Conferenza Programmatica e di Organizzazione
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2 Le elezioni del 4 marzo scorso ci consegnano un quadro del paese profondamente mutato. Alla prorompente domanda di cambiamento occorrerà corrispondere con programmi di Governo coerenti e sostenibili e con un’idea di rinnovamento profondo delle Istituzioni e dell’articolazione democratica. ! Abbiamo alle spalle la crisi di fiducia nei partiti tradizionali e nelle Associazioni sindacali e di categoria, l’abbandono della concertazione, la ricerca di una semplificazione dei percorsi decisionali: tutto questo non ha prodotto la capacità di rappresentare e orientare la società Italiana nella sua complessità. ! Si ripropone il tema del ruolo e dell’utilità dei corpi intermedi. Fuori da logiche corporative o difesa di rendite di posizione, sta ad essi riposizionarsi in ragione della progettazione di un futuro sostenibile. ! Noi ci proponiamo di rilanciare la costruzione di ACI, fondandone l’utilità su basi programmatiche e identitarie nuove. Al Governo che si formerà dopo le elezioni poniamo alcune fondamentali richieste: 1. Agire nel contesto UE per affrontare le sfide epocali del nostro tempo (Immigrazione, i cambiamenti climatici e la liberazione di risorse umane e naturali utili per uno sviluppo sostenibile). Ciò richiede anche la partecipazione ed il contributo del nostro paese alla costruzione di una Governance UE che ricomponga la forbice che si è venuta a creare tra istituzioni e popolo. 2. Governare l’innovazione, nella fase della digitalizzazione e robotizzazione, in funzione del rilancio del welfare universalistico e di uno sviluppo sostenibile sul piano sociale ed ambientale. 3. Riconoscere il ruolo della Cooperazione nel contesto di una visione pluralistica dei modelli d’impresa, a garanzia della qualità e del carattere duraturo dello sviluppo.
Il Paese che cambia 3 Le stime OCSE prevedono per l'Italia un 10% di soggetti ad alto rischio di automatizzazione e un 44% di occupati le cui mansioni cambieranno radicalmente entro il 2025. A fronte di questo dato, che sostanzialmente indica l’automatizzazione delle mansioni più parcellizzate e ripetitive, vi è la grande potenzialità della digitalizzazione di creare nuove occasioni di lavoro richiedenti creatività e competenze, con una potenzialità di saldo a pareggio, nel contesto di un progresso significativo nella qualità dei profili professionali e delle competenze richieste. Prima di stimare le opportunità e le minacce che l’innovazione può riservarci nel futuro, dobbiamo riconoscere le contraddizioni e le ingiustizie che il ritardo nell’innovazione comporta per il presente. Da una recente indagine di Bankitalia rileviamo che nel 2016: ! Il 66% della ricchezza nazionale era nelle mani del 20% della popolazione. In questo segmento il 5% dei più ricchi deteneva il 30% della ricchezza. ! Invece il 10% della popolazione più povera detiene appena l'1% della ricchezza nazionale; tre quarti di queste famiglie sono anche a rischio povertà di reddito ed hanno subito un arretramento del 23% sul piano del reddito disponibile. ! La riduzione del reddito disponibile ha colpito duramente anche l’area del ceto medio. Tutto ciò ha determinato pesanti ripercussioni nella dinamica dei consumi, a cominciare da quelli alimentari, come testimoniato dai riscontri e dalle rilevazioni di Coop Alleanza 3.0
4 Il Paese che cambia Insomma grandi disuguaglianze e una ripresa non solo debole, ma priva di carattere inclusivo. In Emilia ed in Romagna le statistiche danno conto di una crescita dei livelli di occupazione a livelli precrisi. ! Il dato è però viziato dal conteggio indifferenziato del lavoro precario, ciò che non da conto della frammentazione del mercato del lavoro, che sconta: ! da un lato una generazione che combatte tra disoccupazione e precariato, ! dall’altro imprese che faticano a trovare figure professionalizzate e/o altamente professionalizzate: sono le 2 facce di quella stessa medaglia, che costituisce un pesante freno allo sviluppo e alla sua qualità!
RA, entrate previste gennaio 2018 (dati Unioncamere): 5 FC, entrate previste gennaio 2018: RN, Entrate previste gennaio 2018:
6 Il Paese che cambia ! I comparti maturi dell’economia, ad alta intensità di lavoro, ma refrattari nei confronti dell’innovazione, cercano sempre più spesso rifugio dalla competizione globale nel sommerso, nella violazione delle norme contrattuali, nello sfruttamento e nell’inosservanza delle norme di prevenzione infortuni e sicurezza del lavoro, nella violazione delle norme di salvaguardia ambientale, nell’evasione fiscale, insomma: nell’illegalità. ! In questo si distinguono negativamente le false Cooperative, contro le quali abbiamo promosso una proposta di legge di iniziativa popolare. In assenza di controlli efficaci, le false cooperative aggrediscono la tenuta delle migliori pratiche nelle cooperative sane, in una spirale perversa che dev’essere arrestata, pena il posizionare il nostro paese nei gradini più bassi della scala della competitività, quella che compete sui costi con i paesi in ritardo di sviluppo.
Il Paese che cambia 7 Per fronteggiare le criticità del presente e schiudere nuove opportunità, occorre raccogliere la sfida dell’innovazione, sia come asset competitivo, sia come strumento di valorizzazione delle competenze, della dignità del lavoro e della qualità sociale. ! L’innovazione può rappresentare una straordinaria opportunità di creazione di occasioni di lavoro nuove e di qualità, di ricomposizione tra lavoro e sapere, tra mansioni esecutive, creatività ed empowerment, cioè avanzamento della dignità del lavoro, crescita degli spazi di autonomia e di responsabilità per ciascun lavoratore ! In altri termini, con la IV Rivoluzione Industriale si renderà finalmente possibile la realizzazione di un modello alternativo a quello taylor-fordista che era basato sulle mansioni frutto di una divisione parcellare del lavoro e sul coordinamento gerarchico: quel modello che aveva espropriato le persone della conoscenza del processo produttivo e della responsabilità dei risultati. Il nuovo modello che si profila sarà invece basato su conoscenza e responsabilità. ! Nelle epoche di snodo tra il vecchio ed il nuovo, il nostro movimento si è affermato tenendo un approccio proattivo con l’innovazione. Questo ci ha permesso di ottenere risultati di creazione di lavoro nuovo e di qualità che hanno determinato un avanzamento generale della qualità sociale e dello sviluppo dell’intero territorio. ! Oggi l’avvento della 4° Rivoluzione Industriale accelera in maniera inusitata i tempi del cambiamento ! Per non essere travolti e per raccogliere tutte le potenzialità positive dell’innovazione, occorrono strumenti per governarla.
8 Il Paese che cambia ! Il Programma Governativo Impresa 4.0 offre un carnet di strumenti: ! Formazione in continuo, organizzazione dell’accesso alla istruzione superiore ! Sostegno alla R&S delle imprese ! Fondo di garanzia per investimenti ! Iper e super ammortamento ! Contratti di Sviluppo ! Sostegno alle Start-up Chiediamo al Governo che si formerà di confermare questo Programma, rimuovendone le criticità ed in particolare: 1. La debolezza e l’inadeguatezza degli strumenti di politica attiva del lavoro 2. L’assenza di una politica di flexsecurity, ossia di accompagnamento e tutela del lavoratore in un epoca in cui il posto fisso ha lasciato il passo alla mobilità. Questa dev’essere ricondotta alla mobilità da lavoro a lavoro, perché se la mobilità continuasse ad essere sinonimo di passaggio alla disoccupazione o al sommerso, creeremmo le condizioni per il rigetto sociale dell’innovazione e tutto il paese scivolerebbe indietro.
9 Il Paese che cambia Parliamo di noi: ! La Cooperazione da un lato è posizionata nei settori maturi, a più alta intensità di lavoro, laddove l’impatto con impresa 4.0 è destinato a produrre gli effetti sociali più consistenti, ! dall’altro rappresenta l’ambiente d’impresa più propenso all’innovazione, sia per ragioni storiche, che per ragioni sociali, dovute alla spinta dei lavoratori verso la democrazia partecipativa Tuttavia in Impresa 4.0 manca un approccio specifico all’impresa cooperativa. ! Di fronte all’innovazione muta il tradizionale equilibrio cooperativo tra capitale e lavoro, fatto di debole capitalizzazione e forte motivazione del lavoro. ! Non solo: l’attuale dipendenza delle PMI italiane dal credito bancario è destinata a lasciare il posto ad un più equilibrato accesso al mercato dei capitali, rispetto al quale il mondo cooperativo, a capitale variabile e a controllo sociale integrale, è molto svantaggiato. Tenuto conto di queste criticità: ! Occorrerà dedicare un’attenzione specifica alla riorganizzazione e al sostegno degli Istituti finanziari Cooperativi, affinché questi, oltre al tradizionale impegno nell’amministrare Fondi Mutualistici, possano intermediare l’accesso delle Cooperative al mercato dei capitali
10 Il Paese che cambia ! Affinché la Cooperazione possa liberare le proprie potenzialità di sviluppo e coesione sociale, occorre però che, al di là delle misure specifiche, si instauri un contesto generale favorevole. ! In un ambiente segnato da diseguaglianze ed ingiustizie sociali sempre più profonde e dall’ideologia della prevaricazione dei più forti sui più deboli, il valore del lavoro organizzato su basi collaborative e cooperative trova un ostacolo in più ad affermarsi, di natura ideologica, oltre che pratica. ! Il confronto con le forze di governo che guideranno la nuova legislatura dovrà dunque vertere anche sul carattere inclusivo da dare alla crescita, sulla sua qualità e sostenibilità sociale e ambientale. Occorrono politiche forti di: ! contrasto alla diseguaglianza ! valorizzazione del lavoro e della sua dignità ! contrasto al precariato ! rilancio del welfare universalistico ! sostegno all’accesso ai servizi per l’infanzia, agli anziani ed ai disabili ! sostegno all’accesso all’istruzione superiore ! progressività del prelievo fiscale ! efficienza e trasparenza della pubblica Amministrazione e dell’amministrazione della Giustizia
11 Obiettivo futuro: minacce ed opportunità La rivoluzione digitale non metterà in discussione soltanto gran parte degli attuali profili professionali: ! Stiamo andando al superamento del concetto stesso di «Profilo professionale», a favore della centralità della persona e della sua propensione alla formazione continua, alla proattività con i processi produttivi. ! Una trasformazione di questa rilevanza non può essere affidata alla spontaneità, ma dev’essere governata secondo finalità di sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale. ! È in questo contesto di impegno a governare il cambiamento, che la Cooperazione si propone di adeguare il proprio profilo identitario e programmatico alla realtà che cambia. ! A questo scopo assumiamo a fondamento del nostro essere Cooperazione i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile posti dall’Agenda 2030 dell’ONU e rilanciati dall’Alleanza Italiana per lo sviluppo sostenibile (ASVIS).
I 17 obiettivi di sviluppo sostenibile posti dall’Agenda 2030 dell’ONU 12 1. Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo 2. Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile 3. Assicurare la salute ed il benessere per tutti e per tutte le età 4. Assicurare un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti 5. Raggiungere l’eguaglianza di genere e l’empowerment di tutte le donne e le ragazze 6. Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico@sanitarie 7. Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni 8. Incentivare la crescita economica, duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti 9. Costruire un’infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile 10. Ridurre le diseguaglianze all’interno di e fra le Nazioni 11. Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili 12. Garantire modelli sostenibili di produzione e consumo 13. Adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze 14. Conservare8e8utilizzare8in8modo8durevole8gli8oceani,8i8mari8e8le8risorse8marine8per8uno8sviluppo8sostenibile 15. Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno e fermare la perdita di diversità Biologica. 16. Promuovere società pacifiche e più inclusive per uno sviluppo sostenibile; offrire l’accesso alla giustizia per tutti e creare organismi efficienti, responsabili e inclusivi a tutti i livelli 17. Rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile
13 I fondamentali della Cooperazione Nell’epoca della 4° Rivoluzione Industriale, risulteranno vincenti, sul piano competitivo, quelle imprese che sapranno realizzare la maggiore propensione all’innovazione e questa sarà a sua volta una derivata del grado di partecipazione e coinvolgimento dei dipendenti che l’impresa riuscirà a sviluppare, sia sul piano strategico, che su quello organizzativo. ! QUESTA DIVENTERÀ LA MISURA della capacità di innovazione delle imprese! ! La Cooperazione vanta straordinari casi di successo nella partecipazione dei propri soci. ! Adesso dobbiamo saper accompagnare alla partecipazione dei soci, una nuova forma organizzativa strutturata di partecipazione attiva dei dipendenti, che valorizzi le competenze delle HR, per trarre anche da lì, oltre che dai soci, la forza che serve per costruire il futuro. ! Occorre dunque definire e sperimentare istituti, codici di regolamentazione e disciplina della partecipazione dei dipendenti. ! Ovviamente l’ultima parola spetterà ai soci, ma la condivisione con il capitale umano dell’impresa non sarà di ostacolo al conseguimento delle migliori performance competitive e mutualistiche, anzi.
14 I fondamentali della Cooperazione Si prospetta dunque un salto di qualità, in uno dei tratti distintivi della Cooperazione: la democrazia sociale! ! Questa nostra peculiarità rappresenta la radice più feconda per arrivare alla “democrazia partecipativa” nel senso più ampio, di sviluppo della partecipazione dei soci in sinergia con quella dei dipendenti, in una visione allargata della governance cooperativa, che si fa più articolata e complessa, ma più resiliente e più adatta a fronteggiare le sfide del futuro rispetto ad altri modelli d’impresa, attardati su schemi rigidi e gerarchici. L’alleanza tra impresa Cooperativa e lavoro, diventa una componente indispensabile per dare slancio alle potenzialità innovative e competitive delle imprese associate. ! Dunque la Buona Governance Cooperativa metterà in sinergia la partecipazione dei soci e quella dei dipendenti, come fondamenti per la realizzazione del principio dell’intergenerazionalità, quello che vuole che i soci in essere amministrino l’impresa per conto delle generazioni future, con la finalità di incrementare il patrimonio da consegnare ad esse. Un traguardo che si raggiunge più agevolmente presidiando insieme: ! le regole della democrazia partecipativa e contemporaneamente ! valorizzando le competenze per incrementare la competitività e la capacità di accumulazione.
Gli squilibri del modello di sviluppo «Business as usual» e nuove 15 opportunità di sviluppo della cooperazione Infine la battaglia per la legalità è un aspetto essenziale dell’impegno del Movimento Cooperativo. Interi segmenti produttivi, oggi, sono nella morsa tra: ! illegalità da un lato e bassa qualità dello sviluppo dall’altro. ! Inefficienze della Pubblica amministrazione e inasprimento della concorrenza, anche sleale, dall’altro. È decisivo tradurre presto in legge la nostra proposta di contrasto alle false cooperative e può essere utile, in questo senso, la decisione dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia Romagna di nominare una Commissione Speciale con l’incarico di esaminare il fenomeno e suggerire soluzioni legislative adeguate. Il futuro della Cooperazione è strettamente connesso tanto alla battaglia contro l’illegalità, quanto al rilancio l’innovazione: questa è la strada per conciliare sviluppo, diritti e dignità del lavoro. La Cooperazione si propone come vettore di questo modello di sviluppo.
Gli squilibri del modello di sviluppo «Business as usual» e nuove 16 opportunità di sviluppo della cooperazione Un nuovo modello di sviluppo Cooperativo passa anche attraverso una fase nuova della promozione Cooperativa, adottando un ampio ventaglio di risposte nuove a bisogni emergenti: ! Oltre alle esperienze tradizionali del Worker’s buy out, ! Possono aprirsi nuove opportunità di risposta a nuovi bisogni collettivi in aree interne soggette a spopolamento, attraverso la costituzione di Cooperative di Comunità. ! Con l’avvio di attività di welfare sussidiario ed aziendale,. ! La GIG Economy, cioè il lavoro a chiamata (maneggiare con cautela, può essere terribile!) con piattaforme centralizzate sul web, o la Sharing economy, ossia la risposta a bisogni condivisi, la cui soddisfazione sia basata sul riuso, invece che sull’acquisto e sull’accesso, piuttosto che sulla proprietà. ! Su tutte queste forme innovative bisognerà vigilare, affinché la soddisfazione dei bisogni dell’utenza si coniughi con la valorizzazione della professionalità e delle competenze, scongiurando il rischio di coprire forme di nuova precarietà o aggiramento dei vincoli derivanti dal rispetto dei diritti del lavoro. ! Occorreranno anche risorse finanziarie adeguate alle ambizioni della promozione e a questo scopo occorrerà riformare e adeguare i nostri Istituti di Finanza Cooperativa, anche perché questi, al di là dell’erogazione di Fondi Mutualistici, possano acquisire il ruolo di intermediari per l’accesso delle cooperative al mercato dei capitali
17 Il riassetto Istituzionale La riforma Delrio, prospettando l’abolizione delle Province, che il Referendum non ha confermato, le ha svuotate di poteri e mezzi finanziari, mantenendone le competenze in ambiti gestionali e di servizio. Così si è disarticolato l’impianto istituzionale locale, che era fondato su quel principio di cooperazione istituzionale e sussidiarietà, sul quale la nostra Regione aveva realizzato un modello avanzato: ! Avevamo il massimo decentramento di poteri ai Comuni, le istituzioni più vicine ai cittadini, la Provincia per il ruolo di programmazione dell’Ente Intermedio, la Regione per le funzioni Legislative, non gestionali. Ora: ! il positivo percorso di affermazione delle Unioni dei Comuni, che ha consentito, in molti casi, la razionalizzazione dei servizi e risparmi di spesa, da solo non appare sufficiente a dare alla pubblica amministrazione quell’efficienza ed efficacia che il mondo dell’impresa richiede. ! Nello stesso tempo il raggiungimento degli obiettivi di qualificazione, che motivarono la costituzione della AUSL di area vasta in Romagna, ha scontato l’indebolirsi dell’assetto istituzionale locale, rafforzando la delega agli apparati amministrativi dell’Azienda a scapito del ruolo di governo democratico e radicamento territoriale dei distretti e delle Autonomie locali. ! Apprezziamo l’iniziativa della Regione Emilia Romagna di aprire un tavolo di confronto col Governo ed il Parlamento finalizzato alla «AUTONOMIA REGIONALE RAFFORZATA» cioè al rafforzamento della potestà autonoma della Regione in materie importantissime come sanità, politiche del lavoro, scuola e formazione, difesa del suolo e della costa, tutela dell’ecosistema. ! Adesso si tratta di dare operatività al Protocollo d’intesa già sottoscritto col Governo dimissionario.
18 Il riassetto Istituzionale e la riforma della PA Ma non è meno urgente far sì che, nelle more di una legge Nazionale di riordino del Sistema delle Autonomie, si proceda con i poteri e gli strumenti già disponibili, attraverso atti di indirizzo, incentivi, Accordi di Programma e Convenzioni, per: ! Superare le attuali Province, riordinandole su aree vaste (per noi la Romagna) e dando loro le funzioni di raccordo proprie dell’Ente Intermedio, ossia le funzioni di programmazione e indirizzo nelle politiche urbanistiche, delle reti e infrastrutture di valenza sovracomunale, dell’agricoltura, della formazione, dei trasporti. ! Proseguire il percorso di aggregazione e fusione dei Comuni minori e di configurazione delle Unioni, valorizzando insieme qualità della P.A. e ruolo delle istituzioni elettive L’efficienza e la qualità della P.A. e dell’Amministrazione della Giustizia sono componenti decisive nella creazione di sviluppo sostenibile, per superare le criticità con cui oggi stiamo facendo i conti. Nella PA c’è stata una centralizzazione dei poteri, cui ha fatto pendant la delega gestionale alle tecnostrutture. Il tutto all’insegna della ricerca della massima efficienza. ! Invece il trasferimento ai tecnici delle responsabilità operative, gestionali e dei rischi procedurali connessi, combinato con l’esautorazione progressiva degli organi elettivi, ha generato l’effetto indesiderato di isolare i tecnici ed esasperarne le incertezze. Tutto questo: ! da un lato ha lasciato del tutto impregiudicato il tema della pubblica moralità, ! dall’altro ha fatto precipitare la capacità di spesa ed ha ulteriormente rallentato i tempi dei procedimenti autorizzativi. ! Il volume della promulgazione di bandi di gara si stima abbattuto per l’80%
Cambiare l’Italia Cooperando. 19 I nostri Progetti e le nostre priorità territoriali La tutela del territorio e la sua infrastrutturazione: Affrontare l’emergenza ambientale con politiche organiche e coordinate e con fondi e risorse pubbliche certe e programmate. Il nostro è un territorio fragile. La Romagna è purtroppo una sorta di crocevia del dissesto idrogeologico. Erosione costiera, subsidenza, criticità della bonifica idraulica, frane e dissesti in collina e montagna convivono nell’arco di poche decine di kilometri. I cambiamenti climatici e l’antropizzazione eccessiva del territorio aggravano ulteriormente la situazione. Occorre un grande piano di investimenti, sapendo che la manutenzione ordinaria, la buona tenuta del territorio e la prevenzione, rappresentano le azioni più efficaci e incisive. Pur apprezzando lo sforzo e l’impegno profuso in questi anni in primo luogo dalla Regione e dagli enti locali, per intervenire sui vari fronti del dissesto, il nodo della scarsità delle risorse disponibili non ha reso possibile il completamento di importanti opere pubbliche. Proponiamo pertanto l’istituzione di un fondo Regionale dedicato alla manutenzione del territorio, alimentato da una quota percentuale delle entrate provenienti dagli oneri di urbanizzazione, oneri che a loro volta andranno rivisitati, alla luce della nuova Legge Urbanistica regionale. Al tempo stesso, proponiamo l’istituzione di un ulteriore fondo regionale, dedicato alla manutenzione delle strade e delle infrastrutture ad esse connesse, alimentato dal versamento del 5% dei pedaggi autostradali generati dal transito veicolare nel territorio regionale, compreso quello di attraversamento, fondo gestito assieme da Regione, Province e Comuni.
20 Cambiare l’Italia Cooperando. I nostri Progetti e le nostre priorità territoriali. Valorizzare la funzione baricentrica della Romagna: 1. Reinserire tra le priorità infrastrutturali il corridoio adriatico, come snodo strategico fondamentale per la funzione Hub della piattaforma logistica romagnola, regionale e del Porto di Ravenna. 2. Procedere con l’attuazione celere e al finanziamento delle opere relative all’adeguamento dei fondali, delle banchine, e delle aree connesse del Porto di Ravenna previste dal Piano degli investimenti dell’Autorità Portuale e della Sapir. 3. Progettare, attraverso il nuovo PRIT (piano regionale integrato del trasporto) la rete delle piattaforme logistiche territoriali, valorizzando la funzione dello scalo di Villa Selva. 4. Sostenere e finanziare i progetti relativi alla valorizzazione del trasporto merci su ferro, come previsto per lo scalo ferroviario di Ravenna e la separazione dei traffici merci e passeggeri. 5. Fare della metropolitana di superficie della costa il volano di un sistema di mobilità sostenibile che mette a sistema l’intera rete di trasporti, dal collegamento con l’altà velocità, fino alla rete delle ciclovie e delle piste ciclabili. 6. Puntare ad un sistema dell’offerta aeroportuale regionale, integrata e specializzata, sostituendo tutti i progetti privati seri e credibili, che vanno in questa direzione, a cominciare dagli aeroporti di Forlì e di Rimini. 7. Approvare il piano della mobilità elettrica, con l’incentivazione all’installazione delle colonnine e dei sistemi di alimentazione per veicoli elettrici. 8. Sul versante della viabilità restano aperte le questioni da tempo evidenziate: il tema del collegamento veloce tra le città romagnole (via Emilia – SS16 – rete delle circonvallazioni) e i nodi della sicurezza, a cui dare priorità assoluta, come l’eliminazione del traffico di attraversamento dei centri abitati.
Cambiare l’Italia Cooperando. 21 I nostri Progetti e le nostre priorità territoriali 1. Applicazione coerente e concertata della nuova LEGGE URBANISTICA REGIONALE, andando oltre i vincoli di limitazione del consumo del suolo per ripensare le città. Obiettivi: ! Non solo rigenerazione urbana ! Ma, ripensare alle città, alle loro funzioni e all’assetto futuro dei servizi (raccolta differenziata e riciclaggio rifiuti per il recupero di materia, nuove reti ad energia rinnovabile e pulita, mobilità sostenibile, piani Salute, ecc) ! concentrare le risorse sul recupero e la rifunzionalizzazione ! una nuova politica dell’abitare sostenibile e sicura ! utilizzare la leva fiscale e altri incentivi come volano per sostenere i progetti di recupero. 2. Le scelte ambientali ed energetiche da ricondurre al criterio dell’economia circolare: ! Nuova stagione dei piani dei rifiuti ! Nuova stagione dei piani energetici comunali condivisione degli obiettivi di sostenibilità ! Mobilità sostenibile con cittadini e imprese ! Il turismo e la destinazione Romagna - interventi per la costa e la qualità della balneazione
3. Qualificare la Romagna come territorio dell’economia sociale 22 ! Per un welfare universale equo, solidale, inclusivo ! Rilanciare integrazione tra il sanitario e il sociale, per affrontare con criteri di sussidiarietà: l’invecchiamento della popolazione; le fragilità; le cronicità; i nuovi bisogni di salute della popolazione; ! Dare vita a nuove politiche sociali (infanzia, adolescenza, psichiatria, le nuove povertà, l’accoglimento dell’immigrazione, inclusiva e integrata, nella progettazione e nella erogazione dei servizi tra il pubblico e la cooperazione sociale) 4. Avviare una nuova generazione di piani della salute: +prevenzione, +qualità nella dotazione di servizi nel territorio, + partecipazione, + coinvolgimento dei comuni e delle forze sociali: ! Rilanciare il progetto dell’AUSL Romagna: ! Implementando i progetti di rafforzamento della rete delle “grandi specialità” sanitarie ! rafforzandone la governance, riconoscendo più autonomia e deleghe di poteri ai distretti ! Realizzando gli investimenti strutturali (a cominciare dal nuovo ospedale di Cesena), in attrezzature e in tecnologie necessarie a garantire alla rete ospedaliera romagnola qualità ed efficienza e specializzazione, ! Riconoscere all’Ausl Romagna le risorse necessarie al funzionamento dei servizi e per sviluppare quegli investimenti necessari a razionalizzare e migliorare l’offerta di prestazioni e servizi ! Completare la realizzazione della rete delle case per la salute.
5. Un nuovo modello di sviluppo, capace di valorizzare le risorse dell’ambiente, fondato su due pilastri fondamentali: 23 ! La Greeneconomy, ovvero economia a basse emissioni, efficiente nell'uso delle risorse e socialmente inclusiva, per andare oltre il corto circuito tra egoismi particolaristici da sindrome NIMBY e modelli di sviluppo quantitativi ed impattanti. ! La promozione dell’innovazione di prodotto e di processo attraverso la rete unitaria dei tecnopoli e delle agenzie di sviluppo per la ricerca e il trasferimento della conoscenza, con particolare attenzione per i settori della: ! Agricoltura (promozione non solo del Bio, ma anche delle Produzioni Integrate ad alta garanzia di sicurezza alimentare, attraverso il superamento della pratica della difesa fitosanitaria, per affermare la prevenzione, oggi possibile con l’ausilio di sistemi digitali di rilevazione delle variazioni climatiche) e agroindustria ! Chimica 6. La promozione della nascita di nuove cooperative attraverso: ! 2° edizione del progetto Coopstartup Romagna ! individuazione di strumenti finanziari, formativi e di servizio incentivanti la nascita di nuove cooperative ! sostegno e sviluppo in tutto il territorio romagnolo del progetto Cooperare a scuola ! specializzazione di Federcoop Romagna per il sostegno ai workers buyout ! affiancamento e gemellaggi tra nuove cooperative e quelle esistenti.
7. Progetto Economia sociale e solidale ! costituzione della rete solidale attraverso contratti di rete e di programma tra le cooperative sociali 24 ! specializzazione e unificazione per territori delle cooperative sociali di tipo b ! promozione allo sviluppo di nuove esperienze sociali e di impresa in settori della fragilità sociale, della lotta alla parità, della sanità integrativa ! rilanciare il percorso dei “piani distrettuali” per la salute ! incentivazione e sostegno ai processi di collaborazione intercooperativa e di fusione ! progetto formazione continua rivolto ai soci e agli operatori ! consolidamento delle reti d’impresa cooperativa e della loro specializzazione nell’ambito dei servizi pubblici locali e della raccolta, smaltimento e lavorazione dei rifiuti. 8. Progetto “Case del Popolo” ! censimento e valorizzazione delle proprietà immobiliari delle cooperative Case Del Popolo, progettazione del loro riutilizzo e del riuso degli spazi e dei terreni, anche come occasione di progetti di rigenerazione urbana o di urbanistica partecipata ! costituzione del “contratto di rete” tra le cooperative Case Del Popolo, con il coinvolgimento delle cooperative culturali e di quelle teatrali ! sperimentazione di nuove esperienze di utilizzo degli spazi aggregativi delle Case Del Popolo ! costruzione di un cartellone unico di eventi culturali ed aggregativi delle Case Del Popolo ! affidamento a Federcoop Romagna delle funzioni di gestione e servizio delle Cooperative Case Del Popolo ! rafforzare la collaborazione con ACI e il sistema cooperativo dei territori
25 9. Progetto legalità e servizi ! sostegno alle coop dei settori dei servizi, del facchinaggio e della logistica nell’ambito del monitoraggio e controllo del mercato e degli appalti ! implementazione e scambio delle buone prassi tra le cooperative ! partecipazione attiva e stimolo al funzionamento di tutti gli strumenti di legge operanti nelle 3 Province romagnole in materia di osservatori della legalità e degli appalti ! costituzione del progetto logistica cooperativa anche attraverso contratti di rete tra le imprese ! progetto coop autotrasporti; consolidamento e qualificazione del sistema di imprese ! progetto coop pesca: reti e qualita’ ! progetto reti della comunicazione ! progetto “intercooperare” ! sviluppo e analisi delle potenzialità di crescita delle relazioni e dei mercati intercooperativi
Nuova mission ACI 26 La nostra Conferenza programmatica e di organizzazione si propone: • da un lato di contribuire al network nazionale ACI delle buone pratiche Cooperative che andranno a comporre il programma “Cooperazione 4.0”, • dall’altro vuole essere il nostro contributo alla costruzione dell’ACI e del suo profilo identitario. Il dibattito sostenuto fin qui è stato debole proprio su questo punto. Non basta motivare la scelta dell’ACI come utile a contenere i costi della rappresentanza: occorre darle un profilo identitario e valoriale, così da farne un punto di riferimento non soltanto per le cooperative associate, ma anche per il mondo del lavoro e delle imprese, rilanciando l’ACI come soggetto politico autonomo non partitico. Questa vuol essere la nostra risposta alla crisi dei corpi intermedi: cominciando da noi stessi, rigenerarne il ruolo e la funzione, ridisegnandone la mission dal basso e dall’alto, gemmare un nuovo modello di democrazia sociale, capace di riattivare il tessuto civico e partecipativo. Dunque: ! Da Associazioni di Tutela a Generatori di COMUNITÀ, attori del cambiamento e della progettazione economica e sociale ! Superando la soglia della mera erogazione di servizi. ! Selezionando nuovi gruppi dirigenti, particolarmente vocati al futuro della Cooperazione e del proprio settore. ! Sviluppando una nuova relazione con i territori, la società e le imprese. ! Essendo costruttori di opportunità e sostenitori di processi di trasformazione settoriale, sviluppatori di reti di relazioni e capitale umano. ! Propagatori di investimenti in innovazione tecnologica e saperi. ! Creatori di un flusso continuo tra le esigenze di tutela settoriale e la strategia di sviluppo del Paese. ! Presidiando le azioni finalizzate a dare concreta realizzazione agli obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU
Nuova mission ACI 27 Tutto ciò impone un salto di qualità nelle funzioni dell’ACI, nel loro esercizio e nella struttura organizzativa. a sua volta, tutto questo rimanda al modo di essere e all’organizzazione di Legacoop, dato che noi intendiamo contribuire a completare il processo di unificazione delle centrali cooperative nell’ACI. Rispondere alle domande che sono alla base della crisi della rappresentanza tradizionale, comporta il risalire alle ragioni della scelta associativa, rafforzando la “cultura” associativa in 2 direzioni: 1. la “qualità” della rappresentanza, intesa come maggiore capacità della Lega di accompagnare le imprese e le basi sociali nella sfida dei mercati e della competizione 2. la capacità di essere un soggetto politico attivo nei territori, in grado di tenere alto il livello del confronto istituzionale e di rappresentare, in veste più generale, gli interessi delle associate. ! Per questo bisogna andare oltre il ruolo di “sindacato di impresa”, per essere movimento di imprese e di persone, con una chiara identità valoriale e un chiaro indirizzo strategico, così da per poter offrire: ! nuove opportunità di sviluppo e nuove relazioni di mercato alle Cooperative associate ! nuove opportunità di valorizzazione alle nostre basi sociali, ai soci e ai lavoratori dipendenti. ! Questo richiede progettualità e istituti di rappresentanza in cui ACI renda conto ai territori di riferimento, alla base associativa ed agli stakeholders, dello stato di avanzamento dei propri progetti, degli ostacoli incontrati, delle varianti adottate e dei risultati conseguiti (Accountability).
28 In ambito Regionale è partito il coordinamento: - dei piani di lavoro dei vari livelli associativi, - la socializzazione delle buone pratiche, - il ridisegno della struttura della rete dei servizi alle imprese, - dei servizi finanziari, - della formazione. ! Le tradizionali autonomie reciproche tra territori e settori vanno sottoposte a manutenzione straordinaria, superando le duplicazioni e puntando alle specializzazioni. ! Gli istituti della governance associativa vanno resi snelli, con gruppi dirigenti di provenienza delle imprese associate, in un percorso virtuoso di valorizzazione reciproca tra Lega e imprese. ! Le associazioni settoriali non debbono replicare le strutture organizzative territoriali, ma svolgere una funzione di specializzazione sulle problematiche di ciascun settore di riferimento. In ambito di Legacoop Romagna gli obiettivi che ci proponiamo, da qui alla scadenza del mandato congressuale sono: ! Sviluppo di Federcoop Romagna per i servizi alle imprese e il supporto alla crescita della cultura manageriale ed imprenditoriale della coop. ! Rafforzamento della territorializzazione di Legacoop nei 3 territori provinciali romagnoli, attraverso i coordinamenti territoriali, per affrontare e discutere le problematiche relative ai singoli territori, con la partecipazione delle Cooperative associate. ! Presidio della condivisione e applicazione dei principi dettati da parte delle Cooperative associate, delle “linee guida Regionali, con le nostre integrazioni, per la buona governance”.
29 Ci proponiamo di rafforzare il ruolo della Direzione di Legacoop Romagna, attraverso: ! maggiore frequenza delle riunioni, ! definizione più precisa degli oggetti all’ordine del giorno e delle decisioni da assumere, ! convocazione di Direzioni ad hoc anche per discutere singole questioni settoriali. ! La nomina di un nuovo Consiglio di Presidenza, con funzioni istruttorie e preparatorie dei lavori della Direzione e di supporto alla Presidenza, con un numero di componenti tale da consentire frequenti convocazioni. Sul piano organizzativo ci proponiamo: ! Impegno e presenza dei funzionari di Legacoop Romagna nelle 3 sedi di Ravenna, Forlì e Rimini sulla base delle esigenze e dei progetti da realizzare. ! Unificazione, in ogni sede di Legacoop Romagna, dei servizi di Federcoop e della rappresentanza politico/sindacale e se possibile anche della formazione, sia per razionalizzare i costi che, per fornire un servizio maggiormente coordinato alle cooperative. ! Metodologia di lavoro: Si lavora per progetti, ognuno dei quali viene assegnato ad un singolo responsabile, con il compito di seguirne e coordinarne gli sviluppi. ! Ogni Cooperativa si relaziona ad un funzionario referente, che ha il compito di accompagnare e facilitare i rapporti con l’associazione, la rete dei servizi, le altre coop, le istituzioni, con particolare cura dei percorsi formativi indirizzati ai soci e ai gruppi dirigenti delle cooperative.
Conferenza Programmatica e di Organizzazione
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