Consiglio Nazionale dei Geologi - 15 novembre 2017
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Data 15-11-2017 n.fMATTINO Pagina Foglio 39 1 Pericolo vulcani Oggi l'incontro dei sindaci con Borrelli (Protezione civile) e i vertici lngv e Cnr «Campi Flegrei, vogliamo la verità»: summit a Pozzuoli la verità-ha detto a muso duro il sin chiarificatore sul reale stato di paven Figliolia: basta dati altalenanti daco della città del bradisismo -Pren tato pericolo della Caldera deiCampi e veleni tra gli scienziati detevi la responsabilità di venire a Flegrei; presenti iComuni di Pozzuo fate chiarezza con i cittadini Pozzuoli e spiegare ai sindaci della zo na rossa e alla cittadinanza intera co li, Bacoli, Quarto, Monte di Procida, Giugliano, Marano, Napoli. Tocche sa sta accadendo e rasserenare gli ani rà, inuanzitutto, al capo della prote Nello Mazzone mi, evitando le tante contraddizioni zione civile nazionale, AngeloBorrel in cui ci tenete da mesi». Parole duris li, chiarire come stiano effettivamen POZZUOU. Da due mesi il sensore del sime. Dopo la tragedia della Solfatara te le cose e rasserenare gli animi di la temperatura della fumarola di Pi del 12 settembre scorso, quando la fa amministratori locali, associazioni e sciarelli-Solfatara non funziona più, miglia Carrer (padre, madre e figlio di cittadini. Con lui ci sararmo anche i mentre la rete di stazioni del monito 11 armi) furono inghiottiti nel cratere vertici nazionali di Ingv, Cnr e i tecni raggio sismico dei Campi Flegrei ha della Solfatara, è stato un continuo ci della protezione civile regionale. registrato dal 24 ottobre al 14 novem susseguirsi di ricostruzioni, con un Fare chiarezza è il punto principale, bre 12 terremoti di magnitudo massi balletto di dati, cifre e versioni contra anche su quanto sta awenendo alla ma 1.3 e un trend di salita del suolo stanti tra gli stessi addetti ai lavori. Solfatara. Da due mesi non si riesce a flegreo che di media supera il mezzo «Troppi veleni anche tra scienziati misurare con esattezza la temperatu centimetro al mese. Nulla di preoccu dell'Ingv e dell'Osservatorio Vesuvia ra della bocca di emissione. Il senso pante, nessun allarme particolare, no», dice il sindaco di Pozzuoli e il re fu spostato dalla pioggia torrenzia ma il sindaco di Pozzuoli, Vmcenzo suo è un riferimento ne1mneno tanto le della settimana precedente alla tra Figliolia, ha letto i report settimanali velato alle polemiche sorte per il bal gedia dei Carrer e da allora non è sta de!Bollettino dell'Osservatorio Vesu letto delle rilevazioni della magnitu to più possibile rimetterlo a posto. viano da luglio a ottobre 2017, ha rac do del sisma di Casamicciola. Ma an Troppo pericoloso, al momento, ri colto i pareri discordanti del mondo che per la teoria scientifica, osteggia collocarlo nel sito di massimo flusso scientifico per l'ipotizzato sposta di Pisciarelli-Solfatara, come si legge ta da una parte dei vulcano logo nel Bollettino pubblicato dall'Osser mento della camera magnatica sotto dell'Ingv del presunto spostamento Pozzuoli e dopo aver chiesto - invano vatorio Veuviano-Ingv. E una singola nelle viscere di Pozzuoli del fiume di re coincidenza:la rilevazione di ani -una nota chiarificatrice all'Ingv ha magma che si sarebbe spostato verso messo tutto nero su bianco in un dos dride carbonica e della temperatura lazona diLucrino. Tesiosteggiata, tra alla Solfatara-Pisciarelli sarebbe cam sier inviato alla protezione civile na gli altri, dal!'ex direttore del!'Osserva zionale. biata a seguito del nubifragio del 9 set torio Vesuviano Giuseppe De Natale. tembre scorso.C'è un nesso conia tra «A Pozzuoli leggiamo da settima Oggi a Pozzuoli alle 18.30, nelCen gedia della Solfatara? Anche su que ne notizie allarmanti sulla situazione tro comunale di Protezione civile di sto punto Pozzuoli attende una rispo deiCampi Flegrei ma ora dovete dirci Monterusciello, ci sarà l'incontro sta ufficiale dalla scienza. La situazione In tilt il sensore della fumarola Solfatara In un mese 12 terremoti suolo in salita costante ;:;;;:::;.::;;: _ .. Faito, la bella: stop al transito per i rifornimenti l'o""'"""""'"'lniWOl,LJ.al'ill.\,[w:w,,ol.....,;,;;.,.f...,dc!l>-•r'lo:�""'" Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.
15/11/2017 Dl fiscale/1. Decentramento per gli appalti post-sisma e più gare a trattativa privata Stampa Chiudi 15 Nov 2017 Dl fiscale/1. Decentramento per gli appalti post-sisma e più gare a trattativa privata Massimo Frontera Il governo accelera la ricostruzione post sisma del Centro Italia scommettendo sul decentramento delle stazioni appaltanti e lo snellimento delle procedure. La novità più rilevante - contenuta in un ampio emendamento del governo al Dl fiscale depositato ieri in Commissione Biulancio del Senato - è l'utilizzo della procedura negoziata senza bando (cioè trattativa privata a inviti alle imprese, a rotazione) per gli appalti di lavori fino a 5,2 milioni di euro (soglia comunitaria) delle opere pubbliche individuate dal commissario alla ricostruzione nell'elenco stilato dalle Regioni. Inoltre si supera il monopolio di Invitalia come unica centrale di committenza, con l'ingresso delle quattro centrali acquisti regionali, dell'Agenzia del Demanio e delle diocesi. Novità anche nella ricostruzione privata, con un giro di vite sul completamento delle schede Aedes e sulla riparazione di edifici con danni lievi. Nel primo caso si fissa al 31 gennaio 2018 il termine "tombale" per la consegna delle schede da parte dei professionisti. Chi non lo fa, perde contributo, compenso e viene cancellato dall'elenco dei professionisti. Scadenza "tombale" anche per le riparazioni di edifici inagibili con lievi danni: fissata al 30 aprile 2018. Per avviare i lavori basta la Cila (anche per interventi su parti strutturali). Spunta poi la regolarizzazione ex-post per gli edifici autocostruiti, a patto che non confliggano con Prg e piani paesistici. Ma ecco le principali otto novità in materia di appalti e edilizia. Riparazione edifici con lievi danni/1. Basta la Cila Basta la Cila per segnalare ai Comuni l'avvio della riparazione di immobili con lievi danni. La regola vale sia per gli edifici inagibili in base alla scheda Aedes, sia per quelli non utilizzabili in base alla scheda Fast. La regola vala anche nel caso in cui l'intervento riguardi parti strutturali dell'edificio. Riparazione edifici con lievi danni/2. Termine "tombale" del 30 aprile 2018 Si cerca anche di chiudere definitivamente la partita della riparazione degli edifici con danni lievi. L'emendamento introduce una sorta di scadenza "tombale" per chi ha già avviato il cantiere: la consegna delle carte (agfli uffici speciali) va fatta entro il 30 aprile 2018. Eventualmente il commissario di governo potrà posticipare, con ordinanza, la scadenza al 31 luglio 2018 ma non oltre. Per chi non riesce a rispettare il termine scatta l'inammissibilità al contributo dei lavori e perde anche il contributo di autonoma sistemazione. Scheda Aedes. Scadenza "tombale" con penalità Entro il 31 gennaio del 2018 si vuiole chiudere anche la partita delle schede Aedes. Il professionsita che non rispetta il nuovo termine definitivo viene cancelato dall'elenco dei professionsiti, perde il suo compenso e scatta l'inammissabilità al contributo per l'immobile interessato. http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AEwlaPBD/0 1/3
15/11/2017 Dl fiscale/1. Decentramento per gli appalti post-sisma e più gare a trattativa privata Regolarizzazione temporanea delle abitazioni d'emergenza Entro il 31 gennaio 2018 si potrà richiedere al comune del proprio territorio - con Cil accompagnata da perizia asseverata - la regolarizzazione temporanea dell'alloggio realizzato a seguito dell'inagibilità della propria abitazione a causa del terremoto. La regolarizzazione è possibile a patto che l'intervento sia compatibile con il Piano regolatore e i piani paesaggistici. Se l'edificio ha le caratteristiche di «un'opera precaria e facilmente amovibile» non è richiesta la conformità urbanistica e paesaggistica. Una volta rispristinato il proprio l'alloggio distrutto o danneggiato, l'alloggio d'emergenza va smantellato. La presentazione dell'istanza comporta la cancellazione di tutte le sanzoni eventualmente emesse a carico dell'autore dell'intervento, ma anche la perdita del contributo di autonoma sistemazione eventualmente assegnato, salvo che l'immobile temporaneo realizzato non sia ancora utilizzabile per abitarci. Immobili danneggiati anche dal sisma dell'Abruzzo Per eliminare la sovrapposizione delle procedure nel caso di danni su immobili già danneggiati dal sisma del 2009 in Abruzzo, si stabilisce che, nel caso non siano stati ultimati i lavori, la procedura da seguire dipenda dal maggiore importo causato dal terremoto. I criteri per stabilire la parte prevalente del danno dovranno essere definiti con ordinanza commissariale. Procedure Immobili scolastici, sanitari e di culto gestiti da privati stralciate dalla ricostruzione pubblica Dal "canale" delle procedure riservate alla ricostruzione pubblica vengono stralciate alcuni tipi di immobili. Si tratta di interventi relativi a scuole paritarie e asili privati, strutture sanitarie e socio sanitarie private e edifici tutelati appartenenti a enti ecclesiastici civilmente riconosciuti . Questa categorie vengono ricondotte nell'alveo delle procedure relative alla ricostruzione privata. Piano "del commissario" con affidamenti a trattativa privata Il Commissario di governo si riserva una corsia preferenziale per realizzare le opere pubbliche più urgenti, selezionate all'interno dell'elenco stiulato dalle Regioni. Per le opere con importo di lavori fino alla soglia comunitaria - cioè fino 5,22 milioni di euro, sarà possibili assegnare l'appalto con procedura negoziata. Invece della pubblicazione del bando si potrà invitare almeno cinque imprese a presentare l'offerta, assicurando un criterio di roitazione. Decentramento appalti: più centrali di committenza e soggetti attuatori Si allarga e si potenzia il perimetro dei soggetti attuatori, cioè delle stazioni appaltanti. Le Regioni, che già operano come soggetti attuatori attraverso gli uffici speciali della ricostruzione, potranno farlo anche direttamente pubblicando gare di lavori, servizi e forniture attraverso le rispettive centrali acquisti regionali. Confermato il ruolo di Mit e Mibact come soggetto attuatore. A questi si aggiungono l'Agenzia del Demanio e le diocesi, per interventi su immobili di rispettiva pertinenza. Si supera così il "monopolio" di Invitalia come centrale unica di committenza. Non solo. Le Regioni, relativamente agli interventi nei loro territori, potranno ulteriormente delegare i comuni la funzione di soggetto attuatore. http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AEwlaPBD/0 2/3
15/11/2017 Dl fiscale/1. Decentramento per gli appalti post-sisma e più gare a trattativa privata P.I. 00777910159 - Copyright Il Sole 24 Ore - All rights reserved http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AEwlaPBD/0 3/3
15/11/2017 Dl fiscale/2. Torna (più ricco) il fondo progettazione per i Comuni Stampa Chiudi 15 Nov 2017 Dl fiscale/2. Torna (più ricco) il fondo progettazione per i Comuni Giuseppe Latour Nasce dalle ceneri del vecchio fondo progettazione per gli enti locali un nuovo plafond, dedicato alla messa in sicurezza degli edifici pubblici e al contrasto del dissesto idrogeologico, con una dotazione più ricca di venti milioni di euro. E una procedura completamente rinnovata per effettuare le richieste, a partire dal 2018. È il senso di un emendamento al decreto fiscale presentato in commissione Bilancio al Senato dal Governo. Il testo prevede che «al fine di favorire gli investimenti, sono assegnati ai Comuni» contributi soggetti a rendicontazione a copertura delle spese di progettazione definitiva ed esecutiva, relativa ad interventi di opere pubbliche, nel limite di 5 milioni di euro per l'anno 2017. Fin qui l'emendamento ricalca la manovrina che, però, viene profondamente innovata a partire dal 2018. Per il prossimo anno e il 2019, infatti, potranno accedere al bonus anche i sindaci delle zone a rischio sismico 2, sempre «per spese di progettazione definitiva ed esecutiva», ma stavolta «relativa ad interventi di miglioramento e di adeguamento antisismico di immobili pubblici e messa in sicurezza del territorio dal dissesto idrogeologico». Il limite, rispetto agli stanziamenti già effettuati, viene incrementato di 20 milioni, tra il 2018 e il 2019. Di conseguenza il fondo in questione viene ribattezzato come «fondo per la progettazione definitiva ed esecutiva nelle zone a rischio sismico e per la messa in sicurezza del territorio dal dissesto idrogeologico». Non è la sola novità. Cambiano, infatti, completamente le regole di funzionamento del fondo, con l'obiettivo di renderlo più efficace. Anzitutto, gli importi erogati a titolo di contribuzione non potranno sforare i limiti fissati dal decreto parametri del ministero della Giustizia per i servizi di progettazione. Inoltre, per ottenere l'erogazione dei contributi i Comuni dovranno affrontare una procedura completamente nuova, inviando le proprie richieste entro il 15 giugno. E inserendo nelle istanze informazioni sul livello progettuale per il quale si richiede il contributo e il codice di progetto dell'opera. La richiesta dovrà anche contenere le informazioni necessarie per permettere il monitoraggio complessivo degli interventi di miglioramento e adeguamento antisismico e di messa in sicurezza del territorio dal dissesto idrogeologico di immobili pubblici. Ciascun comune, poi, potrà inviare fino ad un massimo di tre richieste di contributo per la stessa annualità. La progettazione dovrà riferirsi, nell'ambito della pianificazione comunale, a un intervento compreso negli strumenti programmatori del Comune. Infine, verrà data priorità alla progettazione di interventi di miglioramento e di adeguamento antisismico «degli immobili pubblici costruiti con calcestruzzo prima del 1971 o in muratura portante». In questi casi il finanziamento riguarda anche le spese di verifica della vulnerabilità http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AEgWQOBD/0 1/2
15/11/2017 Dl fiscale/2. Torna (più ricco) il fondo progettazione per i Comuni sismica da fare contestualmente alla progettazione. Subito dopo sarà finanziata la progettazione di investimenti riferiti ad interventi di miglioramento e di adeguamento antisismico degli immobili pubblici «sulla base di verifica di vulnerabilità sismica già effettuata». Al terzo gradino sarà finanziata la progettazione per interventi di messa in sicurezza del territorio dal dissesto idrogeologico. P.I. 00777910159 - Copyright Il Sole 24 Ore - All rights reserved http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AEgWQOBD/0 2/2
15/11/2017 Costruzioni, la vera ripresa (+2,5%) arriva nel 2018, trainata dalle opere pubbliche Stampa Chiudi 15 Nov 2017 Costruzioni, la vera ripresa (+2,5%) arriva nel 2018, trainata dalle opere pubbliche Alessandro Arona La vera ripresa per le costruzioni non è ancora arrivata, con gli ultimi due anni (2016 e 2017) al di sotto delle previsioni (+1,0 e +1,1% in valori reali), dopo una crisi che in otto anni (dal 2005 al 2014) ha ridotto il settore (investimenti) del 33% e ha bruciato 600mila posti di lavoro (da due milioni a 1,4, un calo del 30%). Ma l'ora del riscatto sembra vicina, e per il 2018 le previsioni sono di una crescita del 2,5% (rispetto al +1,5% previsto dal governo per il Pil), trainata in particolare dalla opere pubbliche, che dovrebbero finalmente produrre una crescita di spesa dopo le delusioni degli ultimi due anni (-2,6 e -1,5%, sempre in valori reali). Il centro di ricerca Cresme presenterà domani a Venezia (ore 9,30, Aula Magna Iuav) il suo rapporto congiunturale annuale, che il direttore Lorenzo Bellicini anticipa in pillole al Sole 24 Ore. «Nel 2016 e quest'anno - spiega Bellicini - c'è stata ancora una frenata delle opere pubbliche, un fenomeno con varie cause tra cui i comuni del sud che nel 2014 e 2015 avevano speso tanto per i fondi strutturali 2007-2013 in ritardo, e che poi non hanno saputo riprendersi nonostante le nuove regole di bilancio più flessibili». Inoltre - spiega il Cresme - negli ultimi due anni si è assistito al «persistere delle difficoltà di spesa per investimenti delle amministrazioni pubbliche», per cui nonostante programmi e finanziamenti messi in campo dal governo la spesa per opere pubbliche è calata ancora del 2,6% nel 2016 ed è prevista a -1,5% anche quest'anno, sempre dopo gli anni della crisi che avevano fatto scendere gli investimenti pubblici in costruzioni del 36% in valori reali. Sul calo 2016-2017 ha inciso anche «il rallentamento degli investimenti di alcune imprese dei settori energia e trasporti autostradali». Ma «a partire dal 2018 - spiega il Cresme - è previsto un nuovo ciclo di crescita degli investimenti spinto dalle nuove ingenti risorse attivate nell'ultimo biennio (avvio programmazione 2014-2020 e le risorse dal bilancio dello Stato 2016, 2017 e 2018)». Risorse, calcola il Cresme, per 149 miliardi di euro. «Il nuovo ciclo di crescita delle opere pubbliche - prevede il Cresme - dovrebbe durare almeno fino al 2022». «Le risorse sono tante - commenta Bellicini - ora bisogna saperle spendere». «Il recupero dell'edilizia esistente - prosegue il direttore Cresme - cresce da anni, ma ormai è al massimo, più di tanto non si può andare. Per fare un ulteriore salto deve partire la rigenerazione urbana». «L'antisismica resta una scommessa, ci sono i nuovi bonus rafforzati dal 2018, ma non è http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AEpG7SBD/0 1/2
15/11/2017 Costruzioni, la vera ripresa (+2,5%) arriva nel 2018, trainata dalle opere pubbliche semplice calcolare quale impatto effettivo avranno sul mercato». «Per le nuove costruzioni residenziali», crollate di oltre il 40% negli anni della crisi, «qualcosa comincerà a muoversi ma non è questo il futuro.». «Il non residenziale - prosegue Bellicini - risente della ripresa economica e ha ottimi margini per crescere». Ma al centro del Rapporto Cresme ci sarà anche «la vera metamorfosi che il settore sta affrontando», spiega Bellicini. «È la seconda rivoluzione industriale delle costruzioni, dopo quella del 1850 dovuta al cemento armato, ed è fatta di digitalizzazione della progettazione e del processo costruttivo, nuovi materiali, nuovi strumenti di misurazione, nuove tecnologie di costruzione, energie rinnovabili. I modelli di offerta e i comprtamenti della domanda vengono ridisegnati». In affanno resta però l'occupazione, crollata del 30% dai due milioni di addetti di dieci anni fa agli 1,404 milioni del 2016 (dati Istat), ancora -4,38% sul 2015. Nel secondo trimestre 2017 il dato è in lieve ripresa a 1,424 milioni. P.I. 00777910159 - Copyright Il Sole 24 Ore - All rights reserved http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AEpG7SBD/0 2/2
Riqualificazione urbana e sicurezza periferie: in Gazzetta la delibera CIPE n. 72/2017 15/11/2017 È stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 265 del 13 novembre 2017 la Delibera CIPE 31 ottobre 2017, n. 72 recante "Fondo per lo sviluppo e la Coesione 2014-2020 determinazione e modulazione delle risorse assegnate con la delibera CIPE n. 2/2017 al Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie". Con la nuova delibera viene determinata l'assegnazione di 761,32 milioni di euro disposta con la delibera CIPE n. 2/2017, suddivisa sulla base dei criteri di carattere territoriale: • 603,90 milioni di euro, a copertura integrale del fabbisogno finanziario residuo degli interventi delle città metropolitane e dei comuni capoluogo che appartengono alla macro-area del Mezzogiorno e che si siano collocati utilmente in graduatoria; • 157,42 milioni di euro, in favore di città metropolitane e comuni capoluogo del centro nord secondo l'ordine di graduatoria e sempre per la parte corrispondente al fabbisogno finanziario non coperto della graduatoria medesima.
Le risorse saranno trasferite secondo le disposizioni contenute nei: • DPCM 25 maggio 2016 - relativo all’Approvazione del bando con il quale sono definiti le modalità e la procedura di presentazione dei progetti per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane, dei comuni capoluogo di provincia e della città di Aosta • DPCM 6 dicembre 2016 - relativo all’Approvazione della graduatoria del Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie come modificati dai: • DPCM 16 febbraio 2017 • DPCM 16 giugno 2017 cui si rinvia anche per quanto riguarda le modalità di attuazione dei progetti. Ricordiamo che le modifiche sono state necessarie a causa di alcuni discrasie. In particolare, le percentuali disposte dall'articolo 4, commi 3 e 4, del DPCM 25 maggio 2016 e successivamente ribadite dall'art. 5, commi 3, 4 e 5, del DPCM 6 dicembre 2016 non avrebbero consentito l'allineamento tra l'avanzamento dei progetti e l'erogazione dei relativi finanziamenti, determinando l'anticipazione delle risorse necessarie da parte degli enti partecipanti al Programma straordinario. Per questo motivo è stato ritenuto necessario adeguare le percentuali di erogazione del finanziamento alle percentuali di avanzamento degli stessi, al fine di far fronte tempestivamente alle esigenze finanziarie degli enti partecipanti al Programma straordinario. Il profilo di impiego delle risorse è il seguente: • 260,00 milioni di euro per il 2017; • 247,00 milioni di euro per il 2018; • 254,32 milioni di euro per il 2019. A cura di Redazione LavoriPubblici.it Copertina © arch. Danilo Maniscalco © Riproduzione riservata Documenti Allegati Delibera
Strategia Energetica Nazionale 2017, presentato il piano per gestire il cambiamento del sistema energetico 15/11/2017 Con D.M. del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, è stata adottata la Strategia Energetica Nazionale 2017 (SEN2017), il piano decennale del Governo italiano per anticipare e gestire il cambiamento del sistema energetico. La SEN2017 è il risultato di un processo articolato e condiviso durato un anno che ha coinvolto, sin dalla fase istruttoria, gli organismi pubblici operanti sull’energia, gli operatori delle reti di trasporto di elettricità e gas e qualificati esperti del settore energetico. Nella fase preliminare sono state svolte due audizioni parlamentari, riunioni con i gruppi parlamentari, le Amministrazioni dello Stato e le Regioni. La proposta di Strategia è stata quindi posta in consultazione pubblica per tre mesi, con una ampia partecipazione: oltre 250 tra associazioni, imprese, organismi pubblici, cittadini e esponenti del mondo universitario hanno formulato osservazioni e proposte, per un totale di 838 contributi tematici, presentati nel corso di un’audizione parlamentare dalle Commissioni congiunte Attività produttive e Ambiente della Camera e Industria e Territorio del Senato.
Obiettivi qualitativi e target quantitativi L'Italia ha raggiunto in anticipo gli obiettivi europei - con una penetrazione di rinnovabili del 17,5% sui consumi complessivi al 2015 rispetto al target del 2020 di 17% - e sono stati compiuti importanti progressi tecnologici che offrono nuove possibilità di conciliare contenimento dei prezzi dell’energia e sostenibilità. La Strategia si pone l’obiettivo di rendere il sistema energetico nazionale più: • competitivo: migliorare la competitività del Paese, continuando a ridurre il gap di prezzo e di costo dell’energia rispetto all’Europa, in un contesto di prezzi internazionali crescenti • sostenibile: raggiungere in modo sostenibile gli obiettivi ambientali e di de- carbonizzazione definiti a livello europeo, in linea con i futuri traguardi stabiliti nella COP21 • sicuro: continuare a migliorare la sicurezza di approvvigionamento e la flessibilità dei sistemi e delle infrastrutture energetiche, rafforzando l’indipendenza energetica dell’Italia Fra i target quantitativi previsti dalla SEN: • efficienza energetica: riduzione dei consumi finali da 118 a 108 Mtep con un risparmio di circa 10 Mtep al 2030 • fonti rinnovabili: 28% di rinnovabili sui consumi complessivi al 2030 rispetto al 17,5% del 2015; in termini settoriali, l’obiettivo si articola in una quota di rinnovabili sul consumo • elettrico del 55% al 2030 rispetto al 33,5% del 2015; in una quota di rinnovabili sugli usi termici del 30% al 2030 rispetto al 19,2% del 2015; in una quota di rinnovabili nei • trasporti del 21% al 2030 rispetto al 6,4% del 2015 • riduzione del differenziale di prezzo dell’energia: contenere il gap di costo tra il gas italiano e quello del nord Europa (nel 2016 pari a circa 2 €/MWh) e quello sui prezzi • dell'elettricità rispetto alla media UE (pari a circa 35 €/MWh nel 2015 per la famiglia media e al 25% in media per le imprese) • cessazione della produzione di energia elettrica da carbone con un obiettivo di accelerazione al 2025, da realizzare tramite un puntuale piano di interventi infrastrutturali • razionalizzazione del downstream petrolifero, con evoluzione verso le bioraffinerie e un uso crescente di biocarburanti sostenibili e del GNL nei trasporti pesanti e marittimi al posto dei derivati dal petrolio • verso la decarbonizzazione al 2050: rispetto al 1990, una diminuzione delle emissioni del 39% al 2030 e del 63% al 2050 • raddoppiare gli investimenti in ricerca e sviluppo tecnologico clean energy: da 222 Milioni nel 2013 a 444 Milioni nel 2021 • promozione della mobilità sostenibile e dei servizi di mobilità condivisa • nuovi investimenti sulle reti per maggiore flessibilità, adeguatezza e resilienza; maggiore integrazione con l’Europa; diversificazione delle fonti e rotte di approvvigionamento gas e gestione più efficiente dei flussi e punte di domanda
• riduzione della dipendenza energetica dall’estero dal 76% del 2015 al 64% del 2030 (rapporto tra il saldo import/export dell’energia primaria necessaria a coprire il fabbisogno e il consumo interno lordo), grazie alla forte crescita delle rinnovabili e dell’efficienza energetica Azioni trasversali Il raggiungimento degli obiettivi presuppone alcune condizioni necessarie e azioni trasversali: • infrastrutture e semplificazioni: la SEN 2017 prevede azioni di semplificazione e razionalizzazione della regolamentazione per garantire la realizzazione delle infrastrutture e degli impianti necessari alla transizione energetica, senza tuttavia indebolire la normativa ambientale e di tutela del paesaggio e del territorio né il grado di partecipazione alle scelte strategiche • costi della transizione: grazie all’evoluzione tecnologica e ad una attenta regolazione, è possibile cogliere l’opportunità di fare efficienza e produrre energia da rinnovabili a costi sostenibili. Per questo la SEN segue un approccio basato prevalentemente su fattori abilitanti e misure di sostegno che mettano in competizione le tecnologie e stimolino continui miglioramento sul lato dell’efficienza • compatibilità tra obiettivi energetici e tutela del paesaggio: la tutela del paesaggio è un valore irrinunciabile, pertanto per le fonti rinnovabili con maggiore potenziale residuo sfruttabile, cioè eolico e fotovoltaico, verrà data priorità all’uso di aree industriali dismesse, capannoni e tetti, oltre che ai recuperi di efficienza degli impianti esistenti. Accanto a ciò si procederà, con Regioni e amministrazioni che tutelano il paesaggio, alla individuazione di aree, non altrimenti valorizzabili, da destinare alla produzione energetica rinnovabile • effetti sociali e occupazionali della transizione: fare efficienza energetica e sostituire fonti fossili con fonti rinnovabili genera un bilancio netto positivo anche in termini occupazionali, ma si tratta di un fenomeno che va monitorato e governato, intervenendo tempestivamente per riqualificare i lavoratori spiazzati dalle nuove tecnologie e formare nuove professionalità, per generare opportunità di lavoro e di crescita Investimenti attivati La Strategia energetica nazionale costituisce un impulso per la realizzazione di importanti investimenti, incrementando lo scenario tendenziale con investimenti complessivi aggiuntivi di 175 miliardi al 2030, così ripartiti: • 30 miliardi per reti e infrastrutture gas e elettrico • 35 miliardi per fonti rinnovabili • 110 miliardi per l’efficienza energetica Oltre l’80% degli investimenti è quindi diretto ad incrementare la sostenibilità del sistema energetico, si tratta di settori ad elevato impatto occupazionale ed innovazione tecnologica.
Governance, attuazione e monitoraggio Il tema dell’energia è trasversale e necessita di una decisa azione di coordinamento tra i vari soggetti (Amministrazioni centrali, Regioni, istituti scientifici) e di collaborazione istituzionale con l’Autorità per l’energia. E’ essenziale inoltre integrare le politiche energetiche con quelle di altri settori e con quelle regionali, in modo da assicurare coerenza d’approccio e cogliere le possibili sinergie, anche per offrire opportunità di sviluppare nuove filiere produttive 4.0 Per questo si prevede l’istituzione di una Cabina di regia, per il monitoraggio dell’attuazione della SEN, costituita dai Ministeri dello sviluppo economico e dell’Ambiente, con la partecipazione dei Ministeri dell’economia, dei trasporti e dei beni culturali, con una rappresentanza delle Regioni e con periodico coinvolgimento degli enti locali, degli stakeholders e delle parti sociali. Per garantire trasparenza al processo di attuazione, il Governo sarà inoltre tenuto a riferire annualmente al Parlamento sullo stato di implementazione della strategia e sulle iniziative adottate utili al raggiungimento degli obiettivi fissati, nonché ad avviare ogni tre anni un processo partecipato e condiviso di revisione della Strategia. Questa Strategia non va considerata un punto di arrivo, ma di partenza. Con la sua approvazione parte il lavoro per la presentazione alla Commissione europea entro il 2018 della proposta di Piano integrato per l’energia e il clima (CEP) previsto dall’UE, che dovrà indicare obiettivi al 2030, politiche e misure per le cinque “dimensioni dell’energia”: decarbonizzazione e rinnovabili, efficienza energetica, sicurezza energetica, mercato interno, innovazione e competitività. La Strategia Energetica pone obiettivi ambiziosi e complessi. Per raggiungerli servono policy pubbliche efficienti ma il successo della strategia dipende anche dalle azioni di tutti giorni: responsabilizzare i cittadini nelle loro scelte di consumo verso un utilizzo consapevole delle fonti energetiche è essenziale. La Sen è una scommessa sul futuro del sistema energetico. L’energia per vincerla non ci manca. A cura di Ufficio Stampa Ministero dello Sviluppo Economico © Riproduzione riservata Documenti Allegati SEN 2017 Presentazione Brochure
Ricorso incidentale, dal Consiglio di Stato chiarimenti sulla decorrenza del termine 15/11/2017 Il giorno di inizio della decorrenza (c.d. dies a quo) per proporre un ricorso incidentale contro l’ammissione di un altro concorrente dalla gara decorre dalla notifica del ricorso principale e non dalla conoscenza del provvedimento di ammissione pubblicato sul profilo del committente. Questo uno dei più interessanti contenuti della sentenza 10 novembre 2017, n. 5182con la quale la Sezione Terza del Consiglio di Stato ha trattato il tema della decorrenza del termine per impugnare, con ricorso incidentale, l’ammissione di un altro concorrente in gara. Nella trattazione del caso, a parere dei giudici di primo grado, l’impugnativa incidentale paralizzante sarebbe stata proposta tardivamente, in quanto notificata oltre il termine di 30 giorni computabili con decorrenza, non dalla notifica del ricorso principale - come previsto per il ricorso incidentale ordinario dall’art. 42, comma 1, c.p.a. - ma dalla conoscenza del provvedimento di ammissione resa nota mediante pubblicazione sul profilo del committente (art. 29 del D.Lgs. n. 50/2016). Secondo il Tar di Napoli, la previsione di un rito superaccelerato per l'impugnativa dei provvedimenti di esclusione ed ammissione, trova la sua ratio nell’esigenza, da un lato, di definire la platea dei soggetti ammessi alla gara in un momento antecedente all'esame delle
offerte e alla conseguente aggiudicazione (Consiglio di Stato, parere n. 855/2016 sul codice degli appalti pubblici); e, dall’altro, di evitare l’impugnazione dell’aggiudicazione per vizi derivati dalla fase della verifica dei requisiti di partecipazione alla gara, e ciò al fine di scongiurare possibili regressioni del procedimento alla fase di ammissione, con grave pregiudizio in termini di speditezza ed economicità dello svolgimento della gara (Consiglio di Stato, parere n. 782/2017sul decreto correttivo al nuovo codice degli appalti pubblici). Secondo Palazzo Spada, la decorrenza del termine di introduzione dell’impugnativa incidentale dalla notifica del ricorso principale, non pare compromettere il conseguimento dell’obiettivo essenziale avuto di mira dal legislatore del rito superaccelerato, restando comunque ferma - anche a voler accogliere tale impostazione - la preclusione all’attivazione del rimedio processuale quale strumento per dedurre, in sede di impugnazione della successiva aggiudicazione, le censure riferite alla fase di ammissione (“L'omessa impugnazione preclude la facoltà di far valere l'illegittimità derivata dei successivi atti delle procedure di affidamento, anche con ricorso incidentale”). Il fatto stesso che l’art. 120, comma 6 bis del c.p.a., nel contesto di una norma espressamente riferita al rito sulle ammissioni ed esclusioni, faccia menzione del ricorso incidentale, porta a ritenere che la portata di tale rimedio processuale sia da intendersi estesa (quantomeno anche) agli atti che costituiscono l’oggetto proprio di questa tipologia di rito. A voler dare corso all’impostazione accolta dal Tar Napoli, il rimedio processuale azionato dal concorrente convenuto in giudizio finirebbe per risultare del tutto svincolato e indipendente dal ricorso principale, sia sotto il già esaminato profilo del termine decadenziale della sua introduzione in giudizio; sia sotto il profilo della essenzialità della sua cognizione, poiché il giudice sarebbe chiamato in ogni caso a scrutinare il mezzo incidentale anche in ipotesi di acclarata infondatezza del rimedio principale. Più in generale, il giudice dovrebbe esaminare entrambe le impugnative, indipendentemente dai loro esiti rispettivi, trattandole alla stregua di azioni del tutto autonome e prive di reciproche implicazioni. Dunque, non di “ricorso incidentale” in senso proprio potrebbe discorrersi, una volta sterilizzatene tutte le più specifiche proprietà che lo configurano come strumento di difesa riconvenzionale, proponibile in via consequenziale all’impugnativa principale; di più, del ricorso incidentale non resterebbe nemmeno il nomen, poiché al giudizio di primo grado è del tutto estranea - in quanto nota solo al grado d’appello - la variante del ricorso “incidentale nella forma ma principale nella sostanza”. Secondo i giudici del CdS deve, dunque, ritenersi preferibile ricondurre il ricorso incidentale, anche nel contesto del rito disciplinato dall’art. 120, comma 2 bis, c.p.a., al regime decadenziale previsto dall’art. 42, comma 1 c.p.a. Ne consegue, nel caso di specie, che va riconosciuta la tempestività del ricorso incidentale avanzato in primo grado e conseguentemente deve trovare accoglimento in parte qua l’appello incidentale, con conseguente riforma sul punto della sentenza di primo grado. A cura di Redazione LavoriPubblici.it © Riproduzione riservata Documenti Allegati Sentenza
Inail: Esecuzione in sicurezza dei lavori in copertura 15/11/2017 L’Inail ha, recentemente, pubblicato un quaderno di ricerca dal titolo “Esecuzione in sicurezza dei lavori in copertura. Misure di prevenzione e protezione”. La mancanza di una legislazione nazionale specifica, che prescriva la dotazione sulle coperture di sistemi necessari a garantire la sicurezza dei lavoratori che svolgono attività su di esse, ha determinato, in molte regioni italiane, l’emanazione di regolamenti ad hoc. Le regioni hanno dunque legiferato riguardo alle misure preventive e protettive atte a consentire l’accesso, il transito e l’esecuzione dei lavori in quota in condizioni di sicurezza negli interventi sulle coperture. Le misure di sicurezza individuate a livello locale non sono, per ovvie ragioni, “armonizzate” a livello nazionale e non facilitano il lavoro dei vari soggetti coinvolti.
Ci sono poi regioni che non dispongono affatto di una legislazione in merito. La presenza di norme tecniche UNI che affrontano, anche se indirettamente, l’argomento consente in via volontaria di avere a disposizione uno strumento comunque condiviso che ben si raccorda al quadro legislativo esistente. Le disposizioni regionali più recenti non prevedono più l’obbligo “generico” dell’installazione dei sistemi di ancoraggio, ma l’adozione di misure a carattere permanente. È possibile utilizzarne di tipo provvisorio (non permanente, quindi), nei casi in cui sulle coperture esistenti non sia possibile adottare misure di questo tipo permanente, a causa di caratteristiche strutturali non idonee oppure contrastanti con prescrizioni regolamentari o con norme di tutela riguardanti l’immobile interessato dall’intervento. Individuare tutte le possibili misure di prevenzione e protezione non è facile. In questo contesto ne sono state analizzate alcune per l’accesso (piattaforme di lavoro mobili elevabili, ponteggi, scale a pioli anticaduta, scale portatili, trabattelli), altre relative al transito e all’esecuzione (parapetti di sommità, parapetti provvisori, reti di sicurezza, ancoraggi e sistemi di ancoraggio, dispositivi di protezione individuale contro le cadute dall’alto). Il volume è suddiviso nei seguenti paragrafi: 1. Riferimenti 2. Valutazione del rischio 3. Elementi caratteristici della copertura 4. Accesso e/o sbarco 5. Transito ed esecuzione. In allegato la il testo in versione integrale. A cura di Redazione LavoriPubblici.it © Riproduzione riserva Documenti Allegati Esecuzione in sicurezza dei lavori in copertura. Misure di prevenzione e protezione
Scuole, ecco i 478 istituti beneficiari dei 321 milioni di euro per i lavori antisismici di Paola Mammarella Al via le riparazioni ritenute necessarie dopo le indagini diagnostiche realizzate nel 2016 con i 40 milioni della ‘Buona Scuola’ 15/11/2017 – Più vicina la realizzazione degli interventi di messa in sicurezza e l’adozione di misure antincendio e antisismiche nelle scuole superiori. È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il DM 8 agosto 2017 con l'elenco dei 478 interventi sulle scuole finanziati con 321 milioni di euro dalla Manovrina 2017 (Legge 96/2017). Guarda la lista degli interventi e delle scuole beneficiarie Tra gli interventi che saranno finanziati ci sono i lavori su solai e controsoffitti ritenuti necessari dopo le indagini diagnostiche realizzate nel 2016 con i 40 milioni di euro della legge sulla Buona Scuola (Legge
107/2015). La ripartizione dei 321 milioni di euro L’utilizzo dei 321 milioni di euro è stato suddiviso in questo modo: 79 milioni per il 2017, 118 milioni per il 2018, 80 milioni per il 2019 e 44,1 milioni per il 2020. A livello territoriale, la quota maggiore andrà alla Campania (48 milioni), seguita dall'Emilia Romagna (29,8 milioni), dalla Calabria (27,5 milioni) e dalla Lombardia (25 milioni). Ultime in classifica la Sardegna (4,5 milioni) e il Molise (4 milioni). Scendendo più nel dettaglio, è stato il Liceo Classico Cotugno (provincia de L’Aquila) ad essersi aggiudicato il finanziamento più alto: più di 6,7 milioni per interventi di adeguamento e miglioramento antisismico. Il Liceo Scientifico C. Caminiti (Provincia di Messina) ha ottenuto 6,6 milioni per la realizzazione di un nuovo edificio da adibire ad aule, uffici e laboratori. All’Istituto tecnico industriale "G. Vallauri” (Provincia di Reggio Calabria) sono stati assegnati 5,3 milioni per interventi strutturali. Nell'Allegato al decreto sono indicati, per ogni Regione, l'elenco degli interventi finanziati e l'elenco di quelli in attesa di finanziamento, che potranno essere effettuati in caso di economie di gara e ribassi d'asta. Le risorse risparmiate o non utilizzate non rimarranno infatti nella disponibilità degli enti locali, ma saranno destinate allo scorrimento delle graduatorie stilate sulla base delle istanze presentate. Progettazione e aggiudicazione entro il 13 novembre 2018 Le province e le Città metropolitane beneficiarie dei finanziamenti dovranno approvare le progettazioni esecutive degli interventi ed effettuare l’aggiudicazione, almeno in via provvisoria, entro il 13 novembre 2018, cioè dodici mesi dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Il mancato rispetto dei termini farà scattare la revoca delle risorse. Prevista la revoca anche se l’intervento finanziato risulta assegnatario di un altro finanziamento nazionale o comunitario per le stesse finalità. In caso di revoca, le risorse confluiranno nel Fondo Investimenti, introdotto dalla Legge di Bilancio 2017 per la realizzazione di una serie di interventi infrastrutturali. © Riproduzione riservata
Bando Periferie 2015, al via i primi 46 progetti di recupero di Alessandra Marra Operativi i 2,1 miliardi di euro per i 120 progetti del Bando Periferie 2016. Da oggi le domande per il Bando ‘Sport e Periferie’ del Coni 15/11/2017 – In partenza i primi progetti per la riqualificazione delle periferie degradate. Lo scorso 13 novembre, infatti, nel Palazzo Loggia a Brescia il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Maria Elena Boschi, ha firmato le convenzioni con i 46 sindaci delle città beneficiarie dei primi 79 milioni di euro previsti dal Piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate. Brescia è risultata prima in graduatoria e per questo scelta come sede per la firma delle convenzioni.
Piano periferie degradate: al via i primi progetti Con la firma delle convenzioni potranno partire i primi progetti di “rammendo” finalizzati a ridurre i fenomeni di violenza e devianza sociale. Inoltre, i progetti saranno rivolti al sostegno delle attività scolastiche, alla protezione e all’accoglienza ma anche alla sostenibilità ambientale, allo stimolo di nuove attività imprenditoriali giovanili e alla formazione. Ricordiamo che, dopo le rimodulazioni del Fondo (che inizialmente prevedeva 200 milioni di euro) il Governo ha deciso di finanziare con 78 milioni di euro solo i primi 46 progetti. Successivamente, con la Delibera Cipe 73/2017, sono stati assegnati altri 90 milioni di euro per scorrere la graduatoria dei progetti ammessi, dal numero 47 in avanti, fino alla copertura di tutti i progetti presentati dai comuni che ricadono nelle regioni del Mezzogiorno. Bando Periferie 2016: ultima trance dal Cipe Procede anche l’iter previsto dal Bando Periferie 2016 da 2,1 miliardi di euro. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Delibera 72/2017, che assegna gli ultimi 800 milioni di euro, sono operative tutte le risorse per il finanziamento dei 120 progetti del Bando Periferie 2016. Attingendo al Fondo Sviluppo e Coesione 2014-2020, la Delibera Cipe destina 761,32 milioni di euro agli ultimi progetti del Bando Periferie: 603,90 milioni in favore dei comuni del Mezzogiorno e per 157,42 milioni in favore dei comuni del Centro Nord. Riqualificazione periferie: tutte le misure in campo La valorizzazione delle periferie rimane al centro dell’attenzione del Governo: sono in arrivo altri 100 milioni di euro per il Bando Sport e Periferie per il triennio 2018-2020. Da oggi, infatti, e fino al 15 dicembre 2017, il Coni acquisirà nuove proposte progettuali tramite il portale area.sporteperiferie.it. Infine, la Legge di Bilancio 2018 dovrebbe rifinanziare il Piano Periferie e rendere strutturale il Fondo Sport e Periferie. © Riproduzione riservata
Equo compenso, nel ddl Damiano spunta il divieto di bandi gratuiti di Alessandra Marra Chiesto anche di abolire le clausole che subordinano il pagamento alla regolarità contributiva 15/11/2017 – Vietare i bandi pubblici che prevedono compensi gratuiti e abolire le clausole che subordinano i pagamenti del compenso alla dimostrazione della regolarità contributiva. A prevederlo un emendamento presentato dal Consiglio dell’Ordine degli Architetti della provincia di Catanzaro, attraverso il suo Presidente Arch. Giuseppe Macrì, al ddl Daminao sull’equo compenso, al centro del convegno sul giusto compenso tenutosi lo scorso 10 novembre a Catanzaro. Equo compenso: proposte contro le clausole vessatorie L’emendamento aggiunge quattro commi all’articolo 4 sulle clausole vessatorie. Ad esempio il comma 3 vieta i bandi e gli avvisi pubblici che prevedono zero compensi o corrispettivi in contrasto con i parametri ed i
compensi stabiliti dal DM 17 giugno 2016 (Decreto Parametri bis). Il Comma 4 vieta “tutte le clausole che impongono ai professionisti che svolgono attività lavorativa in forma singola di subordinare i pagamenti del compenso alla dimostrazione della regolarità contributiva DURC (sia in fase d’incarico che nelle fasi successive all’incarico)”. Nel provvedimento è specificata la motivazione del divieto: “Tale clausola rimetterebbe nel circuito del lavoro migliaia di professionisti che oggi, per via di una norma fortemente penalizzante vengono esclusi dal mercato del lavoro pur vantando crediti dalla pubbliche amministrazioni che non riescono ad esigere per l’impossibilità, in questo particolare momento di crisi di dimostrare la regolarità contributiva. Tale condizione, sta agevolando il lavoro nero ed altre forme di precariato”. Il comma 5 abolisce “qualsiasi condizione che tende ad escludere i professionisti dal mercato del lavoro e che imponga ad essi, in questo particolare momento di crisi, di subire sanzioni, penali e interessi per ritardato pagamento oltre ogni ragionevolezza e non consenta di effettuare i pagamenti degli oneri contributivi verso le casse di previdenza per gli eccessivi costi richiesti a titolo di sanzioni, penali e interessi”. Per questo i gravami per ritardato pagamento vengono limitati ai soli interessi legali. Infine, l’ultimo comma prevede “forme di sostegno al lavoro per consentire ai giovani professionisti che si iscrivono alle Casse Previdenziali di non versare, per i primi tre anni alcun onere contributivo così come avviene nel settore privato, con le assunzioni agevolate in cui viene sgravato il datore di lavoro dal versamento degli oneri contributivi a carico”. Equo compenso: le proposte professionisti La proposta di legge di Damiano è stata oggetto di discussione durante la manifestazione di Catanzaro organizzata dagli Ordini e dai Collegi professionali della provincia e con la partecipazione dei vertici nazionali delle professioni. L’evento, si è caratterizzato come manifestazione nazionale per arginare la precarizzazione del lavoro in ogni ambito lavorativo, professionale e sociale, ed ha visto la partecipazione del Presidente della Commissione Lavoro della Camera, On.le Cesare Damiano, e dell’On.le Arch. Serena Pellegrino. Secondo quanto emerso, “l’attuale stato di declino del mondo professionale, è il frutto delle riforme fallimentari avviate negli ultimi vent’anni, con le
modifiche dell’assetto sociale della nazione, che prima era basato sul raccordo, tra imprenditoria, produzione e professioni (ceto medio sociale) ed oggi sull’esclusione sociale di ampi strati della popolazione dal mondo produttivo, tra cui il mondo professionale non più utile alle logiche dei grandi blocchi economici che declinano il “lavoro” a mera componente economica tralasciando il vero valore sociale per la crescita e lo sviluppo del Paese”. I professionisti hanno ribadito che “voler ripristinare le regole del lavoro (sia dei liberi professionisti appartenenti agli Ordini e Collegi professionali che dei lavoratori autonomi) con l’introduzione dell’equo compenso, non è un atto di arroganza, ma una necessità per creare condizioni di crescita adeguate ed eque”. I professionisti, insistono sull’equo compenso, per superare il processo di sperequazione nei rapporti tra datori di lavoro e prestatore d’opera, dove i committenti forti (pubblica amministrazione, banche, assicurazioni, grandi imprese) finiscono per imporre ai professionisti, specie quelli più giovani, compensi e trattamenti ben lontani dallo spirito dell’art. 36 della Costituzione portando il settore delle professioni a non poter operare con condizioni di garanzia verso la società. Secondo gli autonomi, quindi, la legge sull’equo compenso non va ad introdurre “tariffe minime obbligatorie” ma risolve una presunzione giuridica per cui i compensi inferiori a quelli fissati dai parametri ministeriali sono iniqui ed in contrasto con l’art. 36 della Costituzione. I parametri ministeriali richiamati dalla proposta di legge sull’equo compenso, sono infatti, fonti statali e non atti delle professioni regolamentate, per cui è escluso che possano essere qualificati come intese restrittive della concorrenza. I parametri sono in ogni caso uno strumento diversissimo per ratio, struttura e cogenza (del tutto assente) dallo strumento tariffario. © Riproduzione riservata
Protezione civile, via libera alla riforma di Rossella Calabrese Riorganizzazione delle funzioni del sistema nazionale, della prevenzione dei rischi e della gestione delle emergenze 15/11/2017 - Nell’ultima seduta il Consigli dei Ministri ha dato il via libera alla riforma del sistema nazionale della protezione civile. Il decreto legislativo, approvato in via preliminare, attua la legge delega 30/2017 e ha l’obiettivo di rafforzare l’azione del servizio nazionale di protezione civile in tutte le sue funzioni, con particolare rilievo per le attività operative in emergenza. I contenuti della riforma Il decreto chiarisce in modo più netto la differenziazione tra la linea politica e quella amministrativa e operativa ai differenti livello di governo
territoriale; migliora la definizione della catena di comando e di controllo in emergenza in funzione delle diverse tipologie di emergenze; definisce le attività di pianificazione volte a individuare a livello territoriale gli ambiti ottimali che garantiscano l’effettività delle funzioni di protezione civile. Si stabilisce la possibilità di svolgere le funzioni da parte dei comuni in forma aggregata e collegata al fondo regionale di protezione civile; si migliora la definizione delle funzioni del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, nell’ambito del servizio di protezione civile, quale componente fondamentale; si introduce il provvedimento della “mobilitazione nazionale”, preliminare a quello della dichiarazione dello stato d’emergenza. Il decreto legislativo individua procedure più rapide per la definizione dello stato di emergenza, con un primo stanziamento non collegato come attualmente alla ricognizione del danno; finalizza il fondo regionale di protezione civile al potenziamento territoriale e al concorso alle emergenze di livello regionale; coordina le norme in materia di volontariato di protezione civile, anche in raccordo con le recenti norme introdotte per il Terzo settore e con riferimento alla partecipazione del volontariato alla pianificazione di protezione civile. La gestione dei rischi Il testo definisce le finalità, le attività e la composizione del Servizio nazionale della Protezione civile, quale sistema che esercita la funzione di protezione civile costituita dall’insieme delle competenze e delle attività volte a tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l’ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da eventi calamitosi di origine naturale o dall’attività dell’uomo. Sono comprese tra tali attività quelle volte alla previsione, prevenzione e mitigazione dei rischi, alla pianificazione e gestione delle emergenze e al loro superamento. Per quanto riguarda l’attività per la previsione dei rischi, si stabilisce che il sistema di allertamento, articolato in un livello nazionale e uno regionale, abbia come obiettivo, ove possibile, il preannuncio in termini
probabilistici degli eventi, nonché il monitoraggio e la sorveglianza in tempo reale degli stessi e dell’evoluzione degli scenari di rischio, al fine di attivare il servizio nazionale della protezione civile ai differenti livelli territoriali. La gestione delle emergenze Si delinea il quadro generale per la gestione delle emergenze di rilievo nazionale, articolato in diverse fasi: - la dichiarazione dello stato di mobilitazione del servizio nazionale della protezione civile, che consente un intervento del sistema nazionale anche in fase preventiva, ove possibile; - la dichiarazione dello stato di emergenza, con la definizione di un primo stanziamento da destinare all’avvio delle attività di soccorso e di assistenza alla popolazione. Tale fase si attiva al verificarsi degli eventi di livello nazionale, a seguito di una valutazione speditiva eseguita dal dipartimento della protezione civile, sulla base delle informazioni ricevute in raccordo con i territori, nelle more della ricognizione puntuale del danno (oggi il primo stanziamento avviene dopo la ricognizione del danno con allungamento dei tempi di delibera e di intervento); - l’individuazione delle ulteriori risorse necessarie per il prosieguo delle attività, a seguito della valutazione dell’effettivo impatto dell’evento. Tra le principali novità riguardanti lo stato di emergenza, si prevede, in particolare, che la dichiarazione non possa superare in termini temporali i 12 mesi più 12, in luogo dei 6 mesi più 6 previsti oggi. Inoltre, le ordinanze di protezione civile sono emanate acquisita l’intesa delle Regioni interessate e possono intervenire, oltre che riguardo all’organizzazione e all’effettuazione degli interventi di soccorso e assistenza alla popolazione, al ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche, alla gestione dei rifiuti, delle macerie e alle misure volte a garantire la continuità amministrativa, anche riguardo all’attivazione delle prime misure economiche di immediato sostegno al tessuto economico e sociale dei cittadini e delle attività economiche e produttive direttamente
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