DISCIPLINA PER LA GESTIONE DEL CINGHIALE SUL TERRITORIO DELLA REGIONE LOMBARDIA - ALLEGATO A
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ALLEGATO A DISCIPLINA PER LA GESTIONE DEL CINGHIALE SUL TERRITORIO DELLA REGIONE LOMBARDIA
INDICE 1. Obiettivi e percorso concettuale di riferimento .......................... 3 1.1. Obiettivi .................................................................................... 3 1.2. Percorso concettuale di riferimento ............................................... 3 1.2.1 Acquisizione delle conoscenze di base per la gestione .................. 3 1.2.2 Pianificazione .......................................................................... 4 1.2.3 Gestione ................................................................................ 4 1.2.4 Verifica della gestione .............................................................. 4 1.3. Assunti di base........................................................................... 5 2. Acquisizione delle conoscenze di base per la gestione del cinghiale ........................................................................................... 7 2.1. Idoneità del territorio regionale per il cinghiale ............................... 7 2.2. Definizione di parametri gestionali obiettivo ................................... 7 2.3. Monitoraggio delle popolazioni ..................................................... 8 2.3.1 Metodi di base per una valutazione dello stato della popolazione ... 9 2.3.2 Metodi di supporto a integrazione dei metodi di base ................... 9 2.3.3 Dati minimi di base da raccogliere in modo standardizzato per una corretta gestione della specie ............................................................10 2.4. Monitoraggio dei danni e degli interventi di prevenzione .................11 3. Pianificazione della gestione faunistica e venatoria del cinghiale ................................................................................................. 13 3.1. Progetti Pluriennali di Gestione del Cinghiale (PPGC) ......................13 3.1.1 Approvazione dei PPGC - procedura ..........................................14 3.2. Interventi Annuali di Prelievo (IAPC) ............................................15 3.2.1 Approvazione dello IAPC - procedura ........................................15 3.3. Progetti Pluriennali di Controllo del Cinghiale (PPCC) ......................15 3.3.1 Approvazione dei PPCC - procedura ..........................................16 3.4. Analisi dei contenuti dei Progetti Pluriennali di Gestione e controllo ..17 4. Gestione faunistico-venatoria del cinghiale .............................. 19 4.1. Figure faunistico-venatorie di riferimento per la gestione ................19 4.2. Gestione e prelievo nelle Aree idonee ...........................................20 4.3. Gestione e prelievo nelle Aree Non idonee ....................................20 4.4. Prelievo venatorio......................................................................20 4.4.1 Cacce collettive (braccata, girata e battuta) ...............................21 4.4.2 Caccia individuale di selezione (Cerca e aspetto) ........................26 4.4.3 Caccia nelle AFV e AATV ..........................................................26 I
MODALITÀ DI GESTIONE DEL CINGHIALE IN REGIONE LOMBARDIA 4.5. Attività di Controllo ai sensi della Legge 157/92 e della Legge 394/91 . .............................................................................................. 26 4.5.1 Definizioni ............................................................................ 26 4.5.2 Azioni previste ...................................................................... 27 4.5.3 Destinazione dei capi abbattuti in controllo ............................... 28 4.6. Come trattare le carcasse dei cinghiali abbattuti: Centri di Sosta - Centri di Lavorazione della Selvaggina – Case di Caccia ......................... 29 4.7. Monitoraggio sanitario ............................................................... 29 4.8. Prevenzione e indennizzo dei danni ............................................. 29 4.9. Controllo delle immissioni illegali ................................................ 31 5. Verifica della gestione del cinghiale ......................................... 33 6. Disposizioni finali ..................................................................... 35 II
1. OBIETTIVI E PERCORSO CONCETTUALE DI RIFERIMENTO 1.1. OBIETTIVI Visto il continuo proliferare, sia in termini quantitativi che in termini di distribuzione geografica, delle popolazioni di cinghiale sul territorio regionale, le presenti modalità di gestione, come previsto dalla l.r. 19/2017, perseguono gli obiettivi di: 1. contenere le popolazioni entro valori socialmente, ecologicamente ed economicamente tollerabili, per una maggiore salvaguardia delle colture agricole e della biodiversità, nonché per l'incolumità delle persone e la sicurezza dei trasporti; 2. favorire un coordinamento, a livello regionale, tra i diversi soggetti a vario titolo coinvolti nella gestione ambientale, faunistica e venatoria, (Enti gestori di Parchi, Riserve Naturali Regionali e siti Natura 2000; Istituti di Gestione Faunistica e Venatoria: Ambiti Territoriali di Caccia/ATC, Comprensori Alpini di Caccia/CAC, Aziende Faunistico Venatorie/AFV, Aziende Agri Turistico Venatorie/AATV, Oasi e Zone di Ripopolamento e Cattura/ZRC) attraverso una strategia di gestione condivisa per una maggiore efficacia delle azioni intraprese. 1.2. PERCORSO CONCETTUALE DI RIFERIMENTO Le predette finalità sono perseguite attraverso il percorso concettuale di riferimento (e la realizzazione delle relative azioni), di seguito riportato. 1.2.1 ACQUISIZIONE DELLE CONOSCENZE DI BASE PER LA GESTIONE Definizione dell’idoneità del territorio regionale per il cinghiale, in termini d’individuazione degli areali in cui si ritiene accettabile o meno la presenza della specie e suddivisione del territorio in Unità di Gestione (UG). Definizione, nelle aree ritenute idonee alla presenza del cinghiale, di densità obiettivo (di seguito parametri gestionali “obiettivo”) che garantiscano il mantenimento di popolazioni in equilibrio con l’ambiente e con le attività agricole. 3
MODALITÀ DI GESTIONE DEL CINGHIALE IN REGIONE LOMBARDIA Raccolta e analisi di dati oggettivi sulla consistenza, sulla demografia (struttura) e sull’incremento annuo delle popolazioni di cinghiale, mediante un monitoraggio delle popolazioni realizzato tramite indici cinegetici e conteggi. Raccolta e analisi di dati oggettivi sui danni alle attività agricole e alla biocenosi causati dal cinghiale e sulle azioni di prevenzione messe in atto. 1.2.2 PIANIFICAZIONE Per ogni Unità di Gestione (UG) o Sub Unità di Gestione (SUG) vengono pianificate delle modalità di gestione della specie mediante la redazione dei seguenti strumenti: Dove si intende autorizzare il prelievo venatorio, redazione di Progetti Pluriennali di Gestione del Cinghiale (PPGC), di durata quinquennale e di Interventi Annuali di Prelievo del cinghiale (IAPC); Dove si intende attuare il controllo, redazione di Progetti Pluriennali di Controllo del Cinghiale (PPCC), di durata quinquennale. 1.2.3 GESTIONE Organizzazione e attuazione dei prelievi, venatori e di controllo, sulle popolazioni di cinghiale, condotti sulla base di razionali parametri biologici e di valutazioni di carattere socio-economico. Attuazione d’interventi di prevenzione e indennizzo dei danni alle attività agricole e alla biocenosi causati dal cinghiale, realizzati sulla base di valutazioni di carattere socio-economico ed ecologico. Definizione delle modalità di trattamento delle carcasse dei cinghiali abbattuti e delle verifiche sanitarie. 1.2.4 VERIFICA DELLA GESTIONE Analisi dei risultati complessivi dei prelievi in termini sia di modalità d’intervento sia di prelievi effettuati, mediante: analisi biometrica dei capi prelevati; analisi sanitaria dei capi prelevati; analisi comparativa tra l’evoluzione delle popolazioni (consistenza-trend e parametri demografici), le modalità di prelievo messe in atto e l’evoluzione degli impatti della specie sulle attività d’interesse economico e sull’ambiente. 4
Capitolo “Obiettivi e percorso concettuale di riferimento” 1.3. ASSUNTI DI BASE Per ogni UG o SUG, la Direzione Generale Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi (DGA), con il supporto degli Uffici Territoriali Regionali (UTR) e della Provincia di Sondrio e d'intesa con gli Enti gestori delle aree protette regionali, definisce i “parametri gestionali obiettivo”. Le UG e SUG devono essere costanti nel tempo per permettere la verifica del raggiungimento degli obiettivi gestionali. Nelle Aree Idonee e nelle Aree Non Idonee, per ogni UG o SUG devono essere predisposti e approvati: per la caccia: un Progetto Pluriennale di Gestione del Cinghiale (PPGC) di durata quinquennale e Interventi Annuali di Prelievo del Cinghiale (IAPC); per il controllo: un Progetto Pluriennale di Controllo del Cinghiale (PPCC) di durata quinquennale. Gli UTR, la Provincia di Sondrio e gli Enti gestori delle Aree protette regionali rendicontano annualmente alla DGA, i dati relativi alla gestione in atto nelle diverse UG. La Regione effettua un’analisi puntuale e costante negli anni del raggiungimento degli obiettivi gestionali fissati. Tutti i capi abbattuti in caccia devono essere sottoposti al rilievo dei dati biologici e biometrici presso i Centri per la Lavorazione della Selvaggina (CLS); per i soli capi destinati all’autoconsumo, in alternativa, il rilievo può essere effettuato anche presso le “Case di caccia”. I capi, se destinati al commercio e/o derivanti da attività di controllo, devono essere conferiti per controlli sanitari ai CLS. Tutti i capi abbattuti sia in caccia che in controllo, sottoposti a campionamento sanitario ai sensi del DDG n. 11358/2012. Chi ha abbattuto cinghiali in caccia, può disporne come segue: autoconsumo, senza obbligo di conferimento a un CLS autorizzato; cessione (occasionale) di un solo capo/anno a terzi, senza obbligo di conferimento a un CLS autorizzato; cessione anche a titolo oneroso (vendita) a terzi, previo controllo in un CLS autorizzato. 5
2. ACQUISIZIONE DELLE CONOSCENZE DI BASE PER LA GESTIONE DEL CINGHIALE 2.1. IDONEITÀ DEL TERRITORIO REGIONALE PER IL CINGHIALE Con DGR n. XI/273 del 28.06.2018, in attuazione dell’art. 2, commi 1 e 4, della legge regionale n. 19/2017, è stata approvata la cartografia che suddivide il Territorio Agro-Silvo-Pastorale regionale in Aree Idonee e Aree Non Idonee alla presenza del cinghiale e sono state individuate le Unità di Gestione della specie. L'individuazione delle aree di cui sopra, è stata operata in base ai seguenti criteri: 1. consistenza e frequenza dei danni arrecati alle colture agricole e ai pascoli; 2. presenza di coltivazioni di particolare pregio; 3. presenza di habitat e di specie animali e vegetali d’importanza per la biodiversità, con particolare riferimento ai Siti Natura 2000; 4. modalità pregresse di gestione della specie; 5. vocazionalità del territorio alla presenza della specie. 2.2. DEFINIZIONE DI PARAMETRI GESTIONALI OBIETTIVO Nelle Aree Idonee per il cinghiale, per ogni Unità di Gestione o, se ritenuto necessario, per ogni sub-Unità di Gestione, la Direzione Generale Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi, con il supporto degli UTR e della Provincia di Sondrio e d'intesa con gli Enti gestori delle aree protette regionali, definisce i parametri gestionali “obiettivo”, ovvero l’entità soglia dei danni, tollerabili in relazione alle esigenze ecologiche della specie e a quelle di tutela delle colture agricole e dell’ambiente. La definizione dei parametri gestionali “obiettivo” avviene mediante: realizzazione di un catasto ambientale dei diversi Istituti di Gestione (cartografia di base 1:10.000, cartografie tematiche e, in particolare, fisionomie vegetazionali e di uso del suolo); applicazione di protocolli e modelli di valutazione ambientale (MVA); 7
MODALITÀ DI GESTIONE DEL CINGHIALE IN REGIONE LOMBARDIA valutazione critica: dei dati di monitoraggio delle popolazioni (vedi paragrafo 2.3); del numero di capi prelevati; dei danni prodotti e degli indennizzi erogati; dei dati relativi agli incidenti stradali e dei risarcimenti erogati. Per la definizione di tali parametri, che dovranno essere calibrati localmente e diversificati sul territorio in relazione alle caratteristiche sociali, geografiche e paesaggistiche, è, pertanto, necessario partire da una mappa del rischio di danneggiamento, su cui poi impostare una zonizzazione e, di conseguenza, individuare gli obiettivi gestionali da raggiungere (misurabili). Tali obiettivi possono essere definiti o come valori soglia di spesa annua massima sostenibile o di percentuali di riduzione degli indennizzi dei danni, ivi inclusi quelli derivanti da sinistri stradali. 2.3. MONITORAGGIO DELLE POPOLAZIONI I soggetti responsabili dei diversi Istituti di Gestione (ATC/CAC/AFV/AATV, enti gestori aree protette regionali), d’intesa con gli UTR e la Polizia Provinciale, individuano, nell’ambito dei PPGC o dei PPCC, le modalità esecutive di dettaglio e le tempistiche per la raccolta di dati oggettivi su distribuzione, consistenza e struttura delle popolazioni di cinghiale nel territorio regionale (mediante la realizzazione di conteggi relativi e indici cinegetici), al fine di definire consistenze e strutture delle popolazioni (Vedasi tabella al paragrafo successivo 2.3.1), nell’ambito dei metodi di seguito indicati, tratti dalle “Linee guida per la gestione del cinghiale” (Monaco et al., 2003) e, più in dettaglio, dal manuale “Il monitoraggio di uccelli e mammiferi della regione Lombardia” (Gagliardi A. & Tosi G. 2012 - Regione Lombardia, Direzione Generale Agricoltura; Università degli Studi dell’Insubria; Istituto Oikos Srl; ERSAF). Una trattazione di dettaglio di tali metodologie e un approfondimento per l’applicazione delle diverse tecniche, è possibile consultando i riferimenti bibliografici di base riportati nella medesima tabella. In relazione alle oggettive difficoltà di applicazione di metodi di valutazione quantitativa diretta nel caso del cinghiale, i cui risultati evidenziano spesso elevati intervalli d’incertezza, è prioritaria l’applicazione dei metodi indiretti indicati al successivo punto a). I diversi soggetti dovranno effettuare una raccolta regolare e continuativa dei dati, utilizzando un’unica scheda di rilevamento/raccolta, per un’archiviazione omogenea degli stessi. 8
Capitolo “Acquisizione delle conoscenze di base per la gestione del cinghiale” 2.3.1 METODI DI BASE PER UNA VALUTAZIONE DELLO STATO DELLA POPOLAZIONE a) Monitoraggio delle popolazioni mediante analisi dei dati cinegetici e dei capi abbattuti: 1. stima della struttura per classi di sesso ed età e valutazione degli incrementi utili annui. Ottenibile dai dati ricavati dall’esame dei campioni biologici prelevati dagli animali abbattuti: valutazione del sesso; stima dell’età in base all’analisi delle tavole dentarie; stima della fertilità ottenuta attraverso l’osservazione dell’apparato riproduttore femminile e, in particolare, in base alla presenza/assenza di corpi lutei nelle ovaie e di feti nell’utero; 2. indici di efficienza di cattura/abbattimento in relazione allo sforzo di caccia. Ottenibile dai dati cinegetici raccolti durante il prelievo, relativi alle azioni e allo sforzo di caccia (superficie area di braccata-battuta-girata, numero di cacciatori, giornate di prelievo, numero di cani …) e al numero di cinghiali abbattuti. In tabella sono indicate, per le diverse metodologie, le rispettive finalità e risultati ottenibili. METODI DI BASE FINALITÀ RISULTATI a1) Monitoraggio mediante esame del sesso, Struttura Struttura per classi di dell’età e della fertilità dei capi abbattuti – stima sesso ed età; tassi di della struttura per classi di sesso ed età e fertilità e stima degli valutazione degli incrementi utili annui (IUA, IUA Mattioli e De Marinis, 2009; Monaco et al., 2003) a2) Monitoraggio mediante quantificazione dei Consistenza Trend/ variazione nel capi abbattuti in relazione alle attività di caccia tempo dell’efficienza – indici di efficienza di cattura/abbattimento in di cattura in relazione relazione allo sforzo di caccia (Acevedo et al., alla consistenza della 2009; Lancia et al., 1996; Lancia; Skalski et al., popolazione 2005) 2.3.2 METODI DI SUPPORTO A INTEGRAZIONE DEI METODI DI BASE In ogni PPGC o PPCC dovrà essere individuato e applicato almeno uno dei seguenti metodi, a integrazione dei metodi di base: b) Conteggio mediante girata con cane limiere (esclusivamente durante l’attività venatoria). c) Conteggio mediante battuta (esclusivamente durante l’attività venatoria). d) Conteggio mediante braccata (esclusivamente durante l’attività venatoria). e) Conteggio all’aspetto da punti di osservazione. f) Monitoraggio mediante fototrappole. 9
MODALITÀ DI GESTIONE DEL CINGHIALE IN REGIONE LOMBARDIA In tabella sono indicate, per le diverse metodologie, le rispettive finalità. METODI DI SUPPORTO FINALITÀ Indici di b) Conteggio mediante girata con cane limiere (durante le attività di popolazione caccia) (Gagliardi e Tosi, 2012; Monaco et al., 2003) Indici di c) Conteggio mediante battuta (durante le attività di caccia) (Gagliardi e popolazione Tosi, 2012; Mayle, 1999) Indici di d) Conteggio mediante braccata (durante le attività di caccia) (Gagliardi e popolazione Tosi, 2012; Monaco et al., 2003) Indici di e) Conteggio all’aspetto da punti di osservazione (Gagliardi e Tosi, 2012; popolazione Mayle, 1999) Indici di f) Monitoraggio mediante fototrappole (Morimando e Pianigiani, 2007; popolazione O'Connell et al., 2010) 2.3.3 DATI MINIMI DI BASE DA RACCOGLIERE IN MODO STANDARDIZZATO PER UNA CORRETTA GESTIONE DELLA SPECIE I dati minimi (derivanti dai dati raccolti con i metodi di cui ai precedenti punti: b - c – d – e - f), devono essere raccolti in modo costante nel tempo, forniti a livello locale e regionale e analizzati per una verifica dell’efficacia delle linee di gestione adottate e del raggiungimento degli obiettivi fissati, oltre alle stime di consistenza e trend delle popolazioni. La raccolta di tali informazioni serve per l’applicazione di metodi indiretti di stima della consistenza delle popolazioni e per la valutazione: dell’area di distribuzione delle popolazioni e della sua evoluzione nel tempo; della struttura e dei parametri demografici delle popolazioni; dello stato/condizione delle popolazioni; della corretta applicazione delle modalità di prelievo e della loro efficacia. a) Raccolta dei dati per la definizione dell’evoluzione dell’area di distribuzione del cinghiale e per l’individuazione e definizione delle differenti unità di popolazione (a livello di Unità di Gestione). METODO FINALITÀ RISULTATI Monitoraggio mediante raccolta, organizzazione e Distribuzione Area di distribuzione della analisi di segnalazioni puntiformi popolazione b) Raccolta e acquisizione coordinata dei dati relativi alle azioni di caccia e di controllo realizzate in ciascuna Unità di Gestione. 10
Capitolo “Acquisizione delle conoscenze di base per la gestione del cinghiale” Azioni di caccia Azioni di caccia di Azioni di controllo con Azioni di controllo collettiva mediante selezione carabina mediante cattura braccata, battuta e girata Data Data Data Data UG UG UG UG Istituto di Gestione Istituto di Gestione Istituto di Gestione Istituto di Gestione Settore Settore Settore Settore Superficie battuta (ha) Zona Zona Zona Zona Località Località Località Squadra N° cacciatori N° operatori Tipo di trappola Località N° poste Azione di cerca/aspetto N° giorni di attivazione trappola Forma di caccia collettiva N° cinghiali N° poste Esca utilizzata abbattuti N° poste N° cinghiali N° cinghiali abbattuti N° cinghiali catturati avvistati N° canai N° cinghiali feriti e N° cinghiali avvistati non recuperati N° cani N° cinghiali feriti e non recuperati N° cinghiali abbattuti N° cinghiali avvistati N° cinghiali feriti e non recuperati c) Raccolta e acquisizione coordinata dei dati sui rilevamenti biometrici dei cinghiali abbattuti in caccia e controllo. Ogni abbattimento deve essere georeferenziato. La mandibola di ciascun capo prelevato in caccia o in controllo deve essere conservata sino al momento della verifica annuale, oppure ne deve essere ricavata una fotografia digitale che consenta di effettuare la stima dell’età in base all’esame dell’eruzione dentaria. Rilievi sui cinghiali prelevati Data di prelievo Peso vuoto (kg) ID azione di caccia o controllo Lunghezza garretto (cm) Coordinate geografiche Gravida SI/NO Sesso N° feti Classe di età Lunghezza feti 2.4. MONITORAGGIO DEI DANNI E DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE I termini di riferimento per la raccolta e l’analisi di dati oggettivi sui danni alle attività agricole e alle biocenosi e sulle collisioni con veicoli causati dal cinghiale e sugli interventi di prevenzione degli stessi sono i seguenti: coordinamento tra i diversi soggetti preposti agli indennizzi e alla prevenzione dei danni e alla raccolta delle relative informazioni; utilizzo, da parte dei diversi soggetti, di un’unica scheda di rilevamento dei danni e degli interventi di prevenzione, al fine di perseguire un’omogeneità di archiviazione dati; raccolta regolare e continuativa dei dati; 11
MODALITÀ DI GESTIONE DEL CINGHIALE IN REGIONE LOMBARDIA georeferenziazione dei danni e degli interventi di prevenzione mediante l’impiego di GPS. La raccolta di tali informazioni è effettuata dagli UTR e dalla Provincia di Sondrio, e serve per la quantificazione: dell’ammontare, della tipologia e della distribuzione temporale e geografica degli eventi di danno; dell’entità, della tipologia e della distribuzione temporale e geografica delle azioni di prevenzione; della tipologia e della distribuzione temporale e geografica delle collisioni con i veicoli. Di seguito si riportano le informazioni da raccogliere per ogni tipologia: a) Raccolta e acquisizione coordinata degli eventi di danno da cinghiale (puntiforme e georeferenziato); Eventi di danno Data Presenza prevenzione SI/NO Comune Tipo prevenzione Coordinate Est Danno effettivo stimato (€) Coordinate Nord Danno periziato (€) Tipo coltura Danno indennizzato (€) Superficie danneggiata (ha) Ripristino del cotico Stima raccolto perso (q) Ripristino dei vitigni danneggiati Tipo danno rilevato (consumo diretto, scavo, calpestio, Danno ad alberi da frutta altro) b) Raccolta e acquisizione coordinata dei dati relativi ai contributi erogati per azioni di prevenzione e alle loro modalità ed efficacia (puntiforme e georeferenziata); Azioni di prevenzione Data inizio intervento Giornate di lavoro Comune Persone impiegate Coordinate Est Quantità e costo del materiale utilizzato Coordinate Nord Campi a perdere SI/NO Tipo sistema di prevenzione (acustico, chimico, recinto Estensione del campo (ha) in rete, recinto in filo spinato, recinto elettrificato, altro) Nuovo impianto/ristrutturazione Colture utilizzate (ha) Coltura protetta Persone impiegate Estensione coltura (ha) Giornate di lavoro Contributo erogato (€) c) Raccolta e acquisizione coordinata dei dati relativi agli eventi di collisione di cinghiali con veicoli (puntiforme e georeferenziato); Collisioni con veicoli Data Tipo veicolo Ora Tipologia danno a veicolo Comune Tipologia danno a persone Coordinate Est Cifra richiesta (€) Coordinate Nord Cifra risarcita (€) Categoria viabilità 12
3. PIANIFICAZIONE DELLA GESTIONE FAUNISTICA E VENATORIA DEL CINGHIALE La visione di un’adeguata strategia di gestione del cinghiale sul territorio regionale parte dalla necessità di organizzare un coordinamento tra soggetti territorialmente competenti a diverso livello di scala e dalla predisposizione di strumenti di gestione per ciascuna Entità territoriale (Unità di Gestione), così come individuate con DGR n. 273 del 28.06.2018. Tenuto conto della sua classificazione in area Idonea o Non idonea, per ogni Unità di Gestione o, se ritenuto necessario, Sub Unità di Gestione, devono essere predisposti e approvati i seguenti strumenti di gestione: un Progetto Pluriennale di Gestione del Cinghiale (PPGC) di durata quinquennale e, successivamente, Interventi Annuali di Prelievo del Cinghiale (IAPC), in caso si intenda autorizzare il prelievo venatorio su tutta o parte dell’UG (o Sub UG), fatto salvo il rispetto del divieto di caccia laddove previsto dalle norme vigenti; un Progetto Pluriennale di Controllo del Cinghiale (PPCC) di durata quinquennale, in caso si intendano autorizzare anche o solo interventi di controllo su tutta o parte dell’UG (o Sub UG). Nelle aree classificate idonee sulla base della DGR n. 273 del 28.6.2018, a fronte di analisi di maggiore dettaglio, potranno essere individuate zone in cui, per ragioni legate a particolari situazioni ambientali (es.: presenza di Siti Natura2000), sia opportuno autorizzare esclusivamente azioni di caccia in selezione o interventi di controllo. IPPGC/PPCC, relativi a un’unica Unità di Gestione, se predisposti da diversi soggetti, responsabili della gestione del cinghiale, non dovranno contenere obiettivi, previsioni e interventi tra loro contrastanti. I diversi soggetti dovranno garantire la messa in atto delle necessarie sinergie per il coordinamento territoriale delle azioni previste. 3.1. PROGETTI PLURIENNALI DI GESTIONE DEL CINGHIALE (PPGC) Laddove si intenda autorizzare il prelievo venatorio sul territorio di rispettiva competenza (in selezione e/o in caccia collettiva), tenuto conto dell’inserimento totale o parziale dello stesso in Aree Idonee o in Aree Non 13
MODALITÀ DI GESTIONE DEL CINGHIALE IN REGIONE LOMBARDIA Idonee e fatto salvo il divieto di caccia previsto dalle norme vigenti, ATC/CAC/AFV/AATV, con cadenza quinquennale, predispongono, con il coinvolgimento di un Tecnico Faunistico, la proposta del Progetto Pluriennale di Gestione (PPGC). Il Progetto Pluriennale di Gestione deve riportare: Inquadramento territoriale e ambientale. Riferimento all’idoneità del territorio (inserimento totale e/o parziale nelle Aree Idonee ovvero nelle Aree Non Idonee al cinghiale). Parametri gestionali “obiettivo”. Risultati del monitoraggio (distribuzione, consistenza e struttura) delle popolazioni di cinghiale e valutazione delle dinamiche di popolazione rilevate nel quinquennio. Interventi di prevenzione dei danni alle attività agricole (e all’ambiente) messi in atto nel quinquennio precedente. Entità e distribuzione geografica dei danni provocati dal cinghiale relativi al quinquennio precedente. Individuazione cartografica e descrizione delle Zone e degli eventuali Settori (ZC e SC) di Caccia Collettiva e Caccia di Selezione al Cinghiale. Esito dei piani di prelievo, distinti in capi autorizzati, capi abbattuti (ripartiti in sesso e classi d’età e suddivisi tra: capi ceduti per la commercializzazione e capi per autoconsumo), sforzo di prelievo, eventuali capi rinvenuti morti o comunque recuperati (per incidenti stradali, bracconaggio, ecc.). Peso eviscerato e, in subordine, peso pieno, di tutti i capi abbattuti, distinti per annualità (dal 1 Febbraio al 31 Gennaio), e per classi di sesso e di età, relativi al precedente quinquennio. Valutazione critica delle strategie e dei risultati di gestione del precedente PPGC. Modalità di monitoraggio che saranno utilizzate per la determinazione della distribuzione, consistenza e struttura delle popolazioni di cinghiale. Pianificazione e organizzazione della gestione del cinghiale con l’indicazione d’ipotesi quantitative di prelievo annuale nel quinquennio, in funzione dei parametri gestionali obiettivo. Pianificazione e organizzazione delle verifiche biometriche e delle valutazioni sanitarie dei capi abbattuti. 3.1.1 APPROVAZIONE DEI PPGC - PROCEDURA a) ATC/CAC/AFV/AATV, entro il 30 settembre dell’anno precedente la scadenza, trasmettono la proposta di PPGC agli UTR e alla Provincia di Sondrio, per la verifica di congruità con la presente disciplina. b) UTR e Provincia di Sondrio, dopo aver richiesto eventuali adeguamenti ai proponenti, entro il 15 novembre trasmettono i PPGC alla Direzione 14
Capitolo “Pianificazione della gestione faunistica e venatoria del cinghiale” Generale Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi per una verifica della coerenza fra territori confinanti. c) La Direzione Generale Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi, entro il 15 gennaio trasmette a UTR e Provincia di Sondrio i PPGC per l’approvazione. d) UTR e Provincia di Sondrio, entro il 30 gennaio, approvano i PPGC. 3.2. INTERVENTI ANNUALI DI PRELIEVO (IAPC) Sulla base di quanto previsto dai PPGC di cui al paragrafo precedente, laddove si intenda autorizzare il prelievo venatorio sul territorio di rispettiva competenza (in selezione e/o in caccia collettiva), tenuto conto dell’inserimento totale o parziale dello stesso in Aree Idonee o in Aree Non Idonee e fatto salvo il divieto di caccia previsto dalle norme vigenti, ATC/CAC/AFV/AATV, con cadenza annuale, predispongono un documento relativo agli Interventi Annuali di Prelievo del cinghiale (IAPC), riportante gli elementi di seguito indicati: Modalità, tempistiche e risultati del monitoraggio delle popolazioni di cinghiale (distribuzione, consistenza e struttura). Risultati dei prelievi distinti per classi di sesso e di età, realizzati nell’anno precedente (Dal 1 Febbraio al 31 Gennaio), distinti per singolo SC o ZC, qualora presente. Progetto di prelievo complessivo previsto, in termini quantitativi e, per il prelievo selettivo, qualitativi (numero dei capi di età inferiore e superiore a 1 anno), definito sulla base dei parametri gestionali obiettivo di cui al PPGC, delle consistenze e dei risultati dei prelievi degli anni precedenti. Eventuale suddivisione del prelievo, in relazione alle forme di attività venatoria prescelta. 3.2.1 APPROVAZIONE DELLO IAPC - PROCEDURA a) ATC/CAC/AFV/AATV, entro il 28 febbraio, trasmettono la proposta di IAPC a UTR e Provincia di Sondrio; b) UTR e Provincia di Sondrio, qualora siano previsti prelievi in selezione, entro il 30 marzo trasmettono gli IAPC a ISPRA per il parere di competenza e, entro il 10 maggio, li approvano. 3.3. PROGETTI PLURIENNALI DI CONTROLLO DEL CINGHIALE (PPCC) Gli Enti gestori delle Aree protette regionali, per i rispettivi territori, e gli UTR e la Provincia di Sondrio, per i restanti territori, qualora ritengano necessario 15
MODALITÀ DI GESTIONE DEL CINGHIALE IN REGIONE LOMBARDIA prevedere interventi di controllo ai fini della riduzione dei danni arrecati alle attività agricole o agli ecosistemi, tenendo conto dell’inserimento totale o parziale in Aree Idonee o in Aree Non Idonee al cinghiale, predispongono, con cadenza quinquennale, Progetti Pluriennali di Controllo del Cinghiale (PPCC), riportanti gli elementi di seguito indicati. Coerentemente con quanto previsto dall’eventuale PGCC per la medesima UG. Inquadramento territoriale e ambientale. Riferimento all’idoneità del territorio (inserimento totale e/o parziale nelle Aree Idonee ovvero nelle Aree Non Idonee). Parametri gestionali “obiettivo” (densità o percentuale di danni sostenibili). Risultati del monitoraggio (distribuzione, consistenza e struttura) delle popolazioni di cinghiale e valutazione delle dinamiche di popolazione rilevate nel quinquennio. Interventi di prevenzione dei danni alle attività agricole e alle biocenosi messi in atto nel quinquennio precedente. Entità e distribuzione geografica dei danni provocati dal cinghiale relativi al quinquennio precedente. Esito dei piani di controllo, distinti in capi autorizzati, capi abbattuti (ripartiti in sesso e classi d’età), sforzo di prelievo, eventuali capi rinvenuti morti o comunque recuperati (per incidenti stradali, bracconaggio, altro). Peso eviscerato e, in subordine, peso pieno, di tutti i capi abbattuti (caccia e controllo), distinti per annualità (dal 1 Febbraio al 31 Gennaio), e per classi di sesso e di età, relativi al precedente quinquennio. Valutazione critica delle strategie e dei risultati di gestione del precedente PPCC e indicazione degli strumenti gestionali da preferire in relazione ai risultati conseguiti. Progetto di controllo mediante prelievi (abbattimenti e/o catture) complessivo previsto, in termini quantitativi e qualitativi di cinghiali da abbattere e/o catturare. In ogni PPCC devono essere inserite le seguenti previsioni: in presenza di nuclei isolati di neoformazione, attuazione d’interventi mirati e immediati di controllo da parte del personale d'Istituto; in presenza di nuclei in zone antropizzate, attuazione d’interventi mirati e immediati di controllo da parte del personale d'Istituto. 3.3.1 APPROVAZIONE DEI PPCC - PROCEDURA a) Gli Enti gestori delle aree protette regionali (aree a Parco naturale e Riserve naturali Regionali), entro l’1 settembre dell’anno precedente alla scadenza, trasmettono il proprio PPCC a UTR e Provincia di Sondrio. 16
Capitolo “Pianificazione della gestione faunistica e venatoria del cinghiale” b) UTR e Provincia di Sondrio, entro il 30 settembre, trasmettono i PPCC relativi all’intera UG alla Direzione Generale Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi, per una verifica della coerenza fra territori confinanti. c) La Direzione Generale Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi, entro il 30 ottobre, trasmette i PPCC a ISPRA per parere. d) UTR e Provincia di Sondrio, entro il 15 dicembre, attivano eventuale procedura VIC. e) UTR e Provincia di Sondrio, entro il 28 febbraio, approvano i PPCC. 3.4. ANALISI DEI CONTENUTI DEI PROGETTI PLURIENNALI DI GESTIONE E CONTROLLO Ciascun Progetto, se opportunamente redatto, deve rispondere alle seguenti domande: Analisi della situazione attuale Qual è l'andamento delle popolazioni, qual è la distribuzione e l’entità dei danni, quali sono le prassi attuali della caccia? Come funzionano attualmente lo scambio d’informazioni sulle attività di caccia e controllo, la valutazione dei danni e degli indennizzi? Che metodi utilizzo per valutare la consistenza delle popolazioni? Come valuto i tassi di accrescimento delle popolazioni? Definizione degli obiettivi Il rischio d’impatto è accettabile, oppure è necessario ridurlo? Qual è il limite massimo accettabile dei danni? Che misure è necessario attuare? Definizione delle misure necessarie per la gestione venatoria Qual è la struttura degli abbattimenti? C'è una relazione tra distribuzione spaziale della struttura del prelievo e gli impatti causati dalla specie? Quali dati rilevare sui soggetti abbattuti? Che considerazioni posso fare, in particolare, incrociando i dati del numero di capi ceduti occasionalmente, del numero di capi tenuti per autoconsumo e del numero di capi ceduti per la commercializzazione, con il numero di mandibole consegnate e numero di animali abbattuti complessivamente? Dove è necessario effettuare cacce “prolungate” e dove si possono applicare periodi di “interruzione” dell’attività venatoria? Che modalità di caccia è più opportuno attuare (cerca-aspetto individuali/cacce collettive) e con quale frequenza? Come gli interventi con diverse modalità possono essere coordinati tra i cacciatori? Dove è necessario applicare azioni di controllo delle popolazioni, con quali metodi e con quale personale? 17
MODALITÀ DI GESTIONE DEL CINGHIALE IN REGIONE LOMBARDIA È necessaria la creazione di nuove postazioni per il tiro all’aspetto? Come, quando e con chi eventualmente intervengo nelle aree protette regionali? Come le attività di controllo si coordinano con la caccia? Definizione di misure necessarie per la prevenzione e l’indennizzo dei danni Che misure di prevenzione è necessario adottare, in quali momenti e luoghi? Gli agricoltori possono percepire come un beneficio l’acquisizione di materiale e la messa in opera di misure di prevenzione? Se sì, a cura di chi? Coordinamento e scambio di informazioni Sono state sentite le aree protette regionali presenti nell’Unità o Sub Unità di gestione? Come è organizzato il flusso di informazioni? (ATC/CAC, AFV/AATV, Oasi/ZRC, Aree Protette regionali UTR/Provincia di Sondrio Direzione Generale Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi) Come sono organizzate le battute/braccate all’interno di ciascuna Unità di Gestione? Monitoraggio regolare della situazione Le misure applicate permettono di raggiungere gli obiettivi stabiliti? E necessario rivedere gli obiettivi, le misure o il tipo di coordinamento? 18
4. GESTIONE FAUNISTICO-VENATORIA DEL CINGHIALE Si riportano modalità e tempistiche per la gestione faunistico venatoria del cinghiale e le relative figure faunistico-venatorie, anche volontarie, di riferimento. 4.1. FIGURE FAUNISTICO-VENATORIE DI RIFERIMENTO PER LA GESTIONE a) Tecnico faunistico provvisto di laurea in discipline inerenti le scienze della natura e la gestione delle risorse naturali e/o di curriculum vitae che dimostri una specifica competenza nella gestione degli Ungulati e, in particolare, del cinghiale. b) Cacciatore abilitato all’accompagnamento in prelievo selettivo agli Ungulati (Accompagnatore). c) Cacciatore abilitato al censimento e al prelievo selettivo degli Ungulati (compreso il cinghiale). d) Conduttore di cani da traccia abilitato ENCI (conduttore e ausiliario). e) Operatore abilitato ai rilevamenti biometrici. f) Operatore abilitato al controllo selettivo degli Ungulati, ai sensi dell’articolo 41, comma 2 della L.R. 26/93. g) Operatore abilitato al controllo (mediante cattura e/o abbattimento selettivo) del cinghiale (Coadiuvante ai piani di controllo) ai sensi dell’Articolo 22, comma 6, della Legge 394/91. h) Cacciatore abilitato a coordinare le attività legate alla caccia al cinghiale in forma collettiva (Caposquadra e Vice Caposquadra). i) Cacciatore abilitato alla caccia al cinghiale in forma collettiva (Cacciatore di cinghiale in caccia collettiva). j) Conduttore di cane limiere abilitato ENCI (conduttore e ausiliario). k) Cacciatore formato, per il quale è previsto un albo presso le diverse ATS regionali e una formazione secondo quanto indicato della DGR 2612/2014. Tale formazione è complementare alla formazione delle figure b), c), e), f), g), h), i). 19
MODALITÀ DI GESTIONE DEL CINGHIALE IN REGIONE LOMBARDIA 4.2. GESTIONE E PRELIEVO NELLE AREE IDONEE Nelle Aree Idonee per il cinghiale la gestione della specie deve prevedere il mantenimento delle popolazioni in un soddisfacente stato di conservazione, compatibilmente con valori accettabili degli impatti alle attività antropiche e alla biodiversità rilevati annualmente attraverso un monitoraggio delle popolazioni presenti, nonché in base ad una valutazione critica dei danni prodotti e degli indennizzi erogati. In tali aree i soggetti competenti valutano le modalità gestionali più adatte tra: a) Prelievo venatorio (in selezione e/o in caccia collettiva) e, qualora necessario controllo, realizzati ai sensi delle norme vigenti, nei territori sottoposti a gestione venatoria (ATC, CAC, AFV e AATV). b) Controllo, attuato ai sensi delle norme vigenti, nei territori sottoposti a gestione venatoria (ATC, CAC, AFV e AATV) e nei territori tutelati in base a tali leggi (es. Oasi di protezione e Zone di Ripopolamento e Cattura). c) Controllo, condotto ai sensi delle norme vigenti, nei territori posti all’interno di aree naturali protette regionali. 4.3. GESTIONE E PRELIEVO NELLE AREE NON IDONEE Nelle Aree Non Idonee per il cinghiale, in cui l’obiettivo è l'azzeramento del rischio di impatti, i soggetti competenti valutano le modalità gestionali più adatte tra: a) Prelievo venatorio di selezione, realizzato ai sensi delle norme vigenti, nei territori sottoposti a gestione venatoria (ATC, CAC, AFV e AATV). b) Controllo, attuato ai sensi delle norme vigenti, nei territori sottoposti a gestione venatoria (ATC, CAC, AFV e AATV) e nei territori tutelati in base a tali leggi (es. Oasi di protezione e Zone di Ripopolamento e Cattura). c) Controllo, condotto ai sensi delle norme vigenti nei territori posti all’interno di aree naturali protette regionali. 4.4. PRELIEVO VENATORIO L’organizzazione e la realizzazione del prelievo venatorio, è effettuata come di seguito riportato: a) Prelievo venatorio (in selezione) quantitativamente definito, in base ai risultati dei monitoraggi e agli obiettivi specifici della gestione, con l'indicazione del numero minimo di abbattimenti da effettuare con certezza. b) Prelievo incentrato soprattutto sulle classi giovanili (0-1 anno), al fine di consentire il raggiungimento o il mantenimento di strutture di 20
Capitolo “Gestione faunistico-venatoria del cinghiale” popolazione naturali e ridurre l’impatto delle stesse sulle coltivazioni e sulle biocenosi. c) Prelievo attuabile con le seguenti tecniche: - caccia collettiva: braccata (Aree Idonee); - caccia collettiva: girata (Aree Idonee); - caccia collettiva: battuta (Aree Idonee); - caccia individuale selettiva: cerca e/o aspetto (Aree Idonee e Aree Non Idonee). d) Tempistiche relative alle diverse tecniche basate su: - un periodo autunno-invernale (ottobre-dicembre oppure novembre- gennaio) per le cacce collettive; - un periodo più esteso, anche al di fuori dei periodi e degli orari di cui alla Legge 157/92 (come previsto dall’art. 11 – quaterdecies, comma 5, della Legge 2 dicembre 2005 n. 248), per la caccia individuale selettiva, a seguito di parere ISPRA, che può avere, indicativamente, una durata fino a 12 mesi in relazione alle criticità locali emerse durante la programmazione delle attività; - definizione delle giornate in cui possono essere esercitate le cacce collettive tenendo conto anche delle esigenze di chi pratica altre forme di caccia e di quelle di una fruizione non venatoria del territorio. Ulteriori indicazioni gestionali potranno essere inserite nel calendario venatorio integrativo annuale. 4.4.1 CACCE COLLETTIVE (BRACCATA, GIRATA E BATTUTA) Gli ATC/CAC suddividono, nell’ambito dei PPGC, il territorio idoneo alla specie in Settori di Caccia Collettiva al Cinghiale (SCCC) e, eventualmente, anche in Zone di Caccia Collettiva al Cinghiale (ZCCC), individuati sulla base di chiari elementi fisiografici e/o ambientali, tenendo conto anche di un principio di equità nelle possibilità di prelievo, in cui ciascuna squadra esercita la propria attività e cui resta inscindibilmente vincolata, al fine di realizzare un legame tra cacciatore/squadra/territorio, fondamentale per una strategia di responsabilizzazione diretta delle squadre nei diversi aspetti della gestione. La caccia collettiva al cinghiale negli ATC e nei CAC è consentita ai Cacciatori abilitati alla caccia al cinghiale in forma collettiva figura i) del paragrafo 4.1 Ciascun cacciatore ha la possibilità di iscrizione a una sola squadra in tutto il territorio regionale. L’iscrizione alle squadre è ammessa fino al raggiungimento del massimale previsto per il numero di componenti per le diverse forme della braccata/battuta/girata. 21
MODALITÀ DI GESTIONE DEL CINGHIALE IN REGIONE LOMBARDIA La caccia collettiva con i metodi della braccata e della battuta è consentita esclusivamente negli ATC nonché nei soli CAC in cui è già praticata alla data di approvazione della presente disciplina. I mezzi utilizzabili per il prelievo venatorio del cinghiale in forma collettiva, sono quelli previsti dal comma 1 dell’art. 13 della Legge 157/92. Sono vietati ai partecipanti alle cacce collettive al cinghiale la detenzione e l’uso di cartucce caricate a munizione spezzata di qualsiasi numerazione convenzionale. L’utilizzo dell’arma a canna rigata è consentito esclusivamente ai cacciatori: in possesso di abilitazione al prelievo del cinghiale in forma collettiva (Cacciatore di cinghiale con caccia collettiva) qualora tale abilitazione sia stata conseguita con esami comprensivi di prova di tiro anche con arma a canna rigata, figura i) del paragrafo 4.1. Nel caso di abilitazione conseguita senza il superamento di tale prova di tiro, il cacciatore deve integrare l’abilitazione con una prova di tiro con arma a canna rigata; in possesso di abilitazione al censimento e al prelievo selettivo degli Ungulati (Cacciatore di Ungulati con metodi selettivi), avendo tali cacciatori superato uno specifico esame comprensivo di prova di tiro con arma a canna rigata, figura c) del paragrafo 4.1; preventivamente autorizzati dal Caposquadra (di cui al successivo punto) e dallo stesso posizionati in postazioni fisse sopraelevate. Le squadre, per ragioni di sicurezza, hanno la facoltà di utilizzare apparecchi radio rice-trasmittenti conformi alle disposizioni di legge. Durante la caccia collettiva al cinghiale, è vietato l’abbattimento di qualsiasi altra specie di fauna selvatica, esclusa la volpe. La direzione di ogni squadra, autorizzata al prelievo venatorio in forma collettiva, è svolta da parte di un Caposquadra e di non più di due Vice Caposquadra, figure h) del paragrafo 4.1, sulla base dei termini di riferimento di seguito riportati: i Caposquadra e i Vice Caposquadra sono nominati dal Comitato di gestione dell’ATC e del CAC in cui la squadra opera, sulla base di una proposta avanzata, annualmente, dai componenti della squadra; i Caposquadra e i Vice Caposquadra possono essere sostituiti nel corso della stagione venatoria solamente a causa di malattia o di dimissioni; la nomina dei Caposquadra e dei Vice Caposquadra è subordinata alla frequenza di apposito corso e al superamento del relativo esame di abilitazione e al possesso di almeno 3 anni di esperienza di caccia collettiva, maturata e documentata, in squadre di caccia collettiva al cinghiale. Coloro che fossero caposquadra o loro sostituti nella stagione precedente a quella di entrata in vigore della presente disciplina, 22
Capitolo “Gestione faunistico-venatoria del cinghiale” dovranno partecipare, con esito positivo, agli appositi corsi, entro i dodici mesi successivi all’entrata in vigore delle stesse. Il ruolo dei Caposquadra e dei Vice Caposquadra è di referenti per la squadra e di contatto tra la squadra e il Comitato di gestione, in particolare per: collaborare, con il Comitato di Gestione, alla stesura del IAPC del cinghiale e, qualora richiesto, al supporto nella stesura del PPGC; collaborare all’organizzazione dei monitoraggi delle popolazioni di cinghiale e assicurarsi della corretta e completa raccolta di tutte le informazioni previste sulle azioni di caccia, sui capi abbattuti e sulle attività di prevenzione cui collabora l’ATC/CAC; far apporre, a inizio stagione, i cartelli, nella zona di caccia assegnata, recanti la scritta “Attenzione battuta al cinghiale in corso” e indicando i giorni interessati da tale forma di prelievo, aventi dimensioni non inferiori a cm 20x30 e la scritta a caratteri in rosso aventi corpo di cm 5, ai sensi dell’art. 14, comma 6 della L.R. 26/93; compilare, prima dell’inizio della braccata/battuta/girata, la scheda, predisposta dalla Regione Lombardia, riportante l’elenco dei cacciatori che compongono la squadra; notificare alla Polizia provinciale la scheda compilata; predisporre le poste in modo che il campo di tiro garantisca sempre l’incolumità degli altri cacciatori; verificare, per ragioni di sicurezza, che i componenti della squadra siano muniti di apposito giubbino con pettorale e dorsale di colori ad alta visibilità e copricapo con medesime caratteristiche, da indossare durante l'attività di prelievo; assicurarsi che la squadra sia munita di una cassetta di primo soccorso per il pronto intervento in caso di incidenti; apporre, anche da un suo delegato, al tendine d’Achille dei cinghiali abbattuti, prima di qualsiasi movimentazione dei capi, i contrassegni inalterabili e inamovibili, predisposti dal Comitato di gestione del CAC/ATC e distribuiti ai Capisquadra; organizzare il recupero di animali feriti, con l'ausilio di conduttori e di cani da traccia abilitati, figura d) del paragrafo 4.1; sottoporre tutti i cinghiali abbattuti alla verifica e alla valutazione biometrica presso le cosiddette Case di caccia o i Centri di Sosta per la raccolta dei relativi dati; sottoporre, secondo quanto stabilito dall’Autorità competente e con le modalità indicate dalla stessa, i cinghiali abbattuti ai controlli sanitari previsti al fine di poter dichiarare le carni edibili al consumo; trasmettere al Comitato di gestione, entro 48 ore dalla fine della braccata/battuta/girata, la scheda, predisposta da Regione Lombardia, con i dati relativi all’azione di caccia e il numero dei capi prelevati suddivisi per classi di età, sesso e peso, per la trasmissione, da parte del Comitato, agli UTR o alla Provincia di Sondrio, entro le successive 24 ore; 23
MODALITÀ DI GESTIONE DEL CINGHIALE IN REGIONE LOMBARDIA restituire ai Comitati di gestione, entro la fine del mese successivo alla chiusura della caccia collettiva al cinghiale, i contrassegni non utilizzati; coordinare, d’intesa con il Comitato di gestione e gli UTR o la Provincia di Sondrio, le azioni di prevenzione e gestione relative ai danni da cinghiale, inclusa la realizzazione di eventuali interventi di miglioramento ambientale. I cacciatori componenti le squadre per la caccia collettiva al cinghiale devono: collaborare con il Caposquadra, sotto la sua direzione, per le azioni di monitoraggio, prevenzione e gestione relative ai danni da cinghiale, nonché per la realizzazione di interventi di miglioramento ambientale, garantendo almeno 2 giornate lavorative annue; non abbandonare la posta e la braccata/battuta/girata senza la preventiva autorizzazione del Caposquadra; annotare immediatamente, dopo l’abbattimento del cinghiale, il capo abbattuto sul tesserino venatorio regionale e sugli eventuali inserti aggiuntivi predisposti dal Comitato di Gestione, informando, appena possibile, il Caposquadra dell’avvenuto abbattimento. Non movimentare il capo sino ad avvenuta apposizione, al tendine d’Achille, del contrassegno inalterabile e inamovibile predisposto dal Comitato di gestione; mettere a disposizione del Caposquadra e del Comitato di Gestione, le mandibole dei capi abbattuti per eventuali verifiche o mostre. Il cacciatore, al termine dell’attività di caccia collettiva al cinghiale, non può nella stessa giornata esercitare altre forme di caccia. È vietato inseguire il cinghiale scovato e abbatterlo fuori dalla ZCCC assegnata. È, invece, consentito il recupero dei cani qualora sconfinati in altra ZCCC, previa verifica del sussistere delle necessarie condizioni di sicurezza nella ZCCC di ricerca. 4.4.1.1. CACCIA COLLETTIVA CON IL METODO DELLA BRACCATA Le squadre sono composte da un minimo di 20 a un massimo di 100 cacciatori. Le squadre che, al momento dell’approvazione della presente disciplina, risultino composte da un numero di cacciatori superiore al sopra citato limite massimo, possono mantenere gli attuali iscritti, ma non possono acquisire nuovi componenti sino al rientro nel limite massimo prefissato. Per poter effettuare la braccata è necessario che siano presenti almeno 10 cacciatori iscritti alla squadra. A ogni braccata, oltre ai componenti della squadra, possono partecipare fino a un massimo di tre cacciatori ospiti, purché in possesso di: abilitazione alla caccia al cinghiale in forma collettiva, figura i) del paragrafo 4.1 24
Capitolo “Gestione faunistico-venatoria del cinghiale” scelta della forma di caccia in via esclusiva di cui alla l.r. 26/93, art. 35, comma 1, lett. a) per la fruizione dell’ospitalità in un Comprensorio alpino, oppure della forma di caccia in via esclusiva di cui al comma 1, lett. c) del medesimo articolo, per la fruizione dell’ospitalità in un Ambito territoriale di caccia. Ogni cacciatore ospite, che non rientra nel numero massimo di componenti la squadra di cui al presente paragrafo, può essere ospitato da una sola squadra sul territorio regionale, per non più di cinque volte nell’arco della stagione venatoria. Ove il cacciatore ospite non risulti iscritto all’Ambito territoriale o al Comprensorio alpino di caccia in cui è ospitato, si applicano le disposizioni di cui all’art. 33, comma 13 della l.r. 26/93. Il Caposquadra o Vice Caposquadra, prima dell’inizio della braccata, deve annotare sulla scheda il nome dell’ospite e quello dell’ospitante, anche ai fini degli adempimenti di cui al citato art. 33, comma 13. Le mute sono composte da un numero massimo di 15 cani ben addestrati e specializzati a scovare e inseguire il cinghiale. È necessario dotare i cani utilizzati nella braccata, di collari a colori vivaci, o altri accessori aventi caratteristiche di buona visibilità. 4.4.1.2. CACCIA COLLETTIVA CON IL METODO DELLA GIRATA Le squadre sono composte da non più di 20 cacciatori coadiuvati da non più di un cane. Le squadre che, al momento dell’approvazione della presente disciplina, risultino composte da un numero di cacciatori superiore al sopra citato limite massimo, possono mantenere gli attuali iscritti, ma non possono acquisire nuovi componenti sino al rientro nel limite massimo prefissato. I conduttori e i cani limieri devono essere quelli previsti dalla figura j) del paragrafo 4.1. La girata deve essere effettuata con un unico cane limiere, abilitato ENCI. Per poter effettuare la girata è necessario che siano presenti almeno 7 cacciatori iscritti alla squadra. 4.4.1.3. CACCIA COLLETTIVA CON IL METODO DELLA BATTUTA SENZA CANI Le squadre sono composte da un minimo di 10 a un massimo di 40 cacciatori. Le squadre che, al momento dell’approvazione delle presenti Linee guida, risultino composte da un numero di cacciatori superiore al sopra citato limite massimo, possono mantenere gli attuali iscritti, ma non possono acquisire nuovi componenti sino al rientro nel limite massimo prefissato. Per poter effettuare la battuta è necessario che siano presenti almeno 10 cacciatori iscritti alla squadra. 25
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