Leonardo da Vinci genio dell'età umanistico-rinascimentale - IV D AFM ITES L. STURZO BAGHERIA
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Biografia La vita Leonardo nasce a Vinci nel 1452, figlio naturale di un notaio e di donna Caterina. nel 1469 si trasferisce con il padre a Firenze, dove a 17 anni entra come apprendista nella bottega d’arte di Andrea del Verrocchio. Nel 1472 risulta iscritto alla Compagnia dei Pittori. Indipendente dal 1478, per i suoi molteplici interessi e le sue innumerevoli conoscenze, apprese da autodidatta, nel 1482 viene invitato a Milano alla corte di Ludovico Sforza detto il Moro, mandato in qualità di musico da Lorenzo il Magnifico. A Milano egli svolge intensa attività di pittore, lavora ad un monumento per Francesco Sforza, allestisce apparati per feste e svolge numerosi compiti come scenografo, ingegnere militare, architetto. In particolare Leonardo poté approfondire i proprî studi scientifici e intraprenderne di nuovi, nel campo sia della fisica che delle scienze naturali. Nel 1495 inizia a dipingere una delle sue opere più famose, l’Ultima cena, che verrà completata nel 1498. Lascia Milano a causa della sconfitta di Ludovico il Moro e così parte per Venezia, fermandosi lungo il viaggio a Mantova alla corte di Isabella d'Este,andata in sposa a Francesco Gonzaga, dove viene accolto con grande favore e riceve richieste di opere di pittura (disegna nel 1534 un famoso ritratto della duchessa Isabella).
Biografia Dal maggio 1502 comincia ad avere rapporti con il re di Francia Luigi XIII, e inoltre in questo periodo varî appunti di Leonardo ci ricordano suoi viaggi a Urbino, a Rimini, a Cesena, a Pesaro, a Cesenatico e in altre città delle Marche e della Romagna, dove egli si occupa di porti, problemi di idraulica, fortificazioni. A questo periodo appartengono gli originalissimi contributi di Leonardo alla cartografia, al rilievo e alla descrizione dei luoghi. Ritornato a Firenze incomincia a studiare il volo degli uccelli e le leggi dell'idrologia. In seguito, amareggiato per l'esito infelice del grande dipinto murale della Battaglia d'Anghiari, commissionato per il Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio, per la frustrazione dei suoi progetti di ingegnere, per l'incomprensione degli artisti e dei mecenati fiorentini verso il suo travaglio di ricercatore, Leonardo nel 1505 è di nuovo a Milano, dove rimane al servizio del luogotenente francese Carlo d'Amboise, per il quale progetta un palazzo e una cappella (S. Maria alla Fontana).
Biografia A questo periodo risalgono gli studî per il monumento equestre a G. G. Trivulzio e quelli sulla navigazione fluviale; nelle ricerche anatomiche collabora con Marcantonio della Torre; studia anche botanica. Nel dicembre del 1512 il ritorno di Massimiliano Sforza a Milano costringe Leonardo a rifugiarsi a Vaprio presso il fedelissimo discepolo F. Melzi. Nel 1513 viene chiamato a Roma da Giuliano de' Medici., fratello del papa Leone X. Ma a Roma Leonardo si vede escluso dalle grandi opere del tempo: i progetti per S. Pietro e la decorazione del Vaticano; ostacolato nelle sue ricerche di anatomia, continua ad occuparsi di studî matematici e scientifici. A Bologna, dove si reca per un’ambasciata al seguito di Giuliano de’Medici, conosce il re di Francia Francesco I, sovrano colto e raffinato, che lo invita a corte a lavorare per lui. Accetta l’invito e nel 1517 lascia l’Italia e diviene pittore, ingegnere ed architetto del Re “premier peintre, architecte et mecanicien du Roi”. Si trasferisce con alcuni suoi allievi, tra i quali il Melzi, nel castello di Cloux, presso Amboise, dove muore il 2 maggio del 1519. Viene sepolto, per sua espressa volontà, nel chiostro della Chiesa di Saint-Florentine, ad Amboise.
Studi di anatomia • Gli studi sull’anatomia: Leonardo, come altri pittori del Rinascimento, intraprese le prime ricerche anatomiche al fine di avere una solida preparazione artistica, ma il suo desiderio di sapere lo spinse ben oltre. Con il suo metodo rigoroso d’indagine, le sue innovative scoperte, le accurate descrizioni e le meravigliose illustrazioni delle sue tavole anatomiche, Leonardo può quindi a pieno titolo essere considerato il "padre" della scienza medica moderna. • La tecnica: Per sezionare i cadaveri Leonardo usava aprire le cavità' del corpo per mettere in evidenza gli organi nella loro posizione normale e nei loro reciproci rapporti; questi organi venivano asportati e se erano cavi venivano aperti e studiati internamente. Dopodichè metteva a nudo lo scheletro e per dimostrare l' azione di certi muscoli propose di sostituirli con dei fili di rame inseriti nei punti di attacco ossei dei relativi muscoli. Per riprodurre la forma delle cavità' di certi organi come cuore ed encefalo usava iniettare al loro interno delle masse solidificabili TECNICA DELLA CERA FONDUTA. Queste tecniche hanno permesso a Leonardo di intuire il fenomeno dell' arteriosclerosi. Leonardo usava mettere a confronto le parti degli animali con quelle dell' uomo. Su fogli di carta disegnava vari organi affiancandoli con appunti sulle osservazioni fatte. Leonardo studiò e analizzò diverse parti del corpo come: il cranio, l' apparato scheletrico e l' apparato cardio-circolatorio.
• Il cranio: Nei suoi disegni del cranio e del cervello, offre spaccati e sezioni degli emisferi cerebrali rappresentati, strato per strato, come se si trattasse di sbucciare una cipolla. Infatti disegnò una cipolla tagliata a metà a fianco della sezione di un cranio. Esso è stato in seguito sezionato frontalmente su di un lato per evidenziare le seguenti cavità ossee: - senso frontale in alto, quindi orbita oculare; - senso nasale; - senso mascellare; - cavo orale. Tuttavia, la misura che Leonardo attribuì alle tre cavità' facciali non corrisponde alla realtà anatomica.
• L’apparato scheletrico: Leonardo, nelle sue illustrazioni delle ossa, disegna nei dettagli il loro aspetto, riprendendole da ogni angolazione. Mostra dapprima le ossa isolate e poi giunte, le raffigura mentre si muovono intorno ad un' articolazione e in posizioni diverse. Leonardo, grazie alle sue metodiche sezioni in più sensi, riesce a individuare quattro tipi di ossa: 1. midulloso; 2. spugnoso; 3. vacuo; 4. solido.
• L’apparato cardio-circolatorio Leonardo effettuò uno studio dettagliato delle camere cardiache servendosi della tecnica dei calchi in cera e facendo osservazioni estremamente precise. A proposito del cuore, per esempio, e' particolarmente importante la descrizione della parete interna del ventricolo destro, della quale aveva esaminato la struttura muscolare, dall' aspetto fibroso, i muscoli papillari, e i lembi della valvola tricuspide. Inoltre Leonardo descrisse il cuore come una spessa struttura muscolare, servita da arterie e vene come tutti gli altri muscoli, aggiungendo che si trattava di un muscolo involontario che non cessava mai di contrarsi. Inoltre studiò le arterie, le vene e i vasi capillari, venne a conoscenza del fatto che si dilatano e si restringono e ne descrisse minutamente le alterazioni patologiche. Leonardo provò' ad analizzare altri elementi del corpo umano come l' apparato respiratorio, le articolazioni e l' occhio ma, per motivi diversi, non ebbe grandi risultati. Tuttavia possiamo dire che, grazie ai suoi studi, il genio di Leonardo si dimostrò fondamentale anche per la nascita della futura scienza medica.
Le Macchine Nel 1486 Leonardo aveva espresso la sua fede nella possibilità del volo umano: «potrai conoscere l'uomo colle sue congegnate e grandi ali, facendo forza contro alla resistente aria e, vincendo, poterla soggiogare e levarsi sopra di lei» Macchina Volante La navicella, munita di ali battenti e timone, è una delle macchine per il volo più fantastiche pensate da Leonardo. I volatori dovevano prender posto all'interno di una navicella fatta a guscio con all'interno i meccanismi (viti e madreviti e manovelle) necessarie a far muovere le due grandi ali a pipistrello. Particolarmente interessante l'ampio piano di coda, forse pensato per regolare la posizione e la direzione della navicella stessa.
Torchio Da Stampa La stampa a caratteri mobili, inventata da Gutenberg nel 1454, è studiata con interesse da Leonardo. Questo torchio da lui disegnato è provvisto di un sistema per l'avanzamento automatico del carrello, sincronizzato al movimento di pressione, che porta i caratteri da stampa. Il ritorno avviene invece per scivolamento sul piano inclinato grazie all'azione di un peso. Avanzamento e discesa del carrello sono combinati in maniera tale da permettere alla stessa persona di poter eseguire più operazioni riducendo così il tempo di lavoro.
Imbarcazione a Pale Azionata da Manovelle Leonardo da Vinci, dopo aver considerato il fatto che un flusso d’ acqua consentiva il movimento di una ruota a pale collegata ad un albero che, a sua volta, metteva in movimento delle macchine operatrici, elaborò l'idea di una imbarcazione a pale azionate da manovelle. Questo progetto costituisce una elaborazione dell’idea originaria. Due pedane mobili, azionabili con i piedi, muovono, con moto alternato, un rocchetto a pioli. Questi ingranano su una ruota doppia la cui parte interna segue la rotazione alternata del rocchetto mentre la parte esterna mantiene un unico senso di rotazione. Alla parte esterna delle due ruote sono collegate le pale che, immergendosi nell'acqua, in successione, provocano l'avanzamento dell'imbarcazione.
Sega Idraulica Questa sega ad avanzamento meccanico viene messa in funzione dall'energia idraulica. Grazie a un complesso sistema di ingranaggi, che abbina biella e manovella al meccanismo ad arpione, la ruota idraulica trasmette in rapida successione il movimento alternato alla lama della sega e al carrello porta-tronchi. Questo si sposta di un’unità per volta in modo sincronizzato. Il funzionamento della sega è reso così il più automatico possibile.
Macchina volante – aliante Progetto per una macchina volante: in alto, i disegni rappresentano la piegatura delle ali viste lateralmente; al centro, un disegno molto leggero presenta la vista complessiva frontale con una sagoma umana posta al centro; in basso, c’è il disegno dettagliato dell’ala sinistra e a lato i particolari d’aggancio alla struttura centrale.
Carro Armato Per portare panico e distruzione tra le truppe nemiche, Leonardo pensa e disegna un carro a forma di testuggine, rinforzato con piastre metalliche, con torretta interna di avvistamento ed armato di cannoni. Il movimento del carro era garantito da 8 uomini che azionavano dall’interno un sistema di ingranaggi collegato alle ruote. Dalle note che accompagnano il disegno si deduce che Leonardo pensò di utilizzare dei cavalli al posto degli uomini, ma la possibilità che gli animali si imbizzarrissero. in uno spazio così ristretto e rumoroso, dovette ben presto dissuaderlo. La direzione del fuoco poteva essere decisa dagli uomini posti nella parte alta del carro da dove, attraverso delle strette fessure, potevano vedere il campo di battaglia.
Organo a Otto Canne Questo modello di mitragliera è realizzato con una serie di bocche da fuoco di piccolo calibro, dette scoppietti, montate su un unico affusto a ruote. Un dispositivo a vite permette di regolare l'inclinazione delle canne. La disposizione a ventaglio consente di fronteggiare meglio la carica delle truppe nemiche e amplia il campo di tiro riducendo le imprecisioni. Come Leonardo ricorda nella lettera a Ludovico il Moro, quest'arma poteva essere spostata velocemente grazie alle sue dimensioni modeste.
Cannone a Tre Canne Al tempo di Leonardo i cannoni erano impiegati soprattutto negli assedi, sia per il loro peso, sia perché richiedevano troppo tempo per la carica ed erano quindi poco utili sul campo di battaglia, dove i movimenti delle truppe erano molto rapidi. Leonardo apportò delle modifiche che prevedevano di aumentare la qualità del fuoco e regolavano velocemente il tiro. Il modello rappresenta un altro tipo di artiglieria leggera: si tratta di un affusto facilmente manovrabile con tre bocche da fuoco ed avancarica. Per migliorare la precisione del tiro, le tre bocche possono essere ampiamente regolate in altezza tramite un sistema a pioli.
Meccanismo per lo Studio del Moto Alternativo Fra le macchine volanti concepite da Leonardo la vite aerea costituisce un'alternativa ai modelli ad ala battente. La particolarità di questa macchina consiste nell'ipotesi tecnico- scientifica su cui si basa la possibilità di volare: l'enorme vela ad elica ruotando doveva avvitarsi nell'aria sollevando la macchina. Leonardo si richiama qui al principio della vite, dal quale fu affascinato fin dalla gioventù quando, a Firenze, aveva visto all'opera le macchine per il sollevamento dei pesi ideate da Brunelleschi. Questa ipotesi del volo presuppone anche l'idea che l'aria abbia un certo spessore materiale, necessario perché la vite possa procedere attraverso esso
Macchina automatica per l'intaglio di lime Il peso, cadendo verso il basso, srotola la corda dall'assale che, ruotando, mette in movimento il sistema ingranaggi-vite per l'avanzamento del carrello sul quale è montata la lima. Sullo stesso assale è montato un disco con una serie di sbarre trasversali sulla circonferenza, le quali sollevano e rilasciano il martello in maniera sincronizzata all'avanzamento della lima.
Gru rotante a base circolare Gru elevatrice in grado di ruotare attorno ad una base di forma circolare. Il disegno potrebbe non appartenere a Leonardo ed è forse la copia della macchina utilizzata dal Brunelleschi per montare la palla di rame dorata sul Duomo di Firenze.
Cuscinetti a sfera Progetto di cuscinetti a sfera di Leonardo. I cuscinetti sono di varie fogge per sostenere un'asse verticale. Leonardo introdusse ciò che oggi si chiama la spinta sostenuta: varie tipologie di forme portanti sostengono il peso di un albero verticale
Cuscinetto a tre sfere Leonardo introdusse quello che oggigiorno si chiama il cuscinetto di spinta. Nel Codice di Madrid si introduce l'impiego di cuscinetti a sfere e a rulli, e vi è uno schizzo dove viene presentato un cuscinetto paragonabile ai moderni cuscinetti di spinta a sfere. Il perno conico impaccato in un gruppo compatto di tre cuscinetti a sfere è il meccanismo reinventato negli Anni '20 per la strumentazione degli aerei per il volo cieco.??
Cuscinetto a coni Nel Codice di Madrid, dimostra la conoscenza di Leonardo dei problemi di attrito nei cuscinetti a rullo. Leonardo realizza uno studio dei cuscinetti a rullo ed è favorevole alla soluzione che incorpora tre rulli conici che sostengono un perno munito di testa conica della stessa misura e forma dei rulli.
I Codici Leonardeschi I Codici sono dei manoscritti scientifici ad opera di Leonardo. Essi si presentano sciolti o raccolti in fascicoli o codici, oggi conservati in musei, biblioteche, quasi tutti databili dopo il 1480. Si stima che si sia conservato soltanto un terzo della produzione di Leonardo su carta. Questa enorme massa di scritti, sicuramente la più consistente del periodo rinascimentale, ha subito, dopo la morte di Leonardo, molte disavventure. Infatti l'aspetto e la suddivisione attuale dei manoscritti non sono sicuramente quelli originali di Leonardo. Furono gli eredi dei Melzi (ricordiamo il suo fedele amico e discepolo Francesco Melzi), dopo la sua morte nel 1570, a dare inizio alla dispersione di quell'immenso materiale, cedendoli o addirittura regalandoli ai collezionisti. Lo scultore seicentesco Pompeo Leoni, mescolando gli scritti e i disegni di Leonardo, compose inizialmente due grandi raccolte: il Codice Atlantico e la Raccolta di Windsor, che conta circa seicento disegni. Proseguendo con lo stesso sistema Leoni compone almeno altri quattro fascicoli. Dal 1637 al 1796 parte dei manoscritti è ospitata nella Biblioteca Ambrosiana, nel 1851 i manoscritti si disperdono a Milano, a Parigi, in Spagna. Ecco il perché della grande dispersione degli scritti di Leonardo, oggi divisi in ben dieci codici diversi. Essi sono:
I Codici Leonardeschi • Codice Arundel: Si trova a Londra presso la British Library, Il Codice Arundel è una raccolta rilegata in marocchino di 283 carte di diverso formato, vi appaiono trattati argomenti vari: studi di fisica e meccanica, studi di ottica e di geometria euclidea, studi sui pesi, studi di architettura. La maggior parte delle pagine può essere data- bile tra il 1478 e il 1518. • Codice Atlantico: si trova a Milano presso la Biblioteca Ambrosiana, il Codice Atlantico raccoglie disegni, per buona parte databili tra il 1478 e il 1518. Vi sono trattati argomenti assai vari: studi di matematica, geometria, astronomia, botanica, zoologia, arti militari. • Codice Trivulziano: Il Codice Trivulziano è conservato presso la Biblioteca Trivulziana del castello Sforzesco di Milano ed è costituito da un fascicolo composto da 55 carte. Oltre a studi di architettura militare e religiosa, sono presenti numerose pagine sugli studi da autodidatta di Leonardo, le pagine possono essere databili tra il 1487e il 1490. • Codice sul volo degli uccelli: si trova presso la Biblioteca Reale di Torino ed è composto da 17 pagine, databili intorno al 1505. Tratta principalmente del volo degli uccelli, studia la funzione dell'ala, la resistenza dell'aria, i venti e le correnti.
I Codici Leonardeschi • Codice di Ashburnham: è conservato a Parigi, presso l'Istituto di Francia; si tratta di due manoscritti cartacei. Raccolgono principalmente studi pittorici e studi diversi, che Leonardo eseguì tra il 1489 e il 1492. • Codici dell’Istituto di Francia: Sono conservati a Parigi, presso l'Istituto di Francia, e costituiti da dodici manoscritti cartacei. Gli argomenti trattati sono: arte militare, ottica, geometria, volo degli uccelli,idraulica. La maggior parte delle pagine sono databili presumibilmente tra il 1492 e il 1516. • Codice Forster: Conservato a Londra, presso il Victoria and Albert Museum. Sono tre manoscritti cartacei. Raccolgono studi di geometria, pesi e macchine idrauliche elaborati da Leonardo in diversi periodi tra il 1493 e il 1505. • Codice Leicester (ex Codice Hammer): Acquistato nel 1994 da Bill Gates, è un manoscritto cartaceo, contenente studi di idraulica e sul moto dell'acqua, studi di astronomia. • Fogli di Windsor: Sono conservati presso il castello Reale di Windsor e comprendono circa 600 disegni. Contengono studi di anatomia e di geografia, studi sui cavalli, disegni, caricature nonchè un gruppo di carte geografiche. I manoscritti sono compresi tra il 1478 e il 1518 circa. • 10.Codici di Madrid: Conservati presso la Biblioteca Nazionale di Madrid, dove furono riscoperti solo nel 1966, sono due manoscritti cartacei. Raccolgono principalmente studi di meccanica, e sono datati tra il 1490 e il 1496.
La Gioconda Realizzato da: Daniela D’amato
La Gioconda La Gioconda, detta anche Monna Lisa, affascina il suo pubblico per il suo sorriso impenetrabile e l’atmosfera rarefatta del paesaggio, identificato probabilmente con i dintorni di Arezzo. Realizzata a olio su tavola di 77 centimetri per 53, considerata a Firenze tra il 1503 e il 1506 ma l’artista vi apporterà modifiche e ritocchi quasi fino alla sua morte, avvenuta nel 1519, utilizzando la tipica tecnica leonardesca dello sfumato,figura e paesaggio sembrano fondersi l’una nell’altro. L’interpretazione dell’identità della donna ritratta è incerta,ci sono varie ipotesi: La testimonianza del Vasari, che dichiara che si tratti di Lisa Gherardini, moglie del mercante fiorentino Francesco Bartolomeo del Giocondo, da cui il nome del quadro. Il committente dell’opera sarebbe l’amante di Lisa, individuato in Giuliano de’ Medici, figlio del principe Lorenzo il Magnifico. Altre interpretazioni considerano che il dipinto rappresenti la concezione filosofica di Leonardo, per cui uomo e natura sono indissolubilmente legati tra loro in perfetta armonia. Si è rivelato che, in origine, il capo della donna era ricoperto da un velo, tradizionalmente usato dalle donne incinte. Questo spiegherebbe il misterioso sorriso della Gioconda e le sue mani adagiate delicatamente sul ventre.
La Gioconda C’è chi riconosce in Monna Lisa un autoritratto del pittore declinato al femminile o addirittura chi sostiene invece che la donna ritratta sia la madre defunta di Leonardo, Caterina. Per Leonardo questo dipinto è così importante che lo porta con sé in Francia, quando si trasferisce ad Amboise, su invito del re Francesco I. Dopo la morte di Leonardo una versione dichiara che il dipinto fu acquistato da re Francesco I. Mentre altre ipotesi sostengono che sia tornato in Italia per mezzo di uno dei due allievi di Leonardo, il Salaino o il Melzi, e che solo in un secondo momento sia ritornato in Francia per essere esposto, a partire dal 1804, nel museo parigino del Louvre. Proprio dal Louvre l'opera viene rubata nel 1911. Il colpevole era un operaio italiano, Vincenzo Perugia, che per patriottismo voleva riportare il quadro in Italia. L’opera, ritrovata a Firenze 2 anni più tardi, viene restituita ai francesi, presso cui attualmente si trova.
L’Ultima Cena
L’Ultima Cena L'Ultima Cena di Leonardo è un dipinto parietale su intonaco (460×880 cm) , databile intorno al 1494-1498 e conservato nell'ex-refettorio rinascimentale del convento adiacente al santuario di Santa Maria delle Grazie a Milano. Si tratta della più famosa rappresentazione dell'Ultima Cena, capolavoro del Rinascimento italiano. Nonostante ciò l'opera, a causa della singolare tecnica sperimentale utilizzata da Leonardo, incompatibile con l'umidità dell'ambiente, versa da molto tempo in un cattivo stato di conservazione, che si è cercato, per quanto possibile, di migliorare nel corso di un lungo e capillare restauro della storia, durato dal 1978 al 1999 con le tecniche più all'avanguardia del settore. L'opera fu commissionata a Leonardo da Ludovico il Moro. Il duca di Milano aveva infatti eletto la chiesa domenicana di Santa Maria delle Grazie a luogo di celebrazione della casata Sforza, finanziando importanti lavori di ristrutturazione e abbellimento di tutto il complesso; il Bramante aveva appena finito di lavorarvi quando si decise di procedere con la decorazione del refettorio.
L’Ultima Cena Venne decisa una decorazione tradizionale sui lati minori, rappresentante la Crocifissione e l'Ultima Cena. Alla Crocifissione lavorò Donato Montorfano, e Leonardo vi aggiunse nel 1497 i ritratti dei duchi di Milano. Sulla parete opposta l'artista avviò l'Ultima Cena (o Cenacolo), che lo risollevò dalle preoccupazioni economiche e nella quale riversò tutte le conoscenze assimilate nel corso di quegli anni. Progettando l'opera, Leonardo realizzò numerosi studi, oggi in parte conservati, come la Testa di Cristo alla Pinacoteca di Brera. Nella novella LVIII (1497) Matteo Bandello fornì una preziosa testimonianza di come Leonardo lavorasse attorno al Cenacolo: “ Soleva andar la mattina a buon'ora a montar sul ponte, perché il Cenacolo è alquanto da terra alto; soleva, dico, dal nascente sole sino all'imbrunita sera non levarsi mai il pennello di mano, ma scordatosi il mangiare e il bere, di continuo dipingere. Se ne sarebbe poi stato dui, tre e quattro dì che non v'avrebbe messa mano e tuttavia dimorava talora una o due ore del giorno e solamente contemplava, considerava ed esaminando tra sé, le sue figure giudicava.” (Matteo Bandello, Novella LVIII)
L’Ultima Cena Come è noto, Leonardo non amava la tecnica dell'affresco, la cui rapidità di esecuzione, dovuta alla necessità di stendere i colori prima che l'intonaco asciughi imprigionandoli, era incompatibile con il suo modus operandi, fatto di continui ripensamenti, aggiunte e piccole modifiche, come testimonia il brano di Bandello. Scelse di dipingere quindi su muro come dipingeva su tavola; i recenti restauri hanno permesso di appurare che l'artista, dopo aver steso un intonaco piuttosto ruvido, soprattutto nella parte centrale, e steso le linee principali della composizione, lavorò al dipinto usando una tecnica tipica della pittura su tavola. La preparazione era composta da una mistura di carbonato di calcio e magnesio, uniti da un legante proteico e prima di stendere i colori l'artista interpose un sottile strato di biacca (bianco di piombo), che avrebbe dovuto far risaltare gli effetti luminosi. In seguito vennero stesi i colori a secco, composti da una tempera grassa, realizzata probabilmente emulsionando all'uovo oli fluidificanti. Ciò consentì la particolare ricchezza della pittura, con una serie infinita di piccole pennellate e una raffinata stesura tono su tono, che permisela resa delle trasparenze e degli effetti di luce, e la cura estrema dei dettagli, visibili solo da distanza ravvicinata; ma la tecnica fu anche all'origine dei problemi conservativi, soprattutto in ragione dell'umidità dell'ambiente, confinante con le cucine. L'opera era già terminata nel 1498, quando Luca Pacioli in data 4 febbraio di quell'anno la ricordò come compiuta.
Ricostruzione dei personaggi: « Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò: «In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: «Dì, chi è colui a cui si riferisce?». Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose allora Gesù: «È colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone. » (Giovanni 13, 21-26 Gv13,21-Gv13,26) Il dipinto si riferisce al Vangelo di Giovanni 13:21, nel quale Gesù annuncia che verrà tradito da uno dei suoi apostoli. L'opera si basa sulla tradizione dei cenacoli di Firenze ma , come già Leonardo aveva fatto con l'Adorazione dei Magi, vi si ricerca il significato più intimo ed emotivamente rilevante dell'episodio religioso. Leonardo infatti studiò i "moti dell'animo" degli apostoli, sorpresi e sconcertati all'annuncio dell'imminente tradimento. L'ambientazione vede la figura di Cristo all'interno della prospettiva della stanza, rischiarata da tre finestre sul retro e con l'illuminazione frontale da sinistra. Leonardo ambientò in primo piano la lunga tavola della cena, con al centro la figura isolata di Cristo, con le braccia distese. Egli ha il capo reclinato, gli occhi socchiusi e la bocca appena discostata, come se avesse appena finito di pronunciare la fatidica frase. Ogni particolare è curato con estrema precisione e le pietanze e le stoviglie presenti sulla tavola concorrono a bilanciare la composizione.
La Vergine delle Rocce La Vergine delle Rocce fu dipinta tra il 1483 e il 1486 ed è attualmente esposta al museo del Louvre a Parigi. Esistono due versioni della Vergine delle Rocce, quella conservata al Louvre, ed una seconda successiva, tra il 1494-1508, conservata nella National Gallery di Londra. Fu realizzata nel periodo milanese ed era destinata alla Cappella della Concezione nella chiesa di San Francesco Grande, a Milano.
La Vergine delle Rocce I quattro personaggi sono disposti a croce e collegati da un sapiente gioco di gesti e movimenti. San Giovannino prega Gesù, che lo benedice, mentre l'angelo lo indica, creando così una visuale "circolare". Il tutto si svolge all'interno di un paesaggio roccioso, in cui si intravedono fiori e piante acquatiche, e da lontano un corso d'acqua. In alto invece il cielo si fa cupo, quasi notturno. La figura umana, inoltre, non è isolata, ma si lega al paesaggio circostante. Le figure emergono dallo sfondo scuro, con una luce diffusa tipica dello sfumato leonardesco, che crea un’atmosfera avvolgente. Leonardo evita di contrapporre le ombre e le zone in luce, scarta i colori troppo brillanti e intensi e preferisce rendere con dolcezza le penombre, le zone grigie, gli sfumati.
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