Eco-City o Emerald City? Governo del consumo di territorio e misura del piano - Firenze University Press

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Introduzione
Eco-City o Emerald City?
Governo del consumo di territorio e misura del piano
Camilla Perrone

1. No more green than any other city…                                           gestivo, rileggere questi racconti alla luce delle storie
                                                                                delle nostre terre reali: mondi verdi e piacevoli che
    Emerald city (1910) è la città immaginaria della                            lentamente si sono trasformati in mille emerald cities
terra di Oz raccontata nei libri di Frank Baum. Situa-                          «no more green than any other city». Quasi come se
ta al centro della terra di Oz, essa è il punto di arrivo                       una volontà demiurgica (il mago di Oz) avesse ma-
della famosa strada di mattoni gialli (yellow brick ro-                         gicamente dotato tutti di occhiali verdi, lenti defor-
ad) che comincia nel paese di Munchkin.                                         manti in grado di farci credere di vivere nel mondo
    In The Wonderful Wizard of Oz (1904), il primo                              migliore possibile, dapprima abbagliati dall’ambizio-
libro della serie, i muri sono verdi, ma non lo è tut-                          ne della forza e del potere (gli smeraldi e i gioielli di
ta la città. Singolare è che a coloro che intendono                             Emerald City); poi illusi dall’artificio delle lenti co-
entrarvi è richiesto di indossare occhiali con lenti                            lorate; infine totalmente plagiati, senza più nemme-
verdi (green-tinted eyeglasses) allo scopo (apparente-                          no lenti, finzioni o incantesimi; solo inconsapevoli
mente) di proteggere i loro occhi dalla brillantezza                            soldati di fronte all’inevitabilità del destino, proprio
e dalla gloria della città. In realtà gli occhiali sono                         come gli abitanti di Emerald City che, anche senza in-
solo un dispositivo per fare in modo che ogni co-                               dossare lenti colorate, credevano di vedere tutto ver-
sa appaia verde, anche quando essa non è più verde                              de intorno a sé.
che in ogni altra città (no more green than any other
city). Si tratta solo di un trucco creato dal mago per                              Non è forse possibile ritrovare, in queste sto-
enfatizzare e riprodurre ciò che egli aveva notato di                           rie incantate, una riproduzione dei comportamenti
quella terra dal momento in cui vi era atterrato con                            scellerati (contro l’ambiente e il territorio) di (appa-
la sua mongolfiera; in altre parole, quanto verde e                             rentemente) inconsapevoli «soldati», abbagliati dal
piacevole essa apparisse (prima che egli costruisse la                          riflesso di smeraldi splendenti? Persino alcuni proto-
sua città).                                                                     tipi contemporanei di città del futuro – potremmo
    Nel secondo libro (The Marvelous Land of Oz –                               forse definirli modelli di eco-city ispirati dal pote-
1910), e poi a seguire negli altri, la città, inizialmente                      re delle lenti verdi – sembrano essere solo riflessi di
narrata come completamente verde, viene descritta                               Emerald City. Animati da ottimi principi, nuovi in-
invece come costruita in vetro verde, con smeraldi                              dicatori, ispirazioni influenti all’ombra delle energie
e altri gioielli. Alla fine, il verde diventa solo un co-                       rinnovabili e soluzioni architettoniche raffinatissime,
lore predominante, gli edifici sono decorati con oro                            ci seducono e ci accompagnano sulla yellow brick ro-
e la gente aggiunge altri colori secondo le proprie                             ad verso la nuova Emerald City, senza però riuscire a
preferenze.                                                                     raggiungerla. Tianjin Eco-City ne è un esempio: una
    Sebbene siano tante le interpretazioni di questa                            città modello per lo sviluppo delle città cinesi del fu-
immaginifica saga della terra di Oz, appare oggi sug-                           turo, progettata a 150 km dalla capitale Beijing nei

Camilla Perrone e Gianfranco Gorelli (a cura di) Il governo del consumo di territorio. Metodi, strategie, criteri
ISBN 978-88-6655-190-4 (print) ISBN 978-88-6655-191-1 (online PDF) © 2012 Firenze University Press
VIII                                                                                              Il governo del consumo di territorio

Fig. 1 – (A sinistra) Particolare di Tianjin Eco-City proposta come prototipo delle future città cinesi, progettata da Surbana Urban Plan-
ning Group.
Fig. 2 – (A destra) Emerald City in una delle numerosissime restituzione immaginifiche della celebre città raccontata nel romanzo Il
Mago di Oz di Frank Baum ad opera di P.D. White (http://www.pdwhite.com/emeraldcity.html).

pressi del Business Park della Tianjin Economic-De-                        La città è oggi dominio conteso tra tecnica e poli-
velopment Area; un prototipo replicabile a qualun-                     tica, ma entrambe sembrano fallire, se non in qualche
que scala. Un paesaggio futuristico verde di 30 km                     timido esperimento, nel perseguire il sogno di Eme-
quadrati per 350.000 abitanti che potranno scegliere                   rald City. Sia che si osservino le forme dell’abitare, sia
differenti tipologie di paesaggio comprese tra i più                   che si indaghino i trend, i modelli e gli ordinamenti
banali estremi di sun-powered solarscape e di greenery-                dello sviluppo urbano, l’orizzonte verde appare sem-
clad earthscape organizzati da un sistema di trasporto                 pre più sfocato. Dal canto suo inoltre, anche il siste-
di metropolitana leggera1. Altri esempi si potreb-                     ma attuale di pianificazione sembra inadeguato alla
bero forse citare al confine tra realtà e «invenzione                  portata della sfida ambientale.
neo-futurista», alcuni forse più convincenti di altri.                     Possiamo forse solo ripartire da una consapevo-
Sicuramente tutti nati da una nuova grande consa-                      lezza: le città che conosciamo sono il risultato dell’in-
pevolezza: la finitudine delle risorse (l’importanza                   tenzione ordinatrice del progetto politico. Se questo
del «verde» intorno a noi). Tuttavia profondamente                     è vero, è forse legittimo dubitare dell’intezionalità
incapaci di proporre un modello realmente alterna-                     della politica. Certo la tecnica non può sostituirsi alla
tivo al rovinoso trend anti-ambientalista che sem-                     politica e sicuramente perde di efficacia in assenza di
bra accomunare anche le proposte animate da buoni                      un vision. Forse è in entrambe le direzioni che una
principi. Ed è così che Emerald City resta solo un                     nuova ricerca dovrebbe essere intrapresa.
orizzonte immaginifico e che crediamo che le città
intorno a noi siano verdi o che lo stiano diventando
(che rispettino quindi i principi di una sostenibilità                 2. Le sfide della politica, le risposte della tecnica
integrata), per effetto di artifici magici. Ma quando                  e la natura della CITY
potremo veramente fare a meno delle lenti verdi per
vedere il verde intorno a noi?                                             In un libricino del 1917 scritto da Patrick Ged-
                                                                       des e Victor Branford e intitolato The making of the
    Questa storia ci racconta almeno una cosa: la cen-                 Future. The Coming Polity. A Study in Reconstruction
tralità (e l’urgenza) di un modo nuovo di abitare e di                 (London, Williams and Norgate), si legge questa de-
fare città.                                                            finizione di città:
Introduzione                                                                                                      IX

   A town becomes a true city in the measure that           dello spazio alle norme che presiedono all’assegna-
   it develops new and higher powers to enrich and          zione e all’uso dei diritti): (1) finalità politiche del
   enhance the inner life of its citizens, to combine       governo del territorio; (2) riconoscimento dei carat-
   their diverse interests into an ethical polity, and      teri territoriali esistenti; (3) modelli di ordinamento
   to evoke those high gifts of personality which ma-       spaziale (come nel modello del Greater London Plan
   ster circumstance, transcend tradition, and rise on      di Abercrombie) (Mazza, 2010). Se la pianificazione
   the wings of the spirit into the realm of creative       è stata alternativamente, nelle esperienze del passato,
   culture. That is what many historic cities have, in      uno strumento per perseguire le finalità della politica
   their different ways, done for, their citizens, and so   o una tecnica al servizio di finalità date dalla politi-
   became real centres of spiritual life for their time     ca, oggi dovrebbe provare a scegliere un dominio di
   and region, and even to this day for us. (Branford,      efficacia chiarendo il ruolo che intende assumere nei
   Geddes, 1917, 143)                                       confronti della politica.
                                                                La confusione protratta fino ad oggi ha permes-
     Come scrive Luigi Mazza in un testo di rilet-          so, almeno in certi contesti italiani – forse meno nel
tura critica di questo libro (di altri scritti di Ged-      panorama europeo –, alla rendita e alla proprietà
des) «Geddes non ha una teoria politica, come non           fondiaria di orientare la vision della politica (intesa
ha una teoria della pianificazione; Geddes ha una           come strategia di gestione collettiva dei beni comuni
teoria dello sviluppo. La teoria è basata sull’appli-       e conseguente assegnazione dei diritti, resa autoritati-
cazione dei principi evolutivi alla società umana,          va dalle norme di un piano), se non, in certi casi, ad-
colta nei rapporti con lo spazio in cui è insedia-          dirittura sostituendola, verso una visione proprietaria
ta. Nell’ambito della teoria, e strumentali ad essa,        del territorio. Tutti meccanismi ormai noti e diffu-
Geddes colloca i suoi metodi e le sue tecniche di           samente trattati nella letteratura più recente 6. Essi
pianificazione (Mazza, 2008, 91). Quello che do-            vengono affrontati da raffinatissimi dispositivi tec-
vremmo cercare nelle parole di Geddes e di Bran-            nici di perequazione e compensazione utilizzati per
ford, non è tanto una definizione (o una teoria) di         organizzare il disegno dello spazio e assegnare i diritti
pianificazione o di politica, quanto piuttosto la de-       in assenza di una vera e propria visione della politi-
scrizione di ciò verso cui tecnica (spatial planning)       ca, piuttosto alla presenza di una sempre più diffusa
e politica (governo del territorio o spatial governan-      inconsapevolezza delle conseguenze e del potere del-
ce) dovrebbero tendere, recuperando ciascuna il             la suddivisione dello spazio e del disegno dei confini
proprio ruolo2.                                             (della sua tendenza a permanere).
     Se le radici della nostra disciplina ci consegna-          Di fatto gli ultimi trent’anni del governo del
no esperienze e piani di valore esemplare3 come il          territorio italiano sono stati caratterizzati da alcuni
piano per Barcellona di Cerdà4 e il Greater London          eventi/comportamenti ricorrenti (Perrone, 2011):
Plan di Abercrombie5 (Mazza, 2010), le ragioni del-         una grande debolezza del governo del territorio; l’i-
la tecnica contemporanea non riescono a tradurre            nadeguatezza della tecnica (per lo più mal utilizzata);
la portata di tale eredità in una nuova agenda sta-         la proliferazione di strumenti e dispositivi di natu-
tutaria della disciplina urbanistica, che sia in grado      ra compensativa (perequazione, compensazione) o
di soddisfare le ragioni della politica e realizzare la     per la misurazione (indicatori, ecological footprint,
«city» di Geddes e Branford.                                carrying capacity, ecosystem services etc.) (Perrone,
     L’ormai diffusa commistione (confusione) di ruo-       Zetti, 2010); la diffusione di strumenti e processi di
li e compiti tra pianificazione dello spazio (intesa co-    natura negoziale per gestione del territorio.
me tecnica di suddivisione dello spazio e disegno dei           Singolarmente o in simultanea, questi processi en-
confini) e governo del territorio (intesa come asse-        trano nel dibattito intorno al governo del consumo di
gnazione autoritativa dei diritti), ha rotto la triade      territorio (attuato attraverso strategie e dispositivi di
strutturale che dovrebbe caratterizzare la formazione       dimensionamento dei piani) e all’efficacia di modelli
di un piano (inteso come associazione del disegno           di ordinamento spaziale (città policentrica; Regional
X                                                                                  Il governo del consumo di territorio

City; Polycentric o Polynuclear Urban Region, Polycen-        territorio» implichi un’attenzione e un impegno, che
tric network, etc.) adeguati al perseguimento di questo       vanno oltre l’unico e assertivo messaggio di conteni-
fine. Un dibattito (ormai europeo e internazionale),          mento del consumo di suolo. E a questo proposito
dominante, che pone l’accento su alcune questioni             Arturo Lanzani scrive: «la tesi che qui vogliamo avan-
fondamentali, tornando a riflettere sulla forma, sul          zare […] è che questa nuova stagione di consumo di
ruolo, sulla natura e sul futuro della città (CITY op-        suolo non sia più legata a un epocale ridisegno o alla
pure prendendo in prestito suggerimenti e definizioni         crescita di consumi di spazio edificato pro capite di
dalla letteratura: Regional City o City Region7). Offu-       abitanti e di addetti, ma si leghi anche e soprattutto
scando la vera natura dei processi di urbanizzazione          a processi assai più problematici non solo dal punto
degli ultimi trent’anni, il modello dualista urban/su-        di vista ecologico e paesistico, ma anche economico e
burban worlds che ha prodotto una riflessione ormai           sociale» (Lanzani, 2011, 152).
obsoleta intorno alla metropoli e ai suoi malanni, ha             Sulla soglia degli anni Novanta il «cattivo» di-
innescato processi devastanti, sull’ambiente e sull’u-        mensionamento dei piani mostra le sue conseguenze
so delle risorse, sull’efficacia della pianificazione dello   più esplicite nella crescita dell’urbanizzato diffuso,
spazio e del governo del territorio.                          nel consumo indifferenziato di suolo (o comunque
    Due quindi le questioni dominati che si possono           differenziato in base a parametri economici indiffe-
estrapolare in questo contesto: (1) governo del consu-        renti al sistema di relazioni morfo-antropologiche
mo di territorio e dispositivi per il dimensionamento         del territorio) e nel dissolvimento della forma città
della pianificazione; (2) modelli/processi di ordina-         nella forma metropoli (dello sprawl metropolitano
mento spaziale (nel contesto delle politiche europee,         e della periferia diffusa) o anche in processi di ur-
nel dibattito nordamericano e nel caso italiano).             banizzazione regionale ancora da decodificare9. Ed è
                                                              proprio in questo periodo che si affermano le politi-
                                                              che integrate di «governo del territorio» (si parla di
3. Governo del consumo di territorio e                        svolta del governo del territorio, potremmo quasi dire
dimensionamento dei piani                                     la prima svolta), consolidate attraverso leggi, strut-
                                                              ture, organi e strumenti nelle mani delle istituzioni
    Governo del consumo di territorio e disposi-              locali. Comincia una nuova stagione di europeiz-
tivi per il dimensionamento della pianificazione              zazione delle politiche pubbliche (e in particolare
territoriale, sono due temi strategici del dibattito          delle politiche urbane e territoriali) che fa sperare
contemporaneo sulla «sopravvivenza» del territorio e          nel buon governo del territorio. Si elaborano nuo-
dell’ambiente, e sulla rigenerazione delle strutture in-      ve declinazioni del tema della sostenibilità e si an-
sediative, nel nuovo quadro dei cambiamenti clima-            nunciano (qualche volta si sperimentano) politiche
tici. Essi pongono nuove sfide che richiederebbero            di riqualificazione e rigenerazione urbana (intesa an-
innovazione e risposte efficaci (etiche e sostenibili).       che come densificazione del diffuso), come strategie
Ed è proprio con queste sfide che la ricerca sul te-          di contenimento del consumo di suolo e qualifica-
ma della carrying capacity e del dimensionamento              zione degli «ambienti» urbani. Si inaugurano nuo-
dei piani (svolta da una rete di dipartimenti e cen-          vi processi che sembrano annunciare l’avvio di una
tri di ricerca, per conto della Regione Toscana8), di         promettente stagione all’insegna di ristrutturazioni
cui questo libro costituisce uno degli esiti più appli-       urbanistiche di aree dismesse, di riqualificazione di
cativi, tenta di misurarsi (contribuendo aihmè solo           infrastrutture esistenti, di contenimento della cresci-
modestamente), suggerendo problemi, domande e                 ta estensiva.
prospettive sintetizzate di seguito. Si tratta di un la-          Promesse per lo più disattese dagli esiti di pia-
voro di ricerca che ha preso le mosse da una questio-         ni, progetti, politiche, azioni che hanno consegnato
ne esplicita e diffusamente trattata sia nel dibattito        un’evidenza innegabile: un paesaggio italiano spesso
scientifico, sia nelle arene politiche, sia nella pratica     affollato da oggetti confusamente sparsi sul territo-
professionale; cioè che il «governo del consumo di            rio, minacciosi, dissuasori di buone pratiche, divo-
Introduzione                                                                                                      XI

ratori di risorse, sistemi ambientali e resilience del      leggi di riordino delle responsabilità dei governi lo-
territorio; una perdita progressiva di qualità dell’abi-    cali; fino all’ultima grande sfida (qui proposta come
tare, di qualità dei paesaggi e di degrado ambientale       orizzonte praticabile nell’ambito delle politiche ur-
durata quasi trent’anni (Lanzani, Pasqui, 2011)10.          banistiche e del quadro giuridico esistente, ispirato
     Oggi si torna su questi temi mettendo a fuoco          dall’ormai noto modello SoBoN di Monaco di Ba-
l’importanza del buon governo del consumo di ter-           viera): definire nelle norme dei piani di governo del
ritorio (piuttosto che del contenimento del consumo         territorio, piani strutturali e/o strategici, a monte de-
di suolo), superando quindi la logica dell’inevitabili-     gli strumenti operativi (diversamente definiti dalle
tà della crescita e della sua organizzazione. Potremmo      leggi regionali di governo del territorio italiane: re-
forse dire di trovarci nella necessità di intraprendere     golamenti urbanistici, pianificazione operativa etc.),
una seconda svolta nel «governo del territorio», a val-     le regole di attribuzione di benefici privati (gestione
le delle speranze (oggi disattese), riposte nella prima     del plusvalore generato dall’investimento in quote
stagione degli anni Novanta. Si tratta di un momen-         di valore destinate ai privati e agli interventi/servizi
to di rimessa a fuoco degli obiettivi della pianifica-      pubblici), ricavati da investimenti di interesse pub-
zione in un quadro de-finito di risorse, opportunità,       blico pattuiti nell’ambito di partenariati pubblico/
valori e soglie. Un momento in cui diventa obbliga-         privati e formalizzati attraverso dispositivi di nuova
torio elaborare dispositivi e indicatori per il conteni-    generazione (società di trasformazione, politiche fon-
mento (e il buon governo) del consumo di territorio,        diarie di gestione e trasferimento di diritti edificato-
e per una gestione di qualità, orientata dalla ricerca      ri e plusvalori e molti altri). Vincoli e norme per il
di: garanzie di riproducibilità delle risorse, forme di     contenimento del consumo di suolo, rifugio di una
tutela dei beni paesaggistici e culturali e strumenti di    certa urbanistica regolativa di vecchia generazione,
valorizzazione delle forze di auto-organizzazione so-       dovrebbero essere sostituiti o affiancati, e in parte lo
ciale per la produzione del territorio (Perrone, Zetti,     sono, da un sistema di politiche integrate di governo
2010).                                                      del territorio, capaci di intercettare e coordinare pro-
     La sfida è dunque quella di rallentare e ferma-        cessi economici e dinamiche insediative, sostenibilità
re la crescita contrapponendole dinamiche di riuso          (ecologia e etica) dello sviluppo e qualità dei paesag-
di territori già urbanizzati, sostituzione di porzioni      gi. Come scrive Lanzani, «le considerazioni su una
obsolete e trasformazioni di suoli agricoli o natura-       domanda che produce trasformazioni della superficie
li, opportunamente compensate, che siano realmente          del suolo irreversibili e cariche di effetti indotti, ri-
inevitabili o eccezionali.                                  chiedono contestualmente un ragionamento sui mo-
     Questo è forse il compito più urgente che l’urba-      delli di sviluppo, non possono essere assunte come
nistica e le politiche contemporanee dovrebbero af-         un dato, ma esigono un pensiero critico e al tempo
frontare misurandosi con temi ormai editi, ma anche         stesso progettuale che l’urbanistica italiana ha un po-
con i nuovi approcci (eco-quartieri, transition towns,      co perso il gusto di praticare» (Lanzani, 2011, 153).
eco-city etc.) confermati da pratiche e esperienze di           Il governo del consumo di territorio implica il
matrice internazionale (Kahan, 2006; Newman, Jen-           superamento di logiche settoriali, misurazioni omo-
nings, 2009). Molte potrebbero essere le direzioni da       loganti, limitazioni assolute, semplificazioni norma-
intraprendere attraverso un grande lavoro progettua-        tive. Implica l’abbracciare una dimensione euristica
le e normativo di natura interdisciplinare (Lanzani,        radicata sul reale piuttosto che sull’immaginifico.
2011; Perrone, Zetti, 2010). Dall’individuazione dei        Significa dunque porsi domande di contesto che
limiti dell’urbanizzato alla revisione dei criteri di at-   aiutino a comprendere la deepness della relazione
tribuzione degli oneri fiscali tra operazioni di ristrut-   biunivoca tra consumo di territorio e dimensiona-
turazione urbanistica e nuova edificazione su suoli         mento dei piani, dove il primo processo condiziona
agricoli (sempre più responsabili di semplificazioni        il secondo e viceversa. Si tratta di rispondere a un
ecologiche e paesistiche). Dalla penalizzazione della       problema di misurazione, ma anche e soprattutto a
rendita nelle aree di nuova urbanizzazione a nuove          una domanda di qualità (del consumo), valutando
XII                                                                                Il governo del consumo di territorio

la forma della domanda, le relazioni tra domanda e          mini di: strumenti preposti, scale di lavoro, compiti
consumo, e infine le dinamiche cui risponde il con-         dei diversi livelli di governo del territorio, modalità
sumo, per capire come gestire il dimensionamento            associative di gestione, complementarietà tra pianifi-
della pianificazione. Quanto suolo è stato dunque           cazione strutturale e operativa e così via. Emerge un
urbanizzato, quanta campagna disorganizzata, in-            quadro variegato e confuso, soprattutto a livello ita-
terrotta nelle sue funzioni antropiche e sistemiche,        liano. Le leggi sul governo del territorio introducono
quanta ruralità convertita (in?), quali gli impatti         e definiscono il dimensionamento proponendo para-
ecologici, paesistici, socio-economici? Quali le va-        metri diversi e non sempre collocandolo nello stesso
riabili da considerare e quali i fenomeni (o le lo-         punto della filiera della pianificazione. Altri strumen-
ro entità) da monitorare? Quale localizzazione dei          ti di governo del territorio tentano di relazionarsi con
centri abitati abbandonati o sottoutilizzati? Quale è       gli indirizzi delle politiche europee, rispondendo pe-
la natura della domanda del consumo di suolo ur-            rò di fatto solo in parte alle reali esigenze del proble-
banizzato (di città potremmo dire)? Esiste una vera         ma, e senza «trattare», il più delle volte, le questioni
relazione tra consumo di territorio e fabbisogni spa-       concrete che emergono dalle pratiche di pianificazio-
ziali individuali o è piuttosto il flusso di capitali a     ne a cui, alla fine, è affidato il compito impegnativo
definire traiettorie e strategie del consumo? Quanto        di interpretare le leggi e di gestire le trasformazioni
incide nel consumo di territorio il sottoutilizzo di        urbanistiche (in una logica di sostenibilità).
quote consistenti di patrimonio abitativo dislocato             Un secondo gruppo di domande mette a fuoco la
negli interstizi (piani terra, case di famiglia semi-       «posta in gioco» del dimensionamento e in particola-
utilizzate, appartamenti dell’edilizia intensiva degli      re quindi la natura degli effetti derivanti dal consumo
anni Sessanta e Settanta rimasti sfitti e ormai non         di territorio e l’eventuale interruzione dell’equilibrio
più appetibili per dislocazione), e quanti gli infiniti     di scambio tra i principali servizi ambientali o ecosy-
oggetti edilizi lasciati deperire, che generano inabi-      stem services (servizi ambientali di rifornimento, di
tabilità diffusa e degrado ambientale? Che relazione        supporto, di regolazione, culturali)11 (Rovai, Di Ia-
c’è tra la nuova domanda di luoghi dell’abitare con         covo, Orsini, 2010). Naturalmente questo gruppo di
un rapporto più esplicito con la natura e la ruralità e     questioni si collega anche al corposo insieme di inter-
le scarse performance del patrimonio esistente della        rogativi sulle modalità di misura del consumo di ter-
città consolidata? Oppure tra «stili di vita disloca-       ritorio oltre che su quelle di contenimento. Esistono
ti» e l’inabitabilità delle città? «Quanto il successo di   molte tecniche diverse, fasci di indicatori e di indici
questa offerta di forme distributive moderne subur-         molto ricchi (qualche volta complementari, più spes-
bane è legato anche alle difficoltà nel promuovere          so profondamente incompatibili), e anche qualche
nove forme distributive più interstiziali all’urbaniz-      timido tentativo di allineare i criteri di misura. Tutta-
zato dentro o ai margini dei centri-città (la cui pro-      via è sempre molto difficile rintracciare una coerenza
mozione è spesso resa più difficile dal fatto che in        esterna ai vari sistemi adottati che consenta valuta-
questo caso la rendita è un costo per l’operatore del-      zioni comparate. Non fosse altro perché alcuni di
la distribuzione, mentre sui lotti agricoli resi edifica-   essi lavorano sulle misure orizzontali, altri, forse più
bili è un guadagno)?» (Lanzani, 2011, 153)                  complessi, ma anche più veritieri, cercano di valutare
                                                            la profondità del consumo, allargando il numero e il
    Provando a riordinare la sequenza confusa delle         tipo di indicatori ai diversi strati del territorio e alla
questioni appena accennate (nel tentativo di sug-           varietà delle sue risorse (includendo anche il calcolo
gerire un qualche nuovo approccio metodologico e            delle emissioni nocive e la sperimentazione di moda-
operativo), potremmo forse dire che un primo grup-          lità innovative di cattura Co2) (Grasso, Zabini, Vac-
po di interrogativi riguarda il quadro legislativo e gli    cari, 2010).
orientamenti che esso stabilisce relativamente alle de-         Un terzo gruppo di domande aiuta invece a riflet-
finizioni di dimensionamento e in particolare alla sua      tere sul tema delle responsabilità nel/sul governo del
collocazione nella filiera della pianificazione, in ter-    dimensionamento e sul monitoraggio del consumo di
Introduzione                                                                                                    XIII

territorio. Esso include interrogativi sul tipo di com-     mare l’ulteriore consumo dei resti e degli interstizi
petenze necessarie in questo percorso, sul rapporto tra     dell’insediamento urbano contemporaneo e, ancor
politiche e tecnica, sulle connessioni tra pianificazio-    più pericolosamente, la politica del rinnego di ogni
ne multiscalare e programmazione regionale, e sicura-       occupazione di suolo extraurbano, preferendo incon-
mente sul ruolo della partecipazione (coinvolgimento        dizionatamente e senza alcuna valutazione dei ruoli o
degli attori locali) nella definizione del dimensiona-      dell’equilibro dei servizi ambientali (eco-system servi-
mento dei piani e nell’elaborazione delle strategie di      ces), la saturazione di varchi agro-ambientali.
contenimento del consumo di territorio.                         Potremmo forse a questo punto indicare due di-
    Molte e intricate questioni sono quindi sul tavolo      verse «nature» (potremmo anche definirle livelli) del
di lavoro di planners e policy makers. Un primo con-        dimensionamento che coincidono con due opportu-
tributo può forse nascere dal tentativo di dire che co-     nità di governo del territorio:
sa si intenda per dimensionamento e quali siano i più
comuni tranelli legati alle sue definizioni. Il riferi-     1. il dimensionamento come strategia implicita di
mento ai numeri e alla misura tecnico-scientifica del          lungo periodo per il riconoscimento, il mante-
fenomeno o del dispositivo utilizzato per misurarlo,           nimento e la progettazione della struttura terri-
viene quasi spontaneo. Ciò che invece può essere op-           toriale resistente. Esso si riferisce alla scala della
portuno sottolineare è la connotazione qualitativa             bio-regione (Magnaghi, Fanfani, 2010), è deter-
del consumo di territorio (includendo anche il con-            minato da diversi strumenti del governo del ter-
sumo sommerso e verticale del suolo) che presiede              ritorio e certamente non si esprime in termini
al ragionamento sul dimensionamento, sia quando si             numerici;
manifesti nella forma diretta di sottrazione netta di       2. il dimensionamento come strumento di una pia-
risorse spaziali e funzionali, sia quando assuma for-          nificazione a misura di territorio che si avvalga sia
me più subdole come la riduzione significativa e pro-          di indicatori complessi e dinamici (interdiscipli-
gressiva di una o più delle molteplici prestazioni del         nari), necessari all’individuazione della resilienza
suolo (in questo senso si ha consumo di suolo anche            (e dei suoi limiti) del territorio; sia di parametri
quando si realizza un tunnel o un parcheggio sotter-           articolati sulle funzioni e riferiti alla program-
raneo o quando il bosco secondario rioccupa terreni            mazione temporalizzata delle trasformazioni del
agricoli abbandonati) (Gorelli, 2010).                         territorio (attraverso la regolamentazione della
    Un altro aspetto importante, forse uno dei tranelli        pianificazione operativa).
più diffusi, risiede nella contrapposizione meccanica
tra territorio urbanizzato (considerato astrattamente           Se da un lato appare molto difficile definire, in
come sottrattore di suolo) e territorio aperto (decli-      maniera sistematica, operazioni, parametri, strumen-
nato genericamente come deposito di qualità rurali          ti e azioni per il governo del consumo di territorio
e ambientali), a prescindere dal sistema, dalla tipo-       e il dimensionamento della pianificazione, dall’altro
logia e dalla densità di valori che queste due identità     sembra evidente la varietà dei percorsi che sarebbe
incorporano.                                                possibile intraprendere. Scegliere la direzione in cui
    Diventa quindi ovvia la necessità di oltrepassare       muoversi diventa quindi strategico e, prima ancora
la linea del pregiudizio e della superficialità entran-     di essere un compito della tecnica, è una scelta di
do nella complessità della questione con una consa-         politiche (territoriali) basata su alcune premesse pro-
pevolezza più raffinata e informata. Anche a fronte         pedeutiche all’avvio di una stagione di pratiche di
del rischio che la natura quantitativa del concetto di      piano «misurate», anche al di là del dispositivo tec-
«consumo» (e quindi il consumo diretto come dato            nico specifico (Perrone, 2011). In questo senso, un
quantitativo) possa contribuire a camuffare o anneb-        primo contributo potrebbe essere la legittimazione
biare la distruzione progressiva dei valori di esistenza    della struttura resistente del territorio (profonda e
di un territorio e del ruolo fondativo di molte delle       verticale), come una riserva di sostenibilità non ne-
sue infrastrutture vitali. Essa potrebbe infatti legitti-   goziabile nel dimensionamento delle trasformazioni;
XIV                                                                                  Il governo del consumo di territorio

un principio ordinatore per il riconoscimento del si-         cessi di urbanizzazione all’insegna di una dimensione
stema insediativo urbano contemporaneo policentri-            regionale multi scalare, profondamente, almeno in
co e la valorizzazione del sistema agro-ambientale, in        qualche caso, distinta dalle forme della metropolizza-
un frame di scambi equilibrati tra servizi ambientali.        zione e della crescita urbana ad esse connessi.
In secondo luogo sarebbe rilevante far derivare gli in-           La dimensione metropolitana, sia come elemento
dirizzi e i dispositivi per il dimensionamento, dalla         ordinatore delle trasformazioni, sia come spunto per
convergenza tra due tipi di valutazione: da un lato,          la letteratura, non è certamente sparita. E alcune re-
l’individuazione dei parametri della resilience ambien-       altà territoriali forse più riluttanti al cambiamento e
tale e insediativa (urban, community, regional resilien-      sicuramente più solide nella configurazione spaziale
ce – Coaffee, 2008; Pickett et al., 2008), e quindi dei       (a cui forse appartengono anche certe regioni di Ita-
valori costitutivi della struttura territoriale sottoposta    lia), ne sono la dimostrazione. Così come lo è una
al carico delle trasformazioni; dall’altro le prospezio-      certa area del dibattito scientifico che continua a ri-
ni quantitative delle dinamiche insediative e dei va-         flettere sulle strutture evolutive della forma metropo-
lori economici, demografici e sociali. Preferirne una         li piuttosto che riconoscere e indagare regole e forme
all’altra o trascurare il peso dell’interazione recipro-      dei nuovi ordinamenti spaziali.
ca, ridurrebbe il dimensionamento a puro parametro                Di grande interesse, in questo contesto è ad
qualitativo (nel primo caso) oppure a semplice indice         esempio il contributo di Hanlon, Short e Vicino
numerico (nel secondo), e di contro, schiaccerebbe            che nel loro ultimo testo, intitolato Cities and Su-
il concetto di territorio su quello di suolo (piatto e        burbs. New metropolitan realities in the US (2010),
orizzontale, almeno come oggetto di misura). Infine           propongono un modello per la nuova realtà metro-
il dimensionamento dovrebbe riferirsi ai parametri            politana. Essi lo presentano partendo dall’analisi
della qualità (insediativa, ambientale, paesaggistica,        delle forme metropolitane che hanno caratterizzato
architettonica, sociale) preferendo modalità opera-           i paesaggi urbani dal diciannovesimo secolo fino al
tive (tutele e azioni) guidate dal riconoscimento dei         duemila. Elencano e argomentano i diversi modelli
pattern insediativi, dal mantenimento dei morfo-tipi          (sintetizzati nella tabella riportata di seguito), recu-
urbani e rurali resistenti, dal ripristino di prestazio-      perando e riorganizzando categorie già introdotte e
ni originarie o dalla rigenerazione di nuove, coerenti        descritte dalla maggior parte della letteratura di set-
con la struttura resistente insediativa (densificazione       tore (come ad esempio quelle di central cities, early
di vuoti o tessuti recenti, piuttosto che riempimenti         suburbs, exurbs, edge cities, edgeless cities, megalopolis,
ostili ai principi insediativi locali; sottrazione di resti   boomburbs, metroburbia), per concludere con un ra-
rurali o urbanizzati all’ulteriore e cieca urbanizzazio-      gionamento intorno alla nuova realtà metropolita-
ne, e loro restituzione al contesto di appartenenza).         na: the new metropolitan reality. Nella visione degli
                                                              autori, essa incorpora processi di natura politica,
                                                              economica e sociale, e naturalmente le dinamiche
4. The New Regional CITY e le sfide del territorio            spaziali delle metropoli contemporanee. La teoria si
europeo                                                       basa su due presupposti: il permanere della forma
                                                              metropoli e il fatto che essa sia una evoluzione com-
    Il tema del dimensionamento dei piani è solo una          plessa di modelli precedenti caratterizzati dall’uni-
faccia di una stessa medaglia. Sull’altro lato c’è un         dimensionalità della sua natura, come ad esempio
aspetto centrale della pianificazione: quello dei mo-         la città industriale, le dinamiche demografiche e la
delli/processi di ordinamento spaziale. È indubbio            crescita, le trasformazioni economiche, i cambia-
che gli ultimi trenta anni abbiano segnato un crinale         menti fisici o i cambiamenti a scala regionale. La
nell’organizzazione più o meno governata dei proces-          nuova realtà metropolitana incorpora la pluralità
si dello sviluppo urbano. In alcuni territori italiani        delle nature e la complessità dei processi che alle di-
(anche nordeuropei e nordamericani) si potrebbe               verse scale territoriali e nei diversi contesti mondiali
parlare di una nuova era di organizzazione dei pro-           si manifestano.
Introduzione                                                                                                                          XV

Tab. 1 – Tipizzazione delle forme metropolitane dal diciannovesimo secolo a oggi: Charting metropolitan form (Hanlon et al., 2010, p. 87).

Form                        Other names                                     Era
1. Central cities            Downtown; Urban center; central business district
                                                                            Nineteenth and early twentieth
                                                                            centuries
2. Early suburbs      Bedroom-suburbs; Street-car suburbs                   Early twentieth century to 1950s
3. Exurbs             Far-outs suburbs; Fringe suburbs                      1970s to 1990s
4. Edge cities        Fringe developement; Satellite City Suburban business 1970s to 1990 s
                      district
5. Edgeless cities    Low-density office parks; Office sprawl               1980s to 2000s
6. Megalopolis        Global city region; Mega region                       1960s to 2000s
7. Boombu rbs         Accidental cities; Booming suburbs                    2000s
8. Metroburbia        «Metroburbia USA»                                     2000s
9. The new metropoli- 21st century metro model                              2000s
  tan reality

     Lo scenario con cui siamo chiamati a misurar-                         Il dibattito europeo concretizzato spesso nelle
ci è indubbiamente complicato e forse, verrebbe da                     policy issues della comunità e nella formulazione di
dire, non così semplicemente trasferibile in model-                    rapporti e progetti di ricerca promossi dalle diverse
li o categorie. L’osservazione delle trasformazioni e                  agenzie europee12; l’osservazione dei fenomeni di re-
soprattutto la misurazione degli effetti di processi,                  gionalizzazione dello sviluppo urbano e la diffusio-
spesso non ancora identificati, hanno evidenziato                      ne di approcci e terminologie declinate nei diversi
l’urgenza di assumere una prospettiva integrata sul                    contesti territoriali europei, suggeriscono un cam-
tema del governo delle risorse ambientali, del terri-                  biamento radicale di prospettiva (sicuramente del-
torio (e delle sue forme ordinatrici) e del consumo                    la ricerca) e evidenziano un nuovo orizzonte per il
di entrambi. Potremmo forse dire che è ormai stato                     governo del territorio. Negli ultimi 10 anni è infatti
assodato dalla letteratura, la necessità di pensare che                emersa una certa enfasi sul policentrismo (intesa an-
il (buon) governo del consumo di territorio implichi                   cora forse come una diversa interpretazione del con-
una riflessione intorno alle forme e ai processi di ur-                cetto di metropoli, una sua forma evolutiva derivata
banizzazione regionale di ultima generazione, forse                    dall’ordinamento di tipo metropolitano, piuttosto
oltre o in contrapposizione al metropolitan mode (o                    che come un vero e proprio nuovo modello di ur-
all’immagine della conurbazione) che ha caratteriz-                    banizzazione regionale). Prevale il termine Polycen-
zato i processi di sviluppo urbano degli ultimi 30-40                  tric Urban Region (PUR) promosso dal dibattito
anni. Ed è forse proprio nella capacità di maneggiare                  olandese attraverso l’ormai noto caso del Randstad
le due face della medaglia, che risiedono le poten-                    Holland, con l’intento di valorizzare i processi di
zialità di un approccio di governo (spatial governance                 identificazione degli ambienti locali e differenziare
e politiche integrate) piuttosto che di contenimento                   quindi i processi di sviluppo e innovazione (in una
(vincoli, leggi) del consumo di suolo.                                 logica diversa da quella gerarchica di tipo metropo-
     Il pensiero intorno a quella che Soja (2000;                      litano) (sebbene il caso della Randstad fosse in real-
2008; 2011) definisce un’era postmetropolitana, ri-                    tà definito con quello che appare oggi un ossimoro:
vela l’importanza di misurasi con i recenti processi                   metropoli policentrica).
di urbanizzazione regionale («urban restructuring» e                       Ma è frequente anche trovare espressioni come:
di «multi-scalar regional urbanization» – Soja 2011),                  Cross-border Polycentric Metropolitan Region; Polycen-
pensando a nuovi modelli di pianificazione e a nuove                   tric Development; Functional Urban Region, Funcional
strategie di sviluppo urbano e regionale sostenibile.                  Urban Areas, Polycentric metropolis, Mega-City Region
XVI                                                                                Il governo del consumo di territorio

come quelle di South Est England, Paris Region,             bano e territoriale (nella misura in cui la scelta o il
Central Belgium, Randstad, RhineRuhr, Northem               riconoscimento di un ordinamento spaziale può con-
Switzerland, Greater Dublin etc.(Hall, Pain, 2010).         tribuire alla produzione di politiche territoriali soste-
    In certi casi, dall’analisi dei processi di nuova ge-   nibili anche in termini di dimensionamento).
nerazione, sembra quasi di assistere a due andamen-             Il territorio contemporaneo si offre a noi come un
ti a energia contraddittoria: da un lato un concreto        insieme di situazioni insediative eterogenee per grado
shift dei processi di urbanizzazione, dall’altro una        di concentrazione, tipo di specializzazione, densità di
certa resistenza al cambiamento di categorie di analisi     infrastrutturazione e di artificializzazione, densità di
e progetto (vittime del metropolitan mode thinking).        costruzione, monofunzionalità, enclavizzazione e co-
I modelli di urbanizzazione cui queste definizioni          sì via. Un accatastamento di «oggetti» che ha genera-
si riferiscono, sono quasi sempre strutture policen-        to, come abbiamo visto, innumerevoli descrizioni e
triche (regioni urbane policentriche potremmo forse         aggettivazioni.
dire) i cui nodi (o centri) sono morfologicamente in-
dividuati e rivestono un ruolo specifico di tipo eco-
nomico, geografico e sociale. Si tratta sempre meno         5. Urban code: Smart Growth, Regionalism, New
frequentemente di vere e proprie aree metropolitane         Urbanism e le sfide del contesto nordamericano
monocentriche organizzate intorno a una città capi-         (e anglosassone)
tale (come nel caso ad esempio di Parigi e Londra che
sembrano ancora interpretare il metropolitan mode); e           Anche il dibattito nordamericano si è misurato
sempre più spesso di modelli organizzativi multipo-         nell’ultimo decennio con la nuova natura dei proces-
lari complessi tenuti insieme da un «sistema di rela-       si di urbanizzazione regionale utilizzando definizioni
zioni» funzionali e specificate, in cui il rango di ogni    come quelle di Smart Growth (come nel caso di At-
nodo è definito dal tipo di contributo offerto al siste-    lanta) e Compact City13, Edgeless City (come nel caso
ma policentrico (come nei casi di: Rhein-Ruhr, Ran-         di Portland), Endless City (Burdett, Dudjic, 2008) e
dstad Holland, Lille-Rubaix-Kortrijk, Rhein-Main,           New Urbanism (Katz, 1994; Ellis, 2002). Tra i temi
Flemish Diamond, Glasgow-Edinburgh, Berlin, for-            comuni agli approcci annunciati da questi titoli, è
se potremmo anche aggiungere il Nordest italiano e          possibile rintracciare il collegamento tra i concetti di
con qualche difficoltà, altre regione del resto di Ita-     local growth e carrying capacity, tra gli orientamenti
lia) (Magnaghi, Marson, 2004). Un sistema definito          della crescita e la domanda di housing; e il rappor-
da almeno quattro dimensioni (Kloosterman, Mu-              to tra cicli di vita e la «growth machine city». Nella
sterd, 2001; Urban Studies, 2001): forma fisica e           maggior parte dei casi si cerca di rispondere a una so-
morfologia, forma del governo (political governance,        la domanda (dilemma) di fondo: quale tipo di città/
spatial governance), relazioni funzionali e specializza-    territorio essere? Per questo sono spesso analizzate le
zioni, identità.                                            relazioni tra le condizioni locali e le forme della cre-
                                                            scita (o le strategie di contenimento della crescita),
    È evidente che l’insieme di questi approcci de-         ma soprattutto, le strategie attuate dagli attori isti-
nunci la presa di coscienza del cambiamento verso           tuzionali (i cosiddetti «custodians of place») (Lewis,
un nuovo modello genericamente definito (in questo          Neiman, 2009; Beatley, 2000), e i modi in cui i go-
contesto) come postmetropolitano. Ma altrettanto            verni locali si accostano alle scelte sulla crescita e sul-
evidente è la difficoltà di riconoscere i nuovi caratteri   lo sviluppo.
identificativi dei processi di riorganizzazione insedia-        Smart Growth significa sostanzialmente, nel
tiva e di orientare quindi, opportunamente, da un           contesto americano, una crescita pianificata (seb-
lato, politiche e strumenti verso il progetto dei terri-    bene in qualche contraddizione con il sistema ‘li-
tori postmetropolitani; dall’altro (come conseguenza        bero’ di governo statunitense) guidata da un set di
diretta) il buon governo del consumo di territorio,         principi, regole e codici riproducibili: densificazione
fortemente condizionato dai modelli di sviluppo ur-         degli insediamenti esistenti; costruzione di nuove
Introduzione                                                                                                   XVII

centralità; sistemi di trasporto (pubblico) integrati       to alle strategie di riorganizzazione di ordinamenti
fra loro, e integrati con percorsi pedonali e ciclabi-      spaziali scomposti e contenimento del consumo di
li protetti; introduzione di confini; tipizzazione e        suolo, è quello di Urbanism. L’espressione Urbanism
identificazione dei diversi contesti urbani, mix di         interpreta le «novità» della cosiddetta urban age de-
funzioni, e così via.                                       scritta da una generosa famiglia di testi caratterizzati
     Ma sempre di matrice americana è la tradizione         da un’altrettanta generosa varietà di titoli e slogan.
del Regionalism, del Bioregionalism e del New Regio-        Per citarne alcuni, forse i più diffusi, basti ricordare
nalism sintetizzato da Peter Chaltorphe nel suo mo-         The Endless City (Burdett, Sudjic, 2008), The Limit-
dello della Regional City e del TOD (Transit Oriented       less City (Gillham, 2002), Planning the good commu-
Development) (Calthorpe, 1993; 2001). Un model-             nity (Grant, 2006) Planning on the Edge (Gallent
lo caratterizzato dalla tensione verso la dimensione        N., Andersson J., Bianconi, 2006), The compact Ci-
regionale dei problemi e sostenuto da un planning           ty (Jenks M., Burton E., Williams K. 1996), Cities
mode integrato, sensibile alle questioni ambienta-          and Suburbs (Hanlon B., Short J.R., Vicino T.J.,
li, strategico, consapevole del pericolo dello sprawl,      2010), Green Urbanism (Beatley, 2000); Landscape
portatore di un modello insediativo policentrico,           Urbanism (Waldheim, 2006), New Urbanism (Katz,
reticolare e interconnesso, efficiente sul piano del-       1994); Ecological Urbanism (Mostafavi, Doherty,
le infrastrutture e dell’organizzazione delle funzioni      2010), Sustainable Urbanism (Farr, 2007), The Smart
sul territorio. The Regional City di Calthorpe (1993;       Growth Manual (Duany, Speck, Lydon 2010) e mol-
Calthorpe, Fulton, 2001) costituisce rispetto agli al-      ti altri ancora a cui corrispondono strategie e azioni
tri, il modello più codificato e disegnato14.               descritte dalle parole centralità, concentrazione, dif-
     L’insieme dei progetti di Calthorpe si basa su al-     fusione, densità, mixitè, connettività, rigenerazio-
cuni principi comuni che ci accontenteremo di ri-           ne, riqualificazione, vivibilità, abitabilità, controllo,
cordare, non potendo esplorare i suoi disegni. Essi         identità e così via.
sono: strategie di trasporto pubblico dal livello re-            «La proliferazione di aggettivi, – sostiene Patrizia
gionale a quello locale, struttura policentrica dei nu-     Gabellini in un interessante riflessione sul «fare urba-
clei insediativi e delle connessioni, contenimento del      nistica oggi» – indica la necessità di definire approcci
consumo di suolo, forma urbana compatta (a tutti            progettuali consonanti con processi insediativi che
i livelli dalla città al neighbourhood) e processi par-     pongono problemi nuovi e difficili. Non sembra un
tecipativi per disegnare gli spazi e le politiche sia a     caso, allora, che il diffondersi del termine Urbanism
livello regionale che a livello locale. L’elemento di       in paesi anglofoni, dove ci si è tradizionalmente rife-
interesse dell’approccio regionalista di Calthorpe ri-      riti a questo genere di pratiche con le parole design
siede nel fatto che questo ricomponga due principa-         (urban, city design) e planning (city, town, urban, re-
li ramificazioni del dibattito degli ultimi dieci anni      gional, spatial planning) sia concomitante con la pre-
sulla prospettiva del governo della crescita. La prima      occupazione dello sprawl e con la proliferazione degli
si concentra prevalentemente sul tema degli spazi di        studi sui suoi effetti e le sue cause» (Gabellini 2010,
connessione, sulle reti e sulle infrastrutture, sui bordi   p. 54).
e sulle frange urbane e rurali; la seconda privilegia,           Ognuna di queste parole, ognuno di questi titoli
con un’attenzione quasi esclusiva, la sfera urbana (o       porta però con sé un dato di fatto imprescindibile
metropolitana), declinando il concetto di compact ci-       ovvero la consapevolezza che i territori contempora-
ty (o di smart growth). Spesso si tratta di prospettive     nei non possano essere ricompresi in una grande e
diverse sugli stessi temi e sugli stessi tipi di luoghi;    indifferenziata «sprawl town». Al contrario essi so-
modi complementari di guardare agli stessi problemi         no ricchi di sfumature, situazioni, eventi, memorie,
e agli stessi fenomeni, che prevedibilmente si intrec-      persistenze, opportunità tali da richiedere un atten-
ciano e si confondono.                                      to percorso di valutazione e di riflessione. L’aspetto
     Un altro termine ricorrente nella letteratura degli    che forse più di altri, stimola una considerazione
ultimi anni di matrice anglosassone (con riferimen-         specifica sul problema del contenimento del consu-
XVIII                                                                             Il governo del consumo di territorio

mo di suolo relazionato alle forme dell’organizzazio-      orientata a contrastare tutte le forme di slabbramen-
ne insediativa, ha a che fare con quei territori che       to dei modelli insediativi delle varie realtà del mon-
hanno inequivocabilmente perso la loro prestazione         do (siano essi connessi allo sprawl, alle forme della
originaria e che hanno quindi interrotto il ciclo di       conurbazione, alla degenerazione delle metropoli,
rigenerazione ed erogazione delle risorse, nel loro es-    alle megalopoli o alle forme ancora indefinite dello
sere compresi (in-between) (Gabellini, 2010) tra due       sviluppo insediativo post-metropolitano). Un orien-
nature, apparentemente contrapposte, realmente dia-        tamento volto alla qualità che costituisce uno degli
loganti e interdipendenti: l’universo urbano e l’uni-      ingredienti più incisivi nella riconfigurazione di un
verso rurale.                                              approccio al contenimento del consumo di territorio
    New Urbanism è forse uno dei movimenti più             che oltrepassi i limiti dei dispositivi di quantificazio-
noti di questa urban age. Gill Grant (2006) ricono-        ne ordinariamente utilizzati, fino ad ora quasi tutti
sce le radici del New Urbanism15 in alcuni contribu-       fallimentari, o cerchi un dialogo di complementarie-
ti teorici provenienti dalle teorie di Camillo Sitte e     tà con essi in una filiera di governo del consumo di
Raymond Unwin, dal movimento City Beautiful, ma            territorio che ospiti al livello giusto, il giusto dispo-
soprattutto da quelle espresse da Jane Jacobs nel testo    sitivo e le strategie più efficaci.
intitolato Death and Life of Great American Cities del          Nobili radici, enormi potenzialità, interessanti
1961. E nella misura in cui si pensi che esso propon-      eredità si ritrovano anche nel linguaggio degli Urban
ga un modo veramente diverso di pensare alla città e       Codes che offre oggi innumerevoli spunti, approcci
alle connessioni tra le sue parti16, concentrandosi sul    e strategie sintetizzati in altrettanti contributi (ma-
physical planning e sull’urban design, è alle teorie di    nuali, codici, linee guida). Il Traditional Neighbou-
Christopher Alexander (la cui ricerca per i principi       rhood Design (TND) di Andres Duany e Elizabeth
universali /plurali di good form arriva allo sviluppo      Plater-Zyberk (o neo-traditional town planning)
di un ‘pattern language’ – 1977) e di Kevin Lynch (la      (Katz, 1994), (the Transect Strategy)17, l’approccio al
cui teoria sulla forma urbana sottolinea l’importanza      new community design di Emily Talen (2006), la te-
della place legibility e del ‘sense of place’ in un buon   oria dell’urban renaissance18 e quella già citata della
disegno urbano – 1960), che Grant riconduce le ra-         smart growth19 (Duany et al., 2010) (e molti altri),
dici del movimento.                                        affrontano infatti temi comuni: ovvero la ricerca di
    Se da un lato il New Urbanism appare essere uno        una forma e di un carattere per una «good city» (El-
dei movimenti più noti dell’esperienza anglosassone,       lis, 2002), il tentativo di riconciliare la città con la
dall’altro è anche una delle tante varianti in un più      natura migliorando le condizioni sociali degli abitan-
largo set di new urbanisms praticati nella contempo-       ti, e quello di gestire lo sprawl e gli effetti fisici della
raneità che, seppur nei confini del proprio campo          modernità, rigenerando la città contemporanea in un
di applicazioni, condividono intenti e a volte anche       nuovo equilibrio con il territorio che la contiene.
strumenti.                                                      Una conferma in questa direzione arriva anche
    Sono veramente innumerevoli i contributi che           dalla manualistica internazionale che, seguendo una
si potrebbero citare per argomentare intorno ai si-        linea di continuità inaugurata dall’ormai noto Lexi-
gnificati di questo movimento, alle sue applicazioni,      con of the New Urbanism (Duany Plater-Zyberk, ver-
ai suoi limiti, ai suoi fallimenti, oppure di contro,      sion 3.2, 2002) e dalla Charter of the New Urbanism.
ai suoi successi o alle sue potenzialità. Sicuramen-       Region, neighborhood, district and corridor. block, stre-
te dalla riflessione sul New Urbanism e sul New            et and building (Congress of New Urbanism 1999), si è
Regionalism nascono alcune correnti di pensiero            arricchita di interessanti contributi restituiti in forma
concretizzate in pratiche, progetti e manuali, che è       di linee guida, Carte, codici, regole e norme (figura-
importante ricordare come strumenti utilizzati a li-       te), disegni.
vello internazionale (spesso di tradizione anglosas-            Ne sono un esempio i più recenti testi intitolati
sone) per il buon governo del consumo di territorio        The Smart Growth Manual (Duany, Speck, Lydon,
e sicuramente una progettazione urbana di qualità          2010); Sprawl Repair Manual (Tachieva, 2010),
Introduzione                                                                                                              XIX

Fig. 3 – Transformation into a neighbourhood center e Transformation into a town center da Tachieva, 2010, 29.

The Language of Town &Cities. A visual Dictiona-                      strerà dell’abaco dei progetti internazionali riportato
ry (Thadani, 2010). Ognuno di essi si esprime con                     nel libro) per il buon governo del «consumo di città»
un linguaggio analogo fatto di disegni, schemi, pre-                  (le cui premesse, come dimostrano i codici e i ma-
figurazioni, figurazioni di norme, regole relative a                  nuali citati, sono da ritrovarsi nelle linee guida per la
proporzioni e dimensionamenti, regolamenti veri e                     progettazione a scala regionale, oltre che nel rispetto
propri (sia esso sintetizzato nella Transect Strategy, in             dei codici a quella locale), inteso come rigenerazione,
un lessico, in uno Smart Code, in un vero e proprio                   recupero, ridisegno delle aree di margine, densifica-
linguaggio). Nell’individuazione di regole, codici e                  zione dei tessuti insediativi poco vivibili.
linee guida, tutti condividono un approccio tran-sca-                     Una tradizione che potrebbe essere rideclinata
lare (dalla scala regionale a quella locale) e integra-               nel contesto italiano e in particolare in quello to-
to, orientato alla ricostruzione di tessuti insediativi               scano dove è importante interpretare il concetto di
degradati, al ridisegno di quartieri monofunzionali,                  consumo di suolo come opportunità per il ridisegno
alla progettazione di centralità, alla ridefinizione di               di consistenti ambiti urbani e rurali oggi degradati,
margini urbani o rurali, al ripristino di prestazioni                 sfregiati da interventi aggressivi, abbandonati, sfrut-
originarie.                                                           tati, sicuramente spogliati delle loro prestazioni ori-
    Strategie che, non solo nel contesto anglosassone,                ginarie e quindi delle potenzialità di contribuire a
hanno orientato il ridisegno delle città e che possono                quel necessario e vitale scambio di sistemi ambientali
costituire un riferimento progettuale (almeno in al-                  che consentirà al nostro ambiente di sopravvivere in
cune delle applicazioni più significative, come si mo-                futuro.
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