Consiglio Nazionale dei Geologi - 9 maggio 2018 - Consiglio Nazionale dei ...

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Consiglio Nazionale dei Geologi - 9 maggio 2018 - Consiglio Nazionale dei ...
Consiglio Nazionale dei Geologi

           9 maggio 2018
Consiglio Nazionale dei Geologi - 9 maggio 2018 - Consiglio Nazionale dei ...
Quotidiano   Data     09-05-2018
                                        Pagina   13
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9/5/2018                                      Fondi progettazione anti-sismica su edifici pubblici, richieste dei Comuni entro il 15 giugno

           09 Mag 2018

           Fondi progettazione anti-sismica su edifici
           pubblici, richieste dei Comuni entro il 15
           giugno
           A.A.

           I Comuni in zona sismica 1 e 2 interessati ad accedere ai fondi di cui all'articolo 41-bis del Dl
           50/2017 per la progettazione anti-sismica di opere pubbliche (55 milioni di euro per gli anni
           2018 e 2019) dovranno farsi avanti entro le ore 24 del 15 giugno prossimo, esclusivamente in
           modalità telematica tramite una pagina dedicata del sito del Ministero dell'Interno.

           Il via libera allo speciale (e nuovo) fondo arriva dal decreto del ministero dell'Interno pubblicato
           sulla Gazzetta ufficiale n. 104 del 7 maggio.

           I Comuni dovranno in sostanza fare domanda di finanziamento per specifiche opere, già
           comprese nella programmazione e dotate almeno di progetto preliminare, visto che il fondo
           copre la progettazione definitiva e/o esecutiva.
           Gli interventi possono riguardare: 1) interventi di miglioramento e di adeguamento antisismico di
           immobili pubblici; 2) messa in sicurezza del territorio dal dissesto idrogeologico.
           La scadenza del 15 giugno si riferisce alle quote 208 e 2019 messe insieme, appunto 55 milioni.

           L'ordine di priorità delle domande per determinare l'ammontare del contributo è il seguente:
           a) progettazione per investimenti riferiti ad interventi di miglioramento e di adeguamento
           antisismico degli immobili pubblici costruiti con calcestruzzo prima del 1971 o in muratura
           portante. In tal caso il finanziamento riguarda anche le spese di verifica della vulnerabilita'
           sismica, da effettuare contestualmente alla progettazione;
           b) progettazione per investimenti riferiti ad interventi di miglioramento e di adeguamento
           antisismico degli immobili pubblici sulla base di verifica della vulnerabilita' sismica gia'
           effettuata;
           c) progettazione per interventi di messa in sicurezza del territorio dal dissesto idrogeologico.

           Tutti gli altri dettagli sono nella norma di legge. Eccola:

           DECRETO LEGGE N. 50 DEL 24 APRILE 2017 (convertito con modificazioni dalla legge 21
           giugno 2017, n. 96 e modificato dall'articolo 17-quater del decreto legge 16 ottobre 2017, n. 148,
           coordinato con la legge di conversione 4 dicembre 2017, n. 172
           ARTICOLO 41-bis
           Fondo per la progettazione definitiva ed esecutiva nelle zone a rischio sismico e per la messa
           in sicurezza del territorio dal dissesto idrogeologico
           1. Al fine di favorire gli investimenti, sono assegnati ai comuni, compresi, alla data di presentazione
           della richiesta di cui al comma 2, nelle zone a rischio sismico 1 ai sensi dell'ordinanza del Presidente

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9/5/2018                                      Fondi progettazione anti-sismica su edifici pubblici, richieste dei Comuni entro il 15 giugno

           del Consiglio dei ministri n. 3519 del 28 aprile 2006,
           pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 108 dell'11 maggio 2006, contributi soggetti a rendicontazione a
           copertura delle spese di progettazione definitiva ed esecutiva, relativa ad interventi per opere
           pubbliche, nel limite di 5 milioni di euro per l'anno 2017. Per gli anni 2018 e 2019 i contributi di cui al
           periodo precedente sono assegnati ai comuni compresi nelle zone a rischio sismico 1 e 2 per s pese di
           progettazione definitiva ed esecutiva, relativa ad interventi di miglioramento e di adeguamento
           antisismico di immobili pubblici e messa in sicurezza del territorio dal dissesto idrogeologico, nel
           limite di 25 milioni di euro per l'anno 2018 e di 30 milioni di euro per l'anno 2019.
           1-bis. Per gli anni 2018 e 2019, il contributo di cui al comma 1 non puo' essere superiore all'importo
           della progettazione individuato ai sensi del decreto del Ministro della giustizia 17 giugno 2016,
           pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 174 del 27 luglio 2016, e successive modificazioni, ai fini della
           determinazione dei corrispettivi.
           2. I comuni comunicano le richieste di contributo al Ministero dell'interno, entro il termine perentorio
           del 15 settembre per l'anno 2017 e del 15 giugno per ciascuno degli anni 2018 e 2019. La richiesta deve
           contenere le informazioni riferite al livello progettuale per il quale si chiede il contributo e il codice
           unico di progetto (CUP) valido dell'opera che si intende realizzare. A decorrere dal 2018:
           a) la richiesta deve contenere le informazioni necessarie per permettere il monitoraggio complessivo
           degli interventi di miglioramento e adeguamento antisismico di immobili pubblici e di messa in
           sicurezza del territorio dal dissesto idrogeologico, in caso di contributo per la relativa progettazione;
           b) ciascun comune puo' inviare fino ad un massimo di tre richieste di contributo per la stessa
           annualita';
           c) la progettazione deve riferirsi, nell'ambito della pianificazione comunale, a un intervento compreso
           negli strumenti programmatori del medesimo comune o in altro strumento di programmazione
           3. L'ammontare del contributo attribuito a ciascun comune e' determinato, entro il 15 novembre per
           l'anno 2017 e il 30 settembre per ciascuno degli anni 2018 e 2019, con decreto del Ministero dell'interno,
           di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, tenendo conto , per l'anno 2017, del seguente
           ordine prioritario:
           a) progettazione esecutiva dei comuni con popolazione inferiore a 3.000 abitanti;
           b) progettazione definitiva dei comuni con popolazione inferiore a 3.000 abitanti;
           c) progettazione per investimenti riferiti ad interventi di miglioramento e di adeguamento antisismico
           degli immobili pubblici a seguito di verifica di vulnerabilita';
           d) progettazione esecutiva per investimenti riferiti ad interventi di miglioramento e di adeguamento
           antisismico degli immobili pubblici;
           e) progettazione definitiva per investimenti riferiti ad interventi di miglioramento e di adeguamento
           antisismico degli immobili pubblici.
           3-bis. A decorrere dal 2018 l'ordine di priorita' ai fini della determinazione dell'ammontare del
           contributo e' il seguente:
           a) progettazione per investimenti riferiti ad interventi di miglioramento e di adeguamento antisismico
           degli immobili pubblici costruiti con calcestruzzo prima del 1971 o in muratura portante. In tal caso il
           finanziamento riguarda anche le spese di verifica della vulnerabilita' sismica, da effettuare
           contestualmente alla progettazione;
           b) progettazione per investimenti riferiti ad interventi di miglioramento e di adeguamento antisismico
           degli immobili pubblici sulla base di verifica della vulnerabilita' sismica gia' effettuata;
           c) progettazione per interventi di messa in sicurezza del territorio dal dissesto idrogeologico
           4. Ferme restando le priorita' di cui alle lettere a), b), c), d) ed e) del comma 3,
           per l'anno 2017 e alle lettere a), b) e c) del comma 3-bis per gli anni 2018 e 2019, qualora l'entita' delle
           richieste pervenute superi l'ammontare delle risorse disponibili, l'attribuzione e' effettuata a favore dei
           comuni che presentano la maggiore incidenza del fondo di cassa al 31 dicembre dell'esercizio
           precedente rispetto al risultato di amministrazione risultante dal rendiconto della gestione del
           medesimo esercizio.

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9/5/2018                                      Fondi progettazione anti-sismica su edifici pubblici, richieste dei Comuni entro il 15 giugno

           5. Le informazioni sul fondo di cassa e sul risultato di amministrazione sono desunte dal prospetto
           dimostrativo del risultato di amministrazione allegato al rendiconto della gestione trasmesso ai sensi
           dell'articolo 18, comma 2, del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118, alla banca dati delle
           amministrazioni pubbliche. Non sono considerate le richieste di contributo pervenute dai comuni che,
           alla data di presentazione della richiesta medesima, non hanno ancora trasmesso alla citata banca
           dati i documenti contabili di cui all'articolo 1, comma 1, lettere b) ed e), e all'articolo 3 del decreto del
           Ministro dell'economia e delle finanze 12 maggio 2016, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 122 del 26
           maggio 2016, riferiti all'ultimorendiconto della gestione approvato. Nel caso di comuni per i quali sono
           sospesi i termini ai sensi dell'articolo 44, comma 3, del decreto-legge 17 ottobre 2016, n. 189, convertito,
           con modificazioni, dalla legge 15 dicembre 2016, n. 229, le informazioni di cui al primo periodo sono
           desunte dall'ultimo certificato di conto consuntivo trasmesso al Ministero dell'interno.
           6. Il comune beneficiario del contributo di cui al comma 1 e' tenuto ad affidare la progettazione, anche
           con le modalita' di cui al comma 8, entro tre mesi decorrenti dalla data di emanazione del decreto di
           cui al comma 3. In caso contrario, il contributo e' recuperato dal Ministero dell'interno secondo le
           modalita' di cui ai commi 128 e 129 dell'articolo 1 della legge 24 dicembre 2012, n. 228.
           7. Il monitoraggio delle attivita' di progettazione di cui al presente articolo e dei relativi adempimenti
           e' effettuato attraverso il sistema di monitoraggio delle opere pubbliche della banca dati delle pubbliche
           amministrazioni ai sensi del decreto legislativo 29 dicembre 2011, n. 229, classificato come «Sviluppo
           capacita' progettuale dei comuni». L'affidamento della progettazione ai sensi del comma 6 del presente
           articolo e' verificato tramite il predetto sistema attraverso le informazioni correlate al relativo codice
           identificativo di gara (CIG).
           8. Al fine di sostenere le attivita' di progettazione da parte dei comuni di cui al comma 1, gli stessi
           possono avvalersi, nell'ambito di una specifica convenzione, con oneri a carico del contributo concesso
           ai sensi del presente articolo, del supporto della societa' Invitalia Spa o della societa' Cassa depositi e
           prestiti Spa o di societa' da essa controllate.
           9. Il Ministero dell'interno, in collaborazione con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti,
           effettua un controllo a campione sulle attivita' di progettazione oggetto del contributo di cui al comma
           1.
           10. Gli interventi la cui progettazione risulta finanziata ai sensi del presente articolo sono
           prioritariamente considerati ai fini di eventuali finanziamenti statali e dello stesso Comune
           nell'ambito delle risorse allo scopo finalizzate.
           11. Agli oneri derivanti dal presente articolo, pari a 5 milioni di euro per l'anno 2017,
           a 25 milioni di euro per l'anno 2018 e a 30 milioni di euro per l'anno 2019, si provvede mediante
           corrispondente riduzione, per i medesimi anni, delle risorse del Fondo di cui all'articolo 41, comma 2,
           per l'accelerazione delle attivita' di ricostruzione a seguito di eventi sismici.

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9/5/2018                                         Codice appalti: sbloccato il decreto Mit sulla direzione lavori, testo verso la Gazzetta

           09 Mag 2018

           Codice appalti: sbloccato il decreto Mit sulla
           direzione lavori, testo verso la Gazzetta
           Massimo Frontera

           Si sblocca uno dei provvedimenti attuativi del codice dei contratti più attesi: il decreto del
           ministero delle Infrastrutture sul direttore dei lavori è stato registrato dalla corte dei conti e
           viaggia verso la Gazzetta Ufficiale. Dopo due mesi di anticamera (il provvedimento è stato
           chiuso e inviato dal Mit lo scorso 7 marzo) il decreto arriva al traguardo nel momento in cui
           l'esecutivo Gentiloni è al capolinea e il presidente della Repubblica affida l'incarico di formare un
           nuovo governo "neutrale", con prospettive incerte, oltre che a termine.

           Attuazione del codice ancora lontana
           Di conseguenza, per l'attuazione del codice dei contratti, si apre una fase di fermo macchine. La
           piena attuazione è ancora lontana. Includendo il decreto sul direttore dei lavori, di imminente
           pubblicazione, sono 26 i provvedimenti finora perfezionati, sui 62 complessivi previsti dal
           codice (tra linee guida, decreti Mit, interministeriali e di altre amministrazioni). Va sempre
           ricordato che mancano all'appello il decreto sulle stazioni appaltanti, sui livelli di progettazione,
           sul rating d'impresa. In altri casi, ci sono decreto pubblicati che richiedono ulteriori step
           attuativi, come per esempio le regole per le commissioni di gara esterne, solo parzialmente
           attuate dal recente decreto Mit-Mef del 16 aprile. In altri casi, provvedimenti approvati, come
           quello sul débat public, hanno fatto perdere le tracce.

           Il decreto Mit sul direttore dei lavori
           Nel provvedimento del Mit, tiene conto delle osservazioni del Consiglio di Stato, e del parere
           della commissione Ambiente della Camera (unico parere pervenuto dal Parlamento) e del lavoro
           tecnico in sede di conferenza unificata.
           Una degli aspetti più delicati è il rapporto tra il direttore dei lavori e le altre figure chiave in
           cantiere: Rup, esecutore e coordinatore per l'esecuzione dei lavori. Il decreto in uscita in
           Gazzetta prevede chiarisce che «il direttore dei lavori riceve dal responsabile del procedimento
           le disposizioni di servizio mediante le quali quest'ultimo impartisce le istruzioni occorrenti a
           garantire la regolarità dei lavori, fissa l'ordine da seguirsi nella loro esecuzione, quando questo
           non sia regolato dal contratto, e stabilisce, in relazione all'importanza dei lavori, la periodicità
           con la quale il direttore dei lavori è tenuto a presentare un rapporto sulle principali attività di
           cantiere e sull'andamento delle lavorazioni». In riferimento ai rapporti tra esecutore e direttore
           dei lavori, il decreto chiarisce che resta di competenza di quest'ultimo l'emanazione di ordini di
           servizio all'esecutore in ordine agli aspetti tecnici ed economici della gestione dell'appalto.
           «Fermo restando il rispetto di tali disposizioni di servizio - si legge inoltre nel testo - il direttore
           dei lavori opera in autonomia in ordine al controllo tecnico, contabile e amministrativo
           dell'esecuzione dell'intervento». L'ultima indicazione sul rapporto tra direttore e altre figure di
           cantiere prevede che «laddove l'incarico di coordinatore per l'esecuzione dei lavori sia stato
           affidato a un soggetto diverso dal direttore dei lavori nominato, il predetto coordinatore assume
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9/5/2018                                         Codice appalti: sbloccato il decreto Mit sulla direzione lavori, testo verso la Gazzetta

           la responsabilità per le funzioni ad esso assegnate dalla normativa sulla sicurezza, operando in
           piena autonomia, ancorché coordinandosi con il direttore dei lavori».

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9/5/2018                                          Governo Gentiloni addio, si fermano i Dm attuativi: autostrade, investimenti, Cipe

           09 Mag 2018

           Governo Gentiloni addio, si fermano i Dm
           attuativi: autostrade, investimenti, Cipe
           Alessandro Arona

           L'ok definitivo al decreto Delrio sulla direzione lavori è quasi sicuramente l'ultimo colpo della
           vecchia legislatura nelle materie che ci interessano, e in generale l'ultima novità importante
           dell'attività di governo (sempre su edilizia e infrastrutture) da qui a molti mesi.
           L'uscita di scena definitiva dell'esecutivo Gentiloni, in carica da mesi per il disbrigo degli affari
           correnti, comporterà infatti uno stop superiore a quanto immaginato nell'attività "ordinaria" di
           governo.

           L'attività politico-legislativa in senso più alto è ovviamente ferma da gennaio, senza decreti
           legge (se non di estrema urgenza, come quello su Alitalia) o atti programmatori a lungo termine
           (come un Def "vero"), ma quella "dietro le quinte", fatta di decreti attuativi e delibere Cipe, non si
           è mai fermata. Dopo le elezioni si sono svolte due sedute del Comitato interministeriale e il
           Ministro delle Infrastrutture Delrio ha firmato diversi importanti decreti attuativi, tra i quali i
           due sui fondi progettazione, il decreto compensi commissari e direzione lavori (Codice), il
           decreto metropolitane (191 milioni).
           Molte altre partite sono in corso a livello di ministeri o comunque a livello amministrativo, e
           quasi sicuramente si bloccheranno con l'arrivo dell'esecutivo del presidente (previsto tra oggi e
           domani), soprattutto se non avrà la fiducia del Parlamento e servirà solo a portare l'Italia alle
           elezioni.
           Nessun ministro senza mandato politico potrebbe portare avanti provvedimenti impostati dal
           suo predecessore. Vediamo quali, tra le materie di nostro interesse.

           A rischio frenata è in primis il Fondo Investimenti (comma 140 legge di Bilancio 2017): la
           situazione si era come noto bloccata dopo la sentenza della Corte Costituzionale, ma il vertice a
           Palazzo Chigi due settimane fa aveva impostato una possibile soluzione. Ma serviva tempo, per
           verificare i decreti attuativi 2017 ancora validi e quelli sui quali rifare l'iter con l'intesa delle
           Regioni; forse potrà essere fatta la prima cosa, sicuramente non la seconda (portare alla Stato-
           Regioni o in Unificata decreti firmati da ministri che non ci sono più). Ovviamente si ferma il
           Dpcm 2018 da 36 miliardi di euro, anch'esso ancora in itinere. Tra le tante cose, ad esempio, non
           diventa operativo il bando già messo on line dal Mit per assegnare almeno tre miliardi ai
           Comuni per nuovi progetti sulle metropolitane, così come non arrivano gli attesi miliardi a Rfi e
           all'Anas per mettere in gara altri bandi nel corso del 2018.

           Stop quasi certamente anche al pacchetto autostradale proroghe-investimenti (8,5 miliardi di
           euro tra Aspi e Gavio), approvato dalla Commissione europeama che diventerà operativo solo
           dopo gli atti aggiuntivi firmati tra Mit e società, sui quali si deve anche pronunciare il Mef, il
           Nars e il Cipe. Vista la delicatezza politica delle proroghe autostradali, difficile che a farlo sia un
           governo "neutrale".
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9/5/2018                                          Governo Gentiloni addio, si fermano i Dm attuativi: autostrade, investimenti, Cipe

           Si attende anche l'approvazione definitiva delContratto di programma Rfi da 13,2 miliardi,
           approvato dal Cipe ma che deve ancora passare per pareri parlamentari e decreto Mit-Mef:
           difficile che tutto questo vada in porto senza commissioni parlamentari ordinarie e senza un
           decreto con la fiducia: se si vota a fine luglio si riparlerà del piano Rfi solo con il nuovo governo,
           non prima di settembre.

           Si fermerà sicuramente anche l'attuazione ministeriale del Codice appalti, controversa e messa
           in discussione da più parti ma che in attesa delle novità legislative serviva quantomeno a
           colmare i buchi normativi. Ora tutta la partita viene rinviata a dopo l'estate.

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9/5/2018                                             Gare di manutenzione stradale ai soggetti aggregatori, ma le Regioni frenano

           09 Mag 2018

           Gare di manutenzione stradale ai soggetti
           aggregatori, ma le Regioni frenano
           Massimo Frontera

           I lavori di manutenzione stradale di importo superiore alla soglia comunitaria saranno appaltati
           dai soggetti aggregatori, cioè Consip oppure le stazioni appaltanti costituite a livello regionale o
           di città metropolitana. La novità è contenuta nello schema di Dpcm (di concerto con il ministero
           dell'Economia) che, dopo una lunga istruttoria, è stato inserito all'ordine del giorno della
           conferenza unificata del 10 maggio prossimo per ottenere l'intesa.
           Non è però detto che domani vada tutto liscio.

           La novità è rilevante. Tutte le gare di lavori di manutenzione stradale sopra 5,55 milioni di euro
           dovranno essere mandate in gara da uno dei 32 soggetti aggregatori - in base all'ultima lista
           aggiornata a gennaio scorso dall'Anac - invece che dagli enti locali. Lo schema di decreto ha
           anche ricevuto l'ok dell'Anac, che ha però chiesto di tener presente nelle procedure di gara
           «anche gli atti regolatori dell'autorità intervenuti su materie oggetto di centralizzazione». Il
           riferimento è ai servizi di vigilanza e guardiania e alle linee guida sull'affidamento dei servizi di
           vigilanza privata (in corso di aggiornamento rispetto alla versione del 2015).

           Il cambiamento sarebbe abbastanza brusco, visto che lo schema di Dpcm entra in vigore il
           giorno stesso della pubblicazione in Gazzetta. Le perplessità delle regioni sono emerse
           nell'ultima riunione tecnica. La regione Basilicata si è fatta portatrice di una richiesta di
           slittamento di un anno per l'entrata in vigore, incontrando però l'opposizione del ministero
           dell'Economia. Un rinvio di un anno - ha replicato il Mef - comprometterebbe l'efficacia, ai fini
           della spending review, attesa dalla centralizzazione di questa categoria di lavori. D'altra parte,
           ricorda sempre l'Economia, le regioni possono decidere di avvalersi di tutte le categorie
           merceologiche che vengono "centralizzate" oppure solo di alcune.
           Va a questo punto ricordato che, oltre ai lavori stradali, lo schema di Dpcm include anche il
           servizi di trasporto scolastico e alcune categorie di forniture sanitarie (ossigenoterapia,
           diabetologia territoriale, guanti chirurgici, guanti non chirurgici e suture).

           La posizione delle Regioni - se a favore o meno dell'intesa - sarà pertanto decisa all'ultimo dai
           presidenti delle Regioni, cioè prima della conferenza unificata convocata per il pomeriggio.

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9/5/2018                                      Appalti delle concessionarie, il Consiglio di Stato chiede chiarimenti sulle linee guida Anac

           09 Mag 2018

           Appalti delle concessionarie, il Consiglio di
           Stato chiede chiarimenti sulle linee guida
           Anac
           Mauro Salerno

           Primo passaggio a vuoto per lelinee guida con cui l'Anticorruzione punta a disciplinare i
           controlli sugli affidamenti delle concessionarie, a partire dai lavori delle autostrade. Il Consiglio
           di stato ha infatti rispedito a via Minghetti il documento ricevuto a metà marzo, chiedendo
           all'Autorità di chiarire una serie di passaggi decisivi ai fini dello svolgimento dei controlli sulla
           quantità di appalti che il nuovo codice obbliga a mandare in gara. Come si sa questa quota era
           inizialmente prevista all'80% (da aprile 2018) per tutti i tipi di concessionari, ma un
           emendamento all'ultima legge di Bilancio, passato al termine di un lungo tira e molla tra
           Governo, Parlamento e sindacati ha riportato al 60% già in vigore la quota di appalti da affidare
           con gara per le sole concessionarie autostradali.
           Prima di rilasciare il parere definitivo Palazzo Spada chiede all'Autorità guidata da Raffaele
           Cantone di chiarire cinque punti (clicca qui per il testo completo del parere).
           Il primo riguarda l'ambito di applicazione dei controlli. Se cioè per l'Anac a essere sottoposti al
           nuovo regime debbano essere anche le società che operano nei settori speciali (acqua, energia,
           trasporti).
           Il secondo punto è altrettanto delicato perché riguarda il periodo transitorio. Le linee guida Anac
           prevedono infatti che l'adeguamento al regime previsto dal nuovo codice (quantità di appalti da
           mandare in gara e relativi controlli) venga «effettuato man mano che i contratti in essere
           vengono a scadenza». Una previsione che per il Consiglio di Stato rischia di vanificare i controlli
           sugli appalti in corso e con scadenza posticipata rispetto a quella di entrata in vigore del nuovo
           regime. «La Commissione - si legge nel parere - ritiene perciò opportuno che nelle Linee guida
           venga più specificamente inquadrato, in particolare, il tema nodale degli effetti della scadenza
           del termine di adeguamento appena detto sui contratti ancora in corso, al fine di dare
           indicazioni pienamente univoche alle varie categorie di soggetti interessati».
           Il terzo chiarimento riguarda due punti chiave per lo svolgimento dei controlli. Il Consiglio di
           Stato chiede all'Anac di chiarire qual è il momento da considerare per l'assolvimento dell'obbligo
           di assegnare la quota di appalti a terzi (indizione della gara, aggiudicazione, firma del contratto)
           e di conseguenza se allo stesso scopo rilevi l'importo della gara o quello del contratto firmato.
           Con il quarto punto arriva invece la richiesta di precisare quali siano le procedure di evidenza
           pubblica che i concessionari devono seguire per l'affidamento a terzi. Per Palazzo Spada
           bisognerebbe infatti precisare se ai concessionari si chiede «l'integrale osservanza dei contenuti
           del codice, come se gli obbligati fossero sempre e a tutti gli effetti delle amministrazioni
           aggiudicatrici, o se invece l'obbligo in discorso debba ritenersi circoscritto, per quanto di
           ragione, entro i limiti di cui al comma 5 dell'art. 164 del codice, disposizione che – giova
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9/5/2018                                      Appalti delle concessionarie, il Consiglio di Stato chiede chiarimenti sulle linee guida Anac

           sottolineare - di per sé non contiene, neanche per relationem, specifiche indicazioni sulle
           procedure di evidenza da seguire».
           L'ultimo aspetto riguarda il punto delle linee guida con cui l'Anac chiede ai concessionari di
           «elaborare un programma annuale degli affidamenti , da trasmettere ai rispettivi concedenti».
           Un documento sicuramente utile ad agevolare i controlli. Il problema, per il Consiglio di Stato è
           che da una parte l'obbligo previsto dall'Anac sarebbe privo di copertura normativa. Dall'altra non
           avrebbe alcun valore vincolante per i concessionari.

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Concessionari LLPP: Il Consiglio di Stato chiede
chiarimenti sulle linee guida ANAC
09/05/2018

Il Consiglio di Stato con il parere 2 maggio 2018, n. 1152 sospende il proprio giudizio
sulle Linee guida ANAC recanti “Indicazioni per la verifica del rispetto del limite di cui
all’art. 177, comma 1, del codice, da parte dei soggetti pubblici o privati titolari di
concessioni di lavori, servizi pubblici o forniture già in essere alla data di entrata in vigore
del codice non affidate con la formula della finanza di progetto ovvero con procedure di
gara ad evidenza pubblica secondo il diritto dell’Unione europea”.

I Giudici di Palazzo Spada ravvisano l’esigenza di approfondire il confronto con l’Autorità,
attraverso una richiesta di chiarimenti su alcuni punti dell’articolato sottoposto al proprio
esame e chiedono all’ANAC di chiarire una serie di passaggi decisivi ai fini dello
svolgimento dei controlli sulla quantità di appalti che il nuovo codice obbliga a mandare in
gara.

I punti da chiarire a giudizio del Consiglio di Stato sono cinque e precisamente:
•   quello relativo al fatto che il codice non si applica alle concessioni né agli appalti
    aggiudicati nei settori speciali a un’impresa collegata con l’ente o gli enti
    aggiudicatori, per svolgere le attività descritte agli articoli da 115 a 121 e di cui
    all'allegato II con la precisazione che lo schema di Linee guida richiama debitamente
    tale esclusione, ma non chiarisce quale sia il regime giuridico dei contratti di appalto
    di lavori, servizi e forniture “relativi alle concessioni” che il concessionario debba
    appunto stipulare per la esecuzione di questa.
•   quello relativo al periodo transitorio per il quale le linee guida ANAC prevedono che
    l'adeguamento al regime previsto dal nuovo codice sia “effettuato man mano che i
    contratti in essere vengono a scadenza”. Ma, in tale maniera, la condizione giuridica
    dei contratti in corso aventi scadenza posteriore al biennio indicato non è però del
    tutto univoca, in quanto il primo periodo del paragrafo 3.1 dell’articolato
    sembrerebbe, invece, sottendere l’idea che l’art. 177, comma 2, del codice possa
    comportare anche uno scioglimento anticipato degli stessi contratti. “La
    Commissione - si legge nel parere - ritiene perciò opportuno che nelle Linee guida
    venga più specificamente inquadrato, in particolare, il tema nodale degli effetti della
    scadenza del termine di adeguamento appena detto sui contratti ancora in corso, al
    fine di dare indicazioni pienamente univoche alle varie categorie di soggetti
    interessati”.
•   quello relativo alla necessità di chiarire qual è il momento da considerare per
    l'assolvimento dell'obbligo di assegnare la quota di appalti a terzi (indizione della
    gara, aggiudicazione, firma del contratto) e di conseguenza se allo stesso scopo rilevi
    l'importo della gara o quello del contratto firmato.
•   quello per cui, per un più consapevole indirizzo dei concessionari, sembrerebbe
    auspicabile precisare se l’obbligo di dar vita a procedure di evidenza pubblica posto
    dall’art. 177 implichi per tali procedure, da parte di tutti i concessionari, l’integrale
    osservanza dei contenuti del codice, come se gli obbligati fossero sempre e a tutti gli
    effetti delle amministrazioni aggiudicatrici, o se invece l’obbligo in discorso debba
    ritenersi circoscritto, per quanto di ragione, entro i limiti di cui al comma 5 dell’art.
    164 del codice, disposizione che - giova sottolineare - di per sé non contiene,
    neanche per relationem, specifiche indicazioni sulle procedure di evidenza da
    seguire;
•   quello relativo all’esigenza di elementi conoscitivi addizionali intorno alla previsione
    del paragrafo 5.3 dello schema, il quale contempla l’obbligo dei concessionari di
    elaborare un programma annuale degli affidamenti, da trasmettere ai rispettivi
    concedenti.
Le linee guida ANAC relative alle “Indicazioni per la verifica del rispetto del limite di cui
all’art. 177, comma 1, del codice, da parte dei soggetti pubblici o privati titolari di
concessioni di lavori, servizi pubblici o forniture già in essere alla data di entrata in vigore
del codice non affidate con la formula della finanza di progetto ovvero con procedure di
gara ad evidenza pubblica secondo il diritto dell’Unione europea” sono state messe in
consultazione on-line dal 4 dicembre 2017 al 22 gennaio 2017 (leggi articolo) ed il testo
definitivo unitamente alla Relazione AIR è stato inviato al Consiglio di Stato per il parere
con nota del 14 marzo 2018, prot. n. 3821.

Il Consiglio di Stato ha, sospeso, quindi, l’espressione del parere nell’attesa dei
chiarimenti richiesti nella motivazione.

Ricordiamo che un emendamento all’ultima legge di bilancio (legge 27 dicembre 2017, n.
205):

   •   restano inalterate le quote dell’80-20 per tutte le concessioni di lavori, di servizi
       pubblici previste nell’articolo 177 del Codice dei contratti mentre soltanto per le
       concessioni autostradali tali quote tornano al 60-40. Tale modifica, introdotta con
       un emendamento ad una legge finanziaria presentato dal Governo, modifica uno dei
       punti importanti inseriti nella legge delega(legge n. 11/2016) in cui all’articolo 1,
       comma 1, lettera iii) era precisato il tassativo obbligo per i soggetti pubblici e
       privati, titolari di concessioni di lavori (di qualsiasi genere) o di servizi pubblici
       già esistenti o di nuova aggiudicazione, di affidare una quota pari all'80 per cento
       dei contratti di lavori, servizi e forniture relativi alle concessioni di importo
       superiore a 150.000 euro mediante procedura ad evidenza pubblica, stabilendo
       che la restante parte possa essere realizzata da società in house.
   •   per le concessioni autostradali, quanto di nuovo previsto dall’articolo 177 del
       nuovo Codice dei contratti (quote 80-20) rispetto alle previsioni del previgente
       D.Lgs. n. 163/2006 (60-40) non verrà mai applicato anche perché sarebbe entrato
       in vigore dopo 24 mesi dall’entrata in vigore del nuovo Codice dei contratti.

                                                                  A cura di arch. Paolo Oreto

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Documenti Allegati
Parere 2 maggio 2018, n. 1152

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Speciale Codice Appalti
Norme Tecniche Costruzioni (NTC) 2018, ALIG:
'Maggiore regolamentazione della diagnostica
strutturale'
09/05/2018

Prendo spunto dai tanti articoli comparsi sulla stampa, on line, e rilanciati, alle volte
acriticamente, da associazioni di categoria e da fantomatici comitati sui molteplici “errori”
che “affliggono” la nuova edizione delle NTC. Lo faccio non tanto per difendere le NTC
2018, non mi compete, ma per cercare di riportare il confronto ad un contesto più tecnico,
più costruttivo, che abbia come target la qualità delle opere e la sicurezza degli utilizzatori.

È singolare infatti come nel battage mediatico che ha accolto l’uscita di queste NTC 2018
l’aspetto peculiare sia stato, invece che incentrato al rigore delle procedure, alla severità dei
controlli, alla qualità dei requisiti, caratterizzato da aggressività, con la minaccia del ricorso
al TAR, e dalla la ricerca del “nemico” a tutti i costi, individuato prima nei “laboratori” e
poi nei “tecnici di laboratorio” quasi si trattasse, in entrambi i casi di soggetti border line
con il malaffare e non “colleghi” che da anni operano nello stesso settore.

L’Associazione ALIG rappresenta i laboratori, autorizzati, da oltre 40 anni e il mio
laboratorio, autorizzato, opera nel settore del controllo delle costruzioni da oltre 35 anni.
Questa premessa solo per poter affermare di essere, a diritto, un membro qualificato di
quella vasta comunità che negli anni ha contribuito a formare la cultura della diagnostica,
della qualità dei controlli ma soprattutto ha contribuito alla evoluzione, graduale, di quel
concerto di regole che oggi governa la caratterizzazione dei prodotti strutturali nel mondo
delle costruzioni. In questo progredire l’attività del prelievo di calcestruzzo indurito è
sempre stato presente, dalle prime circolari, la prima, è stata pubblicata sulla G.U. n° 33 del
10 febbraio 1988, è la n° 29233 del 29 ottobre 1987, e l’ultima, e la più completa, la n°
7617/STC del 8 settembre 2010.

Proprio questa attività, ovvero il prelievo di calcestruzzo indurito, è stato uno dei bersagli
più frequenti sui quali si è accanita la stampa on line. L’origine di tanta animosità è nel fatto
che queste NTC 2018 prevedono che il prelievo in opera dei campioni di tutti i materiali
strutturali, che devono essere caratterizzati mediante l’esecuzione delle prove di cui alla
Circolare 08 settembre 2010, n. 7617/STC, sia eseguito a cura di un laboratorio di cui
all’articolo 59 del DPR 380/2001.

È necessario precisare che la suddetta competenza non rappresenta l’attribuzione di un mero
privilegio di posizione ma è coerente con i requisiti di tracciabilità dei campioni e
riproducibilità dei risultati che i laboratori autorizzati garantiscono sia perché tutti i
laboratori autorizzati, come condizione necessaria, devono essere terzi ed indipendenti
rispetto alle parti interessate dai controlli e sia perché tutti i laboratori autorizzati devono
essere giudicati conformi: nell’organizzazione aziendale, nelle procedure di certificazione,
nella formazione del personale, nella gestione delle attrezzature, etc.. ai requisiti della
circolare 7617 del 8 settembre 2010.

È subito evidente come su questo argomento il dibattito nei forum, e l’aggregazione nei
“comitati”, si sia sviluppata non su principi virtuosi, propositivi di regolamentazione del
settore della diagnostica, e dei controlli non distruttivi (CND), ma di prolungamento
dell’attuale regime di anarchia che vede operare soggetti diversi, che comprendono tanto il
“one man company” che la struttura organizzata; è facilmente comprensibile che il primo, in
termini di qualità, di rispetto delle regole, di indipendenza, rappresenta una sicura criticità, e
la seconda lo è solo quando non è garantita la terzietà e l’indipendenza, la tracciabilità delle
procedure gestionali, la evidenza delle attività di manutenzione programmata e di periodica
verifica di taratura delle attrezzature, etc….

La diagnostica è certamente molto di più di quanto si desume dai richiamati articoli ed il
fatto di ricondurla alla sola attività di carotaggio è riprova di quanto poco la conoscano gli
estensori delle “vibranti” note e di quanto ancora si debba fare perché il settore raggiunga i
livelli di qualità e di competenza che merita.
La filosofia della qualità vuole che le eventuali Non Conformità vedano la loro soluzione,
azione correttiva, con procedure di uguale o maggiore livello, è pertanto palese che nel caso
di “esito negativo di controlli di accettazione del calcestruzzo e delle prove eseguite da
laboratorio autorizzato”, l’azione correttiva non possa essere risolta da un dipendente della
stessa ditta oggetto della NC o peggio da un semplice “consulente esterno” con contratto a
termine, magari con la stessa ditta; lo stesso “consulente” che oggi, per l’attrezzatura, può
ricorrere anche al nolo a breve termine. In entrambi i casi infatti, in questo momento,
l’unico requisito è che siano genericamente “certificati”.

Analoghe, ovvero coerenti con gli stessi principi, considerazioni possono essere applicate
alle procedure di determinazione delle caratteristiche meccaniche sulle costruzioni esistenti
ovvero in un ambito strettamente connesso con la sicurezza e la pubblica incolumità, dove
garantire il possesso dei requisiti appena richiamati è indispensabile.

Da quanti che, nei tanti articoli, hanno gridato all’”errore” delle NTC in nome di una
generica “professionalità”, sono gli stessi che non hanno trovato altra soluzione
percorribile che quella di affidarsi in un contesto fortemente tecnico e qualificato, quale è
quello delle NTC, ad un giudizio legale. In un settore, quello della diagnostica strutturale e
dei CND dove molto spesso la premialità è rappresentata dal prezzo più basso, dove la tutela
dei lavoratori e la sicurezza sul lavoro divengono sempre più frequentemente un
costo, “inutile”, dove la professionalità e la competenza raramente vengono comprese ed
apprezzate ci saremmo aspettati una maggiore attenzione al rigore delle regole, ai requisiti
essenziali ed alle condizioni in cui operano i diversi soggetti.

Per quanto sopra l’ALIG intende sviluppare e condividere una proposta operativa,
di regolamentazione del settore della diagnostica strutturale e dei CND, con quanti
operano “correttamente” ed aspirano ad elevare la qualità dei servizi e l’affidabilità dei
risultati e che si propongono di garantire la Qualità del servizio non su base fiduciaria, come
è attualmente, ma assicurando che tutti i soggetti possiedano uguali requisiti ed uguali oneri,
gli stessi controlli e gli stessi controllori, il pieno possesso delle attrezzature ed uguali
programmi di taratura e manutenzione e quindi gli stessi coerenti costi di gestione.

Per quanto sopra, i requisiti che deve possedere il laboratorio, o la società di servizi, per
essere “accreditata” o “autorizzata” secondo la proposta ALIG, possono essere
sinteticamente riassunti nei punti di seguito riepilogati:

   •   la certificazione dei risultati dei controlli non distruttivi CND deve essere rilasciata
       da un soggetto, laboratorio, o la società di servizi, diverso dal tecnico verificatore o
       dal progettista, che deve essere in possesso di specifici requisiti, p.e. sistema di
gestione della qualità certificato in accordo alla UNI EN ISO 9001:2015 per le
        specifiche attività inerenti il campo dei controlli non distruttivi CND;
    •   il laboratorio, o la società di servizi, deve disporre di una struttura logistica e di un
        organigramma coerenti con le specifiche attività inerenti il campo dei controlli non
        distruttivi CND;
    •   il laboratorio, o la società di servizi, deve essere terzo ed indipendente;
    •   li laboratorio, o la società di servizi, deve annoverare nel proprio organico figure
        professionali di documentata esperienza (formate) certificate nel campo dei controlli
        non distruttivi CND nel settore edile ai sensi della norma UNI EN ISO 9712 da un
        Organismo di Certificazione in possesso di specifico schema di accreditamento
        certificato da ACCREDIA, sia per quanto riguarda il personale tecnico che esegue i
        controlli (certificazione di livello 2) sia per quanto riguarda il personale tecnico che
        le prove le dirige/coordina (certificazione di livello 3);
    •   il laboratorio, o la società di servizi, deve avere il pieno possesso delle
        strumentazioni e delle attrezzature che devono essere idonee a condurre le specifiche
        attività dei controlli non distruttivi CND per le quali emette le certificazioni.

Concludendo, il contributo che l’ALIG intende portare al dibattito che si è aperto sulle NTC
2018 con particolare attenzione ai controlli sulle costruzioni esistenti e sui prodotti
strutturali è quello di trovare una base condivisa con interlocutori qualificati dalla quale
partire per elaborare un documento e le procedure medianti le quali si regoli, e si controlli,
l’attività sperimentale legata alla diagnostica, dalle prove e prelievi in situ alle prove di
laboratorio.

                                                       A cura di dott. ing. Vincenzo D. VENTURI
                                                                               Vicepresidente ALIG

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Split payment, le novità in una circolare
dell'Agenzia delle Entrate
09/05/2018

A seguito delle modifiche apportate dalla legge n. 172/2017 si è ulteriormente ampliata la
platea di soggetti interessati all'applicazione della scissione dei pagamenti IVA (c.d. Split
payment).

Al fine di fornire maggiori chiarimenti sulla materia, l'Agenzia delle Entrate ha pubblicato
la circolare n. 9/E del Direttore che illustra proprio le novità introdotte dalla legge n.
172/2017, a partire dall’estensione, per le fatture emesse a partire dal 1° gennaio 2018, del
meccanismo della scissione dei pagamenti a una serie di nuovi soggetti, dagli enti pubblici
economici alle società partecipate pubbliche.

I nuovi destinatari delle fatture con split payment
A seguito delle modifiche apportate dalla legge n. 172/2017, infatti, rientrano
nell’applicazione della scissione dei pagamenti anche:

   •   gli enti pubblici economici nazionali, regionali e locali, comprese le aziende speciali
       e le aziende pubbliche di servizi alla persona
   •   le fondazioni partecipate da amministrazioni pubbliche per una percentuale
       complessiva del fondo di dotazione non inferiore al 70 per cento o che comunque
       siano controllate da soggetti pubblici (è il caso, ad esempio, delle fondazioni
       attraverso cui gli Ordini professionali realizzano interessi collegati alle professioni
       che rappresentano)
   •   le società controllate direttamente o indirettamente dagli enti sopra elencati e dalle
       società soggette allo split payment
•   le società partecipate per una quota non inferiore al 70 per cento da amministrazioni
       pubbliche e da enti e società soggette allo split payment Questi enti, fondazioni e
       società si aggiungono ai soggetti precedentemente coinvolti dalla disciplina della
       scissione dei pagamenti, come le Pubbliche amministrazioni e le società quotate e
       inserite nell’indice FTSE MIB della Borsa italiana.

Società fiduciarie e consulenti tecnici di ufficio, sciolti gli
ultimi dubbi
L'Agenzia delle Entrate delimita l’ambito soggettivo di applicazione dello split payment in
riferimento ai due casi pratici di quote societarie intestate a una fiduciaria e dei compensi
dovuti ai consulenti tecnici di ufficio (Ctu) che operano su incarico dell’Autorità giudiziaria.
Nel primo caso, l’Agenzia afferma che bisogna prima valutare se il cliente fiduciante
(effettivo titolare delle quote della società) rientri o meno nell’ambito dello split payment,
per stabilire se vi rientri anche la società formalmente di proprietà della fiduciaria. Nel
secondo caso, invece, in linea con la giurisprudenza della Corte di Cassazione, le Entrate
escludono l’applicabilità della scissione dei pagamenti ai compensi e onorari liquidati dal
giudice a favore del consulente tecnico di ufficio. Questo sia per ragioni di semplificazione,
sia perché il pagamento del corrispettivo del consulente, seppure effettuato
dall’Amministrazione della Giustizia, avviene con denaro fornito dalle parti individuate dal
provvedimento del Giudice nell’interesse superiore della giustizia.

Una bussola per i contribuenti: gli elenchi del Mef
L'Agenzia delle Entrate ha ricordato che, per facilitare l’individuazione dei nuovi soggetti
rientranti nel regime dello split payment, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha
pubblicato sul proprio sito internet, il 19 dicembre 2017, con effetto a partire dal 1° gennaio
2018, alcuni elenchi che permettono ai soggetti passivi Iva di verificare le informazioni
relative ai cessionari/committenti e stabilire se applicare la scissione dei pagamenti. In base
a quanto chiarito dal Dipartimento delle Finanze del Ministero, la disciplina dello split
payment ha effetto solo a partire dalla data di effettiva inclusione del soggetto nell’elenco e
della pubblicazione dell’elenco sul sito del Dipartimento delle Finanze.

Tutta la P.A. in un indice
L’Indice delle Pubbliche Amministrazioni (IPA), reperibile
all’indirizzo http://indicepa.gov.it/documentale/ricerca.php, permette ai fornitori di
verificare i riferimenti degli enti pubblici ai quali devono emettere fattura con il
meccanismo della scissione dei pagamenti.
Nessuna sanzione per gli errori da gennaio a oggi
L’Agenzia chiarisce che eventuali comportamenti non corretti adottati dai contribuenti
prima della pubblicazione dei chiarimenti forniti con la circolare di oggi sulle novità
introdotte dal 1° gennaio 2018, non saranno soggetti a sanzioni, purché non sia stato
arrecato danno all’Erario con il mancato versamento dell’imposta dovuta.

Cos’è lo split payment
Il meccanismo della scissione dei pagamenti, introdotto dalla legge di Stabilità 2015,
prevede che per gli acquisti di beni e servizi effettuati da soggetti affidabili (Pa e Società)
l’Iva addebitata in fattura debba essere versata direttamente all’Erario dagli acquirenti e non
più dal fornitore. Con il documento di prassi pubblicato oggi, l’Agenzia illustra le modifiche
introdotte dalla legge n. 172/2017 alla disciplina dello split payment con riferimento alle
operazioni per le quali viene emessa fattura a partire dal 1° gennaio 2018.

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Documenti Allegati
Circolare Agenzia delle Entrate 7 maggio 2018, n. 9/E
Bonus ristrutturazione, ok agli
interventi di risparmio energetico
senza opere edilizie
di Alessandra Marra
Entrate: le agevolazioni previste per impianti fotovoltaici, sistemi di accumulo
dell’energia e solare termico

09/05/2018 – L’installazione di impianti basati sull’impiego delle fonti rinnovabili
di energia possono accedere al bonus ristrutturazioni anche in assenza di opere
edilizie purché si acquisisca idonea documentazione attestante il conseguimento di
risparmi energetici.

A spiegarlo l’Agenzia delle Entrate nella circolare 7/E/2018 con cui ha fornito
una guida alla dichiarazione dei redditi.

Bonus ristrutturazioni e impianto fotovoltaico
La circolare spiega che tra gli interventi per il conseguimento del risparmio
energetico rientra l’installazione di un impianto fotovoltaico per la produzione di
energia elettrica, in quanto basato sull’impiego della fonte solare e, quindi,
sull’impiego di fonti rinnovabili di energia.

L’agevolazione spetta anche se non si sono realizzati lavori edili; in questo caso
è necessario che si acquisisca la scheda tecnica del produttore che attestanti il
conseguimento di risparmi energetici in applicazione della normativa vigente in
materia.

Per usufruire della detrazione è comunque necessario che l’impianto sia
installato per far fronte ai bisogni energetici dell’abitazione (cioè per usi
domestici, di illuminazione, alimentazione di apparecchi elettrici, ecc.) e, quindi,
che lo stesso sia posto direttamente al servizio dell’abitazione.

Per tali interventi, la detrazione è cumulabile con il meccanismo dello scambio
sul posto e del ritiro dedicato a condizione che l’impianto installato sia posto
direttamente al servizio dell’abitazione. Tale intervento, invece, non è cumulabile
con la tariffa incentivante.

L’agevolazione non spetta qualora la cessione dell’energia prodotta in
eccesso configuri esercizio di attività commerciale come, ad esempio, nell’ipotesi
di impianto con potenza superiore a 20 kw e di impianto con potenza non
superiore a 20 kw che non sia posto a servizio dell’abitazione.

Ristrutturazioni: sì al bonus per sistemi di accumulo di energia
L’Agenzia ha specificato anche che l'installazione del sistema di accumulo su un
impianto dà diritto alla detrazione sia nel caso in cui tale installazione sia
contestuale che successiva a quella dell'impianto fotovoltaico.

Il sistema di accumulo, infatti, si configura come un elemento funzionalmente
collegato all’impianto fotovoltaico stesso.

Pannelli solari termici: le condizioni per accedere all’ecobonus
Le Entrate ricordano che gli interventi di installazione di pannelli solari accedono
all’ecobonus nel limite di 60.000 euro. Gli interventi che danno diritto
all’agevolazione consistono nell’installazione di pannelli solari per la produzione
di acqua calda per usi domestici o industriali e per la copertura del fabbisogno
di acqua calda in piscine, strutture sportive, case di ricovero e cura nonché istituti
scolastici e università.

Il termine minimo di garanzia dei pannelli solari è fissato in cinque anni per
pannelli e bollitori e in due anni per gli accessori e i componenti tecnici. I pannelli
devono presentare una certificazione di qualità conforme alle norme rilasciata
da un laboratorio accreditato.

La detrazione spetta anche per le spese sostenute per l’installazione di sistemi
termodinamici a concentrazione solare per la produzione di acqua calda nonché
per la produzione di acqua calda ed energia elettrica in quanto tali sistemi sono
assimilabili ai pannelli solari. Le spese sostenute per l’installazione di un sistema
termodinamico per la sola produzione di acqua calda sono ammesse interamente
alla detrazione.

Nel caso in cui il sistema termodinamico sia utilizzato anche per la produzione di
energia elettrica e termica, l’intervento è agevolabile per la sola parte relativa
agli usi termici, sussistendo le altre condizioni di legge. La quota di spesa
detraibile può essere individuata in misura percentuale in base al rapporto tra
l’energia termica prodotta e quella complessivamente sviluppata dall’impianto.

Non beneficia, invece, della detrazione l’installazione di un impianto di “solar
cooling” ossia l’impianto che permette di generare acqua fredda per la
climatizzazione estiva a partire dall’acqua calda prodotta da pannelli solari.
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Norme correlate
Circolare 27/04/2018 n.7/E
Agenzia delle Entrate - Guida alla dichiarazione dei redditi delle persone fisiche relativa all’anno d’imposta 2017: spese
che danno diritto a deduzioni dal reddito, a detrazioni d’imposta, crediti d’imposta e altri elementi rilevanti per la
compilazione della dichiarazione e per l’apposizione del visto di conformità
Sicurezza edifici e territorio, in
arrivo 55 milioni di euro
di Paola Mammarella
Copriranno la progettazione dei lavori di messa in sicurezza antisismica e idrogeologica
nei Comuni in zona sismica 1 e 2

09/05/2018 - In arrivo 55 milioni di euro per la progettazione degli interventi di
messa in sicurezza antisismica e idrogeologica nel 2018 e nel 2019. È stato
pubblicato in Gazzetta Ufficiale il DM 27 aprile 2018 contenente il bando rivolto
ai Comuni situati in zona a rischio sismico 1 e 2.

Sicurezza, 55 milioni per la progettazione
Le risorse stanziate (25 milioni di euro per il 2018 e 30 milioni di euro per il 2019)
coprono le spese di progettazione definitiva ed esecutiva relativa agli interventi di
miglioramento o adeguamento antisismico di immobili pubblici e la messa in
sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico, da realizzare nel 2018 e nel 2019.

Possono presentare domanda i Comuni in zona a rischio sismico 1 e 2 (ex OPCM
3519/2006). Le richieste devono contenere le informazioni necessarie per
permettere il monitoraggio complessivo degli interventi di miglioramento e
adeguamento antisismico degli immobili pubblici e di messa in sicurezza del
territorio dal rischio idrogeologico.
La progettazione deve riferirsi, nell’ambito della pianificazione comunale, ad un
intervento compreso in uno degli strumenti di programmazione.

Le risorse saranno assegnate seguendo il seguente ordine di priorità:
- progettazione per investimenti riferiti ad interventi di miglioramento e di
adeguamento antisismico degli immobili pubblici costruiti con calcestruzzo prima
del 1971 o in muratura portante. In tal caso il finanziamento riguarda anche le
spese di verifica della vulnerabilità sismica, da effettuare contestualmente alla
progettazione;
- progettazione per investimenti riferiti ad interventi di miglioramento e di
adeguamento antisismico degli immobili pubblici sulla base di verifica della
vulnerabilità sismica già effettuata;
- progettazione per interventi di messa in sicurezza del territorio dal dissesto
idrogeologico.

Sicurezza edifici e territorio, come fare domanda
I comuni devono comunicare le richieste di contributo al Ministero dell'Interno,
entro le ore 24,00 del 15 giugno per ciascuno degli anni 2018 e 2019.

Ogni Comune potrà inviare fino ad un massimo di tre richieste di contributo per
la stessa annualità.

Le domande devono essere trasmesse al Ministero dell'Interno utilizzando il
modello di certificazione informatizzato disponibile sul sito del Mef. Un fac-
simile è contenuto nell'Allegato al decreto pubblicato. Si tratta, spiega il decreto,
solo di una rappresentazione grafica del modello vero e proprio. La
documentazione deve infatti essere trasmessa esclusivamente online.

Sicurezza edifici e territorio
Ricordiamo che le risorse derivano dal Fondo per la progettazione antisismica,
istituito dalla Manovrina 2017 e rifinanziato con il Decreto Fiscale.
Il Fondo ha avuto una dotazione iniziale di 40 milioni di euro, con l’obiettivo di
incentivare nuove costruzioni e il miglioramento antisismico degli edifici pubblici
nei Comuni a rischio sismico 1.

Successivamente, la dotazione del Fondo è stata incrementata a 60 milioni di
euro per coprire anche le zone a rischio sismico 2 e gli interventi per la
prevenzione dal rischio idrogeologico.

È stata prevista un’erogazione crescente: 5 milioni di euro nel 2017 da destinare
alla progettazione definitiva ed esecutiva relativa ad interventi di opere pubbliche,
nei Comuni nelle zone a rischio sismico 1, 25 milioni di euro nel 2018 e 30
milioni di euro nel 2019 per la progettazione antisismica nelle zone sismiche 1 e 2
e per interventi messa in sicurezza del territorio dal dissesto idrogeologico.
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