Effetto Covid: la provincia di Savona ha perso il maggior numero di occupati in Liguria, mai così male dal 2004 - IVG

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Effetto Covid: la provincia di Savona ha perso il maggior numero di occupati in Liguria, mai così male dal 2004 - IVG
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      Effetto Covid: la provincia di Savona ha perso il maggior
      numero di occupati in Liguria, mai così male dal 2004
      di Giulia Magnaldi
      29 Maggio 2021 – 14:28

      Savona. Nel 2020 la provincia di Savona ha perso 3136 occupati (-2,9%) registrando il
      calo maggiore tra le province liguri, arrivando al livello del 2004, minimo mai raggiunto
      negli anni successivi fino al 2020. Le assunzioni con contratto di lavoro dipendente sono
      calate del 22%. Sono state autorizzate più di 10 milioni di euro per cassa integrazione
      (+309% rispetto al 2019).

      E’ quanto emerge dai dati elaborati su base dati Istat da Marco De Silva, responsabile
      dell’Ufficio economico della Cgil Liguria. Analizzando i singoli settori di riferimento, il
      74,5% è occupato nei servizi. Nel comparto il calo è costante dal 2017 passando da circa
      88 mila a circa 79 mila. Nell’agricoltura invece si registra, dopo una flessione nel 2018,
      per il secondo ancora consecutivo un lieve aumento passando da 2756 a 3406. Invece,
      diminuiscono anche per l’industria dopo un aumento nei tre anni precedenti, diminuendo
      di circa 1500 unità e arrivando a 23529.

      La diminuzione degli occupati, che ha riguardato prevalentemente i maschi (-2606)
      piuttosto che le donne (-530), non ha determinato un calo proporzionale delle
      imprese sul territorio restando sostanzialmente allo stesso livello (71 in meno, -0,3%).
      Questo significa che la diminuzione degli occupati non è dovuta alla chiusura delle attività
      quanto al taglio sui costi da parte delle imprese per poter sopravvivere. Se non ha
      inciso particolarmente sulla chiusura di imprese preesistenti ha notevolmente frenato la

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      nascita di nuove realtà che si sono fermate a quota 1996 registrando un decremento del
      -19,1% sul 2019 e segnando un record negativo (il valore più basso dal 2009). Dato
      negativo anche per le nuove assunzioni in calo del -21,7%.

      Occupati - Fonte: Ufficio economico Cgil Liguria

      Il 2020 è stato un periodo in cui i lavoratori hanno potuto godere di sostegni ulteriori ai
      tradizionali e del blocco dei licenziamenti: “Il 30% degli occupati sono stati persi a Savona
      – afferma allarmato il segretario provinciale della Cgil Andrea Pasa -. Saranno ancora
      di più nel 2021 se, dal primo luglio il governo autorizzerà lo sblocco dei licenziamenti. Se
      questa ipotesi si verificasse il bilancio a fine anno sarà molto peggiore del 2020. Oltre 15
      mila persone lo scorso anno hanno mantenuto il posto di lavoro perché hanno
      utilizzato grazie al governo la cassa integrazione per Covid. Ovviamente non tutti
      perderebbero il posto di lavoro ma almeno 3 o 4 mila rischiano di essere espulsi dai
      cicli produttivi. In particolare i settori che saranno più in sofferenza sono piccola e media
      industria, turismo e commercio. Oltre a questi dati, si presenta anche un problema
      strutturale: Savona è la provincia più anziana d’Italia e questo comporta avere una
      popolazione sempre più ristretta che si trova nella fascia d’età lavorativa”.

      Confrontare i dati del 2020 rispetto all’anno precedente è sicuramente un azzardo perchè
      le condizioni sono totalmente diverse: lo scorso anno è stato un anno particolare,
      caratterizzato dalla pandemia e dalle conseguenti restrizioni che hanno imposto chiusure e
      aperture a singhiozzo per molte attività commerciali, soprattutto nella prima metà
      dell’anno e nell’ultimo trimestre. Per questo motivo il confronto non è mirato a paragonare
      due anni consecutivi ma a evidenziare se e come la pandemia ha impattato sul sistema
      economico.

      Turismo

      I dati più allarmanti, come immaginabile, si riferiscono al turismo con oltre mezzo milione
      di arrivi in meno (-42,3%) e più di due milioni di presenze in meno (-39,9%), anche se a
      livello regionale è la provincia che ha retto meglio “il colpo”. In questo settore, il
      comparto che comprende commercio, alberghi e ristoranti rappresenta il 23,5% di
      occupati sul totale: per quanto riguarda i dipendenti, ha visto un tracollo ulteriore
      rispetto alla discesa iniziata nel 2017, passando da oltre 15 mila occupati a circa
      12.800.

      Per affrontare il “disastroso” 2020 in provincia di Savona è stato costituito un Tavolo di

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      coordinamento del turismo rappresentato da tutte le associazioni di categoria del
      comparto. L’obiettivo è essere una voce unica e ripartire tutti insieme. Il tema dei trasporti
      e delle infrastrutture, al centro del dibattito e delle richieste, è emerso anche
      recentemente nell’ultimo incontro. Nel settore, dopo le polemiche di Angelo Berlangieri
      (Upa) in merito al cantiere di Capo Noli e di Andrea Valle (Federalberghi) relativamente
      alla “discutibile gestione delle decisioni sui cantieri”, anche il presidente dei Giovani
      Albergatori di Liguria (Federalberghi) e delegato nazionale Fabio Raimondo ha fatto
      sentire la sua voce. Durante il secondo episodio de “La telefonata”, il podcast di Ivg ha
      posto l’attenzione sui numeri: “Si perdono mensilmente circa il 30% delle presenze a
      causa dei disagi sulle autostrade e un altro 30% ha paura per la propria incolumità”.

      Questo tema, legato alla difficoltà di raggiungere sia per le persone che per le merci, le
      località della provincia savonese, è quindi, ovviamente, individuato da tutti come un
      ostacolo allo sviluppo del territorio sotto diversi punti di vista. Al coro si è aggiunto anche
      Pasa (Cgil) che pone proprio gli investimenti in questo ambito al centro della ripresa: “E’
      necessario un Piano Marshall per quanto riguarda le infrastrutture. Questo territorio è
      isolato dalle regioni limitrofe. E non è solo un problema legato al turismo dovuto alla
      rinuncia delle persone di arrivare nelle nostre località, ma anche un ostacolo al trasporto
      delle merci. I nostri porti sono raggiungibili con fatica”.

      Disoccupazione e inattività

      Savona è la seconda provincia in Liguria per tasso di occupazione più basso con il 62,7
      distaccando di quasi 4 punti Imperia (59). Genova e La Spezia si trovano rispettivamente a
      63,5 e 63,2. Il tasso di occupazione si calcola come rapporto tra il numero di persone che
      lavorano sulla forza lavoro (chi si trova in età lavorativa – dai 15 ai 64 anni – che è
      impiegato in un’attività o che è in cerca). Ma dall’altro lato della medaglia emerge un dato
      apparentemente positivo: il tasso di disoccupazione minore della Liguria con il 6,2%
      contro una media regionale dell’8,3.

      Tasso di disoccupazione - Fonte: Ufficio economico Cgil Liguria

      Un valore basso del tasso di disoccupazione, però, non sempre è rassicurante. Il tasso di
      disoccupazione e occupazione non sono correlati perchè prendono in considerazione

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      variabili diverse. Il tasso di occupazione infatti è il rapporto tra il numero delle persone
      che lavorano e l’intera popolazione. Il tasso di disoccupazione, invece, si calcola come il
      rapporto tra i disoccupati e la forza lavoro (somma di disoccupati più occupati), sono
      quindi esclusi dal computo le persone “inattive” (coloro che non hanno un lavoro, non
      lo cercano o hanno smesso di farlo).

      Il tasso di disoccupazione è il più basso della regione, ma il tasso di inattività è il
      secondo più alto (al 33%, dopo Imperia al 34,5%, e Genova e La Spezia intorno al 30%).
      Questo dimostra che il dato sul livello di disoccupazione non può essere una soddisfazione.
      Le persone inattive in provincia sono aumentate di 1464 unità passando da 52,382 nel
      2019 a 53,846 nel 2020. Rispetto all’anno precedente, quindi al 2019, il 2020 vede il tasso
      di disoccopazione in leggero aumento dello 0,6%. Questo si spiega perchè il numero
      occupati è diminuito, quindi è aumentato il numero delle persone che non lavoravano, se
      consideriamo che il numero degli occupati è sceso di 3136 unità di cui 1464 inattivi, il
      tasso di disoccupazione cresce di poco perchè aumentano il numero dei disoccupati e gli
      inattivi non compensano abbastanza da invertire la tendenza ma rappresentano una
      fetta consistente tale da tenere il tasso basso.

      Andrea Pasa (Cgil): “Dobbiamo focalizzarci sui punti di forza”

      “La nostra provincia è meravigliosa, non solo in termini paesaggistici, e ha potenzialità
      che non sono sfruttate – sottolinea Andrea Pasa -. Basterebbe fare questo per uscire da
      questo stallo, anche attraverso la “multivocalità” del territorio mantenendo l’equilibrio tra
      i settori strategici e puntare quindi allo sviluppo parallelo di industria, logistica e turismo
      senza permettere che si escludano a vicenda. Tutto si deve tenere insieme con le nuove
      tecnologie rendendo l’industria più ecologica possibile”.

      Pasa punta l’attenzione sulla necessità di organizzare in rete le risorse del territorio: “Ci
      dimentichiamo sempre i nostri punti di forza. Abbiamo al Campus di Savona un centro
      di ricerca specializzato nel “green”, le aree dove c’era la Tirreno Power sono state
      riqualificate e oggi c’è Vernazza che, oltre a fare l’officina e la carrozzeria in quelle aree lì
      ci costruisce una cittadella della formazione. Vicino si Apm Terminal, la piattaforma più
      automatizzata d’Europa. Ci vogliono le infrastrutture, uno dei territori più all’avanguardia
      del nostro paese e mettere insieme occupazione ambiente. Invece mancanza di decisioni
      a causa della scarsa autorevolezza alla politica locale, le proposte il territorio ce l’ha,
      purtroppo si ferma tutto quando bisogna mettere in campo le cose. Sono mesi che
      aspettiamo una risposta dal ministero competente (Mise), preferisco ricevere una risposta
      non gradita ma essere considerato”.

      “Non vedo la capacità di avviare politiche industriali a livello nazionale per risolvere
      le situazioni di crisi – afferma amareggiato Pasa -. Tutte le filiere strategiche per l’Italia,
      che abbiamo qui in provincia, rappresentano sei crisi ancora aperte, dopo anni, a cui il
      ministero non ha ancora risposto. E non si tratterebbe di continuare a lavorare come siamo
      abituati oggi. Va contemplato un passaggio “green” in tutti i settori, a partire da
      Funivie: oggi trasporta carbone, ma potrebbe portare anche altre rinfuse come la loppa
      (additivo per fare il cemento) o il legname”.

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