoscente conosce il silenzio. Gli animali e le piante non parlano in lutto si mette a raccontargli le proprie fortune7. Un né mentono né ridono, possono solo piangere, magari discorso a parte andrebbe fatto a proposito dell’autismo in silenzio. Anche la follia intesa nella sua accezione più di E. Bleuler e di quelli di Leo Kanner e Hans Asperger. ampia, parla, a volte grida, ma molte volte tace. Chi da Anche la neurologia conosce il silenzio che però non psichiatra ha vissuto l’esperienza manicomiale ricorda compare come scelta né come reazione nè come tempo- bene il silenzio che calava di notte, anzi già al primo raneo inaridimento del pensiero. Ricordo la descrizione calare del buio, nelle lunghe corsie, interrotto ogni tanto di un caso clinico nel quale un celibe e benestante ses- da grida disperate di qualche malato costretto nel suo santenne subì un ictus che gli tolse la parola e la capacità letto da misure di contenzione. Una nostra poetessa, di scrivere, senza offendere quella di leggere, pensare, che sublimava nella forza espressiva dei suoi versi la sof- decidere, acconsentire o no al volere altrui. Da tempo ferenza dell’esperienza manicomiale, diceva che anche la amorevolmente assistito dalla nipote, un altro nipote follia merita un applauso5. Molti secoli prima, un grande che ambiva al suo consistente patrimonio tentò di farlo umanista aveva scritto l’elogio della follia, tessendo le interdire. Lo psichiatra che andò a visitarlo su un foglio lodi di quella superiore follia che tale appare solo agli scrisse se voleva lasciare tutti i suoi beni alla nipote che occhi del mondo6. da molti anni lo assisteva: con un immediato cenno del Del resto, la psichiatria nel suo aspetto di ancella della capo fece intendere di sì. Su un altro foglio se voleva follia, conosce i silenzi degli ammalati, brevi o lunghi, lasciare i suoi beni al nipote e lui con rabbia afferrò il spontanei o indotti, continui o discontinui, isolati o foglio e lo lacerò8. Questo aneddoto è un esempio di ripetuti nel tempo. Dal silenzio o, meglio, dal mutismo come il silenzio possa configurasi nella impossibilità che blocca un sopravvissuto a un disastro all’emozione non di formulare pensieri, idee, propositi, ma in quella paralizzante nella quale si configura una conversione di comunicarli con le parole. L’afasia intesa come una istrionica al mutacismo di uno stupore catatonico o ma- forma particolare di amnesia? In soggetti poliglotti che niacale fino all’autismo melanconico. Silenzi che vanno riacquistano la parola dopo un coma o una commozione rispettati: sollecitare, invitare, incitare il paziente a parlare cerebrale traumatica si esprimono fin da subito con la ha l’effetto di radicarlo ulteriormente nella sua tempo- lingua madre, non con quella che per motivi di lavoro o ranea uscita dall’ambiente che sente ostile, vessatorio, di altro genere usano da molti, a volte moltissimi anni 4. Ivano Dionigi, Quando la vita ti viene a trovare, Laterza, 2018 5. Alda Merini (1931–2009) 6. Erasmo da Rotterdam (1469–1536) 7. A.A: Semi, Tecnica del colloquio, R. Cortina, 1985 8. O. Fragnito, M. Gozzano, Semeiotica e diagnostica neuropatologia, Idelson, 1954 5 In Primo Piano
IN PRIMO PIANO nella loro quotidianità. Al risveglio da un elettroshock usare un ossimoro. Un silenzio che è indicativo della con il metodo succinil-barbiturico il paziente tace per resistenza del paziente o dell’imbarazzo del terapeuta, qualche decina di secondi e anche più, poi riprende a ma che va rispettato sempre, anche quando è prolungato, parlare in una situazione simil-confusionale o in certi casi perché può rappresentare l’occasione di un raccogli- si riaddormenta. Questi silenzi a dir così “neurologici” mento e di un’attesa proficua all’affiorare di ricordi o vanno monitorati nel tempo e, se occorre, interrotti da alla maturazione di un insight10. Non può che seguirne adeguati mezzi farmacologici. Non hanno, evidente- la ripresa di un dialogo arricchito. Parole nuove ma che mente, niente a che fare con quelli “psicopatologici”, rimandano al loro antico sinonimo, il verbo (in greco anche se le neuroscienze potrebbero un giorno mettere logos, da cui dia-logo). Nella religione cristiana il verbo, in luce convincenti correlazioni cerebrali. Ci sono già anzi il Verbo è Cristo. Dice l’incipit di uno dei quattro al riguardo interessanti ricerche che hanno evidenziato vangeli canonici:”in principio era il Verbo, e il Verbo era come la lesione di un emisfero liberi le attività (anche con Dio, e il Verbo era Dio” (Gv, I, 1–2). Ma Dio tace, quelle creative) dell’altro fino a quel momento tenute nella letteratura biblica più di una volta, e per noi resta sotto controllo, a dimostrazione di come neuropatologia incomprensibile come anche dal suo silenzio derivi il e psicopatologia trovino sempre più argomenti empirici concetto di tre sussistenze in Lui, mentre noi rimaniamo di (ri)avvicinamento, il che non toglie che la psichiatria una sola persona. debba continuare a essere una disciplina del tutto auto- I silenzi dell’alunno di fronte al docente o dell’inda- noma (ma questa posizione per essere adeguatamente gato che si avvale della facoltà di non rispondere o di chi argomentata richiede un articolo a parte)9. L’aneddoto assiste a un reato ma si rifugia nell’omertà o del medico sopra riportato risale a un fatto degli anni cinquanta del che imbarazzato non osa dire al malato la gravità della secolo scorso, in un’epoca dunque pre-neuroscientifica. sua condizione o di chi sa che parlando mentirebbe, sono Con la moderna tecnologia di visualizzazione cerebrale strumentali al raggiungimento di un fine il cui spessore si potrebbe oggi dare un contributo chiarificatore alla etico va valutato caso per caso, senza imprudenti gene- polemica discussione che soprattutto in Francia a cavallo ralizzazioni. In questi casi vale il concetto che un atteg- tra XIX e XX secolo si incentrò sui rapporti tra afasia, giamento per esserci nega qualcosa che avrebbe dovuto amnesia e demenza e della quale il famoso Pierre Marie (o potuto) essere al suo posto11. Sono silenzi che non fu eminente protagonista. meritano alcun elogio. La stessa cosa vale per quello che C’è poi il silenzio dello psicoterapeuta (del quale un ho prima definito silenzi “neurologici” (afasia, amnesia, accenno ho fatto in precedenza, a proposito del transfert) deficit neuro-cognitivi, autismo). e / o quello del paziente in seduta. Un silenzio tutt’al- Meritano, invece, un elogio i silenzi che derivano dalle tro che infrequente, che fa parte del dialogo stesso, ed condizioni psicopatologiche già segnalate e quelli che è assolutamente produttivo, un silenzio eloquente, per rispondono al principio fondamentale secondo il quale 9. E. R. Kandel, La mente alterata, R. Cortina, 2018 10. M. Trevi, Dialogo sull’arte del dialogo, Feltrinelli, 2008 11. V. Mancuso, Il bisogno di pensare, Garzanti, 2017 Psichiatria Oggi XXXII, 1, 2019 6
IN PRIMO PIANO il silenzio è il presupposto dell’ascolto. I primi attengono nella storia delle religioni abramitiche, della filosofia, alla condizione contingente del malato, il secondo alla della scienza e dell’arte13. Le più alte vette dell’astra- perizia e all’esperienza del terapeuta. Quest’ultimo lavora zione richiedono periodi (anche lunghi) di solitudine con la sua mente per la mente altrui. Con le parole, ma e di silenzio. La solitudine sociale, cioè l’isolamento e anche con i silenzi. Nelle fasi iniziali del trattamento il l’emarginazione, imposti per motivi politici o religiosi, è terapeuta lavora con uno sconosciuto, che può trovare naturalmente un’altra cosa. Come un’altra cosa è il solip- difficoltà a raccontare sé stesso, a descriversi, e, quindi, sismo, che allude alla assoluta invalicabilità della coscienza imbarazzato, si rifugia in pause, in silenzi, anche ripetuti per cui l’Io a rigore conosce solo sé stesso (solus ipse) e gli nel corso della seduta. altri soltanto come contenuto della propria coscienza14, Ma c’è un sentimento che spesso ha a che fare con il termine filosofico ma che tradotto in psicologia potrebbe silenzio: quello della solitudine. Anch’esso merita qui, riferirsi al narcisismo infantile. se non un elogio, almeno qualche breve riflessione. So- Che la solitudine e il sentimento sofferto della solitu- litudine e silenzio sono una coppia che il più delle volte dine siano due esperienze non necessariamente sovrap- non conosce né separazione né divorzio. A cominciare ponibili ce lo dimostra proprio il bambino che gioca dall’esperienza pre-natale, intra-uterina (già ricordata). da solo anche in assenza della madre perché, avendone Essere solo non significa necessariamente sentirsi solo. La introiettato la figura, la madre anche se fisicamente assente solitudine e il sentimento di solitudine non sempre coin- è con lui. Significativo è quanto ebbe a dire Pablo Picasso cidono o si identificano l‘una nell’altro. Analogamente, la a uno dei suoi biografi, e cioè che quando cominciava un colpa e il sentimento di colpa, la vergogna e il sentimento quadro aveva l’impressione che ci fosse qualcuno con lui, di vergogna. Solitudine, colpa e vergogna attengono alla ma quando lo aveva finito aveva l’impressione di avere condizione umana, elaborate, vissute ed espresse dalla lavorato da solo (solitudine in presenza di qualcuno sec. mente, normale o alterata che sia. La solitudine quale Winnicott ?)15. scelta di vita: non va compianta, ma rispettata. Lo dice Detto diversamente, il sentimento di solitudine non è bene il filosofo sempre dotato di un’acuta, ma amara necessariamente penoso, anzi può avvertirci, farci sentire ironia “…Bisogna dunque lasciare a certi uomini la loro o, se si preferisce, pre-sentire nel senso di Rilke16, la ne- solitudine e non essere così sciocchi, come spesso accade, di cessità o il desiderio di essere o stare da soli (sentimento, compiangerli a causa di essa”12. sentire, hanno la stessa radice etimologica). Solitudine Un riferimento autobiografico? Forse, ma non solo. non come rassegnazione o rinuncia o accidia, ma come Della scelta della solitudine ci sono molte testimonianze apertura a una imprevedibile creatività, anche a rischio di 12. F. Nietzsche, Umano, troppo umano, 1878 13. A. Oliverio, La società solitaria, Ed. Riuniti, 1979 14. U. Galimberti, Dizionario di psicologia, psichiatria, psicoanalisi, neuroscienze, Feltrinelli, 2018 15. D. W. Winnicott, The capacity to be alone, in The maturational processes and the facilitatine environment, London, 1969 16. R. M. Rilke (1875–1926) Elegie duinesi, 1923. In Presentimento “Io sono una bandiera immessa in lontananze / Presento i venti a venire e devo viverli…” 7 In Primo Piano
IN PRIMO PIANO cedere alla follia (penso a Tasso, a Holderlin, a Nietzsche, ne del mondo esterno (come riteneva la psicopatologia a Campana, a Pound ecc.). kraepeliniana). Esso non si limita tramite il silenzio e la Venendo a noi, alla nostra cultura specifica e all’eser- solitudine alla rottura della comunicazione, ma diventa cizio della nostra professione in veste di psicoterapeuti, (può diventare) il costituirsi (stra-ordinario) di una logica propongo un’ultima riflessione attinente ai disturbi dello e di un linguaggio alternativi (come intende la psicopato- spettro schizofrenico, che, accanto e al di là di aderire a un logia mittel-europea e anche italiana, non senza, sia pure paradigma neurobiologico piuttosto che ermeneutico, per altre vie, la psicoanalisi postfreudiana con gli apporti sono tuttora una condizione psico(pato)logica con cui di M. Klein e dei suoi epigoni). Sotto questo aspetto confrontarsi è arduo. Si tratta, infatti, di riparare lo scacco l’autismo non è necessariamente la perdita del mondo, dell’intersoggettività in cui tali disturbi, la schizofrenia ma una forma nuova e originale di salvazione esistenziale: p.d. in primis, trovano ragione della loro epifania. seguendo Gadamer possiamo dire che rappresenta, più Oltre che indifferente, lo schizofrenico percepisce che una perdita, una rinuncia e una ricerca di qualche la realtà esterna come ostile, come una aggregazione di cosa. Un qualche cosa che il terapeuta deve individuare relazioni negative, e di oggetti persecutori, e lo psicotera- e lo può fare usando questa chiave di lettura18, se, oltre al peuta fa parte di tale realtà. Il paziente si ritira dal mondo, fallimento, vuole evitare un’altra solitudine, la sua. non gli partecipa, se ne allontana, e allora l’esistenza si Infatti, esiste -può esistere- la solitudine del terapeuta di trova costretta, coartata, nella propria individualità, da fronte allo schizofrenico (non alla schizofrenia). Qui è in cui derivano la solitudine autistica e il problema di quale gioco lo scacco (interiore) dell’incontro inter-personale. posto essa occupi nella Gestalt schizofrenica. Restano, Di fronte all’autista, il terapeuta è anch’egli solo, muto, anche se lontane nel tempo, tuttora valide le lezioni di incapace di entrare in una Eigenwelt nella quale si è persa E. Bleuler, di E. Minkowski, di B. Callieri, di L. Binsvan- o è andata in crisi la comunicazione linguistica in tutti ger, di G.E. Morselli, di E. Borgna, di M. Klein e altri, i suoi aspetti. Di fronte all’impasse del silenzio o di un nomi poco conosciuti o sottovalutati da chi, seguendo linguaggio indefinibile di cui non si conosce il codice, acriticamente la via della psicofarmacologia, scolorisce può essere utile, tramite una comunicazione extraver- della psichiatria il volto umano e sociale17. bale, ad es. il disegno, creare un soggetto transizionale, È seguendo la loro lezione che si può trovare la chiave una sorta di fantasma interiore, di un terzium, inserito di lettura dell’autismo e della solitudine autistica. L’au- nella diade terapeutica, cui danno vita le proiezioni di tismo (ricco o povero che sia) è un mondo a sé stante, entrambi (terapeuta e paziente) al fine di stabilire una autonomo, dotato di una sua struttura con componenti intersoggettività destinata a diventare in un secondo affettive e conflittuali, e non si riduce soltanto a negazio- tempo una interpersonalità19. (Segnalo una interessante 17. E. Bleuler, Lehrbuch der Psichiatrie, Springer, 1943; E. Minkowski, La schizofrenie, Desclée de Brunwer, 1953; L. Binswanger, Schizophrenie, Neske, 1957; B, Callieri, Il “ borderline” dell’autismo: la perplessità in Autismo schizofrenico; G.E. Morselli, Aspect psychopathogiques de la schizofrenie, L’Evolution psychiatrique, III 539, 1958; id. A proposito di schizofrenia, Il pensiero scientifi- co, 1968; E. Borgna, I conflitti del conoscere, Feltrinelli, 1988; id. Come se finisse il mondo, Feltrinelli, 1995; M. Klein, Sul senso di solitudine in Trattato di Psicoanalisi di A.A. Semi, vol. I, R. Cortina, 1988 18. M. Schiavone, Bioetica e psichiatria, Patron, 1990; H.G. Gadamer, Uber das Zeitproblem in Abendland, Uthig, 1978 19. G. Benedetti, Seminario teorico-clinico sulla terapia delle psicosi,Relazione alla Scuola di Psicoterapia Psicoanalitica, Milano, 17/11/1991 Psichiatria Oggi XXXII, 1, 2019 8
IN PRIMO PIANO documentazione sull’isolamento e sulle carenze affettive loro a tracciare la trama ulteriore del romanzo. Quando patite durante la loro infanzia da molti psicoterapeuti, lo ha terminato, sarà il lettore a scrivere la seconda parte cui non è estranea la necessità di una analisi personale del libro. Quando una psicoterapia inizia, il terapeuta che li porterà in un secondo tempo a intraprendere la è solo di fronte al paziente, che gli è, se non del tutto, loro professione20). in gran parte, sconosciuto, un estraneo. Ma a percorso Ma c’è — può esserci — anche la solitudine del ricerca- iniziato, sarà il paziente a condurre il gioco, e toccherà tore di fronte alla schizofrenia. Si badi bene, la solitudine, a lui, a trattamento sospeso, completarlo. In tal caso, la non l’isolamento, perché oggi il ricercatore, lo scienziato psicoterapia ha successo o, meglio, restituisce al paziente, lavorano in èquipe e comunicano ampiamente con i vari accanto e al di là della sua identità, la responsabilità del gruppi di lavoro sparsi nel mondo. La schizofrenia rimane suo esser-ci e dei comportamenti futuri. ancora un enigma. La scienza fruisce della ragione sia Se noi non siamo responsabili di ciò che siamo, lo siamo nel metodo che nell’analisi dei fenomeni su cui indaga e però di quello che facciamo di ciò che siamo. Genoma, ricerca. Ora, nulla si presta meno all’indagine scientifica ambiente in cui siamo nati e cresciuti, modalità educazio- della passione: intendo a essere compresa, non curata. nali che ci sono state erogate, colore della pelle, eventi cui Al di fuori dei disturbi prettamente organici, le malattie siamo nostro malgrado incorsi, ci de-responsabilizzano mentali sono un eccesso di passioni, di passioni non go- di fronte agli altri (la legge morale e giuridica incluse) e, vernate, come aveva già intuito il giovane Esquirol nella soprattutto, a noi stessi. Ma una volta che, ci piaccia o no, sua thèse. Del resto, le grandi esperienze psicotiche non accettiamo quello che siamo o comunque ci rendiamo sono tematizzate dal naufragio originario della ragione, conto che per vivere ci sono regole esterne e interne da ma semmai dalle crisi tumultuose della vita emozionale rispettare, la responsabilità di seguirle o disattenderle è che si riflettono su quella razionale21. Dunque due soli- tutta nostra. Sani o malati che si sia. La psicoterapia è tudini, quella del terapeuta di fronte allo schizofrenico, dotata di senso se persegue questo obiettivo, quello, ap- E quella dello scienziato e del ricercatore di fronte alla punto, che a tali regole ci si adatti e che la sofferenza che schizofrenia. costa tale adattamento venga step dopo step attenuata, se Mi permetto un raffronto tra psicoterapeuta e scrittore. non addirittura superata. Ma senza, però, togliere il diritto Quest’ultimo può sentirsi solo di fronte alla pagina bianca. di criticarle e cercare di costruirne altre altrettanto, se Un autorevole narratore del secolo appena passato diceva non di più, valide. Altrimenti a prendere il sopravvento che più di altri lo scrittore ha difficoltà a scrivere22. Più sarebbe il conformismo. Detto diversamente, silenzio avanti, quando comincia a mettere nero su bianco, saranno e assunzione di responsabilità sono condizioni basilari i suoi personaggi i suoi interlocutori, per cui uscirà dalla nel dialogo (terapeutico o no che sia) per cui il silenzio solitudine, e al silenzio subentrerà la loro voce. E saranno autentico non è un defilarsi nel disimpegno23. 20. Y.D. Gay, La vita privata e personale dello psicoterapeuta, Centro Scientifico ed., 1994 21. J. E. D. Esquirol, citato da M. Galzigna nella Malattia morale, Marsilio, 1992; E. Borgna già cit. 22. Th. Mann (1875–1955) 23. N. Galantino, Vivere le parole, Piemme, 2018 9 In Primo Piano
IN PRIMO PIANO Il terapeuta non deve limitarsi a valutare i sintomi, ma Dunque, silenzio e solitudine: due condizioni dell’u- deve andare oltre, e individuare i vissuti. mana presenza. Per evitare l’ossimoro: della presenza Passare dal sintomo al vissuto significa passare da intesa come Da-sein. E la psicoterapia che ne deriva: una un momento oggettivante a uno di dotazione di senso analisi della presenza25. per cui nel contesto della relazione si attribuisce un Dette condizioni, in primis il silenzio, meritano l’elogio senso a ciò che sembra insensato, recuperandolo alla che dà titolo a questo testo. Esse attengono all’uomo, sano soggettività. Un compito impegnativo, che se riesce o malato che sia. Per comprenderne in pieno significato dona al progetto terapeutico in corso la possibilità del e valore è necessario che i freddi e oggettivi riscontri successo. Oltre alla preparazione e alla esperienza del dell’attuale sviluppo neuroscientifico si coniughino, uniti terapeuta occorrono un setting adeguato, tempo e pa- nella loro diversità, con quelli immaginifici e seducenti zienza, tutte cose di cui in una struttura pubblica non della psicoanalisi e dell’antropologia fenomenologica, è facile disporre (per mancanza di risorse in termini di finalizzati a testimoniare di come esista una sostanziale personale, di spazi e di tempo). Un problema questo unità nella diversificata e complessa totalità della perso- di cui non si preoccupa lo psichiatra arroccato su posi- na. Due teorizzazioni a prima vista inconciliabili, che zioni rigidamente scientiste e biologiste. Che prescrive devono provocarsi a vicenda nell’intento di dotare di farmaci, il che è legittimo in molte ma non in tutte le senso l’umana presenza. situazioni, a meno che nel team diagnostico-terapeutico Dice il poeta aretino: “solo e pensoso i più deserti campi si sia creato un modello operativo che coniughi, senza / vo mesurando a passi tardi e lenti”26. imprudenti sovrapposizioni, l’intervento psicofarma- cologico con quello psicoterapeutico, dando a ciascuno dei due idonei momenti di applicazione. Quello che si limita a occuparsi della sintomatologia, sia nel pubblico che nel suo studio privato, appartiene spesso a quella categoria di psichiatri che si trovano a disagio nel confronto vis-à-vis con il malato o che per attitudine è un iper-diagnosta (dipendente dal DSM) e predilige la ricerca statistico-epidemiologica, sottovalutando la riflessione psicopatologica di cui ho appena parlato24. Eppure, dal 1978 la psichiatria nel suo istituto profon- damente rinnovato deve incentrare la sua attenzione non più sulla malattia, ma sul malato, e fare dei vissuti gli obiettivi privilegiati dei suoi interventi. 24. Romolo Rossi, Psichiatria o psichiatra che cambia? Vicende evolutive della psichiatria, Giornale Italiano di Psicopatologia, 11.4, 2005 25. D. Cargnello, Alterità e alienità, Feltrinelli, 1977 26. F. Petrarca, Canzoniere Psichiatria Oggi XXXII, 1, 2019 10
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