EDITORIALE - Parrocchia Santo Stefano | Sesto San Giovanni

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EDITORIALE - Parrocchia Santo Stefano | Sesto San Giovanni
6 febbraio 2022 - n.171

EDITORIALE
di don Roberto Davanzo

CRISTIANI, OSSIA CITTADINI “CAPACI” DI POLITICA
Sia il nostro Patrono l’ispiratore costante del nostro stile di vita
Alcuni anni fa un parroco amico mi confidava               centro destra e centro sinistra, senza riusci-
con amarezza: “quando si parla di politica in              re a generare occasioni di confronto pacato
parrocchia si finisce sempre per litigare”. Eb-            all’interno delle comunità cristiane tra quan-
bene, è proprio di tale argomento che vorrei               ti – pur riconoscendosi nella dottrina sociale
ragionare in questo editoriale che fa seguito              della Chiesa – fanno scelte opposte sul piano
al secondo appuntamento del nostro Consi-                  elettorale.
glio Pastorale Parrocchiale dedicato all’im-               Col risultato che – per non litigare – di cose
pegno politico del cristiano. Da quando – alla             “politiche” non se ne parla tra di noi e che,
fine degli anni ’90 - è finita la cosiddetta “unità        alla lunga, anche nei nostri ambienti si inge-
politica dei cattolici” che vedeva i Vescovi ita-          neri “una sorta di disaffezione per la politica,
liani indirizzare gli elettori verso la Democra-           una specie di indifferenza, forse anche uno
zia Cristiana, considerata come il partito che             scoraggiamento come di fronte ad un terreno
meglio rappresentava le istanze della Chiesa               impraticabile o a un argomento che mette a
a livello politico, i cattolici si sono dispersi in        disagio”. Così si esprimeva l’Arcivescovo Ma-
tutte le compagini partitiche. Ci si illudeva              rio nell’omelia per la solennità dell’Epifania
che questo avrebbe potuto rappresentare un                 dove esortava: “Non siamo autorizzati all’in-
rafforzamento della capacità di fecondazione               differenza: non perché abbiamo qualche cosa
in senso cattolico dei programmi dei partiti.              da rivendicare, dei privilegi da difendere … ma
In realtà ciò non è avvenuto, anzi ne è derivata           perché ci sta a cuore il bene comune”.
una polarizzazione che ha appiattito i cattolici           E allora, “come devono comportarsi colo-
sulle posizioni dei due grandi schieramenti di             ro che hanno visto la luce, coloro che hanno
                                                                                                    segue...

  SEGRETERIA PARROCCHIALE              ORARI APERTURA UFFICI:              VICARI PARROCCHIALi
  Via Alessandro Volta, 1              lunedì-martedì-mercoledì            Don Andrea Gariboldi
  Tel + fax : 0222471157               dalle ore 17.00 alle ore 19.00      Don Luigi Perego
  Email:info@santostefanosestosg.org   giovedì-venerdì
                                       dalle ore 9.00 alle ore 11.00       AUSILIARIA DIOCESANA
  PARROCO
                                       Sabato e domenica: chiuso           Luisella Grassi
  Don Roberto Davanzo
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adorato il mistero di Dio che si è rivelato in Gesù?          vive fuori dalla storia, che coltivano una religio-
Come buoni cittadini, miti e sottomessi, integrati            ne fatta di devozioni che non incidono nelle scel-
nel sistema o come ribelli, che trasgrediscono gli            te pratiche, politiche”. Insieme, va auspicata una
ordini del re?”. Se i cristiani hanno a cuore non             campagna elettorale all’insegna della respon-
solo il loro stare bene, ma il bene di tutti, ciò che         sabilità, della gentilezza, … tanto appassionata,
giova al vivere insieme, talvolta arriveranno a “re-          quanto libera da toni ed atteggiamenti aggressivi
sistere al tiranno, a trasgredire l’imposizione del           e volgari. Lo chiediamo anzitutto a quanti saran-
potere autoritario … utilizzato per imporre una               no impegnati direttamente, ma in modo partico-
parte su un’altra, un interesse particolare a di-             lare ce lo dobbiamo chiedere come discepoli di
spetto della vita, della dignità, della libertà delle         quel Gesù che ci ha insegnato ad amare i propri
persone”.                                                     nemici e in questo amore ha racchiuso il nucleo
Nei prossimi mesi i cittadini sestesi saranno chia-           della rivoluzione cristiana. Ce lo chiediamo come
mati a pronunciarsi per il rinnovo dell’Ammini-               orgogliosi membri di una comunità intitolata a
strazione Comunale. Sarebbe bello ed estrema-                 Santo Stefano che è morto pregando per quan-
mente fecondo ricordare “che i cristiani non sono             ti lo lapidavano. Sia il nostro Patrono l’ispiratore
esonerati da responsabilità pubbliche e da scelte             costante del nostro stile di vita.
politiche. I discepoli di Gesù non sono gente che

FONDO DI SOLIDARIETA’ E CORRESPONSABILITA’
 RESOCONTO FINALE
 Tradurre la speranza in vita concreta di ogni giorno                            di Alfredo Crippa e Ljdia Messa
 A distanza di poco più di un anno dalla costituzione del Fondo          Si specifica che il Fondo San Giuseppe ha
 di Solidarietà e Corresponsabilità possiamo finalmente con-             raggiunto ben 53 cittadini sestesi, di cui 11
 dividere con l’intera Comunità di Santo Stefano quanti sono e           facenti parte la Parrocchia di Santo Stefa-
 come sono stati destinati i contributi raccolti attraverso l’ade-       no.
 sione allo stesso da parte di moltissimi parrocchiani.                  L’importo residuale non ancora destinato
 È veramente bello ed importante enfatizzare la grande adesio-           rimarrà a disposizione della Caritas par-
 ne di donatori a questa iniziativa caritativa tesa a sostenere e        rocchiale, per sostenere le diverse esigen-
 supportare persone e famiglie che la pandemia ha gravemen-              ze caritative che emergeranno nei pros-
 te colpito socialmente ed economicamente.                               simi mesi a seguito del perdurare della
 Hanno infatti aderito al Fondo di Solidarietà ben 98 donatori,          pandemia in corso.
 oltre a tanti sostenitori che hanno preferito rimanere anonimi!         Papa Francesco nella “Fratelli Tutti” cita
 Un numero significativo e rilevante che ci fa capire come, di           un passo del Vangelo che dice “mentre tu
 fronte ai bisogni e alle necessità dei più fragili e indifesi, la no-   fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra
 stra Comunità si è sentita pienamente coinvolta e correspon-            ciò che fa la tua destra, perché la tua ele-
 sabile nell’aiutarli ed assisterli economicamente, oltre che            mosina resti nel segreto” (Mt 6,3-4).
 essere fraternamente vicini con la preghiera da parte di tutti.         Abbiamo ricevuto la vita gratis, non ab-
 Qui sotto viene rappresentato l’importo complessivamente                biamo pagato per essa. Dunque, tutti pos-
 raccolto e come è stato destinato:                                      siamo dare senza aspettarci qualcosa in
                                                                         cambio, fare il bene senza pretendere al-
 DONAZIONI RICEVUTE			€ 61.900,00                                        trettanto dalla persona che aiutiamo.
                                                                         In fondo Gesù ci ha messi al mondo non
 DESTINATO AD INIZIATIVE PARROCCHIALI              € 17.600,00           per essere serviti, ma per servire.
                                                                         Un grazie di cuore a tutti coloro che hanno
 Nel dettaglio:                                                          contribuito al sostentamento del Fondo e,
 Affitti, spese condominiali, mutui € 10.200,00                          ancor più grande, al Signore che ci ha illu-
 Sostegno Scolastico     		          € 2.700,00                          minato e dato la forza per stare vicino a chi
 Rinnovo permessi di soggiorno       € 1.525,00                          è nel bisogno.
 Cure mediche				                    €1.150,00
 Rette mensa scolastica		              € 975,00
 Utenze, tassa rifiuti			              € 650,00
 Integrazione pensione invalidità      € 400,00

 DESTINATO FONDO SAN GIUSEPPE		            € 18.600,00

 TOTALE DESTINATO				€ 36.200,00

 ANCORA DA DESTINARE			                    € 25.700,00
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DUE FESTE IMPORTANTI
GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 2022
Non c’è pace senza felicità                                                                         di Anna Redaelli

Parlare di Pace non è mai scontato, soprattutto quan-         essere esempio migliore a sottolineare l’importanza
do si attraversano periodi come quello presente, in           dell’educazione, dell’istruzione e della fatica, men-
cui i problemi legati all’emergenza pandemica hanno           tale e fisica, nella costruzione della propria felicità…
portato a dimenticare le grandi e piccole guerre che          perché la pace è possibile solo se si è felici. Infine il
si combattono ogni giorno: da quelle che perversano           lavoro: partendo da una citazione di Peguy, ha svilup-
ormai da anni – se non decenni – in Africa a quelle           pato il concetto secondo il quale è solo il lavoro svol-
economiche, ovviamente aggravatesi a causa del Co-            to con impegno che dà dignità anche nelle situazioni
vid-19.                                                       più assurde e folli, come quella dei campi di concen-
Il messaggio di Papa Francesco donatoci all’inizio di         tramento, affrontata in maniera magistrale da Primo
quest’anno è una riflessione genuina che va oltre il          Levi quando parla del suo connazionale muratore che
sottolineare l’importanza della Pace come valore ga-          gli aveva salvato la vita, scrive che, pur odiando i te-
rante del rispetto dei diritti umani, perché si interroga     deschi, quando doveva costruire un muro per loro lo
su quali siano le sue fondamenta: il dialogo intergene-       faceva in modo impeccabile “non per obbedienza, ma
razionale, l’educazione e il lavoro.                          per dignità professionale”.
Su questi tre temi affrontati dal Santo Padre il deca-        L’intervento di don Elio Cesari ha consentito all’as-
nato ha avuto modo di ascoltare la riflessione di don         semblea di calare maggiormente il messaggio del
Elio Cesari, direttore delle Opere Sociali don Bosco di       Papa nel quotidiano e di renderla consapevole che
Sesto San Giovanni, durante la preghiera tenutasi il 1°       davvero ogni uomo, nella realtà che vive, per quanto
gennaio 2022, in occasione della Giornata mondiale            modesta essa sia, possa essere seminatore di pace
della Pace. Sul tema del dialogo intergenerazionale ha        attraverso il suo esempio, la sua sete di scoperta e la
ripreso le splendide parole del professore di filosofia       cura delle piccole cose.
Pietro Carmina, deceduto nel crollo della palazzina a         A completare la riflessione sulla pace costruita dal
Ravanusa, scritte ai suoi studenti in occasione del pen-      basso, la visione del film “L’acqua, l’insegna la sete” di
sionamento: un invito a non sprecare nemmeno un se-           Valerio Jalongo, che ripercorre la storia di un profes-
condo della propria esistenza e a correre dei rischi se       sore e di alcuni suoi studenti 15 anni dopo la parteci-
si crede veramente in qualcosa. Citato anche Pasolini:        pazione ad un concorso di videomaking, per rimarca-
“Se qualcuno ti ha educato, può averlo fatto solo con il      re come le radici della pace debbano davvero essere
suo essere, non con le sue parole” a evidenziare che          ricercate nel dialogo, nell’educazione e nella dignità
è l’esempio, non la capacità oratoria, il vero motore         lavorativa…le basi per condurre una vita all’insegna
del dialogo. La testimonianza di uno studente egiziano        della felicità, l’unico sentimento che, se condiviso, è in
arrivato in Italia su un barcone nel 2016, a 14 anni, e       grado di garantire la pace.
diplomatosi come meccanico ai Salesiani non poteva

30 GENNAIO: FESTA DELLA FAMIGLIA
Fraternità che genera linfa per le nostre famiglie                                          di Francesco Cristinelli

Il mese di gennaio ci richiama a vegliare sulle nostre        Molto insolita la scena raffigurata: la Sacra Famiglia
famiglie, sulle relazioni che viviamo al loro interno e a     intenta a fare il bucato! Che stranezza. Maria inginoc-
custodire i tempi e gli spazi che nutrono il nostro esse-     chiata vicino ad una limpida pozza d’acqua, è intenta a
re famiglie oggi. Da qui il desiderio di gustarci dei mo-     fare il bucato; il bambino Gesù raccoglie i panni lavati
menti per camminare, stare insieme, vivere relazioni:         in un mastello e li porge a Giuseppe che li stende ad
le Messe di domenica 30 e il momento di gioco dopo la         asciugare sul ramo dell’albero più vicino. Tre persone,
Messa delle 10 per rilanciare il nostro stare insieme, ci     ognuno con un suo ruolo. La responsabilità, la cura e
hanno ricordato come la fraternità, anche nella sem-          il dono di ciascuno genera una sovrabbondanza, la fa-
plicità, è un continuo spazio per generare linfa per le       miglia. L’unico che guarda fuori della scena è Giusep-
nostre famiglie.                                              pe: fissa ciascuno di noi invitandolo a prendere parte
L’esperienza di uno straordinario, che ci richiama alla       alla vicenda.
cura di un ordinario, ci aiuta a ridonare priorità e valore   La scena è tenera e affettuosa: ci richiama a coltivare
ad un tempo quotidiano dove la famiglia è dono per le         le nostre relazioni e a raccontare uno spazio di bene
vite di ciascuno.                                             nel nostro quotidiano per essere generativi.
Questo tempo della famiglia per la nostra parrocchia è        Perseveriamo nel coltivare le nostre famiglie nella vita
stato raccontato con due segni: il salino per ricordare       di tutti i giorni: per questo vi aspettiamo il 6 febbraio
a ciascuno di insaporire la vita con il proprio “sapore”      alle 18.30 on line e il 20 febbraio alle 16 in oratorio
e l’opera d’arte di Lucio Massari dedicata alla famiglia      per condividere due momenti formativi che mettono al
di Nazaret.                                                   centro le nostre famiglie e ciascuno di noi.
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UNITA’ DEI CRISTIANI
“IN ORIENTE ABBIAMO VISTO APPARIRE LA SUA STELLA E SIAMO VENUTI QUI
PER ONORARLO” (MT 2,2)
I cristiani di Sesto uniti alla luce della stella cometa di Stefania Granata

Sono risuonati nella chiesa di San Giovanni Batti-         Il parroco, don Carlo ha richiamato il segno della
sta, mercoledì 19 gennaio, i canti della liturgia or-      stella come luce nella notte, risonanza della notte di
todossa e cattolica, il suono del cembalo, le paro-        Pasqua che nel preconio acclama: “come ai magi la
le a commento della Parola di Dio, le invocazioni di       stella, a noi ci fa guida nella notte la grande luce di
preghiera. Il vangelo dei Magi, scelto quest’anno,         Cristo risorto”.
per la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani,   Dopo le preghiere di intercessione per il mondo inte-
ha raccolto intorno a quella stella sorta in Oriente, i    ro, i cinque celebranti hanno composto insieme una
cristiani provenienti da diverse chiese presenti a Se-     stella cometa, ponendola su uno sfondo scuro, poi i
sto San Giovanni. La chiesa ortodossa rumena con           presenti lo hanno ricoperto di stelle, indicando l’am-
Padre Laurentiu, quella copta con Padre Arsanois,          bito in cui si impegnano ad essere testimoni e segni
Padre Bishoy e il coro, la chiesa evangelica pente-        di luce. Il buio che avvolge il nostro tempo possiamo
costale “Sorgente di vita” con il pastore Pellerito. La    illuminarlo portando insieme Gesù nel mondo.
stella era il segno che ha guidato i Magi da luoghi        A chi ha vissuto questa esperienza, rimane il deside-
lontani e da diverse culture verso Gesù bambino, e         rio di continuare nella conoscenza e collaborazione
rappresenta un’immagine di come i cristiani si uni-        vicendevoli. Tante potrebbero essere le occasioni di
scono in comunione tra loro mentre si avvicinano a         incontro, oltre all’appuntamento annuale di preghie-
Cristo. Quando si trovano alla presenza del Signore e      ra per l’unità: visite reciproche, inviti nella catechesi,
pregano insieme, sono come i Magi che si sono ingi-        momenti di approfondimento e di formazione. Acco-
nocchiati, adorandolo ed offrendo i loro tesori. Nella     gliamo l’invito del Concilio Vaticano II che nel decreto
preghiera comune aprono i loro tesori, ci scambiamo        sull’Ecumenismo Unitatis Redintegratio, 7 scrive: “Si
doni e diventano segno di unità.                           ricordino tutti i fedeli che tanto meglio promuove-
Una occasione per vivere la dimensione ecumeni-            ranno, anzi vivranno in pratica l’unione dei cristiani,
ca della comunità cristiana. L’ecumenismo, il mo-          quanto più si studieranno di condurre una vita con-
vimento a favore dell’unità dei cristiani, infatti “non    forme al Vangelo”, consapevoli del cammino percor-
è soltanto una qualche appendice, che si aggiunge          so fin qui grazie alla fede e all’impegno di tanti uomi-
all’attività tradizionale della chiesa. Al contrario,      ni e donne, e di quello ancora da intraprendere anche
esso appartiene organicamente alla sua vita e alla         con il nostro contributo personale e comunitario.
sua azione e deve, di conseguenza, pervadere questo
insieme ed essere come il frutto di un albero che,
sano e rigoglioso, cresce fino a raggiungere il suo
pieno sviluppo” (dalla Lettera enciclica sull’impegno
ecumenico Ut Unum Sint, 20). L’iniziativa di preghie-
ra è frutto di relazioni costruite pazientemente con
le diverse realtà cristiane presenti in città, nate dal
desiderio di reciproca conoscenza e di collaborazio-
ne fraterna, anche grazie alla commissione decanale
ecumenismo e dialogo interreligioso.
Nell’appassionato sermone il pastore pentecostale
ci ha invitati, sull’esempio dei Magi, a cercare Cristo,
il solo che può colmare il nostro vuoto e rispondere
al desiderio di pace.

NEL MESE DI DICEMBRE
Sono tornati a casa               - GALBIATI CLEMENTINA              - PULICI IDILIA
- AZZOLINI ALBERTINA              - GENCHI PAOLO                     - RENNA SESTILIO
- BORGONOVO STELVIO BRUNO         - GRITTI ANTONIO                   - RONCONE GIUSEPPE
- CARRA GRAZIELLA                 - GRIZZUTI MARIA DOMENICA          - RUBINI RAFFAELE
- CATINO CARMELA                  - IMBERTI LUIGI ANDREA             - STRAZIOTA CRISTINA
- COLOMBINI GIANBATTISTA          - LOMBARDO GIUSEPPE
- D’ARINO MARIACARMELA            - MANDRINO PIERLUIGI
- FASANO VITO                     - PISTORE MARCO
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OSLnews
         Giornalino Oratorio San Luigi Sesto San Giovanni

EDUCARE: GESTO DI SPERANZA
Settimana dell’educazione degli oratori della città di Sesto.
Incontro con Franco Nembrini

Stasera vi racconterò quello che ho visto e quello che mi è
successo, quello che mi è successo prima da figlio, poi da
insegnante, poi da padre, senza avere la pretesa di insegnare
niente a nessuno. Lo dico con assoluta sincerità, anche perché
ho imparato che la questione dell’educazione oggi porta con
sé tanta fatica e tanto dolore e non mi sorprende più scoprire
che in un uditorio come quello di stasera ci siano persone con
situazioni particolarmente faticose e dolorose nei confronti dei
propri figli, dei propri alunni, nel fare il mestiere di insegnante
e di educatore; quindi lungi da me l’idea di aver qualcosa da
insegnare a qualcuno, mi limiterò a fare alcune osservazioni
che mi sembrano interessanti, che mi sembra possano
aiutare questo faticoso compito che abbiamo tutti, perché
siamo tutti educatori. La prima cosa di cui dobbiamo renderci
conto è proprio questa, cioè che il proprium dell’uomo è
l’educazione, perché l’educazione è quella cosa misteriosa
per cui, per il fatto stesso che esistiamo, educhiamo. Tutti in       mettiamo al mondo un bambino qual è la sua caratteristica? E’
qualche modo educano e tutti sono educati continuamente,              che ha un cuore che attende dalla vita una possibilità di bene;
perché la vita è un’educazione continua, se per educazione si         la vita quando nasce ha in sé una promessa di bene. Allora un
intende appunto non un addestramento, non l’acquisizione di           bambino quando viene al mondo e quando poi diventa grande
determinate competenze, che sono un aspetto dell’educazione,          non fa altro che il suo mestiere; e il mestiere del bambino
ma se si intende una compagnia che gli adulti fanno, che una          sapete qual è? Guardare… i nostri figli ci guardano sempre. A
generazione di adulti fa a una generazione di giovani, perché         me piace pensare che fin dal grembo materno i nostri figli ci
questa generazione di giovani risponda all’attesa che ha di           guardano, ci ascoltano e poi escono fuori e cominciano a sentire
felicità, di bene, che la vita sia buona, che la vita sia una cosa    la realtà intorno e guardano; sembra che dormano e guardano
positiva. Se l’educazione è questo, sempre educhiamo, tutti           sempre, sono all’asilo e guardano, vanno a scuola e guardano,
educhiamo; poi c’è quel mestiere particolare che è il genitore        giocano coi coetanei e guardano, guardano sempre. E cosa
e quel mestiere particolare che è l’insegnante che hanno              guardano? Guardano il mondo degli adulti che hanno davanti,
una loro fisionomia e una loro caratteristica. Ma l’educazione        prima nel chiuso del grembo materno, poi la culla, la famiglia,
come testimonianza delle ragioni per cui si vive è ciò che ci         la casa, la scuola, fino al mondo intero, ma non fanno altro che
accomuna tutti. La prima cosa che vorrei dire è questa. Si            guardare incessantemente. E cosa cercano? Cosa chiedono
continua a parlare di emergenza educativa, ormai è diventato          quando guardano così intensamente? A me sembra di aver
di moda, ma cerchiamo di capirci almeno sui termini, cioè di          imparato questa cosa in modo clamorosamente chiaro con mio
che cosa stiamo parlando quando parliamo di emergenza                 figlio Stefano, il più piccolo (io ho 4 figli maschi), quando una
educativa. Spero di non sembrare troppo drastico, troppo              domenica pomeriggio stavo correggendo i temi, mi ero un po’
categorico, ma l’idea è questa: siamo veramente in un’epoca           “abbioccato” quando a un certo punto mi riscuoto e all’angolo del
di un’emergenza educativa che non si è mai verificata prima.          tavolo vedo mio figlio, gli vedevo solo gli occhi perché arrivava
Mi sembra stia accadendo qualcosa che non si è mai verificato         giusto all’altezza del tavolo. Incrociando lo sguardo di mio figlio
prima, cioè una grande fatica da parte di una generazione di          sono rimasto proprio folgorato da questa idea, perché in quel
adulti a testimoniare, a comunicare ad una generazione di             momento io non potevo sapere da quanto fosse lì; poteva
giovani le ragioni della propria speranza. Una generazione            essere lì da 30 secondi o da tre minuti ed evidentemente era
di adulti debole o povera di speranza, che fa fatica a sostenere      venuto a cercarmi, a guardarmi, non avendo particolari esigenze
la speranza con cui i figli vengono al mondo e sentono di             da pormi; non era venuto perché aveva bisogno di mangiare,
diventare grandi, a sostenere la promessa di bene con cui             di bere o di altro; silenzioso si era avvicinato e guardava suo
i nostri figli vengono al mondo. In questo senso mi sento di          padre e io in quello sguardo mi sono sentito trafiggere da
dire la cosa secondo me più decisiva: quando parliamo di              questa impressione da questa idea, che lo sguardo di mio figlio
emergenza educativa il problema non sono i figli e non sono           contenesse una domanda radicale, è come se mi avesse fatto
gli adulti, siamo noi. L’emergenza educativa segnala che il           la domanda: “papà assicurami che valeva la pena venire al
problema dell’educazione è l’adulto. Benedetto XVI usando             mondo”! Io dico che l’educazione comincia quando un adulto,
un’espressione interessantissima nella lettera sull’educazione        incrociando lo sguardo di suo figlio, ma anche del ragazzo che
alla diocesi di Roma del 2008, fa un’affermazione                     passa per strada, sente in quello sguardo la radicalità di questa
semplicissima e bellissima: i nostri figli vengono al mondo           domanda e di questa responsabilità: assicurami che valeva la
esattamente come siamo venuti al mondo noi, i nostri nonni,           pena venire al mondo, perché è l’unica cosa che i nostri figli ci
come sempre è venuto al mondo l’uomo. I nostri figli vengono          chiedono, è l’unica cosa a cui hanno veramente diritto, è l’unico
al mondo fatti da Dio, son fatti da Dio, son fatti bene; e quando     dovere che abbiamo verso di loro,
EDITORIALE - Parrocchia Santo Stefano | Sesto San Giovanni
tutto il resto è secondo rispetto a questo. E’ l’unica cosa che          e ad assumerci la responsabilità delle conseguenze, non ne
i nostri figli si aspettano. Sono venuti al mondo come Dio               veniamo più fuori. Si confonde il problema dell’educazione
comanda, con quel cuore che dice il Papa, che attende, con una           con le riforme istituzionali, col problema della scuola, ma la
promessa di bene. Continuano a guardare e in questo senso                radice dell’educazione è questa constatazione semplice, che
credo di dire la cosa più laica del mondo, qualcuno mi ha fatto          tuo figlio vuole essere contento, vorrebbe essere sicuro che la
un’osservazione dicendo: sappiamo da che mondo provieni!                 vita compia la promessa di bene con cui è venuto al mondo.
Certo sono cristiano, ma non importa. Se vi alzaste tutti e              Tutto il resto sta dentro questa grande ipotesi buona. Ma se
mi diceste sinceramente “io non credo, sono ateo”, sarebbe               il figlio viene al mondo e sente solo maledire la giornata, se
uguale, vi sfiderei su questo, perché non sono io che vi sfido,          sente maledire il lavoro, la fatica, la fedeltà, se sente odiare la
non è una cosa che mi sono inventato io. Io vi chiedo di guardare        debolezza dell’altro invece di sentirla perdonata è chiaro che
i vostri figli e dirmi se si può evitare questa responsabilità e         comincia a disperarsi. Io quando penso al mio povero papà
questa domanda, perché mi pare che sia proprio posta per                 penso a uno che viveva così.
natura questa questione e ciascuno di noi tenterà lealmente
una propria risposta, una propria ipotesi, ma quello che io mi
sento di dire con forza è che i nostri figli, i nostri alunni, hanno
il diritto di aver davanti degli adulti che hanno una ipotesi da
offrire loro anzi che sono essi stessi una testimonianza vivente
di una ipotesi di risposta a questa domanda. E vengo alla parola
forse decisiva: se è così come io credo, l’educazione è sempre            MESSA DEGLI ORATORI
una testimonianza. L’educazione rarissimamente ha bisogno
di parole, contrariamente a quello che pensiamo. L’educazione             “Chiamati alla pienezza della gioia”
è per sua natura una testimonianza. Una generazione di padri,
come il mio, che dicevano una parola alla settimana, hanno                LUISELLA GRASSI
tirato su fior di figli! Raramente l’educazione si serve della
                                                                          Lunedì 31 gennaio, i ragazzi e i giovani della Diocesi di Milano si
parola, se non per descrivere ciò che si vive come esperienza.
Invece noi molto spesso sostituiamo la parola a un’esperienza             sono riuniti a celebrare, a pregare e a ringraziare il Signore, per
che manca. L’educazione è una di quelle cose che quando se                il dono dell’oratorio. L’hanno fatto in contemporanea nei singoli
ne parla troppo vuol dire che non c’è. Il dovere che abbiamo              decanati, al termine della Settimana dell’educazione e nella memo-
di fronte ai nostri figli è rendere loro la testimonianza di un           ria di san Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù. È stata
bene possibile, di una felicità possibile. Papà assicurami che            denominata “la” Messa degli oratori e non le Messe degli oratori,
valeva la pena venire al mondo; poi diventano grandi e la                 per la comunione che la forza dell’Eucaristia è capace di generare.
domanda si dettaglia ulteriormente e si specifica e diventa per           Gli oratori della nostra città si sono ritrovati nella Basilica di Santo
esempio: papà perché devo fare quello che mi dici? Ciascuno               Stefano. Ha presieduto la celebrazione il Decano, don Roberto,
di noi propone ai nostri figli la cosiddetta scala di valori, cose        mentre a dare il benvenuto ci ha pensato don Andrea, responsabile
giustissime in cui crediamo, ma il figlio a un certo punto ti dice:       della Pastorale Giovanile di Sesto. La straordinarietà del ritrovarsi
spiegami perché dovrei essere buono, onesto, perché bisogna
                                                                          è un segno di unità importante ed esprime il desiderio di cammi-
fare dei sacrifici in un mondo che dice spesso esattamente il
contrario? Perché ti dovrei venire dietro, perché i suggerimenti          nare insieme nell’educazione dei più piccoli.
che mi dai dovrebbero essere utili alla vita? Voi che risposta            L’incontro di lunedì si è rivelato anche l’occasione per ascoltare la
date quando i figli, esplicitamente o no, fanno questa domanda?           testimonianza vocazionale di don Alberto che, lasciatosi provocare
Perché telo dico io che sono tuo padre? Diteglielo, poi venite a          dalle letture della Messa, ha dato testimonianza del suo cammino
raccontarmelo. Perché lo dice il prete in chiesa? Buonanotte!             che lo porterà all’ordinazione sacerdotale nel prossimo mese di
Perché lo dice la costituzione? Sai cosa gliene frega a questi            giugno. Per don Alberto l’oratorio è stato come una seconda casa,
della costituzione! Alla domanda perché bisogna essere buoni,             dove vivere e crescere nella fede; dove ricevere tutto l’affetto e le
voi cosa rispondete? Capite cosa intendo quando dico che                  attenzioni necessarie per imparare ad essere protagonista della
è una testimonianza? Sintetizzo questa prima questione con                propria vita e a prendersi cura del mondo, mettendo in gioco le
un brano, cap.6 del Deuteronomio, bellissimo, che leggo da                proprie capacità; dove costruire relazioni vere e vivere il perdono;
quando avevo vent’anni ed è rimasto per me una delle più
                                                                          dove sentirsi chiamati dal Signore alla pienezza della gioia, nel
efficaci sintesi di cosa vuol dire educare. Dice così: quando
tuo figlio in avvenire ti domanderà che cosa significano queste           dono definitivo di sé.
norme e queste regole che il Signore vostro Dio vi ha dato,               Inoltre, don Alberto ha ripreso il brano del Vangelo nel quale
che tradotto vuol dire “ma perché dovrei fare come mi dici?”,             l’evangelista Matteo racconta di quando Gesù ha accolto i bambini
tu risponderai a tuo figlio così: “eravamo schiavi del faraone in         venuti a lui e li porta come esempio, di chi, pronto alla conver-
Egitto e di là ci ha tratti il Signore con mano grande e potente          sione, desidera “entrare nel regno dei cieli”. Richiamo questo per
e ci ha dato la terra che aveva giurato ai nostri padri di darci          gli educatori perché diventino maestri di fiducia e abbandono,
. . . . così da essere felici come appunto siamo oggi”. L’unica           secondo anche l’esempio di San Giovanni Bosco.
risposta seria che si può dare a un figlio che chiede perché
dovrebbe fare come gli diciamo, è che tu gli pianti gli occhi negli
occhi e gli dici: figlio mio, perché io sono contento! Guarda la
vita che faccio, paragonala con quel che vedi in giro, guarda
me e la mamma, guarda come usiamo i soldi, il tempo, la casa
le energie, ascolta tua madre che canta di giorno, ascolta tuo
padre che fischia quando va a lavorare e decidi tu se val la
pena vivere così. Noi cerchiamo di testimoniarti una felicità che
viviamo noi innanzitutto, così da essere felice come noi siamo
oggi. Tra l’altro si tratta di cose che non dovrebbero neanche
essere dette: la felicità o c’è o non c’è, e questo si vede. Il figlio
ti guarda e vuol sapere se quello che gli suggerisci prima di
tutto rende felice te, se hai una ragione tu di bene, di speranza,
di felicità per la vita. Se non cominciamo a ridirci queste cose
EDITORIALE - Parrocchia Santo Stefano | Sesto San Giovanni
“CHIEDERE PERDONO SARA’ LEGGERO”
PRIME CONFESSIONI DEI NOSTRI RAGAZZI
Anna Lisa Bassi
Lo scorso 15 gennaio mia figlia Emma insieme
ad altri bambini di quarta elementare ha ricevuto
il sacramento della prima Confessione.
Non è facile accompagnare la propria
figlia a questo passo. Aiutarla a
capire quali errori – perché
peccati davvero è difficile
chiamarli – confessare al
sacerdote e a Dio. Aprire il
proprio cuore è difficile an-
che per noi adulti, figuri-
amoci per un bambino di
nove anni!
Non      sempre     abbiamo
trovato il tempo di guardare
insieme tutte le sere il
“cartoncino giallo” che
ci guida nell’esame di
coscienza. Ma poi, nel
corso        della         funzione,
capisco l’importanza di quei
momenti in cui, con Emma,
abbiamo           avuto           conferma
dell’esistenza di Dio e del suo amore,
sentendo più che riflettendo. Per esempio
ogni volta che abbiamo osservato insieme la
bellezza della natura - i colori delle foglie autunnali, la
forma delle nuvole, i fiori che rinascono sugli alberi in
primavera. E per questi doni abbiamo sempre
ringraziato, insieme.
Un altro elemento molto bello che è stato
trasmesso ai bambini è che nelle nostre
giornate ci può essere anche qualcuno che
con un gesto o una parola ci ricorda l’amore
di Dio.
E allora l’idea di chiedere il perdono sarà
sembrata più leggera, anche a Emma.
Ora lei sa che qualunque sbaglio pos-
sa fare, che anche se un giorno dovesse
sentirsi da sola nel deserto, il Signore non la
abbandonerà e la andrà sempre a cercare per
perdonarla.
A me il compito di ricordarglielo e di
incoraggiarla a vivere la sua vita quotidiana
riconoscendo la presenza di Dio nelle cose più
semplici.
EDITORIALE - Parrocchia Santo Stefano | Sesto San Giovanni
SEGNI DEL SUO AMORE
CAPODANNO 2022
Miriam Cianciulli
Tutto è partito da una parola grande: servizio; il desiderio di   inaspettata di poter vedere la Sacra Sindone in occasione
mettermi al servizio del prossimo ¬– nel periodo dell’anno        del Capodanno di Taizé, tenutosi proprio nella città di
dove maestosi cenoni fanno da padrone – è stata la Voce           Torino. L’esperienza di questa – per me – nuova modalità
che mi ha portata ad affidarmi totalmente all’esperienza          di preghiera è stata davvero forte: quanto è bello vedere
del SERMIG (Servizio Missionario Giovani) di Torino. La           tanti giovani riuniti insieme e sentirsi parte di un cammi-
realtà del Sermig è qualcosa di autentico, si respira frater-     no comunitario; tra canti e momenti di adorazione della
nità e comunione, non solo tra le persone che vi abitano,         croce ho davvero respirato un clima di autentica fraternità
ma soprattutto verso l’altro, quell’altro che Gesù ci ricorda     e spiritualità. Altro momento forte di preghiera è stato
sempre di accogliere e amare « in verità io vi dico: tutto        sicuramente il cosiddetto Cenone del digiuno, una veglia di
quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più     capodanno organizzata nella bellissima chiesa del Sermig
piccoli, l’avete fatto a me». Ho imparato che mettersi al         dove, partendo dal brano evangelico della moltiplicazione
servizio dell’altro vuol dire fare ciò di cui c’è realmente       dei cinque pani e due pesci, si è ripercorso l’anno appena
bisogno, senza scegliere, e al Sermig ogni giorno è pieno         concluso affidando a ciascun pane una parola significativa
di cose da fare: servizi per la vita comune, pulizie, raccolta    per questo capitolo ormai giunto al termine e restituendo
e smistamento di vestiti, giochi per bambini, alimenti, e         ciascuno un contributo economico: ciò che ognuno di noi
tanti altri beni di prima necessità che hanno come unico          avrebbe speso in un ipotetico cenone di capodanno, il tutto
obiettivo quello di essere spediti in altri sedi del Sermig di    reso ancora più emblematico dalla decisione di saltare la
tutto il mondo. Ho imparato anche che due paia di mani in         cena – da qui il titolo Cenone del digiuno. Questi giorni
più possono fare davvero la differenza, che il contributo di      sono stati per me segno di amore vero fraterno, attraverso
ciascuno è molto importante, non solo perché è più bello          le persone che ho incontrato e con le quali ho condiviso le
insieme, ma soprattutto perché insieme si va più veloci, e        giornate ho visto e sentito la presenza tangibile di Dio e ho
in una realtà come questa, dove c’è tanto da fare, è fonda-       sperimentato che siamo davvero tutti fratelli di un unico
mentale. Durante questi giorni non ho solo dato, ma ho            Padre, che ci invita ancora una volta ad amarci gli uni gli
anche ricevuto tanto, primo dono fra questi la possibilità        altri come Lui ha amato noi.
EDITORIALE - Parrocchia Santo Stefano | Sesto San Giovanni EDITORIALE - Parrocchia Santo Stefano | Sesto San Giovanni
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