DIAGNOSI PRENATALE NOTE INFORMATIVE - DIPARTIMENTO MATERNO INFANTILE ULSS 2 MARCA TREVIGIANA

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DIAGNOSI
PRENATALE
NOTE INFORMATIVE

DIPARTIMENTO MATERNO INFANTILE
ULSS 2 MARCA TREVIGIANA

A cura del gruppo di lavoro Aziendale
sui test di Diagnosi Prenatale
Quasi tutti i bambini nascono sani mentre il 3-5% di essi
presenta una anomalia congenita, che si verifica al momento del
concepimento o durante la vita intrauterina.
La Diagnosi Prenatale comprende l’insieme delle metodiche che
permettono di ottenere informazioni su alcune di queste malattie
durante la gravidanza, tenendo conto che non esiste un esame
che possa “garantire” la nascita di un figlio sano.

Queste note verranno integrate e discusse con le donne/coppie
in gravidanza nel corso del primo colloquio con il Ginecologo,
l’Ostetrica o il Medico di Medicina Generale.
In tale occasione potrebbe venire rilevata la presenza di condi-
zioni particolari (familiarità per malformazioni, ritardo mentale,
assunzione di farmaci, precedente gravidanza con problemati-
che genetiche, malformazioni, ecc.) che indicano l’opportunità di
eseguire consulenze e/o accertamenti mirati (consulenza geneti-
ca, ecografia di II livello, ecocardiografia fetale, ecc.).

Si sottolinea l’importanza della Consulenza Genetica precon-
cezionale in quanto affrontare le problematiche dei preceden-
ti personali o familiari di anomalia congenita per la prima volta
in corso di gravidanza può ridurre considerevolmente l’efficacia
della Diagnosi Prenatale. Infatti, alcune condizioni richiedono ac-
certamenti che comportano tempi tecnici lunghi, non compati-
bili con una gravidanza in atto.
1 LE MALFORMAZIONI
  Per malformazione si intende un difetto della struttura di un organo
  (es. cuore). Nella maggior parte dei casi si verificano in coppie del tutto prive
  di fattori di rischio.
  In epoca prenatale, l’Ecografia Ostetrica è il principale strumento per il rico-
  noscimento delle malformazioni fetali.

  Ecografia Ostetrica
  È una tecnica innocua, non invasiva, che permette di studiare il feto attraver-
  so onde sonore emesse da una sonda posta sull’addome materno.
  È un esame di routine, offerto a tutte le donne e deve essere eseguito in pre-
  cise epoche di gravidanza.
  In assenza di significativi fattori di rischio sono attualmente prescrivibili, in
  condizioni di esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria, due ecogra-
  fie di SCREENING (cosiddetto I livello):

       Ecografia Ostetrica per datazione (preferibilmente a 10-13 settimane)
       Obiettivi principali: visualizzazione del battito cardiaco fetale, datazione
       della gravidanza, determinazione del numero dei feti e delle placente.
       Non è prevista la misurazione dello spessore della traslucenza nucale
       che viene invece eseguita nel contesto del test combinato o nell’ecogra-
       fia che deve precedere il test del DNA fetale.

       Ecografia Ostetrica morfologica (19-21 sett)
       Obiettivo principale: studio della morfologia fetale di base per la ricerca
       delle malformazioni maggiori, evidenziabili solo nel 20-50% dei casi.

  Una ulteriore Ecografia Ostetrica nel III trimestre viene effettuata, in condi-
  zioni di esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria, solo in presenza di
  condizioni di rischio per la madre o il feto. Tale esame ha lo scopo di control-
  lare la crescita fetale, la quantità di liquido amniotico, la posizione del feto in
  utero e rivalutare la struttura di alcuni organi fetali.

  Controlli ecografici di altro tipo (ecografie di II livello, ecocardiografia fetale,
  ecc.) sono più efficaci rispetto alle ecografie di screening e vengono eseguiti
  in esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria solo in presenza di pre-
  cise indicazioni (es. precedente feto malformato).
2 LE MAL AT TIE GENETICHE
               I cromosomi sono i “contenitori” delle informazioni genetiche che vengono
               trasmesse di generazione in generazione. Nella specie umana ogni cellula con-
               tiene 46 cromosomi, compresi i due cromosomi sessuali (XX per le femmine,
               XY per i maschi).
              Le malattie genetiche più frequenti sono le anomalie dei cromosomi, di nume-
              ro o di struttura. La più frequente è la Sindrome di Down (trisomia 21, 1 caso su
              700 nati), caratterizzata da ritardo mentale e, talvolta, da malformazioni a ca-
              rico di vari organi (es. cuore). Nella maggior parte dei casi non è una malattia
              ereditaria e un bambino può risultarne affetto anche se non ci sono altri casi
              in famiglia. L’incidenza di questa malattia aumenta all’aumentare dell’età della
              madre, tuttavia non esiste un’età al di sotto della quale il rischio sia assente.

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                          Rischio di tutte le anomalie cromosomiche
                          (rilevabili mediante studio del cariotipo convenzionale)

                          Rischio di trisomia 21 (Sindrome di Down)

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                                                1/192

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                                     1/323

                                                        1/277
                                             1/351
                1/500

                          1/455
              1/1508

                        1/1190

                                  1/885

Età Materna    20        27        30         35         36         37          38          39          40        41        42        43            44        45         46

               Le trisomie 13 e 18 sono anomalie dei cromosomi molto più rare, generalmen-
               te incompatibili con la vita e associate a malformazioni piuttosto evidenti all’e-
               cografia del II trimestre. Si sottolinea che le trisomie 21, 18 e 13 rappresenta-
               no il 50-70% di tutte le anomalie evidenziabili attraverso la determinazione
               del cariotipo (insieme di tutti i cromosomi) da villocentesi o amniocentesi(1).

              Altre malattie genetiche, cromosomiche e non cromosomiche (microdele-
              zioni/microduplicazioni, fibrosi cistica ecc.), non sono correlate all’età della
              madre, non sono rilevabili all’esame del cariotipo convenzionale e possono
              essere evidenziate con specifici accertamenti.
              Le trisomie 21, 18 e 13 possono essere sospettate con i test di screening non
              invasivi (test combinato, tritest e ricerca del DNA libero su plasma materno) e
              accertate con i test invasivi (villocentesi e amnocentesi).
TEST DI SCREENING                               (non invasivi)

I test di screening possono essere eseguiti in tutte le donne in gravidanza per
selezionare quelle a rischio aumentato per le più frequenti anomalie cromo-
somiche fetali (trisomia 21, 18 e 13): in caso di aumentato rischio accederanno,
eventualmente, alla Diagnosi Prenatale invasiva.
Tali test hanno il vantaggio di non essere invasivi, cioè di essere privi di rischi
per la madre ed il feto ma lo svantaggio di comportare esiti falsamente positivi
(test alterato in assenza di malattia) e falsamente negativi (test negativo ma
feto con malattia). Non forniscono informazioni sul rischio di altre patologie
cromosomiche e genetiche.

(1)
    Quota relativa alle trisomie 21, 18, 13 e delle anomalie dei cromosomi sessuali rispetto a tutte le
anomalie dei cromosomi rilevate mediante lo studio del cariotipo convenzionale.

donna di età                                          donna di età
inferiore                                             superiore                   10%
a 35 anni                                             a 35 anni                   altre anomalie
                                                                                  cromosomiche
                      30%
               altre anomalie                                           20%
               cromosomiche
                                                                      anomalie
                                 50%                                cromosomi
                                                                       sessuali
                                 trisomia
                                 21-18-13                                                     70%
                                                                                              trisomia
                       20%                                                                    21-18-13

                     anomalie
                   cromosomi
                      sessuali

Test combinato
Si esegue tra 11+0 e 13+6 settimane di gravidanza. Dalla misurazione della traslu-
cenza nucale (spessore dei tessuti a livello della nuca del feto) e dal dosaggio
di due sostanze presenti nel sangue materno si ottiene un indice di rischio
che il feto sia affetto da trisomia 21, 18 o 13.
Si tratta di un test di screening che fornisce una valutazione statistica del
rischio e non fornisce una diagnosi come la villocentesi o l’amniocentesi.
Il test combinato comporta un tasso di falsi negativi pari a circa il 10% di tutti
i casi di Sindrome di Down mentre il tasso di falsi positivi è pari al 5%.
Tritest
Si esegue tra 16 e 18 settimane. Dal dosaggio nel sangue materno di tre so-
stanze si ottiene un indice di rischio che il feto sia affetto dalla trisomia 21 o 18
o da alcune malformazioni (es. spina bifida). In caso di alto rischio è indicato,
eventualmente, ricorrere all’amniocentesi e/o ulteriori approfondimenti.
Il test è in grado di individuare il 65% dei feti affetti dalla trisomia 21 a fronte
di un tasso di falsi positivi pari al 5%.
Rispetto al test combinato ha lo svantaggio di essere eseguito in epoca più
avanzata di gravidanza e di essere meno efficace nell’identificare i casi di
trisomia 21. Il test è eseguibile in regime di esenzione dalla partecipazione alla
spesa sanitaria.

NIPT – Test su DNA fetale libero nel sangue materno (DNA fetale)
Si tratta di un test di recente introduzione che si basa su un prelievo di sangue
alla madre dopo la 10a settimana compiuta di gestazione. Nel sangue materno
è presente una quota di DNA libero (cioè al di fuori delle cellule) di origine
fetale (in realtà di derivazione placentare).
Il test verifica la probabilità che il feto sia affetto o meno dalle più comuni
anomalie cromosomiche (trisomie 21, 18 e 13) ed, eventualmente, da una ano-
malia del numero dei cromosomi sessuali.
Rappresenta, ad oggi, il più efficace test di screening non invasivo per la Sin-
drome di Down. È in grado di riconoscere i feti affetti nel 99,2% dei casi con
un tasso di falsi positivi molto basso, pari allo 0,09%.
Ogni risultato di alto rischio deve comunque essere confermato da un test
invasivo (preferibilmente l’amniocentesi).

Nel 2% circa dei casi l’analisi non dà risultati per motivi tecnici.
Il test deve essere sempre preceduto da una ecografia e da una consulenza
eseguite da un operatore esperto di Diagnosi Prenatale.

Attualmente le Linee Guida delle Società Scientifiche nazionali ed internazio-
nali considerano come appropriato e validato solo il test applicato alla ricerca
delle principali trisomie. I test estesi ad altre anomalie cromosomiche e
sindromi genetiche non sono ancora stati validati per alcune criticità ri-
guardanti la loro reale efficacia.
TEST INVASIVI
            I test invasivi (villocentesi e amniocentesi) vengono generalmente eseguiti per
            lo studio del cariotipo fetale allo scopo di diagnosticare o escludere una ano-
            malia dei cromosomi. Essi comportano lo svantaggio di un rischio di aborto
            dello 0,5-1%. Studi recenti riportano rischi ancora più bassi.
            Altri danni, anche gravi alla madre ed al feto, sono possibili, seppure estrema-
            mente rari, come in ogni piccolo intervento chirurgico.
            La sicurezza della diagnosi è molto elevata.
            Le condizioni per le quali è previsto l’accesso all’esame in regime di esenzio-
            ne dalla partecipazione alla spesa sanitaria sono riportate nell’allegato 10C
            del Decreto Ministeriale 12.01.2017: test di screening positivi ad alto rischio
            (>1/300 in caso di test combinato, >1/250 in caso di tritest), precedente figlio
            con anomalia cromosomica, anomalie fetali rilevate mediante ecografia, ecc.
            Per la Regione del Veneto, l’età materna avanzata (superiore o uguale a 35
            anni al momento del prelievo), costituisce ancora indicazione ai test invasivi
            in regime di esenzione. Ulteriori indagini di approfondimento per la ricerca di
            altre malattie genetiche possono essere eseguite su indicazione del Genetista.

                                  Villocentesi (prelievo di villi coriali)
     Villocentesi
                                  Si esegue tra la 11a e la 13a settimana e richiede circa 3
                                  settimane per il risultato. Consiste nel prelievo, attra-
                      placenta    verso l’addome materno, di un campione di villi coriali
                                  (placenta) mediante un ago sottile, sotto costante guida
                                  ecografica. Nell’1-2% delle pazienti che si sottopongo-
                                  no a villocentesi, per il chiarimento diagnostico, può
                                  rendersi necessario eseguire anche l’amniocentesi.

                                  Amniocentesi (prelievo di liquido amniotico)
parete
uterina                           Si esegue tra la 16a e la 18a settimana e richiede circa 4
                                  settimane per il risultato. Consiste nel prelievo di liquido
                                  amniotico attraverso l’addome materno, mediante un
                      liquido     ago sottile, sotto costante guida ecografica.
                      amniotico   Tale indagine può essere utilizzata, su indicazione dello
      Amniocentesi                specialista delle Malattie Infettive, anche per la ricerca
                                  di agenti infettivi.

            Si sottolinea come molte malformazioni possano essere affrontate chirurgi-
            camente mentre le anomalie genetiche sono attualmente prive di una terapia
            che ne vada a rimuovere la causa. La donna può eventualmente procedere
            con una richiesta di interruzione volontaria della gravidanza (legge 194/1978).
FALSE
CONVINZIONI
“Non eseguo test di Diagnosi Prenatale in quanto non è
 possibile che io abbia un figlio con la Sindrome di Down
 perchè in famiglia non ci sono stati casi”.

FALSO: nella maggior parte dei casi la Sindrome di Down avvie-
ne in assenza di precedenti personali o familiari.

“L’ecografia morfologica vede tutti i difetti”
FALSO: l’ecografia morfologica di routine può rilevare dal 20 al
50% delle malformazioni maggiori.
Non rileva le malformazioni minori, le malformazioni evolutive
(che si svilupperanno nel 3° trimestre), le malattie genetiche e i
difetti funzionali. Inoltre, esistono condizioni che limitano for-
temente l’efficacia dell’esame (es. utero fibromatoso, aumenta-
to spessore tessuti addominali materni).

“L’ecografia morfologica è in grado di riconoscere tutti i
feti con la Sindrome di Down”.
FALSO: l’ecografia morfologica solo in alcuni casi può rilevare
segni sospetti di Sindrome di Down: la diagnosi è possibile solo
mediante esami invasivi (villocentesi e amniocentesi).
“Ho una storia familiare di malformazioni (o ritardo
 mentale o malattie ereditarie) ma non me ne devo
 preoccupare perchè con la villocentesi o con
 l’amniocentesi potrò verificare che nel bambino non ci
 sia nessuna delle patologie familiari”.

FALSO: la possibilità di indagare in gravidanza la presenza di pa-
tologie diverse dalla trisomia 21, 18 o 13 dipende dalla disponibilità
di una diagnosi precisa delle patologie familiari e, eventualmente,
dell’esito di un test genetico eseguito nel parente affetto.
Questo può richiedere tempi lunghi, non compatibili con una
gravidanza in corso, e quindi le problematiche familiari andreb-
bero affrontate in epoca preconcezionale nell’ambito di una
Consulenza Genetica.

“La villocentesi è molto più rischiosa dell’amniocentesi”.
FALSO: i rischi della villocentesi e dell’amniocentesi sono so-
vrapponibili.

“La villocentesi (o l’amniocentesi) e l’ecografia morfologica
 sono risultate regolari: pertanto non è possibile che ci
 siano problemi nel bambino”.

FALSO: i difetti congeniti sono molti e di varia natura. Non esiste
un singolo esame che li possa escludere tutti e non tutti possono
essere identificati in epoca prenatale.
PERCORSO
DIAGNOSI PRENATALE

                                           PRESA
                                           INCARICO
                                     Viene definito il rischio
                                     per le anomalie congenite:
                                     ALTO o BASSO

   La gestante si reca dal proprio
   Ginecologo, Ostetrica o
   Medico di Medicina Generale
GENETISTA

                                      CONFERMA alto rischio
                                      e attiva un percorso
                                      personalizzato
                                      (es. indagini genetiche
                                      mirate, ecografia II livello)
NON necessità
 di percorso
personalizzato

Informazioni su:
test di screening
(test combinato, tritest, DNA fetale)
diagnosi prenatale invasiva
(villocentesi e amniocentesi)
esami ecografici di screening
(ecografia I trimestre, ecografia morfologica)
Per ulteriori informazioni si rimanda a
“Diagnosi Prenatale - domande e risposte per i genitori”

design e illustrazioni
Carla Felicetti
comunicazione URP - Ufficio Relazioni con il Pubblico

ultimo aggiornamento aprile 2020
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