Dominio di Zingaretti, tanta gente ai seggi - Anci Fvg
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
IL MESSAGGERO VENETO 4 MARZO 2019 In regione affluenza a quota 25 mila, in linea con quella di due anni fa. Il governatore laziale ottiene il 71% delle preferenze Dominio di Zingaretti, tanta gente ai seggi Mattia Pertoldi udine. Un trionfo, superiore alle aspettative e ai dati del "primo turno" al termine di una giornata in cui l'affluenza ai seggi è stata in linea con quella di due anni fa (24 mila 691 contro 25 mila 714) quando vinse Matteo Renzi. Nicola Zingaretti domina la contesa delle primarie in Fvg e conquista la regione - con una contemporanea sonora bocciatura della "vecchia" classe dirigente del partito schierata nella quasi totalità con Maurizio Martina - con il 71,4% dei voti, abbondantemente davanti allo stesso Martina (18,4%) e Roberto Giachetti (10,2%). Ma al di là dei risultati, che pesano e certamente ridisegneranno i rapporti di forza interni, quella andata in archivio ieri è stata una giornata completamente positiva per il Pd locale. Le code ai seggi, specialmente nelle città, dimostrano che c'è vita a sinistra, anche in Fvg. I numeri dell'affluenza sono da pollice alto e per certi versi, probabilmente, pure inattesi ai piani alti del partito. Perché in regione, da un paio d'anni a questa parte, il Pd non se la sta passando bene. Per nulla.Il tracollo alle Politiche e poi alle Regionali ha aperto ferite ancora vive, così come la sconfitta di Udine che ha portato i dem a lasciare in mano alla destra anche l'ultimo capoluogo dopo aver abbandonato Pordenone e Trieste e aver perso a Gorizia senza colpo ferire. Certo, l'elezione unitaria di Cristiano Shaurli alla segreteria Fvg è stato un primo segnale lanciato alla base, e pure in discontinuità rispetto al livello nazionale, ma è innegabile, e chi frequenta piazza Oberdan o i principali Consigli comunali lo sa bene, aver visto un Pd, in questi lunghi mesi, smarrito e spesso senza bussola.Le piazze e le sedi di ieri, però, dicono che anche alle nostre latitudini esiste un popolo che si mette in coda in un giorno festivo di (quasi) primavera. Un popolo che esce di casa e arriva ai seggi, siano essi nelle sedi di partito, delle circoscrizioni o nei gazebo allestiti dai volontari, per scegliere il suo futuro segretario. Nonostante un congresso a dir poco "fiappo", poco pubblicizzato e che anche a Nordest si è svegliato dal torpore, con i confronti, esclusivamente nel finale.No, il Pd non è morto. Nemmeno in Fvg. Certo non sta benissimo, sicuramente ha bisogno di rimettersi completamente in carreggiata e di fronte a sé ha una scalata che non si preannuncia né semplice né breve, visto il vento leghista che pare spirare con forza e ancora immutata intensità, ma qualcosa si muove, anzi si è già mosso. E chi è seduto in cabina di regia, in segreteria ma pure in Regione, farà bene a tenere conto di chi sta fuori e chiede di essere ascoltato, vuole condivisione delle scelte e un rapporto più diretto tra vertici e base. Pretende, insomma, di avere a che fare con un partito progressista che torni a fare quello che faceva la sinistra. Dimenticando, cioè, quell'atteggiamento verticistico e muscolare visto negli ultimi anni. Tipico, e anzi quasi automatico, di altri movimenti, non di chi ha fatto della partecipazione e dell'allargamento uno dei suoi pilastri fin dalla sua fondazione. Con la speranza che, finalmente e almeno nel prossimo futuro, il nuovo segretario non venga impallinato più dal fuoco amico
che da quello degli avversari. Questa però, almeno per oggi, è tutta un'altra storia. E il riferimento è puramente voluto. qui pordenone Tornano bersaniani ed ex C'è chi lascia anche la mancia pordenone. La democrazia si paga? E allora nessun problema. Né per lasciare i due euro richiesti ai non iscritti, nè per lasciare anche la mancia: cinque euro in due, qualcuno dieci euro. Di questi tempi, dove anche pagare l'affitto della sede è un problema, tutto fa comodo. A Pordenone, dove l'affluenza è stata costante dalla mattina alla chiusura del seggio - «alle 7.50 c'era già chi voleva votare» racconta il consigliere comunale Fausto Tomasello, presidente della sezione centro - il Pd respira un ritrovato ottimismo. «La gente ha voglia di partecipare - confermava nel primo pomeriggio il segretario cittadino Marco Cavallaro - e non sono mancati anche diversi "ritorni"». Quello più significativo è stato quello degli ex appartenenti all'area bersaniana, molti fuoriusciti dal partito accusando lo strapotere della gestione renziana. Che sia il primo passo per un possibile ritorno in caso di condizione Zingaretti? La cosa certa è che gli ex sono andati a votare per il presidente della Regione Lazio.In provincia a sostenere la lista di Zingaretti c'erano il consigliere regionale Nicola Conficoni e l'ex Renata Bagatin, mentre Roberto Giachetti aveva come capolista Chiara Da Giau e Maurizio Martina la vicesegretaria Annamaria Poggioli e soprattutto il capogruppo in regione Sergio Bolzonello.A San Vito al Tagliamento, feudo del sindaco Antonio Di Bisceglie, su 616 voti validi, 493 sono stati per Zingaretti. Certo il voto era per il segretario nazionale, non per i rappresentanti locali, ma è chiaro che qualche pressione sul gruppo dirigente locale arriverà. Nei seggi pordenonesi, ieri anche l'iniziativa "adotta la bandiera d'Europa" promossa dal segretario provinciale Giorgio Zanin. «Un messaggio silenzioso - ha scritto nella lettera inviata ai circoli - per ribadire che l'Europa è la nostra casa». E, soprattutto, una casa in cui i dem dovranno cercare di accomodarsi al meglio con il voto del 26 maggio. 3 MARZO 2019 linee guida per la paritetica Di Bert: più attenzione ai contratti pubblici udine. «Nella Commissione Paritetica serve massima attenzione ai contratti pubblici, per uno snellimento degli iter e permettere così un volano all'economia locale».Questo il commento di Mauro Di Bert (Progetto Fvg) valutando con favore il voto unanime espresso giovedì dall'Aula, alla mozione che ha dettato le linee di indirizzo politico alla Paritetica. «Un'approvazione bipartisan che conferma la bontà del documento sottoposto all'Aula» prosegue Di Bert che intende rimarcare la necessità di intervenire in materia di contratti pubblici, concedendo alla Regione una specifica competenza a
disciplinare in materia di appalti e concessioni, sulle procedure di aggiudicazione e sui contratti pubblici, anche nelle fasi di esecuzione dei lavori, delle forniture e dei servizi. la parlamentare europea De Monte: regole Ue contro eventuali rischi di "invasione" cinese Alessandro Cesare udine. La Cina fa paura, inutile negarlo, ma gli strumenti per "contenerla", senza giungere a misure estreme come i dazi Usa, esistono. Lo mette in evidenza l'europarlamentare Isabella De Monte, che si inserisce nel dibattito sorto sul possibile insediamento di realtà cinesi nel Porto di Trieste.«È stato da poco approvato al Parlamento europeo un regolamento che prevede uno screening piuttosto severo sugli investimenti di Paesi terzi. Entrerà in vigore tra 18 mesi. Una misura nata proprio pensando alla Cina, su iniziativa del Governo italiano (all'epoca lo guidava il Pd), della Francia e della Germania. L'obiettivo è evitare che alcuni Paesi possano tentare di controllare asset strategici in Europa». Un esempio su tutti, proprio il Porto di Trieste, visto che il regolamento nasce per la tutela di settori quali il trasporto e le telecomunicazioni.Ogni Stato membro che riceve una proposta di acquisto di asset strategici da una realtà extra Ue, deve informare la Commissione. Quest'ultima formula un parere, che può non essere vincolante, ma dà modo di aprire un dibattito. «Non siamo contrari agli investimenti - chiarisce De Monte -, ma un monitoraggio, in alcuni casi, serve, soprattutto per valutare l'impatto su industria e occupazione. La ricaduta per il territorio deve essere evidente e, pensando alla Cina, deve valere la reciprocità, cosa che al momento manca, poiché le nostre aziende faticano». Il regolamento è stato proposto anche dall'Italia, ma al momento del voto, il Governo gialloverde, si è tirato indietro: «L'Italia si è astenuta - ricorda - a dimostrazione di come questo Governo sia sovranista solo a parole». l'unico dissidente Il "no" del pentastellato Sergo «Impegno del Parlamento, non mio» «Vi prenderei in giro se firmassi e non sono una persone che tende a prendere in giro la gente impegnandomi su qualcosa che dovrebbe fare qualcun altro». Così, il consigliere del M5s, Cristian Sergo, ha declinato ieri l'invito a sottoscrivere il Manifesto. Ma ha anche aggiunto: «Sono qui e mi impegno a fare da tramite. Non posso però costringere le persone a fare qualcosa su cui non ho responsabilità. Non posso parlare per i miei parlamentari né per Marco Zullo, questa battaglia la portiamo avanti da quando è iniziato il vostro problema. Per me sarebbe facilissimo mettere una firma qui e dire "noi ci siamo"», sono le parole di Sergo. È stata Barbara Venuti, che appena sei mesi fa era sul palco al Circo Massimo con Luigi Di Maio, a ricordare a Sergo che «il M5s si era già impegnato in quell'occasione a tutela dei risparmiatori traditi. L'impegno l'aveva già preso il suo vice premier e lei oggi mi viene a dire che deve attendere risposte».
domani a udine Contratto congelato sit-in di 2 mila operatori della sanità privata udine. «I mancati adeguamenti tariffari delle convenzioni con il servizio sanitario pubblico sono un alibi che non regge. Il contratto della sanità privata è scaduto da 12 anni e i lavoratori hanno diritto a un rinnovo, con aumenti salariali in linea con quelli della sanità pubblica e a parità di orario». Le segreterie regionali di Fp-Cgil, Cisl- Fp e Uil-Fpl spiegano così le ragioni della mobilitazione dei lavoratori della sanità privata, oltre 2 mila in Friuli Venezia Giulia, in stato di agitazione a sostegno della trattativa sul rinnovo contrattuale, congelata a causa dell'indisponibilità delle associazioni di categoria, Aris e Aiop, ad adeguare i trattamenti salariali, fermi al biennio economico 2006-2007. «Un blocco inaccettabile - dichiarano Orietta Olivo (Cgil), Massimo Bevilacqua (Cisl) e Luciano Bressan (Uil) - che penalizza lavoratori fondamentali nel garantire ai cittadini l'esigibilità delle prestazioni sanitarie del servizio pubblico, attraverso il sistema delle convenzioni». Ad allargare ulteriormente la distanza tra le parti, spiegano ancora i segretari regionali, «la pretesa di Aris e Aiop di portare l'orario di lavoro settimanale da 36 a 38 ore, senza mettere in campo risorse destinate agli incrementi salariali».Da qui la mobilitazione dei lavoratori con quattro presìdi in regione, domani e martedì a Udine e Trieste. Il primo sit-in è in programma alle 10 di fronte alla sede della Nostra Famiglia, a Pasian di Prato, cui ne seguirà immediatamente un secondo alle 11.30 in Viale Venezia, all'ingresso della casa di cura Città di Udine. Martedì due gli appuntamenti a Trieste: il primo alle 9.30 ad Aurisina, che coinvolgerà i lavoratori della Pineta del Carso, il secondo alle 11.30 davanti al Sanatorio Triestino. consiglio delle autonomie Piano di polizia locale al vaglio dei sindaci udine. Sicurezza, sanità, famiglia ed edilizia saranno le materie al centro della seduta del Consiglio delle Autonomie locali del Friuli Venezia Giulia (Cal), presieduto da Antonio di Bisceglie, convocata per domani a Udine. Il Cal sarà chiamato a esprimere un parere su cinque deliberazioni della giunta. Alla seduta parteciperanno gli assessori alla Salute, Riccardo Riccardi; alle Autonomie locali, Pierpaolo Roberti, e al Lavoro e famiglia, Alessia Rosolen. Il Cal esprimerà parere sul programma 2019-2021 dell'attività della Centrale unica di committenza, sul Piano di finanziamenti 2019 per la sicurezza e sulle modifiche al regolamento degli strumenti di autotutela in dotazione alla Polizia locale, in particolare sull'introduzione del bastone estensibile, e sulle Linee annuali per la gestione del servizio sanitario e sociosanitario.
Definito il calendario delle esposizioni regionali per il 2019 Idea Natale e Radioamatore si sovrappongono a novembre Fiere nelle stesse date Udine e Pordenone continuano a sfidarsi Mattia Pertoldi udine. Meno incroci rispetto al passato, ma ne restano comunque alcuni tali da mettere sullo stesso piano - o meglio posizionarle nelle medesime date - almeno un paio tra le più importanti manifestazioni organizzate dagli enti fieristici di Udine e Pordenone (dov'è in corso Ortogiardino, fino a domenica 10).Analizzando, infatti, il calendario regionale delle esposizioni fieristiche appena approvato dalla giunta, si nota come i due principali poli del Friuli Venezia Giulia non abbiano ancora rinunciato del tutto a sfidarsi a colpi, appunto, di manifestazioni. Un concetto, questo, che, allargandolo anche a Gorizia - da anni unificata a Udine nella gestione - e a Sacile, permette di stilare un particolarissimo mini-calendario di incroci che accompagneranno la regione da qui a fine anno.Anzi, possiamo dire che hanno già accompagnato il territorio locale se consideriamo i primi due mesi dell'anno. Perché entrando nel dettaglio si scopre che mentre a Udine andava in scena Agriest (dal 24 al 27 gennaio) a Pordenone c'era la Fiera del disco (dal 26 al 27 dello stesso mese) e mentre Gorizia ospitava Expomedo (dal 14 al 17 febbraio), nella Destra Tagliamento era stata organizzata la kermesse Hobby Show (dal 15 al 17 dello scorso mese). Guardando al futuro, poi, a breve troveremo Pollice Verde a Gorizia (dal 5 al 7 aprile) e quasi contemporaneamente pure la Fiera degli uccelli a Sacile (dal 6 al 7 del prossimo mese). Casi concreti, questi, corroborati da quello più importante e in programma il prossimo autunno. Mentre a Torreano di Martignacco, infatti, nei padiglioni si svolgerà la nuova edizione di Idea Natale - una delle più importanti kermesse dell'ente friulano dal 14 al 17 novembre -, a Pordenone si terranno, contemporaneamente, dal 16 al 17, la fiera del Radioamatore 2, Fotomercato e Gamecom: non proprio il massimo dell'efficienza amministrativa ed espositiva.Nella delibera di giunta con la quale è stato stabilito il calendario, inoltre, l'esecutivo ha anche attribuito le qualifiche di valenza internazionale, nazionale e regionale alle fiere in programma. E in questo caso è stato il Pordenonese a portarsi a casa una sorta di en plein. La qualifica nazionale è stata attribuita alla 746ª Sagra dei osei in programma a Sacile dal 30 agosto al 1º settembre, mentre quelle internazionali si svolgeranno tutte a Pordenone. Parliamo, nel dettaglio, di Aquafarm (13-14 febbraio), Happy business to you-Borsa del contract (dall'11 al 13 giugno), Coiltech (25-26 settembre), Sicam (dal 15 al 18 ottobre) e, infine, Navaltech (dal 3 al 5 dicembre). 2 MARZO 2019 I dem eleggono il nuovo segretario. In regione 139 seggi aperti dalle 8 alle 20 grazie all'azione di 300 volontari
L'appello di Shaurli: «Ricostruiamo il Pd» Alessandro Cesare udine. L'ultima volta, nel 2017, furono circa 25 mila i votanti alle primarie del Partito democratico in Fvg. Il dato a cui rapportarsi, domani, sarà quello, ma l'obiettivo vero del segretario regionale Cristiano Sharuli è un altro: «Vogliamo ricostruire il Pd come punto di riferimento più ampio di se stesso. Quindi l'appello al voto è rivolto agli iscritti, ai semplici elettori e pure agli scontenti: vogliamo che il nostro partito diventi la vera alternativa alla deriva nazionalista e sovranista in atto. Sono convinto che assisteremo a un momento di democrazia autentica: i cittadini del Fvg ci stupiranno».Shaurli si è concesso anche una stoccata al Governo gialloverde: «A livello nazionale supereremo senza fatica i 52 mila clic che hanno salvato Salvini». Domani saranno 139 i seggi in tutta la regione, aperti dalle 8 alle 20, grazie all'apporto di 300 volontari (l'elenco completo è sul sito www.pdprimarie2019.it). Iscritti al Pd o semplici simpatizzanti dovranno scegliere il prossimo segretario tra Maurizio Martina, Nicola Zingaretti e Roberto Giachetti. Muniti di documento di riconoscimento e di tessera elettorale, si potrà votare dai 16 anni in su, dando un contributo minimo di 2 euro.A spiegare tutto nei dettagli, in quella che ormai è l'ex sede del Pd Fvg di via Joppi, a Udine, oltre al segretario Shaurli, sono stati il vicesegretario regionale Paolo Coppola e la presidente della Commissione per il congresso Mariagrazia Santoro. «Per noi questo è il momento dell'orgoglio di una comunità politica - ha chiarito Shaurli - perché non è scontato riuscire ad aprire 139 seggi grazie alla disponibilità di 300 volontari. È un segnale che questa nostra comunità è viva e crede nel progetto politico portato avanti fin'ora». Un appuntamento che il segretario ha voluto identificare come il vero avvio della campagna elettorale per le europee, «aperto a tutte quelle persone che hanno a cuore le sorti del Paese, preoccupate dalla deriva culturale e nazionalista dell'Italia, desiderose di costruire un'alternativa al Governo gialloverde».Ai seggi si potrà firmare anche la Carta di Aquileia, il documento europeista elaborato dai Cittadini, «perché su questi valori - ha chiuso Shaurli - il Pd è disponibile a collaborare e a confrontarsi con tutti». A entrare nel dettaglio del voto è stata Santoro, che ha voluto rimarcare la soddisfazione per essere riusciti a garantire a tutti i cittadini della regione un seggio vicino a casa. Nonostante qualche "scaramuccia" con le amministrazioni locali, come avvenuto a Udine: «Non ci sono stati concessi alcuni spazi solitamente utilizzati per le primarie - ha ricordato -, ma grazie ai volontari siamo riusciti a garantire una presenza capillare. Per Udine Centro non si voterà in sala Ajace, ma in via Carducci».L'umore nel Pd Fvg sembra buono, e nonostante il periodo non favorevole per il partito (come dimostrano le ultime batoste elettorali), c'è la voglia di ripartire: «Domenica abbiamo la possibilità di dimostrare che la comunità del Pd non è finita ma è viva e vegeta. Andate a votare». Questo il messaggio lanciato da Coppola, anche lui grato ai volontari per l'impegno messo in campo. Finanziamenti ai Comuni e aiuti anti-burocrazia da parte della Regione nella norma del Carroccio
Contributi, corsi e sportello unico Ecco la legge leghista "salva sagre" Mattia Pertoldiudine. Una norma, dal valore di 600 mila euro soltanto per l'anno in corso, che è già stata ribattezzata, nei corridoi di Palazzo, con il nome di "salva sagre". Sì, perché quella depositata ieri dal gruppo della Lega è una proposta di legge che si pone come obiettivo non soltanto quello di garantire a enti locali, associazioni e Pro Loco un contributo economico concreto per l'organizzazione delle manifestazioni, ma anche un alleggerimento di tutta quella mole di burocrazia richiesta dalle norme nazionali.«Abbiamo raccolto le varie segnalazioni che ci arrivavano dai territori - ha detto il capogruppo del Carroccio Mauro Bordin - e successivamente deciso di risolvere un problema, o meglio una serie di problemi, che i vari enti devono affrontare, a partire dalla sicurezza, quando organizzano sagre, fiere o manifestazioni di paese». Così, ad esempio, la Lega stanzierà 200 mila euro per consentire alla Regione di concedere contributi in conto capitale in favore delle Pro Loco e delle associazioni senza scopo di lucro che abbiano la sede in Comuni fino ai 15 mila abitanti per l'esecuzione di interventi sulle sedi.Ancora, poi, con 250 mila euro si finanzierà l'istituzione di un fondo per l'abbattimento delle spese sostenute dai soggetti finanziatori - in questo caso anche le parrocchie - per lo svolgimento dell'evento. Il contributo massimo erogabile sarà pari a 3 mila euro all'anno e potrà essere utilizzato per finanziare l'assistenza tecnica necessaria alla presentazione della documentazione richiesta dalla legge oppure l'acquisto di attrezzature fondamentali per garantire la normativa in materia di sicurezza e salute. Non soltanto, però, perché la Regione verrà poi autorizzata a concedere un contributo forfettario, una tantum, fino a 3 mila euro all'anno in favore dei Comuni con popolazione sino a 3 mila abitanti che intendano organizzare corsi formativi volti a consentire l'ottenimento delle certificazioni in materia di sicurezza, antincendio, somministrazione di cibi, bevande e primo soccorso. «Tanti municipi - conferma Bordin - finanziano un insieme di corsi creando un gruppo di volontari preparati. In questa maniera veniamo incontro alle loro esigenze, anche economiche».Una vera novità, inoltre, è legata alla possibilità garantita ai Comuni di allestire una sorta di "Elenco dei volontari" in cui inserire tutti coloro in possesso delle certificazioni necessarie allo svolgimento delle attività e nel quale le varie associazioni potranno rivolgersi per reperire il personale necessario all'organizzazione degli eventi. Da un punto di vista burocratico, poi, all'interno del Comitato regionale delle Pro Loco verrà istituito - grazie a uno stanziamento da 50 mila euro - un apposito sportello unico e informativo per l'assistenza.Qui, associazioni, enti e gruppi, potranno depositare anche in forma cartacea - e non soltanto online - la documentazione richiesta. «Sarà un riferimento chiaro - spiega Bordin - e a cui tutti potranno rivolgersi. Il personale dello sportello sarà autorizzato a ricevere il materiale e a "caricarlo" nel portale informatico del Suap. Il tutto a costo zero per gli utenti che, fino a questo momento, spesso dovevano invece rivolgersi a qualche professionista del settore andando incontro a un ulteriore esborso economico». All'interno dell'assessorato alle Autonomie Locali, infine, verrà aperto il nuovo Osservatorio regionale delle manifestazioni per il monitoraggio degli eventi - con i dati relativi al rilievo delle feste, al numero di presenze e alle problematicità registrate - con l'obiettivo, nel medio e lungo termine, di proporre alla giunta regionale l'adozione di protocolli uniformi in tutto il territorio.
la mozione Quell'appello lanciato nell'ultimo Consiglio udine. Il deposito della proposta di legge della Lega arriva una manciata di giorni dopo l'adozione, da parte dell'Aula, della mozione firmata da Mara Piccin (Forza Italia), Alessandro Basso e Claudio Giacomelli (Fratelli d'Italia) che ha impegnato la giunta regionale ad adottare misure a favore della sopravvivenza di piccoli eventi e sagre di paese, che «non possono sostenere il pesante aggravio dei costi per la sicurezza e la semplificazione delle procedure».In particolare i consiglieri hanno impegnato l'esecutivo a predisporre un'indagine conoscitiva sulle singole amministrazioni per delineare un quadro generale sul numero e sulle caratteristiche principali delle attività che vengono svolte sul territorio. È stata inoltre impegnata la giunta a organizzare un pool di tecnici da affiancare alle associazioni, a predisporre un capitolo nel bilancio regionale con risorse dedicate e a rivedere l'impianto della normativa realizzando una semplificazione delle procedure e una riduzione dei costi riconducendo la responsabilità per le manifestazioni sotto la regia e il controllo degli organi di governo dei territori. -- I dubbi principali sono legati all'istituzione del nuovo albo dei volontari Tesolin (Casarsa): «Troppi obblighi, così si soffocano le associazioni» L'attesa degli organizzatori «Un'attenzione positiva ma evitiamo nuovi oneri» le reazioni Michela Zanutto Pro loco, comitati e associazioni che organizzano feste di paese e sagre sono d'accordo: bene l'attenzione della Lega al settore, purché non si traduca in altra burocrazia. Il riferimento per nulla celato è all'albo dei volontari. «Viviamo già in un sistema iper strutturato, gestito da leggi dello Stato, non abbiamo bisogno di nuovi registri cui iscriverci», ha detto Antonio Tesolin, presidente della Pro loco di Casarsa che organizza la famosa Sagra del vino.Nei giorni scorsi era stato proprio Tesolin a fare l'elenco dei punti critici che, è la sua opinione, «stanno portando alla morte del volontariato». Su tutte la burocrazia che sta «soffocando le associazioni, alle prese con decine di carte e procedure», poi c'è l'obbligo del Suap - lo Sportello unico per le attività produttive - per le pratiche amministrative. «Siamo associazioni no profit, diverse da un'impresa, abbiamo altre necessità - ha spiegato Tesolin -, serve una sezione dedicata». Ma le incombenze non sono finite, c'è la sicurezza, ambito in cui per Tesolin c'è «totale confusione e disinformazione. Punto di partenza è la circolare conseguente ai fatti di Torino, con due morti e centinaia di feriti per la calca in una piazza: una cosa è organizzare un concerto o una partita di calcio, una cosa è una sagra, un evento per le famiglie».E poi le procedure e i costi. Insomma, una macchina che sta uccidendo il volontariato. «Sono contentissimo se le forze politiche e il Consiglio capiscono che c'è un'emergenza nel mondo del no-profit - ha premesso Tesolin -. Ma il Consiglio regionale non ha nessuna competenza su queste cose, regolate da
leggi dello Stato. E il problema non si risolve istituendo nuovi albi».Ecco dunque che l'appello del presidente della Pro Casarsa va nel senso della semplificazione: «Il nostro mondo ha bisogno di procedure più snelle, altrimenti lo si uccide - ha chiosato Tesolin -. Viviamo già in un mondo regimentato, ma il vero nodo della questione è che siamo soggetti a leggi vecchie e superate da decenni che devono essere rimodernate per quanto riguarda la questione della burocrazia nelle manifestazioni paesane che non sono legate al numero di persone che attraggono, ma allo spazio che occupano».C'è infine un problema di dialogo con il mondo del volontariato, «su cui piovono leggi senza che venga ascoltato», ha concluso il presidente. Dal canto proprio l'associazione delle Pro loco del Friuli Venezia Giulia preferisce non commentare in attesa di un testo definitivo depositato in Consiglio.Godia, alle porte di Udine, è rinomata per la sua festa delle patate che porta nel piccolo paesino dell'hinterland migliaia di persone durante i sette giorni di festa a cavallo fra i mesi di agosto e settembre.A organizzare la macchina è la parrocchia, con don Olivo Bottos in testa, insieme al Comitato festeggiamenti. Presidente è Luca Tonutti, che a sua volta plaude all'iniziativa della Lega, ma intravede nell'albo dei volontari il rischio di una ulteriore burocratizzazione: «Un aiuto per la gestione è più che positivo - ha aggiunto -: gli ultimi anni sono stati abbastanza impegnativi soprattutto dal punto di vista degli adempimenti. Se le pratiche venissero snellite sarebbe un bene perché tutti noi siamo volontari e sacrifichiamo il nostro tempo libero. Resto perplesso sull'albo». dalla regione Un fondo per i Comuni che rischiano il dissesto TRIESTE. «Oggi diamo il via libera definitivo a uno strumento di emergenza che consente alla Regione di intervenire a favore dei Comuni che si trovino in pre-dissesto finanziario». Così, l'assessore alle Autonomie locali Pierpaolo Roberti, ha annunciato l'approvazione definitiva, dopo il parere unanime del Consiglio delle autonomie locali (Cal), della delibera per l'intervento di salvataggio dei Comuni in forte difficoltà finanziaria. «Di fatto, esercitando la propria specialità, la Regione si sostituisce al ministero in una procedura che vede coinvolta anche la Corte dei conti e si attiva quando viene deliberato lo stato di pre-dissesto e avviato un piano di riequilibrio finanziario pluriennale». Il fondo di emergenza istituito dalla Regione ha una dotazione iniziale contenuta poiché, spiega Roberti, «fortunatamente i conti dei nostri Comuni sono sani e la solidità dello stato economico finanziario degli enti locali in Fvg è molto al di sopra della media nazionale». il fenomeno Reti d'impresa il Fvg è in vetta tra le regioni per nuovi contratti UDINE. La voglia di "fare rete" cresce in Friuli Venezia Giulia, tanto che la regione è al secondo posto in Italia proprio per propensione a sancire questo genere di alleanze strategiche da parte delle imprese.
Secondo l'elaborazione dell'Ufficio studi di Confindustria Udine su dati Infocamere, in regione le imprese in rete al 31 dicembre 2018 erano 1.410, con un tasso di incremento complessivo annuale del +17,7%. Rapportando il numero delle imprese in rete al totale delle imprese attive, emerge che il Friuli Venezia Giulia, con 1,57%, è la seconda regione in Italia con la più alta propensione a fare rete, preceduta solo dal Lazio (1,68%) e seguita, a distanza, da Umbria (0,93%) e Abruzzo (0,84%). La media nazionale si attesta allo 0,61%. «Il contratto di rete, che è un accordo con il quale più imprenditori si impegnano a collaborare al fine di accrescere sia individualmente, sia collettivamente la propria capacità innovativa e la propria competitività sul mercato - spiega Anna Mareschi Danieli, presidente di Confindustria Udine - rappresenta una soluzione ottimale per le imprese che vogliono allargare la portata o l'ambito delle proprie attività senza perdere autonomia, centralità, storia e identità. Le reti sono quindi lo strumento per diventare grandi rimanendo piccoli. I motivi che spingono a costituire una rete sono da ricercarsi, in particolare, nell'opportunità di mettere a fattor comune le conoscenze dei singoli, favorire l'integrazione di filiera, favorire e potenziare la visibilità delle aziende retiste, presentare ai clienti un'offerta più completa, contare su una maggiore capacità produttiva e innovativa».«La logica del contratto di rete - aggiunge Anna Mareschi Danieli - rappresenta anche un salto culturale nel modo di fare impresa, perché punta ad avere un'aggregazione non soltanto numerico-quantitativa, ma più cosciente e ragionata intorno ad un programma comune che fa crescere insieme le aziende allargando i loro orizzonti di azione. In particolare, tra gli elementi che caratterizzano i contratti di rete e li differenziano dalle altre forme di aggregazione, vanno ricordati: la spinta a collaborare su margini che accrescono la capacità competitiva, la condivisione di conoscenze e informazioni, ma soprattutto la possibilità di mantenere un'autonomia che permette di salvaguardare la propria storia e la propria identità, oltre all'assenza di vincoli legati a fattori territoriali».Esempi efficaci di reti di impresa sono rintracciabili nel settore legno-arredo, nella meccanica e anche in agricoltura. IL PICCOLO 4 MARZO 2019 A Trieste boom di richieste di partenze per periodi di studio, a Udine la crescita riguarda i tirocini Studenti all'estero con Erasmus numeri in aumento in regione Lilli Goriup trieste. In Friuli Venezia Giulia, come nel resto d'Europa, sempre più giovani aderiscono all'Erasmus. I dati forniti dalle Università di Trieste e di Udine confermano quanto emerso dall'ultimo report dell'Ue in materia: è in crescita il numero di quanti partono per studiare fuori sede grazie a progetti di mobilità europea. Le mete più gettonate dagli studenti giuliani sono Spagna, Germania e Francia per il programma Erasmus+ Studio (ovvero un periodo di studio semestrale o annuale in un'altra università); Regno Unito, Spagna e Francia per Erasmus+ Traineeship, il tirocinio all'estero da
effettuarsi come studenti o neolaureati in imprese, centri di formazione e ricerca, istituti di istruzione superiore. Coloro che sono partiti dall'Università di Trieste per studiare, nell'anno accademico 2016-17, sono stati 413. L'anno successivo sono stati 419 e quello dopo ancora, il 2018-19, sono passati a 497.Ma l'exploit riguarda l'anno a venire: «Abbiamo ricevuto già 700 domande per partire nell'anno 2019-20», spiega il professor José Francisco Medina Montero, delegato del rettore per la Mobilità internazionale. «Un numero di richieste elevatissimo - prosegue Medina Montero -. In generale siamo tra i primi atenei in Italia, in termini di percentuale di studenti che svolgono un periodo di mobilità all'estero, sul totale di quelli iscritti. Ciò è dovuto anche all'aumento dell'ammontare delle borse di studio: adesso si può arrivare a 725 euro mensili tra contributo fisso, aiuti per condizioni socio- economiche o per iscrizioni a doppi diplomi e così via».Lievi invece le oscillazioni sui numeri degli studenti dell'ateneo giuliano che vanno all'estero per il tirocinio: nel 2018 sono partiti in 138; l'anno precedente erano 123 e quello prima ancora 131. L'Università di Trieste offre inoltre la possibilità di uscire dai confini dell'Ue: è attivo infatti uno scambio con la Serbia, paese consorziato con l'Unione nell'ambito del programma Erasmus+ extra-Ue.Diversa la situazione all'Università di Udine: qui le partenze col programma Erasmus dopo il picco di due anni fa registrano una lieve flessione. I 259 "studio outgoing" del lontano 2008 sono diventati 313 nel 2015-16 e 320 nel 2016-17, per attestarsi a 309 nel 2017-18 e a 303 nell'anno accademico in corso. Il boom, in Friuli, riguarda i tirocini: nel 2015-16 sono partiti 29 studenti, diventati 108 nel 2016-17 e 160 nel 2017-18.Come detto, i dati regionali sono in linea con quelli europei. La relazione annuale sul programma Erasmus+, di recente pubblicata dalla Commissione Ue, rivela che il numero di persone che partecipa al progetto è il più alto di sempre. È in crescita anche il numero di progetti finanziati e, al contempo, l'Erasmus sta diventando più inclusivo e internazionale. Nel 2017 (ultimo dato disponibile) anno del trentennale di Erasmus, l'Ue ha investito nel programma la cifra record di 2,6 miliardi di euro, con un +13% rispetto al 2016. E con risultati visibili: nello stesso anno 797 mila persone (tra studenti, tirocinanti, volontari e personale del settore dell'istruzione: vedi qui a lato) e 84.700 organizzazioni sono state sovvenzionate dai fondi per la mobilità Erasmus+. Un netto rialzo sul 2016, che aveva visto coinvolti 725 mila persone e 79 mila enti. 3 MARZO 2019 Il report del ministero sui livelli essenziali di assistenza Male vaccini in età pediatrica e programmi di screening Sanità promossa per gli ospedali ma bocciata nella prevenzione Marco Ballico trieste. Promossa sull'assistenza distrettuale e su quella ospedaliera. Bocciata pesantemente in tema di prevenzione. La sanità del Friuli Venezia Giulia esce tra luci e ombre dalla prima sperimentazione del ministero della Salute del nuovo modello di verifica dell'erogazione dei Lea, i livelli essenziali di assistenza. Il focus riguarda il 2016, secondo anno di applicazione della riforma del centrosinistra. Il quadro del Paese è complessivamente preoccupante, giacché solo nove Regioni su 21
superano la sufficienza in tutte e tre le aree. Il 60% dei territori è dunque bocciato almeno in uno dei tre parametri. Risultano carenti soprattutto l'assistenza distrettuale e la prevenzione, mentre va un po' meglio per l'attività ospedaliera. Ed è proprio in questa terza classifica che il Fvg riesce a centrare un onorevole quinto posto (punteggio 78,96) dietro all'irraggiungibile Provincia autonoma di Trento (92,40), alla Toscana (89,13), all'Emilia Romagna (84,83) e al Veneto (82,71). Gli indicatori che hanno confezionato il risultato sono sette: tasso di ospedalizzazione, interventi per tumore maligno al seno, ricoveri a rischio di inappropriatezza, proporzione delle colecistectomie con degenza inferiore ai tre giorni, over 65 operati di frattura al femore entro due giorni e percentuale di parti cesarei. Il Fvg è ai margini dell'eccellenza, con un colore verde tiepido nelle tabelle riassuntive, anche nell'assistenza distrettuale. I 71,43 punti valgono l'ottavo posto dietro a Trento (88,49) - anche in questo caso Paolo Bordon, l'ex manager friulano direttore dell'azienda della Provincia autonoma, guarda tutti dall'alto -, Liguria (86,39), Piemonte (86,19), Veneto (84,41), Emilia Romagna (83,14), Toscana (80,50) e Sicilia (73,08), con la Lombardia solo decima con 69,12. In questo caso gli indicatori test sono otto: tasso di ospedalizzazione in età adulta per diabete, broncopneumopatia cronica e scompenso cardiaco, tasso di ospedalizzazione under 18 per asma e gastroenterite, tempi d'attesa dei mezzi di soccorso, percentuale di prestazione della classe di priorità B, consumo di antibiotici, pazienti trattati in assistenza domiciliare integrata, percentuale di re-ricoveri in psichiatria, numero decessi da tumore e anziani non autosufficienti in trattamento nelle Rsa. La nota dolente riguarda però la prevenzione, con sei indicatori che hanno portato il Fvg in coda alla classifica: il dato più dolente è quello della copertura vaccinale pediatrica per esavalente e morbillo-parotite-rosolia, cui si aggiungono elementi come controllo delle anagrafi animali e degli alimenti, stili di vita e adesione ai programmi di screening. La regione, con 52 punti, sta davanti solo a Calabria (51,39), Campania (50,21), Provincia di Bolzano (49,57) e Sicilia (48,48). Le nove regioni che garantiscono i Lea secondo i nuovi indicatori sperimentali sono Piemonte, Lombardia, Provincia di Trento, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Marche. Per le altre 12 c'è invece almeno un segno negativo. Tra le regioni vicine alla sufficienza ci sono Fvg e Lazio, insufficiente solo nell'attività distrettuale, mentre da retrocessione sono l'Abruzzo, appena sotto la sufficienza per l'attività distrettuale e ospedaliera, e la Puglia, che è appena sotto la sufficienza in tutte e tre le aree prese in esame. Graduatorie a parte, sottolinea Quotidianosanità.it, sito di informazione sanitaria, ciò che emerge dalla sperimentazione è una situazione molto peggiore di quella emersa dalle ultime rilevazioni della "vecchia" Griglia Lea e forse anche questo spiega il perché le Regioni, in sede d'intesa, abbiano chiesto lo scorso dicembre di rimandare l'avvio del nuovo sistema al 2020 e perché nel nuovo Patto per la salute insistano per la revisione delle norme su piani di rientro. A preoccupare è anche la mancata uniformità dei servizi erogati nelle diverse realtà territoriali. Per il Fvg è confermata tra l'altro la disomogeneità del servizio. Anche nel recente rapporto del Consorzio per la ricerca economica applicata (Crea) in sanità dell'Università di Tor Vergata, il Ssr veniva promosso per il contesto demografico, la prevenzione, l'equità, ma bocciato sulla spesa, la gestione delle fratture di femore e la mortalità evitabile. A fare meglio complessivamente il Veneto, la Provincia di Trento, la Toscana, il Piemonte e l'Emilia Romagna. La riunione servirà per valutare anche gli interventi economici nel campo della sicurezza e la sostituzione del "tonfa" con il bastone estensibile
Le linee di gestione del sistema domani in votazione al Cal trieste. Il bastone estensibile per la Polizia locale e le linee annuali di gestione del servizio sanitario e sociosanitario del Friuli Venezia Giulia saranno al centro della riunione del Consiglio delle autonomie locali, presieduto da Antonio Di Bisceglie, in programma domani a Udine.Nel dettaglio il Cal, il cui parere non è vincolante, dovrà esprimersi su cinque deliberazioni della giunta regionale fornendo anche eventuali osservazioni sul testo della proposta di legge "Misure urgenti per il recupero della competitività regionale", abbinata alla modifica del Codice regionale dell'edilizia.Per quanto riguarda il regolamento di Polizia locale sono previsti interventi finanziari per l'acquisto di impianti di videosorveglianza, l'armamento degli agenti e la manutenzione degli strumenti di lavoro. Il Cal dovrà anche esprimersi sulla sostituzione del "tonfa" con il più avanzato bastone estensibile che verrà dato agli agenti.Un altro parere dovrà essere espresso poi sul programma 2019-2021 dell'attività della Centrale unica di committenza e sulle linee annuali per la gestione del servizio sanitario e sociosanitario regionale per il 2019. L'ultimo parere sarà sul programma di interventi a sostegno della genitorialità, rivolti ai consultori familiari per potenziare le attività sociali e finanziato dal Fondo nazionale politiche per la famiglia. I lavori termineranno con la designazione di un componente del consiglio di indirizzo e verifica del Burlo di Trieste.Alla seduta prenderanno parte il vicepresidente, con delega alla Salute Riccardo Riccardi e gli assessori alla Sicurezza Pierpaolo Roberti e al Lavoro Alessia Rosolen. i dettagli Il quadro Si tratta della prima sperimentazione del ministero della Salute del nuovo modello di verifica dell'erogazione dei Lea, i livelli essenziali di assistenza. Il focus riguarda il 2016, il secondo anno di applicazione della riforma del centrosinistra nella scorsa legislatura in Friuli Venezia Giulia.Il confrontoSolo nove Regioni su 21 superano la sufficienza in tutte e tre le aree prese in esame dal report ministeriale, e dunque il 60 per cento dei territori è di fatto bocciato almeno in uno dei tre parametri. Servizi non uniformiA preoccupare le Regioni, rispetto all'opera di analisi della loro attività sanitaria, è anche la mancata uniformità dei servizi erogati nelle diverse realtà territoriali. Per il Friuli Venezia Giulia è confermata tra l'altro la disomogeneità del servizio. Direzione a Maurizio Scarpa A essere colpito dalle patologie circa il 7-8% della popolazione Il Santa Maria della Misericordia hub per 69 strutture in 18 Paesi
Sarà Udine il centro europeo per le malattie metaboliche trieste. L'ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine sarà l'hub regionale ed europeo per le malattie rare che in regione colpiscono circa 3.700 persone. A presentare la novità è stato il vicepresidente con delega alla Salute Riccardo Riccardi, assieme al commissario straordinario dell'Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine Giuseppe Tonutti e a Maurizio Scarpa, nuovo direttore del Centro di coordinamento regionale malattie rare. In sostanza il Santa Maria della Misericordia sarà la sede e il fulcro di una rete di coordinamento di 69 ospedali e di 1.681 esperti in 18 paesi europei che affronteranno in modo multidisciplinare la presa in carico dei pazienti con malattie metaboliche rare. Con il termine "malattie rare" viene identificato un gruppo di 7-8 mila patologie diverse che colpiscono la popolazione con un numero inferiore di cinque casi ogni diecimila abitanti, circa il 6-8% degli italiani. Scarpa ha spiegato che «siamo riusciti a portare dall'Europa in Friuli Venezia Giulia, e a Udine in particolare, la rete di coordinamento perché qui c'è una equivalente eccellenza, ovvero la Rete regionale per le malattie rare. La mia esperienza sarà messa a disposizione in una regione che è pronta a recepire il lavoro che andremo a svolgere per la presa in cura di pazienti con queste patologie, fornendo un modello organizzativo anche per quelle che hanno un impatto numerico più vasto come ad esempio Parkinson o Alzheimer». Scarpa è un pediatra con una lunga esperienza internazionale nel Regno Unito (Londra), negli Usa (Houston) e in Germania (Heidelberg e Wiesbaden). Dal 2016 è il coordinatore della Rete di riferimento europeo per le malattie metaboliche (Metabern) che segue 43 mila pazienti in Europa. Nel corso della presentazione del nuovo centro di coordinamento è stato evidenziato che questo è il punto di partenza di un lavoro ventennale svolto in regione che impegna complessivamente duecento medici di AsuiUd, AsuiTs, i due Irccs Cro Aviano e Burlo Garofolo, la Ass5 ed il personale infermieristico e socioassistenziale formato ad hoc. Il nuovo direttore subentra a Bruno Bembi, ora alla giuda della Rivista nazionale sulle malattie rare, che è stato ringraziato dall'assessore regionale alla Salute Riccardi il quale ha aggiunto che «il Fvg conquista un pezzo importante della salute in Europa perché avrà sede da noi la sede della rete di coordinamento europeo. Risalire le posizioni nella classifica della qualità delle prestazioni sanitarie e crescere nella risposta a bisogni complessi richiede grandi professionisti ed è l'obiettivo principale del lavoro che sta facendo l'amministrazione regionale». L'assessore alla Salute parla di «situazione ereditata» ed evidenzia il miglioramento sul fronte delle vaccinazioni «Ora più comunicazione» «Al lavoro per migliorare ma sulla profilassi siamo tornati virtuosi» Andrea Pierini trieste. La classifica sui Livelli essenziali di assistenza (Lea) nella quale il Friuli Venezia Giulia viene bocciato sul piano della prevenzione non preoccupa Riccardo Riccardi, vicepresidente
regionale con delega alla Salute.Ci sono elementi che la colpiscono particolarmente e altri che più o meno si aspettava essendo dati di alcuni anni fa? Si tratta di una situazione che abbiamo ereditato: negli ultimi cinque anni il Friuli Venezia Giulia, prima considerata regione modello, è sparito dai tavoli sui quali si discute e si organizzano queste rilevazioni. Questo ci fa subire meccanismi di rilevazione decisi da altri. Su questo punto stiamo già lavorando per riportare la nostra regione ad essere protagonista di queste discussioni. Vaccini e stili di vita hanno portato il Fvg in basso alla classifica della prevenzione, servono nuove forme di comunicazione?Innanzitutto, attualizzando i numeri, dobbiamo dire che se nel 2016 il dato sulla prevenzione è negativo, oggi siamo alla pari con le regioni più virtuose. Faccio l'esempio dell'indicatore della vaccinazione esavalente: siamo al 95%, quindi raggiungiamo la soglia di vaccinazione di gregge. Per la vaccinazione morbillo-parotite-rosolia eravamo all'85% nel 2016 e ora siamo al 94%. Sugli screening siamo oggi tra le migliori regioni in Italia con tutte le coperture dei tre controlli sopra l'indicatore chiesto nella griglia Lea (60%). Sul cosa fare di certo continueremo ad orientare delle campagne di sensibilizzazione verso gli operatori della sanità e verso chiunque sia costantemente a contatto con il pubblico. Vaccinarsi è un atto di responsabilità verso gli altri da condividere anche attraverso i canali più dinamici della comunicazione per raggiungere tutte le fasce della popolazione. Va meglio sul fronte distrettuale e ospedaliero, quest'ultima classifica in particolare vede la regione al quinto posto. Le unificazioni delle Aziende possono incidere in maniera positiva in questo senso concentrando le eccellenze senza dispersione sul territorio? Per dare risposta a questo tema occorre tempo: non si ristruttura un sistema complesso come quello della sanità in otto mesi. Rispetto al passato, poi, abbiamo ribaltato i fattori: per prima cosa vogliamo capire chi e cosa prendere in carico e dopo organizzare le strutture per dare risposte ai bisogni. L'organizzazione della presa in carico è la grande sfida di questo 2019. La ristrutturazione dell'intero sistema sanitario, con la razionalizzazione dell'offerta e la riorganizzazione delle strutture sarà la risposta conseguente alla soluzione di questa sfida. L'assistenza distrettuale è la sfida invece del futuro? La fretta è il peggior nemico della riforma. Per questo stiamo attuando una mappatura precisa dell'esistente per capire cosa dà risposta e a chi. La prima cosa che emerge è che istituzionalizzazione e ospedalizzazione non possono essere la risposta unica e centrale del sistema sanitario. 2 MARZO 2019 Si vota domani dalla 8 alle 20. La fiducia di Shaurli e Santoro «Chiediamo coinvolgimento a chi tiene alle sorti del Paese» Il Pd apre 139 seggi nella sfida primarie per il segretario Marco Ballico TRIESTE «Chi vincerà? Il Pd». Mariagrazia Santoro, presidente della commissione per il congresso del Pd, non può esporsi. Tanto meno scivolano nel rischio di tifare ufficialmente per qualcuno il segretario regionale Cristiano Shaurli e il vice Paolo Coppola.Quello che conta, sottolineano in conferenza stampa a Udine nella storica sede di via Joppi, venduta all'asta poche settimane fa per
meno di 90 mila euro, è che vinca l'idea di un partito che si rilancia, non tanto le persone. Anche se, sottolinea Cristiano Shaurli, «avremo finalmente un segretario come punto di riferimento».Domani si vota dalle 8 alle 20 con tre aspiranti post-renzismo - Nicola Zingaretti, il più votato nei circoli con il 51,2%, Maurizio Martina (34,7%), Roberto Giachetti (12,3%) - in un altro appuntamento con le primarie che hanno segnato la storia dei dem. Nel 2007 in regione si presentarono oltre 56 mila aficionados per Walter Veltroni e, sul territorio, per Bruno Zvech. Nel 2009 altro bagno di folla: 52 mila partecipanti per Pier Luigi Bersani e Debora Serracchiani. Nel 2012, primarie di coalizione per la candidatura a premier, altri 95 mila ai seggi in due turni. Nel 2013 ci si avvicina ancora a quota 48 mila. Nel 2017, a crisi del partito già iniziata, si scende invece a 25 mila. Ed è quello, dice Shaurli, il punto di riferimento, anche se la convinzione è di poter fare anche meglio. Fermo restando che, orgoglio dem, non si fatica a ricordare che nessuno in Italia ha mai uguagliato quei numeri di partecipazione. «Grazie a centinaia di volontari mobilitati in tutto il Fvg - rileva Santoro - saranno aperti 139 seggi, facilmente individuabili sul sito www.pdprimarie2019.it. Una straordinaria prova di vitalità per un partito che ha tanta voglia di riscossa».A votare potranno essere tutti i cittadini, compresi i giovani tra i 16 e i 18 anni, gli elettori fuorisede, i residenti all'estero o temporaneamente all'estero che si siano registrati online. Basterà presentarsi con un documento di riconoscimento in corso di validità, la tessera elettorale e un contributo minimo di due euro. Ai seggi sarà anche possibile firmare la Carta di Aquileia, il documento europeista elaborato dai Cittadini, «perché su questi valori - sottolinea il segretario - il Pd è disponibile a collaborare e confrontarsi. Invitiamo al voto tutti - insiste -, in particolare le persone che negli ultimi anni si sono sentite sfiduciate verso il centrosinistra. Le primarie sono aperte a chi ha a cuore le sorti del Paese, sempre più preoccupato dalla deriva culturale e nazionalista dell'Italia e che vogliono contribuire a costruire un'alternativa al governo gialloverde».Il futuro segretario? «L'auspicio è che sia in grado di rappresentare e costruire un'alternativa anche più larga del Pd, e che permetta alla nostra comunità, ancora viva e vitale, di rafforzare quell'orgoglio e quella passione politica necessaria per fermare la destra estrema e i nazionalisti». «Chi vuole mandare il messaggio che il Pd è una comunità viva e che ha voglia di capire gli errori e di ripartire - aggiunge Coppola - domenica vada a votare». Analoghe sollecitazioni in conferenza stampa a Trieste. «Le tre mozioni congressuali lanciano dalla città un appello unitario alla partecipazione - dice la segretaria provinciale Laura Famulari -: siamo orgogliosi di essere un partito trasparente e democratico, letteralmente a disposizione degli iscritti e degli elettori».A "spingere" le primarie i rappresentanti regionali delle mozioni congressuali Antonella Grim (Giachetti), Francesco Russo (Zingaretti) e Gianni Torrenti (Martina). Uniti nell'assicurare «partecipazione, unità e una nuova fase del centrosinistra». La deputata Serracchiani analizza l'appuntamento chiave per il partito ma guarda anche oltre: «Ora dialoghiamo con +Europa e associazioni» «La partecipazione ci sorprenderà Solo Martina può garantire l'unità» l'intervista Diego D'Amelio«In Abruzzo e Sardegna il Pd ha dimostrato di essere perno di un campo di forze civiche e movimenti politici. Da qui partiamo in vista delle europee e delle amministrative». Guarda oltre le primarie la deputata Debora Serracchiani, secondo cui «le elezioni dovranno dimostrare
che siamo sulla strada giusta».Anche lei gioisce del risultato in Sardegna?No. Il Pd deve vincere. Ma partivamo da lontano e siamo secondi con un'alleanza che va oltre il 30% e va oltre il Pd. Nel contempo il M5s crolla.Il Pd può tornare centrale?Certo, ma serve dialogare con +Europa, la lista di Pizzarotti, reti civiche e associazioni.Quanto contano le europee?Sono il voto più importante da quando esiste l'Europa. Un confronto sull'ideale di casa comune, fra chi vuole cambiarla per renderla più forte e chi vuole distruggerla. Alle primarie sostiene Maurizio Martina: perché?È l'unico che può unire e tenere insieme il Pd. Il voto dei circoli lo ha bocciato. È una bocciatura per tutto un gruppo dirigente?I dirigenti stanno in tutte e tre le mozioni. Tra chi dice che è stato fatto tutto bene e chi dice che è stato fatto tutto male, noi diciamo che bisogna riconoscere gli errori e rilanciarsi.E cosa avete sbagliato?Non abbiamo letto tutti i bisogni della società. Il reddito di inclusione doveva partire prima ed essere finanziato di più.Visti da fuori i tre candidati sembrano molto simili...Martina esclude l'alleanza col M5s, che aiuta Zingaretti in Lazio. Martina vuole una segreteria unitaria, Giachetti la rifiuta. Che affluenza alle primarie?Il congresso è durato troppo ed è arrivato tardi. Ma i simpatizzanti ci sorprenderanno. Che giudizio su governo e giunta Fedriga?Il governo parla giustamente di lotta alla povertà e investimenti, ma il reddito di cittadinanza non è applicabile e le grandi opere sono bloccate. Su Fedriga il parere si potrà dare solo dopo che avrà cominciato a governare.Amministrative ed europee: rilancio o tracollo?Saranno il punto di partenza per capire se abbiamo intrapreso la strada giusta. mozione zingaretti Cosolini: «Ripartire dai diritti del lavoro» «Il tema dei diritti sociali è nel Dna della sinistra, che in questi anni a molti lavoratori è parsa annacquata: il Pd a lungo si è occupato solo di diritti civili». L'ha affermato ieri il consigliere regionale dem Roberto Cosolini durante l'incontro "Lavoro: ieri e oggi", che rientrava nelle iniziative a sostegno di Zingaretti in vista delle primarie Pd. Tra i relatori c'erano inoltre Massimo Marega, segretario edili Cgil Trieste, e Adele Pino, già assessore provinciale. Cosolini ha ripercorso «i capisaldi della filosofia della legge regionale "del Buon lavoro" del 2005: all'epoca siamo intervenuti con misure collaterali, istituendo da un lato incentivi per stabilizzare i contratti flessibili o a rischio precarietà e, dall'altro, un fondo di garanzia per facilitare l'accesso al credito per le persone in difficoltà. È auspicabile che oggi quella legge sia riformata». IL GAZZETTINO IN ALLEGATO
Puoi anche leggere