Dibattiti sugli stranieri - Cronaca delle iniziative e contro-iniziative politiche in Svizzera
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Dibattiti sugli stranieri Cronaca delle iniziative e contro-iniziative politiche in Svizzera Rapporto realizzato su incarico della Commissione federale della migrazione CFM Giugno 2020 Schweizerische Eidgenossenschaft Commissione federale della migrazione CFM Confédération suisse Confederazione Svizzera Confederaziun svizra
Impressum Editrice Commissione federale della migrazione CFM, Quellenweg 6, CH-3003 Berna-Wabern, www.ekm.admin.ch Autore Angelo Maiolino Redazione Simone Prodolliet, Sibylle Siegwart, Pascale Steiner Traduzione Angela Petrone Pagina di copertina Reinterpretazione del manifesto sulla «revisione della legge sull’asilo e della legge c oncernente la dimora e il domicilio degli stranieri, 1987» (2020). © Stephan Bundi, Atelier Bundi AG, Visuelle Kommunikation, 3067 Boll Immagini I manifesti provengono da diverse collezioni svizzere: dalla Schule für G estaltung di Basilea, dal Museum für Gestaltung Zürich/Archiv Zürcher H ochschule der Künste, dal Gabinetto delle stampe della Biblioteca n azionale svizzera, dalla Bibliothèque de Genève, dalla Médiathèque Valais-Sion e dal Schweizerisches Sozialarchiv di Zurigo. Figure 1 e 4: © Schweizer Demokraten Figura 2: © Ursula Piatti Figura 3: © Jean Leffel Figura 5: © Edgar Küng Figure 6, 9 e 11: © GOAL AG Figura 7: © economiesuisse Figura 8: © Jürgen von Tomëi Figura 10: © Medienbüro Selezione Grafica Cavelti AG. Marken. Digital und gedruckt, Gossau © CFM/giugno 2020
Premessa Nel 2020 si voterà sull’iniziativa popolare «Per che una storia, una lingua, una cultura e un’origine un’immigrazione moderata (Iniziativa per la limi- comuni fossero il presupposto della convivenza sta- tazione)». Per l’ennesima volta l’immigrazione as- tale, i fondatori dello Stato federale sono riusciti a surge a problema politico centrale della Svizzera e, far prevalere un modello diametralmente opposto, contemporaneamente, viene rimesso in discussione quello della coesistenza di lingue e culture diverse. il rapporto con l’UE. Nel presente testo lo storico Angelo Maiolino riassume l’evoluzione di questo A causa delle numerose e accese campagne per le atteggiamento di difesa, di xenofobia e del mito votazioni contro l’«inforestierimento», non ci siamo dello Stato nazionale autonomo e libero da ogni neppure resi conto di quanto la società sia cam- vincolo esterno. biata anche e proprio attraverso il fenomeno della migrazione, di quanti migranti del passato siano Da mezzo secolo società e politica si lasciano diventati cittadini elvetici, di quanto assurda sia m anovrare da questa retorica. È il metodo più vec- la contrapposizione tra «noi» e «gli altri» quando chio, quello più semplice e, purtroppo, anche il più una grossa fetta della popolazione ha un passato efficace: incolpare «gli altri» di tutti i problemi. E di migrazione, quando sempre più matrimoni sono non si applica solo a chi proviene da altre regioni binazionali e sempre più persone posseggono due o o Paesi, come succede per lo più oggi. Per secoli più passaporti. L’economia continua a fiorire nono- gli ebrei, che vivevano qui da lungo tempo, sono stante i retori dell’inforestierimento non smettano stati osteggiati; e lo stesso è successo nei confronti di suonare il campanello d’allarme; molti posti di di gruppi come i nomadi, colpevoli di seguire uno lavoro restano perfino vacanti e i fantomatici ghetti stile di vita diverso. E per secoli la gente si è fatta la o l’esplosione dei tassi di criminalità sono rimasti lotta su basi confessionali, lotta sfociata in guerre soltanto uno spauracchio. In sintesi, la coesistenza sanguinose, nell’impossibilità della vicinanza quoti- quotidiana di tutte queste persone sembra funzio- diana, nel separatismo e nel divieto di matrimonio nare piuttosto bene. tra membri di religioni diverse. Durante la Prima guerra mondiale, la Svizzera si è quasi spaccata in Dobbiamo concentrarci sui risultati ottenuti, sul due perché francofoni e germanofoni si sono ac- fatto che nessuno degli scenari catastrofici diffusi cusati a vicenda di tradimento e si sono schierati durante le campagne pre-votazioni si sono concre- con le potenze belliche nemiche. Questo vecchio tizzati e sulla prosperità generale del nostro Paese. modello ha prodotto i suoi effetti anche nell’epoca, Senza dimenticare che la migrazione non è di per unica nel suo genere, di ripresa e prosperità nel se- sé né un bene né un male, ma semplicemente una condo dopoguerra, ma questa volta è stato diretto realtà e optare per la xenofobia come ricetta rapi- soprattutto contro gli immigrati. da non è una soluzione. Al contrario, distrae dalle questioni importanti con le quali la società deve La Svizzera, quella Svizzera moderna dello Stato confrontarsi. federale, è però sempre riuscita a contrastare con soluzioni costruttive di integrazione questo atteg- Questo non significa che i problemi associati alla giamento distruttivo di esclusione. Dopo la nascita migrazione non vadano discussi. Al pari di qualsiasi dello Stato federale, non ha vessato e dominato i cambiamento sociale, la migrazione genera rifiuti e cattolici conservatori usciti perdenti dalla Guerra sfide che non si possono ignorare, ma non partendo del Sonderbund, ma li ha invece progressivamente dal «noi» contro «gli altri», bensì nell’ottica di un integrati nel nuovo sistema statale attraverso un mondo e di una società in cui tutti, noi tutti, siamo processo lungo e faticoso. I grandi cambiamenti in- chiamati a trovare soluzioni lungimiranti. dotti dall’industrializzazione hanno creato una nuo- va classe sociale, quella degli operai. Inizialmente Walter Leimgruber, diffamati come gente senza patria, anche loro sono Presidente della Commissione federale stati inglobati nella politica e nella società dopo d ella migrazione CFM molti confronti e uno sciopero generale. Ci è voluto ancora più tempo prima che le donne ottenessero finalmente i diritti che spettavano loro e questo processo non si è ancora concluso. In un’epoca di nazionalismo idealizzato, in cui si è propagata l’idea
Indice 1. Introduzione 5 2. «Inforestierimento» – un neologismo elvetico 6 Naturalizzazione forzata per ridurre il numero di stranieri 6 La paura dell’«indesiderato» e la « difesa spirituale del Paese» 6 Dibattiti sull’inforestierimento negli anni Cinquanta e Sessanta 7 3. L’iniziativa Schwarzenbach 8 Manodopera straniera per coprire la c arenza di forza lavoro 8 Reazioni all’ondata migratoria 8 Meccanismi di esclusione 9 Dalla «questione dei lavoratori stranieri» alla «questione degli stranieri» 9 Alimentare le paure diffuse 10 4. Le iniziative sull’inforestierimento negli anni S ettanta e Ottanta 12 Argomentazioni di natura ecologica e s ocio-politica 12 Il territorio come «patria» 13 5. Scenari di pericolo versus cambiamento sociale 15 Riposizionamento nella politica m ondiale? 15 Nuovo bersaglio delle paure: i r ichiedenti l’asilo 16 Successi politici 16 Le argomentazioni legate alla crescita 17 6. Controcorrente: per un’apertura dei confini svizzeri 19 Ampia opposizione contro i fautori dell’inforestierimento 19 L’iniziativa «Essere solidali» e il d isegno di una nuova legge sugli s tranieri 19 Tentativo di liberalizzare le n aturalizzazioni 20 Contro una politica di isolamento 21 La Svizzera in Europa 22 7. Conclusione: discorsi tra difesa e apertura 23 Bibliografia 25 Immagini 26
Introduzione | 5 1. Introduzione In Svizzera le discussioni sugli stranieri hanno migliorare la coesistenza tra la popolazione immi- a ssunto nel tempo una rilevanza crescente. Da grata e quella autoctona. Nell’ambito del processo esse è nato il concetto di «inforestierimento», che politico sono inoltre state lanciate altre iniziative – ha impregnato la storia elvetica del secolo scorso, come l’iniziativa popolare «Essere solidali, per una insinuandosi nella semantica del discorso politico nuova politica degli stranieri» – che puntavano a svizzero e, dal 1914, nella lingua ufficiale dello migliorare la condizione giuridica degli stranieri. Stato federale. Questo neologismo è stato usato Sono poi stati sottoposti a votazione alcuni pro- per fare appello a un sentimento di paura tan- getti aventi lo scopo di facilitare la procedura di to collettiva quanto individuale: un’immigrazione naturalizzazione e quindi di integrare «gli altri» «incontrollata» avrebbe potuto mettere in pericolo come cittadini a pieno titolo. Anche nelle vota- l’identità della popolazione locale. Questo termi- zioni concernenti la libera circolazione delle per- ne, che nasce come atteggiamento di difesa dei sone tra Svizzera e UE è stata difesa l’immagine di «patrioti» contro ciò che è estraneo, nell’intento una Svizzera aperta e ci si è opposti alla retorica di proteggere e difendere ciò che è «proprio», ha dell’inforestierimento. Non da ultimo, le autorità assunto varie connotazioni. Impiegato inizialmente e molte organizzazioni della società civile si sono contro gli ebrei orientali, è poi stato diretto contro impegnate per migliorare la convivenza tra gli im- i socialisti e gli stranieri o i rifugiati in generale. migrati e la gente del luogo adottando misure per promuovere l’integrazione. Negli anni Settanta la nozione di «inforestieri- mento» ha acquisito un’importanza particola- I capitoli che seguono propongono una riflessione re attraverso l’impegno del parlamentare James critica sulla categorizzazione concettuale e stori- Schwarzenb ach. La prima iniziativa sull’inforestie- ca del concetto di «inforestierimento». L’analisi rimento, su cui si votò nel 1970 e che è ancor oggi d ell’iniziativa Schwarzenbach permetterà di dissot- ricordata come l’«iniziativa Schwarzenbach», fu la terrare il discorso politico di fondo che ha ispirato miccia iniziale di una serie di altre iniziative finaliz- le successive iniziative riguardanti questo fenome- zate a circoscrivere l’immigrazione in Svizzera. La no, gli stranieri e l’asilo. Nel contempo, verranno lotta contro lo «straniero indesiderato» fu combat- esplorate anche le contro-tendenze, quelle a favo- tuta a colpi pesanti. Oltre a scatenare un dibattito re di una Svizzera liberale e aperta, e le misure ad pubblico dalla forte carica emotiva, il «problema esse associate. In sintesi, gli elementi che reggono dell’inforestierimento» venne stigmatizzato come il discorso politico sull’inforestierimento saranno una questione vitale per la nazione e, nel corso indagati al fine di capirne le ripercussioni politi- degli anni, continuò a tornare a galla sotto muta- che e culturali, e confrontati con la realtà di una te spoglie. Gli stranieri e i rifugiati vennero visti società plasmata dalla migrazione. non solo come una minaccia per le condizioni di lavoro che, a causa della loro presenza, sembrava- no degradarsi, ma anche e soprattutto diffamati come pericolo per la cultura e l’identità svizzere. I fautori di questa posizione si basavano sulla logica idealizzata di una comunità nazionale omogenea, fondata su valori comuni, una medesima cultura e un’identità ben definita. A questa fazione si opponevano coloro che, pro- venienti dagli ambienti più diversi, cercavano di lottare contro il discorso politico sull’inforestie- rimento e di delineare una politica in materia di stranieri e asilo più aperta e più liberale. Dall’espe- rienza dell’iniziativa Schwarzenbach è nata l’odier- na Commissione federale della migrazione CFM – inizialmente «Commissione federale consultiva per i problemi degli stranieri» – con l’obiettivo di
6 | «Inforestierimento» – un neologismo elvetico 2. «Inforestierimento» – un neologismo elvetico Il termine «inforestierimento» (in tedesco, «Über la Svizzera non aveva alcun motivo per abbando- fremdung») è comparso per la prima volta nel nare l’approccio liberale alla libera circolazione 1900 nella pubblicazione «Unsere Fremdenfrage» delle persone perseguito fino a quel momento e (la nostra questione degli stranieri) di Carl Alfred da cui l’economia e la società avevano beneficato Schmid, segretario presso l’ufficio di assistenza per decenni. Le posizioni liberali sull’immigrazione pubblica a Zurigo. In questo testo Schmid mette- vennero abbandonate solo nel 1917, quando il va appunto in guardia contro un inforestierimento Consiglio federale emanò l’ordinanza concernente della Svizzera. Sebbene prima della Prima guerra la polizia di frontiera e il controllo degli stranieri e mondiale la quota di stranieri in Svizzera fosse già istituì un servizio centrale con mansioni di polizia alta e superasse perfino il 30 % nelle grandi città, degli stranieri, divenuto più tardi la Polizia federale inizialmente questo concetto non trovò pratica- degli stranieri. Dietro questo cambiamento di pa- mente alcuna eco né tra l’opinione pubblica né radigma si celava la paura di fronte ai movimenti nel discorso politico. di rifugiati provenienti dall’impero zarista in dis facimento, ma anche l’esigenza di un controllo più rigoroso della popolazione straniera nel Paese. Naturalizzazione forzata per ridurre il numero di stranieri Solo all’inizio della Prima guerra mondiale il ter- La paura dell’«indesiderato» e mine «inforestierimento» si fece largo nella lin- la « difesa spirituale del Paese» gua ufficiale. Nel 1914 l’allora presidente della Nel novembre del 1918 – cioè alla fine della Prima Confederazione Ludwig Forrer sottolineò che guerra mondiale – si verificarono sconvolgimenti «l’inforestierimento della Svizzera» era un dato di politici globali impensabili per le generazioni del fatto. Una delle soluzioni proposte per contrasta- tempo. Un sistema di ordinamento fino ad allora re questo fenomeno fu quella di una naturalizza- indiscusso, su cui avevano poggiato l’Europa e il zione forzata. Si prese anche in considerazione la mondo per decenni, stava collassando. Le vecchie possibilità di sostituire lo jus sanguinis con lo jus monarchie europee – la Germania, l’impero au- soli affinché chi era nato in Svizzera ottenesse au- stro-ungarico e la Russia – scomparvero dalla scena tomaticamente la cittadinanza elvetica: in questo politica. Vennero definiti nuovi confini e nacquero modo la quota di stranieri sarebbe calata rapida- nuove nazioni. Oltre che da questi sconvolgimenti, mente e il processo d’integrazione delle persone il periodo del primo dopoguerra fu però carat- naturalizzate sarebbe stato più semplice. La legge terizzato anche dall’instabilità sia dei vecchi che federale del 25 giugno 1903 sull’acquisto della dei nuovi Stati. Centinaia di migliaia di persone si cittadinanza svizzera e sulla rinunzia alla stessa, diedero alla fuga per scampare ai conflitti e alle inoltre, consentiva ai Cantoni di introdurre uno conseguenti situazioni di penuria. jus soli parziale, ma nessun Cantone si avvalse di questa possibilità. In questo contesto, la polizia degli stranieri mise in guardia contro un’imminente «migrazione di La cosa interessante di queste proposte è che massa» degli ebrei polacchi ed esortò i direttori l’elevata quota di stranieri non era vista come un cantonali della polizia a limitare l’immigrazione di problema principalmente etico-culturale, bensì so- questi «elementi altamente indesiderati». La pras- prattutto come un problema politico. L’esclusione si ancora liberale adottata fino a quel momento degli stranieri dai diritti politici in Svizzera era con- in materia d’immigrazione si trasformò così in un siderata una minaccia per la democrazia. regime restrittivo dalle forti connotazioni anti semitiche. Durante la Prima guerra mondiale la migrazione tra Stati europei fu resa impossibile a causa dei Negli anni Trenta, sotto la guida del consigliere conflitti in corso. Ciononostante lo stato di prospe- federale Philipp Etter, si cercò di costituire un ba- rità e la situazione occupazionale di un’ampia fetta luardo intellettuale contro le ideologie totalitarie della popolazione deteriorarono drasticamente e provenienti dall’estero. Questi sforzi culminarono la povertà si insinuò nella quotidianità elvetica. In nella proclamazione della «difesa spirituale del Pa- questo contesto, un piccolo Stato neutrale come ese», sotto la cui egida la cultura e il patrimonio
«Inforestierimento» – un neologismo elvetico | 7 linguistico della Svizzera divennero valori da pro- «inforestierimento come dato di fatto» e chiesero teggere e venne diffuso il ricordo delle tradizioni che il Consiglio federale adottasse misure sempre degli antichi confederati. Si creò così un’identità più rigide per contenere il numero di lavoratori mitico-nazionale, nata non dall’idea di razza o di stranieri. Ma quando si accorsero che l’iniziativa carne «bensì dallo spirito» 1 . Con la legge del 1931 Schwarzenbach del 1970 promuoveva una ridu- concernente la dimora e il domicilio degli stranieri, zione massiccia dell’immigrazione, dovettero am- inoltre, il Paese venne dotato di uno strumento mettere alla propria base che questa era la strada sanzionato dal Parlamento per difendersi contro sbagliata. Alla fine, i sindacati si opposero all’ini- gli stranieri. ziativa perché temevano che, se fosse stata accol- ta, ne sarebbero conseguite perdite economiche Nell’anno dell’ascesa al potere dei nazionalsocia- e una crescente xenofobia tra le loro stesse fila. listi in Germania le autorità elvetiche stabilirono la distinzione, impiegata fino al 1944, tra rifu- giati politici e gli altri tipi di rifugiati: ai primi ap- partenevano le persone oggetto di persecuzione personale, tra cui rientravano soprattutto ex alti funzionari pubblici e leader dei partiti di sinistra. Basandosi su questa rigida interpretazione, tra il 1933 e il 1945 la Svizzera concesse asilo politico solo a 644 persone. Tutti gli altri rifugiati – tra cui anche gli ebrei minacciati – non furono con- siderati perseguitati politici, bensì semplicemente persone straniere e, in quanto tali, rientranti nel campo d’applicazione della legge summenzionata, in vigore dal 1934. Dibattiti sull’inforestierimento negli anni Cinquanta e Sessanta Durante gli anni Cinquanta la semantica dell’in- forestierimento trovò espressione soprattutto in dibattiti di natura politico-congiunturale ed eco- nomica. In quel periodo, tra gli ambienti sindacali di sinistra si moltiplicarono le voci che mettevano in guardia contro un’«ondata di stranieri». I sin- dacati non credevano che l’economia si sarebbe ripresa dopo la Seconda guerra mondiale e teme- vano che vi sarebbe stata una disoccupazione di massa nell’eventualità di una recessione economi- ca. I lavoratori svizzeri vedevano nella forza lavoro straniera una fonte di concorrenza e di pressione sui salari. «Per preservare la specificità politica, culturale e linguistica della Svizzera e impedire l’inforestierimento», i sindacati chiedevano che «l’afflusso di lavoratori stranieri fosse oggetto di controlli e venisse regolato in funzione della ca- pacità di assorbimento del mercato del lavoro» 2 . La strategia perseguita dai sindacati negli anni successivi era destinata al fallimento. Parlarono di 1 Messaggio del 9 dicembre 1938 del Consiglio federale. 2 Corrispondenza tra sindacati, 3/1961. Fonte: Gfrörer 2001, pag. 39.
8 | L’iniziativa Schwarzenbach 3. L’iniziativa Schwarzenbach I concreti tentativi di limitare la popolazione stra- il reddito reale pro capite raddoppiò. Per occupare niera e di lottare contro l’«inforestierimento» at- i 240 000 posti di lavoro creati nell’industria e nel traverso iniziative popolari si verificarono nel pe- commercio tra il 1950 e il 1960, il mercato del riodo del boom economico che seguì alla Seconda lavoro svizzero, a corto di manovalanza, non poté guerra mondiale, periodo in cui la Svizzera conob- che fare appello ai Paesi esteri, cosicché tra il 1958 be il maggior afflusso di immigrati della sua intera e il 1964 il numero di lavoratori stranieri soggetti storia. La rapida crescita economica e, soprattutto, a controlli passò da 363 000 a 721 000, cioè a gli sviluppi nel settore industriale attirarono nel quasi il doppio. Paese centinaia di migliaia di stranieri. Reazioni all’ondata migratoria Manodopera straniera per coprire Sia le autorità che i sindacati videro nell’arrivo di la c arenza di forza lavoro lavoratori stranieri, prevalentemente italiani, una Alla fine della Seconda guerra mondiale, gli alti minaccia per la cultura e la prosperità del Paese. vertici della politica e dell’economia temevano Secondo Elmar Mäder, l’allora direttore della po- che vi sarebbe stata un’ondata di disoccupazio- lizia degli stranieri, gli standard qualitativi offerti ne, così come era successo nel primo dopoguerra. da molte di queste persone lasciavano sempre più Ma questo timore non si concretizzò. Al contrario, a desiderare e solo alcuni di loro erano in grado di l’apparato produttivo svizzero, rimasto indenne, adattarsi alle condizioni di vita locali. Affermando approfittò della ricostruzione delle infrastruttu- che questa situazione rischiava di peggiorare, so- re e delle fabbriche distrutte in Europa. Il punto stenne che la polizia degli stranieri doveva adot- dolente della politica economica elvetica si rivelò tare misure supplementari 4 . essere in realtà, contrariamente a qualsiasi previ- sione, la mancanza di forza lavoro. Già alla metà I sindacati, dal canto loro, vedendo nell’elevato del 1946, l’allora «delegato delle occasioni di la- numero di lavoratori stranieri un pericolo per la voro» stimava a 100 000 i posti di lavoro che non piazza industriale svizzera, convocarono nel 1953 sarebbe stato possibile occupare e per i quali si una conferenza per discutere delle misure pre- richiedevano quindi lavoratori stranieri. A tal fine, ventive contro l’inforestierimento del mercato del nell’ottobre del 1945 il Consiglio federale aveva lavoro. Anche la sinistra sindacale mise ripetuta- già adottato i provvedimenti del caso sostenendo mente in guardia contro questo pericolo, temen- che, per la continuità dei processi produttivi, oc- do soprattutto che i lavoratori stranieri avrebbero correva rilasciare un numero limitato di permessi causato un ribasso dei salari. di lavoro a cittadini stranieri 3 . Il Governo contattò inoltre i Paesi limitrofi per definire le condizioni a Il malessere tra le schiere operaie fece nascere cui ingaggiare la loro forza lavoro. Le trattative si nuove forze politiche, che condizionarono i dibat- conclusero tuttavia positivamente solo con l’Italia, titi sugli stranieri nei decenni a seguire. Nel 1961 perché le potenze occupanti non permisero a nes- Fritz Meier, originario di Winterthur e impiegato suno di lasciare la Germania e l’Austria per andare come montatore presso la Sulzer di questa stessa a lavorare in Svizzera. città, fondò l’Azione nazionale contro l’inforestie- rimento del popolo e della patria. Ma la questione Nel 1947 le autorità federali rilasciarono per la pri- acquistò un’eco massiccia caricandosi di toni vio- ma volta le necessarie autorizzazioni di entrata e i lenti tra l’opinione pubblica solo dopo che James permessi di dimora a 150 000 cittadini italiani, che Schwarzenbach, rampollo di una delle famiglie più furono impiegati nell’agricoltura e nell’industria ricche della Svizzera, prese la guida del partito tessile, cioè in settori in cui, essendo i salari bassi, e lanciò la seconda iniziativa contro l’inforestie- era difficile trovare manodopera locale. rimento (la prima, dei democratici zurighesi, era stata ritirata nel 1968). Questa reazione emotiva, Tra il 1950 e il 1960 il prodotto interno lordo creb- unita a contrapposizioni di stampo populista come be in media del 4,3 % all’anno. Tra il 1950 e il 1970 l’«alto contro il basso», l’«élite contro la gente 3 Fonte: Riedo 1964, pag. 111. 4 Fonte: Buomberger 2004, pag. 18.
L’iniziativa Schwarzenbach | 9 comune», i «noi contro di loro» e i «veri Svizzeri La presenza di queste persone, reclutate semplice- contro gli stranieri e i denigratori», garantirono a mente per la loro forza lavoro, fu vissuta da molti questa iniziativa un successo enorme. Svizzeri come una minaccia alla propria identità culturale e ai propri posti di lavoro. Alcuni teme- vano di perdere il controllo sul proprio Paese e di Meccanismi di esclusione vederne scemare la prosperità a causa della con- Sullo sfondo di questo clima sociale, molti Svizzeri correnza «degli stranieri». apostrofavano le persone del sud che riempiva- no le fabbriche in quegli anni come «Cincali» (da «Tschinggen», termine dispregiativo nel dialetto Dalla «questione dei lavoratori stranieri» svizzero tedesco), ossia gente incivile dalle idee alla «questione degli stranieri» politiche dubbie. James Schwarzenbach utilizzò In un’ottica di tutela culturale, il concetto di «in- l’epiteto razzista di «specie allogene» 5 . Nell’ot- forestierimento» permeò il pensiero politico do- tica della politica svizzera in materia di lavoratori minante in Svizzera negli anni Sessanta, pensiero stranieri, che si avvaleva dello strumento discri- condiviso da una fetta consistente dell’opinione minatorio dello statuto di lavoratore stagionale, pubblica. Nel 1964, due eventi che ebbero un’e- queste persone erano semplicemente una massa norme risonanza mediatica portarono a una pro- sostituibile. fonda radicalizzazione degli atteggiamenti adot- tati nei confronti degli stranieri, spazzando via Le donne, e soprattutto i bambini, che non ave- qualsiasi considerazione di ordine politico-econo- vano forza lavoro da vendere, non erano voluti e mico potesse ancora rimanere. Si trattò dell’Ac- i lavoratori cui era concesso il permesso di dimora cordo sull’emigrazione di manodopera italiana in erano autorizzati a portare i propri figli solo se Svizzera e della pubblicazione del rapporto della potevano dimostrare di disporre di un’abitazione Commissione di studio per i problemi della mano- adeguata. Ma la decisione sull’«adeguatezza» dopera straniera. Questi inserirono la questione dell’abitazione era lasciata alla discrezione delle dell’inforestierimento in un contesto di protezio- rispettive autorità comunali. Il risultato fu che, in nismo culturale in cui il costrutto della specificità quegli anni, vissero clandestinamente in Svizzera nazionale fungeva da punto di riferimento. migliaia di bambini, costretti a nascondersi per non essere rinviati nel proprio Paese. Si stima che, Furono poche le pubblicazioni ufficiali che ebbero nel 1970, il loro numero oscillasse tra i 10 000 e un effetto così durevole come quello del suddetto i 15 000. rapporto. Secondo la Commissione di studio, la Svizzera era esposta a un forte pericolo di info- I meccanismi istituzionali di esclusione erano ac- restierimento 6 . L’incremento eccessivo di influen- compagnati nella vita quotidiana da altre forme di ze straniere minacciava la specificità nazionale, discriminazione. La scritta «Vietato ai cani e agli considerata la base più importante dell’autono- Italiani», apposta davanti a molti locali e ristoranti mia statale della Svizzera. A detta della Commis- fino alla metà degli anni Settanta, era solo una sione, questa specificità affondava le sue radici di queste forme. In pratica, gli immigrati erano in un sentimento profondo ed era caratterizzata tollerati soltanto sul posto di lavoro; nel quotidia- da peculiarità risalenti a un lontano passato. La no dovevo rimanere invisibili. Un altro appellativo conclusione che ne trasse la Commissione fu che dato a queste persone era quello di «lavoratori la lotta contro l’inforestierimento rappresentava ospiti», sottintendendo con questo che prima o un compito d’importanza nazionale. Dal 1964 la poi se ne sarebbero tornati nel loro Paese d’ori- «questione dei lavoratori stranieri» divenne quindi gine. Ma nonostante questo invito poco celato, la «questione degli stranieri» e l’accento venne molti rimasero in Svizzera. I tentativi del Governo posto sulla necessità di preservare e proteggere la federale di arginare l’immigrazione di lavoratori cultura e i modi di vivere svizzeri. stranieri introducendo contingenti (nel 1963 per le imprese e nel 1970 a livello nazionale) ebbero La paura nei confronti dell’inforestierimento venne poco successo. Tra il 1950 e il 1973 la quota di alimentata dall’ossessione secondo cui, se non si popolazione straniera salì dal 6 al 17 %. proteggeva indefessamente ciò che era «proprio», 5 James Schwarzenbach, «Im Dienste der Sauberkeit». Pubbli- 6 Fonte: rapporto della Commissione di studio per i problemi cato in: Der Republikaner, n. 12, 3.9.1971. della manodopera straniera, Berna, 1964.
10 | L’iniziativa Schwarzenbach questo sarebbe stato soppiantato dall’«altro» e la Alimentare le paure diffuse specificità nazionale sarebbe stata messa in peri- Le idee di Schwarzenbach sugli stranieri avevano colo. Ma in cosa consisteva esattamente questa una matrice xenofoba che si era costituita n ell’arco specificità da proteggere? La risposta, sosteneva la di molti decenni. Il fatto che, nel 1969, tutte le Commissione nel 1964, era difficile da descrivere a famiglie svizzere ricevettero una copia del libro parole: l’identità federale era considerata il frutto «Difesa civile» 8 fomentò il costrutto dell’«altro» e di un processo secolare ed erano necessarie intere cementò l’immagine dello «straniero pericoloso». generazioni per poterla acquisire. Questa specifi- cità – affermava la Commissione – permetteva di decifrare correttamente la vita individuale e sociale Per James Schwarzenbach, fervente ammiratore di e garantiva l’esistenza di quel piccolo Stato che era Benito Mussolini, Francisco Franco e del regime fa- la Svizzera nel cuore dell’Europa. scista, già prima di candidarsi alla guida dell’Azio- ne nazionale contro l’inforestierimento del popolo La definizione che diede Schwarzenbach della e della patria, i migranti italiani rappresentavano specificità svizzera si spinse anche oltre; a suo una minaccia esistenziale per l’identità svizzera e parere, questa era da attribuire alle virtù civiche per il Paese. Con le sue idee, l’intellettuale di buo- della capacità di rinuncia e di moderazione, vir- na famiglia manipolava il disagio percepito dalla tù proprie dell’ordinato sistema statale svizzero 7 . gente comune. Alimentando la paura di un infore- Essendo tipiche della Confederazione e dei Con- stierimento, riuscì a trovare forte riscontro nell’o- federati, queste virtù erano a suo avviso assolu- pinione pubblica e visibilità sulla scena politica. tamente inconciliabili con il concetto di immigra- zione. Schwarzenbach parlava intenzionalmente Segnando un’affluenza record alle urne (74 %), il di «Confederazione», ritenendo che fosse questo 7 giugno del 1970 la sua iniziativa ottenne l’ap- il modello da promuovere e non quello moderno dello Stato federale che, secondo lui, ammette- va per semplice sete di guadagno di confondere la specificità svizzera con le mentalità straniere e meridionali. Nello scenario di pericolo da lui dipinto il concetto di «inforestierimento» assumeva molteplici forme, includendo aspetti non solo intellettuali, ma an- che politici ed economici che costituivano il nucleo comune della specificità svizzera e che avevano lo scopo di proteggere la presunta superiorità cultu- rale elvetica. Secondo Schwarzenbach, il misce- larsi dei concetti di «inforestierimento» e «difesa spirituale del Paese» poteva causare un «infore- stierimento spirituale», perché la mentalità degli stranieri contaminava le fondamenta intellettuali e spirituali della «svizzeritudine». Egli vedeva nella presenza dei numerosi lavoratori italiani il pericolo immediato di una forza lavoro militante che non avrebbe esitato ad avvalersi anche di strumenti offensivi come lo sciopero. Ai suoi occhi questi lavoratori erano comunisti sovversivi che si sareb- bero infiltrati nei sindacati svizzeri e li avrebbero dirottati verso un socialismo militante, il che a sua Figura 1: Iniziativa popolare «L’inforestierimento» (Iniziativa volta avrebbe compromesso la «pace del lavoro». Schwarzenbach), 1970 7 James Schwarzenbach, «Die Überfremdung der Schweiz – wie ich sie sehe», Zurigo, 1974. 8 Cfr. Engeler, 1990.
L’iniziativa Schwarzenbach | 11 provazione del 46 % dei votanti (uomini, non avendo le donne ancora il diritto di voto). Mentre in Svizzera i rappresentanti dei partiti più afferma- ti, delle associazioni economiche e dei sindacati si strofinavano gli occhi dall’incredulità, il risultato suscitò un’ondata di reazioni in tutta Europa. Il risultato della votazione mostrò che oltre alla paura dell’inforestierimento, ampiamente diffusa, nella coscienza collettiva politica e culturale si era- no insinuati anche una sensazione di disagio nei confronti degli stranieri, uno scetticismo nei con- fronti della tradizione politica e una nostalgia dell’immutabile identità svizzera. Le autorità, sor- prese dal risultato della votazione, decisero di met- tere in piedi una commissione ad hoc per rispon- dere ai timori dell’opinione pubblica, ma anche per favorire l’integrazione sociale degli stranieri. Inizialmente denominata «Commissione federale consultiva per il problema degli stranieri», la com- missione cambiò più volte nome nel corso degli anni successivi, per infine diventare l’odierna Commissione federale della migrazione CFM, un organo consultivo del Consiglio federale e all’Am- ministrazione federale per le questioni attinenti Figura 3: Iniziativa popolare «L’inforestierimento» (Iniziativa alla migrazione. Schwarzenbach), 1970 Figura 2: Iniziativa popolare «L’inforestierimento» (Iniziativa Schwarzenbach), 1970
12 | Le iniziative sull’inforestierimento negli anni S ettanta e Ottanta 4. Le iniziative sull’inforestierimento negli anni Settanta e Ottanta Negli anni successivi lo spettro dell’inforestieri- zionale in seguito a controversie interne e aveva mento continuò a manifestarsi in varie forme e fondato il Movimento repubblicano. Sotto la gui- tonalità, inquietando sempre di più la popolazione da del nuovo presidente, il funzionario federale e le fila politiche. Dopo la votazione del 1970, Valentin Oehen, l’Azione nazionale si connotò di l’Azione nazionale e il Movimento repubblicano, una componente ecologica nazionalista. Oehen, un altro piccolo partito d’estrema destra, deposi- diplomato in ingegneria agronoma al Politecnico tarono insieme altre quattro iniziative in cui la li- federale di Zurigo, riteneva che la crescita demo- mitazione della popolazione straniera era associa- grafica e i disastri ambientali ad essa associati mi- ta alla tutela dell’indipendenza svizzera, alla nacciassero la natura e il paesaggio svizzeri, per protezione della natura e, soprattutto, alla neces- cui la lotta contro l’inforestierimento era anche sità di mantenere pura la specificità culturale el- una lotta contro i danni ambientali. La stessa reto- vetica. rica fu utilizzata per spiegare la carenza di alloggi, tanto che la soluzione proposta dal suo partito per far fronte a questo problema era quello di ridurre Argomentazioni di natura ecologica il numero dei lavoratori stranieri. e socio-politica Il 20 ottobre 1974 gli elettori furono di nuovo L’iniziativa fu tuttavia sostenuta solo dal 34,2 % chiamati alle urne per votare questa volta sull’ini dei votanti. Essa chiedeva di limitare il numero ziativa popolare contro l’inforestierimento e la so- di stranieri a 500 000, di fissare a 12 % la quota vrappopolazione della Svizzera. In questa iniziativa massima di stranieri a livello cantonale e di vietare si sommavano varie problematiche dell’epoca. Nel ai datori di lavoro di licenziare i lavoratori svizzeri 1971 Schwarzenbach aveva lasciato l’Azione na- per motivi di razionalizzazione economica se nella stessa azienda erano impiegati lavoratori stranieri. Lo scarso sostegno ottenuto dall’iniziativa è da ricondurre al fatto che l’opinione pubblica era stata mobilitata dalla forte opposizione dei partiti più grandi e di personalità come l’ex consigliere federale Nello Celio, lo scrittore Adolf Muschg e l’allora caporedattore nazionale del «Blick» Arthur Honegger, tutti scioccati dall’esito dell’iniziativa Schwarzenbach. Inoltre, i sindacati, che negli anni Sessanta avevano essi stessi fomentato i timori nei confronti degli «altri», intensificarono gli sforzi di integrazione e di organizzazione dei lavoratori immigrati. Il 13 settembre 1977 il partito repubblicano lanciò la «Quarta iniziativa contro l’inforestierimento» con la quale chiedeva che la quota della popola- zione straniera avesse un tetto massimo pari al 12,5 %. Qualora questa soglia fosse stata supera- ta, la Confederazione avrebbe dovuto limitare la validità dei permessi di dimora e la loro proroga in modo che i cittadini stranieri non potessero far valere alcun diritto ad ottenere il domicilio. L’obiettivo era di ridurre di 300 000 persone nel giro di un decennio il numero di cittadini stranieri Figura 4: Iniziativa popolare «Inforestierimento e la sovrap in Svizzera. popolazione della Svizzera», 1974
Le iniziative sull’inforestierimento negli anni S ettanta e Ottanta | 13 Nel corso di un dibattito al Consiglio naziona- le, Schwarzenbach spiegò che gli iniziativisti non facevano altro che allinearsi con la posizio- ne sostenuta nel rapporto del 1963 dell’Ufficio federale dell’industria, delle arti e mestieri e del lavoro (UFIAML), in base al quale la lotta contro l’inforestierimento era un compito d’importanza nazionale. A suo parere, l’iniziativa avrebbe addi- rittura impedito l’insorgere di un disagio umano prolungando a dieci anni il periodo richiesto per raggiungere l’obiettivo prefissato. Rivolgendosi al Governo, affermò che il Popolo non l’avrebbe se- guito 9 . Quest’ultima affermazione è interessante perché crea una contraddizione retorica tra l’élite politica e il Popolo, il che costituisce una caratte- ristica tipica di una strategia populista di destra. Schwarzenbach voleva sostanzialmente dare l’im- pressione di non rivolgersi al Parlamento o all’E- secutivo, ma al Popolo. In risposta, il consigliere federale Furgler sottolineò che in realtà si doveva parlare proprio di un disagio umano, perché c’è una chiara differenza tra il decidere di andarsene volontariamente e l’esserne costretti. A suo parere, se l’iniziativa fosse stata accettata, la Svizzera ne avrebbe risentito dal punto di vista economico e si sarebbe trovata isolata sulla scena internazionale. Figura 5: Iniziativa popolare «Inforestierimento e la sovrap Concluse affermando che l’allontanamento di de- popolazione della Svizzera», 1974 cine di migliaia di stranieri non poteva prescindere da un loro trattamento disumano e degradante, prattutto alla recessione che iniziò a profilarsi nel cosa che avrebbe fortemente danneggiato l’im- 1974. All’indomani della guerra dello Yom Kippur magine della Svizzera 10 . tra Israele ed Egitto (1973), i Paesi arabi esportato- ri di petrolio ridussero i quantitativi estratti facen- Dal punto di vista del Governo l’iniziativa compro- do così salire alle stelle il prezzo dell’oro nero sul metteva i valori liberali fondamentali della Sviz- mercato mondiale. La produzione industriale do- zera. Oltre a difendere la tradizione umanitaria vette essere massicciamente ridimensionata, con elvetica respingendo questa iniziativa, occorreva il conseguente taglio di molti posti di lavoro. In ripristinare la buona reputazione della Svizzera – Svizzera i lavoratori stagionali e i residenti annuali danneggiata dall’esito della votazione del 1970 – persero il permesso di dimora a cui avevano diritto e onsolidare la sua credibilità come partner inter- solo grazie alla loro occupazione. Tra il 1974 e il nazionale affidabile. 1976 circa 300 000 stranieri dovettero lasciare la Svizzera, cosicché le ricadute della recessione fu- Anche l’iniziativa del 1977 finì per riscuotere scar- rono «esternalizzate». Quanto auspicato dai retori so consenso, trovando appoggio solo tra il 29,5 % dell’inforestierimento sembrò avverarsi da solo. della popolazione. Ancora una volta questo risulta- to fu dovuto alla forte mobilitazione dell’opinione pubblica da parte degli oppositori, ma anche e so- Il territorio come «patria» Negli anni Ottanta due nuove iniziative popolari 9 Discorso del consigliere nazionale James Schwarzenbach dell’Azione nazionale riaprirono il dibattito pub- (Movimento repubblicano) nella riunione del Consiglio na- blico sull’inforestierimento. L’iniziativa «Contro la zionale del 20 settembre 1976. Fonte: Bollettino ufficiale svendita del territorio» collegò di nuovo l’esigenza dell’Assemblea federale, 1976, Vol. III, sessione autunnale del Consiglio nazionale, pagg. 892–893. di limitare il numero di stranieri in Svizzera con 10 Discorso del consigliere federale Kurt Furgler (PPD) nella riu- argomenti ecologici e di protezionismo culturale. nione del Consiglio nazionale del 20 settembre 1976. Fonte: Bollettino ufficiale dell’Assemblea federale, 1976, Vol. III, Sottoposta a votazione il 20 maggio 1984, ottenne sessione autunnale del Consiglio nazionale, pagg. 903–904. ben il 48,9 % di voti favorevoli. Sulla seconda ini-
14 | Le iniziative sull’inforestierimento negli anni S ettanta e Ottanta ziativa, «Per la limitazione delle immigrazioni», si votò il 4 dicembre 1988, e il risultato fu un 32,7 % di sì. Negli anni Sessanta e Settanta era aumentato l’afflusso di patrimoni esteri sul mercato finanzia- rio e immobiliare svizzero. La domanda di terreni a scopo speculativo fece salire gli affitti, effetto che in Svizzera, dato l’elevato numero di affittuari, causò un vero e proprio problema. Tra il 1961 e il 1980 furono concesse 57 678 autorizzazioni per la vendita di 5809 ettari di terreno a stranieri, per un ammontare complessivo di 13 miliardi di fran- chi. La questione della «domanda di terreno» fu pertanto sollevata in 60 interventi parlamentari 11 . Per Valentin Oehen la Svizzera era minacciata da una «svendita del territorio». L’iniziativa popolare «Contro la svendita del territorio» mirava a fis- sare nella Costituzione federale il divieto assolu- to di vendere fondi e appartamenti di vacanza a stranieri non domiciliati in Svizzera. Nonostante un controprogetto – la cosiddetta Lex Friedrich – che inaspriva le disposizioni della legge federale sull’acquisto di immobili da parte di persone non domiciliate in Svizzera, l’iniziativa ebbe un succes- so inaspettato. In una prospettiva di critica dell’ideologia, nel dis corso politico dell’Azione nazionale il concetto di «territorio» aveva acquisito un significato mitico: la protezione del suolo nazionale contro l’«info- restierimento» aveva lo scopo di garantire anche la tutela della cultura svizzera contro le influenze straniere. L’associazione dell’anelito di proteggere la natura alla volontà di «mantenere pura» l’iden- tità elvetica nasconde una strumentalizzazione del terreno come tratto distintivo dell’essere svizzeri. Alla luce di questa interpretazione il «territorio svizzero» acquisisce una forza creativa nazionale 12 . Da questo punto di vista, la svizzeritudine si fonda in un certo senso su fattori tettonici e geologici. Già durante la Seconda guerra mondiale la com- posizione tettonica della Svizzera era stata elevata, nel mito del ridotto, a quintessenza della capacità difensiva, dell’identità e della patria, e aveva fatto assurgere la Svizzera a monumento naturale. Il suo emblema erano gli agricoltori, che attraverso la loro attività di coltivazione della terra incarnavano i cittadini liberi, operosi e democratici, contraddis tinti dalla volontà indomita di difendere a spada tratta la libertà, l’indipendenza e la neutralità. 11 Neidhart 2019. 12 Cfr. Tanner 1995, pag. 20.
Scenari di pericolo versus cambiamento sociale | 15 5. Scenari di pericolo versus cambiamento sociale All’inizio degli anni Novanta scomparvero molte Paese di fronte alla concorrenza internazionale. Si delle certezze geopolitiche passate. Nel giro di po- sperava così di creare nuovi impulsi economici e di chi mesi accadde quello che molti non avrebbero sfruttare il processo di liberalizzazione economica mai ritenuto possibile: i Paesi del socialismo reale per spezzare strutture datate come la legislazione dell’Est e l’Unione sovietica crollarono e la Ger- sui cartelli, l’intricato sistema dei sussidi e il regime mania si riunificò. Contemporaneamente, quelle dell’immigrazione, complesso e discriminatorio, il che erano nate come rivoluzioni pacifiche si tras tutto a beneficio di una maggiore competitività formarono in scontri sanguinosi e scoppiarono sul mercato mondiale. Il 20 maggio 1992 Bene- lotte fratricide per questioni di identità nazionale, dikt von Tscharner, capo della missione svizzera a territori e risorse naturali. Tutto ciò diede il via Bruxelles, presentò alla CE un documento ufficiale ovunque a nuovi flussi di rifugiati e di migranti, in cui la Svizzera chiedeva di avviare i negoziati di desiderosi di unirsi ai «vincitori della storia». I Pa- adesione. esi occidentali con i salari più elevati si trovarono inoltre confrontati con un’immigrazione crescente La CE si stava appunto muovendo verso una mag- dagli Stati extraeuropei, che restavano al margine giore integrazione a livello europeo e verso il raf- della modernizzazione e dell’industrializzazione. forzamento di uno spazio economico liberale in- terdipendente. Questi sforzi culminarono nel 1993 Anche i fondamenti della politica economica mon- con il Trattato di Maastricht, con il quale venne diale mutarono. La fine dell’Unione sovietica fu creata l’Unione europea (UE), dotata di istituzioni celebrata come trionfo del capitalismo liberale e politiche sovranazionali, di una propria giurisdi- portò con sé un’espansione verso nuove piazze zione e di garanzie economiche immutabili come commerciali, una crescente liberalizzazione dei la libera circolazione di persone, merci e servizi mercati del lavoro, relazioni commerciali transfron- all’interno dello Spazio economico europeo (SEE). taliere e la ristrutturazione delle economie dell’Est. Dal punto di vista della politica svizzera, questi L’adesione della Svizzera allo SEE, proposta dal cambiamenti politici ed economici nel mondo, ina- Consiglio federale e dall’Assemblea federale, ne- spettatamente rapidi, accentuarono due problemi cessitava dell’approvazione del Popolo tramite un di fondo. All’inizio degli anni Novanta la Svizzera referendum obbligatorio. La «votazione sullo SEE» si trovò in una situazione difficile. Dopo la fase di del 6 dicembre 1992 ebbe un’alta affluenza alle ripresa degli anni Ottanta, legata soprattutto al urne (79 %), ma si concluse con il 50,3 % di voti boom edilizio che innescò a sua volta un rincaro sul contrari. Per i sostenitori dell’adesione, tra i quali mercato ipotecario, iniziò un periodo di squilibri figuravano alcuni partiti rappresentati in Consi- economici: la crescita si arrestò già nel 1990 e il glio federale come il PLR, il PPD e il PS, le princi- boom edilizio si trasformò in una crisi immobiliare. pali associazioni economiche e la maggior parte La disoccupazione passò dallo 0,5 % nel 1990 al dei governi cantonali, il risultato della votazione 4,5 % nel 1993, per superare il 5 % nel 1997. Au- fu uno shock. L’UDC e l’Azione per una Svizze- mentarono così i timori di perdite patrimoniali e di ra indipendente (ASNI) erano riusciti a ribaltare un incremento del numero di disoccupati. l’opinione pubblica con una campagna che face- va appello all’orgoglio nazionale e al mito di un Paese alpino forte e indipendente che costituiva Riposizionamento nella politica un «caso particolare» al centro dell’Europa. Con m ondiale? questa retorica l’UDC e l’ASNI sollecitarono una In seguito a questi sconvolgimenti, in Svizzera ci si mobilitazione plebiscitaria contro quello che defi- interrogò sulla necessità di un riposizionamento nel nivano un «trattato coloniale». Predicarono inol- quadro della politica mondiale. Gli stretti legami tre una coscienza storica che elevava la Svizzera a economici con i Paesi europei limitrofi e la nuova roccaforte della libertà, dell’indipendenza e della costellazione geopolitica che si delineò dal 1990 neutralità e a vero e proprio baluardo difensivo fecero maturare tra i leader politici la convinzione contro le influenze e le minacce esterne. La «difesa che una maggiore integrazione della Svizzera nella spirituale del Paese» acquistò nuovo vigore. Oltre Comunità europea (CE) avrebbe potuto risolvere al timore dei «giudici stranieri» che, da Bruxelles, la crisi economica in atto e posizionare meglio il avrebbero deciso in merito alla sovranità svizzera,
16 | Scenari di pericolo versus cambiamento sociale un’altra componente fondamentale della campa- abusavano di questo strumento e non facevano gna emotiva condotta contro l’adesione allo SEE fu che incrementare la criminalità nel Paese. il pericolo di un’immigrazione incontrollata. Nel 1996 l’UDC lanciò quindi l’iniziativa «Contro Gli oppositori all’integrazione della Svizzera nello l’immigrazione clandestina», con la quale chie- spazio europeo riuscirono così a dominare l’opi- deva di non considerare le domande inoltrate da nione pubblica stilizzandosi come guardiani del richiedenti entrati illegalmente in Svizzera. Con il Paese e misero in atto uno spostamento del po- 46,3 % di voti favorevoli, l’iniziativa ottenne un tere politico verso destra che, negli anni a venire, risultato considerevole. Nel 2002 l’UDC mancò permise loro di ottenere ulteriori successi. Dopo di pochissimo la vittoria (49,9 % di voti favorevo- la votazione sullo SEE, l’UDC si impossessò del- li) con l’iniziativa «Contro gli abusi in materia di lo scettro non solo della «difesa contro l’infore- asilo», con cui chiedeva che non si entrasse nel stierimento» assicurandosi che la paura contro lo merito delle domande di richiedenti provenienti straniero rimanesse acuta, ma anche dell’autorità da uno Stato terzo sicuro. Gli sforzi del partito sull’argomento e, in questo modo, assorbì molti per lottare contro gli accordi bilaterali con l’UE e esponenti dei piccoli partiti di estrema destra con- contro la libera circolazione delle persone, resta- trari all’inforestierimento. rono tuttavia vani. Ciononostante, i successi ottenuti con la votazione Nuovo bersaglio delle paure: sullo SEE e con la campagna contro gli immigra- i r ichiedenti l’asilo ti illegali permisero all’UDC di consolidare la sua Negli anni Novanta la furia degli anti-inforestie- tattica della campagna elettorale permanente e rimento non si indirizzò più solo contro gli stra- dell’opposizione. Quello che era nato come un nieri presenti nel Paese, ma sempre di più anche partito contadino conservatore diventava così una contro i richiedenti l’asilo. La legge sull’asilo, en- forza populista di destra per arrivare ad essere il trata in vigore il 1° gennaio 1981, includeva la partito di maggioranza. definizione del termine di rifugiato ai sensi della Convenzione di Ginevra sui rifugiati e prevedeva Anche Philipp Müller, rappresentante del PLR, spe- la possibilità, già durante la fase di esame della rava di ottenere un successo politico con la que- domanda, di richiedere il ricongiungimento fa- stione dell’immigrazione e di aprire così il proprio miliare, di presentare domanda d’asilo presso le partito agli ambienti conservatori del Paese. Cer- ambasciate e di ricevere un permesso di lavoro. cò quindi di attirare nuovi seguaci con l’iniziativa Le fondamenta liberali della legge, intrisa dello «Per una regolamentazione dell’immigrazione» spirito della Convenzione europea del 1950 dei che chiedeva tra le altre cose di limitare al 18 % la diritti dell’uomo e della tradizione umanitaria della quota di cittadini stranieri nella popolazione resi- Svizzera, furono però rimesse in discussione poco dente. L’iniziativa, su cui si votò nel 2000, non ri- dopo la sua entrata in vigore. I criteri per concede- scosse moltissimi consensi (36,2 %), ma rappresen- re lo statuto di rifugiato e la situazione giuridica, tò comunque l’espressione della volontà da parte sociale e materiale dei richiedenti e dei rifugiati delle forze liberali radicali, in passato pilastri dello riconosciuti furono inaspriti attraverso una serie Stato, di non lasciare nelle mani di un solo partito di revisioni parziali che si successero negli anni il monopolio sulla questione degli stranieri. Ottanta e Novanta. L’accesso al mercato del lavoro fu limitato e la carcerazione in vista di rinvio coatto fu dichiarata ammissibile. Nel 1990 la Svizzera fu Successi politici il primo Paese in Europa a decidere, in linea di I partiti conservatori di destra poterono festeggia- principio, di non entrare più in materia sulle do- re il loro primo successo nel 2009, grazie al 57,7 % mande d’asilo depositate dai cittadini di un Paese di voti positivi raccolti nella votazione sull’iniziati- ritenuto sicuro. In seguito ai conflitti scoppiati nei va «Contro l’edificazione di minareti», che fu pre- Balcani nel 1991, il numero di domande d’asilo ceduta da una campagna elettorale dalla forte in Svizzera subì un incremento, raggiungendo un carica emotiva. L’iniziativa si inseriva nella tradi- totale di circa 19 000 domande all’anno nei primi zione delle prime iniziative contro l’inforestieri- anni Novanta, a fronte di una quota di riconosci- mento, suggerendo la presenza di una minaccia da menti praticamente stabile. Secondo l’UDC, molte parte degli «altri» – questa volta i musulmani – domande provenivano da pseudo-richiedenti che contro la specificità svizzera.
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