Dominio di Zingaretti, tanta gente ai seggi - Anci Fvg

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IL MESSAGGERO VENETO
4 MARZO 2019

In regione affluenza a quota 25 mila, in linea con quella di due anni fa. Il
governatore laziale ottiene il 71% delle preferenze

Dominio di Zingaretti, tanta gente ai seggi
Mattia Pertoldi udine. Un trionfo, superiore alle aspettative e ai dati del "primo turno" al termine di una
giornata in cui l'affluenza ai seggi è stata in linea con quella di due anni fa (24 mila 691 contro 25 mila
714) quando vinse Matteo Renzi. Nicola Zingaretti domina la contesa delle primarie in Fvg e conquista
la regione - con una contemporanea sonora bocciatura della "vecchia" classe dirigente del partito
schierata nella quasi totalità con Maurizio Martina - con il 71,4% dei voti, abbondantemente davanti allo
stesso Martina (18,4%) e Roberto Giachetti (10,2%). Ma al di là dei risultati, che pesano e certamente
ridisegneranno i rapporti di forza interni, quella andata in archivio ieri è stata una giornata
completamente positiva per il Pd locale. Le code ai seggi, specialmente nelle città, dimostrano che c'è
vita a sinistra, anche in Fvg. I numeri dell'affluenza sono da pollice alto e per certi versi, probabilmente,
pure inattesi ai piani alti del partito. Perché in regione, da un paio d'anni a questa parte, il Pd non se la
sta passando bene. Per nulla.Il tracollo alle Politiche e poi alle Regionali ha aperto ferite ancora vive,
così come la sconfitta di Udine che ha portato i dem a lasciare in mano alla destra anche l'ultimo
capoluogo dopo aver abbandonato Pordenone e Trieste e aver perso a Gorizia senza colpo ferire.
Certo, l'elezione unitaria di Cristiano Shaurli alla segreteria Fvg è stato un primo segnale lanciato alla
base, e pure in discontinuità rispetto al livello nazionale, ma è innegabile, e chi frequenta piazza
Oberdan o i principali Consigli comunali lo sa bene, aver visto un Pd, in questi lunghi mesi, smarrito e
spesso senza bussola.Le piazze e le sedi di ieri, però, dicono che anche alle nostre latitudini esiste un
popolo che si mette in coda in un giorno festivo di (quasi) primavera. Un popolo che esce di casa e
arriva ai seggi, siano essi nelle sedi di partito, delle circoscrizioni o nei gazebo allestiti dai volontari, per
scegliere il suo futuro segretario. Nonostante un congresso a dir poco "fiappo", poco pubblicizzato e
che anche a Nordest si è svegliato dal torpore, con i confronti, esclusivamente nel finale.No, il Pd non è
morto. Nemmeno in Fvg. Certo non sta benissimo, sicuramente ha bisogno di rimettersi completamente
in carreggiata e di fronte a sé ha una scalata che non si preannuncia né semplice né breve, visto il
vento leghista che pare spirare con forza e ancora immutata intensità, ma qualcosa si muove, anzi si è
già mosso. E chi è seduto in cabina di regia, in segreteria ma pure in Regione, farà bene a tenere conto
di chi sta fuori e chiede di essere ascoltato, vuole condivisione delle scelte e un rapporto più diretto tra
vertici e base. Pretende, insomma, di avere a che fare con un partito progressista che torni a fare
quello che faceva la sinistra. Dimenticando, cioè, quell'atteggiamento verticistico e muscolare visto
negli ultimi anni. Tipico, e anzi quasi automatico, di altri movimenti, non di chi ha fatto della
partecipazione e dell'allargamento uno dei suoi pilastri fin dalla sua fondazione. Con la speranza che,
finalmente e almeno nel prossimo futuro, il nuovo segretario non venga impallinato più dal fuoco amico
che da quello degli avversari. Questa però, almeno per oggi, è tutta un'altra storia. E il riferimento è
puramente voluto.

qui pordenone

Tornano bersaniani ed ex
C'è chi lascia anche la mancia
pordenone. La democrazia si paga? E allora nessun problema. Né per lasciare i due euro richiesti ai
non iscritti, nè per lasciare anche la mancia: cinque euro in due, qualcuno dieci euro. Di questi tempi,
dove anche pagare l'affitto della sede è un problema, tutto fa comodo. A Pordenone, dove l'affluenza è
stata costante dalla mattina alla chiusura del seggio - «alle 7.50 c'era già chi voleva votare» racconta il
consigliere comunale Fausto Tomasello, presidente della sezione centro - il Pd respira un ritrovato
ottimismo. «La gente ha voglia di partecipare - confermava nel primo pomeriggio il segretario cittadino
Marco Cavallaro - e non sono mancati anche diversi "ritorni"». Quello più significativo è stato quello
degli ex appartenenti all'area bersaniana, molti fuoriusciti dal partito accusando lo strapotere della
gestione renziana. Che sia il primo passo per un possibile ritorno in caso di condizione Zingaretti? La
cosa certa è che gli ex sono andati a votare per il presidente della Regione Lazio.In provincia a
sostenere la lista di Zingaretti c'erano il consigliere regionale Nicola Conficoni e l'ex Renata Bagatin,
mentre Roberto Giachetti aveva come capolista Chiara Da Giau e Maurizio Martina la vicesegretaria
Annamaria Poggioli e soprattutto il capogruppo in regione Sergio Bolzonello.A San Vito al Tagliamento,
feudo del sindaco Antonio Di Bisceglie, su 616 voti validi, 493 sono stati per Zingaretti. Certo il voto era
per il segretario nazionale, non per i rappresentanti locali, ma è chiaro che qualche pressione sul
gruppo dirigente locale arriverà. Nei seggi pordenonesi, ieri anche l'iniziativa "adotta la bandiera
d'Europa" promossa dal segretario provinciale Giorgio Zanin. «Un messaggio silenzioso - ha scritto
nella lettera inviata ai circoli - per ribadire che l'Europa è la nostra casa». E, soprattutto, una casa in cui
i dem dovranno cercare di accomodarsi al meglio con il voto del 26 maggio.

3 MARZO 2019

linee guida per la paritetica

Di Bert: più attenzione ai contratti pubblici
udine. «Nella Commissione Paritetica serve massima attenzione ai contratti pubblici, per uno
snellimento degli iter e permettere così un volano all'economia locale».Questo il commento di Mauro Di
Bert (Progetto Fvg) valutando con favore il voto unanime espresso giovedì dall'Aula, alla mozione che
ha dettato le linee di indirizzo politico alla Paritetica. «Un'approvazione bipartisan che conferma la
bontà del documento sottoposto all'Aula» prosegue Di Bert che intende rimarcare la necessità di
intervenire in materia di contratti pubblici, concedendo alla Regione una specifica competenza a
disciplinare in materia di appalti e concessioni, sulle procedure di aggiudicazione e sui contratti pubblici,
anche nelle fasi di esecuzione dei lavori, delle forniture e dei servizi.

la parlamentare europea

De Monte: regole Ue contro eventuali rischi
di "invasione" cinese
Alessandro Cesare udine. La Cina fa paura, inutile negarlo, ma gli strumenti per "contenerla", senza
giungere a misure estreme come i dazi Usa, esistono. Lo mette in evidenza l'europarlamentare Isabella
De Monte, che si inserisce nel dibattito sorto sul possibile insediamento di realtà cinesi nel Porto di
Trieste.«È stato da poco approvato al Parlamento europeo un regolamento che prevede uno screening
piuttosto severo sugli investimenti di Paesi terzi. Entrerà in vigore tra 18 mesi. Una misura nata proprio
pensando alla Cina, su iniziativa del Governo italiano (all'epoca lo guidava il Pd), della Francia e della
Germania. L'obiettivo è evitare che alcuni Paesi possano tentare di controllare asset strategici in
Europa». Un esempio su tutti, proprio il Porto di Trieste, visto che il regolamento nasce per la tutela di
settori quali il trasporto e le telecomunicazioni.Ogni Stato membro che riceve una proposta di acquisto
di asset strategici da una realtà extra Ue, deve informare la Commissione. Quest'ultima formula un
parere, che può non essere vincolante, ma dà modo di aprire un dibattito. «Non siamo contrari agli
investimenti - chiarisce De Monte -, ma un monitoraggio, in alcuni casi, serve, soprattutto per valutare
l'impatto su industria e occupazione. La ricaduta per il territorio deve essere evidente e, pensando alla
Cina, deve valere la reciprocità, cosa che al momento manca, poiché le nostre aziende faticano». Il
regolamento è stato proposto anche dall'Italia, ma al momento del voto, il Governo gialloverde, si è
tirato indietro: «L'Italia si è astenuta - ricorda - a dimostrazione di come questo Governo sia sovranista
solo a parole».

l'unico dissidente

Il "no" del pentastellato Sergo
«Impegno del Parlamento, non mio»
«Vi prenderei in giro se firmassi e non sono una persone che tende a prendere in giro la gente
impegnandomi su qualcosa che dovrebbe fare qualcun altro». Così, il consigliere del M5s, Cristian
Sergo, ha declinato ieri l'invito a sottoscrivere il Manifesto. Ma ha anche aggiunto: «Sono qui e mi
impegno a fare da tramite. Non posso però costringere le persone a fare qualcosa su cui non ho
responsabilità. Non posso parlare per i miei parlamentari né per Marco Zullo, questa battaglia la
portiamo avanti da quando è iniziato il vostro problema. Per me sarebbe facilissimo mettere una firma
qui e dire "noi ci siamo"», sono le parole di Sergo. È stata Barbara Venuti, che appena sei mesi fa era
sul palco al Circo Massimo con Luigi Di Maio, a ricordare a Sergo che «il M5s si era già impegnato in
quell'occasione a tutela dei risparmiatori traditi. L'impegno l'aveva già preso il suo vice premier e lei
oggi mi viene a dire che deve attendere risposte».
domani a udine

Contratto congelato sit-in di 2 mila
operatori della sanità privata
udine. «I mancati adeguamenti tariffari delle convenzioni con il servizio sanitario pubblico sono un alibi
che non regge. Il contratto della sanità privata è scaduto da 12 anni e i lavoratori hanno diritto a un
rinnovo, con aumenti salariali in linea con quelli della sanità pubblica e a parità di orario». Le segreterie
regionali di Fp-Cgil, Cisl- Fp e Uil-Fpl spiegano così le ragioni della mobilitazione dei lavoratori della
sanità privata, oltre 2 mila in Friuli Venezia Giulia, in stato di agitazione a sostegno della trattativa sul
rinnovo contrattuale, congelata a causa dell'indisponibilità delle associazioni di categoria, Aris e Aiop,
ad adeguare i trattamenti salariali, fermi al biennio economico 2006-2007. «Un blocco inaccettabile -
dichiarano Orietta Olivo (Cgil), Massimo Bevilacqua (Cisl) e Luciano Bressan (Uil) - che penalizza
lavoratori fondamentali nel garantire ai cittadini l'esigibilità delle prestazioni sanitarie del servizio
pubblico, attraverso il sistema delle convenzioni». Ad allargare ulteriormente la distanza tra le parti,
spiegano ancora i segretari regionali, «la pretesa di Aris e Aiop di portare l'orario di lavoro settimanale
da 36 a 38 ore, senza mettere in campo risorse destinate agli incrementi salariali».Da qui la
mobilitazione dei lavoratori con quattro presìdi in regione, domani e martedì a Udine e Trieste. Il primo
sit-in è in programma alle 10 di fronte alla sede della Nostra Famiglia, a Pasian di Prato, cui ne seguirà
immediatamente un secondo alle 11.30 in Viale Venezia, all'ingresso della casa di cura Città di Udine.
Martedì due gli appuntamenti a Trieste: il primo alle 9.30 ad Aurisina, che coinvolgerà i lavoratori della
Pineta del Carso, il secondo alle 11.30 davanti al Sanatorio Triestino.

consiglio delle autonomie

Piano di polizia locale
al vaglio dei sindaci
udine. Sicurezza, sanità, famiglia ed edilizia saranno le materie al centro della seduta del Consiglio
delle Autonomie locali del Friuli Venezia Giulia (Cal), presieduto da Antonio di Bisceglie, convocata per
domani a Udine. Il Cal sarà chiamato a esprimere un parere su cinque deliberazioni della giunta. Alla
seduta parteciperanno gli assessori alla Salute, Riccardo Riccardi; alle Autonomie locali, Pierpaolo
Roberti, e al Lavoro e famiglia, Alessia Rosolen. Il Cal esprimerà parere sul programma 2019-2021
dell'attività della Centrale unica di committenza, sul Piano di finanziamenti 2019 per la sicurezza e sulle
modifiche al regolamento degli strumenti di autotutela in dotazione alla Polizia locale, in particolare
sull'introduzione del bastone estensibile, e sulle Linee annuali per la gestione del servizio sanitario e
sociosanitario.
Definito il calendario delle esposizioni regionali per il 2019
Idea Natale e Radioamatore si sovrappongono a novembre

Fiere nelle stesse date
Udine e Pordenone continuano a sfidarsi
Mattia Pertoldi udine. Meno incroci rispetto al passato, ma ne restano comunque alcuni tali da mettere
sullo stesso piano - o meglio posizionarle nelle medesime date - almeno un paio tra le più importanti
manifestazioni organizzate dagli enti fieristici di Udine e Pordenone (dov'è in corso Ortogiardino, fino a
domenica 10).Analizzando, infatti, il calendario regionale delle esposizioni fieristiche appena approvato
dalla giunta, si nota come i due principali poli del Friuli Venezia Giulia non abbiano ancora rinunciato
del tutto a sfidarsi a colpi, appunto, di manifestazioni. Un concetto, questo, che, allargandolo anche a
Gorizia - da anni unificata a Udine nella gestione - e a Sacile, permette di stilare un particolarissimo
mini-calendario di incroci che accompagneranno la regione da qui a fine anno.Anzi, possiamo dire che
hanno già accompagnato il territorio locale se consideriamo i primi due mesi dell'anno. Perché entrando
nel dettaglio si scopre che mentre a Udine andava in scena Agriest (dal 24 al 27 gennaio) a Pordenone
c'era la Fiera del disco (dal 26 al 27 dello stesso mese) e mentre Gorizia ospitava Expomedo (dal 14 al
17 febbraio), nella Destra Tagliamento era stata organizzata la kermesse Hobby Show (dal 15 al 17
dello scorso mese). Guardando al futuro, poi, a breve troveremo Pollice Verde a Gorizia (dal 5 al 7
aprile) e quasi contemporaneamente pure la Fiera degli uccelli a Sacile (dal 6 al 7 del prossimo mese).
Casi concreti, questi, corroborati da quello più importante e in programma il prossimo autunno. Mentre
a Torreano di Martignacco, infatti, nei padiglioni si svolgerà la nuova edizione di Idea Natale - una delle
più importanti kermesse dell'ente friulano dal 14 al 17 novembre -, a Pordenone si terranno,
contemporaneamente, dal 16 al 17, la fiera del Radioamatore 2, Fotomercato e Gamecom: non proprio
il massimo dell'efficienza amministrativa ed espositiva.Nella delibera di giunta con la quale è stato
stabilito il calendario, inoltre, l'esecutivo ha anche attribuito le qualifiche di valenza internazionale,
nazionale e regionale alle fiere in programma. E in questo caso è stato il Pordenonese a portarsi a casa
una sorta di en plein. La qualifica nazionale è stata attribuita alla 746ª Sagra dei osei in programma a
Sacile dal 30 agosto al 1º settembre, mentre quelle internazionali si svolgeranno tutte a Pordenone.
Parliamo, nel dettaglio, di Aquafarm (13-14 febbraio), Happy business to you-Borsa del contract (dall'11
al 13 giugno), Coiltech (25-26 settembre), Sicam (dal 15 al 18 ottobre) e, infine, Navaltech (dal 3 al 5
dicembre).

2 MARZO 2019

I dem eleggono il nuovo segretario. In regione 139 seggi aperti dalle 8 alle 20
grazie all'azione di 300 volontari
L'appello di Shaurli: «Ricostruiamo il Pd»
Alessandro Cesare udine. L'ultima volta, nel 2017, furono circa 25 mila i votanti alle primarie del Partito
democratico in Fvg. Il dato a cui rapportarsi, domani, sarà quello, ma l'obiettivo vero del segretario
regionale Cristiano Sharuli è un altro: «Vogliamo ricostruire il Pd come punto di riferimento più ampio di
se stesso. Quindi l'appello al voto è rivolto agli iscritti, ai semplici elettori e pure agli scontenti: vogliamo
che il nostro partito diventi la vera alternativa alla deriva nazionalista e sovranista in atto. Sono convinto
che assisteremo a un momento di democrazia autentica: i cittadini del Fvg ci stupiranno».Shaurli si è
concesso anche una stoccata al Governo gialloverde: «A livello nazionale supereremo senza fatica i 52
mila clic che hanno salvato Salvini». Domani saranno 139 i seggi in tutta la regione, aperti dalle 8 alle
20, grazie all'apporto di 300 volontari (l'elenco completo è sul sito www.pdprimarie2019.it). Iscritti al Pd
o semplici simpatizzanti dovranno scegliere il prossimo segretario tra Maurizio Martina, Nicola
Zingaretti e Roberto Giachetti. Muniti di documento di riconoscimento e di tessera elettorale, si potrà
votare dai 16 anni in su, dando un contributo minimo di 2 euro.A spiegare tutto nei dettagli, in quella
che ormai è l'ex sede del Pd Fvg di via Joppi, a Udine, oltre al segretario Shaurli, sono stati il
vicesegretario regionale Paolo Coppola e la presidente della Commissione per il congresso Mariagrazia
Santoro. «Per noi questo è il momento dell'orgoglio di una comunità politica - ha chiarito Shaurli -
perché non è scontato riuscire ad aprire 139 seggi grazie alla disponibilità di 300 volontari. È un
segnale che questa nostra comunità è viva e crede nel progetto politico portato avanti fin'ora». Un
appuntamento che il segretario ha voluto identificare come il vero avvio della campagna elettorale per
le europee, «aperto a tutte quelle persone che hanno a cuore le sorti del Paese, preoccupate dalla
deriva culturale e nazionalista dell'Italia, desiderose di costruire un'alternativa al Governo
gialloverde».Ai seggi si potrà firmare anche la Carta di Aquileia, il documento europeista elaborato dai
Cittadini, «perché su questi valori - ha chiuso Shaurli - il Pd è disponibile a collaborare e a confrontarsi
con tutti». A entrare nel dettaglio del voto è stata Santoro, che ha voluto rimarcare la soddisfazione per
essere riusciti a garantire a tutti i cittadini della regione un seggio vicino a casa. Nonostante qualche
"scaramuccia" con le amministrazioni locali, come avvenuto a Udine: «Non ci sono stati concessi alcuni
spazi solitamente utilizzati per le primarie - ha ricordato -, ma grazie ai volontari siamo riusciti a
garantire una presenza capillare. Per Udine Centro non si voterà in sala Ajace, ma in via
Carducci».L'umore nel Pd Fvg sembra buono, e nonostante il periodo non favorevole per il partito
(come dimostrano le ultime batoste elettorali), c'è la voglia di ripartire: «Domenica abbiamo la possibilità
di dimostrare che la comunità del Pd non è finita ma è viva e vegeta. Andate a votare». Questo il
messaggio lanciato da Coppola, anche lui grato ai volontari per l'impegno messo in campo.

Finanziamenti ai Comuni e aiuti anti-burocrazia da parte della Regione nella
norma del Carroccio
Contributi, corsi e sportello unico
Ecco la legge leghista "salva sagre"
Mattia Pertoldiudine. Una norma, dal valore di 600 mila euro soltanto per l'anno in corso, che è già stata
ribattezzata, nei corridoi di Palazzo, con il nome di "salva sagre". Sì, perché quella depositata ieri dal
gruppo della Lega è una proposta di legge che si pone come obiettivo non soltanto quello di garantire a
enti locali, associazioni e Pro Loco un contributo economico concreto per l'organizzazione delle
manifestazioni, ma anche un alleggerimento di tutta quella mole di burocrazia richiesta dalle norme
nazionali.«Abbiamo raccolto le varie segnalazioni che ci arrivavano dai territori - ha detto il capogruppo
del Carroccio Mauro Bordin - e successivamente deciso di risolvere un problema, o meglio una serie di
problemi, che i vari enti devono affrontare, a partire dalla sicurezza, quando organizzano sagre, fiere o
manifestazioni di paese». Così, ad esempio, la Lega stanzierà 200 mila euro per consentire alla
Regione di concedere contributi in conto capitale in favore delle Pro Loco e delle associazioni senza
scopo di lucro che abbiano la sede in Comuni fino ai 15 mila abitanti per l'esecuzione di interventi sulle
sedi.Ancora, poi, con 250 mila euro si finanzierà l'istituzione di un fondo per l'abbattimento delle spese
sostenute dai soggetti finanziatori - in questo caso anche le parrocchie - per lo svolgimento dell'evento.
Il contributo massimo erogabile sarà pari a 3 mila euro all'anno e potrà essere utilizzato per finanziare
l'assistenza tecnica necessaria alla presentazione della documentazione richiesta dalla legge oppure
l'acquisto di attrezzature fondamentali per garantire la normativa in materia di sicurezza e salute. Non
soltanto, però, perché la Regione verrà poi autorizzata a concedere un contributo forfettario, una
tantum, fino a 3 mila euro all'anno in favore dei Comuni con popolazione sino a 3 mila abitanti che
intendano organizzare corsi formativi volti a consentire l'ottenimento delle certificazioni in materia di
sicurezza, antincendio, somministrazione di cibi, bevande e primo soccorso. «Tanti municipi - conferma
Bordin - finanziano un insieme di corsi creando un gruppo di volontari preparati. In questa maniera
veniamo incontro alle loro esigenze, anche economiche».Una vera novità, inoltre, è legata alla
possibilità garantita ai Comuni di allestire una sorta di "Elenco dei volontari" in cui inserire tutti coloro in
possesso delle certificazioni necessarie allo svolgimento delle attività e nel quale le varie associazioni
potranno rivolgersi per reperire il personale necessario all'organizzazione degli eventi. Da un punto di
vista burocratico, poi, all'interno del Comitato regionale delle Pro Loco verrà istituito - grazie a uno
stanziamento da 50 mila euro - un apposito sportello unico e informativo per l'assistenza.Qui,
associazioni, enti e gruppi, potranno depositare anche in forma cartacea - e non soltanto online - la
documentazione richiesta. «Sarà un riferimento chiaro - spiega Bordin - e a cui tutti potranno rivolgersi.
Il personale dello sportello sarà autorizzato a ricevere il materiale e a "caricarlo" nel portale informatico
del Suap. Il tutto a costo zero per gli utenti che, fino a questo momento, spesso dovevano invece
rivolgersi a qualche professionista del settore andando incontro a un ulteriore esborso economico».
All'interno dell'assessorato alle Autonomie Locali, infine, verrà aperto il nuovo Osservatorio regionale
delle manifestazioni per il monitoraggio degli eventi - con i dati relativi al rilievo delle feste, al numero di
presenze e alle problematicità registrate - con l'obiettivo, nel medio e lungo termine, di proporre alla
giunta regionale l'adozione di protocolli uniformi in tutto il territorio.
la mozione

Quell'appello lanciato
nell'ultimo Consiglio
udine. Il deposito della proposta di legge della Lega arriva una manciata di giorni dopo l'adozione, da
parte dell'Aula, della mozione firmata da Mara Piccin (Forza Italia), Alessandro Basso e Claudio
Giacomelli (Fratelli d'Italia) che ha impegnato la giunta regionale ad adottare misure a favore della
sopravvivenza di piccoli eventi e sagre di paese, che «non possono sostenere il pesante aggravio dei
costi per la sicurezza e la semplificazione delle procedure».In particolare i consiglieri hanno impegnato
l'esecutivo a predisporre un'indagine conoscitiva sulle singole amministrazioni per delineare un quadro
generale sul numero e sulle caratteristiche principali delle attività che vengono svolte sul territorio. È
stata inoltre impegnata la giunta a organizzare un pool di tecnici da affiancare alle associazioni, a
predisporre un capitolo nel bilancio regionale con risorse dedicate e a rivedere l'impianto della
normativa realizzando una semplificazione delle procedure e una riduzione dei costi riconducendo la
responsabilità per le manifestazioni sotto la regia e il controllo degli organi di governo dei territori. --

I dubbi principali sono legati all'istituzione del nuovo albo dei volontari
Tesolin (Casarsa): «Troppi obblighi, così si soffocano le associazioni»

L'attesa degli organizzatori
«Un'attenzione positiva
ma evitiamo nuovi oneri»
le reazioni Michela Zanutto Pro loco, comitati e associazioni che organizzano feste di paese e sagre
sono d'accordo: bene l'attenzione della Lega al settore, purché non si traduca in altra burocrazia. Il
riferimento per nulla celato è all'albo dei volontari. «Viviamo già in un sistema iper strutturato, gestito da
leggi dello Stato, non abbiamo bisogno di nuovi registri cui iscriverci», ha detto Antonio Tesolin,
presidente della Pro loco di Casarsa che organizza la famosa Sagra del vino.Nei giorni scorsi era stato
proprio Tesolin a fare l'elenco dei punti critici che, è la sua opinione, «stanno portando alla morte del
volontariato». Su tutte la burocrazia che sta «soffocando le associazioni, alle prese con decine di carte
e procedure», poi c'è l'obbligo del Suap - lo Sportello unico per le attività produttive - per le pratiche
amministrative. «Siamo associazioni no profit, diverse da un'impresa, abbiamo altre necessità - ha
spiegato Tesolin -, serve una sezione dedicata». Ma le incombenze non sono finite, c'è la sicurezza,
ambito in cui per Tesolin c'è «totale confusione e disinformazione. Punto di partenza è la circolare
conseguente ai fatti di Torino, con due morti e centinaia di feriti per la calca in una piazza: una cosa è
organizzare un concerto o una partita di calcio, una cosa è una sagra, un evento per le famiglie».E poi
le procedure e i costi. Insomma, una macchina che sta uccidendo il volontariato. «Sono contentissimo
se le forze politiche e il Consiglio capiscono che c'è un'emergenza nel mondo del no-profit - ha
premesso Tesolin -. Ma il Consiglio regionale non ha nessuna competenza su queste cose, regolate da
leggi dello Stato. E il problema non si risolve istituendo nuovi albi».Ecco dunque che l'appello del
presidente della Pro Casarsa va nel senso della semplificazione: «Il nostro mondo ha bisogno di
procedure più snelle, altrimenti lo si uccide - ha chiosato Tesolin -. Viviamo già in un mondo
regimentato, ma il vero nodo della questione è che siamo soggetti a leggi vecchie e superate da
decenni che devono essere rimodernate per quanto riguarda la questione della burocrazia nelle
manifestazioni paesane che non sono legate al numero di persone che attraggono, ma allo spazio che
occupano».C'è infine un problema di dialogo con il mondo del volontariato, «su cui piovono leggi senza
che venga ascoltato», ha concluso il presidente. Dal canto proprio l'associazione delle Pro loco del
Friuli Venezia Giulia preferisce non commentare in attesa di un testo definitivo depositato in
Consiglio.Godia, alle porte di Udine, è rinomata per la sua festa delle patate che porta nel piccolo
paesino dell'hinterland migliaia di persone durante i sette giorni di festa a cavallo fra i mesi di agosto e
settembre.A organizzare la macchina è la parrocchia, con don Olivo Bottos in testa, insieme al
Comitato festeggiamenti. Presidente è Luca Tonutti, che a sua volta plaude all'iniziativa della Lega, ma
intravede nell'albo dei volontari il rischio di una ulteriore burocratizzazione: «Un aiuto per la gestione è
più che positivo - ha aggiunto -: gli ultimi anni sono stati abbastanza impegnativi soprattutto dal punto di
vista degli adempimenti. Se le pratiche venissero snellite sarebbe un bene perché tutti noi siamo
volontari e sacrifichiamo il nostro tempo libero. Resto perplesso sull'albo».

dalla regione

Un fondo per i Comuni
che rischiano il dissesto
TRIESTE. «Oggi diamo il via libera definitivo a uno strumento di emergenza che consente alla Regione
di intervenire a favore dei Comuni che si trovino in pre-dissesto finanziario». Così, l'assessore alle
Autonomie locali Pierpaolo Roberti, ha annunciato l'approvazione definitiva, dopo il parere unanime del
Consiglio delle autonomie locali (Cal), della delibera per l'intervento di salvataggio dei Comuni in forte
difficoltà finanziaria. «Di fatto, esercitando la propria specialità, la Regione si sostituisce al ministero in
una procedura che vede coinvolta anche la Corte dei conti e si attiva quando viene deliberato lo stato di
pre-dissesto e avviato un piano di riequilibrio finanziario pluriennale». Il fondo di emergenza istituito
dalla Regione ha una dotazione iniziale contenuta poiché, spiega Roberti, «fortunatamente i conti dei
nostri Comuni sono sani e la solidità dello stato economico finanziario degli enti locali in Fvg è molto al
di sopra della media nazionale».

il fenomeno

Reti d'impresa il Fvg è in vetta
tra le regioni per nuovi contratti
UDINE. La voglia di "fare rete" cresce in Friuli Venezia Giulia, tanto che la regione è al secondo posto
in Italia proprio per propensione a sancire questo genere di alleanze strategiche da parte delle imprese.
Secondo l'elaborazione dell'Ufficio studi di Confindustria Udine su dati Infocamere, in regione le
imprese in rete al 31 dicembre 2018 erano 1.410, con un tasso di incremento complessivo annuale del
+17,7%. Rapportando il numero delle imprese in rete al totale delle imprese attive, emerge che il Friuli
Venezia Giulia, con 1,57%, è la seconda regione in Italia con la più alta propensione a fare rete,
preceduta solo dal Lazio (1,68%) e seguita, a distanza, da Umbria (0,93%) e Abruzzo (0,84%). La
media nazionale si attesta allo 0,61%. «Il contratto di rete, che è un accordo con il quale più
imprenditori si impegnano a collaborare al fine di accrescere sia individualmente, sia collettivamente la
propria capacità innovativa e la propria competitività sul mercato - spiega Anna Mareschi Danieli,
presidente di Confindustria Udine - rappresenta una soluzione ottimale per le imprese che vogliono
allargare la portata o l'ambito delle proprie attività senza perdere autonomia, centralità, storia e identità.
Le reti sono quindi lo strumento per diventare grandi rimanendo piccoli. I motivi che spingono a
costituire una rete sono da ricercarsi, in particolare, nell'opportunità di mettere a fattor comune le
conoscenze dei singoli, favorire l'integrazione di filiera, favorire e potenziare la visibilità delle aziende
retiste, presentare ai clienti un'offerta più completa, contare su una maggiore capacità produttiva e
innovativa».«La logica del contratto di rete - aggiunge Anna Mareschi Danieli - rappresenta anche un
salto culturale nel modo di fare impresa, perché punta ad avere un'aggregazione non soltanto
numerico-quantitativa, ma più cosciente e ragionata intorno ad un programma comune che fa crescere
insieme le aziende allargando i loro orizzonti di azione. In particolare, tra gli elementi che caratterizzano
i contratti di rete e li differenziano dalle altre forme di aggregazione, vanno ricordati: la spinta a
collaborare su margini che accrescono la capacità competitiva, la condivisione di conoscenze e
informazioni, ma soprattutto la possibilità di mantenere un'autonomia che permette di salvaguardare la
propria storia e la propria identità, oltre all'assenza di vincoli legati a fattori territoriali».Esempi efficaci di
reti di impresa sono rintracciabili nel settore legno-arredo, nella meccanica e anche in agricoltura.

IL PICCOLO
4 MARZO 2019

A Trieste boom di richieste di partenze per periodi di studio, a Udine la crescita
riguarda i tirocini

Studenti all'estero con Erasmus
numeri in aumento in regione
Lilli Goriup trieste. In Friuli Venezia Giulia, come nel resto d'Europa, sempre più giovani aderiscono
all'Erasmus. I dati forniti dalle Università di Trieste e di Udine confermano quanto emerso dall'ultimo
report dell'Ue in materia: è in crescita il numero di quanti partono per studiare fuori sede grazie a
progetti di mobilità europea. Le mete più gettonate dagli studenti giuliani sono Spagna, Germania e
Francia per il programma Erasmus+ Studio (ovvero un periodo di studio semestrale o annuale in
un'altra università); Regno Unito, Spagna e Francia per Erasmus+ Traineeship, il tirocinio all'estero da
effettuarsi come studenti o neolaureati in imprese, centri di formazione e ricerca, istituti di istruzione
superiore. Coloro che sono partiti dall'Università di Trieste per studiare, nell'anno accademico 2016-17,
sono stati 413. L'anno successivo sono stati 419 e quello dopo ancora, il 2018-19, sono passati a
497.Ma l'exploit riguarda l'anno a venire: «Abbiamo ricevuto già 700 domande per partire nell'anno
2019-20», spiega il professor José Francisco Medina Montero, delegato del rettore per la Mobilità
internazionale. «Un numero di richieste elevatissimo - prosegue Medina Montero -. In generale siamo
tra i primi atenei in Italia, in termini di percentuale di studenti che svolgono un periodo di mobilità
all'estero, sul totale di quelli iscritti. Ciò è dovuto anche all'aumento dell'ammontare delle borse di
studio: adesso si può arrivare a 725 euro mensili tra contributo fisso, aiuti per condizioni socio-
economiche o per iscrizioni a doppi diplomi e così via».Lievi invece le oscillazioni sui numeri degli
studenti dell'ateneo giuliano che vanno all'estero per il tirocinio: nel 2018 sono partiti in 138; l'anno
precedente erano 123 e quello prima ancora 131. L'Università di Trieste offre inoltre la possibilità di
uscire dai confini dell'Ue: è attivo infatti uno scambio con la Serbia, paese consorziato con l'Unione
nell'ambito del programma Erasmus+ extra-Ue.Diversa la situazione all'Università di Udine: qui le
partenze col programma Erasmus dopo il picco di due anni fa registrano una lieve flessione. I 259
"studio outgoing" del lontano 2008 sono diventati 313 nel 2015-16 e 320 nel 2016-17, per attestarsi a
309 nel 2017-18 e a 303 nell'anno accademico in corso. Il boom, in Friuli, riguarda i tirocini: nel 2015-16
sono partiti 29 studenti, diventati 108 nel 2016-17 e 160 nel 2017-18.Come detto, i dati regionali sono in
linea con quelli europei. La relazione annuale sul programma Erasmus+, di recente pubblicata dalla
Commissione Ue, rivela che il numero di persone che partecipa al progetto è il più alto di sempre. È in
crescita anche il numero di progetti finanziati e, al contempo, l'Erasmus sta diventando più inclusivo e
internazionale. Nel 2017 (ultimo dato disponibile) anno del trentennale di Erasmus, l'Ue ha investito nel
programma la cifra record di 2,6 miliardi di euro, con un +13% rispetto al 2016. E con risultati visibili:
nello stesso anno 797 mila persone (tra studenti, tirocinanti, volontari e personale del settore
dell'istruzione: vedi qui a lato) e 84.700 organizzazioni sono state sovvenzionate dai fondi per la
mobilità Erasmus+. Un netto rialzo sul 2016, che aveva visto coinvolti 725 mila persone e 79 mila enti.

3 MARZO 2019

Il report del ministero sui livelli essenziali di assistenza
Male vaccini in età pediatrica e programmi di screening

Sanità promossa per gli ospedali
ma bocciata nella prevenzione
Marco Ballico trieste. Promossa sull'assistenza distrettuale e su quella ospedaliera. Bocciata
pesantemente in tema di prevenzione. La sanità del Friuli Venezia Giulia esce tra luci e ombre dalla
prima sperimentazione del ministero della Salute del nuovo modello di verifica dell'erogazione dei Lea, i
livelli essenziali di assistenza. Il focus riguarda il 2016, secondo anno di applicazione della riforma del
centrosinistra. Il quadro del Paese è complessivamente preoccupante, giacché solo nove Regioni su 21
superano la sufficienza in tutte e tre le aree. Il 60% dei territori è dunque bocciato almeno in uno dei tre
parametri. Risultano carenti soprattutto l'assistenza distrettuale e la prevenzione, mentre va un po'
meglio per l'attività ospedaliera. Ed è proprio in questa terza classifica che il Fvg riesce a centrare un
onorevole quinto posto (punteggio 78,96) dietro all'irraggiungibile Provincia autonoma di Trento (92,40),
alla Toscana (89,13), all'Emilia Romagna (84,83) e al Veneto (82,71). Gli indicatori che hanno
confezionato il risultato sono sette: tasso di ospedalizzazione, interventi per tumore maligno al seno,
ricoveri a rischio di inappropriatezza, proporzione delle colecistectomie con degenza inferiore ai tre
giorni, over 65 operati di frattura al femore entro due giorni e percentuale di parti cesarei. Il Fvg è ai
margini dell'eccellenza, con un colore verde tiepido nelle tabelle riassuntive, anche nell'assistenza
distrettuale. I 71,43 punti valgono l'ottavo posto dietro a Trento (88,49) - anche in questo caso Paolo
Bordon, l'ex manager friulano direttore dell'azienda della Provincia autonoma, guarda tutti dall'alto -,
Liguria (86,39), Piemonte (86,19), Veneto (84,41), Emilia Romagna (83,14), Toscana (80,50) e Sicilia
(73,08), con la Lombardia solo decima con 69,12. In questo caso gli indicatori test sono otto: tasso di
ospedalizzazione in età adulta per diabete, broncopneumopatia cronica e scompenso cardiaco, tasso di
ospedalizzazione under 18 per asma e gastroenterite, tempi d'attesa dei mezzi di soccorso,
percentuale di prestazione della classe di priorità B, consumo di antibiotici, pazienti trattati in assistenza
domiciliare integrata, percentuale di re-ricoveri in psichiatria, numero decessi da tumore e anziani non
autosufficienti in trattamento nelle Rsa. La nota dolente riguarda però la prevenzione, con sei indicatori
che hanno portato il Fvg in coda alla classifica: il dato più dolente è quello della copertura vaccinale
pediatrica per esavalente e morbillo-parotite-rosolia, cui si aggiungono elementi come controllo delle
anagrafi animali e degli alimenti, stili di vita e adesione ai programmi di screening. La regione, con 52
punti, sta davanti solo a Calabria (51,39), Campania (50,21), Provincia di Bolzano (49,57) e Sicilia
(48,48). Le nove regioni che garantiscono i Lea secondo i nuovi indicatori sperimentali sono Piemonte,
Lombardia, Provincia di Trento, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Marche. Per le
altre 12 c'è invece almeno un segno negativo. Tra le regioni vicine alla sufficienza ci sono Fvg e Lazio,
insufficiente solo nell'attività distrettuale, mentre da retrocessione sono l'Abruzzo, appena sotto la
sufficienza per l'attività distrettuale e ospedaliera, e la Puglia, che è appena sotto la sufficienza in tutte
e tre le aree prese in esame. Graduatorie a parte, sottolinea Quotidianosanità.it, sito di informazione
sanitaria, ciò che emerge dalla sperimentazione è una situazione molto peggiore di quella emersa dalle
ultime rilevazioni della "vecchia" Griglia Lea e forse anche questo spiega il perché le Regioni, in sede
d'intesa, abbiano chiesto lo scorso dicembre di rimandare l'avvio del nuovo sistema al 2020 e perché
nel nuovo Patto per la salute insistano per la revisione delle norme su piani di rientro. A preoccupare è
anche la mancata uniformità dei servizi erogati nelle diverse realtà territoriali. Per il Fvg è confermata
tra l'altro la disomogeneità del servizio. Anche nel recente rapporto del Consorzio per la ricerca
economica applicata (Crea) in sanità dell'Università di Tor Vergata, il Ssr veniva promosso per il
contesto demografico, la prevenzione, l'equità, ma bocciato sulla spesa, la gestione delle fratture di
femore e la mortalità evitabile. A fare meglio complessivamente il Veneto, la Provincia di Trento, la
Toscana, il Piemonte e l'Emilia Romagna.

La riunione servirà per valutare anche gli interventi economici
nel campo della sicurezza e la sostituzione del "tonfa"
con il bastone estensibile
Le linee di gestione del sistema
domani in votazione al Cal
trieste. Il bastone estensibile per la Polizia locale e le linee annuali di gestione del servizio sanitario e
sociosanitario del Friuli Venezia Giulia saranno al centro della riunione del Consiglio delle autonomie
locali, presieduto da Antonio Di Bisceglie, in programma domani a Udine.Nel dettaglio il Cal, il cui
parere non è vincolante, dovrà esprimersi su cinque deliberazioni della giunta regionale fornendo anche
eventuali osservazioni sul testo della proposta di legge "Misure urgenti per il recupero della
competitività regionale", abbinata alla modifica del Codice regionale dell'edilizia.Per quanto riguarda il
regolamento di Polizia locale sono previsti interventi finanziari per l'acquisto di impianti di
videosorveglianza, l'armamento degli agenti e la manutenzione degli strumenti di lavoro. Il Cal dovrà
anche esprimersi sulla sostituzione del "tonfa" con il più avanzato bastone estensibile che verrà dato
agli agenti.Un altro parere dovrà essere espresso poi sul programma 2019-2021 dell'attività della
Centrale unica di committenza e sulle linee annuali per la gestione del servizio sanitario e
sociosanitario regionale per il 2019. L'ultimo parere sarà sul programma di interventi a sostegno della
genitorialità, rivolti ai consultori familiari per potenziare le attività sociali e finanziato dal Fondo
nazionale politiche per la famiglia. I lavori termineranno con la designazione di un componente del
consiglio di indirizzo e verifica del Burlo di Trieste.Alla seduta prenderanno parte il vicepresidente, con
delega alla Salute Riccardo Riccardi e gli assessori alla Sicurezza Pierpaolo Roberti e al Lavoro
Alessia Rosolen.

i dettagli
Il quadro Si tratta della prima sperimentazione del ministero della Salute del nuovo modello di verifica
dell'erogazione dei Lea, i livelli essenziali di assistenza. Il focus riguarda il 2016, il secondo anno di
applicazione della riforma del centrosinistra nella scorsa legislatura in Friuli Venezia Giulia.Il
confrontoSolo nove Regioni su 21 superano la sufficienza in tutte e tre le aree prese in esame dal
report ministeriale, e dunque il 60 per cento dei territori è di fatto bocciato almeno in uno dei tre
parametri. Servizi non uniformiA preoccupare le Regioni, rispetto all'opera di analisi della loro attività
sanitaria, è anche la mancata uniformità dei servizi erogati nelle diverse realtà territoriali. Per il Friuli
Venezia Giulia è confermata tra l'altro la disomogeneità del servizio.

Direzione a Maurizio Scarpa
A essere colpito dalle patologie circa il 7-8% della popolazione
Il Santa Maria della Misericordia hub per 69 strutture in 18 Paesi
Sarà Udine il centro europeo
per le malattie metaboliche
trieste. L'ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine sarà l'hub regionale ed europeo per le
malattie rare che in regione colpiscono circa 3.700 persone. A presentare la novità è stato il
vicepresidente con delega alla Salute Riccardo Riccardi, assieme al commissario straordinario
dell'Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine Giuseppe Tonutti e a Maurizio Scarpa, nuovo
direttore del Centro di coordinamento regionale malattie rare. In sostanza il Santa Maria della
Misericordia sarà la sede e il fulcro di una rete di coordinamento di 69 ospedali e di 1.681 esperti in 18
paesi europei che affronteranno in modo multidisciplinare la presa in carico dei pazienti con malattie
metaboliche rare. Con il termine "malattie rare" viene identificato un gruppo di 7-8 mila patologie
diverse che colpiscono la popolazione con un numero inferiore di cinque casi ogni diecimila abitanti,
circa il 6-8% degli italiani. Scarpa ha spiegato che «siamo riusciti a portare dall'Europa in Friuli Venezia
Giulia, e a Udine in particolare, la rete di coordinamento perché qui c'è una equivalente eccellenza,
ovvero la Rete regionale per le malattie rare. La mia esperienza sarà messa a disposizione in una
regione che è pronta a recepire il lavoro che andremo a svolgere per la presa in cura di pazienti con
queste patologie, fornendo un modello organizzativo anche per quelle che hanno un impatto numerico
più vasto come ad esempio Parkinson o Alzheimer». Scarpa è un pediatra con una lunga esperienza
internazionale nel Regno Unito (Londra), negli Usa (Houston) e in Germania (Heidelberg e Wiesbaden).
Dal 2016 è il coordinatore della Rete di riferimento europeo per le malattie metaboliche (Metabern) che
segue 43 mila pazienti in Europa. Nel corso della presentazione del nuovo centro di coordinamento è
stato evidenziato che questo è il punto di partenza di un lavoro ventennale svolto in regione che
impegna complessivamente duecento medici di AsuiUd, AsuiTs, i due Irccs Cro Aviano e Burlo
Garofolo, la Ass5 ed il personale infermieristico e socioassistenziale formato ad hoc. Il nuovo direttore
subentra a Bruno Bembi, ora alla giuda della Rivista nazionale sulle malattie rare, che è stato
ringraziato dall'assessore regionale alla Salute Riccardi il quale ha aggiunto che «il Fvg conquista un
pezzo importante della salute in Europa perché avrà sede da noi la sede della rete di coordinamento
europeo. Risalire le posizioni nella classifica della qualità delle prestazioni sanitarie e crescere nella
risposta a bisogni complessi richiede grandi professionisti ed è l'obiettivo principale del lavoro che sta
facendo l'amministrazione regionale».

L'assessore alla Salute parla di «situazione ereditata»
ed evidenzia il miglioramento sul fronte delle vaccinazioni
«Ora più comunicazione»

«Al lavoro per migliorare
ma sulla profilassi siamo tornati virtuosi»
Andrea Pierini trieste. La classifica sui Livelli essenziali di assistenza (Lea) nella quale il Friuli Venezia
Giulia viene bocciato sul piano della prevenzione non preoccupa Riccardo Riccardi, vicepresidente
regionale con delega alla Salute.Ci sono elementi che la colpiscono particolarmente e altri che più o
meno si aspettava essendo dati di alcuni anni fa? Si tratta di una situazione che abbiamo ereditato:
negli ultimi cinque anni il Friuli Venezia Giulia, prima considerata regione modello, è sparito dai tavoli
sui quali si discute e si organizzano queste rilevazioni. Questo ci fa subire meccanismi di rilevazione
decisi da altri. Su questo punto stiamo già lavorando per riportare la nostra regione ad essere
protagonista di queste discussioni. Vaccini e stili di vita hanno portato il Fvg in basso alla classifica
della prevenzione, servono nuove forme di comunicazione?Innanzitutto, attualizzando i numeri,
dobbiamo dire che se nel 2016 il dato sulla prevenzione è negativo, oggi siamo alla pari con le regioni
più virtuose. Faccio l'esempio dell'indicatore della vaccinazione esavalente: siamo al 95%, quindi
raggiungiamo la soglia di vaccinazione di gregge. Per la vaccinazione morbillo-parotite-rosolia eravamo
all'85% nel 2016 e ora siamo al 94%. Sugli screening siamo oggi tra le migliori regioni in Italia con tutte
le coperture dei tre controlli sopra l'indicatore chiesto nella griglia Lea (60%). Sul cosa fare di certo
continueremo ad orientare delle campagne di sensibilizzazione verso gli operatori della sanità e verso
chiunque sia costantemente a contatto con il pubblico. Vaccinarsi è un atto di responsabilità verso gli
altri da condividere anche attraverso i canali più dinamici della comunicazione per raggiungere tutte le
fasce della popolazione. Va meglio sul fronte distrettuale e ospedaliero, quest'ultima classifica in
particolare vede la regione al quinto posto. Le unificazioni delle Aziende possono incidere in maniera
positiva in questo senso concentrando le eccellenze senza dispersione sul territorio? Per dare risposta
a questo tema occorre tempo: non si ristruttura un sistema complesso come quello della sanità in otto
mesi. Rispetto al passato, poi, abbiamo ribaltato i fattori: per prima cosa vogliamo capire chi e cosa
prendere in carico e dopo organizzare le strutture per dare risposte ai bisogni. L'organizzazione della
presa in carico è la grande sfida di questo 2019. La ristrutturazione dell'intero sistema sanitario, con la
razionalizzazione dell'offerta e la riorganizzazione delle strutture sarà la risposta conseguente alla
soluzione di questa sfida. L'assistenza distrettuale è la sfida invece del futuro? La fretta è il peggior
nemico della riforma. Per questo stiamo attuando una mappatura precisa dell'esistente per capire cosa
dà risposta e a chi. La prima cosa che emerge è che istituzionalizzazione e ospedalizzazione non
possono essere la risposta unica e centrale del sistema sanitario.

2 MARZO 2019

Si vota domani dalla 8 alle 20. La fiducia di Shaurli e Santoro
«Chiediamo coinvolgimento a chi tiene alle sorti del Paese»

Il Pd apre 139 seggi nella sfida primarie
per il segretario
Marco Ballico TRIESTE «Chi vincerà? Il Pd». Mariagrazia Santoro, presidente della commissione per il
congresso del Pd, non può esporsi. Tanto meno scivolano nel rischio di tifare ufficialmente per
qualcuno il segretario regionale Cristiano Shaurli e il vice Paolo Coppola.Quello che conta, sottolineano
in conferenza stampa a Udine nella storica sede di via Joppi, venduta all'asta poche settimane fa per
meno di 90 mila euro, è che vinca l'idea di un partito che si rilancia, non tanto le persone. Anche se,
sottolinea Cristiano Shaurli, «avremo finalmente un segretario come punto di riferimento».Domani si
vota dalle 8 alle 20 con tre aspiranti post-renzismo - Nicola Zingaretti, il più votato nei circoli con il
51,2%, Maurizio Martina (34,7%), Roberto Giachetti (12,3%) - in un altro appuntamento con le primarie
che hanno segnato la storia dei dem. Nel 2007 in regione si presentarono oltre 56 mila aficionados per
Walter Veltroni e, sul territorio, per Bruno Zvech. Nel 2009 altro bagno di folla: 52 mila partecipanti per
Pier Luigi Bersani e Debora Serracchiani. Nel 2012, primarie di coalizione per la candidatura a premier,
altri 95 mila ai seggi in due turni. Nel 2013 ci si avvicina ancora a quota 48 mila. Nel 2017, a crisi del
partito già iniziata, si scende invece a 25 mila. Ed è quello, dice Shaurli, il punto di riferimento, anche se
la convinzione è di poter fare anche meglio. Fermo restando che, orgoglio dem, non si fatica a ricordare
che nessuno in Italia ha mai uguagliato quei numeri di partecipazione. «Grazie a centinaia di volontari
mobilitati in tutto il Fvg - rileva Santoro - saranno aperti 139 seggi, facilmente individuabili sul sito
www.pdprimarie2019.it. Una straordinaria prova di vitalità per un partito che ha tanta voglia di
riscossa».A votare potranno essere tutti i cittadini, compresi i giovani tra i 16 e i 18 anni, gli elettori
fuorisede, i residenti all'estero o temporaneamente all'estero che si siano registrati online. Basterà
presentarsi con un documento di riconoscimento in corso di validità, la tessera elettorale e un
contributo minimo di due euro. Ai seggi sarà anche possibile firmare la Carta di Aquileia, il documento
europeista elaborato dai Cittadini, «perché su questi valori - sottolinea il segretario - il Pd è disponibile a
collaborare e confrontarsi. Invitiamo al voto tutti - insiste -, in particolare le persone che negli ultimi anni
si sono sentite sfiduciate verso il centrosinistra. Le primarie sono aperte a chi ha a cuore le sorti del
Paese, sempre più preoccupato dalla deriva culturale e nazionalista dell'Italia e che vogliono contribuire
a costruire un'alternativa al governo gialloverde».Il futuro segretario? «L'auspicio è che sia in grado di
rappresentare e costruire un'alternativa anche più larga del Pd, e che permetta alla nostra comunità,
ancora viva e vitale, di rafforzare quell'orgoglio e quella passione politica necessaria per fermare la
destra estrema e i nazionalisti». «Chi vuole mandare il messaggio che il Pd è una comunità viva e che
ha voglia di capire gli errori e di ripartire - aggiunge Coppola - domenica vada a votare». Analoghe
sollecitazioni in conferenza stampa a Trieste. «Le tre mozioni congressuali lanciano dalla città un
appello unitario alla partecipazione - dice la segretaria provinciale Laura Famulari -: siamo orgogliosi di
essere un partito trasparente e democratico, letteralmente a disposizione degli iscritti e degli elettori».A
"spingere" le primarie i rappresentanti regionali delle mozioni congressuali Antonella Grim (Giachetti),
Francesco Russo (Zingaretti) e Gianni Torrenti (Martina). Uniti nell'assicurare «partecipazione, unità e
una nuova fase del centrosinistra».

La deputata Serracchiani analizza l'appuntamento chiave per il partito
ma guarda anche oltre: «Ora dialoghiamo con +Europa e associazioni»

«La partecipazione ci sorprenderà
Solo Martina può garantire l'unità»
l'intervista Diego D'Amelio«In Abruzzo e Sardegna il Pd ha dimostrato di essere perno di un campo di
forze civiche e movimenti politici. Da qui partiamo in vista delle europee e delle amministrative».
Guarda oltre le primarie la deputata Debora Serracchiani, secondo cui «le elezioni dovranno dimostrare
che siamo sulla strada giusta».Anche lei gioisce del risultato in Sardegna?No. Il Pd deve vincere. Ma
partivamo da lontano e siamo secondi con un'alleanza che va oltre il 30% e va oltre il Pd. Nel contempo
il M5s crolla.Il Pd può tornare centrale?Certo, ma serve dialogare con +Europa, la lista di Pizzarotti, reti
civiche e associazioni.Quanto contano le europee?Sono il voto più importante da quando esiste
l'Europa. Un confronto sull'ideale di casa comune, fra chi vuole cambiarla per renderla più forte e chi
vuole distruggerla. Alle primarie sostiene Maurizio Martina: perché?È l'unico che può unire e tenere
insieme il Pd. Il voto dei circoli lo ha bocciato. È una bocciatura per tutto un gruppo dirigente?I dirigenti
stanno in tutte e tre le mozioni. Tra chi dice che è stato fatto tutto bene e chi dice che è stato fatto tutto
male, noi diciamo che bisogna riconoscere gli errori e rilanciarsi.E cosa avete sbagliato?Non abbiamo
letto tutti i bisogni della società. Il reddito di inclusione doveva partire prima ed essere finanziato di
più.Visti da fuori i tre candidati sembrano molto simili...Martina esclude l'alleanza col M5s, che aiuta
Zingaretti in Lazio. Martina vuole una segreteria unitaria, Giachetti la rifiuta. Che affluenza alle
primarie?Il congresso è durato troppo ed è arrivato tardi. Ma i simpatizzanti ci sorprenderanno. Che
giudizio su governo e giunta Fedriga?Il governo parla giustamente di lotta alla povertà e investimenti,
ma il reddito di cittadinanza non è applicabile e le grandi opere sono bloccate. Su Fedriga il parere si
potrà dare solo dopo che avrà cominciato a governare.Amministrative ed europee: rilancio o
tracollo?Saranno il punto di partenza per capire se abbiamo intrapreso la strada giusta.

mozione zingaretti

Cosolini: «Ripartire dai diritti del lavoro»
«Il tema dei diritti sociali è nel Dna della sinistra, che in questi anni a molti lavoratori è parsa
annacquata: il Pd a lungo si è occupato solo di diritti civili». L'ha affermato ieri il consigliere regionale
dem Roberto Cosolini durante l'incontro "Lavoro: ieri e oggi", che rientrava nelle iniziative a sostegno di
Zingaretti in vista delle primarie Pd. Tra i relatori c'erano inoltre Massimo Marega, segretario edili Cgil
Trieste, e Adele Pino, già assessore provinciale. Cosolini ha ripercorso «i capisaldi della filosofia della
legge regionale "del Buon lavoro" del 2005: all'epoca siamo intervenuti con misure collaterali, istituendo
da un lato incentivi per stabilizzare i contratti flessibili o a rischio precarietà e, dall'altro, un fondo di
garanzia per facilitare l'accesso al credito per le persone in difficoltà. È auspicabile che oggi quella
legge sia riformata».

IL GAZZETTINO IN ALLEGATO
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