Cos'è il Sistema monetario internazionale (SMI)?

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MONETA E FINANZA INTERNAZIONALE                             LEZIONE 12

Cos’è il Sistema monetario internazionale (SMI)?:

Insieme di regole codificate, consuetudini, strutture ed organismi che
disciplinano e presiedono i pagamenti internazionali.

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Classificazione di un SMI:

  a) Modo in cui i tassi di cambio sono determinati:

    cambi fissi, cambi flessibili, fluttuazione controllata ect.

  b) Attività utilizzata come riserva internazionale:

     gold standard (oro unica riserva internazionale)

     sistemi fiduciari (dollar standard o exchange standard)

    gold-exchange standard (valuta riserva convertibile in oro)
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Valutazione di un SMI:

Secondo 3 criteri:

  1) Criterio dell’aggiustamento: SMI migliore se minimizza tempi e
    costi dell’aggiustamento negli squilibri della BP;

  2) Criterio della liquidità: SMI migliore se garantisce adeguate
    riserve internazionali;

  3) Criterio della fiducia: SMI migliore se credibile.

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EVOLUZIONE DEL SMI

Le variazioni di R causano incertezza e costi aggiuntivi   ⇒ tentativi   di
instaurare SMI a cambi fissi.

Il Gold Standard (1880-1914)

Ogni paese dichiarava il contenuto aureo della propria valuta e si
rendeva disponibile ad acquistare o vendere qualsiasi quantità di oro
a quel prezzo.

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Esempio:

Durante il Gold Standard una moneta d’oro da 1 £ conteneva
113.0016 grammi di oro (1 grammo d’oro valeva
1/113.0016=0.00885 £) mentre 1 $ conteneva 23.22 grammi di oro (1
grammo d’oro valeva 1/23.22=0.0431 $) ⇒ tasso di cambio (fisso) o
parità aurea tra le due valute R=$/£=0.0431/0.00885=4.87
Il costo di trasporto del controvalore in oro di 1 £ tra Londra e New
York era di 3 centesimi di $ ⇒ 4.84 ⟨ R($/£) ⟨ 4.90.
Scostamenti di R da tale banda erano contrastati da acquisti o vendite
di oro. Ad esempio, la tendenza per R=$/£ a superare quota 4.90 (i.e
tendenziale deprezzamento del $) veniva contrastata da un deflusso di
oro dagli USA.

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Nel Gold standard, l’aggiustamento della BP era automatico:

Disavanzo (avanzo) ⇒ deflusso (afflusso) di oro ⇒ restrizione
(espansione) monetaria.

Ragioni dell’abbandono del Gold Standard:

  1) Liquidità insufficiente;
  2) Perdita di controllo sull’offerta di moneta;
  3) Necessità di finanziamento imposte dalla I Guerra Mondiale.

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Il periodo tra le due guerre

Nel 1925 si ritorna alla convertibilità con l’oro. Il nuovo SMI è un
gold- exchange standard perché oltre all’oro, Sterlina, Dollaro e
Franco erano utilizzabili come riserve internazionali.

Due ragioni spiegano il crollo del Gold-exchange standard (1931):

1) Sopravvalutazione della Sterlina.

2) La grande depressione del 1929.

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Il Sistema di Bretton Woods

♦Sistema a cambi fissi rispetto al $ (1 oncia d’oro=35$).

♦ Gold-exchange standard: Riserve ufficiali in oro e in $. Il $ era
convertibile in oro al prezzo ufficiale in ogni momento.

♦ Obbligo di intervento sul mercato dei cambi quando il
deprezzamento od apprezzamento della propria valuta rispetto alla
parità con il $ eccedeva l’1%.

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Gli accordi di BW intendevano creare un SMI flessibile:

1) Il FMI poteva prestare valuta ai paesi membri in disavanzo.

2) Il tasso di cambio poteva essere aggiustato in presenza di squilibri
  “strutturali” della BP.

  Motivi del crollo del sistema di BW.

  ♦ Causa scatenante:

  Crescenti disavanzi della BP USA e riduzione delle riserve auree
  USA ⇒ aspettative di una svalutazione del $ ⇒ deflussi di capitali
  dagli USA.
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♦ Ragioni reali:

1) La liquidità era fornita dai $ generati dai disavanzi nella BP.

2) Il sistema di BW non prevedeva la possibilità per gli USA di
  svalutare il $.

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Il SMI attuale

♦ Dal 1973, il SMI è classificabile come regime a fluttuazione
controllata.

♦ Attualmente, circa 2/3 dei paesi appartengono a regimi di cambio
classificabili come flessibili. I rimanenti paesi legano prevalentemente
il tasso di cambio al Dollaro al Franco o ad un paniere di valute.

♦ Nel 1979 nasce lo SME: insieme di accordi per mantenere i tassi di
cambio delle monete aderenti entro specificati limiti di variazione
( ± 2.25% rispetto alla parità centrale fissata rispetto all’ECU).

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CAMBI FISSI O CAMBI FLESSIBILI?

Argomenti a favore dei cambi flessibili:

  1) I tassi di cambio come stabilizzatori automatici: gli squilibri della
    BP vengono corretti in modo automatico dalle variazioni di R.

  2) Efficienza del mercato: aggiustamento graduale e continuo della
    BP.

  3) Vantaggi di politica economica:
     a) Autonomia della politica monetaria.
     b) Nessun costo di intervento sui mercati dei cambi.

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Argomenti a favore dei cambi fissi:

  1) Minore incertezza: si eliminano le variazione giornaliere di R ⇒
    minore incertezza ⇒ favorisce il commercio e gli investimenti
    internazionali.

  2) Speculazione stabilizzante: In un regime a cambi davvero fissi
    nessuna speculazione sui cambi è possibile.

  3) Disciplina (tighting ones hands): In un regime a cambi fissi un
    paese con inflazione più elevata vede la propria offerta di moneta
    ridursi in modo automatico.

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Considerando tutti gli aspetti:

  1) Non risulta una superiorità assoluta di un regime rispetto all’altro.
    Ciascun regime ha vantaggi e svantaggi che lo rendono
    preferibile in talune circostanze ma non in altre.

  2) Spesso i regimi che esistono in realtà non sono regimi puri a
    cambi flessibili o fissi e ciò complica la valutazione.

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Grossolanamente:

 1) Il sistema a cambi fissi è più adatto per una piccola economia
   aperta, in rapporti commerciali con pochi e grandi partner,
   caratterizzata da shock prevalentemente di natura monetaria.

 2) Il sistema a cambi flessibili è più adatto per economie grandi e
   relativamente chiuse con shock reali provenienti prevalentemente
   dall’esterno.

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Infine, 2 riflessioni:

1) L’autonomia che i cambi flessibili sembrano garantire si è spesso
  rivelata illusoria. Le azioni di politica economica di un paese
  hanno ripercussioni esterne ⇒ coordinazione internazionale.

2) I regimi a cambi fissi sono difficili da sostenere in un mondo
  finanziariamente integrato.

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LE AREE VALUTARIE OTTIME: L’ESPERIENZA EUROPEA

Un’area monetaria ottima è un insieme di paesi caratterizzati da:

a) Elevati scambi e mobilità dei fattori;

b) Omogeneità della struttura economica

c) Coordinamento delle politiche economiche;

le cui valute sono legate da tassi di cambio permanentemente fissi.

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Almeno 4 motivazioni spiegano l’evoluzione dallo SME all’UME:

  1) La moneta unica elimina sia i costi per convertire tra loro le
    valute che i riallineamenti.

  2) Nello SME era in pratica la Germania a determinare la politica
    monetaria. Si auspicava che la BCE avrebbe prestato attenzione
    ai problemi di tutti i paesi.

  3) Con la libera circolazione dei capitali, un sistema a cambi fissi
    ma aggiustabili sarebbe stato soggetto a forti attacchi speculativi.

  4) La moneta unica era vista come simbolo del desiderio europeo di
    cooperare.
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Il Trattato di Maastricht ed il Patto di Stabilità e di Crescita

Il trattato specifica i criteri di convergenza per essere ammessi
all’UME.

  1) Il tasso di inflazione non deve superare del 1,5% la media dei
    tassi di inflazione dei tre paesi membri con inflazione più bassa;
  2) Tasso di cambio stabile all’interno del ERM;
  3) Deficit/PIL ≤ 3%
  4) Debito/PIL ≤ 60% o in riduzione.

Nel 1997, il PSC ha stabilito il principio del bilancio in pareggio per i
paesi UME.

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Il Sistema Europeo di Banche Centrali (SEBC)

♦ Il SEBC è responsabile della politica monetaria nell’UME.

♦ Il SEBC è costituito dalla BCE e dalle 13 BC nazionali dei paesi
UME.

♦ Il braccio operativo del SEBC è il Consiglio Direttivo della BCE.

♦ Il Consiglio Direttivo è costituito da un Comitato Esecutivo di 6
membri e dai 13 governatori delle BC nazionali.

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♦ Il Trattato di Maastricht e la Costituzione Europea assegnano al
SEBC il mandato a garantire la stabilità dei prezzi.

♦ Il Trattato e la Costituzione garantiscono l’indipendenza ma anche
  la responsabilità del SEBC.

♦ Il SEBC dipende però dal potere politico in almeno due aspetti:

  1) I membri del Comitato Esecutivo sono nominati dal Consiglio
    Europeo anche se il mandato è fisso e non rinnovabile.

  2) Il Trattato lascia nelle mani del Consiglio Europeo la politica del
    tasso di cambio.

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L’Europa è un’area monetaria ottimale?

I benefici derivanti dall’adesione ad un’area valutaria dipendono dal
grado di integrazione economica dei partecipanti:

  1) Integrazione dei mercati dei beni. Cioè intensità degli scambi di
    prodotti tra i paesi appartenenti all’area monetaria.

  2) Integrazione dei mercati dei fattori. Cioè mobilità di lavoro e
    capitale tra i paesi aderenti all’area valutaria.

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L’Europa è sufficientemente integrata da poter essere considerata
un’area monetaria ottima?

  1) Il mercato dei beni.

  La maggior parte dei paesi UE esporta tra il 10% ed il 20% del
  proprio output verso altri paesi UE.

  2) Il mercato dei fattori.

  I mercati dei capitali nell’EU sono altamente integrati. Permangono
  invece forti barriere alla mobilità del fattore lavoro.

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3) Altre considerazioni.

  La somiglianza delle strutture economiche garantisce una reazione
  simile agli shock ⇒ politica monetaria unica adeguata per tutti.

  Il federalismo fiscale ⇒ trasferimenti ai paesi in difficoltà che
  compensano la perdita di autonomia monetaria.

Conclusione:

Non c’è grande evidenza empirica che i mercati dei prodotti e dei
fattori siano sufficientemente integrati per rendere l’UE un’area
monetaria ottimale.

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References:

D. Salvatore, Economia Monetaria Internazionale, Etas 2008
Cap. 20-21
E. Stevens, The Euro, Federal Riserve Bank of Cleveland, 1999
(weblab)
“An uncommon current”, The Economist, 16/11/2006 (weblab)
“Hard currency, tight spot”, The Economist, 16/10/2006 (weblab)
“The Euro and trade”, The Economist, 22/06/2006 (weblab)
“Euro blues”, The Economist, 27/04/2006 (weblab)

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