EDITORIALE - Parrocchia Santo Stefano | Sesto San Giovanni
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6 febbraio 2022 - n.171 EDITORIALE di don Roberto Davanzo CRISTIANI, OSSIA CITTADINI “CAPACI” DI POLITICA Sia il nostro Patrono l’ispiratore costante del nostro stile di vita Alcuni anni fa un parroco amico mi confidava centro destra e centro sinistra, senza riusci- con amarezza: “quando si parla di politica in re a generare occasioni di confronto pacato parrocchia si finisce sempre per litigare”. Eb- all’interno delle comunità cristiane tra quan- bene, è proprio di tale argomento che vorrei ti – pur riconoscendosi nella dottrina sociale ragionare in questo editoriale che fa seguito della Chiesa – fanno scelte opposte sul piano al secondo appuntamento del nostro Consi- elettorale. glio Pastorale Parrocchiale dedicato all’im- Col risultato che – per non litigare – di cose pegno politico del cristiano. Da quando – alla “politiche” non se ne parla tra di noi e che, fine degli anni ’90 - è finita la cosiddetta “unità alla lunga, anche nei nostri ambienti si inge- politica dei cattolici” che vedeva i Vescovi ita- neri “una sorta di disaffezione per la politica, liani indirizzare gli elettori verso la Democra- una specie di indifferenza, forse anche uno zia Cristiana, considerata come il partito che scoraggiamento come di fronte ad un terreno meglio rappresentava le istanze della Chiesa impraticabile o a un argomento che mette a a livello politico, i cattolici si sono dispersi in disagio”. Così si esprimeva l’Arcivescovo Ma- tutte le compagini partitiche. Ci si illudeva rio nell’omelia per la solennità dell’Epifania che questo avrebbe potuto rappresentare un dove esortava: “Non siamo autorizzati all’in- rafforzamento della capacità di fecondazione differenza: non perché abbiamo qualche cosa in senso cattolico dei programmi dei partiti. da rivendicare, dei privilegi da difendere … ma In realtà ciò non è avvenuto, anzi ne è derivata perché ci sta a cuore il bene comune”. una polarizzazione che ha appiattito i cattolici E allora, “come devono comportarsi colo- sulle posizioni dei due grandi schieramenti di ro che hanno visto la luce, coloro che hanno segue... SEGRETERIA PARROCCHIALE ORARI APERTURA UFFICI: VICARI PARROCCHIALi Via Alessandro Volta, 1 lunedì-martedì-mercoledì Don Andrea Gariboldi Tel + fax : 0222471157 dalle ore 17.00 alle ore 19.00 Don Luigi Perego Email:info@santostefanosestosg.org giovedì-venerdì dalle ore 9.00 alle ore 11.00 AUSILIARIA DIOCESANA PARROCO Sabato e domenica: chiuso Luisella Grassi Don Roberto Davanzo
adorato il mistero di Dio che si è rivelato in Gesù? vive fuori dalla storia, che coltivano una religio- Come buoni cittadini, miti e sottomessi, integrati ne fatta di devozioni che non incidono nelle scel- nel sistema o come ribelli, che trasgrediscono gli te pratiche, politiche”. Insieme, va auspicata una ordini del re?”. Se i cristiani hanno a cuore non campagna elettorale all’insegna della respon- solo il loro stare bene, ma il bene di tutti, ciò che sabilità, della gentilezza, … tanto appassionata, giova al vivere insieme, talvolta arriveranno a “re- quanto libera da toni ed atteggiamenti aggressivi sistere al tiranno, a trasgredire l’imposizione del e volgari. Lo chiediamo anzitutto a quanti saran- potere autoritario … utilizzato per imporre una no impegnati direttamente, ma in modo partico- parte su un’altra, un interesse particolare a di- lare ce lo dobbiamo chiedere come discepoli di spetto della vita, della dignità, della libertà delle quel Gesù che ci ha insegnato ad amare i propri persone”. nemici e in questo amore ha racchiuso il nucleo Nei prossimi mesi i cittadini sestesi saranno chia- della rivoluzione cristiana. Ce lo chiediamo come mati a pronunciarsi per il rinnovo dell’Ammini- orgogliosi membri di una comunità intitolata a strazione Comunale. Sarebbe bello ed estrema- Santo Stefano che è morto pregando per quan- mente fecondo ricordare “che i cristiani non sono ti lo lapidavano. Sia il nostro Patrono l’ispiratore esonerati da responsabilità pubbliche e da scelte costante del nostro stile di vita. politiche. I discepoli di Gesù non sono gente che FONDO DI SOLIDARIETA’ E CORRESPONSABILITA’ RESOCONTO FINALE Tradurre la speranza in vita concreta di ogni giorno di Alfredo Crippa e Ljdia Messa A distanza di poco più di un anno dalla costituzione del Fondo Si specifica che il Fondo San Giuseppe ha di Solidarietà e Corresponsabilità possiamo finalmente con- raggiunto ben 53 cittadini sestesi, di cui 11 dividere con l’intera Comunità di Santo Stefano quanti sono e facenti parte la Parrocchia di Santo Stefa- come sono stati destinati i contributi raccolti attraverso l’ade- no. sione allo stesso da parte di moltissimi parrocchiani. L’importo residuale non ancora destinato È veramente bello ed importante enfatizzare la grande adesio- rimarrà a disposizione della Caritas par- ne di donatori a questa iniziativa caritativa tesa a sostenere e rocchiale, per sostenere le diverse esigen- supportare persone e famiglie che la pandemia ha gravemen- ze caritative che emergeranno nei pros- te colpito socialmente ed economicamente. simi mesi a seguito del perdurare della Hanno infatti aderito al Fondo di Solidarietà ben 98 donatori, pandemia in corso. oltre a tanti sostenitori che hanno preferito rimanere anonimi! Papa Francesco nella “Fratelli Tutti” cita Un numero significativo e rilevante che ci fa capire come, di un passo del Vangelo che dice “mentre tu fronte ai bisogni e alle necessità dei più fragili e indifesi, la no- fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra stra Comunità si è sentita pienamente coinvolta e correspon- ciò che fa la tua destra, perché la tua ele- sabile nell’aiutarli ed assisterli economicamente, oltre che mosina resti nel segreto” (Mt 6,3-4). essere fraternamente vicini con la preghiera da parte di tutti. Abbiamo ricevuto la vita gratis, non ab- Qui sotto viene rappresentato l’importo complessivamente biamo pagato per essa. Dunque, tutti pos- raccolto e come è stato destinato: siamo dare senza aspettarci qualcosa in cambio, fare il bene senza pretendere al- DONAZIONI RICEVUTE € 61.900,00 trettanto dalla persona che aiutiamo. In fondo Gesù ci ha messi al mondo non DESTINATO AD INIZIATIVE PARROCCHIALI € 17.600,00 per essere serviti, ma per servire. Un grazie di cuore a tutti coloro che hanno Nel dettaglio: contribuito al sostentamento del Fondo e, Affitti, spese condominiali, mutui € 10.200,00 ancor più grande, al Signore che ci ha illu- Sostegno Scolastico € 2.700,00 minato e dato la forza per stare vicino a chi Rinnovo permessi di soggiorno € 1.525,00 è nel bisogno. Cure mediche €1.150,00 Rette mensa scolastica € 975,00 Utenze, tassa rifiuti € 650,00 Integrazione pensione invalidità € 400,00 DESTINATO FONDO SAN GIUSEPPE € 18.600,00 TOTALE DESTINATO € 36.200,00 ANCORA DA DESTINARE € 25.700,00
DUE FESTE IMPORTANTI GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 2022 Non c’è pace senza felicità di Anna Redaelli Parlare di Pace non è mai scontato, soprattutto quan- essere esempio migliore a sottolineare l’importanza do si attraversano periodi come quello presente, in dell’educazione, dell’istruzione e della fatica, men- cui i problemi legati all’emergenza pandemica hanno tale e fisica, nella costruzione della propria felicità… portato a dimenticare le grandi e piccole guerre che perché la pace è possibile solo se si è felici. Infine il si combattono ogni giorno: da quelle che perversano lavoro: partendo da una citazione di Peguy, ha svilup- ormai da anni – se non decenni – in Africa a quelle pato il concetto secondo il quale è solo il lavoro svol- economiche, ovviamente aggravatesi a causa del Co- to con impegno che dà dignità anche nelle situazioni vid-19. più assurde e folli, come quella dei campi di concen- Il messaggio di Papa Francesco donatoci all’inizio di tramento, affrontata in maniera magistrale da Primo quest’anno è una riflessione genuina che va oltre il Levi quando parla del suo connazionale muratore che sottolineare l’importanza della Pace come valore ga- gli aveva salvato la vita, scrive che, pur odiando i te- rante del rispetto dei diritti umani, perché si interroga deschi, quando doveva costruire un muro per loro lo su quali siano le sue fondamenta: il dialogo intergene- faceva in modo impeccabile “non per obbedienza, ma razionale, l’educazione e il lavoro. per dignità professionale”. Su questi tre temi affrontati dal Santo Padre il deca- L’intervento di don Elio Cesari ha consentito all’as- nato ha avuto modo di ascoltare la riflessione di don semblea di calare maggiormente il messaggio del Elio Cesari, direttore delle Opere Sociali don Bosco di Papa nel quotidiano e di renderla consapevole che Sesto San Giovanni, durante la preghiera tenutasi il 1° davvero ogni uomo, nella realtà che vive, per quanto gennaio 2022, in occasione della Giornata mondiale modesta essa sia, possa essere seminatore di pace della Pace. Sul tema del dialogo intergenerazionale ha attraverso il suo esempio, la sua sete di scoperta e la ripreso le splendide parole del professore di filosofia cura delle piccole cose. Pietro Carmina, deceduto nel crollo della palazzina a A completare la riflessione sulla pace costruita dal Ravanusa, scritte ai suoi studenti in occasione del pen- basso, la visione del film “L’acqua, l’insegna la sete” di sionamento: un invito a non sprecare nemmeno un se- Valerio Jalongo, che ripercorre la storia di un profes- condo della propria esistenza e a correre dei rischi se sore e di alcuni suoi studenti 15 anni dopo la parteci- si crede veramente in qualcosa. Citato anche Pasolini: pazione ad un concorso di videomaking, per rimarca- “Se qualcuno ti ha educato, può averlo fatto solo con il re come le radici della pace debbano davvero essere suo essere, non con le sue parole” a evidenziare che ricercate nel dialogo, nell’educazione e nella dignità è l’esempio, non la capacità oratoria, il vero motore lavorativa…le basi per condurre una vita all’insegna del dialogo. La testimonianza di uno studente egiziano della felicità, l’unico sentimento che, se condiviso, è in arrivato in Italia su un barcone nel 2016, a 14 anni, e grado di garantire la pace. diplomatosi come meccanico ai Salesiani non poteva 30 GENNAIO: FESTA DELLA FAMIGLIA Fraternità che genera linfa per le nostre famiglie di Francesco Cristinelli Il mese di gennaio ci richiama a vegliare sulle nostre Molto insolita la scena raffigurata: la Sacra Famiglia famiglie, sulle relazioni che viviamo al loro interno e a intenta a fare il bucato! Che stranezza. Maria inginoc- custodire i tempi e gli spazi che nutrono il nostro esse- chiata vicino ad una limpida pozza d’acqua, è intenta a re famiglie oggi. Da qui il desiderio di gustarci dei mo- fare il bucato; il bambino Gesù raccoglie i panni lavati menti per camminare, stare insieme, vivere relazioni: in un mastello e li porge a Giuseppe che li stende ad le Messe di domenica 30 e il momento di gioco dopo la asciugare sul ramo dell’albero più vicino. Tre persone, Messa delle 10 per rilanciare il nostro stare insieme, ci ognuno con un suo ruolo. La responsabilità, la cura e hanno ricordato come la fraternità, anche nella sem- il dono di ciascuno genera una sovrabbondanza, la fa- plicità, è un continuo spazio per generare linfa per le miglia. L’unico che guarda fuori della scena è Giusep- nostre famiglie. pe: fissa ciascuno di noi invitandolo a prendere parte L’esperienza di uno straordinario, che ci richiama alla alla vicenda. cura di un ordinario, ci aiuta a ridonare priorità e valore La scena è tenera e affettuosa: ci richiama a coltivare ad un tempo quotidiano dove la famiglia è dono per le le nostre relazioni e a raccontare uno spazio di bene vite di ciascuno. nel nostro quotidiano per essere generativi. Questo tempo della famiglia per la nostra parrocchia è Perseveriamo nel coltivare le nostre famiglie nella vita stato raccontato con due segni: il salino per ricordare di tutti i giorni: per questo vi aspettiamo il 6 febbraio a ciascuno di insaporire la vita con il proprio “sapore” alle 18.30 on line e il 20 febbraio alle 16 in oratorio e l’opera d’arte di Lucio Massari dedicata alla famiglia per condividere due momenti formativi che mettono al di Nazaret. centro le nostre famiglie e ciascuno di noi.
UNITA’ DEI CRISTIANI “IN ORIENTE ABBIAMO VISTO APPARIRE LA SUA STELLA E SIAMO VENUTI QUI PER ONORARLO” (MT 2,2) I cristiani di Sesto uniti alla luce della stella cometa di Stefania Granata Sono risuonati nella chiesa di San Giovanni Batti- Il parroco, don Carlo ha richiamato il segno della sta, mercoledì 19 gennaio, i canti della liturgia or- stella come luce nella notte, risonanza della notte di todossa e cattolica, il suono del cembalo, le paro- Pasqua che nel preconio acclama: “come ai magi la le a commento della Parola di Dio, le invocazioni di stella, a noi ci fa guida nella notte la grande luce di preghiera. Il vangelo dei Magi, scelto quest’anno, Cristo risorto”. per la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, Dopo le preghiere di intercessione per il mondo inte- ha raccolto intorno a quella stella sorta in Oriente, i ro, i cinque celebranti hanno composto insieme una cristiani provenienti da diverse chiese presenti a Se- stella cometa, ponendola su uno sfondo scuro, poi i sto San Giovanni. La chiesa ortodossa rumena con presenti lo hanno ricoperto di stelle, indicando l’am- Padre Laurentiu, quella copta con Padre Arsanois, bito in cui si impegnano ad essere testimoni e segni Padre Bishoy e il coro, la chiesa evangelica pente- di luce. Il buio che avvolge il nostro tempo possiamo costale “Sorgente di vita” con il pastore Pellerito. La illuminarlo portando insieme Gesù nel mondo. stella era il segno che ha guidato i Magi da luoghi A chi ha vissuto questa esperienza, rimane il deside- lontani e da diverse culture verso Gesù bambino, e rio di continuare nella conoscenza e collaborazione rappresenta un’immagine di come i cristiani si uni- vicendevoli. Tante potrebbero essere le occasioni di scono in comunione tra loro mentre si avvicinano a incontro, oltre all’appuntamento annuale di preghie- Cristo. Quando si trovano alla presenza del Signore e ra per l’unità: visite reciproche, inviti nella catechesi, pregano insieme, sono come i Magi che si sono ingi- momenti di approfondimento e di formazione. Acco- nocchiati, adorandolo ed offrendo i loro tesori. Nella gliamo l’invito del Concilio Vaticano II che nel decreto preghiera comune aprono i loro tesori, ci scambiamo sull’Ecumenismo Unitatis Redintegratio, 7 scrive: “Si doni e diventano segno di unità. ricordino tutti i fedeli che tanto meglio promuove- Una occasione per vivere la dimensione ecumeni- ranno, anzi vivranno in pratica l’unione dei cristiani, ca della comunità cristiana. L’ecumenismo, il mo- quanto più si studieranno di condurre una vita con- vimento a favore dell’unità dei cristiani, infatti “non forme al Vangelo”, consapevoli del cammino percor- è soltanto una qualche appendice, che si aggiunge so fin qui grazie alla fede e all’impegno di tanti uomi- all’attività tradizionale della chiesa. Al contrario, ni e donne, e di quello ancora da intraprendere anche esso appartiene organicamente alla sua vita e alla con il nostro contributo personale e comunitario. sua azione e deve, di conseguenza, pervadere questo insieme ed essere come il frutto di un albero che, sano e rigoglioso, cresce fino a raggiungere il suo pieno sviluppo” (dalla Lettera enciclica sull’impegno ecumenico Ut Unum Sint, 20). L’iniziativa di preghie- ra è frutto di relazioni costruite pazientemente con le diverse realtà cristiane presenti in città, nate dal desiderio di reciproca conoscenza e di collaborazio- ne fraterna, anche grazie alla commissione decanale ecumenismo e dialogo interreligioso. Nell’appassionato sermone il pastore pentecostale ci ha invitati, sull’esempio dei Magi, a cercare Cristo, il solo che può colmare il nostro vuoto e rispondere al desiderio di pace. NEL MESE DI DICEMBRE Sono tornati a casa - GALBIATI CLEMENTINA - PULICI IDILIA - AZZOLINI ALBERTINA - GENCHI PAOLO - RENNA SESTILIO - BORGONOVO STELVIO BRUNO - GRITTI ANTONIO - RONCONE GIUSEPPE - CARRA GRAZIELLA - GRIZZUTI MARIA DOMENICA - RUBINI RAFFAELE - CATINO CARMELA - IMBERTI LUIGI ANDREA - STRAZIOTA CRISTINA - COLOMBINI GIANBATTISTA - LOMBARDO GIUSEPPE - D’ARINO MARIACARMELA - MANDRINO PIERLUIGI - FASANO VITO - PISTORE MARCO
OSLnews Giornalino Oratorio San Luigi Sesto San Giovanni EDUCARE: GESTO DI SPERANZA Settimana dell’educazione degli oratori della città di Sesto. Incontro con Franco Nembrini Stasera vi racconterò quello che ho visto e quello che mi è successo, quello che mi è successo prima da figlio, poi da insegnante, poi da padre, senza avere la pretesa di insegnare niente a nessuno. Lo dico con assoluta sincerità, anche perché ho imparato che la questione dell’educazione oggi porta con sé tanta fatica e tanto dolore e non mi sorprende più scoprire che in un uditorio come quello di stasera ci siano persone con situazioni particolarmente faticose e dolorose nei confronti dei propri figli, dei propri alunni, nel fare il mestiere di insegnante e di educatore; quindi lungi da me l’idea di aver qualcosa da insegnare a qualcuno, mi limiterò a fare alcune osservazioni che mi sembrano interessanti, che mi sembra possano aiutare questo faticoso compito che abbiamo tutti, perché siamo tutti educatori. La prima cosa di cui dobbiamo renderci conto è proprio questa, cioè che il proprium dell’uomo è l’educazione, perché l’educazione è quella cosa misteriosa per cui, per il fatto stesso che esistiamo, educhiamo. Tutti in mettiamo al mondo un bambino qual è la sua caratteristica? E’ qualche modo educano e tutti sono educati continuamente, che ha un cuore che attende dalla vita una possibilità di bene; perché la vita è un’educazione continua, se per educazione si la vita quando nasce ha in sé una promessa di bene. Allora un intende appunto non un addestramento, non l’acquisizione di bambino quando viene al mondo e quando poi diventa grande determinate competenze, che sono un aspetto dell’educazione, non fa altro che il suo mestiere; e il mestiere del bambino ma se si intende una compagnia che gli adulti fanno, che una sapete qual è? Guardare… i nostri figli ci guardano sempre. A generazione di adulti fa a una generazione di giovani, perché me piace pensare che fin dal grembo materno i nostri figli ci questa generazione di giovani risponda all’attesa che ha di guardano, ci ascoltano e poi escono fuori e cominciano a sentire felicità, di bene, che la vita sia buona, che la vita sia una cosa la realtà intorno e guardano; sembra che dormano e guardano positiva. Se l’educazione è questo, sempre educhiamo, tutti sempre, sono all’asilo e guardano, vanno a scuola e guardano, educhiamo; poi c’è quel mestiere particolare che è il genitore giocano coi coetanei e guardano, guardano sempre. E cosa e quel mestiere particolare che è l’insegnante che hanno guardano? Guardano il mondo degli adulti che hanno davanti, una loro fisionomia e una loro caratteristica. Ma l’educazione prima nel chiuso del grembo materno, poi la culla, la famiglia, come testimonianza delle ragioni per cui si vive è ciò che ci la casa, la scuola, fino al mondo intero, ma non fanno altro che accomuna tutti. La prima cosa che vorrei dire è questa. Si guardare incessantemente. E cosa cercano? Cosa chiedono continua a parlare di emergenza educativa, ormai è diventato quando guardano così intensamente? A me sembra di aver di moda, ma cerchiamo di capirci almeno sui termini, cioè di imparato questa cosa in modo clamorosamente chiaro con mio che cosa stiamo parlando quando parliamo di emergenza figlio Stefano, il più piccolo (io ho 4 figli maschi), quando una educativa. Spero di non sembrare troppo drastico, troppo domenica pomeriggio stavo correggendo i temi, mi ero un po’ categorico, ma l’idea è questa: siamo veramente in un’epoca “abbioccato” quando a un certo punto mi riscuoto e all’angolo del di un’emergenza educativa che non si è mai verificata prima. tavolo vedo mio figlio, gli vedevo solo gli occhi perché arrivava Mi sembra stia accadendo qualcosa che non si è mai verificato giusto all’altezza del tavolo. Incrociando lo sguardo di mio figlio prima, cioè una grande fatica da parte di una generazione di sono rimasto proprio folgorato da questa idea, perché in quel adulti a testimoniare, a comunicare ad una generazione di momento io non potevo sapere da quanto fosse lì; poteva giovani le ragioni della propria speranza. Una generazione essere lì da 30 secondi o da tre minuti ed evidentemente era di adulti debole o povera di speranza, che fa fatica a sostenere venuto a cercarmi, a guardarmi, non avendo particolari esigenze la speranza con cui i figli vengono al mondo e sentono di da pormi; non era venuto perché aveva bisogno di mangiare, diventare grandi, a sostenere la promessa di bene con cui di bere o di altro; silenzioso si era avvicinato e guardava suo i nostri figli vengono al mondo. In questo senso mi sento di padre e io in quello sguardo mi sono sentito trafiggere da dire la cosa secondo me più decisiva: quando parliamo di questa impressione da questa idea, che lo sguardo di mio figlio emergenza educativa il problema non sono i figli e non sono contenesse una domanda radicale, è come se mi avesse fatto gli adulti, siamo noi. L’emergenza educativa segnala che il la domanda: “papà assicurami che valeva la pena venire al problema dell’educazione è l’adulto. Benedetto XVI usando mondo”! Io dico che l’educazione comincia quando un adulto, un’espressione interessantissima nella lettera sull’educazione incrociando lo sguardo di suo figlio, ma anche del ragazzo che alla diocesi di Roma del 2008, fa un’affermazione passa per strada, sente in quello sguardo la radicalità di questa semplicissima e bellissima: i nostri figli vengono al mondo domanda e di questa responsabilità: assicurami che valeva la esattamente come siamo venuti al mondo noi, i nostri nonni, pena venire al mondo, perché è l’unica cosa che i nostri figli ci come sempre è venuto al mondo l’uomo. I nostri figli vengono chiedono, è l’unica cosa a cui hanno veramente diritto, è l’unico al mondo fatti da Dio, son fatti da Dio, son fatti bene; e quando dovere che abbiamo verso di loro,
tutto il resto è secondo rispetto a questo. E’ l’unica cosa che e ad assumerci la responsabilità delle conseguenze, non ne i nostri figli si aspettano. Sono venuti al mondo come Dio veniamo più fuori. Si confonde il problema dell’educazione comanda, con quel cuore che dice il Papa, che attende, con una con le riforme istituzionali, col problema della scuola, ma la promessa di bene. Continuano a guardare e in questo senso radice dell’educazione è questa constatazione semplice, che credo di dire la cosa più laica del mondo, qualcuno mi ha fatto tuo figlio vuole essere contento, vorrebbe essere sicuro che la un’osservazione dicendo: sappiamo da che mondo provieni! vita compia la promessa di bene con cui è venuto al mondo. Certo sono cristiano, ma non importa. Se vi alzaste tutti e Tutto il resto sta dentro questa grande ipotesi buona. Ma se mi diceste sinceramente “io non credo, sono ateo”, sarebbe il figlio viene al mondo e sente solo maledire la giornata, se uguale, vi sfiderei su questo, perché non sono io che vi sfido, sente maledire il lavoro, la fatica, la fedeltà, se sente odiare la non è una cosa che mi sono inventato io. Io vi chiedo di guardare debolezza dell’altro invece di sentirla perdonata è chiaro che i vostri figli e dirmi se si può evitare questa responsabilità e comincia a disperarsi. Io quando penso al mio povero papà questa domanda, perché mi pare che sia proprio posta per penso a uno che viveva così. natura questa questione e ciascuno di noi tenterà lealmente una propria risposta, una propria ipotesi, ma quello che io mi sento di dire con forza è che i nostri figli, i nostri alunni, hanno il diritto di aver davanti degli adulti che hanno una ipotesi da offrire loro anzi che sono essi stessi una testimonianza vivente di una ipotesi di risposta a questa domanda. E vengo alla parola forse decisiva: se è così come io credo, l’educazione è sempre MESSA DEGLI ORATORI una testimonianza. L’educazione rarissimamente ha bisogno di parole, contrariamente a quello che pensiamo. L’educazione “Chiamati alla pienezza della gioia” è per sua natura una testimonianza. Una generazione di padri, come il mio, che dicevano una parola alla settimana, hanno LUISELLA GRASSI tirato su fior di figli! Raramente l’educazione si serve della Lunedì 31 gennaio, i ragazzi e i giovani della Diocesi di Milano si parola, se non per descrivere ciò che si vive come esperienza. Invece noi molto spesso sostituiamo la parola a un’esperienza sono riuniti a celebrare, a pregare e a ringraziare il Signore, per che manca. L’educazione è una di quelle cose che quando se il dono dell’oratorio. L’hanno fatto in contemporanea nei singoli ne parla troppo vuol dire che non c’è. Il dovere che abbiamo decanati, al termine della Settimana dell’educazione e nella memo- di fronte ai nostri figli è rendere loro la testimonianza di un ria di san Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù. È stata bene possibile, di una felicità possibile. Papà assicurami che denominata “la” Messa degli oratori e non le Messe degli oratori, valeva la pena venire al mondo; poi diventano grandi e la per la comunione che la forza dell’Eucaristia è capace di generare. domanda si dettaglia ulteriormente e si specifica e diventa per Gli oratori della nostra città si sono ritrovati nella Basilica di Santo esempio: papà perché devo fare quello che mi dici? Ciascuno Stefano. Ha presieduto la celebrazione il Decano, don Roberto, di noi propone ai nostri figli la cosiddetta scala di valori, cose mentre a dare il benvenuto ci ha pensato don Andrea, responsabile giustissime in cui crediamo, ma il figlio a un certo punto ti dice: della Pastorale Giovanile di Sesto. La straordinarietà del ritrovarsi spiegami perché dovrei essere buono, onesto, perché bisogna è un segno di unità importante ed esprime il desiderio di cammi- fare dei sacrifici in un mondo che dice spesso esattamente il contrario? Perché ti dovrei venire dietro, perché i suggerimenti nare insieme nell’educazione dei più piccoli. che mi dai dovrebbero essere utili alla vita? Voi che risposta L’incontro di lunedì si è rivelato anche l’occasione per ascoltare la date quando i figli, esplicitamente o no, fanno questa domanda? testimonianza vocazionale di don Alberto che, lasciatosi provocare Perché telo dico io che sono tuo padre? Diteglielo, poi venite a dalle letture della Messa, ha dato testimonianza del suo cammino raccontarmelo. Perché lo dice il prete in chiesa? Buonanotte! che lo porterà all’ordinazione sacerdotale nel prossimo mese di Perché lo dice la costituzione? Sai cosa gliene frega a questi giugno. Per don Alberto l’oratorio è stato come una seconda casa, della costituzione! Alla domanda perché bisogna essere buoni, dove vivere e crescere nella fede; dove ricevere tutto l’affetto e le voi cosa rispondete? Capite cosa intendo quando dico che attenzioni necessarie per imparare ad essere protagonista della è una testimonianza? Sintetizzo questa prima questione con propria vita e a prendersi cura del mondo, mettendo in gioco le un brano, cap.6 del Deuteronomio, bellissimo, che leggo da proprie capacità; dove costruire relazioni vere e vivere il perdono; quando avevo vent’anni ed è rimasto per me una delle più dove sentirsi chiamati dal Signore alla pienezza della gioia, nel efficaci sintesi di cosa vuol dire educare. Dice così: quando tuo figlio in avvenire ti domanderà che cosa significano queste dono definitivo di sé. norme e queste regole che il Signore vostro Dio vi ha dato, Inoltre, don Alberto ha ripreso il brano del Vangelo nel quale che tradotto vuol dire “ma perché dovrei fare come mi dici?”, l’evangelista Matteo racconta di quando Gesù ha accolto i bambini tu risponderai a tuo figlio così: “eravamo schiavi del faraone in venuti a lui e li porta come esempio, di chi, pronto alla conver- Egitto e di là ci ha tratti il Signore con mano grande e potente sione, desidera “entrare nel regno dei cieli”. Richiamo questo per e ci ha dato la terra che aveva giurato ai nostri padri di darci gli educatori perché diventino maestri di fiducia e abbandono, . . . . così da essere felici come appunto siamo oggi”. L’unica secondo anche l’esempio di San Giovanni Bosco. risposta seria che si può dare a un figlio che chiede perché dovrebbe fare come gli diciamo, è che tu gli pianti gli occhi negli occhi e gli dici: figlio mio, perché io sono contento! Guarda la vita che faccio, paragonala con quel che vedi in giro, guarda me e la mamma, guarda come usiamo i soldi, il tempo, la casa le energie, ascolta tua madre che canta di giorno, ascolta tuo padre che fischia quando va a lavorare e decidi tu se val la pena vivere così. Noi cerchiamo di testimoniarti una felicità che viviamo noi innanzitutto, così da essere felice come noi siamo oggi. Tra l’altro si tratta di cose che non dovrebbero neanche essere dette: la felicità o c’è o non c’è, e questo si vede. Il figlio ti guarda e vuol sapere se quello che gli suggerisci prima di tutto rende felice te, se hai una ragione tu di bene, di speranza, di felicità per la vita. Se non cominciamo a ridirci queste cose
“CHIEDERE PERDONO SARA’ LEGGERO” PRIME CONFESSIONI DEI NOSTRI RAGAZZI Anna Lisa Bassi Lo scorso 15 gennaio mia figlia Emma insieme ad altri bambini di quarta elementare ha ricevuto il sacramento della prima Confessione. Non è facile accompagnare la propria figlia a questo passo. Aiutarla a capire quali errori – perché peccati davvero è difficile chiamarli – confessare al sacerdote e a Dio. Aprire il proprio cuore è difficile an- che per noi adulti, figuri- amoci per un bambino di nove anni! Non sempre abbiamo trovato il tempo di guardare insieme tutte le sere il “cartoncino giallo” che ci guida nell’esame di coscienza. Ma poi, nel corso della funzione, capisco l’importanza di quei momenti in cui, con Emma, abbiamo avuto conferma dell’esistenza di Dio e del suo amore, sentendo più che riflettendo. Per esempio ogni volta che abbiamo osservato insieme la bellezza della natura - i colori delle foglie autunnali, la forma delle nuvole, i fiori che rinascono sugli alberi in primavera. E per questi doni abbiamo sempre ringraziato, insieme. Un altro elemento molto bello che è stato trasmesso ai bambini è che nelle nostre giornate ci può essere anche qualcuno che con un gesto o una parola ci ricorda l’amore di Dio. E allora l’idea di chiedere il perdono sarà sembrata più leggera, anche a Emma. Ora lei sa che qualunque sbaglio pos- sa fare, che anche se un giorno dovesse sentirsi da sola nel deserto, il Signore non la abbandonerà e la andrà sempre a cercare per perdonarla. A me il compito di ricordarglielo e di incoraggiarla a vivere la sua vita quotidiana riconoscendo la presenza di Dio nelle cose più semplici.
SEGNI DEL SUO AMORE CAPODANNO 2022 Miriam Cianciulli Tutto è partito da una parola grande: servizio; il desiderio di inaspettata di poter vedere la Sacra Sindone in occasione mettermi al servizio del prossimo ¬– nel periodo dell’anno del Capodanno di Taizé, tenutosi proprio nella città di dove maestosi cenoni fanno da padrone – è stata la Voce Torino. L’esperienza di questa – per me – nuova modalità che mi ha portata ad affidarmi totalmente all’esperienza di preghiera è stata davvero forte: quanto è bello vedere del SERMIG (Servizio Missionario Giovani) di Torino. La tanti giovani riuniti insieme e sentirsi parte di un cammi- realtà del Sermig è qualcosa di autentico, si respira frater- no comunitario; tra canti e momenti di adorazione della nità e comunione, non solo tra le persone che vi abitano, croce ho davvero respirato un clima di autentica fraternità ma soprattutto verso l’altro, quell’altro che Gesù ci ricorda e spiritualità. Altro momento forte di preghiera è stato sempre di accogliere e amare « in verità io vi dico: tutto sicuramente il cosiddetto Cenone del digiuno, una veglia di quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più capodanno organizzata nella bellissima chiesa del Sermig piccoli, l’avete fatto a me». Ho imparato che mettersi al dove, partendo dal brano evangelico della moltiplicazione servizio dell’altro vuol dire fare ciò di cui c’è realmente dei cinque pani e due pesci, si è ripercorso l’anno appena bisogno, senza scegliere, e al Sermig ogni giorno è pieno concluso affidando a ciascun pane una parola significativa di cose da fare: servizi per la vita comune, pulizie, raccolta per questo capitolo ormai giunto al termine e restituendo e smistamento di vestiti, giochi per bambini, alimenti, e ciascuno un contributo economico: ciò che ognuno di noi tanti altri beni di prima necessità che hanno come unico avrebbe speso in un ipotetico cenone di capodanno, il tutto obiettivo quello di essere spediti in altri sedi del Sermig di reso ancora più emblematico dalla decisione di saltare la tutto il mondo. Ho imparato anche che due paia di mani in cena – da qui il titolo Cenone del digiuno. Questi giorni più possono fare davvero la differenza, che il contributo di sono stati per me segno di amore vero fraterno, attraverso ciascuno è molto importante, non solo perché è più bello le persone che ho incontrato e con le quali ho condiviso le insieme, ma soprattutto perché insieme si va più veloci, e giornate ho visto e sentito la presenza tangibile di Dio e ho in una realtà come questa, dove c’è tanto da fare, è fonda- sperimentato che siamo davvero tutti fratelli di un unico mentale. Durante questi giorni non ho solo dato, ma ho Padre, che ci invita ancora una volta ad amarci gli uni gli anche ricevuto tanto, primo dono fra questi la possibilità altri come Lui ha amato noi.
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