DAL TRADING DISCREZIONALE AI TRADING SYSTEM

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DAL TRADING DISCREZIONALE AI TRADING SYSTEM

Dopo ormai 5 anni di trading discrezionale attraverso l’analisi ciclica di Borsa, mi sono soffermato
a chiedermi: ‐ Meglio il trading discrezionale o un trading system? – Non è una domanda del tutto
stupida, e anche se si ha una discreta cultura nel campo borsistico, sono un convinto sostenitore
che lo studio è fondamentale in ogni disciplina o campo lavorativo.

‐ Ma tu su questo sito hai sempre analizzato cicli di Borsa e accompagnato diverse persone
nell’apprenderli! ‐

E infatti mica sto dicendo che i cicli fanno schifo o non li utilizzerò più, sto solo dicendo che non
doversi preoccupare di analizzare il mercato e decidere con gesti scaramantici le entrate e le
uscite dal mercato probabilmente rende migliore la qualità della vita.
Vorrei porvi una domanda che spero molti se la siano fatta: – Avete mai notato quanti dubbi e
ipotesi vi sono nell’analizzare cicli inferiori al trimestrale? ‐ E’ tutto un “se” davanti le varie ipotesi
e congetture. Non sarebbe tutto più semplice con un segnale meccanico ad alto grado di
probabilità e passa la paura?

Vi mostro un grafico che ha scatenato la mia evoluzione nella ricerca ed operatività borsistica.

Se notate, grazie ad un algoritmo che produce le freccine long e short, è molto più semplice
decretare un ciclo trimestrale rispetto ad un ciclo inferiore. Non solo. Il segnale è utile nell’80% dei
casi.
‐ Si ma nei cicli si va a cercare il ciclo inferiore per calibrare l’entrata! – ed io vi controdomando: –
E “se” il ciclo lo sbagliate andando a farvi pizzicare lo stop loss? – generalmente la “giustificazione”
a questo errore è: – Perché è una lingua che il mercato fa per far scattare gli stop loss e ci può
stare.
Bene, personalmente dover decretare tutte queste variabili del tutto soggettive e discrezionali ha
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iniziato a farmi venire mal di testa (senza tener conto che ho notato raro l’evento che più analisti si
trovassero d’accordo sulla partenza di un ciclo) tanto da far scattare in me la ricerca di
un’evoluzione.
La risposta a tutto è giunta dalla statistica descrittiva: quando usiamo una semplice media mobile,
già la stiamo applicando senza neanche accorgerci.
Non voglio entrare in noiose elaborazioni matematiche, ma vorrei trasmettervi nella maniera più
semplice possibile la risposta al perché dei cicli trimestrali ed al perché l’utilizzo della statistica con
una semplicissima dimostrazione applicata alla Borsa.

Nel grafico proposto vi ho numerato i cicli trimestrali rilevati dall’oscillatore ciclico. In particolare il
numero di barre componenti il ciclo. Sono 13 cicli totali, la cui media aritmetica è pari a 16 barre
(fate la somma delle barre e dividete per il numero di cicli).
Se calcoliamo ora la deviazione standard della media (la deviazione standard è una misura di
dispersione di cui ho accennato negli ultimi due contributi), otteniamo:

                            deviaz. standard = 3,8 (4 arrotondando all’unità)

Per definizione, posso affermare che un ciclo trimestrale è composto mediamente da 16 barre +/‐4
barre, ossia i cicli oscillano in un range che va da 12 a 20 barre. A questo punto un matematico del
passato, Chebishev, dimostrò che un campione di dati tratto da una popolazione distribuita
normalmente (ossia distribuiti secondo una curva a forma di campana) ha la probabilità del 95% di
trovarsi in questa distribuzione se si trova a 2 deviazioni standard dalla media. Nel nostro caso il
range si estende da 8 a 24. Nel nostro test tutti i cicli rientrano nella casistica!
Concludendo, da questa semplice dimostrazione pratica e semplice, possiamo affermare che:

Al 95% è corretto definire la presenza di un ciclo di tipo trimestrale e non solo…ai dati di Borsa è
possibile applicare le leggi della statistica descrittiva!

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Alcune considerazioni sui trading system

Anticipando, ovviamente, che i trading system da me concepiti si basano su indicatori statistici,
volevo semplicemente esporre i principi e il perché di un sistema automatizzato.

   ‐   Meno stress da monitor
   ‐   No ansia e stress inerenti l’operatività
   ‐   Netto miglioramento della qualità della vita
   ‐   Il sistema è statistico, per quanto il mercato possa oscillare o prendere trend netti, il tempo
       darà ragione al sistema

E’ ovvio che il trading system dovrà diventare unica verità, e tutte le fonti di distrazione (media,
giornali, etc…) DEVONO ESSERE eliminate.
A questo punto dovrebbe scattare l’obiezione di tutti coloro che vorrebbero provare, ma la mania
del controllo impedisce loro di accettare il sistema automatico. Proprio per questo motivo, vi
riassumerò i principi analitici affinché si possa validare un trading system:
    ‐ Studio meticoloso di tutti gli indicatori tecnici di Borsa popolari per conoscere in dettaglio
        COME sono fatti e COME funzionano
    ‐ Imparare a scartare definitivamente tutto ciò che è improduttivo
    ‐ Le leggi della statistica prevedono i seguenti passi per la convalida di una previsione:
        si divide la Serie Storica in 3 tronconi, il primo rappresenta il 15% dell’insieme e viene
        chiamato backtest, il secondo rappresenta il 60% dei dati e si chiama study (in cui si
        ottimizzano le regole degli algoritmi), il rimanente 25% rappresenta il forward in cui si
        proveranno i parametri studiati nelle precedenti fasi.

Quanto descritto serve per evitare l’esasperazione delle formule che compongono l’algoritmo e la
relativa ottimizzazione. Per tutto il resto c’è il PC.

T‐STAT

Dopo aver ampiamente introdotto e dimostrato la validità della Statistica, vediamo in cosa
consiste il sistema. T‐Stat è l’acronimo di Trading Statistico e rappresenta la sinergia di 3 trading
system che collaborano tra di loro. Le considerazioni che mi hanno portato ad elaborarlo possono
sembrare un po’ singolari.

Innanzitutto la ricerca è partita pensando all’ingegneria finanziaria, quindi al mondo dei derivati.
La mia operatività è prevalentemente in opzioni e come tale la condizione maggiormente
favorevole è la lateralità: in un anno, il 70% del tempo la Borsa si muove lateralmente, il restante
30% è fatto da movimenti impulsivi in trend. Durante quel 70% ci possiamo presentare venditori di
opzioni e farci pagare dal tempo, l’identificazione del restante 30% ci permettere di essere
compratori o in ogni caso direzionali.

Lo studio è stato effettuato su un’ampia serie storica dell’indice nostrano FTSEMIB quando ancora
si chiamava S&P‐MIB.
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Perché studiare l’indice e non direttamente il future?

Perché studiando il future si incapperebbe in quello che è denominato effetto flooding: il future
incorpora in se molte cose: l’effetto dei tassi d’interesse, gli eventuali stacchi dei dividendi, senza
contare che ogni i 4 contratti annuali comportano un roll di diversi punti di differenza. In poche
parole: il test verrebbe invalidato.

Tornando a T‐stat, quindi, i passi sono stati i seguenti:

   1) Trovare un punto di equilibrio per stabilizzare i prezzi e non cadere nell’altalena delle
      fluttuazioni.
   2) Trovare un buon filtro di trend
   3) Trovare un indicatore che dia i segnali di ingresso e uscita

Il secondo punto è stato sottolineato in quanto credo sia lo studio più duro e la spina nel fianco di
ogni trader.

I passo: sottostante stabilizzato

Dopo aver studiato a lungo le medie (e i vari tipi di ritardo che comportano), il risultato è stato il
seguente:

La linea arancione viaggia di 500 pti alla volta per ovvie ragioni di operatività in opzioni. Allo stesso
tempo, anche in periodi di alta volatilità, “stabilizza” i prezzi dei corsi. Inoltre, il bello di questo
algoritmo è che non necessita di stabilire il numero di periodi del dominio (diversamente dai
periodi delle medie mobili).

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II passo: filtro trend

Questo punto è stato veramente ostico, studiare il trend non è affatto semplice. Uno dei migliori
trader che lo ha fatto “a mestiere” a mio avviso è stato W. Wilder.
L’algoritmo qui impostato è simile al precedente con una differenza:

Possiamo classificarlo come oscillatore. Il punto di equilibrio è lo zero. L’algoritmo che lo stabilizza
è impostato in modo che in un trend in atto è sopra lo zero, viceversa per un down trend. Nelle
fasi di lateralità rimane “schiacciato” sull’asse dello zero.

III passo: segnali long/short

Ovviamente sono generati in armonia con il trend. La regressione qui regna sovrana.

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Il principio è lo stesso del precedente ma ho evitato l’algoritmo di schiacciamento per uno
“derivato”. Di per se anch’esso è in grado di catturare il trend, ma in sinergia con il precedente
aumenta le probabilità di attendibilità del segnale.

La legittima domanda è: ma sta roba funziona?

Ecco il test con tanto di equity line

Quasi 10 anni di serie storica, in cui la Borsa ha vissuto tutte le fasi di un ciclo economico: dalla
fase espansiva, alla crisi che ci vede ancora ingabbiati, dai tentativi di ripresa delle politiche
monetarie, alla paura dei default dei PIIGS. Insomma, non mi sono fatto mancare proprio nulla.
Essendo un trend follower, il risultato è pressoché ottimo: in trend performa alla grande, in
lateralità manifesta di difende senza eccessivi draw down. (P.S. il test arriva sino al 24/05/13).

Regole di trading

Sono poche e ferree: il trend è valido quando sia filtro che indicatore sono in sintonia. Viceversa si
è flat oppure hold. Un ulteriore algoritmo basato sulla volatilità mi aiuta a capire in che situazione
ci troviamo.

A seguire vi è un esempio di questi ultimi giorni: un expert opportunamente programmato in
Metastock mi colora le candele in base alla posizione da prendere. L’indicatore rosso è quasi
neutro, ma l’algoritmo di volatilità tiene ancora in gioco la condizione long in quanto i prezzi sono
al di sopra di esso.

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Comunicazione dei segnali ed operatività

I segnali visualizzati, vengono comunicati quotidianamente alle ore 9:30 per la giornata in corso a
mezzo mail o Skype. In caso di operazioni straordinarie, viene inviata una mail tempestivamente
con il da farsi. Un report settimanale ed uno infrasettimanale riassume la situazione in essere di
medio e breve termine insieme alle performances.
Lo stesso principio vale per dati orari.
Per quanto riguarda il money management, verrà adeguato e personalizzato in base al sottostante
tradato ed alle possibilità delle proprie tasche.

ATTENZIONE: SIA CHE SI OPERA CON IL FUTURE, SIA CON IL MINI FUTURE IL SEGNALE VIENE
GENERATO DALL’INDICE PER I SUDDETTI MOTIVI.

Per chi opera in titoli, ho elaborato lo stesso sistema applicato ad una selezione di 6 titoli
italiani tra i più capitalizzati e scambiati, di cui trovate documentazione sul sito.
I protagonisti sono:
    ‐ A2A
    ‐ ENEL
    ‐ ENI
    ‐ FIAT
    ‐ GENERALI
    ‐ TELECOM

                                                                                        Buon trading!!!

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