Eco-City o Emerald City? Governo del consumo di territorio e misura del piano - Firenze University Press
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Introduzione Eco-City o Emerald City? Governo del consumo di territorio e misura del piano Camilla Perrone 1. No more green than any other city… gestivo, rileggere questi racconti alla luce delle storie delle nostre terre reali: mondi verdi e piacevoli che Emerald city (1910) è la città immaginaria della lentamente si sono trasformati in mille emerald cities terra di Oz raccontata nei libri di Frank Baum. Situa- «no more green than any other city». Quasi come se ta al centro della terra di Oz, essa è il punto di arrivo una volontà demiurgica (il mago di Oz) avesse ma- della famosa strada di mattoni gialli (yellow brick ro- gicamente dotato tutti di occhiali verdi, lenti defor- ad) che comincia nel paese di Munchkin. manti in grado di farci credere di vivere nel mondo In The Wonderful Wizard of Oz (1904), il primo migliore possibile, dapprima abbagliati dall’ambizio- libro della serie, i muri sono verdi, ma non lo è tut- ne della forza e del potere (gli smeraldi e i gioielli di ta la città. Singolare è che a coloro che intendono Emerald City); poi illusi dall’artificio delle lenti co- entrarvi è richiesto di indossare occhiali con lenti lorate; infine totalmente plagiati, senza più nemme- verdi (green-tinted eyeglasses) allo scopo (apparente- no lenti, finzioni o incantesimi; solo inconsapevoli mente) di proteggere i loro occhi dalla brillantezza soldati di fronte all’inevitabilità del destino, proprio e dalla gloria della città. In realtà gli occhiali sono come gli abitanti di Emerald City che, anche senza in- solo un dispositivo per fare in modo che ogni co- dossare lenti colorate, credevano di vedere tutto ver- sa appaia verde, anche quando essa non è più verde de intorno a sé. che in ogni altra città (no more green than any other city). Si tratta solo di un trucco creato dal mago per Non è forse possibile ritrovare, in queste sto- enfatizzare e riprodurre ciò che egli aveva notato di rie incantate, una riproduzione dei comportamenti quella terra dal momento in cui vi era atterrato con scellerati (contro l’ambiente e il territorio) di (appa- la sua mongolfiera; in altre parole, quanto verde e rentemente) inconsapevoli «soldati», abbagliati dal piacevole essa apparisse (prima che egli costruisse la riflesso di smeraldi splendenti? Persino alcuni proto- sua città). tipi contemporanei di città del futuro – potremmo Nel secondo libro (The Marvelous Land of Oz – forse definirli modelli di eco-city ispirati dal pote- 1910), e poi a seguire negli altri, la città, inizialmente re delle lenti verdi – sembrano essere solo riflessi di narrata come completamente verde, viene descritta Emerald City. Animati da ottimi principi, nuovi in- invece come costruita in vetro verde, con smeraldi dicatori, ispirazioni influenti all’ombra delle energie e altri gioielli. Alla fine, il verde diventa solo un co- rinnovabili e soluzioni architettoniche raffinatissime, lore predominante, gli edifici sono decorati con oro ci seducono e ci accompagnano sulla yellow brick ro- e la gente aggiunge altri colori secondo le proprie ad verso la nuova Emerald City, senza però riuscire a preferenze. raggiungerla. Tianjin Eco-City ne è un esempio: una Sebbene siano tante le interpretazioni di questa città modello per lo sviluppo delle città cinesi del fu- immaginifica saga della terra di Oz, appare oggi sug- turo, progettata a 150 km dalla capitale Beijing nei Camilla Perrone e Gianfranco Gorelli (a cura di) Il governo del consumo di territorio. Metodi, strategie, criteri ISBN 978-88-6655-190-4 (print) ISBN 978-88-6655-191-1 (online PDF) © 2012 Firenze University Press
VIII Il governo del consumo di territorio Fig. 1 – (A sinistra) Particolare di Tianjin Eco-City proposta come prototipo delle future città cinesi, progettata da Surbana Urban Plan- ning Group. Fig. 2 – (A destra) Emerald City in una delle numerosissime restituzione immaginifiche della celebre città raccontata nel romanzo Il Mago di Oz di Frank Baum ad opera di P.D. White (http://www.pdwhite.com/emeraldcity.html). pressi del Business Park della Tianjin Economic-De- La città è oggi dominio conteso tra tecnica e poli- velopment Area; un prototipo replicabile a qualun- tica, ma entrambe sembrano fallire, se non in qualche que scala. Un paesaggio futuristico verde di 30 km timido esperimento, nel perseguire il sogno di Eme- quadrati per 350.000 abitanti che potranno scegliere rald City. Sia che si osservino le forme dell’abitare, sia differenti tipologie di paesaggio comprese tra i più che si indaghino i trend, i modelli e gli ordinamenti banali estremi di sun-powered solarscape e di greenery- dello sviluppo urbano, l’orizzonte verde appare sem- clad earthscape organizzati da un sistema di trasporto pre più sfocato. Dal canto suo inoltre, anche il siste- di metropolitana leggera1. Altri esempi si potreb- ma attuale di pianificazione sembra inadeguato alla bero forse citare al confine tra realtà e «invenzione portata della sfida ambientale. neo-futurista», alcuni forse più convincenti di altri. Possiamo forse solo ripartire da una consapevo- Sicuramente tutti nati da una nuova grande consa- lezza: le città che conosciamo sono il risultato dell’in- pevolezza: la finitudine delle risorse (l’importanza tenzione ordinatrice del progetto politico. Se questo del «verde» intorno a noi). Tuttavia profondamente è vero, è forse legittimo dubitare dell’intezionalità incapaci di proporre un modello realmente alterna- della politica. Certo la tecnica non può sostituirsi alla tivo al rovinoso trend anti-ambientalista che sem- politica e sicuramente perde di efficacia in assenza di bra accomunare anche le proposte animate da buoni un vision. Forse è in entrambe le direzioni che una principi. Ed è così che Emerald City resta solo un nuova ricerca dovrebbe essere intrapresa. orizzonte immaginifico e che crediamo che le città intorno a noi siano verdi o che lo stiano diventando (che rispettino quindi i principi di una sostenibilità 2. Le sfide della politica, le risposte della tecnica integrata), per effetto di artifici magici. Ma quando e la natura della CITY potremo veramente fare a meno delle lenti verdi per vedere il verde intorno a noi? In un libricino del 1917 scritto da Patrick Ged- des e Victor Branford e intitolato The making of the Questa storia ci racconta almeno una cosa: la cen- Future. The Coming Polity. A Study in Reconstruction tralità (e l’urgenza) di un modo nuovo di abitare e di (London, Williams and Norgate), si legge questa de- fare città. finizione di città:
Introduzione IX A town becomes a true city in the measure that dello spazio alle norme che presiedono all’assegna- it develops new and higher powers to enrich and zione e all’uso dei diritti): (1) finalità politiche del enhance the inner life of its citizens, to combine governo del territorio; (2) riconoscimento dei carat- their diverse interests into an ethical polity, and teri territoriali esistenti; (3) modelli di ordinamento to evoke those high gifts of personality which ma- spaziale (come nel modello del Greater London Plan ster circumstance, transcend tradition, and rise on di Abercrombie) (Mazza, 2010). Se la pianificazione the wings of the spirit into the realm of creative è stata alternativamente, nelle esperienze del passato, culture. That is what many historic cities have, in uno strumento per perseguire le finalità della politica their different ways, done for, their citizens, and so o una tecnica al servizio di finalità date dalla politi- became real centres of spiritual life for their time ca, oggi dovrebbe provare a scegliere un dominio di and region, and even to this day for us. (Branford, efficacia chiarendo il ruolo che intende assumere nei Geddes, 1917, 143) confronti della politica. La confusione protratta fino ad oggi ha permes- Come scrive Luigi Mazza in un testo di rilet- so, almeno in certi contesti italiani – forse meno nel tura critica di questo libro (di altri scritti di Ged- panorama europeo –, alla rendita e alla proprietà des) «Geddes non ha una teoria politica, come non fondiaria di orientare la vision della politica (intesa ha una teoria della pianificazione; Geddes ha una come strategia di gestione collettiva dei beni comuni teoria dello sviluppo. La teoria è basata sull’appli- e conseguente assegnazione dei diritti, resa autoritati- cazione dei principi evolutivi alla società umana, va dalle norme di un piano), se non, in certi casi, ad- colta nei rapporti con lo spazio in cui è insedia- dirittura sostituendola, verso una visione proprietaria ta. Nell’ambito della teoria, e strumentali ad essa, del territorio. Tutti meccanismi ormai noti e diffu- Geddes colloca i suoi metodi e le sue tecniche di samente trattati nella letteratura più recente 6. Essi pianificazione (Mazza, 2008, 91). Quello che do- vengono affrontati da raffinatissimi dispositivi tec- vremmo cercare nelle parole di Geddes e di Bran- nici di perequazione e compensazione utilizzati per ford, non è tanto una definizione (o una teoria) di organizzare il disegno dello spazio e assegnare i diritti pianificazione o di politica, quanto piuttosto la de- in assenza di una vera e propria visione della politi- scrizione di ciò verso cui tecnica (spatial planning) ca, piuttosto alla presenza di una sempre più diffusa e politica (governo del territorio o spatial governan- inconsapevolezza delle conseguenze e del potere del- ce) dovrebbero tendere, recuperando ciascuna il la suddivisione dello spazio e del disegno dei confini proprio ruolo2. (della sua tendenza a permanere). Se le radici della nostra disciplina ci consegna- Di fatto gli ultimi trent’anni del governo del no esperienze e piani di valore esemplare3 come il territorio italiano sono stati caratterizzati da alcuni piano per Barcellona di Cerdà4 e il Greater London eventi/comportamenti ricorrenti (Perrone, 2011): Plan di Abercrombie5 (Mazza, 2010), le ragioni del- una grande debolezza del governo del territorio; l’i- la tecnica contemporanea non riescono a tradurre nadeguatezza della tecnica (per lo più mal utilizzata); la portata di tale eredità in una nuova agenda sta- la proliferazione di strumenti e dispositivi di natu- tutaria della disciplina urbanistica, che sia in grado ra compensativa (perequazione, compensazione) o di soddisfare le ragioni della politica e realizzare la per la misurazione (indicatori, ecological footprint, «city» di Geddes e Branford. carrying capacity, ecosystem services etc.) (Perrone, L’ormai diffusa commistione (confusione) di ruo- Zetti, 2010); la diffusione di strumenti e processi di li e compiti tra pianificazione dello spazio (intesa co- natura negoziale per gestione del territorio. me tecnica di suddivisione dello spazio e disegno dei Singolarmente o in simultanea, questi processi en- confini) e governo del territorio (intesa come asse- trano nel dibattito intorno al governo del consumo di gnazione autoritativa dei diritti), ha rotto la triade territorio (attuato attraverso strategie e dispositivi di strutturale che dovrebbe caratterizzare la formazione dimensionamento dei piani) e all’efficacia di modelli di un piano (inteso come associazione del disegno di ordinamento spaziale (città policentrica; Regional
X Il governo del consumo di territorio City; Polycentric o Polynuclear Urban Region, Polycen- territorio» implichi un’attenzione e un impegno, che tric network, etc.) adeguati al perseguimento di questo vanno oltre l’unico e assertivo messaggio di conteni- fine. Un dibattito (ormai europeo e internazionale), mento del consumo di suolo. E a questo proposito dominante, che pone l’accento su alcune questioni Arturo Lanzani scrive: «la tesi che qui vogliamo avan- fondamentali, tornando a riflettere sulla forma, sul zare […] è che questa nuova stagione di consumo di ruolo, sulla natura e sul futuro della città (CITY op- suolo non sia più legata a un epocale ridisegno o alla pure prendendo in prestito suggerimenti e definizioni crescita di consumi di spazio edificato pro capite di dalla letteratura: Regional City o City Region7). Offu- abitanti e di addetti, ma si leghi anche e soprattutto scando la vera natura dei processi di urbanizzazione a processi assai più problematici non solo dal punto degli ultimi trent’anni, il modello dualista urban/su- di vista ecologico e paesistico, ma anche economico e burban worlds che ha prodotto una riflessione ormai sociale» (Lanzani, 2011, 152). obsoleta intorno alla metropoli e ai suoi malanni, ha Sulla soglia degli anni Novanta il «cattivo» di- innescato processi devastanti, sull’ambiente e sull’u- mensionamento dei piani mostra le sue conseguenze so delle risorse, sull’efficacia della pianificazione dello più esplicite nella crescita dell’urbanizzato diffuso, spazio e del governo del territorio. nel consumo indifferenziato di suolo (o comunque Due quindi le questioni dominati che si possono differenziato in base a parametri economici indiffe- estrapolare in questo contesto: (1) governo del consu- renti al sistema di relazioni morfo-antropologiche mo di territorio e dispositivi per il dimensionamento del territorio) e nel dissolvimento della forma città della pianificazione; (2) modelli/processi di ordina- nella forma metropoli (dello sprawl metropolitano mento spaziale (nel contesto delle politiche europee, e della periferia diffusa) o anche in processi di ur- nel dibattito nordamericano e nel caso italiano). banizzazione regionale ancora da decodificare9. Ed è proprio in questo periodo che si affermano le politi- che integrate di «governo del territorio» (si parla di 3. Governo del consumo di territorio e svolta del governo del territorio, potremmo quasi dire dimensionamento dei piani la prima svolta), consolidate attraverso leggi, strut- ture, organi e strumenti nelle mani delle istituzioni Governo del consumo di territorio e disposi- locali. Comincia una nuova stagione di europeiz- tivi per il dimensionamento della pianificazione zazione delle politiche pubbliche (e in particolare territoriale, sono due temi strategici del dibattito delle politiche urbane e territoriali) che fa sperare contemporaneo sulla «sopravvivenza» del territorio e nel buon governo del territorio. Si elaborano nuo- dell’ambiente, e sulla rigenerazione delle strutture in- ve declinazioni del tema della sostenibilità e si an- sediative, nel nuovo quadro dei cambiamenti clima- nunciano (qualche volta si sperimentano) politiche tici. Essi pongono nuove sfide che richiederebbero di riqualificazione e rigenerazione urbana (intesa an- innovazione e risposte efficaci (etiche e sostenibili). che come densificazione del diffuso), come strategie Ed è proprio con queste sfide che la ricerca sul te- di contenimento del consumo di suolo e qualifica- ma della carrying capacity e del dimensionamento zione degli «ambienti» urbani. Si inaugurano nuo- dei piani (svolta da una rete di dipartimenti e cen- vi processi che sembrano annunciare l’avvio di una tri di ricerca, per conto della Regione Toscana8), di promettente stagione all’insegna di ristrutturazioni cui questo libro costituisce uno degli esiti più appli- urbanistiche di aree dismesse, di riqualificazione di cativi, tenta di misurarsi (contribuendo aihmè solo infrastrutture esistenti, di contenimento della cresci- modestamente), suggerendo problemi, domande e ta estensiva. prospettive sintetizzate di seguito. Si tratta di un la- Promesse per lo più disattese dagli esiti di pia- voro di ricerca che ha preso le mosse da una questio- ni, progetti, politiche, azioni che hanno consegnato ne esplicita e diffusamente trattata sia nel dibattito un’evidenza innegabile: un paesaggio italiano spesso scientifico, sia nelle arene politiche, sia nella pratica affollato da oggetti confusamente sparsi sul territo- professionale; cioè che il «governo del consumo di rio, minacciosi, dissuasori di buone pratiche, divo-
Introduzione XI ratori di risorse, sistemi ambientali e resilience del leggi di riordino delle responsabilità dei governi lo- territorio; una perdita progressiva di qualità dell’abi- cali; fino all’ultima grande sfida (qui proposta come tare, di qualità dei paesaggi e di degrado ambientale orizzonte praticabile nell’ambito delle politiche ur- durata quasi trent’anni (Lanzani, Pasqui, 2011)10. banistiche e del quadro giuridico esistente, ispirato Oggi si torna su questi temi mettendo a fuoco dall’ormai noto modello SoBoN di Monaco di Ba- l’importanza del buon governo del consumo di ter- viera): definire nelle norme dei piani di governo del ritorio (piuttosto che del contenimento del consumo territorio, piani strutturali e/o strategici, a monte de- di suolo), superando quindi la logica dell’inevitabili- gli strumenti operativi (diversamente definiti dalle tà della crescita e della sua organizzazione. Potremmo leggi regionali di governo del territorio italiane: re- forse dire di trovarci nella necessità di intraprendere golamenti urbanistici, pianificazione operativa etc.), una seconda svolta nel «governo del territorio», a val- le regole di attribuzione di benefici privati (gestione le delle speranze (oggi disattese), riposte nella prima del plusvalore generato dall’investimento in quote stagione degli anni Novanta. Si tratta di un momen- di valore destinate ai privati e agli interventi/servizi to di rimessa a fuoco degli obiettivi della pianifica- pubblici), ricavati da investimenti di interesse pub- zione in un quadro de-finito di risorse, opportunità, blico pattuiti nell’ambito di partenariati pubblico/ valori e soglie. Un momento in cui diventa obbliga- privati e formalizzati attraverso dispositivi di nuova torio elaborare dispositivi e indicatori per il conteni- generazione (società di trasformazione, politiche fon- mento (e il buon governo) del consumo di territorio, diarie di gestione e trasferimento di diritti edificato- e per una gestione di qualità, orientata dalla ricerca ri e plusvalori e molti altri). Vincoli e norme per il di: garanzie di riproducibilità delle risorse, forme di contenimento del consumo di suolo, rifugio di una tutela dei beni paesaggistici e culturali e strumenti di certa urbanistica regolativa di vecchia generazione, valorizzazione delle forze di auto-organizzazione so- dovrebbero essere sostituiti o affiancati, e in parte lo ciale per la produzione del territorio (Perrone, Zetti, sono, da un sistema di politiche integrate di governo 2010). del territorio, capaci di intercettare e coordinare pro- La sfida è dunque quella di rallentare e ferma- cessi economici e dinamiche insediative, sostenibilità re la crescita contrapponendole dinamiche di riuso (ecologia e etica) dello sviluppo e qualità dei paesag- di territori già urbanizzati, sostituzione di porzioni gi. Come scrive Lanzani, «le considerazioni su una obsolete e trasformazioni di suoli agricoli o natura- domanda che produce trasformazioni della superficie li, opportunamente compensate, che siano realmente del suolo irreversibili e cariche di effetti indotti, ri- inevitabili o eccezionali. chiedono contestualmente un ragionamento sui mo- Questo è forse il compito più urgente che l’urba- delli di sviluppo, non possono essere assunte come nistica e le politiche contemporanee dovrebbero af- un dato, ma esigono un pensiero critico e al tempo frontare misurandosi con temi ormai editi, ma anche stesso progettuale che l’urbanistica italiana ha un po- con i nuovi approcci (eco-quartieri, transition towns, co perso il gusto di praticare» (Lanzani, 2011, 153). eco-city etc.) confermati da pratiche e esperienze di Il governo del consumo di territorio implica il matrice internazionale (Kahan, 2006; Newman, Jen- superamento di logiche settoriali, misurazioni omo- nings, 2009). Molte potrebbero essere le direzioni da loganti, limitazioni assolute, semplificazioni norma- intraprendere attraverso un grande lavoro progettua- tive. Implica l’abbracciare una dimensione euristica le e normativo di natura interdisciplinare (Lanzani, radicata sul reale piuttosto che sull’immaginifico. 2011; Perrone, Zetti, 2010). Dall’individuazione dei Significa dunque porsi domande di contesto che limiti dell’urbanizzato alla revisione dei criteri di at- aiutino a comprendere la deepness della relazione tribuzione degli oneri fiscali tra operazioni di ristrut- biunivoca tra consumo di territorio e dimensiona- turazione urbanistica e nuova edificazione su suoli mento dei piani, dove il primo processo condiziona agricoli (sempre più responsabili di semplificazioni il secondo e viceversa. Si tratta di rispondere a un ecologiche e paesistiche). Dalla penalizzazione della problema di misurazione, ma anche e soprattutto a rendita nelle aree di nuova urbanizzazione a nuove una domanda di qualità (del consumo), valutando
XII Il governo del consumo di territorio la forma della domanda, le relazioni tra domanda e mini di: strumenti preposti, scale di lavoro, compiti consumo, e infine le dinamiche cui risponde il con- dei diversi livelli di governo del territorio, modalità sumo, per capire come gestire il dimensionamento associative di gestione, complementarietà tra pianifi- della pianificazione. Quanto suolo è stato dunque cazione strutturale e operativa e così via. Emerge un urbanizzato, quanta campagna disorganizzata, in- quadro variegato e confuso, soprattutto a livello ita- terrotta nelle sue funzioni antropiche e sistemiche, liano. Le leggi sul governo del territorio introducono quanta ruralità convertita (in?), quali gli impatti e definiscono il dimensionamento proponendo para- ecologici, paesistici, socio-economici? Quali le va- metri diversi e non sempre collocandolo nello stesso riabili da considerare e quali i fenomeni (o le lo- punto della filiera della pianificazione. Altri strumen- ro entità) da monitorare? Quale localizzazione dei ti di governo del territorio tentano di relazionarsi con centri abitati abbandonati o sottoutilizzati? Quale è gli indirizzi delle politiche europee, rispondendo pe- la natura della domanda del consumo di suolo ur- rò di fatto solo in parte alle reali esigenze del proble- banizzato (di città potremmo dire)? Esiste una vera ma, e senza «trattare», il più delle volte, le questioni relazione tra consumo di territorio e fabbisogni spa- concrete che emergono dalle pratiche di pianificazio- ziali individuali o è piuttosto il flusso di capitali a ne a cui, alla fine, è affidato il compito impegnativo definire traiettorie e strategie del consumo? Quanto di interpretare le leggi e di gestire le trasformazioni incide nel consumo di territorio il sottoutilizzo di urbanistiche (in una logica di sostenibilità). quote consistenti di patrimonio abitativo dislocato Un secondo gruppo di domande mette a fuoco la negli interstizi (piani terra, case di famiglia semi- «posta in gioco» del dimensionamento e in particola- utilizzate, appartamenti dell’edilizia intensiva degli re quindi la natura degli effetti derivanti dal consumo anni Sessanta e Settanta rimasti sfitti e ormai non di territorio e l’eventuale interruzione dell’equilibrio più appetibili per dislocazione), e quanti gli infiniti di scambio tra i principali servizi ambientali o ecosy- oggetti edilizi lasciati deperire, che generano inabi- stem services (servizi ambientali di rifornimento, di tabilità diffusa e degrado ambientale? Che relazione supporto, di regolazione, culturali)11 (Rovai, Di Ia- c’è tra la nuova domanda di luoghi dell’abitare con covo, Orsini, 2010). Naturalmente questo gruppo di un rapporto più esplicito con la natura e la ruralità e questioni si collega anche al corposo insieme di inter- le scarse performance del patrimonio esistente della rogativi sulle modalità di misura del consumo di ter- città consolidata? Oppure tra «stili di vita disloca- ritorio oltre che su quelle di contenimento. Esistono ti» e l’inabitabilità delle città? «Quanto il successo di molte tecniche diverse, fasci di indicatori e di indici questa offerta di forme distributive moderne subur- molto ricchi (qualche volta complementari, più spes- bane è legato anche alle difficoltà nel promuovere so profondamente incompatibili), e anche qualche nove forme distributive più interstiziali all’urbaniz- timido tentativo di allineare i criteri di misura. Tutta- zato dentro o ai margini dei centri-città (la cui pro- via è sempre molto difficile rintracciare una coerenza mozione è spesso resa più difficile dal fatto che in esterna ai vari sistemi adottati che consenta valuta- questo caso la rendita è un costo per l’operatore del- zioni comparate. Non fosse altro perché alcuni di la distribuzione, mentre sui lotti agricoli resi edifica- essi lavorano sulle misure orizzontali, altri, forse più bili è un guadagno)?» (Lanzani, 2011, 153) complessi, ma anche più veritieri, cercano di valutare la profondità del consumo, allargando il numero e il Provando a riordinare la sequenza confusa delle tipo di indicatori ai diversi strati del territorio e alla questioni appena accennate (nel tentativo di sug- varietà delle sue risorse (includendo anche il calcolo gerire un qualche nuovo approccio metodologico e delle emissioni nocive e la sperimentazione di moda- operativo), potremmo forse dire che un primo grup- lità innovative di cattura Co2) (Grasso, Zabini, Vac- po di interrogativi riguarda il quadro legislativo e gli cari, 2010). orientamenti che esso stabilisce relativamente alle de- Un terzo gruppo di domande aiuta invece a riflet- finizioni di dimensionamento e in particolare alla sua tere sul tema delle responsabilità nel/sul governo del collocazione nella filiera della pianificazione, in ter- dimensionamento e sul monitoraggio del consumo di
Introduzione XIII territorio. Esso include interrogativi sul tipo di com- mare l’ulteriore consumo dei resti e degli interstizi petenze necessarie in questo percorso, sul rapporto tra dell’insediamento urbano contemporaneo e, ancor politiche e tecnica, sulle connessioni tra pianificazio- più pericolosamente, la politica del rinnego di ogni ne multiscalare e programmazione regionale, e sicura- occupazione di suolo extraurbano, preferendo incon- mente sul ruolo della partecipazione (coinvolgimento dizionatamente e senza alcuna valutazione dei ruoli o degli attori locali) nella definizione del dimensiona- dell’equilibro dei servizi ambientali (eco-system servi- mento dei piani e nell’elaborazione delle strategie di ces), la saturazione di varchi agro-ambientali. contenimento del consumo di territorio. Potremmo forse a questo punto indicare due di- Molte e intricate questioni sono quindi sul tavolo verse «nature» (potremmo anche definirle livelli) del di lavoro di planners e policy makers. Un primo con- dimensionamento che coincidono con due opportu- tributo può forse nascere dal tentativo di dire che co- nità di governo del territorio: sa si intenda per dimensionamento e quali siano i più comuni tranelli legati alle sue definizioni. Il riferi- 1. il dimensionamento come strategia implicita di mento ai numeri e alla misura tecnico-scientifica del lungo periodo per il riconoscimento, il mante- fenomeno o del dispositivo utilizzato per misurarlo, nimento e la progettazione della struttura terri- viene quasi spontaneo. Ciò che invece può essere op- toriale resistente. Esso si riferisce alla scala della portuno sottolineare è la connotazione qualitativa bio-regione (Magnaghi, Fanfani, 2010), è deter- del consumo di territorio (includendo anche il con- minato da diversi strumenti del governo del ter- sumo sommerso e verticale del suolo) che presiede ritorio e certamente non si esprime in termini al ragionamento sul dimensionamento, sia quando si numerici; manifesti nella forma diretta di sottrazione netta di 2. il dimensionamento come strumento di una pia- risorse spaziali e funzionali, sia quando assuma for- nificazione a misura di territorio che si avvalga sia me più subdole come la riduzione significativa e pro- di indicatori complessi e dinamici (interdiscipli- gressiva di una o più delle molteplici prestazioni del nari), necessari all’individuazione della resilienza suolo (in questo senso si ha consumo di suolo anche (e dei suoi limiti) del territorio; sia di parametri quando si realizza un tunnel o un parcheggio sotter- articolati sulle funzioni e riferiti alla program- raneo o quando il bosco secondario rioccupa terreni mazione temporalizzata delle trasformazioni del agricoli abbandonati) (Gorelli, 2010). territorio (attraverso la regolamentazione della Un altro aspetto importante, forse uno dei tranelli pianificazione operativa). più diffusi, risiede nella contrapposizione meccanica tra territorio urbanizzato (considerato astrattamente Se da un lato appare molto difficile definire, in come sottrattore di suolo) e territorio aperto (decli- maniera sistematica, operazioni, parametri, strumen- nato genericamente come deposito di qualità rurali ti e azioni per il governo del consumo di territorio e ambientali), a prescindere dal sistema, dalla tipo- e il dimensionamento della pianificazione, dall’altro logia e dalla densità di valori che queste due identità sembra evidente la varietà dei percorsi che sarebbe incorporano. possibile intraprendere. Scegliere la direzione in cui Diventa quindi ovvia la necessità di oltrepassare muoversi diventa quindi strategico e, prima ancora la linea del pregiudizio e della superficialità entran- di essere un compito della tecnica, è una scelta di do nella complessità della questione con una consa- politiche (territoriali) basata su alcune premesse pro- pevolezza più raffinata e informata. Anche a fronte pedeutiche all’avvio di una stagione di pratiche di del rischio che la natura quantitativa del concetto di piano «misurate», anche al di là del dispositivo tec- «consumo» (e quindi il consumo diretto come dato nico specifico (Perrone, 2011). In questo senso, un quantitativo) possa contribuire a camuffare o anneb- primo contributo potrebbe essere la legittimazione biare la distruzione progressiva dei valori di esistenza della struttura resistente del territorio (profonda e di un territorio e del ruolo fondativo di molte delle verticale), come una riserva di sostenibilità non ne- sue infrastrutture vitali. Essa potrebbe infatti legitti- goziabile nel dimensionamento delle trasformazioni;
XIV Il governo del consumo di territorio un principio ordinatore per il riconoscimento del si- cessi di urbanizzazione all’insegna di una dimensione stema insediativo urbano contemporaneo policentri- regionale multi scalare, profondamente, almeno in co e la valorizzazione del sistema agro-ambientale, in qualche caso, distinta dalle forme della metropolizza- un frame di scambi equilibrati tra servizi ambientali. zione e della crescita urbana ad esse connessi. In secondo luogo sarebbe rilevante far derivare gli in- La dimensione metropolitana, sia come elemento dirizzi e i dispositivi per il dimensionamento, dalla ordinatore delle trasformazioni, sia come spunto per convergenza tra due tipi di valutazione: da un lato, la letteratura, non è certamente sparita. E alcune re- l’individuazione dei parametri della resilience ambien- altà territoriali forse più riluttanti al cambiamento e tale e insediativa (urban, community, regional resilien- sicuramente più solide nella configurazione spaziale ce – Coaffee, 2008; Pickett et al., 2008), e quindi dei (a cui forse appartengono anche certe regioni di Ita- valori costitutivi della struttura territoriale sottoposta lia), ne sono la dimostrazione. Così come lo è una al carico delle trasformazioni; dall’altro le prospezio- certa area del dibattito scientifico che continua a ri- ni quantitative delle dinamiche insediative e dei va- flettere sulle strutture evolutive della forma metropo- lori economici, demografici e sociali. Preferirne una li piuttosto che riconoscere e indagare regole e forme all’altra o trascurare il peso dell’interazione recipro- dei nuovi ordinamenti spaziali. ca, ridurrebbe il dimensionamento a puro parametro Di grande interesse, in questo contesto è ad qualitativo (nel primo caso) oppure a semplice indice esempio il contributo di Hanlon, Short e Vicino numerico (nel secondo), e di contro, schiaccerebbe che nel loro ultimo testo, intitolato Cities and Su- il concetto di territorio su quello di suolo (piatto e burbs. New metropolitan realities in the US (2010), orizzontale, almeno come oggetto di misura). Infine propongono un modello per la nuova realtà metro- il dimensionamento dovrebbe riferirsi ai parametri politana. Essi lo presentano partendo dall’analisi della qualità (insediativa, ambientale, paesaggistica, delle forme metropolitane che hanno caratterizzato architettonica, sociale) preferendo modalità opera- i paesaggi urbani dal diciannovesimo secolo fino al tive (tutele e azioni) guidate dal riconoscimento dei duemila. Elencano e argomentano i diversi modelli pattern insediativi, dal mantenimento dei morfo-tipi (sintetizzati nella tabella riportata di seguito), recu- urbani e rurali resistenti, dal ripristino di prestazio- perando e riorganizzando categorie già introdotte e ni originarie o dalla rigenerazione di nuove, coerenti descritte dalla maggior parte della letteratura di set- con la struttura resistente insediativa (densificazione tore (come ad esempio quelle di central cities, early di vuoti o tessuti recenti, piuttosto che riempimenti suburbs, exurbs, edge cities, edgeless cities, megalopolis, ostili ai principi insediativi locali; sottrazione di resti boomburbs, metroburbia), per concludere con un ra- rurali o urbanizzati all’ulteriore e cieca urbanizzazio- gionamento intorno alla nuova realtà metropolita- ne, e loro restituzione al contesto di appartenenza). na: the new metropolitan reality. Nella visione degli autori, essa incorpora processi di natura politica, economica e sociale, e naturalmente le dinamiche 4. The New Regional CITY e le sfide del territorio spaziali delle metropoli contemporanee. La teoria si europeo basa su due presupposti: il permanere della forma metropoli e il fatto che essa sia una evoluzione com- Il tema del dimensionamento dei piani è solo una plessa di modelli precedenti caratterizzati dall’uni- faccia di una stessa medaglia. Sull’altro lato c’è un dimensionalità della sua natura, come ad esempio aspetto centrale della pianificazione: quello dei mo- la città industriale, le dinamiche demografiche e la delli/processi di ordinamento spaziale. È indubbio crescita, le trasformazioni economiche, i cambia- che gli ultimi trenta anni abbiano segnato un crinale menti fisici o i cambiamenti a scala regionale. La nell’organizzazione più o meno governata dei proces- nuova realtà metropolitana incorpora la pluralità si dello sviluppo urbano. In alcuni territori italiani delle nature e la complessità dei processi che alle di- (anche nordeuropei e nordamericani) si potrebbe verse scale territoriali e nei diversi contesti mondiali parlare di una nuova era di organizzazione dei pro- si manifestano.
Introduzione XV Tab. 1 – Tipizzazione delle forme metropolitane dal diciannovesimo secolo a oggi: Charting metropolitan form (Hanlon et al., 2010, p. 87). Form Other names Era 1. Central cities Downtown; Urban center; central business district Nineteenth and early twentieth centuries 2. Early suburbs Bedroom-suburbs; Street-car suburbs Early twentieth century to 1950s 3. Exurbs Far-outs suburbs; Fringe suburbs 1970s to 1990s 4. Edge cities Fringe developement; Satellite City Suburban business 1970s to 1990 s district 5. Edgeless cities Low-density office parks; Office sprawl 1980s to 2000s 6. Megalopolis Global city region; Mega region 1960s to 2000s 7. Boombu rbs Accidental cities; Booming suburbs 2000s 8. Metroburbia «Metroburbia USA» 2000s 9. The new metropoli- 21st century metro model 2000s tan reality Lo scenario con cui siamo chiamati a misurar- Il dibattito europeo concretizzato spesso nelle ci è indubbiamente complicato e forse, verrebbe da policy issues della comunità e nella formulazione di dire, non così semplicemente trasferibile in model- rapporti e progetti di ricerca promossi dalle diverse li o categorie. L’osservazione delle trasformazioni e agenzie europee12; l’osservazione dei fenomeni di re- soprattutto la misurazione degli effetti di processi, gionalizzazione dello sviluppo urbano e la diffusio- spesso non ancora identificati, hanno evidenziato ne di approcci e terminologie declinate nei diversi l’urgenza di assumere una prospettiva integrata sul contesti territoriali europei, suggeriscono un cam- tema del governo delle risorse ambientali, del terri- biamento radicale di prospettiva (sicuramente del- torio (e delle sue forme ordinatrici) e del consumo la ricerca) e evidenziano un nuovo orizzonte per il di entrambi. Potremmo forse dire che è ormai stato governo del territorio. Negli ultimi 10 anni è infatti assodato dalla letteratura, la necessità di pensare che emersa una certa enfasi sul policentrismo (intesa an- il (buon) governo del consumo di territorio implichi cora forse come una diversa interpretazione del con- una riflessione intorno alle forme e ai processi di ur- cetto di metropoli, una sua forma evolutiva derivata banizzazione regionale di ultima generazione, forse dall’ordinamento di tipo metropolitano, piuttosto oltre o in contrapposizione al metropolitan mode (o che come un vero e proprio nuovo modello di ur- all’immagine della conurbazione) che ha caratteriz- banizzazione regionale). Prevale il termine Polycen- zato i processi di sviluppo urbano degli ultimi 30-40 tric Urban Region (PUR) promosso dal dibattito anni. Ed è forse proprio nella capacità di maneggiare olandese attraverso l’ormai noto caso del Randstad le due face della medaglia, che risiedono le poten- Holland, con l’intento di valorizzare i processi di zialità di un approccio di governo (spatial governance identificazione degli ambienti locali e differenziare e politiche integrate) piuttosto che di contenimento quindi i processi di sviluppo e innovazione (in una (vincoli, leggi) del consumo di suolo. logica diversa da quella gerarchica di tipo metropo- Il pensiero intorno a quella che Soja (2000; litano) (sebbene il caso della Randstad fosse in real- 2008; 2011) definisce un’era postmetropolitana, ri- tà definito con quello che appare oggi un ossimoro: vela l’importanza di misurasi con i recenti processi metropoli policentrica). di urbanizzazione regionale («urban restructuring» e Ma è frequente anche trovare espressioni come: di «multi-scalar regional urbanization» – Soja 2011), Cross-border Polycentric Metropolitan Region; Polycen- pensando a nuovi modelli di pianificazione e a nuove tric Development; Functional Urban Region, Funcional strategie di sviluppo urbano e regionale sostenibile. Urban Areas, Polycentric metropolis, Mega-City Region
XVI Il governo del consumo di territorio come quelle di South Est England, Paris Region, bano e territoriale (nella misura in cui la scelta o il Central Belgium, Randstad, RhineRuhr, Northem riconoscimento di un ordinamento spaziale può con- Switzerland, Greater Dublin etc.(Hall, Pain, 2010). tribuire alla produzione di politiche territoriali soste- In certi casi, dall’analisi dei processi di nuova ge- nibili anche in termini di dimensionamento). nerazione, sembra quasi di assistere a due andamen- Il territorio contemporaneo si offre a noi come un ti a energia contraddittoria: da un lato un concreto insieme di situazioni insediative eterogenee per grado shift dei processi di urbanizzazione, dall’altro una di concentrazione, tipo di specializzazione, densità di certa resistenza al cambiamento di categorie di analisi infrastrutturazione e di artificializzazione, densità di e progetto (vittime del metropolitan mode thinking). costruzione, monofunzionalità, enclavizzazione e co- I modelli di urbanizzazione cui queste definizioni sì via. Un accatastamento di «oggetti» che ha genera- si riferiscono, sono quasi sempre strutture policen- to, come abbiamo visto, innumerevoli descrizioni e triche (regioni urbane policentriche potremmo forse aggettivazioni. dire) i cui nodi (o centri) sono morfologicamente in- dividuati e rivestono un ruolo specifico di tipo eco- nomico, geografico e sociale. Si tratta sempre meno 5. Urban code: Smart Growth, Regionalism, New frequentemente di vere e proprie aree metropolitane Urbanism e le sfide del contesto nordamericano monocentriche organizzate intorno a una città capi- (e anglosassone) tale (come nel caso ad esempio di Parigi e Londra che sembrano ancora interpretare il metropolitan mode); e Anche il dibattito nordamericano si è misurato sempre più spesso di modelli organizzativi multipo- nell’ultimo decennio con la nuova natura dei proces- lari complessi tenuti insieme da un «sistema di rela- si di urbanizzazione regionale utilizzando definizioni zioni» funzionali e specificate, in cui il rango di ogni come quelle di Smart Growth (come nel caso di At- nodo è definito dal tipo di contributo offerto al siste- lanta) e Compact City13, Edgeless City (come nel caso ma policentrico (come nei casi di: Rhein-Ruhr, Ran- di Portland), Endless City (Burdett, Dudjic, 2008) e dstad Holland, Lille-Rubaix-Kortrijk, Rhein-Main, New Urbanism (Katz, 1994; Ellis, 2002). Tra i temi Flemish Diamond, Glasgow-Edinburgh, Berlin, for- comuni agli approcci annunciati da questi titoli, è se potremmo anche aggiungere il Nordest italiano e possibile rintracciare il collegamento tra i concetti di con qualche difficoltà, altre regione del resto di Ita- local growth e carrying capacity, tra gli orientamenti lia) (Magnaghi, Marson, 2004). Un sistema definito della crescita e la domanda di housing; e il rappor- da almeno quattro dimensioni (Kloosterman, Mu- to tra cicli di vita e la «growth machine city». Nella sterd, 2001; Urban Studies, 2001): forma fisica e maggior parte dei casi si cerca di rispondere a una so- morfologia, forma del governo (political governance, la domanda (dilemma) di fondo: quale tipo di città/ spatial governance), relazioni funzionali e specializza- territorio essere? Per questo sono spesso analizzate le zioni, identità. relazioni tra le condizioni locali e le forme della cre- scita (o le strategie di contenimento della crescita), È evidente che l’insieme di questi approcci de- ma soprattutto, le strategie attuate dagli attori isti- nunci la presa di coscienza del cambiamento verso tuzionali (i cosiddetti «custodians of place») (Lewis, un nuovo modello genericamente definito (in questo Neiman, 2009; Beatley, 2000), e i modi in cui i go- contesto) come postmetropolitano. Ma altrettanto verni locali si accostano alle scelte sulla crescita e sul- evidente è la difficoltà di riconoscere i nuovi caratteri lo sviluppo. identificativi dei processi di riorganizzazione insedia- Smart Growth significa sostanzialmente, nel tiva e di orientare quindi, opportunamente, da un contesto americano, una crescita pianificata (seb- lato, politiche e strumenti verso il progetto dei terri- bene in qualche contraddizione con il sistema ‘li- tori postmetropolitani; dall’altro (come conseguenza bero’ di governo statunitense) guidata da un set di diretta) il buon governo del consumo di territorio, principi, regole e codici riproducibili: densificazione fortemente condizionato dai modelli di sviluppo ur- degli insediamenti esistenti; costruzione di nuove
Introduzione XVII centralità; sistemi di trasporto (pubblico) integrati to alle strategie di riorganizzazione di ordinamenti fra loro, e integrati con percorsi pedonali e ciclabi- spaziali scomposti e contenimento del consumo di li protetti; introduzione di confini; tipizzazione e suolo, è quello di Urbanism. L’espressione Urbanism identificazione dei diversi contesti urbani, mix di interpreta le «novità» della cosiddetta urban age de- funzioni, e così via. scritta da una generosa famiglia di testi caratterizzati Ma sempre di matrice americana è la tradizione da un’altrettanta generosa varietà di titoli e slogan. del Regionalism, del Bioregionalism e del New Regio- Per citarne alcuni, forse i più diffusi, basti ricordare nalism sintetizzato da Peter Chaltorphe nel suo mo- The Endless City (Burdett, Sudjic, 2008), The Limit- dello della Regional City e del TOD (Transit Oriented less City (Gillham, 2002), Planning the good commu- Development) (Calthorpe, 1993; 2001). Un model- nity (Grant, 2006) Planning on the Edge (Gallent lo caratterizzato dalla tensione verso la dimensione N., Andersson J., Bianconi, 2006), The compact Ci- regionale dei problemi e sostenuto da un planning ty (Jenks M., Burton E., Williams K. 1996), Cities mode integrato, sensibile alle questioni ambienta- and Suburbs (Hanlon B., Short J.R., Vicino T.J., li, strategico, consapevole del pericolo dello sprawl, 2010), Green Urbanism (Beatley, 2000); Landscape portatore di un modello insediativo policentrico, Urbanism (Waldheim, 2006), New Urbanism (Katz, reticolare e interconnesso, efficiente sul piano del- 1994); Ecological Urbanism (Mostafavi, Doherty, le infrastrutture e dell’organizzazione delle funzioni 2010), Sustainable Urbanism (Farr, 2007), The Smart sul territorio. The Regional City di Calthorpe (1993; Growth Manual (Duany, Speck, Lydon 2010) e mol- Calthorpe, Fulton, 2001) costituisce rispetto agli al- ti altri ancora a cui corrispondono strategie e azioni tri, il modello più codificato e disegnato14. descritte dalle parole centralità, concentrazione, dif- L’insieme dei progetti di Calthorpe si basa su al- fusione, densità, mixitè, connettività, rigenerazio- cuni principi comuni che ci accontenteremo di ri- ne, riqualificazione, vivibilità, abitabilità, controllo, cordare, non potendo esplorare i suoi disegni. Essi identità e così via. sono: strategie di trasporto pubblico dal livello re- «La proliferazione di aggettivi, – sostiene Patrizia gionale a quello locale, struttura policentrica dei nu- Gabellini in un interessante riflessione sul «fare urba- clei insediativi e delle connessioni, contenimento del nistica oggi» – indica la necessità di definire approcci consumo di suolo, forma urbana compatta (a tutti progettuali consonanti con processi insediativi che i livelli dalla città al neighbourhood) e processi par- pongono problemi nuovi e difficili. Non sembra un tecipativi per disegnare gli spazi e le politiche sia a caso, allora, che il diffondersi del termine Urbanism livello regionale che a livello locale. L’elemento di in paesi anglofoni, dove ci si è tradizionalmente rife- interesse dell’approccio regionalista di Calthorpe ri- riti a questo genere di pratiche con le parole design siede nel fatto che questo ricomponga due principa- (urban, city design) e planning (city, town, urban, re- li ramificazioni del dibattito degli ultimi dieci anni gional, spatial planning) sia concomitante con la pre- sulla prospettiva del governo della crescita. La prima occupazione dello sprawl e con la proliferazione degli si concentra prevalentemente sul tema degli spazi di studi sui suoi effetti e le sue cause» (Gabellini 2010, connessione, sulle reti e sulle infrastrutture, sui bordi p. 54). e sulle frange urbane e rurali; la seconda privilegia, Ognuna di queste parole, ognuno di questi titoli con un’attenzione quasi esclusiva, la sfera urbana (o porta però con sé un dato di fatto imprescindibile metropolitana), declinando il concetto di compact ci- ovvero la consapevolezza che i territori contempora- ty (o di smart growth). Spesso si tratta di prospettive nei non possano essere ricompresi in una grande e diverse sugli stessi temi e sugli stessi tipi di luoghi; indifferenziata «sprawl town». Al contrario essi so- modi complementari di guardare agli stessi problemi no ricchi di sfumature, situazioni, eventi, memorie, e agli stessi fenomeni, che prevedibilmente si intrec- persistenze, opportunità tali da richiedere un atten- ciano e si confondono. to percorso di valutazione e di riflessione. L’aspetto Un altro termine ricorrente nella letteratura degli che forse più di altri, stimola una considerazione ultimi anni di matrice anglosassone (con riferimen- specifica sul problema del contenimento del consu-
XVIII Il governo del consumo di territorio mo di suolo relazionato alle forme dell’organizzazio- orientata a contrastare tutte le forme di slabbramen- ne insediativa, ha a che fare con quei territori che to dei modelli insediativi delle varie realtà del mon- hanno inequivocabilmente perso la loro prestazione do (siano essi connessi allo sprawl, alle forme della originaria e che hanno quindi interrotto il ciclo di conurbazione, alla degenerazione delle metropoli, rigenerazione ed erogazione delle risorse, nel loro es- alle megalopoli o alle forme ancora indefinite dello sere compresi (in-between) (Gabellini, 2010) tra due sviluppo insediativo post-metropolitano). Un orien- nature, apparentemente contrapposte, realmente dia- tamento volto alla qualità che costituisce uno degli loganti e interdipendenti: l’universo urbano e l’uni- ingredienti più incisivi nella riconfigurazione di un verso rurale. approccio al contenimento del consumo di territorio New Urbanism è forse uno dei movimenti più che oltrepassi i limiti dei dispositivi di quantificazio- noti di questa urban age. Gill Grant (2006) ricono- ne ordinariamente utilizzati, fino ad ora quasi tutti sce le radici del New Urbanism15 in alcuni contribu- fallimentari, o cerchi un dialogo di complementarie- ti teorici provenienti dalle teorie di Camillo Sitte e tà con essi in una filiera di governo del consumo di Raymond Unwin, dal movimento City Beautiful, ma territorio che ospiti al livello giusto, il giusto dispo- soprattutto da quelle espresse da Jane Jacobs nel testo sitivo e le strategie più efficaci. intitolato Death and Life of Great American Cities del Nobili radici, enormi potenzialità, interessanti 1961. E nella misura in cui si pensi che esso propon- eredità si ritrovano anche nel linguaggio degli Urban ga un modo veramente diverso di pensare alla città e Codes che offre oggi innumerevoli spunti, approcci alle connessioni tra le sue parti16, concentrandosi sul e strategie sintetizzati in altrettanti contributi (ma- physical planning e sull’urban design, è alle teorie di nuali, codici, linee guida). Il Traditional Neighbou- Christopher Alexander (la cui ricerca per i principi rhood Design (TND) di Andres Duany e Elizabeth universali /plurali di good form arriva allo sviluppo Plater-Zyberk (o neo-traditional town planning) di un ‘pattern language’ – 1977) e di Kevin Lynch (la (Katz, 1994), (the Transect Strategy)17, l’approccio al cui teoria sulla forma urbana sottolinea l’importanza new community design di Emily Talen (2006), la te- della place legibility e del ‘sense of place’ in un buon oria dell’urban renaissance18 e quella già citata della disegno urbano – 1960), che Grant riconduce le ra- smart growth19 (Duany et al., 2010) (e molti altri), dici del movimento. affrontano infatti temi comuni: ovvero la ricerca di Se da un lato il New Urbanism appare essere uno una forma e di un carattere per una «good city» (El- dei movimenti più noti dell’esperienza anglosassone, lis, 2002), il tentativo di riconciliare la città con la dall’altro è anche una delle tante varianti in un più natura migliorando le condizioni sociali degli abitan- largo set di new urbanisms praticati nella contempo- ti, e quello di gestire lo sprawl e gli effetti fisici della raneità che, seppur nei confini del proprio campo modernità, rigenerando la città contemporanea in un di applicazioni, condividono intenti e a volte anche nuovo equilibrio con il territorio che la contiene. strumenti. Una conferma in questa direzione arriva anche Sono veramente innumerevoli i contributi che dalla manualistica internazionale che, seguendo una si potrebbero citare per argomentare intorno ai si- linea di continuità inaugurata dall’ormai noto Lexi- gnificati di questo movimento, alle sue applicazioni, con of the New Urbanism (Duany Plater-Zyberk, ver- ai suoi limiti, ai suoi fallimenti, oppure di contro, sion 3.2, 2002) e dalla Charter of the New Urbanism. ai suoi successi o alle sue potenzialità. Sicuramen- Region, neighborhood, district and corridor. block, stre- te dalla riflessione sul New Urbanism e sul New et and building (Congress of New Urbanism 1999), si è Regionalism nascono alcune correnti di pensiero arricchita di interessanti contributi restituiti in forma concretizzate in pratiche, progetti e manuali, che è di linee guida, Carte, codici, regole e norme (figura- importante ricordare come strumenti utilizzati a li- te), disegni. vello internazionale (spesso di tradizione anglosas- Ne sono un esempio i più recenti testi intitolati sone) per il buon governo del consumo di territorio The Smart Growth Manual (Duany, Speck, Lydon, e sicuramente una progettazione urbana di qualità 2010); Sprawl Repair Manual (Tachieva, 2010),
Introduzione XIX Fig. 3 – Transformation into a neighbourhood center e Transformation into a town center da Tachieva, 2010, 29. The Language of Town &Cities. A visual Dictiona- strerà dell’abaco dei progetti internazionali riportato ry (Thadani, 2010). Ognuno di essi si esprime con nel libro) per il buon governo del «consumo di città» un linguaggio analogo fatto di disegni, schemi, pre- (le cui premesse, come dimostrano i codici e i ma- figurazioni, figurazioni di norme, regole relative a nuali citati, sono da ritrovarsi nelle linee guida per la proporzioni e dimensionamenti, regolamenti veri e progettazione a scala regionale, oltre che nel rispetto propri (sia esso sintetizzato nella Transect Strategy, in dei codici a quella locale), inteso come rigenerazione, un lessico, in uno Smart Code, in un vero e proprio recupero, ridisegno delle aree di margine, densifica- linguaggio). Nell’individuazione di regole, codici e zione dei tessuti insediativi poco vivibili. linee guida, tutti condividono un approccio tran-sca- Una tradizione che potrebbe essere rideclinata lare (dalla scala regionale a quella locale) e integra- nel contesto italiano e in particolare in quello to- to, orientato alla ricostruzione di tessuti insediativi scano dove è importante interpretare il concetto di degradati, al ridisegno di quartieri monofunzionali, consumo di suolo come opportunità per il ridisegno alla progettazione di centralità, alla ridefinizione di di consistenti ambiti urbani e rurali oggi degradati, margini urbani o rurali, al ripristino di prestazioni sfregiati da interventi aggressivi, abbandonati, sfrut- originarie. tati, sicuramente spogliati delle loro prestazioni ori- Strategie che, non solo nel contesto anglosassone, ginarie e quindi delle potenzialità di contribuire a hanno orientato il ridisegno delle città e che possono quel necessario e vitale scambio di sistemi ambientali costituire un riferimento progettuale (almeno in al- che consentirà al nostro ambiente di sopravvivere in cune delle applicazioni più significative, come si mo- futuro.
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