Dal vangelo secondo Giovanni - Parrocchia di Campea ...
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Foglio domenicale della Comunità Cattolica di Miane 12 Aprile 2020 – Pasqua di Risurrezione di Gesù Sia buona, per tutti voi, che ancora perseverate nella fede in Gesù Cristo, questa Pasqua di Vita, che scaturisce dalla morte. dal vangelo secondo Giovanni Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!». Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti. Il messaggio della risurrezione è invito a operare nella direzione della liberazione dalla violenza, dall’egoismo, dall’ingiustizia, dall’emarginazione, ovvero da tutto ciò che è sorgente di morte. Questa è la risurrezione di cui siamo incaricati; questa è la parte che tocca a noi, come persone singole e come comunità di credenti, nel nostro vivere e operare quotidiano. Non possiamo dimenticare, celebrando questa Pasqua, uno dei fondamenti della fede cristiana: Dio ha cambiato la morte di Gesù in vita. Gesù è vivo. Non siamo noi che risuscitiamo Gesù e lo teniamo in vita con i nostri racconti, i nostri canti, il nostro ricordo, le nostre liturgie, ma è Dio che non ha abbandonato Gesù e gli ha dato la vita nuova. Gesù vive non perché noi crediamo, ma crediamo perché Dio ha reso vivo quel Gesù sconfitto. Ciò che è avvenuto in lui e di lui, è ciò che anche noi, oltre il confine della morte, attendiamo dalle mani di Dio. Egli è il “primogenito” dei risorti, per dirla con il linguaggio biblico. Noi, come discepoli del nazareno, non stiamo compiendo nella Pasqua la commemorazione di un personaggio del passato. Noi ricordiamo l’evento che Dio ha operato nella vita di
questo profeta sconfitto e crocifisso. La nostra lode sale a Dio che è il vero autore della risurrezione. La nostra vita, come quella di Gesù, non è consegnata al vuoto, al nulla, ma è raccolta dalle mani di Dio. E noi non siamo in preda al delirio di onnipotenza di chi rifiuta la caducità propria delle creature, ma siamo sollecitati a riporre la nostra fiducia radicale in Dio. Solo la fede, solo gli occhi della fede (e non quelli della carne) condussero i discepoli a fidarsi delle parole che il nazareno aveva loro detto. La risurrezione non ha dimostrazioni. I linguaggi biblici delle apparizioni e della tomba vuota sono codici linguistici della fede, non prove. Così come la stessa realtà di Dio, non è dimostrabile. Questo è il nostro cammino: un progressivo affidarci al Dio fedele di cui Gesù si è fidato e di cui ci ha dato testimonianza. Questo è l’orizzonte da non archiviare mentre, come figli della risurrezione, siamo chiamati/e a vivere da risorti, a porre le opere della speranza e della liberazione umana con tutte le nostre forze. Risuscitato? Siete mai stati risuscitati? Come si può credere Nessuno vi ha mai parlato, a una resurrezione futura perdonato, amato, se non avete fatto l’esperienza tanto da farvi rinascere? di una risurrezione immediata? Avete sperimentato Come si può credere la potenza della vita che l’amore sia più forte della morte che scaturisce da un sorriso, se non vi ha reso viventi, da un perdono, se non vi ha risuscitato dai morti? dall’accogliere qualcuno, da una vera comunità? Louis Evely Sito della parrocchia: http://parrocchiadimiane.jimdo.com E-mail della parrocchia: parrocchiandm@gmail.com
GRAZIE!
LA SITUAZIONE CHE GESU’ VIVE SECONDO I RACCONTI DI PASSIONE DOVE? A BETANIA a) I racconti di “Passione” iniziano con una CENA a BETANIA, in casa di Simone, un fariseo che aveva avuto una malattia alla pelle (NB. tutte le malattie della pelle erano chiamate lebbra). Una donna compie un GESTO. La donna e il gesto sono giudicati in modo negativo dai presenti. Si tratta di un GIUDIZIO MORALE NEGATIVO partendo da apparenze e da preconcetti verso quella donna. E’ una SITUAZIONE DIFFICILE non solo per la donna, ma anche per Gesù. Quali SENTIMENTI prova Gesù? Oltre al disagio, prova tristezza e amarezza per l’indifferenza di Simeone, delusione e sconcerto per le parole dei discepoli; compassione, affetto, amorevolezza, rispetto per la donna. b) Domanda: con quale dei personaggi mi immedesimo? Simone il fariseo appare INDIFFERENTE a ciò che accade in casa sua. I discepoli si SDEGNANO, CRITICANO la donna e il suo gesto riducendolo a questione economica. Gesù fa un confronto fra i gesti RITUALI ABITUALI dell’OSPITALITA’ che Simone non ha fatto e i gesti AMOREVOLI e COMPASSIONEVOLI, non rituali e non abituali della donna. c) Quest’anno non ci sono i RITI COMUNITARI abituali della SETTIMANA SANTA (benedizione dell’ulivo, processione, Via Crucis, adorazione). Ti mancano? Ti mancano perché si è sempre fatto così e quest’anno no? Ti mancano perché non senti vibrare emozioni dentro di te? Ti mancano come espressione della tua fede? Parecchie persone sono state licenziate anche qui a Miane. Anche due nella stessa famiglia. La possibilità di compiere GESTI di CARITA’ non manca. Gesti di carità che si possono equiparare ai gesti AMOREVOLI e COMPASSIONAVOLI della donna. Dipende da te decidere a quali gesti dare più valore in QUESTA SITUAZIONE. Ti ricordo, poi, che se sei battezzato alcuni RITI li puoi compiere anche tu: puoi benedire l’ulivo, puoi pregare personalmente e come famiglia, puoi pregare con la Via Crucis, puoi leggere un brano del Vangelo che parla del perdono, fare l’esame di coscienza, dire una preghiera di pentimento a Dio e il Padre Nostro e sei assolto dal Signore; puoi benedire un pane e un po’ di vino prima del pranzo come gesto eucaristico (=rendimento di grazie) ma soprattutto puoi CONDIVIDERE con chi è nel bisogno. Vedi tu. DOVE? A GERUSALEMME a) Ora siamo a GERUSALEMME, in casa di amici di Gesù. Anche qui una CENA, quella che diciamo ULTIMA. Forse è la PRIMA e UNICA perché quella FONDAMENTALE. E’ la CENA con i DODICI. Gesù sperimenta e vive, in prima persona, il TRADIMENTO di Giuda. Una SITUAZIONE DIFFICILE, DRAMMATICA. Lui aveva scelto Giuda. E Giuda sceglie di consegnare Gesù a preti e politici. Durante la Cena è probabile che Gesù abbia vissuto emozioni e sentimenti e contrastanti: la GIOIA di essere assieme agli amici intimi e lo SCONCERTO per quello che Giuda avrebbe fatto; la BELLEZZA e la FELICITA’ della fraternità e la TRISTEZZA per la rottura della fraternità, la GRATITUDINE per il cammino fatto assieme a loro e la DELUSIONE per chi, quel cammino, lo avrebbe interrotto; la RICONOSCENZA per l’amicizia donata e vissuta e l’ANGOSCIA tradita e negata. E altri sentimenti ancora. E dopo la Cena il dramma del RINNEGAMENTO di Pietro.
Anche lui scelto da Gesù. Emozioni, sentimenti, stati d’animo che lacerano il cuore, la mente, la coscienza di Gesù. Ecco la sofferenza psichica, morale, spirituale. DOVE? Al GETHSEMANI a) Nonostante ciò che già era accaduto nella Cena Gesù e i Dodici escono cantando l’inno dirigendosi verso il di Getsemani. E qui la SITUAZIONE INTERIORE che Gesù vive esplode nella sua DRAMMATICITA’. Gesù si RATTRISTA, prova ANGOSCIA scoppia un senso di IMPOTENZA mortale, che si noi chiama depressione reattiva. Intuisce chiaramente che la fine è prossima. Luca dice: “Il sudore divenne come grumi di sangue, che scendevano per terra”. Oggi la medicina la chiama ematoidrosi sindrome che provoca sudorazione di sangue o un miscuglio di sangue e sudore. Succede in situazioni di estrema ansia e angoscia. Gesù prega il Padre, ma c’è il silenzio di Dio! Anche davanti al figlio crocifisso c’è il silenzio di Dio. E Gesù grida: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato? E fra il silenzio di Dio al Getsemani e quello sul colle Calvario si snoda la Passione, quella Passione. L’arresto, il processo davanti al Sinedrio (il potere religioso senza più Dio, ma con le sue leggi intransigenti e mortifere), il processo davanti a Pilato (il potere politico senza più dignità e valori, ma con le sue leggi di oppressione, corruzione, indifferenza), la condanna a morte contrabbandata fra il Sinedrio e Pilato (Una mano lava l’altra e così si pensa che siano mani pulite, poteri puliti), la tortura, la crocifissione e la morte. b) Narrare la Passione di Gesù, pregare con la Via crucis, vedere il crocifisso fa scaturire in molti di noi sentimenti di tristezza, di pietà, di compassione e, forse, qualche lacrima, molto più forti di quelli che proviamo di fronte alle infinite Via crucis dei “poveri cristi” di ieri e di oggi, forse anche di domani, che non hanno una religione o dei devoti che li ricordi. “Poveri Cristi” resi tali dalle guerre, dalle violenze, dalle persecuzioni, dalla fame e continuate voi ad elencarli. O i “Poveri cristi”, meglio i Samaritani o martiri laici, di questa non causale Pandemia, che sono medici, infermieri, volontari e quant’altro lasciati ad affrontare situazioni non di emergenza ma, molto spesso di indecenza, senza le protezioni mediche necessarie, mandati allo sbaraglio da un potere che nel tempo aveva sottratto ingenti risorse economiche alla sanità. Molti la chiamano austerità o politica economica o …… associazione a delinquere contro il popolo, comunque indifferente. Anche durante la Passione di Gesù e pure dopo i poteri si sono accodati perché il popolo non sapesse o sapesse soltanto quello che loro volevano far sapere. Uniti per coprirsi. DOVE? QUI E OGGI! a) Sentimento vuol dire “sentire”. Emozioni, sentimenti, stati d’animo, nascono da ciò che percepiamo dentro di noi o fuori di noi, da ciò viviamo, delle esperienze che facciamo. OGGI, viviamo, con partecipazione e intensità diverse, una SITUAZIONE DIFFICILE, un’ESPERIENZA DURA e, per molti, DRAMMATICA. Proviamo, più o meno intensamente, sentimenti di sgomento, tristezza, paura, ansia, angoscia, rabbia e anche disperazione. La convivenza forzata porta a galla tante situazioni difficili che prima venivano tamponate, accantonate, ignorate. Porta tante crisi. Non solo economica, ma anche morale, sociale, religiosa, politica… OGGI, anche se in modo diverso, Gerusalemme è Bergamo, Brescia, Milano, Treviso, Miane, ecc.
OGGI la casa dove Gesù ha cenato con i Dodici è la nostra casa. OGGI le emozioni, i sentimenti provati da Gesù sono, forse, le nostre emozioni, i nostri sentimenti. Ma con una differenza che è data da una domanda. Una domanda, anzi più domande, che mi sono giunte via mail e con telefonate. DI CHI E’ COLPA? Sottinteso di questa Pandemia. Si, molti, moltissimi si domandano: di chi è la colpa? Io preciso: COLPA o RESPONSABILITA’? Non è la stessa cosa. Un comportamento o un atto è colposo quando produce della conseguenze dannose verso altri. Ritorno a Giuda. Non so dire se GIUDA è colpevole. Di certo è RESPONSABILE di ciò che ha pensato, progettato, voluto e deciso. Responsabile davanti a Gesù di aver rotto un legame, un’amicizia, di aver tradito una fiducia e un affetto, di aver rigettato un compito, infranto una promessa. E davanti agli altri Apostoli. Responsabile anche davanti alla sua COSCIENZA. Perché Giuda, una coscienza l’aveva, considerato quello che ha fatto di sé dopo il tradimento. Ma perché Giuda ha tradito? Tradire è una parola antipatica, ma chiara e precisa. Forse perché GESU’ NON CORRISPONDEVA più alle sue ASPETTATIVE, ai motivi per cui lo aveva seguito. Per questo Giuda ci è così vicino, così fratello! Quante relazioni, legami, amicizie, affetti si rompono per accontentare il proprio EGO non soddisfatto nelle sue aspettative sugli altri, mai contento di chi è accanto o anche lontano, di ciò che ha. Quanta sofferenza, dolore, angoscia produciamo con i nostri comportamenti disumanizzanti! Forse non lo abbiamo ancora capito e non so se questa Pandemia ci aiuterà a capire bene che SONO I COMPORTAMENTI PERSONALI che scaturiscono da SCELTE E DECISIONI PERSONALI a PORTARE, SOFFERENZA, DOLORE, MORTE! Ecco perché io PREGO soprattutto perché CAMBI il NOSTRO STILE DI VITA, il nostro modo di PENSARE LA VITA, i VALORI, le RELAZIONI, di CONSIDERARE LE PERSONE che non sono bestie che devono lavorare, consumare, mangiare, dormine, scopare se c’è l’occasione e poi ancora lavorare, consumare…. (Forse sono andato fuori tema) OGGI, dunque questa situazione difficile tira in ballo la nostra VISIONE DELLA VITA, DELL’UOMO e di ogni singola persona, dei PRINCIPI e VALORI che abbiamo in comune; tira in ballo i nostri le nostre SCELTE e i nostri COMPORTAMENTI PERSONALI e SOCIALI, tira in ballo l’EDUCAZIONE dei figli, delle nuove generazioni e di quelle che sbocciano ora o sbocceranno più avanti alla vita. Non so se tira in ballo anche la religione visto che non ha molto da dire. Sono i COMPORTAMENTI che mettono a rischio la vita. Con i nostri comportamenti irresponsabili come cittadini, e colpevoli come classe dirigente: politica, economica, finanziaria, culturale, dell’informazione mondiale, ABBIAMO ROTTO abbiano l’equilibrio della natura e la natura, piano piano, i conti. Alla faccia di chi crede di esserne il padrone e dominatore! OGGI questa situazione difficile tira in ballo anche la FEDE. Dico la FEDE e non la Chiesa, perché la fede provoca DOMANDE, RICERCA di SENSO, di SPERANZA, mentre la Chiesa è abituata a dare sempre e solo risposte anche quando non ci sono domande. Una domanda semplice, che mi è arrivata è: DOV’E’ DIO? Dov’è questo Dio così buono? Dov’è? Dico: E’ dove l’hai messo tu! In soffitta, in cesso, in chiesa. Dove lo hai messo tu quando non ne sentivi il “bisogno”. Quando ritenevi che fosse un inutile sopramobile. Non so DOV’E’ IL DIO CHE TU CERCHI, PERCHE’ NON SO QUALE DIO CERCHI! E poi, dico io, perché questo Dio che ora invochi, dovrebbe sistemare i disastri che FACCIAMO NOI! Perché Dio dovrebbe trasformare in
PARADISI gli INFERNI CHE CREIAMO NOI UMANI PER ALTRI UMANI! PERCHE’ DIO DOVREBBE TRASFORMARE I NOSTRI CUORI SE A NOI NON INTERESSA TRASFORMARLI! Io so dov’è il Dio in cui credo. Ma questo è affare mio. Termino con questa storiella. E’ la storia di un granello di sale che voleva sapere quanto fosse salato l’oceano. “Sono un granello di sale, sono molto salato e mi chiedo se l’acqua dell’oceano sia salata quanto me”. Un uomo saggio, che passava di lì disse: “Caro granello di sale, l’unico modo per conoscere veramente la salinità dell’acqua dell’oceano è saltarvi dentro” Il granello si tuffò nell’oceano è divenne una cosa sola con l’acqua. Allora la sua comprensione divenne perfetta. Finché non ci tuffiamo dentro la sofferenza dell’umanità e non l’accogliamo come ciò che ci appartiene non è possibile iniziare alcun cammino di liberazione dalla nostre schiavitù visibili e invisibili. Nella lettera agli ebrei si dice di Gesù: “Pur essendo il Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza (liberazione) per tutti quelli che gli obbediscono” (Eb. 5,8) Obbedire è porsi di fronte alla realtà, alla vita, alla sofferenza, alla coscienza, alla parola di Gesù per chi crede, e lasciarci istruire per vivere e non sopravvivere come schiavi delle catene e dei ceppi che noi stessi abbiamo forgiato. d. Maurizio
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